1 settembre 2030
L’Hogwarts express era affollato di studenti che, dopo la
pausa estiva, tornavano alla scuola. Per gli studenti più grandi quella era
ormai la loro seconda casa, se non addirittura la prima; ma per i ragazzini del
primo anno Hogwarts era ancora o un luogo mitico, una
terra promessa di feste, partite di quidditch e
banchetti, o un luogo misterioso e, chissà, pericoloso, colmo com’era di
fantasmi, incantesimi letali e professori più letali ancora.
Uno
degli scompartimenti del treno ospitava tre amici che erano partiti insieme per
il loro primo anno scolastico. I tre avevano aperto le loro confezioni di cioccorane e ora si mostravano a vicenda i personaggi che
avevano trovato.
“Guarda
qua, mi è uscito Rubeus Hagrid!”
“E
capirai, io ne ho cinque… e adesso ho tre Priscilla Corvonero, che palle!”
“Se
mangi troppe cioccorane poi per forza ti capitano
tanti doppioni.”
“Ma
stai zitto, a te cosa è uscito piuttosto?”
“Aspetta
che la sto… che figata, Albus Dumbledore!”
“Dài! È rarissima!”
“Che
culo!”
“Fammela
vedere, passala!”
“Piano,
eh, non me la…”
La
discussione fu interrotta dal rumore della porta dello scompartimento che si
apriva. Uno studente e una studentessa più grandi entrarono. I tre ragazzini
ammutolirono di colpo: le facce dei due nuovi venuti erano poco raccomandabili.
“Ciao,
ragazzi” disse la studentessa “Vi possiamo interrompere un minuto?”
“C-certo” disse il ragazzo che aveva trovato Dumbledore.
“Grazie;
io mi chiamo Meredith Brennan e lui” indicò il suo
compagno “è Rod Byrne. È un giorno importante per voi: state per iniziare la
vostra carriera scolastica a Hogwarts, il primo passo
nel mondo della magia in cui passerete tutta la vita. E proprio per questo
dovete essere consapevoli sin da subito di chi sono le persone di cui vi potete
fidare, e di chi invece rappresenta un pericolo per voi.”
La
Brennan tacque per qualche istante, mentre il suo
compagno sfilava da una cartelletta dei fogli ciclostilati, porgendone tre ai
ragazzini. Su ogni foglio campeggiava a caratteri cubitali la scritta The Mudblood Voice.
Il
ragazzo che aveva trovato Dumbledore impallidì: si
trovava di fronte due delle persone che i suoi genitori gli avevano
raccomandato di evitare il più possibile. Di istinto ritrasse la mano che aveva
allungato verso il foglio. Fu un grave errore: Rod Byrne gli lanciò un’occhiata
ostile.
“Cos’hai,
perché non lo prendi? Ti fa schifo?”
“N-no, è solo che… i miei non
vogliono che io…”
“Non
vogliono cosa? Che ti mescoli con noi sanguesporco?”
“No!
Non hanno mai detto…”
“Come
ti chiami, bimbo?”
“Ce-Cedric Macmillan.”
“Oh,
sei per caso figlio di Ernie Macmillan?”
Cedric annuì, conscio
di essersi cacciato in un guaio tremendo.
“Bene,
bene, bene… sai cosa sei tu? Uno schifoso purosangue,
al pari di tuo padre, ecco cosa sei!”
La
Brennan approvò annuendo vigorosamente le parole del
suo compagno.
“Sono
proprio quelli come te la minaccia principale per la pace e la tranquillità del
mondo magico, lo sai? Ha ragione chi dice che dovremmo sistemarvi quando siete
ancora troppo piccoli per…”
“Exulcero!”
Un
sibilo, un guizzo, e nel giro di pochi istanti Byrne non era più con le mani
protese verso Cedric, ma a terra, rotolandosi per il
dolore, tante piccole chiazze sulla faccia. Un piede gli schiacciò il petto,
immobilizzandolo.
Cedric alzò lo sguardo
e il suo terrore si tramutò in gioia: di fronte a lui c’era sua sorella
maggiore, Minerva Macmillan, studentessa del settimo
anno.
Minerva
guardò i due studenti con espressione disgustata.
“Fate
proprio schifo, sapete? Non vi basta attaccare la vostra robaccia in tutta la
scuola, ora ve la prendete anche con i bambini.”
“Maledetta
purosangue!” gridò la Brennan, china sul suo compagno
nel tentativo di curare le ustioni che gli avevano punteggiato il volto.
Minerva le puntò contro la sua bacchetta.
“Per
tua norma e regola, signorina Nessuno, mio padre è un veterano della battaglia
di Hogwarts del 1998. La mia famiglia non ha mai
fatto differenza tra purosangue e mezzosangue, e certo non ascolterò voi che ci
provate. Hogwarts è la scuola di tutti i maghi, fatevene
una ragione.”
Byrne
si rialzò, imprecando sottovoce.
“Non
ti sento, parla più forte” motteggiò Minerva.
“Non
puoi lanciare un incantesimo così, le leggi del Ministero vietano di ferire
apposta gli studenti!”
“Oh,
vedo che quando vi fanno comodo le leggi le rispettate, eh? Be’, se vuoi
lamentarti di me puoi farlo, proprio in fondo a questa carrozza è seduto un auror.”
La
notizia sconvolse i due quasi più dell’incantesimo. D’istinto guardarono
contemporaneamente nel corridoio, intimoriti.
“Stai
bluffando” disse la Brennan a Minerva.
“Se
la pensi così, vai a controllare. Sono certa che è ansioso di scambiare due
parole con voi della – com’è che vi fate chiamare? – Mudblood Alliance.”
I
due esitarono, ma alla fine decisero di non rischiare: si allontanarono lungo
il corridoio, nella direzione da dove erano venuti, dopo aver lanciato sguardi
ostili a Minerva. Rod Byrne guardò di sbieco Cedric e
si passò l’indice sulla gola, ma il ragazzino non se ne accorse: lui e i suoi
due amici applaudirono entusiasticamente Minerva appena furono rimasti soli.
“Stavolta
vi è andata bene” disse lei “Ma fate molta attenzione. Purtroppo questa gente
dentro Hogwarts è sempre di più, e quando sono in
tanti possono fare danni seri.”
“Ma
stavi davvero bluffando prima?” le chiese Cedric.
Minerva
scoppiò a ridere. “Io non bluffo mai. Vuoi vedere anche tu? Qui sul treno c’è
il capo dell’ufficio auror, Harry Potter!”
Harry
non faceva caso agli sguardi curiosi che di tanto in tanto lo raggiungevano dal
corridoio. Dopo tanti decenni, ormai, vi era abituato. Semmai, notava con
piacere che quelle occhiate si facevano sempre più rare: il tempo passava e il
suo volto diventava sempre meno quello del ragazzo che era sopravvissuto e
dell’eroe della battaglia di Hogwarts e sempre più
quello di un tranquillo burocrate del Ministero, poco interessante per i nuovi
studenti. Era giusto così: ormai anche i suoi figli erano diventati adulti,
James era diventato un auror come lui, nuove
generazioni avevano nuovi volti noti da scrutare incuriositi. Certo, non c’era
più quel tipo di notorietà di cui aveva goduto lui, ma meno male che non
c’erano stati nuovi Voldemort a renderla possibile!
Di
fronte a lui, Ginny osservava il panorama oltre il
finestrino, lo sguardo perso. Era quasi mezzora che era in quella posizione.
“Ginny?”
“Sì?”
“Ti
sei addormentata?”
“No,
pensavo.”
“Devo
preoccuparmi?”
“Scemo.”
Si
stiracchiò.
“Pensavo
che è la prima volta che prendiamo questo treno da quando abbiamo finito la
scuola.”
“Vero.
È per questo che ho proposto di venire a Hogwarts
così.”
“Non
dire bugie” lo rimbeccò Ginny “La verità è che a soli
cinquant’anni hai deciso di essere troppo pigro per viaggiare con le scope, e
preferisci farti scorrazzare!”
“Come
se a te non piacesse un po’ di comodità, vero?”
“Mi
piace tenermi in forma.”
“Ma
se sei ancora come quando giocavi a quidditch!”
esclamò Harry, poggiandole una mano sulla gamba.
“Attento
con quelle mani che qui è pieno di bambini.” disse Ginny,
maliziosa.
“Allora
ci rifaremo una volta alla locanda.”
Risero
entrambi. Poi fu il turno di Harry di stiracchiarsi.
“Chissà
cosa ci vuole dire Neville” disse Ginny.
“Il
suo messaggio è stato abbastanza vago; sai com’è fatto lui, se vuole parlare a
voce di qualcosa, non gli tiri fuori niente… Ma alla fine sarà sempre per la solita faccenda…”
“Povera
Hermione” sospirò Ginny
“Non se la meritava proprio una figlia così.”
“Attenta
a non dirlo di fronte a lei e Ron, eh” disse Harry, serio.
“Guarda
che lo so, mica sono scema. Però il fatto resta.”
“E
lo so pure io. Speriamo che si sia ancora in tempo a risolvere. Comunque, se
non altro rivedremo un bel po’ di persone.”
“Già.
Anche Neville, finalmente non lo incontriamo in occasioni tristi…”
In
effetti, l’ultima occasione lieta in cui avevano incontrato Neville era stato
il torneo Tremaghi vinto da Roxanne,
la figlia di George e Angelina. Dopo, si erano visti solo
a dei funerali: a quello di Arthur Weasley,
precocemente deceduto mentre armeggiava con oggetti babbani;
purtroppo, aveva iniziato a montare degli apparecchi elettrici prima di
informarsi sui sistemi salvavita.
“Almeno
è morto mentre faceva qualcosa che gli piaceva” aveva sussurrato George al
funerale, ma gli altri Weasley non lo trovarono di
grande consolazione.
Meno
triste – anche perché previsto – ma comunque spiacevole era stato il funerale
di Augusta Longbottom, la nonna di Neville, che dopo
aver avuto la soddisfazione di vedere il proprio nipote diventare preside di Hogwarts aveva deciso che era tempo di scoprire cosa c’era
dopo la vita terrena.
Adesso,
finalmente, né funerali né tornei, ma solo un incontro tra vecchi amici,
pensava Harry. O almeno, così sperava…