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Autore: kiara_star    01/12/2013    4 recensioni
[Sequel de “La carezza di un'altra illusione”]
[a sort of Thorki; fem!Thor]
~~~
C'erano cose di cui Thor non parlava mai, c'erano storie che forse non avrebbe mai narrato. C'erano domande che Steve porgeva con qualche dubbio.
“Perché continui a vedere del buono in Loki?”
“Perché io so che c'è del buono.”
[...]
Siamo ancora su quel balcone?
Ci sono solo io?
Ci sei solo tu?

“Hai la mia parola, Loki, non cambierà nulla.”
Ma era già cambiato tutto dopo quella prima menzogna e non era stato suo fratello a pronunciarla.
~~~
~~
Ancora oggi Nygis riempie il cielo di stelle continuando a piangere per il suo unico amore, nella speranza che un dì ella possa tornare da lui.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda di Nygis'
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Cap 5
L' ultima lacrima



V.





Se c'era qualcosa che la guerra prima, e quel pazzo mondo dopo, gli avevano insegnato, era che la prudenza non era mai troppa; per questo Steve controllò la stanza almeno tre volte prima di permettere agli agenti di portare dentro il corpo ancora privo di sensi di Loki. Controllò che non ci fosse nulla che quello potesse usare, controllò che le manette cingessero ferree i suoi polsi, che le catene che lo tenevano a terra fossero resistenti.
Seguì con accuratezza i gesti con cui l'agente Steward lo legò alla sedia di acciaio e con la stessa attenzione scrutò il viso pallido del loro nemico che ancora sembrava dormire.
«Fatto, signore» affermò poi l'agente sollevandosi in piedi.
Steve diede un ultimo sguardo alla figura seduta in catene sulla sedia e annuì. «Sicuro che non riuscirà a liberarsi?»
«Dubiti di me, capitano?» Udì la voce familiare, prima che la solita fastidiosa mano gli si posasse sulla spalla. «Quelle manette sono opera delle Stark Industries, e già questo dovrebbe essere una garanzia, no?» Sfidò il sorriso di Tony con uno sguardo severo. «Oh, beh, un vecchio amico mi ha dato una mano per progettarle, ma il 90% è tutta farina del mio sacco. Tranquillizzati, Rogers, il nostro bambino cattivo non andrà da nessuna parte.» Si scrollò la mano dalle spalle e uscì dalla stanza seguito dagli agenti. Quando anche Stark fu fuori diede ordine di chiudere la porta.
L'intera cella, perché di una cella si trattava, era completamente rivestita di un materiale di cui non aveva sentito parlare finché non aveva incontrato Stark, non Tony, ma suo padre: vibranio. Lo stesso materiale di cui era costituito il suo scudo.
Indistruttibile, gli avevano detto. Steve, con tutta la gratitudine che ancora provava verso Howard, conservava nel fondo del cuore qualche piccolo dubbio.
Fury aveva deciso finalmente di abbandonare le celle anti-Hulk, dopo che era bastata qualche martellata, da ciò che aveva riportato Thor al tempo, per mandarla in frantumi.
Sulla parete frontale solo un piccolo specchio spia alla vecchia maniera, che permetteva di vedere cosa accadesse all'interno, anche se l'intera cella era completamente supervisionata da decine di telecamere a infrarossi.
«Dov'è Thor?» chiese mentre Tony lo affiancava.
«In una camera da letto con la dottoressa Foster.» Lo guardò con la coda dell'occhio aspettando la solita battuta che sarebbe arrivata puntuale.
Non arrivò.
«Credi che parlerà?» Tornò a guardare l'uomo - poteva chiamarlo così? - ancora svenuto.
«Parlare? Sicuramente - anche troppo. Dirà quello che vogliamo sapere? No di certo.»
«Glielo faremo dire.» Clint li aveva raggiunti con una fredda luce nello sguardo. «Lasciatemelo dieci minuti e lo farò cantare come un usignolo.»
«È uno spettacolo per cui pagherei, dico davvero» sentenziò ancora Tony con un sorriso tirato. «Ma non credo che questo basterà.»
Clint sorrise a sua volta, un sorriso che Steve definì tagliente. «Fatemi almeno provare.»
«Aspettiamo che si svegli e poi decideremo.» Mise fine al loro dialogo con una sola frase.
Poi più nessuno parlò, stranamente neanche Tony.
Natasha si unì a loro subito dopo.
Quando Loki iniziò ad aprire gli occhi, Thor non era ancora arrivato.



*



Aveva un buon odore, dolce e sensuale, ma diverso da quello che ricordava, eppure, non era la stessa pelle?
«Non serve che tu venga, Jane.» La sua voce... Era armoniosa eppure non le provocava brividi, non era il tono deciso e rassicurante con cui amava sentirgli pronunciare il suo nome.
«Credo che Thor abbia ragione.» Pepper le sorrise e a lei non restò che annuire.
Sarebbe voluta andare allo S.H.I.E.L.D., avrebbe voluto guardarlo negli occhi e magari avere il coraggio di tirargli anche uno schiaffo. Ci sarebbe riuscita se Thor fosse stato al suo fianco.
Thor non c'era.
La bella donna che le stava accarezzando il viso non era Thor.
«Fai attenzione» sospirò e la guardò aprirsi in un sorriso che le faceva nascere ancora altre lacrime.
Poi Bruce disse di andare, Pepper raccomandò loro di impedire a Tony di dire qualche frase di troppo e vide quel sorriso sparire dietro alle porte lucide di un ascensore.
Si sentì meglio.
E non le piacque per nulla sentirsi così.



*



Forse l'idea di Barton non era poi così malvagia.
Se avesse avuto meno autocontrollo, Steve gli avrebbe già aperto la testa in due, ma per fortuna aveva capito che cedere alle provocazioni era solo fare il suo gioco.
«La vostra ospitalità è peggiorata dall'ultima volta.» Quelle labbra sorrisero melliflue e lui mandò giù un sospiro di fastidio. «Mettere in catene un ospite. No, no, no, che cattivi padroni di casa questi terrestri.»
«Cosa sono quei simboli?»
Loki sorrise innocente. «Quali simboli?»
Sì, l'idea di Barton era decisamente buona.
«Qualsiasi cosa tu gli abbia fatto, devi farlo tornare come prima.» Le braccia incrociate sul petto, lo sguardo dall'alto al basso e tutta l'aria di non scherzare affatto. Era questo Steve Rogers in quel momento, eppure lui, Loki, rise di gusto.
«È tutto qui? Stavo per decimare la vostra popolazione e tu vieni a pregarmi di ridarvi il vostro compagno di merende?!»
Stavolta fu lui a sorridere. «Non ti sto pregando, te lo sto ordinando.»
«Gli ordini sono prerogativa dei padroni, Rogers, non dei cani al guinzaglio.»
Mise tutta la sua forza per non scagliarsi su di lui.
Perché Thor continuava a credere di poterlo cambiare?
Loki era marcio, era marcio dalla testa alla punta dei piedi. Le sue parole erano veleno, le sue azioni le rispecchiavano.
Non aveva lealtà, non aveva dignità. Dubitava seriamente avesse anche un cuore che gli battesse nel petto.
Faceva del male e gli piaceva.
Era solo questo: un essere malvagio privo di salvezza.
«Sai...» Iniziò facendo qualche passo nella stanza. «Da quella parte della porta c'è un numero decisamente consistente di persone che vorrebbero strapparti di bocca le parole con ogni mezzo a loro disposizione.»
Loki non sembrò intimorito. «Falle entrare, darò a ognuna di esse il mio benvenuto e poi le guarderò andare via con la compagnia del loro fallimento.»
«Sì, forse non diresti nulla comunque ma, credimi, a loro basterebbe anche solo provare.»
Un'altra risata. «Oh, capitano, hai fatto le prove per questa bella scenetta? Perché, devo confessarlo, la stai interpretando bene, ma dimentichi che un bugiardo smaschera con facilità un pessimo bugiardo e la tua sicurezza è una menzogna così fragile che si sgretola non appena poso gli occhi su di te.»
E quegli occhi, Steve doveva ammetterlo, erano letali. Sembravano leggerti dentro e carpirti pensieri che neanche sapevi di fare «Andiamo, Rogers, metti da parte l'onore del soldato. Anche se sono qui in catene, sai bene che siete voi ad aver bisogno di me, non il contrario.»
«Potremmo lasciarti su quella sedia per giorni, per mesi... Anni. Ho sentito dire che hai una lunga vita davanti... bene: preparati a trascorrerla in questa cella.»
Loki rise. «Capisco perché andate così d'accordo tu e lui... Stessa tempra, ahimè, anche stessa stupidità...»
«Chi è quella donna?» chiese severo ricordando la soffocante sensazione di impotenza provata davanti a lei. Thor non aveva aggiunto molti dettagli.
È pericolosa, si era limitato a dire. Nessuno poi si era preso la briga di chiedere quanto, ciò che sembrava riempire la testa di tutti era perché.
Perché era con Loki? Cosa si aspettavano di ottenere con quell'insensata alleanza?
Sapeva bene, erano risposte che non avrebbe avuto da lui.
«Amora?... Oh, è solo una vecchia amica, anzi, sarebbe più corretto dire una vecchia amica di Thor. Vi ha parlato di lei, immagino.»
Non sopportava quel ghigno beffardo, il veleno che aleggiava dietro, la sfacciataggine di non provare neanche a celarlo.
«Perché?» chiese privo di colore.
Un perché per molte cose, Loki scelse di rispondere solo ad una: «Perché distruggere la dignità di qualcuno è divertente, Rogers, soprattutto se quel qualcuno è il principe ereditario di Asgard, coperto d'oro e scarso in intelligenza... Amora non ha preso bene che lui l'abbia sostituita con una mortale - mettiti nei suoi panni, non è stato un gesto cortese da parte di Thor. È solo venuta da me per avere una mano e sono stato ben felice di porgerle i miei servigi. E poi non avevo di meglio da fare.»
«Una ripicca? Mi stai dicendo che hai trasformato Thor in una donna per ripicca? Che vi siete alleati per..» Non terminò. Era assurdo ed era più che certo non fosse neanche la verità.
«Per gioco? Sì è stato un gioco, divertente finché è durato.» Loki fece spallucce e sorrise. Steve quasi rabbrividì a quel piegarsi di labbra. «Tutto è un gioco, Rogers, anche le vostre vite. Non valgono niente.» Strinse la mascella e sentì le mani tremare, avrebbe solo voluto farle schiantare su quel ghigno sadico ma non lo fece perché Thor non era lì e colpirlo ora era da codardi. Steve Rogers non era mai stato un codardo neanche quando veniva costretto all'angolo di un vicolo, neanche quando tornava a casa sulle spalle di Bucky pieno di fratture e di lividi con la sola voce di un ennesimo richiamo.
«Non mettere alla prova la mia pazienza, Loki.» Una minaccia che non ebbe alcun effetto.
Il ghigno era sempre lì, il veleno pure.
«La vostra intera esistenza è solo un disegno tracciato sulla sabbia e io sono l'onda che lo cancellerà. Sempre. Non importa quanto proverete, non importa quanto Thor potrà tentare di difendere questo insulso pianeta... Prima o poi cadrete.»
Scattò come una molla di un solo passo e vide lo scintillio nel suo sguardo.
Gli aveva appena dato la vittoria, gliel'aveva posata su un piatto d'argento senza neanche accorgersene.
Tutto è un gioco...
«Ti costringerò a sputare la verità, lo giuro» ringhiò stringendo i pugni ma sul suo viso c'era ancora quel glaciale sorriso.



*



«Il capitano perde colpi» alitò Tony grattandosi un sopracciglio.
«Lo sapevo che non era una buona idea far parlare lui.»
«Coraggio, Nat, diamogli un po' di fiducia.»
Natasha sospirò appena e Clint sorrise tornando a guardare al di là del vetro.
Guardò il ghigno sul volto di Loki e le spalle di Steve che si alzavano e abbassavano con troppa velocità. Aveva ragione, non avrebbero dovuto lasciare a Steve il compito di interrogarlo ma Clint sapeva cosa si provava quando ti portano via un buon amico, il migliore, quando ti portano via una parte di te.
Thor era ancora lì con loro, bloccato in un corpo diverso, eppure capiva perché Steve sentisse di averlo perso.
Anche se erano una squadra era inevitabile avere affinità diverse con ognuno di loro, era inevitabile trovare qualcuno che in qualche modo sembrava completarti o specchiarti, nei pregi o nei difetti. Lui aveva Nat e Steve aveva Thor.
Con Tony avevano sprecato notti, ubriachi fradici, a ridere alle loro spalle. Perché i biondi sono una cerchia a sé stante, diceva Tony, e Clint doveva correggerlo perché anche lui era un po' biondo. Tony rideva fino alle lacrime e poi iniziava a dire che un giorno Thor e Steve avrebbero fatto a scambio armi per dimostrarsi il loro amore cameratesco.
Clint scuoteva la testa e vomitava sul divano di pelle.
La mattina seguente incontrare lo sguardo di Pepper era un po' come avere un tête-à-tête
con Hulk.
«O con le buone o con le cattive, scegli, stavolta non ci sono mezze misure.»
Steve sembrava aver raggiunto il limite massimo e Clint lo percepì.
Non fu il solo.



*



«E va bene, mi hai stancato, Rogers. Fallo entrare e vi restituisco il vostro caro Thor... Sapete essere tremendamente noiosi voi terrestri.»
Natasha seguì le labbra sottili quando la voce di Loki risuonò nel suo auricolare, risuonò in quello di tutti.
«È una farsa.» Condivideva il pensiero di Clint, forse lo stesso stava facendo Rogers perché continuò a guardare diffidente il viso assurdamente calmo di Loki.
«Pensi che siamo così stupidi da credere alla tua resa?»
«Resa?» Loki rise. «Nessuna resa, è un atto di clemenza la mia. Un atto di clemenza dinnanzi alla vostra disperazione. Solo io posso dissolvere l'incantesimo che lo tiene legato in quel corpo. Non amo ripetermi, ma ne conviene che siete voi ad aver bisogno di me.»
«Il bastardo ha ragione.» Tony sospirò sonoramente. «A meno che non sottoponiamo Thor a una decina di interventi di chirurgia non possiamo farlo tornare il culturista di un tempo, e comunque resterebbe sempre in ballo la questione “martellone nella roccia”.»
«Cosa proponi di fare: dargli corda?» chiese e lo vide annuire.
«Diamogli un po' di lenza sì, e vediamo dove ci porta. Io ho qualche teoria che amerei verificare.»
«Io voto sempre per aprirlo in due come un tacchino e costringerlo a sputare la verità.»
«Anche se Thor è parecchio incazzato, ho come il dubbio che non ci permetterà di usare il suo fratellino come rimpiazzo del piccolo chirurgo, Clint.»
Natasha osservò ancora Steve all'interno della cella e poi il volto spavaldo di Loki.
Era legato mani e piedi, immerso in una gabbia impenetrabile di vibranio, alla mercé di assassini addestrati e individui che non avrebbero battuto ciglio nel testare la soglia del suo dolore fisico, eppure sembrava essere lui a dettare le regole. No, era lui a dettare le regole.
Non le piaceva, Loki non le era mai piaciuto.
«Fai uscire Rogers e chiama Thor.»
«Ne sei sicura?» Alla domanda di Clint ingoiò un sospiro.
«No, però cos'altro possiamo fare?»
«È un suicidio, Nat.»
«Può darsi, falco» intervenne Tony mentre digitava qualcosa sul suo palmare. Quando finì sollevò lo sguardo al vetro. «Ma resuscitare ci viene piuttosto bene.»
Natasha sollevò un angolo delle labbra e a Clint non restò che sospirare sonoramente.



*



Bruce sentì il trillo del cellulare ma non ricordava dove l'avesse messo.
Cercò nella tasca dei pantaloni, poi nel taschino della camicia. Niente.
Cercò sul sedile dell'auto e infine lo trovò fra le mani di Thor.
«Era a terra. L'ho raccolto.»
«Oh, grazie, Thor.»
Sullo schermo il nome di Tony.
State arrivando? Fra un po' tocca alla nostra coppa C.
Si grattò la fronte con un sospiro sulle labbra. Non sapeva se essere grato o meno alla sua natura stravagante anche in momento davvero poco leggero.
«Ci sono nuove?»
Sollevò il viso su quello di Thor. «Oh... ehmm, sì, cioè no. Tony voleva sapere se stavamo arrivando.» Provò in tutti i modi a non lasciare che i suoi occhi cadessero più in basso del suo collo altrimenti avrebbe dovuto prendere Tony e organizzargli un appuntamento al buio con il suo lato rabbioso.
Per fortuna Thor annuì soltanto e tornò a guardare dal finestrino.
Bruce tirò in mezzo sospiro mentre rispondeva a Tony che sarebbero stati lì a momenti.
«Posso chiederti un favore, Bruce?»
La voce di Thor era appena un sussurro eppure sembrava sorretta da una strana sicurezza.
«Certo.» Quando lo guardò i suoi occhi resero giustizia alla sua sensazione.
«Puoi prenderti cura di Jane, per me?»
Non capì. Scosse la testa confuso. «Cosa vuoi dire?»
«Lei non mi vuole accanto, non così. L'ho capito quando l'ho abbracciata.» Lo sguardo si abbassò e un triste sorriso piegò la sua bocca. «Non voleva che lo facessi.»
«Cerca di capirla, Thor, non è facile. Ha bisogno di tempo e forse-»
«No, lei non riuscirà a starmi vicino finché sarò chiuso in questo corpo e non permetterà a me di starle vicino. Non gliene faccio una colpa. Ma finché non avrò la possibilità di tornare me stesso, vorrei che tu, Bruce, la protegga per me. Hai la mai fiducia ma, soprattutto, hai quella di Jane... Puoi farlo?»
Deglutì a vuoto, deglutì davanti a una preghiera sospirata.
«Thor, io...» Non riesco a proteggere neanche me stesso...
La macchina si arrestò proprio in quel momento, dai vetri grigi si intravedeva l'ingresso dell'enorme edificio.
«Va bene. Lo farò.» Era ciò che, sapeva, Thor aveva bisogno di sentire, era ciò che Bruce voleva dire, era ciò che Hulk non avrebbe mai potuto rispettare.
«Grazie, amico mio.»
Non era ciò di cui Jane aveva bisogno.



*



«Non se ne parla, non permetterò a Thor di entrare in quella stanza né a Loki di uscire!»
Steve sembrava irremovibile.
«Ascolta, Steve, o questa soluzione o lasciamo che Clint metta le mani sui suoi attrezzi di tortura e si diverta con lui. Scegli.» Sembrò rifletterci su e Tony ebbe il dubbio che avrebbe scelto la seconda ipotesi. Sarebbe stata una sorpresa, una sorpresa per nulla piacevole...
«Thor è umano adesso» sospirò il capitano dopo un lungo silenzio.
«Lo siamo anche noi.» La linea di Natasha non aiutò.
«È diverso.» E per quanto gli dolesse ammetterlo, Rogers aveva ragione. Thor era sì umano ma sembrava anche cambiato in altri sensi. Sembrava quasi... Stranamente con tutta la sua lingua sciolta non sapeva dirlo.
Sembrava altro.
Intravide la sagoma di Bruce che giungeva incerta dal fondo del corridoio, al suo fianco una donna bionda che avrebbero dovuto continuare a chiamare Thor.
«Signore?» La voce di Jarvis risuonò solo nel suo auricolare. Lasciò che fosse Natasha a chiarire ai due nuovi arrivati la situazione e si allontanò di qualche metro.
«Allora, Jarvis?»
«Signore ho provato a recuperare le immagini delle telecamere a circuito chiuso ma è stato inutile. Nessun algoritmo è servito.»
«E le registrazioni audio?»
«Vuote, signore. I file risultano privi di una qualsiasi traccia.»
Tony guardò l'interno della cella, gli occhi di Loki che vagavano annoiati sulle pareti.
«Grazie, Jarvis.»
Benché avesse previsto un mal funzionamento dei software in caso di arrivo di Loki, Tony aveva preso le sue precauzioni comandando Jarvis di fare un back up di ogni dato presente nella Tower. Le telecamere sparse nel salone avrebbero dovuto riprende comunque ciò che accadeva, i rilevatori di suono e movimento avrebbero dovuto funzionato lo stesso.
Non era andata così.
Era chiaro come il sole che Loki aveva voluto che nessuno sentisse o vedesse.
Ma avrebbe potuto celare ogni suo segreto ancora per poco.
«Sei umano adesso, non essere avventato. Ragiona, Thor, se ti vuole in quella stanza ci sarà un motivo e non credo sia quello di farti tornare come prima.» Sentì Steve cercare di persuaderlo.
«Sono d'accordo con il Capitano: entrare in quella stanza è solo una pessima idea, anzi è un'idea decisamente di merda.» E Clint, gli andava dietro.
«Forse hanno ragione, magari... »
No, Bruce, non ti ci mettere anche tu.
«Lasciatelo entrare.» Raggiunse di nuovo il gruppo e portò gli occhi sul volto di Thor diretto però verso il vetro della cella. «E poi noi saremo qui fuori, cosa volete che possa accadere? Insomma siamo supereroi, che cavolo!»
Steve gli lanciò la solita occhiataccia da: “no, siamo uomini comuni che fanno solo il loro dovere per difendere questo mondo dalle persone brutte e cattive.”
Clint era ancora per: “idea di merda. Lasciate entrare me e una motosega e poi ne riparliamo.”
Bruce invece ostentava la sua classica espressione da: “ho scordato i pantaloni di riserva. Non contate su di me.”
Natasha non aveva espressioni. Era russa, cosa poteva aspettarsi di diverso?
«Non sono una donzella in pericolo, anche se ho queste sembianze.»
E Thor aveva ancora il pregio di usare parole arcaiche con la solita nonchalance.
«Nessuno pensa a te come a Bella Swan, Thor, stai tranquillo» sospirò battendogli una mano su una spalla. «Tu hai più tette.»
Thor non sembrò infastidito dal commento quanto Steve. Tony iniziava a temere che fosse un femminista convinto e che magari un giorno lo avrebbero visto guidare una marcia per i diritti delle donne bruciando reggiseni...
«Finché non saremo sicuri delle vere intenzioni di Loki non possiamo farlo entrare in quella stanza. Cosa ci ha detto? Niente. Né su Amora né sul perché è di nuovo piombato qui.»
«Andiamo, Rogers, cosa credevi che dicesse? È Loki. Qualunque cosa dica o non dica non ci possiamo fidare di lui a prescindere.»
«Tony ha ragione.» Thor si era avvicinato alla porta. «Di lui non vi potete fidare. Provate a fidarmi di me.»
Un nuovo silenzio scese.
Tony avrebbe voluto spezzalo con la solita frase sbagliata, ma stavolta fu Steve a prendersi l'incomodo.
«Sei sicuro, Thor?»
Thor assentì con un cenno del capo. «Lo sono.»
Steve pretese qualche altro attimo e poi acconsentì. «Va bene, ma fa' attenzione e, in qualunque momento dovessi ritenerti in pericolo, entreremo. Che tu lo voglia o meno.»
«E se fossi in te, Thor, cercherei di uscire da lì con qualche muscolo in più.» Scherzò ma non riuscì a sollevare alcun sorriso. Natasha nel mentre inserì il codice di sblocco.
Poi il tonfo della porta.
In bocca al lupo, Point Break...
Quando il vibranio si chiuse alle spalle di Thor, nessuno poté ignorare il sorriso vittorioso sulla bocca di Loki.



*



Jane notò un'ombra sul bel viso di Pepper mentre leggeva qualcosa sul suo smartphone.
«Che succede?» chiese con un che di ansioso.
«Oh, nulla, Tony dice che stanno provando a far parlare tuo cognato.»
Pepper la raggiunse sul divano con due tazze fumanti fra le mani.
«Ti prego, non chiamarlo così. È raccapricciante» sospirò prendendo una delle due ceramiche. «Grazie.»
«Scusa.» Sorrise gentilmente al suo fianco soffiando appena sul bordo dalla tazza. «Allora, com'è stato?»
Jane sospirò. «Cosa? Il ritrovarsi davanti il tuo uomo sotto forma di donna o lo scoprire che è una donna più femminile di te?»
«Io ti avevo avvisato.»
Le piaceva la compagnia di Pepper, sebbene fossero molto diverse. Pepper era una donna sicura e determinata. Jane era solo uno scienziato e la sua sicurezza le era data dalle nozioni che conosceva, perché la scienza è scienza, i numeri sono numeri. Ma la scienza era rassicurante anche nel suo essere ignota, era un mondo in cui si sentiva a casa, sebbene povero di costanti e intrinseco di variabili.
La scienza le aveva portato Thor e ora qualcosa di diverso glielo aveva portato via.
«Thor ti ha detto che non è la prima volta che gli succede?»
Annuì ripensando al loro breve discorso in camera. A come per poco la sua mascella non era caduta a terra quando aveva sentito confessare da una bocca troppo carnosa che c'era stato un tempo - lontano, diceva - in cui aveva già vestito quella pelle. Un tempo, seppur così lontano, di cui Thor non aveva ritenuto importante metterla a conoscenza.
E aveva provato rabbia verso di lui, verso di lei, verso quel viso che sembrava arrossire impercettibilmente mentre le chiedeva scusa per averle nascosto tutto.
Quale tutto?
Cosa significa “tutto”?
Sentiva che c'era ancora altro che Thor le stava nascondendo, un altro che non era così sicura di voler conoscere.
«Non è Thor... È strano, ma non riesco a riconoscerlo.»
Pepper le sorrise ancora. «No, non è strano, Jane. È comprensibile. Se capitasse una cosa del genere a me non so come reagirei, oddio, forse lo so, anche perché nel caso sarebbe sempre colpa di Tony, in un modo o nell'altro.» Strappò un sorriso anche a lei. «Però è lo stesso Thor, non è cambiato il suo cuore, solo il suo corpo e non per sempre.»
Prese un sorso di calda tisana e scosse la testa. «Non so come spiegarlo, Pepper. Non riesco a sentirlo, è come se...» Poggiò poi la tazza sul tavolino nascondendo il viso fra le mani. «È come se si fosse allontanato, c'è qualcosa che non vuole dirmi, forse pensa che non riesca a capirlo? Io non lo so.» Sospirò a lungo ricacciando indietro le lacrime, ricacciando indietro la voglia di urlare che era stanca di tutte quelle stranezze, era stanca di aspettare una serenità che sembrava non esserle destinata.
Era stanca.
«Credo di sapere cosa sia.» Alzò il viso su quello di Pepper che non sorrideva più.
«Cosa?»
«Non so se sia il caso che te ne parli io, ma forse è meglio sollevare Thor anche da questo incarico.»
Sentì l'agitazione guidare la sua mano mentre si stirava qualche ciocca di capelli dietro a un orecchio aspettando che Pepper continuasse. «Loki non è venuto da solo, questa volta.» Posò la tazza accanto alla sua e prese un respiro. «C'era anche una donna, una specie di maga. Ha messo in seria difficoltà anche Steve, ma...»
«Chi è?»
«Si chiama Amora.» Capì che quella pausa era un modo per chiederle se sapesse di chi stesse parlano. No, non lo sapeva e sinceramente aveva paura di scoprirlo. Pepper udì la sua afona risposta e parlò ancora: «È una sua ex - di Thor, intendo, non di Steve, ovviamente. Non credo Steve abbia qualche ex ancora in vita. A dir la verità non credo neanche che Steve abbia delle ex...- comunque, non so per quanto e quando siano stati insieme, ma forse Thor aveva timore di parlartene perché non voleva che dovessi affrontare anche questo. Credo sia naturale dopotutto.» Ma Jane era rimasta a quella prima frase.
Una sua ex.
Non doveva stupirsi di certo, anche lei ne aveva avuto qualcuno, no?
Thor aveva vissuto una vita dieci volte più lunga della sua, era normale avesse lasciato qualche donna dietro al suo percorso, ora c'era lei al suo fianco e questo doveva rassicurarla.
Eppure non poté che provare altra rabbia, stavolta per se stessa, stavolta per quel sentimento che quasi sentiva sbagliato.
Perché era sbagliata per stare al suo fianco, l'aveva sempre saputo e forse un giorno anche Thor lo avrebbe capito.



*



Loki la guardò fare piccoli passi verso di lui e fermarsi di fronte, con lo sguardo freddo e le labbra serrate.
«Sigyn... dove eravamo rimasti?»
Sorrise, sorrise ancora, sorrise sentendo sulla lingua il sapore inconfondibile della vittoria.
Dolce e acre, inebriante eppure spaventoso.
Le labbra di Sigyn restarono una linea netta.











***













NdA.
Scusate il ritardino. Purtroppo questo capitolo è stato una spina nel fianco perché ho dovuto scriverlo praticamente due volte avendo perduto (a causa della mia idiozia) la prima revisione =\\\=
Spero sia stato gradito comunque, benché personalmente lo odi con tutta me stessa +__+
Ok, alla prossima con il nostro face2face fra Lokino e Sigynuccia e, attenzione, stavolta abbiamo degli spettatori...
Un abbraccio infreddolito a tutte ^^
Kiss kiss Chiara

  
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