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Autore: MAPA_    01/12/2013    4 recensioni
Come due frecce scagliate da arcieri diversi, che si sfiorano senza mia toccarsi, Louis e Estelle, si conoscevano, si sorridevano e talvolta parlavano, ma nessuno dei due era mai andato oltre.
E come due frecce troppo lontane per toccarsi e troppo vicine per non sfiorarsi, cominciarono a provare l'uno qualcosa per l'altro, ma erano troppo lontani per dire che fosse amore, troppo vicini per dire che fosse solo amicizia.
E come d'improvviso un colpo di vento fa scontrare le due frecce in aria, per poi farle adagiare dolcemente sul terreno, una incastrata all'altra in un intreccio complicato ma armonioso, d'improvviso qualcosa accadrà nelle loro vite, unendole, intrecciandole, in quello strano ma piacevole groviglio che stringe lo stomaco, l'amore.
***
"Ecco.. Loro si fermano qui a Doncaster una settimana, e tu dovresti fingere di essere la mia ragazza finché non se ne vanno" rispose lui, guardandola negli occhi supplichevole.
(...)
"Tu e Zayn... Una figlia!?" Estelle abbassó lo sguardo, annuendo.
(...)
Delusa e ferita.
Ecco come si sentiva.
Aveva sbagliato, punto.
Ma perché voleva ripetere quell'errore, fidandosi di nuovo degli occhi di ghiaccio?
(...)
"Estelle, che tu voglia ammetterlo o meno, niente è più come prima, è tutto cambiato!"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Josh Devine, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 1:

On the bus



Estelle cercò con lo sguardo Jen; possibile che quella ragazza scomparisse sempre?
Con la sua fiammante chioma rossa era semplice identificarla tra la folla, eppure a Estelle risultò difficile tra quella massa di studenti che affollavano il corridoio.
"Jennifer!" urlò in direzione della ragazza quando, finalmente, la vide.
Questa, sentendosi chiamare, si voltò; vide la castana farle cenni con le mani come a dire 'muoviti a venire qui!', e ubbidiente la raggiunse, con un sorriso stampato in volto.
Quando furono abbastanza vicine da parlare senza che altri sentissero la loro conversazione, si guardarono negli occhi; in quelli di Estelle c'era confusione mista a sorpresa, in quelli della rossa pura gioia e eccitazione.
"Tomlinson mi ha invitato alla festa di Harry Styles!"
"Niall mi ha invitato alla festa di Harry Styles!"
Le loro voci si sovrapposero, facendole scoppiare a ridere.
"Non l'avremmo detto insieme nemmeno se ci fossimo messe d'accordo" ridacchiò Estelle, poi aggiunse "Comunque, raccontami tutto".
La rossa si perse a elencare le innumerevoli qualità dell'irlandese, raccontando quanto fosse bello, gentile, simpatico, dolce... E per ultimo, con gli occhi che brillavano, raccontò che l'aveva invitata alla festa di Styles.
"E quindi, tu e Horan?" concluse Estelle, sorridendo all'amica.
Jennifer era innamorata di quel biondo -tinto- da almeno un'anno, e Estelle aveva sentito -origliato- una conversazione tra Styles e Tomlinson, scoprendo che lui ricambiava. Era ora che si facesse avanti, pensò.
"Già.. E quindi, tu e Tomlinson?" le fece eco la rossa, usando il suo stesso tono leggermente canzonatorio.
Estelle rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva, colta alla sprovvista.
"Ehm.. Non so, cioè, anche lui mi ha invitato, e così... Ecco, io.."
"Hai accettato" la anticipò ancora Jen, prendendola chiaramente in giro, ridacchiando divertita dall'imbarazzo di Estelle.
"Eh, e che dovevo fare? Ricorda che io sono gentile, non senza cuore come te" rimbeccò allora l'amica, lanciandole una frecciatina che Jennifer comprese subito.
"Eddai, anche tu avresti mandato a fanculo Mark se ti avesse chiesto di uscire!" cercò di difendersi indignata, sbuffando sonoramente.
Estelle si lasciò scappare una risatina, ricordandosi la scena della rossa che mandava poco gentilmente a quel paese il povero ragazzo.
"Uhm, probabilmente hai ragione" ammise ridacchiando, poi osservò lo sguardo scettico di Jen e "ok, lo ammetto, io avrei fatto anche di peggio", borbottò arrendendosi, portando con un movimento della testa i capelli castani dietro le spalle.
Jennifer rise, per poi bloccarsi di colpo e fissare un punto indefinito dietro Estelle.
"Che c'è?" chiese quest'ultima, quasi preoccupata dal veloce cambiamento di espressione dell'altra, ma senza girarsi.
"Tomlinson ti sta fissando da almeno cinque minuti" sussurrò Jen, osservando l'espressione dell'amica cambiare altrettanto rapidamente, come poco prima lei stessa aveva fatto.
Estelle si girò di scatto, cogliendo in fragrante il ragazzo dall'altra parte del corridoio. Lo fissò per un paio di secondi, che parvero eterni, poi prese Jen per un braccio e se ne andò, trascinandola con sé.

Niall diede una leggera gomitata sulle costole del ragazzo al suo fianco.
"L'hai messa in fuga, amico" commentò divertito, mentre Louis tornava alla realtà, risvegliandosi dal suo mondo dei sogni.
"Zitto Horan" borbottò facendo un gesto con la mano, annoiato, quasi a scacciare via i pensieri.
"Ehi Lou, che hai?" chiese allora il biondo leggermente preoccupato, vedendo l'amico con una strana espressione sul viso.
"La White.. No, è che.. Oh, devo andare a chimica, è suonata" per la prima volta in cinque anni di liceo, Louis fu felice di sentire il suono metallico e fastidioso della campanella diffondersi nel corridoio, sperando di liberarsi del suo amico.
"Louis Tomlinson, tu odi chimica e io non sono stupido come credi" lo inchiodò Niall, fermandolo prima che il castano potesse anche solo pensare di darsela a gambe.
Louis non rispose, sbuffò soltanto.
"Allora?" lo incitò il biondo, sbuffando a sua volta, per fargli il verso.
Il ragazzo si guardò intorno, notando che il corridoio ormai era deserto, e che la sua amata lezione di chimica era già cominciata.
"Allora che?" provò comunque a sviare l'argomento, ma bastò un'occhiata dell'amico per farlo cedere.
"Ho invitato la White alla festa di Harry".
Niall, di tutte le reazioni che Louis aveva considerato, fece l'unica cosa che l'amico non si sarebbe mai aspettato: scoppiò a ridere.
"E tutta 'sta storia solo per dire che l'avevi invitata a una festa?"
"Esatto" borbottò Louis, stiracchiando le braccia con fare annoiato.
"Sei strano amico" commentò allora il biondo, ricomponendosi.
"Se lo dici tu... Andiamo?" Louis non voleva soffermarsi un solo secondo in più su quell'argomento. Il biondo annuì con una scrollata di spalle, senza insistere oltre.
Jennifer piantò i piedi a terra.
"Che ti prende, Lee?" domandò "lì c'era anche Niall" aggiunse borbottando contrariata all'idea di essersi giocata l'ennesima occasione con il biondo.
"Esatto Jen. C'era anche Niall, ma c'era anche Tomlinson" rispose incrociando le braccia al seno.
"E allora?" chiese scettica l'altra.
"E allora.. E allora niente, non mi andava di stare lì" Estelle si rese conto che non c'era un vero motivo per cui era scappata. Forse solo un leggero imbarazzo, tutto qui.
Jennifer sospirò pesantemente, scuotendo la testa sconsolata.
"Dio Lee, tu sei strana forte" commentò divertita.
Estelle scrollò le spalle, noncurante.
"Che hai adesso?" chiese, cambiando argomento.
La rossa assunse un'espressione concentrata mentre pensava, poi rispose
"Letteratura!".
"Io fisica..." fece una pausa "che ne dici se saltiamo l'ora? Anzi, no! Andiamo direttamente a casa!" propose allora la castana, sorridendo, eccitata all'idea.
"Ma Estelle.. Mancano ancora due ore alla fine delle lezioni.." provò a controbattere Jennifer.
Non che anche lei fosse una santarellina, sia chiaro, ma sua madre questa volta non gliel'avrebbe fatta passare liscia, era stata abbastanza chiara la ramanzina della sera precedente.
"Esatto, mancano due ore, due preziose ore sprecate per niente" sottolineò bene la parola "Ma chi me lo fa fare?" ridacchiò, assumendo l'espressione di chi ha appena detto un'ovvietà.
"Sei incorreggibile" commentò Jennifer sorridendo "ok, io vado in classe che sono già in ritardo, tu fa come vuoi. Ci vediamo dopo" fece un'occhiolino alla sua migliore amica, poi si girò e cominciò a correre verso l'aula di letteratura.
Estelle la seguì con lo sguardo finché non girò l'angolo, poi si incamminò verso il suo armadietto.
Era stranamente piacevole il silenzio che avvolgeva la scuola mentre girovagava per i corridoi, senza fretta, con la calma di chi ha tutto il tempo che vuole. Arrivata a destinazione, Estelle inserì la combinazione e aprì l'anta, estraendone la borsa e alcuni libri.
Richiuse l'armadietto, e mentre camminava verso l'uscita estrasse il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans, controllò se le erano arrivati messaggi, constatando quasi con un po' di delusione che invece non aveva nessuna notifica. Rimise il telefono in tasca, e rallentò il passo, essendo arrivata praticamente nell'atrio all'ingresso. Si sporse appena oltre il muro, notando che il grande portone d'ingresso era aperto, molto probabilmente per far entrare un po' di aria fresca e far uscire quella calda e soffocante all'interno del vecchio edificio.
Sorrise.
Ora doveva solo passare davanti la segreteria senza farsi notare, e il gioco era fatto. Girò la testa in direzione di quest'ultima, vedendo Joe, il vecchio bidello, che sonnecchiava seduto sulla sua sedia.
Perfetto, pensò.
Cominciò ad avanzare con passo felpato, cercando di fare meno rumore possibile mentre passava davanti il vecchio uomo che dormiva. Ce l'aveva quasi fatta, quando il telefono squillò, e Joe sobbalzò, aprendo un'occhio.
Merda, imprecò mentalmente Estelle, cercando di sgattaiolare via prima che l'uomo si accorgesse della sua presenza. Ma non fu così.
"Ehi! Dove pensi di andare, ragazzina?" urlò il bidello, sovrastando gli insistenti squilli del telefono della segreteria scolastica. La voce di Joe era ancora assonnata, e la cosa divertì Estelle, che invece di dargli retta e rispondere, si girò solo per fargli un'occhiolino, per poi scattare e percorrere velocemente quei pochi metri che le mancavano per uscire dall'edificio.
"Ehi tu! Fermati! Non puoi uscire! Ti ho detto fermati, ragazzina!" il povero Joe cercò di inseguirla, ma rinunciò dopo aver fatto neppure dieci metri, troppo grasso e vecchio per continuare l'inseguimento. Borbottando sconsolato qualcosa sottovoce, tornò in segreteria dove il telefono ancora squillava.
Estelle scoppiò a ridere, mentre correva verso il cancello, con l'aria che le sferzava le guance.
"Sei incorreggibile" le aveva detto Jennifer.
Si, sono incorreggibile, sorrise.
E non voleva cambiare per nulla al mondo.

Louis stava raggiungendo camminando molto lentamente l'aula di chimica, nonostante fosse già in ritardo. Probabilmente, invece, Niall aveva già raggiunto l'aula di letteratura.
Ridacchiò, sapendo il vero motivo per il quale il biondo si era congedato in tutta fretta e si era letteralmente fiondato nell'aula. E quel motivo si chiamava Jennifer Smith. Pensò alla rossa per un instante, ma poi nella sua mente subito si fece spazio l'immagine della migliore amica di Jennifer. Estelle. Sospirò, passandosi una mano tra i capelli castani. Continuò a camminare, cercando di pensare a qualcos'altro, ma quello era il suo chiodo fisso.
Non sarebbe stato semplice mettere in atto il suo piano, se ne rendeva perfettamente conto.
Quando fu praticamente di fronte la porta e aveva anche già alzato il pugno per bussare, gli venne un'idea.
Tutto quello che successe dopo, raffiguratevelo come un ragazzo che corre per i corridoi diretto al portone d'ingresso della scuola, e il povero vecchio Joe che esclama esasperato
"Ancora!? Ma quand'è che rimarrete a scuola fino al termine delle lezioni?"
senza però nemmeno provare a fermarlo prima che raggiunga il cancello.


Estelle camminava veloce, zigzagando fra le tantissime persone che affollavano le strade londinesi quel mercoledì mattina.
Il sole splendeva alto nel cielo, ogni tanto oscurato da qualche nuvola grigiastra.
Un leggero venticello primaverile le scompigliava i lunghi capelli castani, ma questo non le dava fastidio: Estelle lo trovava piacevole. Le dava una sensazione di libertà, perché le piacevano i suoi capelli e odiava vederli raccolti anche nella più semplice delle acconciature.
Sorrise, a quel pensiero: sua madre la rimproverava sempre per quei capelli così lunghi e per la sua mania di tenerli sempre sciolti, ma invece a lei piaceva tenerli così, e, testarda com'era, la povera signora White era costretta ad abbandonare il campo appena iniziata la battaglia, sapendo che non avrebbe comunque fatto cambiare idea alla figlia tanto cocciuta.
Estelle evitò una signora che teneva per mano un bambino, accelerando il passo, accorgendosi che l'autobus che l'avrebbe riportata a casa sarebbe passato da lì a un paio di minuti. Arrivata alla fermata, riuscì a salire a bordo del mezzo per un pelo, e una volta all'interno, si diede una rapida occhiata in giro.
Una vecchietta con le borse della spesa, una signora con due bambini, un'altra donna, due uomini in giacca e cravatta che discutevano tra loro, un ragazzo sui tredici anni che ascoltava musica... Ah, eccolo là finalmente! Un posto libero in quell'autobus sovraffollato.
Si accinse a raggiungerlo, e mentre posava la borsa sul sedile, qualcuno fece la stessa cosa.
Estelle alzò lo sguardo, già pronta a reclamare quel posto, ma si fermò vedendo due occhi azzurri come il ghiaccio.
"Tu?" domandò sorpresa al ragazzo, che rispose con un beffardo "Si, io".
"Pensavo fossi a scuola" borbottò Estelle, inarcando un sopracciglio.
"Potrei dire la stessa cosa di te" rimbeccò lui, inarcando un angolo della bocca in un sorriso divertito e anche un po' strafottente, di chi sa di aver colpito nel segno.
Estelle roteò gli occhi.
"Non sono affari tuoi, Tomlinson".
"Calma White, nessuno ha detto nulla" rispose Louis "questo posto è libero?" aggiunse poi.
Estelle sorrise falsamente, "che domande sono, Tomlinson?" domandò retoricamente.
"Prima le donne! Dov'è finita la galanteria?" esclamò con fare teatrale.
Louis rise, togliendo la sua borsa e facendo un gesto con la mano per indicare alla ragazza di sedersi.
"Ma prego mademoiselle, mi perdoni, ha ragione".
Estelle fece una smorfia divertita, mentre si sedeva, senza trattenere un sorriso: in fondo sì, era simpatico quel ragazzo.
E quel suo essere a volte addirittura strafottente non le dava fastidio, la divertiva soltanto, essendo lei stessa fatta della stessa pasta.
"Allora, qual buon vento ti porta da queste parti?" Louis tornò all'attacco, appoggiando una mano sul sedile di Estelle, dietro la sua nuca, mentre l'altra la mise in tasca. L'autobus, che nel frattempo era ripartito, frenò bruscamente, ma Louis non si scompose, le braccia forti e muscolose che si tenevano saldamente il sedile e gli permettevano di rimanere tranquillamnete in piedi senza perdere l'equilibrio. Io, pensò Estelle, sarei già caduta.
Fece spallucce e "avevo fisica, e non mi andava" si giustificò, rispondendo alla precedente domanda del ragazzo, come se fosse la cosa più normale del mondo.
Louis annuì, "io chimica", rispose alla muta domanda di Estelle, che pur non avendo chiesto nulla, si capiva volesse sapere come mai anche lui era lì.
Il resto del viaggio lo passarono parlando tranquillamente, ridendo ogni tanto per i commenti di Louis sui professori e di Estelle su alcuni dei loro compagni.
Scesero alla stessa fermata, ed Estelle se ne stupì: non si era mai accorta che prendessero l'autobus insieme.
In realtà, Louis non prendeva sempre l'autobus, perché spesso, le spiegò, andava a scuola in moto o si faceva dare un passaggio in macchina dai suoi amici.
Continuarono a parlare finché non arrivarono davanti casa di Estelle. E fu Louis ad accorgersene.
"Beh, sei arrivata" le fece notare, aggiungendo poi un occhiolino "ti avevo detto che sapevo dove abitavi".
E senza darle il tempo di rispondere, le si era avvicinato pericolosamente.
"Ci vediamo domani White", aveva sussurrato, per poi poggiare le labbra sulla guancia di Estelle. Poi si era girato e aveva ripreso a camminare.
Tutto questo così velocememte che Estelle quasi non se ne rese conto.
La ragazza scosse la testa, sorpresa dal suo strano comportamento, come quella stessa mattina.
"A domani, Tomlinson" ricambiò, con poca convinzione nella voce, flebile come un sussurro, che probabilmente lui nemmeno sentì.
E arrivata sulla soglia di casa, prima di aprire la porta, si girò e lo scrutò un istante, mentre si allontanava; e dovette anche ammettere che infondo non era nemmeno un brutto ragazzo.
Un'idea si fece strada nella sua mente: forse la festa di sabato non sarebbe stata così male.
Ora doveva solo convincere sua madre.



DAL PROSSIMO CAPITOLO:
"Estelle, vi ho visti dalla finestra, chi è quel ragazzo?"
***
"No signorina, tu non ci vai alla festa sabato sera!"
***
"Ti va di infrangere le regole?"



MAPA_'s time ❤❤❤
Ehilà, babiessssss❤✌
Si, avevo detto che avrei aggiornato solo quando avrei finito l'altra storia
(a proposito, se volete passare
Devo sposare Zayn Jawaad Malik:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1575562&i=1
)
ma poi mi sentivo in colpa per farvi aspettare così tanto, e così eccomi qui! :)
Questo capitolo e il prologo erano solo d'introduzione, dal prossimo inizia la vera storia! ;)
Non dico altro, se non grazie a tutti i lettori/lettrici, preferiti/ricordate/seguiti, vi ADORO
Scusate gli errori, fatemi sapere cosa ne pensate e se avete consigli per aiutarmi a migliorare, grazie

A presto, un bacio.
MAPA_
  
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