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Autore: inca25    04/12/2013    3 recensioni
Questo è la mia storia; di come la mia vita normale ad un tratto non c’era più, ma sono andato avanti.
Questa è la storia di mio fratello; che ha visto scomparire tutto ciò che c'era di bello nel suo mondo, ma non si è arreso.
Questa è la storia della mia migliore amica; a cui devo la vita, spero sia felice nonostante tutto.
Una semplice giornata di scuola che si é trasformata nella distruzione totale,
poi solo sangue, macerie e polvere.
Riusciremo a sopravvivere all'apocalisse?
Dal 1° capitolo:
“Finì anche il resto della mattina, e da li tutto cambiò.
I ricordi sono confusi... ero uscito dall'aula e mi stavo dirigendo al cancello...poi...
bianco, buio, un rumore assordante.
Urla e grida, confusione, panico.
Chiusi gli occhi senza accorgermene, quando li riaprii vidi una ventina di studenti che correva disperata.
Erano ricoperti di rosso e nero, erano ricoperti di sangue e cenere.
Una polverina bianca aleggiava nell'aria.
Mi guardai attorno e non vidi niente, o meglio, vidi tutto ma era distrutto.
Ebbi un solo pensiero: starà bene?”
[Temporaneamente sospesa]
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Tutto era… terrificante.
Ma allo stesso tempo era qualcosa di stupefacente, non potevo crederci, non poteva essere reale quello che vedevo… non doveva esserlo; eppure lo era.
Il cielo era grigio, la cenere aleggiava ancora ovunque; però non riuscivo a scorgere il sole.
Avrei capito solo dopo, ma per il momento lasciai stare e mi concentrai su quello che avevo davanti: la terra, che però terra non sembrava.
Il terreno di fronte a noi era nero e bianco.
Assurdo, impensabile, reale.
Gli edifici della città erano ridotti in macerie, la scuola era messa piuttosto bene in confronto al resto, da quello che mi permetteva di vedere al nebbia fatta di cenere.
Paralizzato, non riuscivo a capire fino in fondo quello che stavo vedendo.
Come quando ti danno una notizia terribile, ascolti e agisci ma in fondo in fondo non riesci ad accettarla, mi sentii così quando morì il nonno… era una sensazione che associavo troppo strettamente alla morte.
Boris non si mosse, stava ancora appoggiato a me, anche se credo che in quel momento fosse lui a sorreggermi.
Yvie uscì, la vidi camminare con aria smarrita fino a un punto il cui il terreno era nero, nei pressi della scuola c’era ancora il cemento delle fondamenta.
Fece un balzo indietro e ci guardò sconvolta.
-Cosa succede?- Chiesi, preoccupato.
-Freddo… è freddo! Il terreno! è freddo!!! Non può essere… è.. congelato.-
-Cosa stai dicendo principessa?- domandò Boris, lei ci fece segno di avvicinarci.
Mio fratello si appoggiò al muro della scuola e io scesi.
Nonostante mi fidassi di lei più di me stesso non riuscivo a crederle… insomma il terreno ghiacciato? Toccai il suolo:
Freddo, gelo, ghiaccio.
La terra sembrava ghiaccio, anche se indossavo le scarpe sentivo un freddo fortissimo nei piedi.
-..cosa…?- Sussurrai, Boris incuriosito dalla mia faccia sconvolta scese vicino a me, sfiorando il terreno con le dita.
-Assurdo! Sembra carbone di ghiaccio, esiste?- Lo guardai storto, quando era stupito sparava cavolate.
-..si, giusto ci sto camminando sopra.- Sorrise e si chinò a raccogliere un po’di terra, trattenendo un rantolo per il dolore alla gamba.
Ci avvicinammo a lui,
-Sembra terra normale.. ma la terra non ha la temperatura dell’azoto liquido, giusto?- disse Yvie.
-Spero che tu non abbia mai toccato azoto liquido.- Sentenziò Boris, lei abbassò lo sguardo e lui mimò un “mi dispiace” con le labbra. Troppo orgoglioso per chiedere scusa.. o troppo menefreghista per scusarsi sinceramente.
Si riappoggiò a me e gettò la terra. –Molto strano, che si fa?-
-…Cerchiamo le nostre case direi, e poi vedremo.-  Propose Yvie.
Fece due passi, poi toccò la terra bianca e urlò di dolore, cadendo all’indietro.
Mollai Boris e corsi a tirarla su, mentre lui si avvicinò zoppicando.
-Che succede?- Chiese, io intanto guardavo le sue scarpe, le suole erano annerite e un po’sciolte… forse usciva del fumo, ma poteva essere benissimo una mia impressione.
-La terra qui non è più fredda! é.. bollente, sembra lava .-
Mio fratello storse il naso, fece per avvicinarsi ma lo bloccai.
Mi avvicinai al suo posto, misi la mano a poche dita da terra, non volevo scottarmi.
Lava, lava bollente, non poteva essere altro.
Sentivo il calore anche senza toccarla.
- Scotta. - Yvie si rialzò saltellando sulla terra ghiacciata per far raffreddare le scarpe,
-Evitiamo la terra bianca, e respiriamo poca cenere… scotta pure quella e non penso faccia bene.-
Annuimmo e ci mettemmo in marcia.
Se avevo trovato la “passeggiata in corridoio” lunga e lugubre dovetti ricredermi, questo era molto peggio.
Macerie, macerie ovunque… case e palazzi a pezzi… chiazze di sangue, anche se di quelle me ne aspettavo di più.
Yvie tremava durante il tragitto, penso che le stesse venendo da vomitare.
Anche io non dovevo essere messo molto meglio, mio fratello mi teneva su… nonostante fosse lui a zoppicare.
La nostra non era una grande metropoli, anzi era una piccola cittadina.
Non oso immaginare come sarebbe stato percorrere New York ridotta in questo stato.
La mia casa non era troppo lontana, quella della nonna di Yvie appena più in là.
Durante il tragitto non incontrammo nessuno, evitai di pensare a cosa poteva essere successo a tutti gli abitanti.
Camminammo, camminammo e camminammo ancora, fino a rischiare di perderci fra la nebbia.
Forse perderci sarebbe stato meglio, la realtà era devastante.
Arrivammo dopo quella che credo mezz’ora ma mi è sembrata tanto di più, nessuno aveva osato fiatare durante il tragitto.
Quello che trovammo fu.. niente.
Non trovammo niente. Solo polvere e macerie, tutto era sparito.
Le mie gambe si mossero da sole, corsi verso il vuoto che prima era casa mia, che prima era la mia vita. L’ansia e il dolore mi attanagliarono, come demoni che ti assalgono l’anima.
Mi fermai al centro delle macerie, non mi arrivavano nemmeno alle ginocchia i resti dei muri.
Orribile, è stato veramente terrificante, non sapevo come reagire, come tirare fuori tutte quelle emozioni. Dopo tutto, il mio miglior modo di esprimermi era sempre stato il silenzio…
Solo silenzio, per ricordare tutti i bei momenti passati in quella casa;
Solo silenzio, per dimenticare passato e futuro;
Solo silenzio, per non pensare a dove poteva essere chi ci viveva.
Crollai in ginocchio.
Boris era rimasto in piedi, impassibile e immobile di fronte a tutto, non versò nemmeno una lacrima, nemmeno un urlo.
Yvie piangeva, trattenendo i singhiozzi il più possibile.
Le lacrime cadevano a terra lentamente, rigandole gli occhi.
Si avvicinò e mi abbracciò.
Ci stringemmo forte per cacciare la disperazione e la consapevolezza che non avremmo rivisto più nessuno.
- Mamma e papà sono morti. – Constatò mio fratello.
Avevo bisogno di quelle parole per rendere più reale tutto, ma non le avrei mai volute sentire.
Mi strinsi di più nell’abbraccio della mia migliore amica.
Boris si voltò e si mise a camminare.
- Dove vai? – Chiese lei fra le lacrime.
- Chi lo sa principessa?- Sorrideva triste, come l’avevo visto fare solo al funerale del nonno… questo ricordo continuava a tormentarmi.
Il funerale, la chiesa, la bara, Boris che sorrideva in quel modo strano come se si stesse facendo scivolare il dolore addosso senza farsi scalfire; i nostri genitori… ripresero a scendermi le lacrime.
Non gli chiese quando tornava, sapevo per esperienza che non sarebbe servito; con lui non potevo mai sapere nei i come ne i quando.
- Torni?- Mi limitai a dire, suonava più come una supplica.
- Certo.- Aveva gli occhi distanti, ma sapevo di potermi fidare… o almeno lo speravo.
Si voltò e si mise a camminare, ogni tanto zoppicava.
In quel momento rividi un ricordo di tanti anni prima che si sovrappose alla realtà:
Il quartiere intatto, gli alberi e il sole… una cittadina ridente.
Boris tanti anni fa,camminava a fianco di mio padre, che gli accarezzava la testa.
Era così piccolo e allegro, rideva di gusto.
Io li vedevo mentre si allontanavano, rimanevo seduto all’ombra con un libro appoggiato al petto. Salutavo con la mano,  gridavo: “Ciao! Tornate presto!” e la mamma aggiungeva “Sbrigatevi che la cena sarà pronta fra poco, vi aspettiamo.”
Poi la realtà mi crollò davanti agli occhi,
Boris grande, che camminava da solo fra la cenere e la distruzione, evitando quella strana terra bianca.
Nessuno che gli accarezzava la testa, papà non c’era più.
Nessuno che gli gridava di sbrigarsi, mamma non c'era più.
Nessuno, io.
Io ero l'unico rimasto della sua famiglia, e lo guardavo sorretto dalle braccia di Yvie.
Le urla non volevano uscire, quindi mi limitai a mimare con le labbra i miei pensieri, tanto per renderli più reali.
“Torna presto."
 

----------- Angolino dell' "autrice" ----------
e ta daaaan ecco il nuoco capitolo, deprimente più che mai... colpa della musica che mi sono messa ad ascoltare.
Ecco il fantomatico cambio di ambientazione, che cambierà pure per... non ne ho idea, ma di sicuro per un po' deve diventare più interessante.
Spero.
Mi sto maledicendo da sola per aver fatto sparire  Boris, ma tornerà! 
Arriveranno pure dei nuovi personaggi, non sono stata così crudele da sterminare tutti, non proprio tutti almeno.
Allora, riflessioni a parte, piaciuto il capitolo? Critiche, ipotesi sul futuro, correzioni?
Recensiteeeee *voce dolce*



 
  
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