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Autore: Macbeth nella Nebbia    03/12/2013    1 recensioni
“Perché non mi avete chiamata Eleonora? E’ un nome da principessa, io voglio essere una principessa. Adesso andate dal sindaco e gli dite che voglio cambiare nome: da Elena ad Eleonora.”
Ho una macchina da scrivere, presa nel vecchio ufficio di papà. Tempo fa ci passavo giornate intere, a ricopiare le mie storie. Ora ci passo meno tempo ma non sapete che emozione provo quando pigio i tasti pesanti e le lettere si scontrano sul foglio per imprimere l’inchiostro.
Come per starmi a dire che le parole sono indelebili, che schiacciano come sassi ma che alla fine sanno farsi perdonare, lì tutte assieme sul foglio della vita completamente bianco.
- OS assolutamente nonsense con parole buttate lì sulla mia persona, sul mio essere.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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“Perché non mi avete chiamata Eleonora? E’ un nome da principessa, io voglio essere una principessa. Adesso andate dal sindaco e gli dite che voglio cambiare nome: da Elena ad Eleonora.”








Ho sempre cercato di non piangere in pubblico singhiozzando o comunque assieme ad altre persone.
Piangere di tristezza intendo.
Mio padre mi diceva che da piccola per farmi rilassare, quando piangevo, mi strofinava il dorso del pollice all’inizio del naso, tra le due sopracciglia e scendeva per poi risalire piano. Come si fa con i gatti. Ed io mi rilassavo davvero.
Allora adesso quando mi viene da piangere in pubblico, per qualsiasi motivo triste, porto il pollice all’inizio del naso, dalla divisione delle sopracciglia e sfrego lentamente per rilassarmi. E funziona.
Odio farmi veder piangere da mio padre.
E non so nemmeno il motivo di questa mia paura di dimostrare una mia debolezza a chi mi guarda le spalle, a chi provvede alla mia sopravvivenza.
Se mi capita di piangere davanti a lui mi giro, mi allontano , faccio qualsiasi cosa per non farmi vedere debole.
Invece con mamma mi faccio vedere spesso piangere anche se pure lei si innervosisce quando piango. Non che io passi le giornate a piangerle in faccia, che sia chiaro.
 

Sono timida.
Non riesco a dire le cose importanti della mia vita ai miei genitori, per esempio.
Quando trovo un ragazzo, un fidanzato, non glielo dico mai. A nessuno dei due lo dico.
Aspetto che prima o poi lo scoprano da loro attraverso voci secondarie.
Ci ho provato, solo che mi muore tutto in gola, non trovo mai le parole giuste per affrontare il discorso. Come se un virus ammazzasse ogni singola parola nella faringe.
 

Ho un fidanzato, appunto.
Si chiama Francesco ed è il ragazzo più dolce che abbia mai avuto al mio fianco.
Non lo dico per elogiarlo o solo perché è il mio ragazzo, ma perché è così, è la verità.
Anche se non esprimo mai al meglio tutti i miei sentimenti nei suoi confronti, nel mio essere fredda e schietta dice che so essere anche romantica.
Non ho il “ti amo” facile, non ho l’abbraccio spontaneo, non riesco nemmeno a baciare senza un motivo.
Spesso vengo colta alla sprovvista, mai il contrario.
Ogni tanto mi dimentico pure che sono fidanzata e non cerco assiduamente il suo nome tra i messaggi o su facebook, o non lo chiamo per stare un’ora al telefono.
Non mi considero nemmeno una “brava” fidanzata.
Ma dagli sbagli si impara e, sempre a suo dire, a quanto pare sto facendo progressi riguardo al mio romanticismo.
 

Leggo troppo.
Forse non sono romantica perché appunto non leggo i romanzi di Nicholas Sparks ma preferisco carneficine alla Game Of Thrones di Martin, avventure inaspettate con Mr. Baggins nella Terra di Mezzo di Tolkien o strani misteri nella Barcellona anni ’30 di Zafòn.
 
Dalla prima superiore non porto più bracciali ai polsi. Questo un po’ mi rattrista.
A causa della scuola che ho scelto, un istituto alberghiero, sono tenuta a non portare bracciali. Nemmeno quelli della fortuna.
In terza media avevo ben 14 bracciali, maggior parte di cuoio o fili. D’estate mi divertivo a tenerli per avere poi il segno della mia misera abbronzatura ottenuta in mare o in montagna.
C’è chi punta al segno del costume e chi a quello dei braccialetti sul polso sinistro.
 

Ascolto musica di vario genere ma sono rimasta sempre molto fedele al rock anni ’70 anche se mi piace molto il blues anni ’50.
Il mio sogno è di fare un corso di rock acrobatico, ma con il fisico che mi ritrovo e la mia scarsa voglia di fare qualcosa, mi sa che rimarrà sempre e solo un sogno.
 

Bevo costantemente thè. A qualsiasi ora, tranne al mattino, salvo le mattine quando sono a casa malata.
Ho cominciato a bere thè con zucchero e limone, poi ho tolto il limone ed infine ho tolto anche lo zucchero.
Al naturale, gusto forte e deciso. Ogni tanto ci metto un goccio di latte, ma proprio raramente.
 

Odio a morte la matematica. Forse perché odio anche la professoressa e lei quindi odia a prescindere la sottoscritta.
Non riesco a capire nulla, non mi entra in testa nulla.
L’anno scorso presi una sola sufficienza, in tutto l’anno. Solo ed esclusivamente per riuscire ad andare in gita a Vienna.
 

Ho una macchina da scrivere, presa nel vecchio ufficio di papà. Tempo fa ci passavo giornate intere, a ricopiare le mie storie. Ora ci passo meno tempo ma non sapete che emozione provo quando pigio i tasti pesanti e le lettere si scontrano sul foglio per imprimere l’inchiostro.
Come per starmi a dire che le parole sono indelebili, che schiacciano come sassi ma che alla fine sanno farsi perdonare, lì tutte assieme sul foglio della vita completamente bianco, immacolato.

 

 


è tipo una "moda" quella di scrivere OS su se stessi.
solo che io non sono capace a fare le cose drammatiche, tristi, malinconiche.
e se ci provo escono queste cose qui.
non volevo scrivere una cosa che risultasse falsa per chi mi conosce, non volevo nemmeno scrivere una cosa tipo "ciao sono Elena, ho 17 anni, peso 67kg per 168cm e sono una merda in matematica."
okay, la matematica ce l'ho ficcata lo stesso in mezzo ma ho scritto un po' cosa mi piace fare, (omettendo la mia ossessione per le serie tv ma lasciamo stare, è un altro paio di maniche) cosa odio fare, cosa sono sul piano sentimentale.
nulla di più.
sono io. sono Elena, che in terza elementare voleva cambiare e voleva chiamarsi Eleonora, perchè faceva un po' più winx.


un bacio,
rainsofcastamere.
 
   
 
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