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Autore: Miss One Direction    01/12/2013    11 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MANUELA'S POV.


Mi svegliai di soprassalto, al solo sentir delle note molto alte, e maledissi mentalmente la suoneria dei mio cellulare, decisamente troppo forte: svegliarsi con Automatic di Nicki Minaj, non è esattamente il risveglio dei sogni. Strizzai forte gli occhi, per cercare di mettere a fuoco tutti quei numeri sullo schermo, ma smise di suonare qualche secondo dopo; grugnii infastidita quando notai che il numero non faceva parte della mia rubrica: avrebbe richiamato, se fosse stato importante. Ormai sveglia, e incapace di addormentarmi di nuovo, mi misi seduta sul letto e sbadigliai apertamente: quella non era la mia camera, che diavolo ci facevo lì? In più, perché indossavo ancora i jeans del giorno prima? Iniziai a fare mente locale, tra una grattatina ai capelli e uno sbadiglio, finché non mi ricordai ogni cosa: dal mio cattivo risveglio alla corsa, dalle minacce al capotreno fino all'arrivo a casa. Capii di trovarmi nella stanza di Harry solo quando notai una foto sul comodino accanto a me: ritraeva un bambino di circa 3-4 anni, con un sorrisone sul volto, impegnato in una sorta di posa alla Braccio di Ferro e con un enorme reggiseno poggiato sul petto. Ridacchiai non appena lo osservai meglio ma, nonostante i miei pensieri diabolici, rimisi la foto al posto suo: avrei potuto sfotterlo a vita, eppure decisi di lasciarlo perdere.
Quella mattina mi ero svegliata di buon umore, dopo un sogno meraviglioso. 
Rimisi il cellulare nella tasca del jeans e mi diressi in cucina per mangiare qualcosa, non avevo idea di che ore fossero ma non mi importava: il mio stomaco stava chiedendo risorse. 

- Buongiorno, plebei – annunciai, una volta varcata la soglia della stanza da me interessata. 

Trovai Liam impegnato a bere caffé, Zayn intento a mangiare un muffin e Harry poggiato al bancone, con una tazza di thé in mano e lo sguardo perso: gli era forse successo qualcosa?

- Buongiorno a te, Puffa - ricambiarono sia Liam che Zayn.

Lo spilungone se ne stava con lo sguardo fisso sul pavimento, non lo aveva alzato nemmeno quando ero entrata: certo che era davvero strano... 

- Depresso, che ti prende? - scherzai, passandogli accanto per prendere un biscotto. 

Nemmeno lì mi rispose, mi rivolse solo un'occhiata indecifrabile e impassibile: avevo fatto qualcosa di sbagliato? Forse lo avevo offeso... Pensandoci, però, non mi sembrava di avergli fatto qualche torto. 

- Ragazzi, si può sapere che gli è preso? - chiesi a Zayn e Liam, puntando l'indice nella sua direzione. 

Alzarono entrambi le spalle, non sapendo nemmeno loro il motivo di quello strano comportamento, finché non entrò un Louis tutto sorridente che esclamò: - E chi lo sa, è da ieri sera che è così –. Dopo avermi risposto, mi baciò dolcemente la guancia e si versò un po' di caffé, dando il buongiorno anche agli altri tre ragazzi nella stanza. Continuai a mangiucchiare il biscotto, lanciando di tanto in tanto occhiate a Harry, e rivolsi un: - Buongiorno, coglioncello - al mio migliore amico. 

- Coglioncella, dormito bene? - richiese, sistemandosi accanto a Liam.
- Più che bene, soprattutto a un certo punto – risposi con la bocca piena e un sorrisetto sul volto. 

Al solo pensiero di quel magnifico sogno, mi si illuminarono gli occhi: era stato tutto troppo reale. In più, circondata dal buonissimo profumo di Harry, la mia mente si era finalmente rilassata per una volta. 

- Perché? - si intromise Harry, dando finalmente un segno di vita. 

Avrei voluto commentare la sua "resurrezione" con una battuta sarcastica, ma Zayn mi precedette affermando un: - Allora sei vivo! - che mi portò subito a battergli il pugno. Avevo atteggiamenti del tutto maschili ma non mi importava: la parola "femminiltà" non faceva proprio parte del mio vocabolario, era abolita.

- Perché a un certo punto? - richiese di nuovo Harry, dimostrandosi all'improvviso interessato. 

Avevo intuito dei suoi modi di fare un po' lunatici ma non avrei mai pensato che fossero così repentini. 

- Perché è come se... avessi baciato qualcuno. So che sembra folle ma... era così magico – affermai sorridendo all'improvviso, non facendolo nemmeno apposta. - Ma è durato solo mezzo secondo -.

Non riuscivo ancora a spiegarmi l'accaduto: mi era sembrato estremamente reale, nonostante stessi dormendo. Mi ero sentita come se delle labbra avessero toccato veramente le mie, cosa del tutto improbabile. Detto in questo modo, dimostrava ancora meno senso ma non potevo farci nulla: io quel bacio lo avevo sentito, sogno o non sogno. 
Alla mia risposta così apparentemente assurda, Harry si irrigidì sul posto, facendo quasi fuoriuscire del thé dalla sua tazza: non riuscivo ancora a capire cosa gli fosse preso quella mattina. Louis fece finta di non averlo visto ed esclamò:

- Coglioncella, senza offesa ma mi sembra un po' strano. Secondo me te lo sei solo sognata –. 

Avevo smesso di credere alle favole già da parecchio, per non dire che non ci avevo mai creduto, ma mentirei se dicessi che non provai nulla a quelle parole: dopo Nick, non mi sarebbe del tutto dispiaciuto piacere a qualcun'altro. 
Allo stesso tempo, mi rendevo conto io stessa di quanto fosse difficile stare con una come me: il genere maschile non è adatto per stare con una lunatica, scaricatrice di porto, maleducata e così via; loro vogliono la cosiddetta perfezione. Perché negare l'evidenza?

- Sì... sì, lo credo anch'io - risposi sempre più decisa, prima di prendere la tazza di Louis, bevendo un sorso di quel liquido nero all'interno. – Mmh... non male -
- Hanno inventato le altre tazze – mi rimproverò, alzando un sopracciglio, prima di riprendersi l'oggetto in questione. 
- Touché, ma tu che ci stai a fare, sennò? - chiesi di rimando, alzando le spalle come se nulla fosse.

I miei amici, soprattutto Louis, ormai non osavano neppure fare più domande: ero un caso perso, a loro parere. 
Mi accorsi di essere a piedi nudi solo qualche minuto dopo e mi diressi di nuovo verso il piano superiore per riprendermi le calze e le Converse: avrei voluto indossare qualcosa di più comodo, al posto dei jeans, ma mi trovavo a casa dei ragazzi e non avevo nemmeno un indumento lì. 
Annusai per un secondo la mia maglietta, sperando con tutta me stessa che non puzzasse, ma le mie narici furono inondate da una leggera puzza di sudore: mi si doveva essere asciugato addosso, considerando la corsa del giorno precedente. 
Sbuffai all'istante, infastidita del fatto di non poter cambiarmi, e recuperai in un lampo sia i calzini che le scarpe. Avevo sempre odiato andare a letto con le calze ai piedi, non sarei mai riuscita a dormire con quelli addosso; motivo per cui le trovai sotto il lenzuolo spiegazzato. 
Dopo aver indossato sia le scarpe che i calzini, girai lo sguardo per un secondo e notai l'armadio di Harry leggermente appannato: e se avessi preso una sua maglia? Gliel'avrei restituita il prima possibile, lavata e stirata, e avrei potuto indossare un qualcosa che non odorasse di fogna. 
Sapevo quanto fosse brutto andare a curiosare tra le cose altrui ma ero davvero disperata: non l'avrei fatto se avessi avuto un'alternativa. 
Camminai verso il mobile e iniziai ad analizzare le sue cose, cercando qualcosa di decente e che non mi stesse troppo largo o lungo: ci portavamo circa 20 cm di differenza, se non di più, quindi risultò un'impresa epica scegliere qualcosa che non mi arrivasse alle ginocchia.
Avevo intuito dall'inizio quanto Harry fosse strano ma, analizzando i suoi capi d'abbigliamento, non potei fare a meno di rimanere sconcertata: giacche leopardate, stivaletti orribili, camicie improponibili e una serie di molte altre cose che mi fecero accigliare più di una volta. Possibile che io, la ragazza felpa, potessi sentirmi più alla moda di lui in quel momento? 
Continuai a "scavare" in quella moltitudine di vestiti ancora per un po' finché, data la terribile puzza di piedi, non decisi di cambiare tattica: la cassettiera. Sperai di trovare qualcosa di decente almeno lì e, mettendomi in ginocchio davanti ai cassetti, iniziai di nuovo a cercare. Per mia fortuna, almeno lì, regnava un profumo leggermente diverso da quello di piedi e non mi ci volle molto a trovare una maglietta bordeaux scuro, con un grosso simbolo dei Rolling Stones nel mezzo. Non appena la vidi, non feci nemmeno caso al fatto che mi potesse stare troppo larga: più la guardavo e più mi piaceva. 
Decisi di sollevarla ulteriormente, così da poter constatare realmente la differenza di larghezza, ma cadde una foto sul pavimento dall'interno della maglia. Sembrava una sorta di polaroid e, per quanto la mia parte ragionevole cercasse di dirmi di non muovermi, purtroppo agii d'istinto: per questo motivo la presi in mano e la osservai. Ritraeva due ragazzi, uno dei quali era Harry, e una ragazza bionda: sembravano una coppia da copertina, impegnati in una conversazione all'apparenza intima e avevano entrambi dei timidi sorrisi sulle labbra. Indossavano entrambi abiti pesanti e mi sembravano, sempre di più, una di quelle coppiette che si vedono sulle copertine delle riviste di gossip. 
Serve a qualcosa sottolineare che, per quanto non volessi, la mia autostima si stava azzerando sempre di più? 
Diamine, quella ragazza doveva essere una modella. 
E il modo in cui Harry le stava sorridendo... Non riuscii a capirne il motivo, ma tutta la felicità che avevo provato al mio risveglio si stava trasformando in una vera e propria espressione affranta. In fondo, mi ero sentita Dio sceso in terra quando lo spilungone aveva sorriso per causa mia: forse era per quello che, continuando ad osservare la foto, l'umore mi si stava accartocciando su sé stesso sempre di più...
La mia autostima faceva già schifo, per non dire che era inesistente, e guardare quel pezzo di carta non faceva altro che peggiorare la situazione: per questo motivo decisi di rigirarla. 
Grosso errore. 

Sarai sempre una parte di me. Anche quando pioverà, mi comparirà un sorriso solo pensando a te. Sarai sempre nei miei pensieri ma, soprattutto, nel cuore. Ti amo, amore mio <3
Tuo, Harry.

Dovetti rileggere la dedica più volte, prima di capirne davvero il significato. Perché non mi capitava un ragazzo così? Perché dovevo, per forza, uscire con i più stronzi? Ma, soprattutto, perché stavo facendo fatica a respirare? 
No, non potevo avere un'attacco di panico proprio in quel momento. Sarebbe potuto entrare chiunque da un momento all'altro e io, per mia sfortuna, stavo lottando contro me stessa pur di far entrare aria nei polmoni.
Respirai più volte profondamente, cercando in tutti i modi di calmarmi, e mi parve di riuscirci... finché una voce alle mie spalle non mi fece perdere 10 anni di vita: - Che diavolo stai facendo? -. 
 
 
 







HARRY'S POV.


Lo ammetto: il "bacio", che le avevo dato mentre stava dormendo, mi aveva completamente scombussolato il cervello: perché non riuscivo a togliermi quelle maledette labbra dalla testa? Perché mi sentivo ancora quel calore sulla bocca, così caldo e delicato? Ma, soprattutto, che diavolo ci faceva la fonte dei miei pensieri, in ginocchio, davanti alla cassettiera?
Dal tono che usai, la feci spaventare parecchio ma, per quanto cercassi di riuscirci, non riuscii ancora a capire il motivo di tutto quel mistero: perché aveva ficcato il naso tra la mia roba? Ma, soprattutto, per quale fottuto motivo aveva quella foto in mano? 

- Ehm... - mugnugnò, rimettendo tutto a posto in un baleno (compresa la foto). - Non ho vestiti puliti qui e avevo pensato che... ecco, avrei potuto usare una tua maglia -. 

Schiusi le labbra per qualche minuto, rimanendo leggermente sorpreso: perché proprio mia? Non avrebbe potuto chiederla a Louis? 

- Se me l'avessi chiesta, ti avrei di sicuro dato il permesso - risposi, alzando un sopracciglio. - Non c'era bisogno di curiosare. - 
- Bhe, scusa. Sai, non volevo disturbare la tua contemplazione della tazza - esclamò sarcastica, rimettendosi in piedi e accigliandosi. 

Sorrisi divertito davanti a quel cambio così repentino di atteggiamento e mi resi conto, per l'ennesima volta, di quanto fosse particolare il suo carattere: aveva la capacità di cambiare completamente da un momento all'altro, cosa non da tutti. E l'intero pensiero mi bastò per "giustificare" il bacio che le avevo dato la sera precedente.
Per quanto i nostri rapporti non fossero del tutto amorevoli, non persi un attimo ad avvicinarmi alla cassettiera per poi estrarne la maglietta dei Rolling Stones che lei stessa aveva trovato poco prima. La foto, per quello che mi riguardava, poteva anche andare bruciata: risaliva al mio primo mesiversario con Taylor, scattata da un turista che poi ci aveva giudicati come "meravigliosi", e non mentirei se dicessi che me ne ero completamente dimenticato.  
Mi rivolse uno sguardo confuso, inarcando le sopracciglia, che si accentuò ancora di più non appena le passai la maglia. 

- Non posso prenderla. - rispose decisa, come a voler mettere un punto alla situazione. 

Continuai a porgerle l'indumento tra le mie mani, non accettando repliche, ma continuò: - Non so precisamente cosa sia successo, non so praticamente niente, ma se quella foto era in mezzo alla maglia... Significa che è importante per te e io, personalmente, non voglio prendermi una tale responsabilità -.
Abbassai lo sguardo, serrando le labbra, e sentii il sangue ribollirmi nelle vene: mi capitava ogni volta che ripensavo alla storia con Taylor. La sua risposta, così secca e fredda, mi era arrivata come un getto d'acqua gelata. Non gliene feci una colpa, non potendo comprendere a pieno la situazione, ma avrei preferito di gran lunga se, almeno in quell'occasione, avesse potuto evitare sia il sarcasmo che la freddezza. 
Dopo qualche minuto, notando il mio umore, anche lei cambiò radicalmente per la seconda volta: i tratti del viso si addolcirono e mi sussurrò un colpevole "Scusa". Avrei voluto sorridere in quel momento, contento del fatto che si fosse leggermente piegata, ma non riuscii a sollevare gli angoli della bocca. 
C'erano tante cose che ancora mi tartassavano il cervello, e una delle cause era proprio lei. 
Restò un silenzio imbarazzante nella stanza, fin troppo pesante, che venne spezzato dalla sua uscita di scena mentre correva al piano di sotto e io rimanevo lì come uno stupido. 
Respirai a pieni polmoni la leggera scia di profumo che lasciò alle sue spalle e, infine, sospirai. 
 
 







MANUELA'S POV.


Non ero ancora riuscita a realizzare cosa volesse fare Harry: a quella maglia dovevano essere legati decine di ricordi e lui? Aveva cercato di darmela solo perché pensavo fosse carina. Non riuscivo a capire se fosse lui lo stupido o io. 
Scesi le scale due a due, cercando di non ammazzarmi da sola, mi portai il borsone in spalla e cercai in fretta e furia di allacciarmi la felpa: mi stavo sentendo fuori posto, ogni minuto un po' di più. 

- Buongiorno! - esclamarono Mara e Margeret, ognuna stretta al proprio ragazzo. 

Rivolsi loro solo un lieve cenno col mento e continuai nella mia impresa: ovviamente - per via dell'incredibile fortuna che non faceva altro che vegliare su di me - la cerniera della felpa aveva deciso di bloccarsi proprio in quel momento. 
Si scambiarono tutti uno sguardo confuso, non riuscendo a capire il motivo di tutta quella fretta, ma non dissero niente. Dovevano aver intuito da soli che qualcosa non quadrava. 
Una volta alzata quella maledetta cerniera, esclamai un secco: - Ci vediamo - e uscii di casa sbattendo la porta. La maglietta puzzolente, la mia brusca uscita di scena e tutto il resto abbandonarono del tutto la mia mente: non facevo altro che avere davanti agli occhi quella fotografia. I ragazzi dovevano essere diventati pazzi: come avevano potuto pensare, per un solo secondo, che sarei potuta essere all'altezza di quella ragazza bionda e dagli occhi azzurri? Quale minuscola chance avrei mai potuto avere in confronto a lei? 
I miei piedi non facevano altro che proseguire lungo il marciapiede, con passi lunghi e decisi. Volevo solo chiudermi in camera mia. 
Avevo sbagliato a frugare nella sua roba ma, cosa ancora più sbagliata, non stavo facendo altro che intristirmi sempre di più: il solo pensiero di Harry tra le braccia di quella specie di bambolina mi fece grugnire esasperata. 
Posizionai bruscamente le mani all'interno delle tasche della felpa e, forse per la prima volta in vita mia, non pensai neanche lontanamente di prendere le cuffiette: con la riproduzione casuale sarebbe potuta uscire una canzone malinconica e io, in quel momento, non potevo di certo correre il rischio di piangere in mezzo alla strada. 
 
 
 
 
 





HARRY'S POV.


Non potevo permettere che se ne andasse, non lo avrei sopportato. Non riuscivo a capirne il motivo ma, ormai, non mi importò nemmeno: da quando era entrata nella mia vita, ogni cosa aveva smesso di avere un senso o una spiegazione. In quel momento volli solo raggiungerla, dirle che andava tutto bene e spiegarle ogni cosa - tralasciando il fatto che non avesse nemmeno il diritto di ricevere informazioni, visto che non eravamo nemmeno amici -. 
Sorpassai i ragazzi, non dando loro nemmeno una spiegazione, e mi precipitai verso la macchina in garage: era tornata a casa a piedi, non ci avrei messo molto a raggiungerla. 
Non appena mi ritrovai tra le strade, stranamente poco trafficate, di Londra iniziai a riflettere di nuovo: perché mi sentivo così in dovere di darle spiegazioni? Che differenza avrebbe fatto?
La situazione si stava aggrovigliando sempre di più nella mia testa, facendomi confondere ulteriormente, ma decisi di farlo  e basta: non sarei riuscito a dormire quella notte, se non le avessi almeno assicurato che tra Taylor e me non c'era più niente. 
Girai lo sguardo un paio di volte verso i marciapiedi, sperando che non fosse già arrivata, ma rinunciai all'ipotesi quando arrivai praticamente sotto casa sua: Louis, un po' di tempo prima, mi aveva riferito l'indirizzo e mi convinsi di aver azzeccato solo quando intravidi un Puffo molto carino posizionato accanto alla porta principale. Chi mai avrebbe potuto metterlo lì se non Manuela? Solo dopo esser sceso dalla macchina mi resi conto di un "particolare": non avevo chiesto alle ragazze le chiavi, quindi come avrei fatto ad entrare? 
Guardai l'abitazione con un po' di incertezza, percorrendo il vialetto, e premetti il campanello per un paio di minuti. Nell'attesa, non feci altro che dondolarmi sui talloni e pensare a qualcosa da poterle dire - avrei fatto la figura dell'idiota se le avessi detto all'improvviso:"Tranquilla, tra me e Taylor non c'è più niente" -. 
Aspettai ancora un po' davanti la porta, non ricevendo nessuna risposta, finché non mi stancai e iniziai a fare il giro per il perimetro della casa: non c'erano entrate secondarie, punto a mio sfavore, ma non mi ci volle molto a notare un balcone molto vicino ad un albero. Mi sarei trasformato in una sorta di Tarzan per una volta ma, considerando la situazione del tutto senza senso, non me ne preoccupai nemmeno. 
Maledissi più volte i miei jeans, decisamente troppo stretti, ma "l'arrampicata" risultò molto più facile di come avevo previsto.
Con un piccolo salto riuscii a scavalcare la ringhiera e mi ritrovai, ancora tutto intero, sul balcone. La grande finestra davanti a me era, stranamente, appannata e non persi un attimo ad entrare: ormai stavo agendo di completo istinto. La stanza in cui mi ritrovai era verde, con un sacco di pupazzi di Diddle sparsi sia sui mobili che sul letto da una piazza e mezza, un sacco di foto erano appese per un'intera parete e, al di sopra del letto, erano presenti delle lucine (in quel momento spente). Ricordava molto una di quelle camere americane che si possono trovare su Tumblr o We Heart It.
Avevo già una mezza idea sulla proprietaria ma, per esserne certo, osservai le foto appese alla parete: come avevo intuito qualche minuto prima, la maggior parte di esse ritraevano Daniela e Niall. 
Mi avviai verso il corridoio, in cerca della camera di Manuela, ma mi venne in mente un pensiero non proprio utile: e se avessi dato per scontato che era tornata a casa ma, in realtà, fosse andata da qualche altra parte? A quel punto, l'idea di infiltrarmi a casa delle ragazze mi sembrò del tutto patetica e scorretta: avevo violato la loro privacy, in un certo senso. Sarei tornato indietro, se una voce dolcissima non mi avesse fermato in quel preciso istante.

If I show you
Get to know you
If I hold you just for today
I'm not gonna wanna let go
I'm not gonna wanna go home
Tell me you feel the same

Cercai di seguire la melodia, totalmente rapito da quelle note, finché non arrivai davanti a una porta leggermente socchiusa. Se qualcuno mi avesse visto in quel momento, sarei risultato di sicuro una specie di scassinatore ma non mi importò: non mi ero fatto tutta quella strada per niente.
Sbirciai all'interno della stanza, stando attendo a non aprire troppo la porta, e rimasi piacevolmente sorpreso: quella voce così dolce e intonata proveniva proprio da quella nanetta isterica che stavo cercando. 

'Cause I'm for real
Are you for real?
I can't help myself
It's the way I feel
When you look me in the eyes like you did last night
I can't stand to hear you say goodbye
But it feels so right
'Cause it feels so right just to have you standing by my side
So don't let me go
Cause you have my soul
And I just wanted you to know

Avrei potuto immaginare ogni cosa, ma non che sapesse cantare così bene. 
Restai lì ad ascoltarla senza farmi vedere - ero più che sicuro che mi avrebbe preso a calci se mi avesse visto - e mi ritrovai a sorridere: era una scena strana ma, in un certo senso... quasi piacevole. Vedere quelle labbra così perfette piegarsi per poi far fuoriuscire quelle parole, così apparentemente legate a me, bastò per farmi salire un brivido lungo la schiena che mi provocò la pelle d'oca. 
All'improvviso, smettendo di cantare ma non interrompendo la canzone, afferrò una foto incorniciata e la osservò con attenzione. Dalla mia posizione non riuscivo a vedere chi rappresentasse, e mi porsi una domanda abbastanza prevedibile: che aveva di così speciale quel pezzo di carta incorniciato? 
La curiosità si stava impossessando di tutto il mio corpo sempre di più e, non facendolo nemmeno apposta, aprii un po' di più la porta fino a farla cigolare: inutile dire che Manuela sbiancò non appena mi vide. Infilò in un attimo la cornice in un cassetto, stoppò la musica dal suo cellulare e infine si rivolse verso di me con le braccia incrociate sotto il seno: - Che ci fai qui? Ma, soprattutto, come diavolo hai fatto ad entrare? - 
Schiusi le labbra leggermente, pentendomi immediatamente della figuraccia appena fatta, ma cercai in tutti i modi di non risultare un idiota (cosa che, forse, già ero): - La camera di Daniela è molto carina -. 
Non appena ebbi finito di parlare, mi resi conto dell'enorme cavolata che avevo appena detto: "La camera di Daniela è molto carina"? Davvero? 

- Hai trovato la finestra del balcone aperta, vero? - chiese con un'espressione seccata. 

Annuii timidamente, grattandomi la nuca dal troppo imbarazzo, ma fui molto sollevato del fatto che non mi avesse risposto in modo sarcastico: se lo avesse fatto, avrei solo potuto scavarmi la fossa da solo. 

- Come lo sapevo: se un giorno di questi entrano i ladri e rompono tutto, sarà solo colpa sua - rispose, lasciandosi scappare un sospiro. - E poi mi sentirà -. 

Ridacchiai leggermente per l'osservazione esatta e la ringraziai mentalmente per aver spezzato quel terribile imbarazzo: se avessi continuato a balbettare, non ne sarei più uscito vivo. Dal momento che il ghiaccio si era sciolto, non mi porsi più nessun problema a provocarla (il mio hobby preferito): - E se io fossi stato un ladro? -. 
Alzò le spalle come se niente fosse e, dopo essersi guardata per un attimo le unghie laccate di nero, alzò un sopracciglio per poi rispondere a tono: - Un calcio nei coglioni e via -, 
Mi morsi il labbro, cercando in tutti i modi di non riderle in faccia, ma lasciai che continuasse: - Comunque, caro Lupin delle mie Converse, qui non c'è niente di così prezioso -.

- Lo pensi davvero? - 

Mi guadò aggrottando le sopracciglia e, dopo che un perfetto ghignò si presentò sulle mie labbra, la presi in braccio stile sacco di patate. Emise un urletto sorpreso prima di essere presa ma, una volta sulle mie spalle, attaccò a ridere come una bambina: - Harry, lasciami! -.

- No, ora ti ho rapita. E nessuno potrà mai più ritrovarti! - risposi urlando anch'io, attaccando a ridere come lei.
- Aiuto! Che qualcuno mi aiuti! Questo coglione mi vuoi rapire! -

Iniziai a girovagare per i corridoi, continuando a tenerla sulla spalla, e per tutta la casa non si sentirono altro che le nostre risate e i leggeri pugni che si ostinava a tirarmi per farla scendere. Avevo perso il conto di tutte le cose che non riuscivo a spiegarmi da quando l'avevo conosciuta, e quell'episodio fu una di queste: non avevo mai fatto una cosa del genere nemmeno con Gemma, come mi era saltato in mente di farlo con Manuela?
Arrivai al piano di sotto e, per le troppe risate, fui costretto a lasciarla finalmente andare: nessuno dei due aveva più fiato ma, cavolo, ne era valsa la pena. 
Una volta aver poggiato i piedi per terra, Manuela mi guardò con gli occhi spalancati e un sorriso divertito in volto: - Tu sei pazzo! -. 

- Senti da che pulpito viene la predica! - esclamai sorridendo, scompigliandole i capelli. 

Mi guardò dal basso con un'espressione omicida ma, invece di sistemarsi la lunga chioma castana davanti la sua faccia, soffiò su una ciocca facendola lievitare in aria, per poi riscendere lentamente. Risi di nuovo insieme a lei ma, dopo aver finito,  il silenzio di poco prima si rifece vivo. 
Il nostro rapporto sembrava essersi come trasformato, e in soli pochi giorni: prima, l'avrei presa volentieri per i capelli mentre, in quel momento, ero lì a ridere con lei per le cavolate più assurde. L'accaduto della maglia, della foto e tutto il resto sembrava essersi accantonato e, per quanto mi sembrasse assurdo doverlo ammettere, mi stava bene così. 

- Hai mai giocato a Just Dance 2014? - mi chiese all'improvviso, forse per non sprofondare di nuovo nel silenzio.
- Sì, una volta sola quando siamo andati a casa di Josh. Perché? -

Saltellò verso la TV, premendo un paio di pulsanti corrispondenti alla Wii, e poi si girò di nuovo verso di me, nascondendo qualcosa dietro la schiena: possibile che una ragazza così infantile potesse risultare, allo stesso tempo, così sexy? Un sorrisino di sfida non faceva altro che adornarle il viso e, quando si avvicinò lentamente a me, fui costretto a leccarmi velocemente le labbra per non fare cose di cui poi mi sarei potuto pentire. 
Inchiodai gli occhi nei suoi - stando attento a non rimanerci incantato - e, dopo che fummo a pochi centimetri di distanza, non riuscii a frenare un sorpreso: - Non sapevo amassi queste cose... -. 

- Ci sono troppe cose che non sai di me. - rispose decisa, poggiandomi uno dei due joystick sul petto, per poi rigirarsi verso la TV. - Dai, giochiamo: ti straccerò così tanto che vorrai sprofondare 50 metri sotto terra per il resto della tua miserabile vita -.

Ridacchiai insieme a lei e, nonostante la mia mente stesse elaborando pensieri non proprio castissimi, mi preparai a stracciarla.
 
 
 
 





MANUELA'S POV.


La bellezza di quel ragazzo era qualcosa di assolutamente inspiegabile: dalla sua voce ai suoi capelli, dal suo corpo ai suoi occhi. Ogni singolo particolare di lui era in grado di mandare fuori di testa ogni singolo essere umano con le ovaie. E, per quanto il mio orgoglio non volesse ammetterlo, anche per la sottoscritta la storia non faceva eccezione.
Decisi di ballare C'mon - ballo meraviglioso per una cantante meravigliosa, Ke$ha - e trafissi Harry di nuovo con uno sguardo:- Io sono la ragazza e tu il panda, okay? -

- Va bene, tanto ti straccerò comunque – rispose provocatorio, alzando le spalle.
- Dovrai passare sul mio cadavere - affermai dura, premendo 'Play'. 

Per quasi tutta la durata della canzone non facemmo altro che: ballare come cretini, scontrarci, ridere e scontrarci di nuovo. Era un ballerino terribile ma, nonostante la netta differenza di punteggio, mi stava regalando risate a non finire. Quando arrivò il momento cruciale del ballo, ovvero quello dove la ragazza salta sulla schiena del panda, diventai rossa tutto di colpo: avrei davvero dovuto saltargli sulla schiena? 
Il solo pensiero di farlo mi portò a tossire leggermente per l'imbarazzo: io e Harry non avevamo ancora tutta quella confidenza, come avrei potuto fare una cosa del genere? Certo, poco prima mi aveva addirittura presa di peso sulla spalla... ma mi stavo comunque vergognando. 
Se non mi fossi data una mossa, avremmo di sicuro perso la mossa cruciale dell'intero ballo - facendogli perdere, di conseguenza, l'unica possibilità di ricevere almeno la seconda stella - e, forse, fu per questo motivo che mi spronò a saltargli addosso: non lo disse esplicitamente ma i suoi occhi stavano parlando chiaro. 
Alla fine mi decisi, finalmente, e saltai sulla sua schiena ridendo, facendo non solo prendere quella stella a Harry, ma anche facendolo scoppiare a ridere insieme a me. 
Avremmo potuto continuare a ballare tranquillamente, se la porta di casa non si fosse aperta all'improvviso, rivelando l'ultima persona che mi sarei aspettata di trovare.
Mi mancò il fiato non appena lo vidi lì, davanti a noi e mi ci vollero dei minuti interi solo per poter pronunciare un flebile: - Nick..? -.











                                                         

                                                                I'm mad of you!





Spazio Autrice: in diretta dal divano di casa sua, con Happily nelle orecchie, ecco qua la vostra Manuela! Ci rivediamo dopo una settimana, più o meno, c e mi scuso molto per questo ma, come potete vedere, è un capitolo molto lungo e per questo è uno dei miei capitoli preferiti :D allora, iniziamo subito con le domande del giorno:
- Quale coppia (esclusi Manuela e Harry che tecnicamente non sono una coppia) è la vostra preferita?
- Che ne pensate di Nick e Taylor a prima vista?
- Cosa pensate succederà nel prossimo capitolo?
Avete un bel po' da rispondere quindi spero di ricevere recensioni molto lunghe, visto che le amo *-*
Un saluto speciale alle mie amiche e un  bacione enorme a tutte voi che diventate sempre più numerose *-* vi amo <3
Peace and Love
Xx Manuela








Daniela + Niall

   




Margaret + Liam

    




Mara + Zayn

   




La foto che trova Manuela nella maglia:

   
 
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