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Autore: Lapam8842    04/12/2013    4 recensioni
AU: Tutti umani
Elena e Damon si incontrano su un aereo diretto in Canada. Entrambi hanno scheletri nell'armadio, sentimenti nascosti e un passato troppo livido. Riusciranno a tornare ad amare?
Dal testo:
«Una tenda e un sacco a pelo?» il ragazzo cercò di trattenere le risate, per rispetto delle idee della giovane donna che aveva accanto, e si scoprì particolarmente stupito del clima piacevole che si stava creando, con quella sconosciuta.
«Rida, rida pure. –lo ammonì la bruna- Mi prenderò un anno sabbatico. Niente lavoro, niente famiglia e niente amore.» Diceva questo contando con le dita, in modo autorevole.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Damon Elena




 

Capitolo 4. Alla scoperta del Canada

 

Forse ci si incontra per caso

O per il gioco del destino

E poi si resta né per caso,

né per gioco,

ma per scelta dei due destini.

Massimo Bisotti

 

 

 

 

«Ehi, non vorrai uscire senza fare colazione?»

Elena stava per andarsene tentando di non far rumore, ma le sue scarpe si erano messe a scricchiolare come non era mai successo. Alzò gli occhi al cielo e si girò verso Damon, rivolgendoli un sorriso di circostanza.

La bruna prima di sedersi, si torturò le mani, prese un respiro profondo e disse tutto d’un fiato:«Quello che è successo prima, non…» Damon la interruppe, senza lasciarle il tempo di terminare la frase: «Elena, è stato solo un bacio.» Entrambi sapevano che non fosse così. Ambedue si erano trovati elettrizzati, confusi, incerti per quel contatto inaspettato ma desiderato.

«Si, esatto. –annuì la ragazza, mordendosi le sottili labbra.- Sono in Canada per staccare la spina. Non voglio complicazioni..»

Damon le strinse il polso e le chiese di sedersi a mangiare i pancakes con succo d’acero o si sarebbero raffreddati. Il moro non era arrabbiato. Aveva avuto un mezzo rifiuto da parte di Elena. Si erano baciati improvvisamente e anche se avesse voluto toglierle i vestiti, non l’avrebbe mai forzata. Lo intrigava e lo incuriosiva. Si stava creando un rapporto particolare e lui non era disposto a lasciarla andare così presto. Per questo le lasciò mangiare i pancakes per poi proporle:«Sei sicura di non volere una guida?»

Elena lo guardò allarmata. Se lui le fosse rimasto accanto, avrebbe perso il controllo delle sue azioni e lei non era così. Non era impulsiva ed avventata. Amava riflettere sotto un albero mentre leggeva un romanzo rosa e sentiva il cinguettio degli uccellini. Adorava alzare gli occhi e sentire i gridolini dei bambini mentre giocavano fra loro. Non le pesava stare da sola ed anzi, si ritagliava spesso del tempo per sé. Anche se fare tutto ciò a New York era impossibile e la maggior parte delle volte, quel terremoto di Caroline, la costringeva a girare da un negozio all’altro, provando centinaia di vestiti, completi intimi e scarpe. Dopo il tradimento di Bonnie, Elena non l’aveva più chiamata. Non voleva che Caroline scegliesse da che parte schierarsi. Erano amiche dall’adolescenza. Caroline era la ragazza più popolare della scuola: aveva la fortuna di avere i capelli biondi naturali, gli occhi chiari e un corpo longilineo ed esile. Fin dal loro primo incontro Elena era la ragazza di cui la bionda si sarebbe occupata: la truccava, le stirava i capelli e la faceva sentire unica per le attenzione che le riservava. Poi c’era Bonnie, la ragazza dalla pelle cioccolato al latte, sempre chinata sui libri e di un’intelligenza sopraffina. Bonnie, al contrario di Caroline, era riservata e silenziosa. Le aiutava con lo studio. Erano tre ragazze diverse, ma si erano incontrate e si erano volute bene fin da subito. Ancora non si spiegava il motivo per il quale Bonnie l’avesse tradita. Era più scottata per l’infedeltà subita nei confronti dell’amica che del suo ex ragazzo. Forse, allontanarsi e prendere una pausa dalla vita, le sarebbe stato utile. Forse Damon l’avrebbe potuta aiutare. Ma cosa stava pensando? Non poteva intrattenere rapporti con uno sconosciuto! Damon era uno sconosciuto. Affascinante. Presuntuoso. Baciava come una divinità. Arrogante. Aveva dei bicipiti interessanti. Fornito di un umorismo tagliente. Stava facendo una lista mentale dei pro e contro di Damon?! Non poteva averla colpita così tanto, e quindi si affrettò a rispondere: «Avrei bisogno di una guida, ma non posso correre il rischio con te. - confessò sincera. Non sapeva per quale motivo avesse usato tali parole. – E poi, tu sei qui per affari.» puntualizzò ricordandosi la conversazione avvenuta sull’aereo il giorno prima.

Damon alzò le spalle con fare noncurante: «Rick arriverà fra due giorni e nel frattempo io ho molto tempo libero.»

«Rick?» chiese la ragazza mentre addentava un altro pezzo di pancake con voracità.

Damon l’osservò e camuffò con un colpo di tosse il moto di ilarità che le aveva causato la giovane, sporcandosi lievemente le labbra con lo sciroppo d’acero.

«E’ un mio amico nonché compagno di molte sventure.»

«O di bevute.» lo corresse Elena fulminandolo con lo sguardo.

«Almeno lui regge l’alcool.» l’apostrofò con un velo di malizia.

Elena sorrise colpevole:«Non avevo mai bevuto.»

«C’è sempre una prima volta.»

La ragazza sbuffò esasperata per le non troppo velate allusioni di Damon.

«Facciamo un patto. –Il moro si alzò dallo sgabello prendendo i piatti ed andando a posizionarli nel lavello.- Oggi sarò la tua guida e se poi non mi vorrai più, me ne tornerò a casa.»

Elena non sapeva se avesse accettato per il sorriso caldo ed ospitale di Damon, per quegli occhi grandi ed azzurri o perché la sua compagnia non era poi così male.

 

***

 

«Elena, davvero vuoi affrontare un anno in campeggio con lo zaino stracolmo di roba? Non riesci neanche a portartelo in spalle.» la schernì Damon, divertito nel guardare la ragazza camminare lentamente con delle gocce di sudore che le imperlavano la fronte.

Elena, testarda com’era, non si arrese: attraversò la porta in legno e scese i tre piccoli gradini posti all’ingresso dell’abitazione.  

«Ma dove hai messo la macchina?» chiese allarmata e con il respiro affannato per la fatica.

Damon si strinse nelle spalle e con il suo solito ghigno divertito rispose:«Macchina? Ho detto che ti avrei fatto da guida non che avrei usato la mia camaro.»

La bruna lo guardò senza capire, così il giovane aggiunse:«C’è una fermata del pullman poco più avanti.»

«Cosa?!» Elena si allarmò con il fiato corto.

«Dai, dammi lo zaino.» e glielo sfilò senza consentire repliche.

 

***

 

«Ma si può sapere dove stiamo andando?» domandò con una punta di irritazione al moro.

«Elena, per l’ennesima volta, stai calma. Ti sto portando a vedere un posto meraviglioso.»

«Prima il viaggio in pullman, adesso siamo in treno. Quanto ci vorrà ancora?» postulò esausta e curiosa.

«E di nuovo risponderò che l’attesa aumenta il desiderio.»

Elena sbuffò impaziente. Voleva sapere dov’erano diretti e se fosse stata una buona idea accettare Damon come guida turistica. Il viaggio in autobus era stato tranquillo e divertente. Avevano scherzato e si erano punzecchiati, come avevano imparato a fare in così poche ore. In tutto quel tempo non aveva pensato, non una volta a Stefan. La ferita lacerante, posta all’interno del petto, era ancora fresca ma Damon, con le sue battute e i suoi toni leggeri, l’aveva resa più sopportabile. Probabilmente non avrebbe dovuto scappare con la coda fra le gambe, ma avrebbe dovuto affrontare la situazione: parlare con Stefan e Bonnie e mandarli al diavolo. Non aveva fatto niente di tutto ciò. Si era rintanata in casa divorando confezioni e confezioni di gelato o di biscotti al cioccolato. Quando la madre, stufa di vederla con il viso ricoperto di lacrime fuse a briciole, l’aveva spronata ad andare avanti, aveva agito d’istinto. Non aveva pensato realmente di affrontare un viaggio in aereo, sfidando la sua paura più grande: l’altezza. Aveva agito per inerzia, e una volta ritrovata in volo, un attacco di panico le aveva procurato un mancamento d’aria. Grazie a Damon era riuscita a combattere i primi scheletri dell’armadio. Grazie a Damon era riuscita a sorridere e a sentirsi meglio. Confortata da quello sconosciuto con gli occhi chiari.

«Damon, volevo ringraziarti.» disse sincera, con un sorriso timido disegnato sul volto e gli occhi lucidi.

Il ragazzo le sfiorò una spalla e si avvicinò al suo orecchio:«Potresti sempre farlo con altri metodi.» Elena sussultò sorpresa ed imbarazzata dandogli una gomitata sul fianco.

«Mi piace vedere le tue guance colorarsi violentemente.» Sogghignò divertito mentre Elena sbuffò spostandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchia.

«Tornando seri. Sono io che devo ringraziarti.» Forse erano destinati ad incontrarsi. Forse il fato aveva deciso di scombussolare la sua vita facendoli incrociare per farlo sentire nuovamente vivo. Forse in una vita precedente avevano una relazione e le loro anime li spingevano a conoscersi e a curarsi le ferite reciproche. Forse nulla di tutto ciò, ma Damon si sentiva davvero fortunato ad aver conosciuto Elena e avrebbe voluto, per un inspiegabile motivo, non lasciarla più andare lontana da lui.  

Elena aggrottò le sopraciglia dubbiosa: «E perché dovresti ringraziarmi?» chiese insicura.

Il moro alzò semplicemente le spalle con fare noncurante: «Perché trovo la tua compagnia gradevole.» rispose infine, con sincerità e dolcezza.

«E poi?»

«Oh, andiamo. Non esageriamo. Non hai bisogno di altri complimenti per gongolare dalla gioia.» Damon sorrise divertito ed Elena con lui. Si guardarono entrambi negli occhi e si persero in quel contatto visivo pieno di significato e sentimenti ambigui. Cos’avrebbe fatto Elena se non avesse incontrato Damon? Se Damon non si fosse presentato come un playboy spavaldo, lei l’avrebbe notato? Se Stefan non l’avesse tradita, lei non avrebbe mai ascoltato i consigli della madre e non sarebbe mai salita su quell’aereo e non si troverebbe… a pochi passi dalle cascate del Niagara?!!

«Oh mio Dio. Oh mio Dio. - esclamò con il fiato corto la ragazza.- Mi hai portato a Niagara Falls?!!»

«L’avevo detto che ti avrei portato in un posto meraviglioso.» Damon riservò alla ragazza un sorriso storto e i loro occhi brillarono dalla gioia.

«Damon è stupendo!! So che si può prendere sia un battello che vederle da un jet.» rispose entusiasta la bruna, sorridendo a 32 denti.

«Si possono fare anche escursioni a piedi. Dobbiamo solo decidere come organizzarci.»

«A piedi?» domandò con aria insicura Elena, mordendosi le labbra. Non sarebbe mai riuscita a camminare per così tanto tempo con lo zaino in spalla e non voleva che Damon pensasse che non ce l’avrebbe mai fatta ad avventurarsi da sola, per un anno, all’interno del Canada.

«Beh, ho sentito che è molto più spettacolare la vista da vicino che dall’elicottero.» Damon si strinse nelle spalle, con fare noncurante. Lui voleva solo far passare una bella giornata alla ragazza, nulla di più. Avrebbe voluto dividere un anno in sua compagnia, ma Rick sarebbe arrivato molto presto e non aveva tempo da perdere, purtroppo.

«Sono sicura che il battello andrà bene comunque.»

«Non mi dire che… non avrai paura a portare lo zaino per tutto il tempo dell’escursione?» postulò con aria vittoriosa e vivace il giovane, rendendosi anche antipatico.

Elena lo guardò infastidita ed imbarazzata. Come faceva a leggerle i pensieri così chiaramente? Era un libro aperto per lui?

 

***

 

«Dai Damon, saliamo sul “Maidof of the mist”» chiese con gli occhi dolci e con le labbra sporgenti in modo implorante, una volta scesi dall’autobus.

«Oh, troppo facile così. A piedi è un panorama mostruoso.»

Elena cambiò tattica, incrociò le braccia al petto e disse:«A me non interessa la tua personale opinione.»

Il ragazzo alzò le spalle:«Va bene. Tu prenderai il battello e io andrò a piedi. Nessun problema.» Se non fosse che Elena non voleva restare sola, non proprio ora che stava così bene in compagnia di Damon e si stava divertendo.

Sbuffò spazientita:«Bene. Andremo a piedi ma tu terrai il mio zaino.»

Damon sogghignò rallegrato:«Neanche per idea.»

«Che cosa?!» Elena alzò il tono di voce, ormai stufa del diverbio che non li avrebbe portati da nessuna parte, se non a peggiorare la situazione, mentre si trovano a pochi passi dalle straordinarie cascate del Niagara, famose in tutto il mondo per la loro mastodontica bellezza.

«Sei tu che hai continuato a ficcare roba nello zaino e ora te lo tieni.»

La ragazza si massaggiò la testa con una mano, sbuffò e si avviò verso la biglietteria mentre Damon la osservava divertito. Le lasciò fare la fila e quando fu il suo turno, sorpassò la gente dietro di lei, scatenando un moto di insulti e pagò due ingressi al Maidof of the mist.

«Non volevi andare a piedi?» postulò con fare canzonatorio la bruna, Damon non rispose ma le sfilò l’enorme zaino dalle mani e le cinse i fianchi, invitandola a prendere posto sul battello.

 

***

 

La giornata era passata troppo rapida e veloce. I giovani si erano inzuppati nel vedere e quasi toccare con mano l’acqua delle cascate, sia della sponda americana che canadese. Erano rimasti senza parole, folgorati quasi, dal frastuono emesso dall’acqua che scrosciava con violenza contro le rocce, ipnotizzati dalle miriade di gocce d’acqua e dalla fitta nebbiolina che si creava man mano che ci si avvicinavano, provando una sensazione di sconvolgimento e di pace naturale. Erano andati a pranzo presso il Skylon Tower ed avevano osservato dall’alto la bellezza che avevano osservato dal basso, rendendo le cascate ancor più possenti ed enormi. Erano riusciti a mangiare poco, stravolti dalle immagini che continuavo ad osservare incantati ed estasiati. Nel pomeriggio avevano riso a crepapelle al lunapark vicino, tanto da perdere il fiato e restare senza voce. Dopo l’imbrunire erano saliti sull’elicottero e avevano visto le luci illuminare ciò che avevano scrutato nella mattinata, restandone comunque impressionati e colpiti. Elena era troppo meravigliata per provare paura dell’altezza, ma si ritrovò a stringere la mano di Damon per tutto il tempo dell’escursione notturna. Successivamente avevano preso i mezzi per rincasare.

Damon aiutò Elena a scendere dall’autobus e si avviarono lentamente verso casa. Era una serata leggermente calda e in lontananza si sentiva il frinire delle cicale, mentre il cielo era cosparso di stelle splendenti. Elena si fermò di colpo e Damon si girò ad osservarla confuso:«Mi hai regalato una bellissima giornata, Damon. Grazie.» La ragazza aveva gli occhi lucidi per la gioia e d’istinto si avvicinò e gli regalò un abbraccio sincero che il moro, alla fine, ricambiò, spiazzato da tale effusione spontanea. Inalò il profumo leggero e primaverile di Elena, che li inebriò le meningi, e fu colpito dalle forme del seno che sfioravano accidentalmente il suo petto. Damon fece scendere le proprie mani sui fianchi della ragazza e la scostò lentamente. I due giovani si guardarono dritti negli occhi: facendo scontrare l’azzurro cielo con il color nocciola con fermezza e decisione, creando un’intimità magica, che non poteva competere con nulla al mondo. I loro corpi si mossero coordinati e lentamente le loro labbra si avvicinarono. Prima un contatto leggero, dolce ed insicuro, per poi proseguire con più foga e passione. Il corpo di Elena era incastrato perfettamente a quello di Damon, come se fossero due pezzi di puzzle, finalmente intrecciati. Le mani del moro vagavano lungo il corpo della ragazza con spasmodico desiderio e bramosia, mentre quelle della giovane giocavano con i capelli di lui. Le lingue aggrovigliate ed insaziabili si muovevano impazzite. Sembrava di vedere due giovani innamorati, persi nella notte di una giornata di fine estate, che si esprimevano amore reciproco con un piccolo gesto appassionato. In realtà erano due estranei, che forse, avevano avuto la fortuna di avere un colpo di fulmine: le loro anime si erano legate, complici ed in sintonia. I loro cuori cominciavano a scaldarsi all’interno del petto, battendo all’impazzata e il calore che stavano provando era gioia e felicità. Gioia e felicità che andavano a rompere il muro ottenebrante di tristezza, delusione ed amarezza.

Purtroppo la passione terminò, come un lampo a ciel sereno, per colpa di un colpo di tosse poco distante, che li costrinse, a malavoglia, ad allontanarsi trafelati ed insoddisfatti.

«Rick?»

«Alaric?»

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Buonasera a tutti =)

L'immagine di oggi non è di qualità: mi ero fissata con una foto di Elena con lo zaino. Mi sono ricordata ll'episodio n.2 della terza stagione ma non ho trovato foto che mi soddisfavano. Allora ho cercato i video e l'ho copiato da lì, quindi scusatemi per la pessima qualità.

Detto questo: premetto di non aver riletto il capitolo, in questo momento, ma sono sicura che degli errori siano presenti. Oggi ho solo il cervello che non vuole collaborare ed è inutile, per me, impegnarmi a fare una cosa quando il mio cervellino è annoiato. -.-

Il Maid of the mist esiste davvero e queste sono alcune immagini che ho trovato:

A bordo della nave

Ai piedi delle cascate

Ci si avvicina a Niagara Fall

Uno spettacolo naturale

Skylon Tower

Vista dall'alto

Ristorante della torre

Cascate di notte

Cascate illuminate


Parlando del capitolo: il nostro caro disturbatore per eccellenza è apparso! Sto parlando di Alaric che non poteva comparire in un momento migliore.

Il prossimo aggiornamento dovrebbe essere fra S.Lucia e il mio compleanno.

Non sapete quando cade S.Lucia??!! PAZZIII!! XD. Scherzo. Sarà fra il 13 e il 15 dicembre.
Vi volevo avvisare che molto probabilmente, farò un'intervento agli occhi -addio lenti, addio occhiali... mi auguro!!!-
E può essere che la storia andrà un po' a rilento per quello.
Quando saprò qualcosa, vi dirò.
Per ora ci vediamo la prossima settimana!
Un bacio e grazie a tutti per l'attenzione!!







 
  
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