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Autore: Gaki    06/05/2008    1 recensioni
Allora, rieccomi qua! Ho appena cancellato la versione vecchia di "Dark and Light" e l'ho completamente cambiata. L'inizio è più o meno simile, ma poi ne vedrete delle belle ^^ Spero che vi piaccia e che commentiate in tanti così come prima! Estratto Cap. I "Io-ti-chiamo-come-mi-pare-e-piace-pidocchietto" sibilò Sean andandogli avanti e spingendolo per la fronte. Harry tirò fuori con prepotenza la sua bacchetta e ciò fece alzare un sopracciglio a Sean, mentre apriva lentamente la sua mano. Un diabolico sorriso si distese lungo le labbra del fuggitivo "Ok, fammi vedere quanto vali, moccioso"
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo è tutto in prima persona, dal punto di vista di Draco. Il tempo dei verbi si cambia, ed è tutto al presente. Si ambienta qualche anno prima di tutti gli eventi che ho narrato fino ad adesso.

Il capitolo XI e il capitolo XII un tempo dovevano essere un capitolo unico, ma era veramente troppo lungo e pieno di colpi di scena (LOL)

In questa storia Lucius Malfoy fa la parte del cattivissimo, più cattivo di tutti i Mangiamore e di Voldemort messi insieme.

Spero che vi piaccia ugualmente e che v'induca a commentare XD.
Alla prossimaaaa!!!

Legenda:
"Testo" = Parlato
-Testo- = Pensato

CAPITOLO XI
La Promessa (Parte 1)

Draco era rimasta impietrito nel vedere Blaise seduto sulle scale. I capelli gli coprivano parte del volto e in quel momento si fermò ad osservarlo meglio di quanto avesse fatto in quegli ultimi giorni. Ancora una volta non riusciva a vedere lo sguardo di Blaise. Ancora una volta lo sentiva distante. Ancora una volta, gli parve che il suo migliore amico, fosse irraggiungibile.
Lo guardava quasi ammaliato, come se lo guardasse per la prima volta. Gli occhi grigio si socchiusero lentamente, mentre ripensava ad un passato, che poi non era nemmeno così lontano.

*Inizio Flash - Back Draco*
(P.O.V. Draco)

Estate che corre fra la 5° elementare e il 1° anno di Hogwarts / Villa Malfoy / Salone centrale
Mio padre mi rifila uno schiaffo. Il quarto nel giro di un'ora, se non di meno. Mi sgrida come non faceva da quando avevo due anni quando, per sbaglio, avevo bruciato una gonna di mia madre con la magia e aveva dovuto farsi in quattro per evitare una presenza davanti alla Commissione.
E gridava anche allora. Una prerogativa di Lucius Malfoy era urlare quando si trovava fra le mura domestiche e di fare la parte della bontà incarnata in terra quando si trovava fuori da questa villa
"Sei malato" mi urla. Non lo guardo negli occhi, mi fisso i piedi. Indosso ancora i mocassini della divisa della scuola, la stessa scuola da cui mio padre mi ha praticamente strappato.
"Sei disgustoso" quando è entrato nella mia vecchia aula sembrava isterico e ho il collo rosso per via del segno della cravatta. La stessa cravatta con cui mi ha afferrato e trascinato in macchina rischiando quasi di strangolarmi. Chissà, forse era proprio quello che voleva fare.
Mia madre piange. Come al solito d'altronde. Quando mio padre alza la voce, non fa altro che piangere, come una stupida donnicciola senza spina dorsale...
A volte vorrei dirgli quello che penso, in fondo è colpa sua che mi ha partorito, no? Se sono un deviato bastardo (cosa che mi sta urlando in questo momento mio padre) è anche colpa sua che mi ha sempre lasciato con ragazzi come baby - sitter.
Tutti, dico tutti, hanno una badante donna. Solitamente anziana e rompi scatole, no? Di quelle che ti fanno andare a letto alle nove quando i tuoi non ci stanno, di quelle che ti obbligano a mangiare disgustose merendine senza zuccheri e grassi invece di un panino al cioccolato e anche di quelle che ti costringono ad ascoltare i loro noiosi racconti di gioventù bruciata.
No, io ho sempre avuto attraenti ragazzi che non sapevano che cosa fare durante l'estate!
E' ovvio che divento una schifezza della natura (altra perla di saggezza di mio padre), mi sembra una cosa scontata, prettamente scontata.
Il ragazzo che era con me in classe però non era un -badante- se vogliamo definirlo così. Bensì, attenzione, un cameriere di casa mia!
Eh già... è stato uno smacco orribile per mio padre. Vedere suo figlio di undici anni che amoreggia con un ragazzino di 16 anni per di più babbano.
Mio padre mi butta a terra e inizia a picchiarmi. Selvaggiamente.
Come sempre. E' tipico da lui, no?
-E' solo un momento- mi ripeto serrando gli occhi -E' solo un momento e poi tutto passerà-
Come sempre.

Due giorni dopo il ragazzo è stato spedito da qualche altra parte e io sono invece stato trasferito in un'altra scuola, più vicina a casa e con delle regole più ferree. Mi domando che senso abbia cambiare scuola a sei mesi dalla fine della scuola.
-Ma tanto, discutere con mio padre è prettamente inutile. Lui è il capo. Lui decide- penso a questo mentre scendo dalla macchina e m'incammino verso l'entrata della scuola. Ci sono bambine e bambini che passeggiano allegri lungo il viale principale e che discutono dei compiti non fatti o sbagliati.
La classe che mi è stata assegnata è la 5 A, si trova in fondo al corridoio ad est dell'ingresso.
Davanti a me ho l'intera classe che mi guarda. Ad occhio e croce vedo che in tutto sono 10, al massimo 11 bambini. I banchi sono doppi: cioè, i bambini si trovano in coppia. Un unico banco lungo che possa contenere due mocciosi di quinta elementare. Solo un ragazzo ha il banco singolo. E' un ragazzino che spicca tra il mucchio. Ha corti capelli neri e la pelle piuttosto scura, al contrario della mia, perennemente lattea e chiara.
Del viso non posso vedere altro, perché ha la testa girata e fissa fuori dalla finestra. Indossa la camicia bianca e la cravatta un po' larga, senza la giacca, ordinatamente posata sull'appendiabiti. Il suo banco invece è molto disordinato: due quaderni e un libro sono accavallati uno sopra l'altro davanti a lui, mentre delle penne sono sparse intorno a questi. Sotto al banco invece c'è l'astuccio e il diario.
Solo per fortuna riuscii a capire che cosa mi stava dicendo la maestra, cioè che devo andare a sedermi al banco libero. Quasi un po' mi dispiace dovermi frapporre fra il suo sguardo (ha gli occhi neri, adesso li vedo) e la finestra. A lui però la cosa non sembra pesare tanto anche perché gira la testa verso il banco e inizia a scrivere ciò che la maestra ci detta.
A ricreazione la situazione non migliora molto. Gli altri bambini mi evitano, ma la cosa non mi dà particolarmente fastidio.
Se devo reprimermi per far contenti mia madre e mio padre allora non voglio più fare amicizia con nessuno.
Sarò solo. Io e me stesso. Riceverò amore, affetto, aiuto e amicizia solo da me stesso.

Sono passate tre settimane. E' quasi un mese che sono il compagno di banco di Zabini e la cosa un po' mi diverte. Non ci siamo mai rivolti la parola, né sguardo e nemmeno una matita o una penna, però è divertente guardarlo. Mi sembra un po' impacciato nel suo disordine dove, comunque sia, lui riesce a trovare tutto quello che gli serve. Se la maestra ci chiede di prendere il libro di lettura, lui lo tira fuori da sotto una pila di quaderni. Se vuole che scriviamo un tema, da dentro un quaderno (tenuto chissà dove), tira fuori due fogli protocollo. Io invece se non ho tutto sotto controllo, finisco veramente nel panico.
L'unica cosa che un po' mi dispiace è non essere ancora riuscito a sapere il suo nome, dato che io conosco solo il cognome. Nessuno mi rivolge parola e non ho voglia di chiederlo a nessuno.
Zabini B.
-Bill? Bell? Batch?- penso mentre la maestra spiega -Ma che cavolo di nome potrebbe avere un tipo come Zabini?-
Ad un tratto la voce della maestra mi fa sobbalzare sulla sedia. Accanto a lei, una bidella mi fissa, quasi preoccupata.
"Signorino Malfoy" mi chiama. Detesto essere chiamato così "C'è una chiamata familiare per lei"
Miss Anniegael, così si fa chiamare la maestra di inglese, mi guarda, un po' infastidita dalla mia stupidità provvisoria. Quando sono riportato sulla terra sono sempre... particolarmente rincoglionito.
Mi alzo in piedi e, nello scatto, faccio cadere a terra un quaderno e una penna. Mi maledico per la mia goffaggine mentre mi sento addosso lo sguardo inquisitore di Zabini che sicuramente starà pensando a quanto sono idiota. Socchiudo gli occhi e mi costringo a calmarmi, altrimenti chissà quali altri stupidaggini potrei causare.
Esco un po' di fretta dall'aula, un po' per togliermi la curiosità di sapere chi è al telefono, un po' per non sentirmi più addosso gli occhi di Zabini.
Percorro però con calma il corridoio e mezzo che mi separa dalla mia aula alla segreteria principale che si trova vicino all'ingresso. La segretaria mi porge un telefono sorridendomi. Ricambio il sorriso con uno di quei falsissimi sorrisi di circostanza che mi ha insegnato mia madre quando ero piccolo.
--Pronto?--mormoro piano
--Draco-- la voce imperiosa di mio padre mi risulta irritante perfino via telefono, il che potrebbe essere particolarmente strano-Stasera a cena ci sarà il Ministro della Magia e anche un mio collega di lavoro che si porta la famiglia-
-Lavoro?- cerco di soffocare una risata amara -Se possiamo considerare il killer come lavoro allora si, sei pieno di colleghi-
--...non fare tardi. Altrimenti ne va della tua salute-intreccio un dito intorno al filo del telefono, ascoltando solo parte del discorso.
--Ho capito. Ora torno in classe, ho un compito di inglese-lui non risponde, ma chiude direttamente il telefono in faccia, senza dirmi altro. Riconsegno il telefono alla segretaria e torno in aula.
Mi siedo al banco, ma continuo a sentire il suo sguardo che brucia su di me, come se mi stesse analizzando. Socchiudo gli occhi, tornando nel mio mondo particolare. Il suo sguardo è lo stesso che aveva il giardiniere quando mi toccava e mi spogliava. Ardente e pieno di passione, come se non riuscisse a fare a meno di mangiarmi con gli occhi, come se solo con quel semplice gesto, potesse possedermi e farmi suo.
Zabini mi affascina, non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista caratteriale. Come me, anche lui passa tutta la ricreazione da solo, senza parlare con nessuno e non fa altro che leggere e non mangiare il pranzo o la merenda. Sono tre settimane che lo guardo e da allora ha cambiato ben 5 libri. Le cose allora sono due: o Zabini è perennemente indeciso su cosa leggere, oppure è un vero alieno
Dato che io sono più propenso per la seconda, è stato assoldato che Zabini si sta trasformando in un alieno.
Finito il rientro pomeridiano torno subito a casa, evitando la mia sosta quasi obbligatoria al negozio di videogiochi, dove il giovane commesso non fa altro che fissarmi. Non penso che siano tutti pedofili (anche perché ho ancora 11 anni), ma tutti si fanno confondere dal mio aspetto un po' adulto. Sono più alto dei miei coetanei, (anche più alto di Zabini) di quei 5 - 6 cm che bastano per trarre in inganno la gente. Ho i capelli biondi, di un biondo quasi bianco e gli occhi hanno un taglio più maturo che rende il mio volto simile a quello di un comune adolescente.
Tornato a casa, trovo un completo in camera mia e mentre mi sistemo, mia madre mi fissa con gli occhi prossimi al pianto, e mi fa promettere che non mi comporterò come un animale assatanato ma come un normale ragazzino di 11 anni.
Rispondergli per le rime, tipo: -Mi comporto solo come papà, solo che lui si scopa le ragazzine di 14 anni- mi procurerebbe solo altri problemi, perciò annuisco e la faccio contenta.
Aspetto gli ospiti seduto a leggere sul divano. Quando suonano alla porta una cameriera va ad aprire e sulla soglia trovo il Ministro della Magia e il -collega- di mio padre. Rimango impietrito. Dietro i tre adulti, vi scorgo Zabini.


Fine Cap. XI

Allora, che ne dite? Vi è piaciuto? Provate un pò di compassione per Dracuccio e per Blaisuccio? Spero di si!
Coraggioooo, voglio vedere tanti commentiiiiiiiiii!
Kiss Gaki
  
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