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Autore: ladyvampiretta    03/12/2013    5 recensioni
Layla è destinata a morire tragicamente, così hanno deciso gli angeli. Castiel, però, ignaro di tutto, le salva la vita. I loro destini si incroceranno in un turbinio di amore e morte che li porterà ad attraversare l'Inferno e il Paradiso per sfuggire alla sorte avversa.
[Dalla storia]
"« Devo tenerti d'occhio... » continuò « ... corri un grave pericolo »
Rimasi colpita « Eh? Quale pericolo? » sbottai.
Castiel rimase impassibile « Ti vogliono morta »
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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LA CACCIA

 

Non potendo restare ancora in una stanza d'albergo, Castiel optò per un casolare abbandonato. Malgrado le mie proteste e i miei tentativi di far ritorno a casa mia, l'angelo mi ignorò. Mi portò in un luogo sperduto in mezzo al verde. Devo dire che non era niente male, a parte l'abitazione che dall'esterno rendeva palese i segni del tempo, decisamente poco clemente con quel posto. Le ante delle finestre sembravano sul punto di staccarsi da un momento all'altro e l'intonaco esterno aveva ceduto in più punti. Dal tetto mancavano alcune tegole.

« Cass... sei proprio sicuro che dobbiamo vivere qui? » chiesi esitante. Lanciai un'ennesima occhiata all'esterno dell'abitazione ed ebbi il brutto presentimento che sarei finita schiacciata sotto un cumulo di macerie.

L'angelo sorrise soddisfatto « Sì, è proprio questo il posto ». Da come guardava il casolare, immaginai che nella sua testa, quel posto fosse come una reggia. Titubante, seguii Castiel dentro l'abitazione e ne rimasi sorpresa. Il muro sembrava appena ridipinto, non c'era alcun segno di muffa o di tutto ciò che avviene in un posto abbandonato. Ovviamente quello che avevo visto esternamente necessitava di riparazioni.

« Come faremo con... le riparazioni? » domandai, fissando preoccupata il soffitto. Gli spifferi che entravano da lì mi fecero rabbrividire. Neanche un'ora dopo ricevetti la risposta. Arrivò una sorta di tutto-fare che in silenzio fece tutte le riparazioni, sotto lo sguardo vigile di Castiel. L'uomo non aveva detto una parola da quando era entrato in silenzio nella casa, né si era presentato. L'angelo lo aveva fatto entrare in silenzio e in silenzio lavorava. Doveva essere sulla cinquantina, con una tuta impolverata, i capelli brizzolati e delle pesanti rughe sotto gli occhi.

« Secondo me c'è il tuo zampino » mormorai, avvicinandomi a Castiel. L'angelo sorrise. « Lo fa per fede » incrociò il mio sguardo critico e subito aggiunse « Lo pagheremo, se è questo che vuoi ». Sospirai, incapace di aggiungere altro. Non ci credevo molto, ma non potevo fare altrimenti.

"Quell'angelo è una scoperta continua" pensai, mentre l'uomo saliva su una scala per riparare il soffitto. Impiegò tutto il resto della giornata nelle riparazioni, senza fermarsi un attimo. Sembrava come un robot che eseguiva gli ordini senza esitazioni. A lavoro ultimato, la casa era decisamente migliore. L'uomo fece per andarsene come era arrivato, allora corsi verso di lui per dargli qualcosa. Certo, le mie finanze non erano delle migliori, ma qualche soldo potevo anche darglielo. Lui, però, mi ignorò e se ne tornò da dove era venuto.

Lanciai un'occhiata critica a Castiel che rispose con il suo solito sguardo incurisito.

« E' lui che non ha voluto » disse solo. Il giorno seguente io e Castiel facemmo diversi "voli" dalla mia vecchia casa per prendere il necessario dalla mia vecchia casa.

Ma mi aveva fatto trasferire per una ragione,:il mio allenamento. Quando cominciammo, il suo atteggiamento cambiò. I giorni passarono velocemente e le cose con Castiel divennero un po' complicate. Il nostro legame si consolidò, divenne più forte. Ma capivo nel suo sguardo che c'era qualcosa che non andava.

I suoi occhi dal colore intenso sembravano... spenti, come se qualcosa lo tormentasse dall'interno e io sapevo cosa fosse. La pericolosità della nostra relazione era chiara a lui quanto a me, ma con la differenza che io non ne facevo un dramma.

Castiel impiegò diversi giorni ad allenarmi. Iniziavamo all'alba e finivamo a mezzanotte passata. Ogni volta che gli facevo presente i miei "bisogni umani" come il mangiare e il dormire, lui si faceva scuro in volto, mi lanciava un'occhiataccia e mi concedeva la tanto agoniata pausa.

I suoi allenamenti erano, il più delle volte, faticosi.

« Allora, quando qualcuno... o qualcosa » si corresse subito « ti corre incontro, puoi usare la sua stessa forza come un'arma ».

Eravamo l'uno difronte all'altra, ad un paio di metri di distanza.

« Quando ti corro incontro, tu mi afferri il braccio, ti giri e mi butti a terra ».

Annuì. Da piccola avevo studiato arti marziali, quindi quella semplice mossa non sarebbe stata un problema per me. Non dissi nulla, però. Volevo sorprenderlo.

« Sei pronta? »

« Come mai prima d'ora » ribadii con un sorriso sicuro.

Mi abbassai di poco sulle ginocchia, pronta a cogliere la sua offensiva.

In un attimo, Castiel fece uno scatto verso di me. Era buffo perché non l'avevo mai visto correre. Volare sì, ma correre no.

Stavo divagando, non dovevo perdere la concentrazione. Mi ripresi appena in tempo, mentre il corpo di Castiel si preparava all'impatto contro il mio. Afferrai il suo braccio teso verso di me e sfruttai la sua spinta per caricarlo sulla schiena, girare su me stessa e buttarlo a terra. Per l'occasione, avevo messo un cuscino nel punto esatto in cui l'angelo sarebbe caduto.

Anche se aveva la capacità di guarire velocemente, non avrei mai accettato se il rischio era quello di ferirlo.

Castiel cadde a terra con la schienza contro il cuscino. Mugugnò in segno di sopresa.

« Non mi aspettavo ci riuscissi » disse sorpreso, spalancando gli occhi, rimanendo a terra.

« Ho un bravo insegnante » Gli sorrisi e mi chinai verso di lui. Lessi uno strano lampo negli occhi dell'angelo che in un millisecondo mi afferrò per le braccia e mi tirò a se'. Caddi in avanti, finendo addosso a Castiel che mi mostrò il suo sorriso sghembo che tanto adoravo. Si allungò e mi sfiorò le labbra con le sue.

 

Sospirò sonoramente.

« Così non riuscirò mai ad allenarti » brontolò Castiel, disteso a terra con la testa sul cuscino. La mia era appoggiata al suo petto e riuscivo a sentire i battiti del suo cuore, lievemente accellerati. Mi accarezzò dolcemente i capelli.

« Non è colpa mia se ogni scusa è buona per... » e lasciai il discorso in sospeso con fare eloquente.

« Già, hai ragione, dobbiamo rimediare » convenne e la sua decisione mi fece tremare.

"Non lo starà pensando seriamente" pensai, mentre mi tiravo su per guardarlo in faccia.

« E con questo che vuoi dire? »

Castiel mi rivolse uno sguardo inespressivo.

« Semplice, da adesso in poi ti allenerò e basta, senza distrazioni » e così dicendo fece per alzarsi, ma ributtò la testa sul cuscino.

« Magari cominciamo da domani » ridacchiò, tirandomi nuovamente a se'.

 

« Perfetto, oggi cominciamo l'allenamento vero » disse, in tono autoritario. Ebbi un fremito, ma cercai di non darlo a vedere. Castiel aveva avuto la folle idea che per allenarmi avrebbe dovuto lasciami in un covo di demoni.

"E' pazzo!" pensai, mentre cominciavano a tremarmi le gambe.

« Ehm... Cass? Ne sei proprio sicuro? » bofonchiai, stringendomi al petto il pugnale demoniaco.

« Sì, è il metodo più veloce » disse, portando le braccia ai fianchi, come per valutare la situazioni. La fronte era lievemente increspata. In quel momento mi ricordò la sua presentazione: la sua postura era tipica dei soldati.

Degluttii « Dimmi la verità, mi vuoi morta senza sporcarti le mani » sospirai a testa bassa. Sì, decisamente voleva che mi togliessi dai piedi, altrimenti non mi avrebbe mai proposto una cosa del genere.

« Esagerata » ridacchiò.

"Sì, decisamente mi vuole morta"

Mi aveva portata all'ingresso di un bar dall'aspetto malfamato. Le pareti erano scure su cui palesavano frasi volgari e oscene. Le finestre erano piccole e non si vedeva una grande illuminazione all'interno. Incima capeggiava la scritta dai colori vivaci, il nome del bar.

« Devil's nest, un nome, una garanzia » ironizzai, lanciando occhiate perplesse all'angelo. Ma Castiel non era più al mio fianco. Si era volatilizzato.

"E' insopportabile quando fa così"

Degluttii e lanciai un'altra occhiata al locale. Sbattei le palpebre, nella speranza che fosse un'illusione o un sogno, ma il bar restava sempre lì. Feci un bel respiro ed entrai.

Il locale era costituito da diversi tavoli che potevano ospitare massimo due clienti. In fondo alla sala c'era un bancone con un barman afroamericano dai capelli riccissimi. La luce era soffusa e la poca illuminazione veniva da delle lampade (non più di quattro) poste lungo il perimetro della sala.

"Merda! E adesso come riconosco i demoni?" pensai mentre si faceva strada in me l'ansia.

"Calma, non sanno che sei umana, respira" mi ammonii. Di certo già non passavo inosservata in quel locale di soli uomini grassi e calvi.

Avevo gli occhi di tutti puntati addosso.

"E se fiutano la paura come i cani? Sì, sono morta!"

Mi diressi con passo disinvolto ( o almeno sperai fosse così) verso il bancone.

Il barman, che non mi aveva staccato gli occhi di dosso da quando ero entrata mi sorrise.

« E' la prima volta che vedo una donna qui dentro » e mi passò una birra senza che gliel'avessi ordinata.

« Grazie » mugugnai, prendendone una lunga sorsata. Aspra e ghiacciata. Per un istante dimenticai di trovarmi in un covo di demoni.

"Covo... sempre che si possa definire tale" pensai, dando un'occhiata intorno. C'erano quattro uomini più il barman. Cinque. Non era poi questo grande "esercito".

Improvvisamente sentii un tonfo alla mia sinistra. Posai immediatamente la bottiglia e mi voltai. Un uomo basso e tarchiato, dai capelli grigi giaceva a terra, immobile. Subito un altro si fece accanto a lui e venne seguito da tutti i presenti nel locale. Mi inginocchiai anche io, con il cuore a mille.

E mi passò completamente di mente che fossero tutti demoni.

« Signore? Si sente bene? » chiesi, scuotendolo un po'. L'uomo non rispose immediatamente. Improvvisamente si tirò a sedere e me lo trovai talmente vicino da poter sentire l'odore della carne putrida. Arricciai il naso e scattai indietro, mentre le iridi di tutti i presenti assumevano il tipico colore nero e lattiginoso.

« Oggi non è la tua giornata fortunata, tesoro » mormorò in tono maligno mentre quattro figure mi si facevano sempre più vicine.

Con il cuore in gola, estrassi dalla tasca posteriore dei jeans il pugnale demoniaco e mi lanciai contro quello basso e grasso. Mi era davanti, mi lanciai addosso e mi scontrai contro di lui. Avevo colto il demone di sorpresa, ma aveva una forza superiore alla mia.

Gli bastò una gomitata per lanciarmi a diversi metri di distanza, addosso ad un altro demone che urlò, sorpreso. Ci schiantammo entrambi contro il bancone del bar.

Dolorante ma non sorpresa, abbassai il braccio e lo piegai all'indietro giusto per colpire il mostro. Sentii un gemito di dolore e una tenue luce alle mie spalle. Il avevo fatto fuori il primo demone.

Quello su cui mi ero buttata all'inizio mi lanciò un'occhiata omicida.

« Mi dispiace, ho fatto fuori il tuo amichetto? » chiesi con finta voce dolce.

Avevo l'adrenalina a mille, mi sentivo prontissima e carica come non mai.

Sentii dei grugniti e notai che due demoni si stavano per attaccarmi contemporaneamente, uno a destra e uno a sinistra. Non mi scomposi. Sapevo cosa dovevo fare.

Mentre i due energumeni correvano contro di me, non mi mossi, proprio come mi aveva spiegato un giorno l'angelo. Tirai fuori dall'altra tasca dei jeans anche un secondo pugnale.

Abbassai le braccia e le lasciai aderire contro il busto.

Feci un piccolo respiro.

"Tre... due... uno"

Proprio mentre i loro corpi stavano per venirmi addosso, allargai le braccia e li colpii entrambi in pieno petto. Il demone alla mia destra spalancò la bocca e una luce sembrò esplodere dentro di lui. Un urlo e anche lui si accasciò al suolo. Tolsi il pugnale prima che il mostro cadesse a terra.

« Hai sbagliato pugnale » ridacchiò l'altro demone.

Sorrisi « Tu credi? » e così dicendo, conficcai anche il pugnale demoniaco nel petto della creatura.

Un'altra luce, altro gemito, altro corpo a terra.

« Si chiama effetto sorpresa, bastardo » mormorai al corpo esanime del terzo demone, riponendo il pugnale normale nei jeans.

Sentii dei passi pesanti corrermi incontro. Non dovetti neanche alzare lo sguardo per sapere che il quarto demone mi stava venendo incontro. Era più grosso di me e vederlo correre velocemente sembrava contro natura.

« Sei morta! » esclamò con rabbia quando mi fu quasi vicino. Gli sorrisi in modo serafico. Allungò le mani verso il mio collo e cercò di afferrarmi. Mi abbassai di scatto e venni quasi completamente coperta dall'ombra del demone. Con un movimento rapido e preciso, gli piantai il pugnale direttamente nello stomaco.

Ci fu uno scoppio di luce e il demone barcollò pericolosamente.

« Merda! » esclamai mentre il demone mi cadeva addosso. Non lo avevo previsto! Poco prima che il mostro mi schiacciasse a terra sentii una mano afferrarmi per la maglietta e strattonarmi via. Il tutto accadde nel tempo di un battito di ciglia.

Mi voltai e incrociai lo sguardo del mio salvatore.

Due iridi blu mi fecero dimenticare che ce l'avevo con lui.

Senza pensarci due volte lo abbracciai.

« Castiel! Ce l'ho fatta! » esultai come una bambina.

Lui sorrise « Complimenti davvero, ce l'hai fatta » e mi stampò un tenero bacio sulle labbra.

Sentii un frusciò, come se qualcosa mi fosse volato vicino al volto. Mi staccai immediatamente dall'angelo e avvertii uno strano dolore all'altezza della guancia destra, infine qualcosa colarmi sul viso. Mi passai la mano sulla guancia ed esaminai il risultato. C'era una lunga striscia di sangue rosso scuro.

Impallidii e Castiel sbarrò gli occhi. Si voltò all'istante.

Un demone teneva in mano una mannaia e ci guardava con un sorriso diabolico.

« Oh, scusate! » si finse pentito « Ho interrotto qualcosa? » Da come era vestito, doveva essere un cuoco, anche se il fatto che fosse in un bar era abbastanza strano.

Era un uomo sulla cinquantina, calvo, vestito con una maglietta bianca piena di macchie e dei pantaloni scuri. Sulla pancia c'era una parannanza con sopra delle strane chiazze rosse.

Castiel gli volò incontro, con la sua solita calma omicida naturale. Io osservavo la scena quasi paralizzata dalla paura. Mi voltai e vidi un cortello dall'aspetto molto affilato conficcato nella parete di legno alle mie spalle. Ebbi un fremito e mi strinsi le braccia al petto. Il coraggio con cui avevo affrontato i demoni precedenti si era spento, come se qualcuno avesse premuto "off" sul pulsante della mia adrenalina. Ero così scossa che non mi accorsi nemmeno che un demone mi stava venendo addosso.

Riconobbi i ricci scuri e strabuzzai gli occhi.

"Mi ero dimenticata del barman!" pensai, mentre cadevo a terra. Il demone si stagliò su di me e cominciò a riempirmi di pugni sulla pancia e sul viso. Non so come ma riuscii ad assestargli una ginocchiata. Liberai un piede e lo colpii allo stomaco, allontanandolo da me. Lui sorrise « Ho cambiato idea, quella birra te la faccio pagare » ridacchiò. Mi alzai velocemente in piedi e lanciai un'occhiata a Castiel. Lo vidi nel momento in cui premeva il palmo della mano destra sulla fronte del demone e una luce parve invadere il corpo dall'interno. La mossa di Castiel aveva lo stesso effetto del pugnale.

« Ti conviene pensare a te stessa » urlò il demone- barman.

Mi corse incontro ed ebbi una specie di flashback. Anche in quel momento seppi cosa dovevo fare.

Quando mi fu abbastanza vicino, gli afferrai il braccio teso, piegai leggermente le ginocchia e me lo caricai sulla schiena.

« Quanto parli! » urlai, mentre lo buttavo a terra. Tirai immediatamente fuori il pugnale demoniaco e lo colpii in pieno petto.

Sospirai. Anche l'ultimo demone era stato ucciso.

Mi asciugai il sudore che mi gocciolava dalla fronte. Due mani mi sfiorarono i fianchi da dietro. Inclinai leggermente il corpo all'indietro per appoggiarmi a Castiel.

« Sei stata fantastica » mi sussurrò all'orecchio. Il suo respiro mi solleticò il collo.

« Va bene, ora andiamo » mormorai. Sentii il mio corpo perdere completamente le energie e mi sentii schiacciare dalla forza di gravità. Ebbi improvvisamente la nausea e scansai Castiel giusto in tempo, prima che vomitai sul pavimento del bar. Tutto intorno a me cominciò a vorticare. Sentivo in lontananza la voce dell'angelo che mi chiamava, preoccupato. Poi il nulla.

Silenzio.

 

 

 

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Angolo dell'autrice:

Ciao a tutti! Ringrazio tutti quelli che seguono la mia storia e che la commentano: sapere cosa ne pensate mi rende davvero felice :) Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto, rispetto a come l'avevo scritto in precedenza, ho dovuto aggiustare un po' di cose che non mi convincevano. Il prossimo capitolo sarà molto più intenso e come "guest star" avremo... Zaccaria!

Un abbraccio a tutti!

Ladyvampiretta

 

  
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