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Autore: JeanGenie    03/12/2013    6 recensioni
Da molti anni il ricordo del Capitano si è trasformato in una nostalgica leggenda. Su un pianeta periferico due anime prive di motivazione e che hanno scelto strade diverse, si confrontano, si feriscono, forse si amano e cercano un motivo per sperare ancora.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tadashi Daiwa, Yuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Et in Arcadia Ego...'
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Quello che eravamo

 

Sail away with me honey
I put my heart in your hand
Sail away with me honey now, now, now
Sail away with me, what will be will be
I wanna hold you now, now, now

 

 

C'è un motivo per cui quel posto viene chiamato 'Cumulo di Rifiuti'. La puzza nell'aria le fa venire il voltastomaco. Si porterà addosso uno strato di malinconia e fetore per i prossimi giorni. Le succede ogni volta. Se potesse volerebbe lontanissimo da quel pianeta Se potesse... Invece è sempre lì che torna. I prezzi di ricambio si trovano prezzi stracciati e nei bassifondi c'è chi simpatizza con i pirati.

Il carico è pronto, issato come di consueto sulla navetta che ha usato per lasciare la Flourite è nascosto nella discarica di Genzo, nel punto più occidentale della Città. Dove bazzica la feccia. Dove lei si sente quasi a proprio agio. Meglio loro dei quartieri alti, lassù, nei loro grattacieli di vetro, che quasi sfiorano le stelle e si permettono di ignorarle. Il cuore della città puzza quanto il resto del pianeta. Di metallo, fumo e denaro.

L'ultima e più remota Colonia Terrestre la fa sentire sporca. Eppure c'è qualcosa che in quella fogna dimenticata da Dio non è stata persa. Lo sa bene guardando occhi impregnati d'alcol che si voltano verso il cielo e chiedono, chiedono sempre, a lei e a quelli come lei “È vivo? È vivo, lassù, da qualche parte? Tu ne sai niente?” E lei risponde sempre nello stesso modo. “Le leggende non muoiono mai.”

Lei ci crede profondamente. E quello è il motivo per cui anche chi fa la fame su 'Cumulo di Rifiuti' non ha mai tentato di incassare la taglia sulle teste dei pirati come lei. Il Jolly Roger è ancora una bandiera libera per chi non ha nulla da perdere. Nel cuore della città la situazione è diversa. È un campo minato per i fuorilegge. La polizia vuole morto chiunque pratichi la pirateria. E chiunque pronunci ad alta voce il nome del Capitano. Non è sempre stato così? E lei era una criminale da prima di conoscerlo. Lo ricorda ancora, il giorno in cui l'ha tirata fuori da quella cella. Speranza, appunto. Ma qual è il confine tra speranza e illusione?

Un gatto randagio fruga in un bidone della spazzatura in cerca di cibo. Il vicolo in cui si trova è stretto e buio. Un'immagine quasi iconica che lei conosce perfettamente perché è sempre lì che lo incontra ogni volta che mette piede su 'Cumulo di Rifiuti'.

Lui arriva con la sua solita aria circospetta. La manda in bestia, quel modo di fare. Un cappotto nuovo. Con il bavero rialzato. Si guarda intorno per assicurarsi di non essere seguito, poi la raggiunge e le offre un sorriso.

“Ciao...”

Due baci sulle guance, come vecchi amici. È dimagrito ancora. Non c'è più lei ad occuparsene, a tenerlo in forma, a trattarlo con i guanti. Le sembra passata una vita. Hanno pensato davvero di poter essere felici, cinque anni prima, dopo la sconfitta di Mazone? Illusi.

“Hai una faccia da schifo” gli dice. Ha bisogno di insultarlo. Ogni volta. Perché non può perdonarlo e lui lo sa.

“Perché diavolo continui a venire qui, Yuki? Lo sai che rischi la pelle. Ci sono le ronde. Se ti trovano...”

La solita storia. Sempre uguale. Sono patetici. Due orfani che percorrono strade diverse. Chi l'avrebbe detto che sarebbe finita così? Una volta viaggiavano inseme, lassù fra le stelle. Insieme.

“Suppongo che se questo posto fosse rischioso me lo diresti. L'avresti saputo dai tuoi agganci.” E cos'altro non può perdonargli? Lei lo sa benissimo, ma non lo dirà ad alta voce. Non ancora. È furiosa eppure resta lì con lui, come fa sempre. Lui è il vero motivo per cui torna.

“Vieni” lui la afferra per un braccio. “Hai ragione, questa zona è tranquilla, stasera.”

Com'è bravo a schivare le sue stilettate. E quanto lo detesta...

 



Crazy skies are wild above me now
Winter howling at my face
And everything I held so dear
Disappeared without a trace

 

 

Le occhiate ricevute quando sono entrati in quel bar l'hanno raggelato. Istintivamente ha controllato che il portafogli fosse ancora al suo posto. Quelli sono i momenti in cui si rende conto di quanto è cambiata la sua vita. Una volta faceva parte di una ciurma di pirati. Adesso è un uomo rispettabile. Lei lo disprezza per questo. Eppure lui non riesce a togliersi dalla mente che il Capitano avrebbe voluto per loro una vita normale. Non gliel'ha forse detto, prima di imbarcarsi per il suo ultimo viaggio?

“Voi due siete il nostro futuro.”

Ricostruire la Terra. Farla rifiorire. Non può dire di non averci provato. Per tre anni lui e Yuki si sono illusi. Ma ci sono le tre parole bastarde che mandano sempre tutta in rovina:politica, esercito, potere. Non è servito a nulla. La gente della Terra è una causa persa. E lei lo sa bene. Per questo si è data all'anarchia come atto di ribellione, ma non muoverebbe un dito per il loro pianeta d'origine. In questo non sarà mai come il Capitano.

Si siedono al bancone di legno ruvido mentre la donna di colore al microfono continua a cantare il suo blues lamentoso.

“Scrivono canzoni su di lui, adesso?” domanda Yuki.

Non stava prestando attenzione alle parole. Sì, potrebbe essere. Miti perduti. Dove è finita la nostra Arcadia? Vorrebbe chiederlo a lei. Sotto quella parrucca nera, sotto la giacca dello stesso colore stretta addosso come se dovesse proteggersi dal mondo esterno, sotto quello sguardo bellissimo ma duro vorrebbe chiedere al comandante della nave pirata Fluorite cosa è rimasto delle loro utopie.

Spazzatura.

“Perché rischi in questo modo, Yuki? Sai che la taglia sulla tua testa è cresciuta ancora?”

“Me lo hai già detto.”

Lui sospira poi vuota il suo bicchiere pieno a metà di pessimo whisky. “Tornate tutti qui, alla fine. Perché?”

Nell'ultimo mese quella è la terza visita che riceve da uno dei suoi ex compagni. Si fidano ancora di lui, nonostante si sia rifiutato di rimettersi in viaggio?

“Lo sai benissimo. Parti di ricambio a prezzi stracciati...”

“Non dirmi cazzate, Yuki.”

“Che linguaggio. Che direbbe la tua bambolina?”

Lui si chiede per un attimo come sappia di Nana. Ma non ha davvero importanza. Chiede un altro giro al barista. Non vuol parlare della sua vita privata con Yuki. Con tutti, ma con lei no.

“Sai...” La ragazza fissa il bicchiere davanti a sé e a lui membra di vedere un velo di lacrime nei suoi occhi. Ma probabilmente è solo colpa del fumo che impregna l'ambiente. “Forse veniamo qui per vedere cosa potremmo diventare se mollassimo.” Si volta verso di lui e la sua espressione è impietosa. “Per evitare il rischio di diventare come te.”

Crudele. Lui non prova sensi di colpa. Sta facendo del suo meglio per sopravvivere.

“E perché in fondo vi fidate di me” conclude impedendole di replicare ancora. È così. Continuano a contattarlo quando hanno bisogno di aiuto. O anche solo per una bevuta. E per quanto riguarda Yuki, la situazione è ancora più complessa. Due anni prima lei gli ha detto “Vieni via con me.” Lui ha risposto “Resta e sposami.” Entrambi sanno come è finita.

“Andiamo a casa mia” le dice poggiando due banconote sul bancone. “Ho qualcosa per te.”

“Sarebbe meglio se ripartissi subito.”

“Sì, sarebbe meglio, ma non lo farai.”

 

Through all the times I tasted love
Never knew quite what I had
Little darling if you hear me now
Never needed you so bad

Spinning round inside my head

 

“Chic..” dice lei con sarcasmo gironzolando per il salotto dai colori scuri illuminato da faretti. Non sa nemmeno perché si sia lasciata convincere ad andare fin là. È pericoloso. In più di un modo.

“È un appartamento come tutti gli altri” le risponde lui sfilandosi il cappotto. “Mettiti comoda.”

Lassù, al cinquantatreesimo piano, possono immaginare di essere sdraiati su un tappeto di stelle. Ma non sono stelle. Sono luci artificiali, plastiche e nocive. Le stelle sono altrove.

Lei si sfila la parrucca, sospirando di sollievo. Con quale specie di cane morto in testa fa un caldo micidiale. Non le sfugge il suo sguardo su di lei. Una volta gli piaceva accarezzarle i capelli. Una volta. Perché l'ha portata lì?

Osserva la foto incorniciata su una delle mensole. Lui che abbraccia la figlia del capo della Polizia Planetaria. Cosa non si fa per salire in alto. Però lei è carina. Troppo. Mette la cornice a faccia in giù e si avvicina al divano, poi ci si butta sopra rendendosi conto di quanto è stanca.

“Allora? Che ci faccio qui, Daiba?”

Lui riempie due bicchieri. “Hai bisogno di bere qualcosa di decente.”

Oh, non si farà pregare. Anche se non ha intenzione di perdere il suo senso pratico. “Devo andarmene prima dell'alba, lo sai.”

Lui solleva le spalle. “Puoi andartene quando vuoi” dice frugando in un cassetto. Poi scompare in un'altra stanza.

Lei chiude gli occhi e finge di trovarsi altrove. Nella sua cabina sull'Arcadia, forse. Ovunque, ma non su quel divano. Che voglia di togliersi le scarpe... Ma non può. Sta per andare via. Un comandante non lascia mai la sua nave troppo a lungo.

“Ecco” dice lui tornando e quando lei apre gli occhi vede che gli sta porgendo un foglio piegato in quattro. Lei lo prende con poco interesse. “Quando l'hai letto e memorizzato, brucialo, ingoialo, fallo sparire. Ma non tenere nulla sul computer di bordo.”

Lei lo apre, scatta su a sedere. Codici di accesso, rotte di navigazioni, programmi per i prossimi tre mesi. Una manna per ogni pirata. Quasi le viene da leccarsi le labbra al pensiero di quante magnifiche imboscate, di quanti sabotaggi al sistema centrale delle colonie terrestri la aspettano.

“Come hai fatto?”

“Te l'ho detto. Ho i miei agganci” risponde lui passandole il bicchiere che lei non ha ancora toccato.

Certo. La bella fanciulla nella foto. Ci sono dei vantaggi a frequentare i piani alti e portarsi a letto le figlie dei piani alti.

“Capisco. E non mi stai cacciando in una trappola, vero?”

Lui sibila qualcosa che assomiglia a un insulto ed è esattamente quello che lei si aspettava. Dopo tutto l'ha detto solo per provocarlo.

“Se scoprono che passi informazioni alla filibusta ti fucilano, lo sai?”

“Bevi. E zitta.”

Lei obbedisce con un sorriso. Tanto vale approfittarne. Vuota il bicchiere e gliene chiede un altro. Saranno ubriachi tutti e due molto presto. Non può permetterselo. Deve andare via. Ma un ultimo tentativo non nuoce. O sì?

“Molla tutto e vieni via con me” gli chiede ancora, come due anni prima.

“Hai ancora la giacca addosso” è la sua risposta.

Un ultimo tentativo nuoce eccome. Anche perché sa che non sarà affatto l'ultimo. E le fa male ogni volta.

“Vieni a togliermela” gli dice.

I been talking drunken gibberish
Falling in and out of bars
Trying to get some explanation here
For the way some people are
How did it come so far


Affondargli la faccia nell'incavo del collo, respirare i suoi capelli, baciare di nuovo la sua bocca impudente, liberarla da quella tuta da corsaro, con tutte quelle scomode cerniere, perché lei non si è fatta scrupoli nello scendere a terra con la sua uniforme da battaglia. Ha badato alla parrucca, ma non al resto. Nascondersi ma restare fieri, certo. Sempre la stessa storia. E lei sa di libertà, la libertà che lui ha perso.

Ha fatto una scelta e ancora adesso è certo che sia stata la migliore. A volte i sogni vanno accantonati. E i tentativi che lei fa per farlo sentire in colpa vanno a vuoto. È stata lei a scappare.

“Fai in fretta. Lo sai che devo andare.”

Incredibile. Lui ride, poi le passa la bottiglia, perché resti occupata mentre si spoglia.

“Lei com'è? Sei innamorato?” Glielo chiede a bruciapelo.

Lui risponde con un lapidario “Oh, stai zitta.”

Un altro sorso dal collo della bottiglia poi lui gliela toglie di mano e si serve a sua volta.

“Non vuoi parlarmene. Eppure è tanto, tanto carina...”

“Io e Nana siamo solo amici.”

“Certo.” lei lo attira su di sé. “Amici. Amici, amici, amici.”

“Forse, se ci spostassimo in camera...”

“No, te l'ho detto che ho fretta. Non voglio correre il rischio di addormentarmi.”

Fretta. Ancora quella parola così fuori luogo. “Non fare così, Kei...”

“Mi chiami Kei solo quando facciamo sesso” gli sussurra in un orecchio. “Che c'è? Hai bisogno di un po' di romanticismo?”

Lui è stanco di parlare. Non perde tempo in carezze o preamboli. Passerebbe ore a far scivolare le dita sulla sua pelle e fare sua ogni parte del suo corpo, ma se lei vuole rendere squallido quel momento, lui non ha intenzione di opporsi. Non le dice che la trova bella. Non le dice che l'ha sempre trovata la donna più bella su cui abbia mai messo gli occhi. Non se lo merita. È morbida, fresca. È forte e la sua epidermide odora di polvere da sparo. La malinconia gli stringe lo stomaco insieme al desiderio. Mentre lei gli stringe le gambe intorno alla vita distogliendo lo sguardo lui vorrebbe chiederle di ricominciare insieme. Ma non può. Non più. Lei è di nuovo una fuorilegge. E le piace esserlo.

I fianchi pieni, la carne dei suoi seni sotto le sue mani. Dove è finito il fuscello che conosceva? “Sei così... morbida...”

Lei si volta a guardalo in faccia. “Dopo due anni tutto quello che sai dirmi è che sono ingrassata?”

“Oh, vattene al diavolo... Sei ubriaca” le risponde affondando in lei. Così va bene. Così possono smettere di ferirsi a vicenda, almeno per un po'. Occhi chiusi, labbra socchiuse, testa reclinata all'indietro. Bellissima, come sempre. È sua. Gli piace pensarlo. Sa che non è vero. Non è mai stato vero. Ma gli piace pensarlo. Che cos'è quel dolore?

“Che cosa abbiamo perso, Yuki?” vorrebbe dirle, ma resta in silenzio regalandole solo il suo respiro affannato.

Sail away with me honey
I put my heart in your hand
Sail away with me honey now, now, now
Sail away with me, what will be will be
I wanna hold you now, now, now

It break me up if you pull me down,
Sail away with me, what will be will be
I wanna hold you now, now now

 

Due ore per raggiungere la discarica. Può farcela anche a piedi. Non contava di perdere tutto quel tempo. Deve fuggire da lì prima che sia tardi. Prima che vuoti il sacco e dica tutto quello che le è rimasto dentro. Lo lascia dormire a faccia in giù, sul divano, con un'espressione da neonato sognante. Si muove evitando di fare rumore, si riveste, nasconde di nuovo i capelli sotto la parrucca nera e si trattiene dalla tentazione di lasciargli un bacio d'addio. Di idiozie ne hanno sempre fatte. Quella sarà l'ultima. Tadashi Daiba ha trovato il suo posto nel mondo. Non importa che lei sappia benissimo che quello è il posto sbagliato. E non la sorprende che lui non molli tutto per seguirla. Non ha nulla da offrirgli. Ed è stata lei a fuggire come una vigliacca quando lui ha iniziato a fare sul serio. “Kei Yuki, non può finire così” si è detta allora. Non era ancora tempo di rinunciare ai sogni, allo spirito di libertà che li aveva animati quando viaggiavano a bordo dell'Arcadia. Se ne è pentita più volte di quanto non le piaccia ammettere. Solleva gli occhi verso le piccole porzioni di cielo che si lasciano intravedere tra i grattaceli. Colui che può salvarli tutti se n'è andato. Se ne frega di loro. Per quanto ne sa potrebbe essersi fermato per sempre su qualche lontano asteroide, avere piantato un orticello e avere deciso di invecchiare in santa pace. Mentre loro sono ancora lì ad aspettare il suo ritorno. Sì, anche Tadashi Daiba. Perché neppure lui vuole credere che sia davvero finita. Kei Yuki glielo legge negli occhi ad ogni visita. Per questo continua a tornare. Finché negli occhi di Tadashi vedrà quella speranza che lui si affanna a nascondere lei troverà la forza di credere ancora in ciò che il Capitano le ha insegnato.

Si stringe il collo della giacca alla gola per ripararsi dal freddo allungando il passo. L'alba che si avvicina riesce a rendere meno asfissiante perfino l'aria di Cumulo di Rifiuti. E le stelle cominciano a sbiadire.

 

 

 

NdJG: La continuity è quella della serie classica, l'ambientazione ovviamente, è quella di Endless Odyssey. In attesa del film in uscita il 1 gennaio. Sperando che, da qualche parte, lassù, questo ritorno faccia felici anche Yuki e Tadashi.

La canzone “Sail Away” è di David Gray.

   
 
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