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Autore: Fidia    06/05/2008    1 recensioni
Cosa succederebbe se Luna, ormai quasi trentenne, ricevesse una lettera anonima nella quale un mittente misterioso la invita a recarsi a Manchester? Come reagirebbe se diventasse la pedina inconsapevole di un piano efferato?
Centinaia di engimi si accavallano, dando vita ad un intreccio astruso. Omicidi, amori, ritrovamenti, segreti svelati, strani oggetti preziosi, realtà che si ribaltano.
Per Luna, i Ricciocorni Schiattosi non esistono più. Ben presto l'eterna sognatrice si troverà costretta ad aprire gli occhi sul mondo, ad abbandonare la sua connaturata ingenuità e a guardarsi intorno con ragionevolezza.
La mia prima Fan Fiction, spero che vi piaccia... Accetto tutti i tipi di commenti, naturalmente!
-Un omaggio alla regina del giallo, Agatha Christie...
Genere: Malinconico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Luna Lovegood
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Ecco il nuovo capitolo, appena sfornato. Grazie mooncarda, per i tuoi commenti incoraggianti. E naturalmente grazie anche a te, Water. Non vedo "Medium", perché? :D
Spero che il capitolo vi piaccia! Fate le teorie che volete, esponete tutte le assurdità possibili e immaginabili ma, per piacere, commentate [se vi va, ditemi qualcosa sullo stile, di cui sono davvero poco soddisfatto, momentaneamente :(]




CAPITOLO XIII
Il cadavere

La nave raggiunse le terre sudamericane sul fare del giorno. La carena schizzava nelle acque senza il minimo rumore e nessun oscillamento brusco turbava la quiete delle cabine. Luna si svegliò di buon ora, infilò il cappotto e uscì in coperta. Il clima era diventato rigido, quasi polare, e in lontananza risplendeva il riverbero ceruleo di iceberg solitari.
Monsieur Dubois accolse Luna calorosamente. Se ne stava su un sedile nella parte posteriore della nave, non lontano dalla stanza del timoniere, e ammirava estatico l’orizzonte, costellato di rocce informi e vaghe.
<< Fatto una buona dormita, mademoiselle? >> sorrise sotto i baffoni.
<< Abbastanza, grazie! E’ una fortuna che non si provi il mal di mare, nonostante la velocità! >>.
<< Mi sembra naturale! Questa è una nave del 2009, un modello della Ferrytie&Company. Mi hanno parlato bene di questa compagnia, ma stando a quel che si dice ha chiuso i battenti lo scorso anno per fallimento! Non che ci creda molto, a questa fandonia! Dopotutto, il proprietario possedeva un capitale che avrebbe potuto benissimo investire in un nuovo lancio dell’azienda! Bah, non stiamo qui a ciarlare di simili sciocchezze! >>.
Luna scoccò un’occhiata timorosa alle onde che si infrangevano sullo scafo producendo mulinelli di schiuma bianca. Poi disse: << Hai parlato col capitano? Quando pensa che arriveremo? >>.
<< Se tutto va bene, e sono sicuro che così accadrà, vedremo le rive Argentine entro un’ora! Avremo il piacere di sfiorare le acque a sud della penisola di Valdés, per raggiungere direttamente da lì lo stato del Chubut. Ah, la Patagonia, mia cara Luna… Non immagini neanche quante sorprese ci offra! >>.
<< Il mio soggiorno sarà piuttosto breve, a dire la verità! >> dichiarò Luna con una nota di amarezza nella voce.
<< Vedi di godertelo, allora! Non è un’occasione che si presenta tutti i giorni, quella di visitare dei paradisi come questo… Oh, guarda un po’! Una baleniera lì in fondo! >>.
Luna scrutò un’imbarcazione molto lontana, immersa in una fitta nebbia brumosa.
<< Bah! >> sbuffò Monsieur Dubois. << Mi domando come abbiano il coraggio di avvicinarsi tanto alle coste… Se una motovedetta della guardia costiera li scorgesse, stai sicura che non tornerebbero a casa, oggi! Li sbatterebbero in prigione senza remore. La pesca delle balene è stata vietata, e loro lo sanno bene! >>.
<< Si è svegliato Rolf! >> notò Luna, mentre il ragazzo le si avvicinava ancora intorpidito.
<< E ti pareva! Sempre l’ultimo della compagnia, il buon vecchio Rolf! >> sorrise Dubois.
Attese che li raggiungesse e poi continuò: << Facciamo una passeggiata fino alla prua! C’è una polena di notevole bellezza che voglio mostrarvi! >>.
Discussero del più e del meno sino a che non giunsero a destinazione. Mentre commentavano una decorazione in stile barocco che contornava la sorniona effigie scolpita sul retro della nave, videro più nitidamente le coste della penisola di Valdés. La velocità della nave era aumentata in misura esponenziale.
<< Che mondo sarebbe, questo, se non esistesse la magia! >> mormorò Rolf in preda ad un’estasi improvvisa.
L’aspetto incantevole della Patagonia li lasciò strabiliati. In un contesto glaciale che sembrava decontaminare l’aria con la sua purezza, videro giungle lussureggianti di alberi colossali e laghetti gelati, circondati da macchie di bassa vegetazione. Delle montagne spigolose, le cui cime erano variegate dagli albori del sole sorgente, emersero in lontananza mentre la nave si avvicinava svelta alla sponda Argentina, cambiando lievemente rotta in direzione sud.
Monsieur Dubois, lamentandosi per l’artrite e i reumatismi che non gli davano tregua, si imbacuccò avvolgendo una sciarpa dall’aria particolarmente pesante attorno al collo fragile.
<< Ho bisogno di bere del Porto, per riscaldarmi la gola! Aspettatemi pure qui, torno subito! >>
Luna e Rolf approfittarono di quel momento libero per profondersi in dolci effusioni amorose. Si baciarono al chiarore del crepuscolo, sullo sfondo di una meraviglia paesaggistica capace di irretire i sensi con la sua fresca bellezza.
Rolf sollevò lo sguardo, senza palesare la minima esitazione. I suoi occhi sfavillavano come nelle più classiche rappresentazioni cinematografiche, ma il suo viso era fermo, sicuro. Luna scosse la testa ed evitò il suo sguardo. C’era qualcosa, in lui, che la turbava. Quella rigidità esagerata, quel modo di fare cerimonioso e inusuale. Era l’inesperienza a rendere Rolf tanto strano, o c’era dell’altro?
La nave costeggiò un gruppo di scogli che sbucavano appena dal pelo dell’acqua, come isolette rocciose, e sfiorò finalmente le rive della penisola di Valdés. Le immagini che apparivano agli occhi dei passeggeri erano adesso precise e facilmente distinguibili. Buona parte dei viaggiatori uscì in coperta per ammirare le spiagge sudamericane. La nave procedeva ancora alla velocità di un fulmine e il mare cominciava ad agitarsi. Giunsero nel Chubut intorno a mezzogiorno.
<< E’ spaventoso! >> commentò Rolf. << Ieri ci trovavamo ancora in quello squallido porto di Liverpool! E adesso, poche ore più tardi, eccoci qui, in questo eden naturale! >>.
<< Non meravigliarti più di tanto, Rolf! >> lo ammonì amichevolmente Dubois. << Certe navi magiche sono molto più veloci di questa… Pensa che alla Fiera dei Fatati Lupi di Mare, lo scorso anno, è stato presentato un prototipo di piccola imbarcazione che faceva centinaia di nodi all’ora, ma fu rifiutato perché dicevano che il progetto, quel mister Forest, l’aveva copiato da un documento segreto dello Stato Magico di Cleghorn! >>.
<< Sgradevole! Ladri dappertutto, al giorno d’oggi! >> osservò Rolf, ma Luna non era tanto convinta che le parole di Dubois fossero sincere.
La nave fu ancorata in un porto in miniatura, simile ad una ricostruzione da museo. Il capitano salutò personalmente Monsieur Dubois, poi i passeggeri scesero ordinatamente attraverso una scaletta bianca e affondarono i piedi nella sabbia della battima.
<< Il direttore mi aspetta questa sera stessa! >> spiegò Rolf. << L’ho contattato via gufo! >>.
Dubois annuì. << Conoscete un buon hotel dove alloggiare o accettate il mio invito a trascorrere la giornata in un’accogliente fattoria qui vicino? >>.
<< Lascia perdere, Berry! Non c’è motivo di scomodarti. Troveremo un… >>
<< Ma quale scomodarmi! >> disse Dubois fingendosi stizzito. << Non fate gli sciocchi, su! Eccola lì, la jeep di Caroline! Venite, vi presento una mia cara amica! >>.
Seduta al volante di una jeep verdastra, la cui tintura era sparita in più punti, se ne stava una donna giovane e avvenente, con capelli biondi, gonfi e lunghi ed un grosso cappello giallo sulla testa, che le conferiva un aspetto solare e decisamente simpatico. Caroline Morph fu contenta di fare la conoscenza di Luna e Rolf e accolse benevolmente anche Monsieur Dubois. Il gruppo si accomodò sulla jeep, Dubois nella parte anteriore e Rolf e Luna sui sedili di dietro.
Mentre viaggiavano per un sentiero che serpeggiando si insinuava nel cuore di una landa deserta, Caroline diede un’occhiata a Luna e Rolf attraverso lo specchietto retrovisore. << Se mi è concessa la domanda, >> disse con molto garbo, << quanti anni avete? >>.
Luna pensò che quello fosse un modo come un altro di rompere il ghiaccio.
<< Siamo entrambi trentenni, più o meno! >> rispose Rolf.
<< Ah, trent’anni! >> ripeté Caroline. << E… ditemi! Non avete considerato ancora l’idea di sposarvi? >>.
Luna sentì un groppo alla gola. Quella stessa domanda le era stata rivolta da Marcus Wilson, quando si trovava nella hall dell’High Magic Hotel insieme con Terence.
<< A dire la verità, sì! >> disse Rolf. << Ma aspettiamo l’occasione giusta prima di… >>.
<< Ah, questi ragazzi! >> intervenne Monsieur Dubois. << Devo ripeterlo ancora una volta, mio caro Rolf, che non si rimandano mai i grandi eventi della vita a data da destinare? Bah, è la moda del momento! Ma dico io, se vi amate, perché rallentate i tempi? Quando ero giovane, e parlo di molti, molti anni fa, c’era gente che si sposava due giorni dopo aver considerato l’idea! >>.
Rolf guardò Luna fugacemente, tentando di cogliere un segno nei suoi grandi occhi profondi.
<< C’è il pastore William Buster, nel paesino di Pastávara! Quello che ha sposato i miei cugini… Sarebbe disposto a consacrare la vostra unione stasera stessa, se glielo chiedeste! >> spiegò Caroline.
<< Ne riparleremo! >> promise Rolf.
L’auto mandò un soffio di vapore nero, prima che il motore si spegnesse in prossimità di una larga distesa di terriccio secco.
Una fattoria immersa in un fogliame verde e vivo, dall’aspetto aristocratico, apparve ai loro occhi quando abbandonarono la jeep. Aveva finestre sontuosamente decorate ed una porta d’ingresso con bardature in stile liberty, che davano su un brolo minuto ma stracarico di eleganti chiome ondeggianti.
Caroline inserì la chiave nella toppa e la girò vigorosamente. Con un cigolio terrificante, la porta si spalancò, rivelando un atrio spoglio e cupo. A malincuore Luna abbandonò la luce accecante del mezzogiorno e seguì la padrona di casa nel vestibolo. Sbucarono infine in una vano ben arredato, circondato per quasi tre terzi da mobili intagliati in legno d’ontano. Su ogni ripiano, Caroline aveva provveduto a piazzare fruttiere traboccanti di gustosi prodotti della terra. L’ambiente era di per sé poco luminoso e, tra i vassoi e le nature morte appese ai muri, complessivamente squallido.
Si accomodarono su un vecchio tavolo e Caroline offrì ai suoi ospiti delle bibite amare, che Luna riuscì a ingurgitare con molta fatica.
<< Specialità del Chubut! >> spiegò. << La confezione intera me l’ha data la signorina Piller, che abita in una casa colonica non lontana da qui! E’ una brava persona, la conosco da quasi dieci anni! Una pettegola, sì, ma con un caratterino che lascia trasparire una sincera bontà di cuore >>.
Rolf si mostrò interessato, mentre Luna, stanca fino al midollo, non tardò a mostrare il suo cinismo per tutto ciò che riguardava signorine Piller e poderi del Chubut. Dubois, presa la parola per tacito consenso, espose un excursus della storia della Patagonia, mentre Caroline serviva il pranzo. Al termine del lungo e noioso discorso, Luna si sentì davvero troppo esausta per spiccicare parola. Caroline le suggerì di appisolarsi su un divano fino alla sera.
Rolf e Dubois rimasero attorno al tavolo a parlare della meseta argentina, un’immensa distesa arida e incolta che i due fidanzati avrebbero dovuto attraversare per raggiungere la sede della rivista Hornedowl. Quando il sole in declino si nascose dietro le nuvole, la ragazza fu svegliata.
<< Affitteremo un auto! In poche ore saremo nell’ufficio della Hornedowl! >> le disse Rolf.
Il viso di Caroline spuntò all’improvviso da dietro la porta. << Non vi conviene noleggiare una macchina! Alcuni territori impervi della Patagonia sono del tutto impraticabili, per quelli che non se ne intendono! Permettete che vi accompagni, mentre Berry si mette a letto! >>.
<< Ma figurati! >> disse Luna in un inatteso moto di stizza. << Non c’è bisogno che tu ti prenda il disturbo di accompagnare me e Rolf alla Hornedowl! >>.
<< Il disturbo? >> sorrise Caroline. << Può farmi solo piacere, Luna! >>.
<< Beh, grazie, allora! >> si intromise Rolf, intento a sistemare nel suo grosso zaino un cannocchiale e degli attrezzi per l’esplorazione. << Ci togli davvero un grande fardello dalle spalle! Il solo pensiero di attraversare la Patagonia senza sapere niente del luogo, anche dopo le spiegazioni dettagliate di Berry, mi sembrava un’impresa davvero ardua! >>.
<< Dunque, amici, torno subito! >> aggiunse Caroline sorridendo, prima di sparire nel corridoio.

* * *


Era tardi. Maledettamente tardi. Ma poteva farcela.
La donna si inerpicò lungo il pendio, ansando per la stanchezza. La stazza e l’età non le facilitavano certo il lavoro, ma costituivano comunque due ottimi motivi per continuare a lottare. Arrivata sulla sommità del scarpata, si imbatté in una rete dall’aria poco resistente.
“Avrei dovuto scoprirlo prima che erano partiti per la Patagonia! Se quell’uomo avesse schiacciato l’acceleratore, ieri sera, non sarei ancora qui, questo è sicuro!” considerò con amarezza.
Trasse dalla tasca la propria bacchetta. Squarciando la rete, oltrepassò il varco e si ritrovò in una pista di decollo completamente asfaltata. Gli aerei Babbani, in fondo, sembravano sorriderle.
Si avvicinò alla portiera di uno UK AIRLINES che riportava la scritta 817 sul dorso. Uno stewart con un cappello rosso le sorrise, offrendole un depliant e chiedendole il biglietto, prima in modo cortese, poi con ostinazione. Bastò un Oblivion per ammansirlo. La donna prese posto sullo UK AIRLINES 817, in partenza per la Patagonia, scegliendo un angolo appartato che non la facesse spiccare tra i passeggeri. Posta sulle proprie gambe una borsa da passeggio, aprì la cerniera per sincerarsi che non fosse accaduta nessuna sciagura.
“Per fortuna!” pensò. “La Luna di vetro è in salvo!”.
Rigirò tra le mani la sfera, prima che un’hostess la adocchiasse accigliata e le si avvicinasse con il pretesto di voler offrire del cibo.
<< Gradisce un tè, prima della partenza? >>.
<< Sì, mi dia giusto il tempo di prendere i soldi! >>.
La donna infilò una mano in tasca.
<< Ha il suo biglietto, vero? Le dispiace mostrarmelo? E’ una mera formalità, signora! L’addetto ai controlli voleva che facessi una rapida ispezione, prima del decollo! >>.
<< Il biglietto! Sì, dovrebbe essere qui… Toh, guarda che strano! >> rispose la donna traendo la bacchetta di tasca e sollevandola con enfasi. << Non è una cosa da tutti i giorni, trovarsi nei pantaloni un vecchio legnetto, invece del biglietto aereo! >>.
L’hostess inarcò le sopracciglia.
<< Imperio! >> sorrise la donna tranquillamente. << Tornatene da dove sei venuta, e vedi di convincere l’addetto ai controlli che ho tutte le carte in regola! >>.
<< Attenzione, lo UK AIRLINES 817 è in partenza dalla pista 29! I signori passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza! Attenzione! Lo UK AIRLINES 817 è in partenza dalla pista 29! >>.
La voce meccanica si spanse per il corridoio dell’aereo. Un ometto calvo prese posto accanto alla donna, schiacciandosi contro il finestrino.
<< Attenzione signori! >> fu l’ordine perentorio. << I passeggeri dello UK AIRLINES 817 sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza! Stiamo per decollare! >>.
Un rombo crescente, poi l’aereo si mise in moto. Lentamente si mosse lungo la pista, avanzò, aumentò di velocità, prese la rincorsa e si staccò da terra, librandosi nel cielo infinito.

* * *

L’ispettore Hottersby, madido e accaldato, si tergeva il sudore tamponandosi la fronte prominente. Aveva seguito il commissario Mercury ed un gruppo di uomini addestrati alla ricerca nei pressi della casa di mister Scott e, cercando di trovare dentro di sé la disposizione d’animo necessaria ad affrontare il torrido caldo di fine Agosto, camminava a testa china, blaterando parole incomprensibili sotto i baffoni da tricheco. Lavoravano da ore, ormai, ma gli oggetti che scovavano nelle tane sotterranee erano davvero poco illuminanti. Cosa speravano di dissotterrare quegli illusi?
Stracci di nubi chiare offuscarono l’orizzonte. Il commissario Mercury, facendo pressione coi piedi sul terreno compatto, progettava una doccia fredda ed una serata all’insegna dello svago. Ad un tratto arrestò la sua sonnacchiosa marcia lungo il campo brullo e rimase immobile ad osservare una pietra dalla forma curiosa. Presentava un colorito pallido e impercettibilmente rosato ed emergeva dal terriccio solo in parte.
<< Molto strano, pietre del genere sono si trovano facilmente nel distretto di Manchester! >> notò sommessamente. Si rivolse quindi a un suo subordinato, che studiava con morboso interesse una sporgenza di roccia. << Cussler, vieni qui! Voglio che tu raccolga con i guanti questa piccola pietra e la inserisca in una busta di cellophane! >>.
<< Sissignore! >> sospirò Cussler, trascinandosi fino al luogo del ritrovamento e traendo dalla borsa due guanti bianchi ed un foglio di idrato di cellulosa.
Il commissario Mercury continuò la sua passeggiata indifferente, ammirando la grande casa di Scott con invidia occultata. Si fece spazio in mezzo all’erba e sentì il bisogno di riposarsi. A casa lo aspettava un pranzetto a base di pesce, che il fratello di sua moglie aveva portato direttamente da una località marina del West England.
<< Questo non è possibile! >> eruppe all’improvviso la voce di Cussler. << Commissario! Commissario! >>.
<< Che c’è, Cussler? La solita cicca di sigaretta? >>.
L’uomo della squadra se ne stava chino sulla pietra rosata che il commissario aveva scorto poco prima. All’affermazione ironica, scosse la testa energicamente. << Direi di no, signore! Questo è un dito! >>.
<< Un dito? >> ripeté Mercury disgustato. << Oh, non dire sciocchezze! Hottersby! Hottersby! Dove diavolo si è cacciato quel maledetto uomo? >>.
<< Sono qui! >> rispose una voce. L’ispettore emerse da una radura. << Trovato qualcosa? >>.
<< Cussler dice di essersi imbattuto in resti umani! Ehi, laggiù! La squadra è gentilmente chiamata alla raccolta! >>.
Gli occhi di Hottersby si sbarrarono. Il gruppo di poliziotti che perlustrava i dintorni accorse immediatamente, assiepando il luogo in cui il dito era stato sepolto. Spazzarono via con le mani cumuli di terra appiccicosa e scoprirono all’istante degli indumenti sgualciti e coperti dalla polvere. Ad indossarli, era il cadavere di una vecchina bassa e canuta, in stato di putrefazione, che osservava la scena coi suoi piccoli occhietti gelidi.
<< Pretendo che la scientifica sia qui prima dell’ora del desinare! >> esclamò severamente il commissario. << Hottersby, occupati dell’identificazione di questa donna! Cussler, ti affido il compito di capeggiare la perlustrazione! Non è escluso che sotto il terriccio sia sepolto il nodo di questo irragionevole rompicapo! >>.



  
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