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Autore: TheNaiker    30/11/2013    1 recensioni
Hinamizawa, l'estate del 1983 è passata. Ma la felicità sognata da Rika è stata davvero raggiunta? I problemi dei suoi amici sono forse stati risolti, ma la felicità è una gracile piantina per cui bisogna lottare in continuazione, per evitare che essa appassisca. L'arrivo di nuovi personaggi ed eventi e gli effetti di quelli vecchi si intrecciano, in una nuova e difficile avventura.
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 55: Muro di gomma



Ibaraki, 2 Marzo 1984

 

ore nove del mattino

Al secondo piano dei quartieri generali delle forze dell'ordine di Ibaraki, c'era un ufficiale che era in attesa di Rika. L'uomo avrebbe dovuto darle il benvenuto e cominciare a gestire i primi analisi che erano in programma, a partire da quello sanguigno, dalla rilevazione delle impronte, e così via. Tuttavia non si aspettavano davvero di ricevere una visita da parte di un gruppo così vasto: l'addetto credeva che avrebbe incontrato solo una piccola bambina spaurita, accompagnata al massimo dal suo patrigno, invece si era trovato davanti una fiumana umana composta da due adulti e sette ragazzi. Ed allora, la prima cosa che l'ufficiale fu in grado di proferire fu un elementare: “Chi... Chi sareste voi? Chi vi ha dato l'autorizzazione ad entrare?”

“Siamo i compari della signorina che avete convocato qui oggi.” rispose Akane, brevemente “Abbiamo bisogno di parlare con il supervisore di tutta l'indagine.”

“Mi dispiace, ma il questore non sarà di ritorno ad Ibaraki prima di questa sera. Sarà disponibile alla centrale solo a partire da domani.”

“Questo lo sappiamo già, chiedo venia per non essermi espressa correttamente. Intendevo dire che io sono certa che lui abbia accortamente incaricato qualcuno affinché prendesse temporaneamente le sue veci mentre lui non era qui. Ci deve essere un delegato, un vice, da qualche parte in questa stazione di polizia.”

“Effettivamente ci sarebbe... Posso contattarlo, ma in base a quale richiesta? È una persona sempre molto occupata ed indaffarata, come potete indovinare.”

“C'è stato un errore increscioso, temiamo. Furude Rika-chan è totalmente estranea ai fatti di cui state investigando, e non c'è bisogno di obbligarla a rimanere in questa città.”

“Ma... Io posso comprendere la vostra apprensione, tuttavia nessuno la sta accusando di nulla, noi dobbiamo fare solo delle verifiche. Lei resterà qua solo per un paio di giorni, giusto per farle qualche altra domanda ed attendere il risultato delle analisi. Vedete, gli esiti degli esami spettroscopici richiedono alcune ore, ma avremo tutto entro domani, e con dei raffronti veloci ed indolori saremo in grado di farci le idee più chiare...”

“Avrete tutto domani? Così non riuscirete a fare tutto questa sera, se mettiamo le cose in chiaro. Che sorpresona, non me lo sarei mai aspettato.”

“E'... Ma per quale motivo avete tanta fretta di tornare nel nostro villaggio? Non capisco.”

“Questa è una faccenda molto delicata.” Keiichi troncò bruscamente il discorso “Ora, dove possiamo trovare il vice di cui state parlando? Devo mettergli in zucca che sta commettendo una castroneria di dimensioni bibliche.”

“Sentite un po', datevi una regolata, noi qui stiamo facendo il nostro lavoro, non potete mettervi ad insultarci adesso.”

Ci mancava solo il poliziotto nevrotico, pensò Rika.

“Ci dispiace, il nostro amico è stato un po' troppo istintivo” si scusò Rena “Ma aveva le migliori intenzioni di questo mondo. Per favore, noi dobbiamo realmente spiegare la situazione a qualcuno che possa intervenire per noi, oppure sarà una tragedia!”

“Non vedo come possa venire fuori una tragedia, da questo controllo di routine. È una cosa così insignificante...”

“Quindi non possiamo neanche farci uno scambio di opinioni con l'attuale responsabile?”

“No, no, potete farlo, è vostro diritto... Ma non potete entrare in un ufficio ed interpellare un agente od un rappresentante delle forze dell'ordine senza avere prima ricevuto una qualche forma di autorizzazione formale. Soprattutto nel caso di un ufficiale di rango elevato, ogni giorno ci sono decine di persone che vogliono parlare con i capi della polizia di Ibaraki, e se tutti facessero di testa propria sarebbe il disordine assoluto...”

“E va bene... Dove possiamo ottenere questa autorizzazione?”

“Dovete scendere e tornare alla sala dove si trova la reception, la segreteria intendo. È nei pressi dell'ingresso principale, non potete sbagliarvi... Lì descrivete il vostro problema agli addetti, sono certo che vi daranno un'assistenza adeguata.”

“Se proprio dobbiamo...” commentò Keiichi “OK, andiamo tutti giù... No, anzi, è meglio dividersi in due gruppi. Io, Kimiyoshi ed Akane andremo al piano terra, per ottenere questo benedetto appuntamento. Gli altri rimarranno con Rika-chan, non si separeranno da lei nemmeno se casca il palazzo per un terremoto, in maniera da controllare quello che sta succedendo quassù ed eventualmente per dare una mano per velocizzare questa noiosa tiritera. Se sarà il caso manderemo qua qualcuno per dirvi di venire giù da noi, ma per il momento noi tre bastiamo ed avanziamo, per andare in segreteria e fare il giusto casino. Per adesso direi che è questa la cosa giusta da fare.”

Il ragazzo uscì allora dalla stanza ben scortato dai due adulti del gruppi, lasciando l'ufficiale di polizia lievemente irritato per essere stato considerato come una mezza calzetta da quel moccioso arrogante. Keiichi spinse il bottone per richiamare l'ascensore, il quale arrivò puntualmente senza farli attendere. “Bene, un colpo di fortuna!” esclamò “Avevo paura di trovare chissà che ressa qua dentro, però sembra che non dovremo aspettare... Sia lodato Oyashiro-sama!”

Ed infatti, in meno di trenta secondi furono di nuovo al piano terra... Ma la loro buona sorte si esaurì in fretta, giacché la folla che pensava di trovare all'ascensore si era invece concentrata tutta alla portineria della stazione di polizia. La lunghissima serpentina di individui che li precedevano si stagliava di fronte ai loro occhi, e tale spettacolo fece loro intendere che più di buona stella ora potevano parlare di iella nera.

“Oh mamma... Mi rendo conto che siamo in una città bella grossa, ma qui si sta esagerando!” Tutta quella fiumana umana si era precipitata alla segreteria della centrale, proprio quel giorno. Quanti erano? Dodici, quindici, venti... Ci volle un po' di tempo anche solo per contarli. Quelli erano venuti tutti insieme quella mattina, certamente per i motivi più disparati, e sicuramente la ragione che li aveva portati ad andare dalla polizia era più che legittima... Ma rappresentavano un notevole fastidio non messo in preventivo. Ed inoltre Keiichi notò che tutta quella fila di individui che si snodava lungo il corridoio era servita da una sola singola donna, una giovane segretaria tanto gentile e cortese nei modi quanto lenta nei movimenti, così che la coda non sembrava proprio procedere. Contemplando l'esasperante calma della signorina, il ragazzo credeva di ammirare un essere più simile ad un bradipo femmina che ad un umana.

Keiichi trascorse i successivi venti minuti picchiettando nervosamente sul pavimento con il piede destro, mentre Akane e Kimiyoshi non poterono fare altro che sedersi sugli sgabelli poggiati lungo le pareti della sala. Tanto ci pensava l'altro a tenere il posto in fila. Ma come mai avevano lasciato quell'inserviente da sola, si chiedeva il ragazzo? Non avevano visto quanta gente ci fosse davanti a quell'ufficio? Magari la folla di quel giorno era un'eccezione, un evento fuori dall'ordinario; magari Keiichi era stato particolarmente scalognato e di solito si recavano là molti meno cittadini di quanti ce ne fossero quella mattina, però si trattava comunque di una negligenza bella e buona. In aggiunta a ciò, c'era anche il fatto che stranamente il resto della folla non si stesse lamentando di quel ritardo, stavano attendendo il loro turno con una compostezza quasi irreale: se avessero mostrato dei segni di nervosismo e di fretta, Keiichi avrebbe potuto cavalcare l'onda per spingere gli addetti ad affrettare i tempi; invece così, sentendosi in minoranza, lui non poteva alzare la voce, sarebbe stato etichettato come uno straniero maleducato, un ragazzaccio di campagna che non rispettava il duro lavoro degli altri. Con quella reputazione, la polizia avrebbe sentito meno volentieri la sua richiesta, e la cosa doveva essere evitata a prescindere. Insomma, oltre al danno pure la beffa.

Come minima consolazione, finché era bloccato lì il ragazzo poteva riflettere. Lui stava facendo tutto questo per i suoi amici, e questo era una verità assodata, ma allo stesso tempo quella consapevolezza lo faceva sentire insolitamente a disagio. Durante il suo soggiorno ad Hinamizawa, sin dal primissimo giorno in cui aveva fissato la propria dimora nel villaggio, lui aveva considerato i suoi compagni di classe «solo» come degli amici, e non come qualcos'altro. Era stato proprio questo a creare una catena di fraintendimenti con alcuni di loro, con Rena all'inizio, con Mion poi. Per lui, trovare dei bravi compagni ad Hinamizawa era stato decisivo, gli avevano consentito di iniziare una nuova vita nel villaggio dopo quello che aveva fatto in passato prima di trasferirsi.

Ma contemporaneamente, quella smania di trovare degli amici lo avevano indotto a reputare tale chiunque gli mostrasse benevolenza. Agli occhi di Keiichi, anche le due ragazze del gruppo erano amiche, non comprendendo i loro veri sentimenti verso di lui: il giovane non aveva mai amato nessuna delle due, in realtà, per lui l'amicizia era molto più importante addirittura dell'amore. Ed ora era troppo tardi per rimediare a quell'inconveniente, tuttavia voleva comunque trovare il modo di mettere una pezza per raddrizzare un po' tutto. Lui era cosciente di aver in qualche misura deluso sia Rena che Mion, non ricambiando i loro sentimenti, e sapeva anche che prima o poi avrebbe dovuto porre in chiaro le cose anche con loro due, dopo che quella storia fosse finalmente giunta a conclusione... Dovrei mettere la testa a posto, uno di questi giorni... Ma per poterlo fare devo prima venire a capo di questo casino. Mi farò forza, sarò inarrestabile, lo farò per tutti noi.

Alla fine, dopo un'attesa spasmodica arrivò il loro turno. Kimiyoshi ed Akane si alzarono e si unirono a Keiichi, mentre la segretaria li salutò con un tono di voce inespressivo, prima di domandar loro meccanicamente la ragione della loro visita.

“Dobbiamo interloquire con il responsabile del fascicolo riguardante il caso Seohara.”

“Oh, quello?” La signorina sfogliò una pila caotica di pezzi di carta ed altri documenti, per poi trovare quello che stava cercando. “Hmmm... Sì, allora a voi interessa parlare con il signor questore capo, allora, però al momento lui sarebbe...”

“... Fuori città, lo sappiamo, lo sappiamo. Infatti noi ora vogliamo scambiare due chiacchiere con il responsabile attuale, quello nominato dal vostro capo per prendere momentaneamente il suo posto, quello incaricato di dirigere tutta la baracca finché non torna.”

“Scusi?”

“Beh, il questore avrà nominato un sostituto temporaneo, no?”

“Ma vi ho detto che il questore non c'è oggi...”

“Ed infatti io devo parlare con il vice, non con lui!”

“Oh, avreste dovuto dirlo subito...”

A Keiichi stavano per saltare i nervi, quella segretaria pareva essere piuttosto lenta di comprendonio per non dire di peggio. Comunque lei disse poi “Vedo subito, aspettate solo un istante...” e quindi si mise alla ricerca di qualcosa. Solo che nel farlo si era messa a scartabellare nuovamente la catasta di fogli che aveva appena esaminato, e ci volle una trentina di secondi prima che capisse di stare controllando il mucchio sbagliato. A quel punto, esaminò il cassetto alla propria destra ed aprì una cartelletta contenente un numero ridotto di direttive e circolari, prendendo successivamente il telefono e facendo cadere due volte il ricevitore mentre maldestramente tentava di incastrarselo tra guancia e spalla. Perdendosi in un'infinità di scuse, la segretaria riprese il controllo della situazione e compose un numero interno, che evidentemente aveva letto nella cartella. Fatto ciò, scambiò poche righe di dialogo con qualcuno all'altro capo della cornetta, ed infine annunciò questo: “Vi sta aspettando. Quarto piano, terza porta a sinistra.”

Keiichi ringraziò a denti stretti, e con Akane e Kimiyoshi si voltarono per tornare all'ascensore. Solo che, nel farlo, sentirono con la coda dell'orecchio la segretaria commentare: “Questi bifolchi di campagna... fanno sempre un casino infernale.”

 

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ore undici e trenta

“Come è andata? Come è andata?”

Rena non stava più nella pelle, e stava attendendo fuori dal loculo in cui era stata accompagnata Rika. Shion, Satoshi e la maggior parte del loro gruppo era entrata a sua volta in quella stanzetta, seguendo la bambina e l'ufficiale che l'aveva in custodia, ma la giovane sulla sedia a rotelle aveva preferito rimanere fuori al fine di controllare quando avessero fatto ritorno Keiichi, Akane e Kimiyoshi. Avrebbe mostrato loro dove avevano portato gli altri, sarebbe stato un buon modo per non smarrirsi in quei corridoi dall'aspetto così labirintico.

E difatti, non appena scorse i tre che tornavano indietro, Rena si sbracciò per farsi notare e chiese loro subito dell'esito del loro incontro. Malauguratamente, quella domanda era più che altro una frase fatta, posta quasi più per una questione di buone maniere che per altro: l'espressione accigliata dei loro volti diceva infatti tutto sul quanto poco soddisfacente fosse stato il loro tentativo.

“Abbiamo discusso a lungo con il delegato, ci abbiamo messo più di mezz'ora.” spiegò il compagno di scuola “Per la verità mi aspettavo anche di peggio, lassù, credevo che avrei sbattuto contro uno zotico testardo, invece era una persona anche gentile, se devo essere onesto, meglio della segretaria di sicuro. Ma non è un uomo coraggioso, per usare un eufemismo. Non ci darà mai il permesso di riportare Rika-chan ad Hinamizawa, senza il consenso del suo superiore.”

“Non gli avete suggerito di telefonare al suo capo? Sarebbe stato abbastanza descrivergli la nostra situazione, in modo che potesse comprendere l'assurdità del credere che Rika-chan abbia qualcosa a che fare con questo, e...”

“No, Rena, non è così semplice. Prima di tutto, ci hanno detto che il questore sarebbe stato impegnato per tutta la mattina, ha pur sempre fatto un viaggio di lavoro, mica è in vacanza. Fosse stato libero adesso sarebbe rincasato prima ad Ibaraki, a quanto pare. E poi il caso in cui ci hanno coinvolto è molto delicato per la polizia di questa città, Seohara aveva ucciso tre dei suoi amici e uno di loro era persino suo fratello, perciò non tratteranno mai il caso alla leggera, vorranno essere sicuri di aver analizzato ogni minuzia: è inconcepibile che il questore lasci partire Rika-chan solo dopo una discussione via telefono, vorrà quantomeno parlarle di persona, solo che per farlo dobbiamo aspettare che si faccia sera.”

“E così? Qual è la prossima mossa?”

“Nel frattempo aspettiamo che Rika-chan e gli altri abbiano finito, dovremmo andare a mangiare per essere al massimo. È quasi ora di pranzo e suppongo che l'ufficiale che è con loro vorrà presto fare una pausa. Non ci vorrà molto prima che abbiano terminato, almeno per stamattina.”

“E dopo aver messo qualcosa sotto i denti?”

“Dopo, quando il signore sarà tornato al lavoro, noi continueremo a stare qui. La nostra presenza continua ed asfissiante gli metterà per bene in testa che noi non stiamo scherzando, e che siamo seriamente in pena per il destino della nostra amica. In un secondo momento, se non ci riuscirà di farli rinsavire, allora non ci rimarrà che metterci in ghingheri per il parti di stasera. La preparazione del tutto richiederà del tempo e dobbiamo assicurarci che il marito di Akane-san sia realmente stato in grado di procurarci degli inviti.”

“Mi sembra di capire che tu ti fidi ciecamente di noi.” commentò Akane, ironica.

“Non possiamo rischiare. Dobbiamo verificare che tutto sia a posto, per quanto ci sia permesso farlo. Con o senza invito noi andremo a quella festa, ma come potete immaginare dovremmo orchestrare delle strategie differenti a seconda che siamo ospiti graditi o meno.”

“Verrà anche Rika-chan?” chiese Kimiyoshi.

“Verrà con noi, deve farlo. I Sonozaki hanno richiesto un invito per tutti noi, e Rika-chan è autorizzata ad andare dovunque vuole, all'interno del perimetro della città, non è stata sbattuta in prigione; guardarla negli occhi e parlare con lei potrebbe pure convincere il questore, chi lo sa. E poi apparteniamo tutti allo stesso gruppo, siamo sulla stessa barca, ed abbiamo sempre gestito questi problemi insieme, non è così?”

 

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tre del pomeriggio

“Alleluia, eccovi qui! Dove siete stati tutto questo tempo, a gironzolare per Ibaraki?”

Giancarlo e Satoko si erano appena ricongiunti con il gruppo, il quale si trovava tuttora alla centrale. Keiichi stava perdendo la pazienza, a furia di esigere la maggior celerità possibile da parte degli ufficiali. Spingerli ad accelerare certe procedure, a saltarne delle altre... Aveva dato una solo risultato evidente, ossia il fatto che gli agenti avessero cominciato a fingere di non sentirlo, ignorando lui ed i suoi comandi. I poliziotti avevano tutti più paura delle ritorsioni del questore che di quelle del ragazzo, ed essi volevano evitare le sanzioni che avrebbe portato il trasgredire le sue direttive. Ecco perché il giovane aveva rivolto quella domanda piccata ai due ex-assenti, non appena li aveva visti. A Keiichi sembrava che quei due si fossero quasi sottratti alla lotta, togliendo a tutti loro delle preziosi chance di successo.

“Ci siamo occupati di un bel po' di cose, villano.” rispose tuttavia Satoko, non così impaurita dalla reprimenda di Keiichi “Ed abbiamo perfino dato un'occhiata all'edificio dove la festa di oggi deve aver luogo, stasera.”

“Ah, sì?”

“Già. È un palazzone di una certa dimensione, ma meno grosso di quello che mi aspettavo... Pensate a qualcosa di vasto più o meno come il Maniero Sonozaki, solo che quello dove andremo noi è un palazzone a più piani, quattro per la precisione. Ogni piano è preposto ad uno scopo diverso, però strutturalmente sono piuttosto simili: ognuno di loro è composto da un salone principale e da una manciata di camere secondarie, a parte il sotterraneo che è riservato per il parcheggio delle macchine – ed infatti c'è un ingresso separato per chi entra nel palazzo con l'automobile, diverso da quello adoperato dai pedoni. Però il fatto più interessante è un altro: che tu venga dall'ingresso del garage sia o che entri da quello al piano terra, devi passare attraverso due porte in rapida sequenza per raggiungere il salone del piano terra.”

“Due porte? Cioè?”

“Aspetta, adesso te lo spiego per bene. Se arrivi dall'ingresso che dà sulla strada, quella per i pedoni voglio dire, allora ti trovi davanti ad un grosso portone girevole di quelli extra-lusso, e dopo che l'hai superata fai giusto due passi per fermarti di fronte ad una porta tagliafuoco, che devi tirare se vuoi entrare. Invece, se tu sali dal garage al piano di sotto, una volta che hai salito le scale ti imbatti in un portone metallico molto pesante e quindi subito dopo in un'altra porta tagliafuoco, identica alla prima. Infine, quando vuoi andare dal salone al piano terra a quello del primo piano, che è quello dove dobbiamo andare... Ecco, pure in quel caso devi passare oltre due portoni, che sono piazzate sopra subito dopo la rampa di scale.”

“Quindi per andare da una stanza all'altra non basta mai una porta?”

“Eh eh, una roba del genere. E per di più stanno anche assemblando un metal detector, davanti alle scale che portano al primo piano. Il questore di Ibaraki non sarà la sola autorità a questo evento mondano, e la sicurezza non è stata messa in secondo piano... Saranno in una botte di ferro, con tutte le misure cautelative che hanno preso.”

“Un bel casino. Ma come mai hanno inserito tutti quei portoni nel palazzo? Solo questioni di sicurezza?”

“Questo penso lo sappia solo l'architetto che lo ha progettato. Però io mi sono fatta qualche opinione in proposito. Ho scoperto che usano quelle sale anche per piccoli concerti e spettacoli musicali. Quindi, in modo da garantire una buona acustica, hanno aggiunto le porte tagliafuoco per rendere i vari ambienti del tutto insonorizzati. Gli altri usci sono più oggetti di lusso installati per fini estetici, non darebbero mai l'effetto desiderato, perciò i costruttori hanno voluto mettere tutti quei portoni in modo da unire gusto del bello e praticità. La struttura dell'edificio permetteva le doppie porte, così hanno deciso di fare in questa maniera, almeno questo è quello che penso... Quelle porte sicuramente attutiscono ogni rumore, e dall'esterno non si sente nulla di quello che succede all'interno. E viceversa.”

“E se ho capito bene, allora nessun suono del piano terra arriva al primo piano, proprio perché hanno realizzato le doppie porte anche tra questi locali. È così?”

“Sarei sorpresa se non lo fosse. Naturalmente non potevo sperimentarlo di persona, oggi tra piano terra e primo piano era tutto un viavai di operai indaffarati a preparare il gala di stasera, e non potevo certo dar loro fastidio aprendo e chiudendo le porte a mio piacimento. Avrei ostruito il passaggio e mi avrebbero cacciato a calci. Comunque, a giudicare quello che sono stata capace di esaminare, tutte le stanze della struttura sono state separate con almeno una porta tagliafuoco, se non con due di esse. La mia teoria spiegherebbe tutto, l'architetto avrebbe fatto questo per essere assolutamente certo che nessun rumore proveniente da una sala possa disturbare quello che succede nelle altre.”

“Oh.”

“E dimenticavo... Tutto il perimetro dei vari ambienti è stato costellato di colonne. Ce ne sono a bizzeffe in ciascuna stanza, da dentro sembra di stare in un Tempio Greco. Li hanno messi in fila ad intervalli regolari ad un metro di distanza dalla parete, in modo da creare una sorta di passaggio, un corridoio che corre lungo tutto il muro. Non lo so, se quegli elementi hanno solo uno scopo estetico o se hanno anche una ragione più concreta... Avrei bisogno di trovarmi faccia a faccia con il progetto, per capire se il peso di tutto l'ambaradan è sostenuto da delle pareti portanti, da quelle colonne o cos'altro.”

“Stupefacente... Satoko-chan adora tantissimo vedere come sono fatti i palazzi!” esclamò Shion “Dovrebbe fare l'ingegnere, quando crescerà!” Satoko arrossì, lieta di sentire quei complimenti.

Ma c'era un'altra cosa che la rendeva inquieta. Aveva promesso di non rivelare nulla, ma nella sua testa temeva che qualcosa potesse andare storto. Sarebbe stato orribile.

 

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cinque e mezza del pomeriggio

Keiichi aveva gettato la spugna, per il momento.

Come avevano già previsto sin da qualche giorno, il loro tentativo di convincere gli ufficiali a rimandare Rika a casa si era risolto con un buco nell'acqua, la polizia semplicemente non aveva idea dell'urgenza della questione, e dopo tutto il club non poteva parlare loro della Sindrome. La probabilità di essere ascoltati era praticamente nulla. Così, la bambina sarebbe stata attesa alla centrale anche per il giorno seguente, il che era inaccettabile per i ragazzi. A loro, non restava altro che andare al gala di cui si era parlato, a cui avrebbe partecipato anche il questore; dunque, siccome a quell'ora gli agenti avevano concluso i test ed i controlli incrociati della giornata, tutto il gruppo si era recato all'hotel, per indossare i loro abiti migliori per la serata che stava per iniziare.

Completata questa operazione, ognuno dichiarò di essere pronto per andare alla Sala dove si sarebbe tenuto l'evento. Nessuno se la sentiva di cenare, erano troppo tesi per aver voglia di mettere qualcosa nei loro stomaci.

 

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otto e trenta della sera

L'ora era giunta, alla fine. Con addosso i loro abiti più eleganti, si stavano dirigendo alla Grande Sala delle Conferenze di Ibaraki, per prendere parte alla festa che vi si sarebbe tenuta. Keiichi aveva deciso di non usare il vestito adoperato durante la Guerra delle Frane ed aveva fatto ricorso ad uno smoking nero, con una bianca camicia ed una cravatta a righe rosse. Giancarlo era agghindato in modo simile, eccetto la cravatta la quale era tinta di un blu monocromatico. Satoshi, che odiava le cravatte soffocanti, aveva scelto una giacchetta marrone scuro, infilata sopra di una maglietta i cui bottoni superiori erano slacciati; con questo stile dava l'aria di essere un ragazzo molto più affabile ed estroverso di quanto non fosse in realtà, ma così lui si sentiva bene. Daijiro aveva esitato se indossare a sua colta una giacca senza cravatta od un kimono più tradizionale, tipo quello che suo padre usava in quelle occasioni, ma su consiglio di Rena si era diretto verso la prima delle due opzioni. Per ultimo, Kimiyoshi non indossava un abito particolare né ricercato: al pari di Kasai, lui non si sarebbe introdotto nel salone, aveva ritenuto di essere più utile se rimaneva fuori dal palazzo per tenere d'occhio eventuali sviluppi. I due uomini sarebbero restati alla centrale di polizia, che non era lontana da lì, ed avrebbero fatto irruzione solo se fossero giunte alle loro orecchie delle notizie significative.

Passando alle donne del gruppo, Shion indossava un lungo abito da sera di color violetto, adornato di una cintura di tessuto dello stesso colore e di una rosa bianca sul petto; non era assolutamente il completo adoperato usualmente dalle leader del clan Sonozaki, ma lei aveva deciso così come forma di rispetto verso la sorella. Anche Akane aveva fatto lo stesso, e la signora portava un vestito relativamente ordinario, nero con una banda verde scura all'altezza della vita, molto più austero di quello che Mion avrebbe avuto se fosse stata in mezzo a loro. A Satoko era stato consegnato un abito a scacchi blu e viola, con una lunga gonna che sfiorava il terreno ed un fiore nero applicato sulla sua fascia per capelli. E la bambina bionda aveva anche aiutato Rena a prepararsi, così la fanciulla sulla sedia a rotelle era fasciata in un elegante abito rosa con una scollatura discretamente pronunciata ed una violetta il cui stelo era direttamente annodato su una ciocca di capelli. Hanyuu e Rika, infine, indossavano entrambe un kimono: la prima ne aveva scelto uno bianco e celeste, la seconda, che non voleva sembrare una bambolina, ne aveva prediletto invece uno dai toni più scuri, senza decorazioni appariscenti.

Così composto, il gruppo salì le scale che collegavano la strada all'ingresso maggiore, quello per i pedoni, e quindi spinsero il bel portone girevole, tutto istoriato con dei bassorilievi alquanto artistici. Una volta che tutti furono dentro, Keiichi tirò la maniglia della porta tagliafuoco, che galantemente lui tenne aperta per il tempo necessario a permettere alle ragazze di accomodarsi all'interno.

“Però sarebbe stato più carino se l'avessero tenuta spalancata.” commentò Shion, un poco seccata “Invece di costringere ogni ospite a tirare la maniglia. Questo dovrebbe essere un evento formale di un certo livello, no?”

Satoko rispose: “Lo scopo delle tagliafuoco è quello di essere aperte solo in caso di emergenza, o comunque quando necessario, non si può tenerle aperte, sono progettate in modo da chiudersi automaticamente. Non servirebbero a niente, altrimenti.... Le hanno messe lì per insonorizzare la sala e per proteggere chi si trova dentro da eventuali fiamme, ma esse possono farlo solo se sono ben chiuse ed appoggiate contro lo stipite.”

“Ho capito, ma potevano chiedere ad uno dei camerieri di restare davanti all'uscio e di aprire la porta ogni volta che arriva qualcuno, perlomeno. Sarebbe stato il minimo.”

“Uhm... Sì, devo ammettere che hai ragione, Nee-Nee, avrebbero potuto farlo. Forse ci sono stati degli intoppi nell'allestimento della serata e sono rimasti indietro con i preparativi, e quindi in questo caso avrebbero avuto bisogno che ogni addetto rimanesse nella sala e si sbrigasse per completarli... Ma sono solo congetture, in realtà non saprei risponderti.”

“Un'organizzazione ineccepibile, vedo... Tsk.”

“Io non sono responsabile di questo, perché lo dici a me invece di andare da loro?”

“No, la verità è un'altra.” spiegò Daijiro, rompendo per una volta il suo silenzio stampa “La porta davanti a noi era stata effettivamente lasciata bene aperta, ma il signore di mezza età che ci precedeva l'ha accidentalmente richiusa, rimuovendo il cuneo di legno che era stato posizionato per tenere fermo il tutto.”

“Ed allora che si vergogni! Possibile che a quel vecchiaccio non sia passato per la testa che la porta fosse così per una ragione?”

“Non essere così impetuosa adesso, Nee-Nee. In fin dei conti era una sciocchezzuola questa, robetta da poca. E poi qui non siamo qui per divertirci.”

Shion convenne con lei, e dunque si guardò attorno. Come Satoko aveva descritto loro nel pomeriggio, l'ambiente aveva l'aspetto di un tempio greco. Pieno di colonne qua e là, fino all'inverosimile, ed arricchito dalla presenza di alcune statue di quello che probabilmente era marmo bianco. Inoltre, da quella posizione si potevano intravvedere anche le altre porte tagliafuoco: quella che conduceva al garage, saggiamente nascosta dietro una colonna, e quella che introduceva al piano superiore, subito dopo la scalinata; ve n'erano poi anche di più semplici e spartane, probabilmente erano quelle che chiudevano le stanze più piccole del piano, ripostigli, anticamere, eccetera. C'era anche un ascensore, sulla destra, ma teoricamente non era previsto che fosse utilizzato per quella sera. In altre parole, un locale dal look antico miscelato con elementi moderni di architettura... La cosa aveva un che di originale, ma il risultato non era spiacevole alla vista, i vari pezzi erano stati combinati con sapiente maestria: le tagliafuoco erano state dipinte intelligentemente, affinché si adattassero bene al resto della sala e dessero l'idea di rappresentare un maestoso cancello che portava gli ospiti alle varie stanze del palazzo. Non stridevano per nulla con il resto dell'architettura.

Per inciso, il salone che avevano raggiunto non era per nulla vuoto. C'erano moltissime persone all'interno, la maggior parte delle quali pareva pronta al gala. Non meno di trenta-quaranta invitati. Forse quello che cercavano era insieme a loro, ma i ragazzi non potevano riconoscerlo, non lo avevano mai visto in faccia prima.

“Come mai è qui, tutta questa gente?” chiese Hanyuu, confusa “La festa avrebbe dovuto aver luogo al piano di sopra, non in questo.”

“Stanno tutti aspettando che la serata abbia inizio.” spiegò Akane, che aveva saputo dei dettagli dell'evento da suo marito “Per l'esattezza, stanno aspettando di essere chiamati dai maggiordomi. Il programma prevede infatti che uno dei servi faccia da araldo... E tra un po' comincerà a recitare una lista degli ospiti. Uno alla volta, sarà fatto il nome di tutti e quando sarà il nostro turno dovremo passare attraverso il metal detector, per poi entrare nell'ambiente del primo piano.”

“Come procedura mi sembra alquanto strana.”

“Mai quanto chi l'ha ideata. Il questore è una persona dai gusti bizzarri, mi hanno detto. Un individuo particolare, con un gusto marcato per le attività piacevoli e per gli intrattenimenti originali e ricchi di espedienti. Gli piace divertirsi, ogni volta che gli viene data l'opportunità. Non diresti mai che lui è un'autorità di spicco, quando ci parli...” Da quella descrizione pareva proprio che l'uomo con cui avrebbero avuto a che fare avesse qualcosa in comune con Mion, ma nessuno osò dirlo, ricordando in che stato fosse l'amica. Ad ogni modo, anche Keiichi aveva pensato questo ed aveva concluso che si potesse fare tesoro di questa interessante rivelazione: usare i parallelismi tra la sua amica e quello sconosciuto poteva essere utile per capire come prenderlo, che argomenti e parole usare, in maniera da essere sicuri di convincerlo. Un'informazione preziosa.

Ma ora il cameriere stava per prendere parola, come predetto da Akane. Il servitore annunciò che avrebbero chiamato gli invitati in ordine alfabetico, usando le lettere occidentali come riferimento. Ovviamente, lui non si azzardò a dirlo ad alta voce, ma questo sotterfugio era un modo per accertarsi che il questore, organizzatore dell'evento, fosse convocato per primo in quanto il suo cognome era Abanura. Un'altra stravaganza... Indubbiamente questo è un soggettone, pensò Satoko, mentre sentiva Akane che spiegava sottovoce a tutti questa curiosa sottigliezza. Ma questa cosa aveva anche dei risvolti positivi, così potevano capire subito chi fosse il signore in questione, quale fosse il suo aspetto... Ed eccolo lì, un uomo sulla sessantina, apparentemente dallo sguardo dimesso e dalla statura particolarmente bassa. Occhi e capelli grigi, una corta barba incolta; però si vedeva che lui amava parlare con chi gli stava appresso, e non appena si avvicinava a qualcuno lo salutava divertito, senza tralasciare nessuno. Ad una prima occhiata, c'era persino il rischio che lui non prendesse seriamente la loro causa, sembrava un tipo spensierato che se ne fregava dei problemi dell'esistenza... ma se ricopriva la carica di questore non poteva essere tanto negligente, il gruppo poteva fare a meno di avere questa paura.

Comunque, ci fu qualcosa di imprevisto in quel processo: nel giro di cinque minuti, loro avevano chiamato tutti gli ospiti, ma non era stato citato il nome di nessuno del loro gruppo. Furude Rika pensava che il suo cognome garantisse a lei e ad Hanyuu di essere piazzate abbastanza presto nella lista, ed invece si stavano rendendo conto che tutti loro sarebbero stati gli ultimi dell'elenco.

“Immagino ci sia stato un errore.” esclamò Keiichi.

“Forse no.” ribatté Rena “Non scordatevi che siamo ospiti dell'ultimo minuto, i Sonozaki hanno contattato l'organizzazione della festa molto tardi. Penso che siano stati obbligati ad aggiungere i loro nomi solo dopo che avevano scritto tutta la lista su quella preziosa pergamena, e che non abbiano pensato a rimettere a posto l'ordine dei nomi. Forse è stata la fretta.”

“Plausibile... Sì, questa è la spiegazione più logica. Deve essere così.”

Ed infatti, quando tutti gli altri individui avevano già lasciato la sala al piano terra, il maggiordomo cominciò a fare anche i loro nomi, elencati a loro volta in ordine alfabetico. Sospiro di sollievo, c'era il timore che per un qualche impedimento non avessero ottenuto l'invito.

Furude Hanyuu-san...

Furude Rika-san...

Houjou Satoko-san...

Houjou Satoshi-san...

Maebara Keiichi-san...

Nabiha Daijiro-san...

Ryuugu Rena-san...

Sonozaki Akane-san...

Sonozaki Shion-san...

Ognuno di loro superò il metal detector senza che vi fu segnale da parte della macchina, ed uno alla volta andarono tutti al piano di sopra, a parte Rena che doveva per forza usare l'ascensore, e tutti entrarono nel grande salone del ricevimento. Poi...

Serco Giancarlo-san...

Il ragazzo passò nel metal detector, e questo suonò.

“Oh, questa è proprio bella!” esclamò lui.

“Avete degli oggetti metallici con voi? Siete pregato di svuotarvi le tasche.” chiese prontamente uno degli addetti.

“Beh... No, non credo. Non ho chiavi con me, non ho neppure il mio orologio.”

Uno degli inservienti camminò quindi sotto il sensore, per assicurarsi che lo strumento non fosse tiltato, e questa volta non ci furono suoni di allarme. Fu allora di nuovo il turno di Giancarlo, e la macchina emise ancora il suo meccanico segnale.

“Siete sicuro di non avere nulla di particolare con voi?” gli fu chiesto una seconda volta. Gli inservienti non avevano fretta, potevano prendersela comoda in quanto lui era l'ultimo della lista, dopo di lui non vi era nessuno che dovesse ancora aspettare.

“Non capisco... Nelle mie tasche non c'è più nulla, ed anche prima avevo solo il mio portafoglio ed il mio fazzoletto con me...”

“Allora dobbiamo perquisirvi. Ordini dall'alto, è nostro dovere eseguire la procedura, spero che possiate comprendere.”

“C'è qualcosa che non va?” chiese Rika, che dal primo piano si era accorta che lui non era ancora entrato e che così era riuscita dal salone per dare un'occhiata a quello che succedeva sotto, chiudendo la porta alle proprie spalle e ridiscendendo le scale.

“Hmm... No, non penso.” Giancarlo la rassicurò “Per piacere, torna su e raggiungi il party. Non abbiamo tempo da sprecare e penso che Kei-chan stia aspettando te, prima di intraprendere il suo show. Vi raggiungerò entro qualche secondo.”

Un cattivo presentimento corse lungo la spina dorsale di Rika. “No, preferisco aspettare che i camerieri abbiano finito con te. Possiamo ancora concederci il lusso di perdere un minuto o due.”

“Non è il caso di farlo, Rika-chan. L'operazione potrebbe richiedere più di un paio di minuti.”

“E io non voglio lasciarti solo, contento?”

La replica della bambina lasciò lui a bocca aperta. E Rika continuò: “Io non voglio che il nostro gruppo si divida ancora. Ho già visto quello che accade quando lasci le persone indifese e senza nessuno che li possa aiutare. Ti abbiamo già abbandonato una volta e anche tu hai visto quello che sono stati capaci di farti. Ti hanno iniettato la nuova Sindrome nelle vene, sei stato in bilico tra la vita e la morte... Ed io non voglio ripetere lo stesso errore.”

Stava cominciando a piangere.

Allora, Giancarlo si inginocchiò e la carezzò la nuca. “Rika, sono felice che tu ti prenda cura di me, ma tu devi andare. Quella volta io volevo venire con voi, te lo ricordi? Era stata... Era stata Mii-chan ad impormi di restare ad Hinamizawa. Ora, sono invece io che voglio che tu vada senza di me. Dovete andare su tutti insieme, il questore deve assolutamente scambiare due parole con la persona direttamente coinvolta in questo caos, sennò potrebbe rifiutarsi, capisci? Per quanto mi riguarda, poi... A parlare faccio schifo, lo sai bene, non hanno bisogno di me ma hanno bisogno di te. Per favore, fa' questo sforzo. Ogni secondo è vitale, non possiamo permetterci nessun rinvio o ritardo. Ti prego, va, adesso.”

Ma Rika rispose, tuttora lacrimante “Tu... Tu hai in mente qualcosa, ho ragione? Sai qualcosa che io non so... Ma che succederebbe se qualcosa di orribile capitasse a...”

“Non mi faranno nulla di male, dopo tutto non sono da solo, ci sono due o tre persone che mi voglio perquisire. Inoltre noi siamo dentro uno dei posti più sicuri di Ibaraki, non sei d'accordo con me?”

“Ma... Io non voglio che tu...”

“Rika, te ne prego, fidati di me.” ripetè lui “Voi tutti dovete far capire a quel tizio che deve darti l'autorizzazione a lasciare questo posto. Focalizzatevi su questo, solo su questo, e riuscirete a far sì che questo miracolo diventi realtà. Siete voi quelli con la forza di capovolgere il vostro destino, no? Quindi dovete stare l'uno vicino all'altro, dovete stare tutti assieme, ed il mio compito appunto è quello di darvi la possibilità di usare questo potere.” Dopo aver detto questo, lui la girò e gentilmente la risospinse verso l'ingresso della sala del primo piano, dove la festa aveva già avuto inizio.

“Gi-chan...” sussurrò Rika ancora, mentre Satoko la prendeva per mano e la conduceva dentro il salone, chiudendo definitivamente la porta. La bambina dai capelli blu era preoccupata, e non poté fare a meno di porre una domanda alla sua piccola amica bionda: “Per favore, Satoko, dimmi, che cosa avete fatto tu e lui, mentre non eravate con noi?”

“Ritieni che il problema al piano di sotto sia collegato a quello?” Pure Satoko era visibilmente in pensiero, le parole di Rika le avevano fatto capire qualcosa, ma alla fine scosse il capo: “No, ho dato la mia parola d'onore che non avrei detto nulla fino alla fine, Rika. Mi ha spiegato che se avessi aperto bocca avrei rovinato tutto, noi dobbiamo pensare solo al discorso da fare al questore, a nient'altro.”

“Come volete...” Rika si era decisa, ed avrebbe esaudito questo desiderio del suo amico. Si era rammentata di quell'altro mondo quando aveva lasciato Keiichi da solo, e lui come risultato aveva ucciso Teppei e scatenato un disastro, ma adesso lei si stava finalmente rendendo conto che avrebbe fatto meglio ad essere meno ansiosa e paranoica, talvolta. Non metteva in dubbio la buona volontà di Giancarlo, ed era conscia che credere nei propri amici non significa obbligatoriamente tenerli sempre accanto a sé, come farebbe una madre apprensiva con i propri pargoletti: significa anche lasciare ogni tanto che essi si arrangino da soli, come fa la stessa madre quando i figli crescono e maturano; aiutandoli, se necessario, ma lasciandoli anche stare quando loro pensando a ragion veduta di essere in grado di reggersi sulle proprie gambe. Quel loro compagno era fatto così, evidentemente, non sarebbe mai stato un leader, non sarebbe mai stato a suo agio in un gruppo numeroso, e Rika stava iniziando ad accettarlo. Ogni membro del suo club aveva le proprie peculiarità, ed andava perciò trattato in modo specifico e diverso dagli altri.

E dunque, quando gli altri suoi amici andarono da lei e da Satoko per domandarle quale fosse il problema, Rika chiuse gli occhi, sorridendo e rispondendo:

“No... Non è nulla. Va tutto bene. Sistemiamo questa cosa, ora. Una volta per tutte, va bene?”
 

~-~-~-~-~
 


ore nove della sera

Al piano terra, pareva che ci fossero solo i due addetti e Giancarlo. I due servitori gli avevano chiesto di seguirli in uno stanzino per la perquisizione, ma lui aveva deciso di rimanersene lì impalato, immobile dinanzi al metal detector.

“Volete opporvi al controllo?” gli chiesero “Come volete, non siamo poliziotti e non abbiamo l'autorità per trattenervi, ma in questo caso sappiate che non sarete ammesso alla cerimonia che si sta tenendo di sopra.”

“Non è che voglia fare i capricci” replicò lui “Ma perquisirmi sarebbe del tutto inutile.”

“Inutile? Per quale ragione?”

Probabilmente perché sa già che io non vi darei il tempo di farla. Suppongo che mi stia aspettando...”

Una voce improvvisa che lasciò di sasso i due camerieri, i quali repentinamente e convulsamente si girarono a destra ed a sinistra per scorgere chi avesse parlato. E, dalla porta tagliafuoco che conduceva a quella girevole e quindi all'uscita per pedoni, era appena apparso un uomo che nessuno aveva mai visto. Un uomo con un sorriso demoniaco sulla faccia ed un telecomando nella sua mano destra.

“Buonasera, signor Bombarolo.” disse freddamente Giancarlo.

“Buonasera, signor Aspirante Guastafeste.” rispose con un ghigno l'altro, prima di premere uno dei bottoni del telecomando.

  
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