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Autore: masked_lady    05/05/2008    1 recensioni
Hook è stato inghiottito dal coccodrillo, ma è davvero morto? E soprattutto, la sua anima è davvero nera? La storia di un uomo affascinante, crudele e senza pietà il cui cuore di ghiaccio sarà scaldato da qualcuno di molto speciale.FINORA NOTO CHE MOLTI LEGGONO MA POCHI LASCIANO RECENSIONI. PER FAVORE, RECENSITE, SIA IN POSITIVO CHE IN NEGATIVO. MI FA PIACERE SE COMMENTATE. BACI
Genere: Romantico, Fantasy, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Attrazione

Attrazione

I due giorni che seguirono furono sereni, quasi felici. Hook trascorreva molto tempo con Arabelle, il più del quale ascoltando la ragazza che leggeva per lui. Inaspettatamente, il pirata si era rivelato a lei capace di essere gentile, anche formalmente cordiale. Del resto, la maggior parte dei suoi inganni, praticati nella sua carriera di filibustiere, erano riusciti anche grazie alla sua capacità di essere affabile e raffinato. Ma Arabelle sapeva riconoscere un sorriso falso o uno sguardo doppiogiochista. Non era quello il caso, anche perché lo stesso uomo appariva colto alla sprovvista da queste sue manifestazioni.

Era pomeriggio, quando Arabelle terminò di leggere per lui. Chiuse con grazia il libro e lo posò sullo scrittoio poco distante dal letto. Era ancora più bella del solito se possibile: di nuovo in tenuta da amazzone, con i pantaloni e gli stivali, lasciava ancora in mostra il suo corpo. I capelli non erano sciolti come al solito, ma parzialmente raccolti dietro la nuca. L’ovale del viso le risaltava di più. Stranamente aveva due leggere occhiaie, che se non le intaccavano la bellezza, la rendevano più umana, meno eterea. Che non avesse dormito?

« È ora di medicarti » disse piano. Hook era ancora rilassato, ancora calmato e rassicurato dalla voce calda e melodiosa di lei. Non aveva mai udito una voce simile.

« Mi sento meglio oggi. »

Lei sorrise « Ti senti meglio perché sei quasi guarito, Jason. » rispose lei, mentre gli scioglieva le bende « Non manca molto ormai. ».

« Non manca molto per cosa? » chiese Hook perplesso. Le dita della giovane si muovevano leggere e abili sulla sua pelle, sfiorandola appena. Per l’uomo fu come se venisse inondato da una scarica elettrica lungo tutto il corpo. Un brivido lo percorse lungo la spina dorsale. Anche Arabelle sembrò rimanere non indifferente a quel contatto, perché le sue dita presero a tremare leggermente, sebbene lei sembrasse impassibile. Come se non avesse udito la domanda di lui, non rispose.

« Per cosa, Arabelle? » la incalzò lui alzando un po’ il tono di voce.

« Perché tu possa tornare alla tua vita. Al tuo ruolo, se così preferisci. ».

Il cuore del pirata perse un colpo. In quegli ultimi due giorni era stato talmente bene che aveva dimenticato che presto sarebbe giunto il momento di tornare alla Jolly Roger e al suo equipaggio. Agli arrembaggi e alla guerra contro Pan. Alle battaglie tra pirati e ai bordelli. Alle razzie e alla ricchezza e fama. Alla solitudine.

« Non sembri felice. » considerò lei « Credevo fosse ciò che desideravi. »

« Infatti » rispose pronto lui.

Lo desideravo. Hai detto bene. Prima lo desideravo. Ora non so più cosa voglio.

« La ferita è a posto, quindi il rischio che si infetti è praticamente inesistente a questo punto. » analizzò con occhio esperto la giovane « Per essere certa che si cicatrizzi a dovere, però, devo applicarvi sopra un impiastro di erbe. ».

Hook la guardò incredulo « Un impiastro di erbe? »

« Si. » fece lei « L’ho già preparato. È di là » Si allontanò con passo svelto, quasi di corsa e ricomparve in un baleno accanto al pirata con un sacchetto di stoffa. Lo aprì piano e vi immerse dentro una mano. Quando l’ebbe tirata fuori, le dita erano sporche di una crema verde scuro dall’aspetto mollo ma che emanava un profumo di lavanda molto intenso.

« Sta fermo. » si raccomandò, prima di sedersi accanto a lui. Avvicinò cautamente la mano all’inizio del taglio, poi vi posò sopra le dita e cominciò a spalmare l’impiastro con lenti movimenti circolari. Appena ebbe incominciato, Hook trasalì.

« Ti fa male? » chiese, preoccupata.

« Si » mentì lui. In realtà non avvertiva quasi per niente dolore; era stato il contatto con la mano della ragazza a fargli quell’effetto. Arabelle intanto continuava a percorrere il taglio lasciando un sottile strato di quella crema di erbe. L’uomo chiuse gli occhi, rilassandosi al suo tocco, che però, più che rilassarlo, in quel momento gli stava trasmettendo scariche e brividi finora mai provati di tale intensità.

« Posso farti io una domanda stavolta? » domandò Arabelle, guardandolo dritto negli occhi, ora di nuovo spalancati.

« Parla. » disse lui.

La ragazza indicò con la mano pulita il suo moncherino. Non smise mai di fissarlo, per paura che pensasse che la cosa le creava ribrezzo o imbarazzo.

« Come è accaduto? »

Un moto di rabbia sconvolse Hook al ricordo di quella esperienza dolorosa sia nel fisico che nell’orgoglio. Ogni volta che riviveva ciò che era accaduto quella notte, il suo istinto omicida si risvegliava e chiedeva vendetta.

« Non pensavo che fosse un ricordo tanto doloroso per te ». disse lei. Evidentemente lui non se ne era accorto, ma aveva assunto un’espressione spaventosa e aveva stretto a pugno la mano destra fino a bloccare l’afflusso di sangue alle nocche delle dita.

« Non è doloroso. Io non conosco il dolore. » disse lui con voce bassa e ringhiante « La notte in cui ho perso la mano è il ricordo a cui mi appiglio quando ho bisogno di un motivo per continuare a vivere. »

« E quale sarebbe questo motivo? »

Hook la fissò. Gli occhi grigi quasi stavano virando al rosso « Vendetta! » sussurrò con odio. Arabelle divenne improvvisamente triste, mesta e preoccupata.

« Davvero vivi per questo, Jason Hook? Per la vendetta? »

L’uomo fece una risata breve, malvagia « E per che cos’altro dovrei vivere allora? »

« Non posso dirtelo io. » disse sempre più triste lei « Bisogna scoprire da soli una ragione per vivere, ma ho imparato sulla mia pelle che la vendetta non è un buon motivo. »

« A me è stato molto utile, invece. Non so che cosa avrei fatto se non avessi avuto il desiderio di vendetta che mi ha sempre caratterizzato ».

Arabelle sospirò « Capisco ».

Involontariamente, mentre continuava a spalmare l’impiastro sulla ferita, si era distratta e parlando con lui aveva sfiorato inavvertitamente con la mano il capezzolo sinistro dell’uomo. Egli sussultò, ma non per sorpresa, perché un’altra scarica lo aveva attraversato, partendo dalla zona inguinale. Arabelle si scostò immediatamente, ma non senza aver notato che il pirata aveva deglutito silenziosamente al suo tocco.

« Capisco anche perché non vuoi parlarmene. » disse poi, per sviare l’attenzione di entrambi dal momento di imbarazzo appena passato.

« Non ho mai detto che non avrei risposto alla tua domanda. ». Era stato più brusco di quanto avesse realmente voluto, ma perdeva il controllo quando rammentava Pan e tutto ciò che gli aveva fatto solo per il capriccio di un ragazzino impaurito dalla vita.

« Allora parla, ti ascolto. » disse lei in un sussurro.

L’uomo prese un respiro profondo per recuperare l’autocontrollo, poi cominciò a raccontare.

« È stato Pan a farmi questo. Lui è… »

« So chi è Pan. » lo interruppe lei.

Hook parve sorpreso « E come fai a conoscerlo? »

Arabelle fece spallucce « Quando ero sul vascello dei miei rapitori, ho sentito alcuni di loro parlarne, ma non so come mai tu e lui siete così nemici. »

« È stato tutto un suo capriccio. Lui vive in una realtà dove tutto è un gioco, anche la sofferenza, purchè sia quella altrui. Mi ha scelto come nemico, e da allora non ho più avuto tregua. Sono arrivato al punto di odiarlo almeno quanto lui odia me nella sua stupida mente infantile ».

« Capisco » fece la ragazza.

« Una notte, mentre stavamo combattendo, come d’usanza, sul mio vascello da lui abbordato con i suoi bimbi sperduti, mi sorprese alle spalle. Voltandomi, finse un affondo che mi preparai a parare. Invece resi solamente vulnerabile la mia mano sinistra, che mi tagliò senza pietà. » Guardò Arabelle con il fuoco nelle iridi di ghiaccio « Ma non glie lo rimprovero: io avrei fatto lo stesso al suo posto. La mano tagliata la diede in pasto ad una bestia mostruosa, un coccodrillo dalle dimensioni gigantesche che, assaggiata la mia carne, mi ha inseguito senza darmi tregua nella speranza di finire il pasto. ».

Aveva cominciato a tremare di rabbia, giunto a quella fase del racconto. La ragazza ascoltava senza battere ciglio, trasformandosi nuovamente nella creatura inarrivabile che nel profondo forse era.

« Che ne è ora del mostro? » domandò, mentre si puliva la mano dall’impiastro.

Hook rise mesto, poi sul suo volto si disegnò la sua solita espressione crudele. « Il mostro è morto »

« Morto? » ripetè lei « E come? »

« Mi aveva inghiottito vivo la notte che mi hai condotto qui. L’ho ucciso e sono riuscito a fuggire dalle sue fauci. Non è stato facile. ». Qui Arabelle sussultò involontariamente. Mai avrebbe pensato che quell’uomo avesse potuto riportare quelle ferite da uno scontro del genere. Tenicamente, visto l’avversario che aveva dovuto affrontare, era uscito quasi illeso dal combattimento.

« Sono passati tre anni dalla notte in cui Pan mi mutilò. Non potrò mai dimenticare che devo a lui questa mia ridicola condizione. ».

« Condizione grazie alla quale la tua fama è aumentata in maniera considerevole. » sentenziò la ragazza. « L’uncino che porti al posto della mano è forse l’arma più temuta qui, da quanto mi è parso di sentire. ».

Un bagliore rosso apparve negli occhi del pirata « Questo è più che certo, che il Diavolo mi porti! »

Aveva stretto il pugno destro a tal punto che la circolazione sanguigna del braccio era quasi bloccata. Le nocche delle dita erano ormai livide per lo sforzo e la mancanza di ossigenazione. Semisdraiato, riviveva quell’episodio che tante volte aveva maledetto nei sui pensieri e nelle sue memorie.

Improvvisamente, Arabelle interruppe il contatto visivo con lui. Egli ne rimase sorpreso e incuriosito. Lentamente, molto lentamente, la ragazza avvicinò le sue piccole mai a quella grande e serrata dell’uomo. Con una delicatezza che poco aveva di umano,gli sfiorò il pugno chiuso, assumendo un lieve cipiglio. Hook per poco non trasalì a quel tocco sublime, che lo scosse nel profondo, lo risvegliò in un certo senso. Ancora più lentamente, Arabelle lo indusse a schiudere le dita, lasciando che il sangue tornasse a scorrere correttamente. Egli non oppose la minima resistenza, tanto era rimasto stordito da quel gesto così strano. In pochi secondi, la sua mano era di nuovo distesa e lui era un po’ più calmo di quando aveva terminato il racconto.

Quando non ci fu più bisogno di continuare, Arabelle gli lasciò la mano, lasciandolo interdetto. Lo guardò di nuovo e notò che, fosse per la rabbia di poco prima o per il suo comportamento, aveva la fronte leggermente aggrottata e lo sguardo confuso. Allora fece qualcosa che per l’uomo sarebbe stata impensabile: avvicinò quella stesso mano che aveva usato sulla sua al suo viso, alla sua fronte, per l’esattezza, e la distese con un semplice tocco dei polpastrelli. Nel frattempo, non smise neppure per un istante di guardarlo negli occhi. Mentre lo fissava, potè vedere con chiarezza i cambiamenti che avvennero nel suo sguardo. Vide l’odio ed il rancore trasformarsi in qualcosa di indefinibile, dolce, ma al contempo brutale, infinito ma inesplorato. Qualcosa che non avrebbe dovuto essere nel suo sguardo.

Quando la giovane ritirò piano la mano, lui la prese gentilmente per il polso e la trattenne. Non fece null’altro in un primo momento: rimase solo fermo in quella posizione, mentre Arabelle lo fissava a sua volta. Stavolta però, era lei ad essere sorpresa dalla reazione di lui. La presa sul polso di lei era così lieve, ma nello stesso tempo così inesorabile e decisa che Arabelle non soppese la cosa migliore fosse liberarsene o consentire quel contatto. Un contatto che le dava i brividi.

Hook teneva ancora la mano di lei sospesa a mezz’aria poco distante da dove si era posata prima. « Come hai fatto? »

La giovane parve non comprendere « A fare cosa? »

La voce del pirata l’aveva colta di sorpresa, perché dirla gentile era minimizzare. Era calma, pacata, esprimeva sorpresa per ciò che era accaduto, ma non solo. Era una carezza per l’anima il modo in cui aveva pronunciato quelle parole.

« Hai lenito le mie ferite. » spiegò. Non c’era bisogno di precisare a quali si riferisse: Arabelle capì immediatamente di quali stava parlando e che non erano certo i tagli causati dallo scontro con il coccodrillo.

« Non ho fatto nulla » disse piano, quasi timidamente, ma senza abbassare lo sguardo

« Oh si, invece. » insistette lui « Hai fatto svanire la rabbia che mi aveva pervaso con un semplice tocco. È come se tu sapessi cose che io non conosco. Ma se è così, per Diana, spiegamele. Fa quello che vuoi ma fa in modo che io possa capire come hai fatto a far assopire l’odio appena nato in me. ». Per molti altri secondi, Arabelle non gli diede alcuna risposta. Lui però non era deciso a rassegnarsi e ancora le teneva la mano bloccandole il polso ancora più strettamente. Nel parlare alla ragazza per la seconda volta, il suo tono, già diverso dal solito quando le aveva rivolto la prima domanda, era ulteriormente cambiato. Ora era anche più basso, la voce quasi roca e così carezzevole da impressionare entrambi. Possibile che Hook potesse parlare in quel modo? Un amante non necessariamente sarebbe stato capace di un timbro tanto accattivante. Non c’era altro modo per definirlo, infatti, se non innocentemente seducente. Innocentemente, perché l’uomo non sembrava comprendere ciò che faceva.

« Non so di cosa parli, Jason Hook. » fu la risposta rapida di Arabelle.

« Invece io credo che tu lo sappia benissimo. » la contraddisse lui « Però non vuoi dirmelo. Perché? ».

Stavolta gli occhi di lei si accesero di bagliori di tempesta « Te lo ripeto: non so di cosa parli. Non ti capisco! Io non ho fatto nulla. » Anche la sua voce si era fatta più alta e sicura, ma si avvertiva comunque un senso di cambiamento anche in lei. « Lasciami andare. » gli ordinò.

Hook la fissò un’ultima volta, poi fece come lei gli aveva chiesto. La lasciò talmente all’improvviso che Arabelle non se ne accorse neppure in un primo momento. Ad ogni modo, sebbene ormai fossero svincolati da quel contatto fisico, sembrava che nessuno dei due fosse intenzionato a spezzare quello visivo.

Dopo altri minuti, finalmente, lei riuscì a rompere quel terribile silenzio « Se ho fatto qualcosa di buono, ne sono felice, Jason. »

Hook la fissò ancora più intensamente « Non so se era qualcosa di buono. Questo non lo so davvero, ma è qualcosa di strano e, soprattutto, è stato molto potente. ».

In quel momento, il pirata sentì una smania incontrollabile di toccarla. Non importava dove, esattamente, ma desiderava di nuovo il contatto con la sua pelle morbida e fresca. Eppure qualcosa gli impedì di sfiorarla. Era come se credesse di contaminarla, profanarla in qualche modo con il suo tocco.

Che razza di significato ha tutto ciò? Si chiese subito.

Lo sai! Fu la risposta del suo cuore. Ormai non era più completamente sbagliato chiamarlo cuore. Era ancora ben protetto da uno strato di ghiaccio, ma questo era molto, troppo sottile, perché quel muscolo a lui sconosciuto potesse tacere.

No, non lo so.

Si, invece, lo sai, ma ancora non vuoi saperlo. Era vero. Era un enigma, certo, ma non avrebbe saputo esprimerlo con parole differenti. Sentiva di conoscere ciò che gli stava accadendo, ma al contempo gli sembrava qualcosa di indefinibile, assurdo, ultraterreno e non sapeva dargli un nome.

« Ora è meglio che vada. » disse Arabelle, alzandosi in piedi e prendendo il sacchetto con l’impiastro di erbe « Altrimenti nessuno di noi due avrà nulla da mangiare questa sera. »

Hook la guardò con una strana espressione. Che fosse preoccupato?

« Arabelle! » la chiamò mentre lei aveva già cominciato ad allontanarsi.

« Si? » ella si voltò verso di lui con un movimento fluido del capo che le fece ondeggiare le fitte onde simili a boccoli in maniera molto seducente.

« Io…. » improvvisamente egli non ricordava il motivo per cui l’aveva chiamata. Forse non l’aveva mai saputo davvero. « Io… sta attenta »

Ma che diavolo mi succede? Possibile che le abbia detto una cosa del genere?

Ebbene si. Lo hai fatto.

Arabelle lo guardò per un istante, poi sorrise in una maniera così tenera e grata per quel segno d’interessamento da parte di lui, che Hook se ne sentì quasi stordito. Non gli rispose. Si limitò ad annuire per un momento in segno di assenso, poi sparì, leggiadra come una brezza mattutina, lasciando solo il pirata a fissare il vuoto della stanza lasciato da lei.

Tornò un’ora dopo, all’incirca. Era quasi completamente fradicia e Hook se ne chiese la ragione. Ella tuttavia, non ebbe tempo per dargli spiegazioni e si diresse dove evidentemente aveva stabilito il suo alloggio per cambiarsi d’abito. Passò quasi un’altra ora quando Hook sussultò nel letto: aveva di nuovo udito la voce melodiosa che perseguitava i suoi pensieri come un fantasma. Stavolta il canto era più lento e basso. Sempre triste, sciolse ancora un po’ la cortina di ghiaccio che offuscava i sentimenti del feroce pirata.

Era ancora più bella se possibile, e pareva anche che si fosse fatta più vicina rispetto alle volte precedenti. La voce di un elfo della razza più pura non avrebbe potuto mai eguagliare un suono simile. La fronte di Hook cominciò ad imperlarsi di sudore dopo che furono trascorsi altri due o tre minuti dall’inizio del canto. Quella voce lo turbava quanto la vicinanza di Arabelle e altrettanto intensamente come egli voleva scoprire di più su quella creatura, desiderava scoprire da dove proveniva quella voce.

Non seppe con esattezza quanto durò la canzone, fatto sta che la voce tacque improvvisamente così come era comparsa. Hook aveva il respiro affannato e il battito accelerato. Non sapeva cosa fare, ma era scosso.

« Arabelle! » chiamò poco dopo « Arabelle!! ». Il suo era un grido disperato, anche se un po’ arrabbiato.

In breve la ragazza comparve nella stanza, piuttosto trafelata e affannata. « Cosa succede? » chiese, allarmata.

Hook non fece in tempo a rispondere, perché aveva gettato l’occhio su di lei: evidentemente l’aveva chiamata mentre era intenta a vestirsi, perché non aveva ancora completato l’opera. Indossava i pantaloni neri aderenti che molto spesso le aveva visto indosso. Sopra di essi portava solo un bustino intimo semislacciato che lasciava intravedere le curve delle sue forme. Mai per Hook una donna fu tanto desiderabile. Tra l’altro, il pirata se ne rese conto solo allora, ma Arabelle era molto più giovane delle donne che normalmente frequentavano le sue lenzuola.

Vent’anni.... Diamine! Così giovane e bella, fiera e indomita. Chi è colei che ho di fronte? Ormai i pensieri nascevano spontanei e incontrastati nella mente di Hook. Eppure se poteva abituarsi al fatto di essere affascinato da lei, non si sentiva ancora pronto all’idea di desiderarla. E invece nel vederla in quel modo il suo desiderio si era manifestato in tutta la sua urgenza ed immediatezza, provocandogli tensioni dove, per fortuna, il lenzuolo celava la carne.

« Che succede? » chiese ancora la ragazza. Era inconscia di essere seminuda, oppure non dava peso alla cosa, questo nessuno era in grado di dirlo con esattezza, ma comunque si comportava come se la cosa non le importasse.

« Nulla. » la tranquillizzò lui « Ho sentito uno strano suono, e non è la prima volta che mi accade. Non hai sentito nulla? ».

Arabelle scosse le spalle « No. »

« Era come… un canto » provò a precisare lui, come se così facendo avesse potuto ottenere una differente risposta. Ma lei scosse nuovamente le spalle.

Il respiro del pirata era ancora molto affannato. Praticamente lo aveva trattenuto per tutta la durata del canto e ora si ritrovava completamente a corto di ossigeno. Si era anche alzato con il busto, appoggiandosi sui gomiti per rimanere per metà sdraiato.

Arabelle fece qualche passo verso di lui « Non hai un aspetto molto sano » considerò. Continuò ad avvicinarsi fino ad arrivare a pochissima distanza da lui. Gli toccò la fronte con il dorso della mano destra. Quel contatto con la sua mano fresca e delicata provocò un’altra ondata di piacere nel corpo virile dell’uomo, che ora si sentiva del tutto a disagio, cosa che mai gli era successa durante le sue visite nelle case di piacere dell’isola dei pirati.

Oltre al disagio, però, avvertiva anche qualcosa di diverso e non esattamente piacevole. Qualcosa che Arabelle non tardò a notare.

« Ma tu hai la febbre! » esclamò la ragazza all’improvviso. Effettivamente la fronte dell’uomo scottava pericolosamente. « Com’è possibile? ». Anche se la sua voce non lo dava a notare, Arabelle era molto preoccupata. Hook poteva leggerlo nei suoi meravigliosi occhi scuri che temeva per il suo stato. A causa dell’emozione suscitatagli dal misterioso canto angelico e anche dalla vicinanza della giovane, si era talmente scosso ed emozionato, che il suo corpo, indebolito dalle ancora recenti ferite, aveva reagito facendo salire la temperatura corporea. Ora poteva sentirne le conseguenze: era intorpidito e ipersensibile nella parte superiore del busto. Inoltre si alternavano fasi di iper reattività e collasso. Sebbene lui fosse molto abile nel resistere al dolore fisico e facesse di tutto per apparire in buono stato, Arabelle si accorse che non era così in salute come voleva dare a pensare.

« Non muoverti! » gli intimò. Uscì dalla camera e tornò appena qualche secondo dopo con una pezza di cotone che aveva velocemente inumidito nel canale poco lontano che dava sul fiume. Si precipitò verso il letto e posò la pezza fredda sulla fronte bollente e sudata del pirata. Questi sussultò appena ma chiuse gli occhi, stordito da quel brusco cambiamento di temperatura. La giovane continuò per un po’ a tamponargli la fronte, nella speranza di abbassare la febbre, ma purtroppo non ottenne molti risultati.

Hook sentiva che la sua temperatura stava salendo sempre di più, vertiginosamente e non si era mai sentito tanto debole in tutta la sua vita. In verità aveva avuto la febbre solo tre volte da quando era nato e mai era stata così alta e così violenta, spossante.

« Che mi succede? » sussurrò.

« Shhh » gli disse soltanto lei, continuando a tamponargli la fronte.

I minuti trascorsero, ma la febbre non scese nemmeno un po’, anzi, se possibile, aumentò ancora. Arabelle non sapeva più che cosa fare. conosceva la causa di quell’improvviso calo di salute.

« Arabelle… » mormorò lui. Non fece però in tempo a finire la frase, sempre che ve ne fosse una, perché perse i sensi.

  
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