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Autore: Ninriel    30/11/2013    2 recensioni
Una ragazza snob, una madre inquietante e una casa da sogno. Questa è la vita di Allison. Ma non tutto è come sembra. Non se lei ha dei tatuaggi sulla schiena, tatuaggi che sono sulla sua pelle fin dalla sua nascita, e che nessuno si sa spiegare. Non se un giorno come gli altri appare un ragazzo che nessuno ha mai visto, che le fa scoprire un mondo un mondo misterioso, un mondo in cui tra bene e male non c'è più differenza. Non mondo in cui tutto è possibile. Il loro mondo.
--[DAL CAPITOLO 1 ]--
La ragazza raccolse i lunghi capelli in un asciugamano, e scostando l'accappatoio si guardò la schiena, riflessa nello specchio.
Sotto i suoi occhi, si stagliava un intrico di linee vorticose, nere come la pece, che terminavano in quattro punte spigolose, due appoggiate sulle spalle e sulle scapole, due arrotolate morbidamente sui fianchi.
[...] Quando le osservava, le veniva in mente una sola parola per descrivere quelle strane linee, così aguzze e impenetrabili, eppure così aggraziate: Ali.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NB: In questo capitolo sono presenti scene che a mio avviso, pur rientrando nel rating Arancione,  possono essere considerate un pò spinte.  





-Ci manda Kaa-

Tre parole. Una miriade di significati. Allison corrugò la fronte.

Ci manda Kaa? Che diamine significa?

In effetti, era un'affermazione che lasciava molto all'immaginazione. Cosa mai poteva volere una Custode traditrice, dalla propria sostituta? Un consiglio no di certo.

Forse mandare un augurio di lunga vita? Altra ipotesi alquanto inverosimile.

La ragazza cercò di riportare i pensieri su ciò che stava accadendo senza divagare.

Focalizzò la figura dell'uomo davanti a lei, con aria apparentemente tranquilla.

-Kaa?- Chiese, come per avere una conferma.

Lui annuì.

-E cosa vorrebbe ora?- chiese la ragazza, inarcando un sopracciglio e incrociando le braccia. -Si è ribellata alla Dea. Ha tradito la fiducia di un intero popolo, non solo del nostro villaggio. Ha rifiutato l'autorità della Madre Suprema. Non è nessuno per noi ormai, e potrei non voler essere messa al corrente del perché siete venuti anche per solo uno di questi motivi. - non aspettò una risposta, fissando l'uomo davanti a lei e gli altri con sguardo duro, mentre con quelle parole cercava di dare giustizia al popolo che si era trovato d'un tratto abbandonato dalla propria guida, lasciato al proprio destino per scelte dettate da avidità e arroganza.

-Cosa vi dice quindi che vi ascolterò?- Concluse seria. Tutto intorno a lei, a Trevor a Rhao e ai cavalieri, si era radunata molta della gente del villaggio, e con la coda nell'occhio le parve di scorgere anche Shon. Il silenzio che seguì le sue parole era pesante, e la ragazza non seppe se interpretarlo come il silenzio di persone che condividevano le sue parole o meno. Una cappa sembrava scesa sullo spiazzo, mentre il sole veniva coperto da una nuvola passeggera per qualche istante, nuvola la cui ombra venne proiettata proprio sulla folla lì raccolta, e subito bucata nuovamente dai raggi del sole.

L'uomo che stava davanti alla ragazza, e che sembrava essere il capo della piccola comitiva di cavalieri non fece una piega, ed il sorriso che era rimasto immutato sul suo volto non accennò a sparire, anzi si allargò ulteriormente.

-Non ho dubbi che ci ascolterà custode.-Affermò sicuro.

La ragazza rimase immobile. -E cosa ve lo fa pensare?- Lo sfidò, irritata dalla sua calma. Non capiva quale fosse il suo asso nella manica, ma era altrettanto certa che c'e ne fosse uno, data la poca importanza che l'uomo sembrava dare alle sue parole.

Lui si strinse nelle spalle come a prenderla in giro. - Solo il fatto che Kaa è molto suscettibile in questo periodo, e non sarebbe una buona mossa farla arrabbiare. - replicò.

-Kaa non è nelle condizioni di dettare ordini. La custode sono io, e la sua autorità non vale più.- i cavalli scalpitarono irrequieti.

L'uomo sporse il labbro inferiore leggermente infuori, assumendo un'espressione pensosa. -In realtà - asserì - Kaa possiede ancora il fuoco sacro, ed una parte se non sbaglio nettamente maggiore rispetto alla vostra.- A quelle parole Allison fremette d'indignazione ed irritazione, a causa della veridicità delle affermazioni di lui. Sentì una mano calda posarsi sul suo fianco, e non le occorse voltarsi per sapere che appartenesse a Trevor.

Il ragazzo impresse in quella stretta silenziosa il tacito invito alla calma, e sotto il tocco leggero del suo palmo Allison avvertì i muscoli della mano tesi, pronti a trattenerla nel caso cercasse di fare gesti avventati, o di tirarla indietro se uno degli uomini si fosse avvicinato troppo o avesse avuto intenzioni ostili.

La ragazza prese un respiro profondo. - Va bene.- sputò quasi tra i denti, incapace di ammettere che l'uomo avesse ragione. - Sono tutt'orecchi. -

Lui sorrise ancora, facendo un cenno agli altri uomini, che abbandonarono le posizioni rigide assunte fino a quel momento. Allison sgranò impercettibilmente gli occhi, accorgendosene solo in quell'istante. Non avevano fatto il minimo rumore, non una parola era uscita dalle loro labbra, ma per tutto quel tempo erano stato pronti a scattare all'attacco. Chi sono queste persone? L'uomo – di cui ancora non sapeva in nome – si apprestò a parlare, senza che l'aria sicura sul suo volto scivolasse via.

-La custode... Kaa- Si corresse notando lo sguardo gelido di Allison, - Ci ha incaricato di mandarti un messaggio- fece una pausa ad effetto. - Ti attende tra dieci lune nella sua dimora, sulla cima dell' Ires We. Spera che accoglierai l'invito di tua spontanea volontà, e accetterà che tu sia accompagnata dal tuo Guardiano e dal tuo promesso sposo. - recitò, come un bambino che ripete la poesia di natale, ma le sue parole furono accolte da un silenzio confuso. Nelle parole dell'uomo era presente una minaccia velata, e anche se la ragazza non si girò per intercettare l'espressione di Rhao, seppe che lui per primo l'aveva colta. Kaa sia augurava che decidesse di accogliere il suo invito,che lo facesse di sua spontanea volontà.

Cosa poteva volere Kaa? Allison cercò di capire il motivo di tale invito, ma giunse alla conclusione che la mente avida e deviata di Kaa fosse impossibile da decifrare.

Come diceva quella frase... Lo scopriremo solo vivendo? O qualcosa di simile, sì.

La ragazza alzò il mento, rivolgendosi al suo interlocutore. -Tutto qui?- .

-É un grande onore essere invitati nella dimora di Kaa. - Affermò convinto l'uomo, senza rispondere alla domanda, e Allison scosse impercettibilmente la testa, in un moto di irritazione.

-Bene.- Esordì - potete mandare un messaggio da parte mia a Kaa. -

Un verso sorpreso e dei sussurri si alzarono all'istante. Rhao le pose una mano sulla spalla, costringendola a voltarsi verso di lui, e impedendole di continuare a parlare.

-Non fare gesti avventati Allison. Ricordati che non riguarda solo te, né solo questo villaggio, ma tutto il nostro popolo. Kaa è pericolosa, gli anni le hanno offuscato la mente... ti prego, rimani qui e non prendere neanche in considerazione la sua proposta. -la implorò.

Implorò.

Da quando in qua Rhao mi implora?

La ragazza si stinse nelle spalle. -Mi dispiace Rhao, ma è l'unico modo per capire come riprenderci il fuoco sacro. - si scusò, girandosi nuovamente, e tutti la fissarono in attesa che parlasse.

-Riferite a Kaa che saremo felici di accettare il suo invito, ma ci serve più tempo. La strada per L'Ires We è ardua, e sono certa che il viaggio richieda più lune di cammino. -

L'uomo scosse la testa. -Dieci lune. Non una di meno. Non una di più – intorno a lui, nel silenzio, i cavalli nitrirono impazienti di rimettersi in cammino.

Ormai tutto taceva, forse per la curiosità di vedere come sarebbe finita, forse perché non sapevano cosa aspettarsi da Allison.

La custode fece un altro passo avanti, trovandosi a poca distanza dall'uomo, e dovette sollevare leggermente lo sguardo per incrociare i suoi occhi. -Dodici. Dodici lune.-

-Dieci. Non una di meno, non una di più. - Ripeté lui, impassibile, ma Allison non si diede per vinta.

-Noi abbiamo accettato l'invito, e sono certa che anche se non lo avessimo fatto avreste trovato comunque il modo di... convincerci... diciamo così. Ma è da considerare la buona volontà di venire incontro a Kaa e non creare inutili conflitti, non vi pare? Dodici lune. - Rilanciò, e soffocò un sorriso vittorioso vedendo l'uomo roteare gli occhi esasperato.

-Va bene.- Acconsentì.- Ma a mezzogiorno della dodicesima luna dovrete essere alle porte della dimora.-

Allison rimase rigida, ed in un'istante nella sua testa passarono molteplici pensieri, degni della migliore mente calcolatrice in circolazione.

Ho vinto. No... non so cosa mi spetterà una volta lì... cosa ci spetterà. Ha ragione Rhao, non sarò da sola, e le conseguenze delle scelte che farò non ricadranno solo su di me. Trevor e Shon. Se andassi da sola potrei concludere molto più velocemente. No. Trevor e Shon devono venire. Anche solo Trevor magari.

A ben pensarci non so neanche che cosa vuole Kaa da me. Devo trovare un modo per prevedere almeno in parte le sue mosse.

È pazza. É impossibile prevedere cosa architetterà una mente come la sua ma forse... i suoi cavalieri sembrano fedeli. Chiederò che uno di loro ci faccia da guida.

Cercherò di intavolare una conversazione fedele. Capirò che cosa ha in mente Kaa.

Si. Può funzionare.

La ragazza analizzò la situazione in una frazione di secondo.

-Non ho idea di come si arrivi sulla coma della montagna. - affermò -Mi servirà un accompagnatore. -

L'uomo non fece una piega neanche a quell'osservazione. -Lefas vi accompagnerà, non temete. - Alle sue parole nessuno dei cavalieri mosse un muscolo per presentarsi con il suddetto nome, e la ragazza ipotizzò che o l'uomo parlava di sé in terza persona, o a tutti loro era stata impartita una ferrea disciplina.

La conversazione sembrava giunta al termine, e nonostante la disapprovazione di Rhao – tangibile nell'aria – Allison fu soddisfatta.

-Se non c'è altro, credo possiate andarvene. - Affermò, senza mascherare il desiderio di vederli allontanarsi dal villaggio il più presto possibile.

Appena se ne sarebbero andati, la ragazza lo sapeva, addosso a lei sarebbero piovuti commenti di tutti i generi, soprattutto da parte di Rhao, e anche se non sarebbe stato piacevole, era sempre meglio affrontare tutti subito che rimandare.

Via il dente, via il dolore .Oggi sono in vena di detti. Chissà come mai.

L'uomo non proferì parola, saltando a cavallo con un gesto fluido, dettato probabilmente dall'abitudine, e fu imitato con la stessa scioltezza da tutti gli altri.

Lanciò un ultimo sguardo alla Custode. -Fra dodici lune,quando il sole sarà all'altezza del tempio, Lefas sarà qui. -Proferì, mentre accarezzava il collo della sua cavalcatura, facendola girare dalla parte opposta.

-Arrivederci, Custode. - Disse infine, senza degnarsi di girare la testa un'ultima volta.

Il gruppetto compatto si allontanò così come era arrivato, ma all'agitazione iniziale si era sostituito un silenzio quasi rassegnato, che si posava come un velo quasi impalpabile su tutta la radura, e nessuno avrebbe detto fosse presente, se non avesse notato la posa rigida di Rhao.


 

* * *


 

-Metterai in pericolo tutti noi. - Rhao alzò di nuovo la voce, passandosi una mano nella barba umida di sudore.

Da un'ora discutevano, e da un'ora non riuscivano a trovare un accordo.

-Non metterò in pericolo proprio nessuno!- Esclamò la custode, esasperata. -Era l'unico modo per cambiare le cose, lo vuoi capire?-

L'uomo scosse la testa, aggirando il braciere del tempio con un movimento brusco.

-Capire cosa? Che hai fatto di testa tua? Che se sei stata impulsiva?-.

-É da anni che siete fermi sempre allo stesso punto, Rhao. Anni. E ora si è presentata l'occasione migliore per cercare di risollevarvi, di portare il villaggio al suo antico splendore, di far sì che ritorni ad essere il centro della vita spirituale di questo mondo.

Tu che avresti fatto? Hai visto il popolo spegnersi come un fiore avvizzito, non avresti anche tu tentato di riportare la luce su questa terra dominata dal degrado? Sul serio avresti fatto finta di nulla? Io non ci credo, Rhao. - Allison scosse la testa. -Avresti mandato all'aria la prima possibilità per riportare le cose come erano prima di tutto questo, ottenendo solo di far arrabbiare Kaa? Hai sentito anche tu quello che ha detto, ed in un modo o nell'altro io sarei comunque arrivata alla sua dimora, di mia volontà o meno. Tanto vale cogliere la palla al balzo allora. Fingiamo che sia lei ad avere il controllo di tutto. - Concluse.

Rhao le girò le spalle, fermandosi sull'uscio del tempio, gli occhi rivolti verso la foresta. -Tu non capisci. Fingiamo che sia lei ad avere il controllo di tutto?-Ripeté le sue parole con voce stanca, voltandosi a guardarla con rassegnazione. -É qui che ti sbagli Allison. Io conoscevo Kaa, e aveva delle abilità... è sempre stata capace di ammaliare con le proprie parole... Perciò credimi quando ti dico che non sarai tu a fingere, ma lei a farti credere che tu stia fingendo. Lei sarà sempre un passo avanti, e non te ne accorgerai, ma qualunque cosa farai, sarà influenzata dalle sue parole. Ti farà credere di aver raggiunto il tuo scopo, di essere a un passo dal capire a cosa stia puntando, quando in realtà tutte le tue scoperte, tutti i pezzi di puzzle che compongono il suo piano, saranno stati lasciati proprio da lei. Come se io lasciassi molliche di pane per gli uccellini, formando un percorso. Alla fine loro arriverebbero dove io voglio, e cadrebbero nella rete che io ho teso per catturarli. Mi capisci Allison? Ora capisci perché sono contrario a tutto questo? Perché anche se so che hai ragione, che Kaa troverebbe comunque un modo per farti arrivare dove vuole lei, e anche se non posso prevedere quali sono i suoi piani, almeno questo lo so:

Voi sarete burattini nelle sue mani, burattini che credono di essersi liberati dei fili ma in realtà non si accorgono che essi non sono più neri, ma sono diventati azzurri come il cielo che li circonda. Verdi come le piante della foresta. Marroni come il legno delle case. Che hanno assunto il colore della vita di tutti i giorni, confondendosi troppo facilmente e diventando nulla di meno che un'illusione di libertà.-


 

* * *


 

Pov Shon


 

Mi guardai intorno, improvvisamente sull'attenti, l'eccitazione che svaniva velocemente, i miei occhi che scandagliavano la vegetazione.

-Shon... - la voce di Finne mi chiamò con urgenza, ma non ci feci caso. Era una puttana, e come tale l'avrei trattata, non un'attenzione, non una parola in più del necessario.

-Taci Finne.- la zittii brusco, irritato dalla sua voce, che improvvisamente mi sembrava stridula e assillante.

Lei si rassettò le vesti, passandosi una ciocca bionda dietro l'orecchio, e fissandomi imbronciata. Era abituata al mio comportamento, e io stesso non capivo come mai mi accontentasse ancora. Non basterebbero le dita di due mani, per contare tutti gli insulti che le ho mandato. Eppure è proprio vero... per il piacere si fa di tutto.

Mi girai ignorando il suo sguardo, e cercando di intravedere tra gli alberi qualcosa che spiegasse quello scalpiccio.

Non sentivo quel rumore da anni, e solo una volta avevo visto i cavalli. Animali fieri, possenti, coraggiosi, leali. Non erano creature che giungevano spesso nella valle, e a meno che non arrivassero forestieri per consultare la custode, – cosa mai accaduta da quando io ero nato, dato che Kaa se ne era andata già da un anno, – era raro osservarne una senza valicare l'Ires We o oltrepassare le pianure.

Ora pur avendo solo sentito un rumore lontano e attutito, ero sicuro dell'origine del suono, e altrettanto sicuro che chiunque avesse attraversato la foresta era diretto al tempio . Finne era passata in secondo piano, e nonostante mi dispiacesse non completare ciò che avevo cominciato, il pensiero di Allison alle prese con degli stranieri mi metteva sull'attenti.

Per cosa poi? Quella ragazzina deve cavarsela da sola... l'unica cosa che mi deve interessare è che quando saremo sposati dovrà scaldarmi il letto. Nulla di più. È solo un fastidio. Come tutte le donne.

La voce Finne mi fece voltare infastidito. -Shon! Allora, si può sapere che stiamo aspettando?-

Feci una smorfia schifata, senza curarmi che la vedesse. Non mettevo in dubbio che avere qualcuno sempre pronto a soddisfarti – in ogni senso – fosse comodo, ma mi sembrava orribile che Finne non avesse un minimo di orgoglio, che considerasse se stessa come un corpo fatto per dare e ricevere piacere.

Sbuffai irritato. -Non si fa più nulla. Va via e smettila di assillarmi, okay?- sbottai, allontanandomi per primo con grandi falcate. Ancora una volta non mi importava cosa pensasse, e l'unico mio pensiero era rivolto al tempio e a quel misterioso scalpiccio.


 

* * *


 

-Allora?- Trevor era seduto sui tre gradini della palafitta, fissando Allison interrogativo, con le mani strette insieme ed i gomiti postati sulle ginocchia leggermente divaricate.

-Allora cosa?-

Lui alzò gli occhi al cielo. -Come è andata con Rhao? Ti costringerà a rimanere qui?-

La ragazza scosse la testa con un sorrisetto. -No. Ma sa che se anche mi costringesse andrei lo stesso, perciò...- si strinse nelle spalle. -in compenso mi ha offerto un'interessante scorcio sulla personalità di Kaa. É molto astuta, ed abile con le parole. Dovremo stare attenti. -

Il ragazzo fece una smorfia. -Non sono sicuro che mi vada bene.- Si alzò con il disgusto dipinto sul volto

Allison aggrottò le sopracciglia. -Che cosa intendi?-

Lui si alzò dal gradino sul quale era seduto, e scrollò le spalle. -Tutta quella storia dei coinquilini, del non poter stare insieme... non crederai che mi stia bene, che tu qui sia la promessa sposa di Shon, mentre a casa starai con me, vero?- Il suo tono era quasi rassegnato mentre parlava, e quella domanda retorica non l'asciò il tempo ad Allison di parlare.

La ragazza aveva le labbra dischiuse, troppo stupita dall'improvviso sfogo del ragazzo. Anche se più che sfogo, si rese conto, le affermazioni di Trevor parevano semplici constatazioni, ed il ragazzo non mostrava rimpianto né incertezze, solo un pacato menefreghismo. -Credo che dovremmo finirla con questa pseudo-relazione. Qui è chiaro che non posso neanche avvicinarmi a te senza che Shon mi salti addosso. E sarebbe rivoltante sapere, quando saremo a Philadephia, quando ti bacerò, che le labbra che starò baciando, il corpo che starò toccando, saranno già stato toccati e usati da Shon. -Affermò. -Quindi torniamo alle origini: io mi scopo chi mi pare, tu ti scopi chi ti pare. - Concluse.

Allison strinse i denti. -Sai, credevo che un minimo di importanza io l'avessi, per te. Mi dispiace che non sia così. E mi dispiace che la nostra Pseudo- Relazione, come la chiami tu, non ti abbia dato l'unica cosa che cercavi di ottenere.- Ormai era buio, e la vita nel villaggio finiva presto, e la voce di Trevor pur nel silenzio, era piatta.

-E cosa? Il sesso?- sorrise muovendo un braccio, per minimizzare. -se avessi voluto solo sesso, sarei andato da qualcun'altra. Mi piacevi, ma il solo pensiero che Shon di avrà mi fa ribrezzo. Quindi ti ripeto, finiamola qui. -

Allison gli si avvicinò con una falcata, trovandosi faccia a faccia con lui. - Quello che dimentichi, Trevor, è che sono la Custode. Noi staremo sempre insieme in questo mondo, a prescindere dal nostro rapporto. Dimentichi che potrei farti fare qualunque cosa io voglia, perchè sono molto più potente di te. - Espirò, portandosi le mani al petto per scaldarsi. - Dimentichi che io non sopporto Shon, e anche il solo pensiero che dovrò averlo dentro di me mi fa ribrezzo almeno quanto lo fa a te pensare di toccarmi dopo di lui. E mi fa ribrezzo perché è un bastardo, menefreghista, puttaniere, e perché io sarò solo la prossima conquista. Dimentichi che io avevo la stessa opinione di te, ma tu sei riuscito a farmela cambiare, e ora non puoi farmi credere di essere veramente quel tipo di persona. -

Trevor non mosse un passo, restando immobile, con un sorrisetto marmoreo sul viso, mentre Allison si avvicinò alle sue labbra mentre parlava, senza toccarle.

Il ragazzo incrociò le braccia, nel poco spazio presente tra i loro corpi, senza fare una piega. Non ti avvicinare di più Allison... non ti avvicinare o potrei non rispondere di me. La ragazza sembrò non sentire le sue implorazioni silenziose, arrivando a sfiorare con i seni tesi sotto la stoffa della veste, le braccia di lui.

Allison era sicura di una cosa, mentre pronunciava quelle ultime parole: Il ragazzo davanti a lei, i suoi maliziosi occhi verdi, i capelli neri che gli cadevano in ciocche confuse e terribilmente sexy sulla fronte, i bicipiti tesi nello sforzo di rimanere immobili e non rispondere agli istinti primordiali che li obbligavano a stringere con passione il corpo della ragazza, era il ritratto del desiderio e della sensualità, conscio del proprio effetto sul sesso opposto, e più che disposto a ritirare le parole appena pronunciate, frutto solo di fin troppa frustrazione repressa.

Frustrazione che Allison era disposta ad alleviare, mandando a quel paese tutti i buoni propositi di comportarsi da semplici coinquilini.

Fu per tutti questi motivi, che la ragazza accostò le labbra al suo orecchio come altre volte aveva fatto, in punta di piedi, il corpo aderito al suo, e sussurrò.

-Dimentichi un'ultima cosa, Trevor...Shon non mi ha ancora toccata.-

Un istante. Un palpito. Un respiro. Una consapevolezza. E un'ondata di passione.

Trevor sciolse la posa rigida delle braccia, posandole istantaneamente sui fianchi di lei ed attirandola a sé.

- So che non sono coerente...- mormorò roco sulla pelle del suo collo dopo un attimo.

-Ma il tuo corpo ha un effetto devastante su di me... non potrei farne a meno neanche se volessi... -mormorò inspirando l'odore della ragazza, che fremette, scostandolo. -Che ne dici di andare dentro? -


 

* * *


 

Un bacio. Un altro. Un gemito.

Allison e Trevor si richiusero la porta di legno alle spalle, impazienti.

Trevor le baciò il collo, mentre una mano le sosteneva la base della schiena, premendola contro di se e costringendola tra il proprio corpo ed il muro.

-Trevor... trevor fermati.- Allison pogggiò una mano sul petto affannato del ragazzo, suo malgrado imbarazzata. Non era il massimo trovarsi premuta ad un corpo caldo, e dover articolare le parole per una frase di senso compiuto

Certo... ora le uniche core che vorrei dire sono “di più di più ancora ancora...” esclamazioni da porno amatoriale... mi sorprendo io stessa di quanto sia assurdo...

Trevor alle parole di lei si bloccò, lasciando le labbra inerti sul collo della ragazza, assaporando le pulsazioni accelerate del sangue nella giugulare, e l'eccitazione che il suo corpo slanciato emanava oltre la veste.

-Cosa c'è ora?- borbottò frustrato in risposta, continuando a muovere i palmi lungo le braccia nude di lei.

-Non... non possiamo Trevor...- Allison ansimò, cercando di non lasciarsi andare alle carezze leggere ed apparentemente innocenti che il ragazzo le stava facendo.

-Io ti voglio Allison... come le altre volte... e ora non c'è nulla ad impedircelo... - si spinse contro di lei, e pur essendo vestiti ad entrambi sfuggì un lamento. La custode chiuse gli occhi appoggiando la testa al muro, conscia che non sarebbe riuscita a resistere ancora a lungo.

-Devo rimanere vergine...per Shon... - cercò di spiegare, concentrandosi sul proprio respiro, e non su quello di Trevor, che le arrivava all'orecchio spezzato e voglioso.

Il ragazzo a quelle parole si allontanò di scatto, lasciandola ferma contro il legno senza il calore del suo corpo a coprirla.

-Vergine.. per Shon. Sul serio?- chiese con tono amaro, ricevendo dei mormorii confusi. -Qui ci sono usanze... e sarebbe uno scandalo se si sapesse che non ero vergine prima di sposare Shon... -

Trevor scosse la testa con vigore, avvicinandosi con impeto e spingendola di nuovo contro il muro. -É ciò che avverrebbe fuori dalla tua testa. Ma tu? Tu cosa provi? Cosa c'è dietro quest'espressione indecisa? Se mi desideri quanto ti desidero io... non fermarti ora... - si avventò sulle labbra della ragazza, già socchiuse come se da un istante all'altro sapessero che avrebbero ricevuto visite.

In quel bacio passionale, in quel gioco di lingue e ansimi, quel rincorrersi di sentimenti lasciati andare solo dopo troppo tempo, vi era una passione che non c'era mai stata, che finalmente scaricava la costante elettricità che si era accumulata nell'aria. Trevor emise un verso basso dalla gola, afferrando Allison per i glutei, e portandola ad allacciarsi con le gambe sui suoi fianchi.

La lunga veste, decisamente d'impaccio, si sollevò fino alla vita della custode, facendoli ansimare, quando le intimità si incontrarono attraverso i due strati della biancheria intima.

-Letto- Mormorò Trevor, spostandosi da una parte all'altra della stanza con Allison aggrappata al petto, e gemendo ogni volta che le cosce nude di lei sfioravano la sua intimità fin troppo sensibile.

La ragazza non obbiettò, tenendosi stretta a lui, ma non appena venne poggiata sulla superficie morbida, si bloccò. -Trevor. -Lo chiamò. - Io devo... rimanere vergine... -

Lui sbuffò, ignorando le sue parole mentre la faceva sdraiare sul proprio giaciglio, e si sorreggeva su di lei con gli avambracci. Le baciò il collo, sfiorandole il mento con il naso, ma lei non cedette. -P-per... favore... - mugolò.

Allison non si era mai sentita così: a metà tra il paradiso e l'inferno, tra la strada per la redenzione e quella per il peccato.

E lei, lei sceglieva Trevor. Perché anche se lui incarnava tutti gli ideali negativi, la lussuria, in desiderio carnale, il far prevalere il cuore alla ragione, era sempre e comunque il suo Trevor. Era il ragazzo che riusciva a farle battere il cuore anche quando la prendeva in giro, che riusciva a farla scaldare con un solo sguardo, che con una semplice carezza le faceva toccare il cielo con un dito.

Era il ragazzo che con i suoi pregi e i suoi difetti l'aveva fatta innamorare.

E quando in quel momento lo guardò, andò oltre il verde dei suoi occhi, oltre l'apparenza, e vide che nonostante il suo scontento, non avrebbe fatto nulla che lei non avesse voluto.

La ragazza sorrise, guardandolo, perché quella era una mezza vittoria. Non era una abbandono totale, non era il dimenticare tutto all'infuori di lui, ma il cedere parziale, e far crollare quei muri che fino a quel momento l'avevano fermata un passo alla volta. E quello era il primo, di passo.


 

* * *


 

Via tutto. Via i vestiti, e con essi la maschera di tutti i giorni. Via le acconciature e i pregiudizi della gente. I due ragazzi si spogliarono con lentezza, accarezzandosi.

Allison strinse i capelli neri di lui, sentendo i suoi baci come scie infuocate.

Il vestito che portava, spiegazzato per essere stato tanto tirato e maltrattato dalle mani vogliose di lui, le venne sfilato da sopra la testa.

La ragazza non si coprì anzi espose la propria pelle chiara alle labbra di lui, interrompendo quella piacevole tortura solo per spogliarlo, e lasciandolo con solo i calzoni.

I baci che il ragazzo le poneva sul petto, sui capezzoli turgidi, sulla pelle accaldata delle spalle, scesero lentamente sulla pancia, disegnando un percorso ben preciso, e fermandosi poco prima degli slip. Non fu però la sua bocca a raggiungere quel punto così intimo, bensì la sua mano, che accolse la ragazza, e si nutrì dei suoi gemiti per spingerla al limite del piacere, e per lasciarla andare.


 

* * *

Pov Trevor

Non ci credo. La vista di Allison che ansimò sotto il mio tocco deciso, fu la cosa più bella che avessi mai visto. Il suo corpo scosso da spasmi, e le sue pareti strette che si modellavano attorno alla mia mano che avrei voluto non fosse una mano...

Non sapevo se essere eccitato, o dedicare i miei forti sentimenti per ringraziare qualunque divinità mi avesse dato la possibilità di godere di quel corpo caldo.

In fin dei conti, era ciò a cui miravo fin dal primo giorno, no? Allison era stata una lotta continua, l'obbiettivo che mi ero prefissato da ormai troppo tempo...

Ma cosa sto dicendo. Non è mai stato solo un gioco... non è mai stata solo una conquista...e lo so io come lo sa lei...

I miei pensieri si accavallarono come le gambe di lei, improvvisamente chiuse al mio tocco, quando avvertii la sua mano avventurarsi imprudente sul tessuto dei pantaloni.

Imprudente, si, perchè non sapevo se sarei riuscito a fermarmi dopo.

Quelle dita lunghe, fatte per sfiorare lievi i tasti di un pianoforte, per impugnare dolcemente una matita, per tracciare segni d'oro e non semplici linee d'inchiostro, accarezzavano lievi il tessuto, provocandomi brividi freddi.

Come era possibile che mi sentissi così smarrito? Come era possibile che improvvisamente tutta la mia sicurezza si fosse volatilizzata?

L'essere stato con Saoirse, le molteplici esperienze avute lì in America... puff. Come se non fossero mai esistite.

-Trevor...- la voce di Allison mi richiamò dallo stato di smarrimento in cui ero caduto, come a chiedermi il permesso di andare oltre.

La baciai, portandoci entrambi stesi sul letto, uno di fronte all'altra, poggiando la testa e le labbra sulla sua clavicola. La sua mano tornò sul mio petto, toccandomi con rinnovata impazienza. Scese ancora, senza fermarsi quella volta, poggiando la mano su di me. Avvolgendomi in una morsa calda, e strappandomi un gemito. Anche lei ansimò, e sentii il suo palmo tremare. -Oh, Allison...- Mormorai.


 

* * *


 

Pov Allison

-Oh, Allison...- Mormorò. Non potevo vedere il suo viso, ma il leggero morso che mi lasciò sulla spalla mi fece capire che di sicuro le mie attenzioni non sembravano dispiacergli. Il mio palmo si allontanò da lui, toccandolo solo con le dita.

Per quanto tempo avrei continuato a sentirmi così? quella potenza, quel sentirsi padrona, sarebbe durato a lungo prima che Trevor prendesse il sopravvento?

Ricominciai ad accarezzarlo, dapprima timida, poi più sicura. I suoi ansimi, mi spinsero a continuare, e seppi di averlo portato al limite quando le sue braccia si strinsero, ed il suo ventre si tese per lo sforzo di trattenere ancora per un attimo nel tentativo di bloccare l'ondata di calore.

Trevor si spinse contro di me mugolando, e lo sentii esplodere contro tessuto dei pantaloni – che ancora teneva – mentre si accasciava esausto.

Non sapevo neanche io quanto rimanemmo lì, ma rimanemmo in silenzio. Sapevamo entrambi che il giorno dopo sarebbero partiti i commenti piccanti, sarebbe tornato l'imbarazzo, ma in quel momento ci accontentammo di rimanere così, abbracciati.

Per un tempo che sarebbe potuto sembrare infinito.






Nota dell'autrice
Ciao a tuuuutti :D 
Sono tornata, dopo ben due settimane, con un capitolo denso di sorprese... e spero comprensibile. Che ne pensate? Con il "pericolo Kaa" in agguato, credevo che fosse il caso che Trevor e Allison si dessero una mossa... e non credo che anche a voi sia dispiaciuto :D tutttavia, non hanno propriamente concluso... sarebbe stato troppo facile. 
Sono particolarmente soddisfatta soprattutto di due parti del testo: quando Allison e Rhao parlano di Kaa (il discorso l'ho scritto in un momento di ispirazione, ed è uno dei pochi dialoghi di cui sono pienamente soddisfatta), e la  parte in cui Allison riflette sui suoi sentimenti per Trevor, quando si sente " a metà tra il paradiso e l'ìnferno". Dato che questa è una delle poche volte in cui mi vanterò di qualcosa (si, perchè se non lo avete capito sono una persona modesta u.u no, sul serio), vorrei sapere se anche a voi queste parti sono piaciute :) Quindi vi chiedo come ogni volta, se potete lasciare una piccola recensione.
Ringrazio poi chi mi ha recensito nello scorso capitolo : I_love_september_98, Miwako Honoka, e BlueBerries98. 
A presto, 
Ninriel

Ps: perdonatemi gli errori, vi prego ç.ç


 

  
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