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Autore: metaldolphin    04/12/2013    2 recensioni
"gridò, per il dolore furente, che gli attanagliava il cuore ed un poderoso ruggito risuonò nella foresta, facendo alzare in volo gli uccelli e fuggire nel suo profondo gli altri animali, che avevano riconosciuto la voce del predatore."
Genere: Avventura, Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nami aprì gli occhi dopo un’oretta e sussultò, vedendosi addosso quella zampa enorme, accorgendosi soltanto dopo che gli artigli non erano sfoderati… lui la fissò, sollevando la zampa lentamente, per non allarmarla ulteriormente. Alzandosi, si allontanò mestamente, senza voltarsi a guardarla nemmeno quando lo chiamò a gran voce: preferiva stare da solo, non sopportava di leggere la paura nel suo sguardo e la diffidenza che nutrivano anche gli altri nei suoi confronti.

Lo dannava l’idea di non poter salire in palestra e stare da solo: per quanto grande fosse la Sunny, non c’era un posto abbastanza appartato per una tigre di quella mole.
La coda spessa frustava l’aria rendendo palese il suo nervosismo… era sceso nella camera comune senza pensare al fatto che non poteva dormire nella sua amaca. Con un ringhio cavernoso fece dietrofront e si imbatté in Nami, che lo aveva seguito.
-Zoro- esordì lei, ma lui proseguì, ignorandola: era furioso col mondo intero e non voleva la compagnia di nessuno.

Ma non aveva preso nella giusta considerazione il caratterino della Navigatrice… non fino a quando se la sentì piombare addosso e due mani gli afferrarono le orecchie, torcendogliele con sommo dolore. Allora ruggì, furioso, ma lei non mollò la presa, per niente intimorita da quella dimostrazione di forza.
-Brutto idiota!- lo insultò -non ignorarmi quando ti parlo!- esclamò tenendosi forte alle orecchie e stringendosi ai fianchi con le ginocchia, per non cadere ai violenti scrolloni di lui.
Non fecero che attirare l’attenzione degli altri, che si godettero lo spettacolo con occhi sgranati.
-Quando si dice “cavalcare la tigre…”- commentò Robin.
-Già!- convennero Usopp e Brook, ammirati per l’agilità della rossa che riusciva a stare in groppa senza troppi problemi.
A differenza di Sanji, che inveiva contro lo Spadaccino per paura che le facesse del male, Rufy se la rideva sguaiatamente e di cuore: facendo il tifo una volta per l’uno, una volta per l’altra.
Solo quando si resero conto che stavano offrendo un interessante spunto per scommesse tra Fanky, Usopp e Brook, i due contendenti si fermarono; Nami lasciò la presa sulle orecchie, smontò dalla schiena di Zoro, si guardarono in silenzio per un istante e poi lei sbraitò, verso gli altri:- Lo spettacolo è finito, non c’è nulla da vedere!- quindi si chiuse in camera, portandosi appresso Zoro tirandolo per le lunghe e sensibili vibrisse.
“Donna odiosa!” rimuginava il povero Spadaccino “riesce sempre ad averla vinta!”

Ma dovette ricredersi, pentendosi subito per quanto pensato, quando gli disse: -Puoi dormire qui, se vuoi. L’ho già detto a Robin e a lei sta bene: sa che non puoi salire sull’amaca e il tuo peso sarebbe una minaccia per qualsiasi letto o divano.
La guardò stendere una spessa coperta sul folto tappeto e mormorare, con tono più pacato: -È sempre meglio che passare la notte sul nudo pavimento…
Le fu grato per quella premura non richiesta, ma gradita: aveva quasi temuto che lo facessero dormire fuori, al freddo.
Saggiò il giaciglio con le morbide zampe e mugolò soddisfatto, al che Nami sorrise e gli lisciò la testa con la mano.
L’unico modo in cui poteva ricambiare era l’universale gesto felino per dimostrare affetto e, come un gattone troppo cresciuto, le si strusciò addosso...erano soli e nessuno lo avrebbe visto, quindi poteva anche permetterselo.
Sentendola ridere contenta, si lasciò cadere nel tepore della coperta che profumava di lei… almeno, un lato positivo, in quel guaio, c’era.

Quando Sanji chiamò per la cena, però un nuovo problema si presentò davanti allo Spadaccino: come suggerito da Chopper, l’alimentazione per una tigre era a base di carne cruda e doveva quindi essere consona al suo stato. Possedeva l’apparato digerente di un grosso carnivoro e gli servirono un grande vassoio colmo di succulenta carne cruda, che in un primo momento lo rese molto perplesso, ma che quel corpo, istintivamente, gradì molto e si affrettò ad azzannarla, famelico.
Preventivamente ammoniti da Robin, gli altri componenti della Ciurma si forzarono per non fissarlo, dato che quelle fauci enormi e munite di grossi denti acuminati, incutevano un sinistro timore che aveva origini primordiali.
Alla fine del pasto, mentre gli altri si dedicavano ai passatempi preferiti, Nami invitò Zoro a seguirla; era un poco esitante e lui non ne capiva il perché. Fino a quando si trovarono di fronte alla porta del bagno, nel quale lo spinse ad entrare.

Lei preparò l’acqua nella vasca, regolandone la temperatura e voltandosi verso lo specchio a figura intera, lo Spadaccino comprese il perché di tutto quel disagio e di quel bagno: il riflesso mostrò la sua pelliccia del muso rossa di sangue e frammenti di carne cruda.
Fortunatamente, le tigri amano l’acqua in modo particolare e non ebbe la minima difficoltà ad accettare l’idea di fare un bel bagno, quindi vi entrò spontaneamente e Nami riuscì ad insaponarlo tranquillamente, anche se ‘odore del detergente, troppo forte per le sensibili narici, gli dava noia.

Risciacquandolo, Nami rise: i felini bagnati, non è una novità, non sono poi così affascinanti come da asciutti, e quel tigrone col pelo colato era troppo buffo da guardare. Ma sentendo il brontolio di disapprovazione di Zoro, si scusò, portando le mani avanti: -Scusa, scusa… è che sembri tanto un micio sorpreso da un temporale!- gli spiegò con le lacrime agli occhi ed un altro accesso di risa.
Zoro venne fuori dalla vasca con un brontolio di disapprovazione e soffiando forte dalle narici, ma non ebbe il tempo di scrollarsi da dosso l’acqua, che Nami gli gettò sopra un enorme telo da bagno e prese a frizionalo energicamente, per scongiurare il diluvio che sarebbe seguito agli scrolloni di tutta quella pelliccia. Eliminato il grosso dell’umido, prese ad asciugarlo col phon, piacevole calore sul pelo umido e terminò con una energica spazzolata, cure che gli valsero un pelliccia lucida e ben asciutta, quasi come un gatto d’appartamento.
 
   
 
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