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Autore: yllel    04/12/2013    8 recensioni
Dal testo:
[“Non mi stai ascoltando!” esclama lui, quasi spazientito. Lei scuote la testa decisa, anche se e’ sempre piu’ spaventata da quello che sta sentendo.
“Invece si, ho capito. Ti serve un contatto” replica.
Lui la fissa intensamente negli occhi.
“No. Non mi serve un contatto. Mi serve un collegamento”]
E’ cosi che e’ cominciata e a volte e’ stato difficile.
Ma ora, e’ ancora piu’ difficile.
E forse non ne vale piu’ neanche la pena.
Il seguito di “Insicurezze”: Sherlock e Molly, un arrivo inaspettato e un nuovo caso.
Genere: Angst, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aiuto che capitolo difficile. Spero di non aver esagerato, considerando che la storia non e’ ancora finita e le cose potrebbero andare peggio di cosi’.
Prometto piu’ azione per il prossimo capitolo...
Comunque!
Grazie a Efy, IrregolarediBakerStreet, Kagura, martiachan e Namisas per le loro recensioni, belle e stimolanti. Grazie anche a Kuchi per... beh, lei lo sa.
E meglio ricordare anche che nulla proprio nulla dei personaggi di cui scrivo mi appartiene!
Ciao ciao!
 
OGNI SINGOLO ISTANTE

CAPITOLO NOVE
 
 
La prima volta che Sherlock Holmes aveva baciato Molly Hooper si era trattato di un avvenimento fortuito.
Beh, per lo meno per quanto fortuito si possa considerare un bacio.
Lui era tornato nell’appartamento di lei sei giorni dopo il loro incontro, in condizioni visibilmente migliori e di buon umore: a quanto pareva suo fratello non aveva voluto fargli pesare piu’ di tanto il suo inganno o la sua resistenza a chiedergli aiuto (anche perche’ lui sarebbe stato altrettanto pronto a ricordargli come l’avesse “venduto” a Moriarty, per cui erano giunti ad una sorta di tregua armata); l’affare russi era stato sistemato senza troppi problemi e Sherlock era in procinto di partire per l’Est Europa.
Aveva sentito il bisogno di passare a salutarla e aveva ceduto a quell’impulso dopo aver ragionato a lungo sul fatto che, sebbene si trattasse di una cosa assolutamente non necessaria, non poteva essere cosi pericoloso... e non si riferiva all’incolumita’ di Molly, ma ad alcune sensazioni che erano fastidiosamente presenti in lui dopo in seguito al loro ricongiungimento: non che dopo aver nuovamente assaporato  il contatto fisico con una persona cara questo gli mancasse, naturalmente... e non era neanche per una qualche forma di nostalgia o sentimentalismo.
No.
Ovviamente e assolutamente no.
Pero’, quando Molly gli aveva sorriso nel rivederlo qualcosa dentro di lui si era agitato e dopo averle spiegato che il suo viaggio sarebbe durato solo pochi giorni, nel salutarla aveva sperato che ci sarebbe stato un nuovo abbraccio, giusto per vedere se questo avrebbe procurato le stesse sensazioni del precedente o ne avrebbe generate di nuove.
Niente altro.
Ma Molly era rimasta la persona timida di sempre e si era limitata a continuare a sorridere, cosi erano restati in silenzio davanti alla porta ma proprio quando Sherlock si era ormai rassegnato ed era in procinto di andarsene, si era ricordato di una cosa importante.
Loro due erano sposati.
E le persone sposate si toccavano e baciavano continuamente.
La logica non faceva una piega, cosi si era chinato su di lei per darle un bacio sulla guancia, ma in quello stesso momento Molly si era girata con il viso verso di lui e il risultato era stato un breve e fugace contatto delle labbra che sarebbe sinceramente durato di piu’, se il telefono di Sherlock non avesse suonato segnalando che una macchina era di nuovo pronta a portarlo via da quell’appartamento.
Interrotti come durante quel Natale. Ma questa volta dietro al bacio non c’era stato nessun insulto e nessun bisogno di scusarsi ed era stato molto meglio, anche se fonte di ulteriore confusione.
Sherlock era partito per l’Est dopo un saluto imbarazzato e una fuga alquanto precipitosa.
Ridicolo, si era detto, non era assolutamente il caso di dare ad uno stupido incidente piu’ peso di quanto ne avesse in realta’.
Pero’, quando era rientrato dopo quattro giorni e Molly gli aveva aperto la porta (si, era tornato subito da lei) aveva davvero, davvero dovuto trattenersi dal baciarla di nuovo e questo rappresentava una scocciatura, visto che non era da lui indugiare in simili distrazioni: la ragione aveva avuto il sopravvento e sicuramente, il fatto che lei lo avesse accolto di nuovo con un sorriso come se non fosse successo niente l’aveva aiutato ad archiviare l’incidente.
Era stato piu’ difficile archiviare la sottile irritazione mista a delusione che l’aveva colto quando aveva realizzato l’indifferenza di Molly.
A quel  punto, passare del tempo con lei era stato assolutamente accettabile e c’erano state diverse cene o serate passate insieme, mentre gli ultimi tasselli della rete di Moriarty cadevano con precisione ed efficienza.
Merito di Mycroft, ma anche della tranquillita’ e sicurezza con cui Sherlock stava affrontando l’ultima parte della sua missione: non gli ci era voluto molto per capire che Molly Hooper aveva il potere di rasserenargli la mente e di permettergli di pensare con lucidita’ ai compiti che lo attendevano, in modo assolutamente positivo e funzionale.
Un po’ piu’ di tempo gli era servito per ammettere a se’ stesso che questa cosa gli piaceva e ancora piu’ tempo era stato necessario per accettare l’idea che le sensazioni lasciate da quel bacio, dalle loro conversazioni e si, anche dai loro silenzi, erano ben lungi dallo scomparire nella sua mente e anzi continuavano a tornargli alla memoria, desiderose di essere vissute di nuovo.
Si, gli ci era voluto un po’ di tempo per questa presa di consapevolezza un po’ tortuosa: in totale quattro settimane, tre giorni, quindici ore e quarantasette minuti.
A quel punto, il loro secondo bacio non era stato affatto un caso fortuito.
 
***
 
Sherlock era uscito di corsa da Baker Street dopo aver scoperto che Molly aveva portato via le sue cose dall’appartamento ; in taxi  non aveva fatto altro che chiedersi cosa l’avesse spinta a voler fare una cosa del genere.
Certo, avevano discusso... ma non era la prima volta. E non si erano lasciati nemmeno troppo bene, ma lei gli aveva augurato buon viaggio e gli aveva raccomandato di stare attento e questo poteva solo significare che era preoccupata per lui, che il suo attaccamento emotivo era ancora alto.
Che cosa, che cosa era intervenuto per farle prendere una decisione cosi drastica?
Che cosa... o chi.
Con un gesto nervoso prese il cellulare e fece partire una chiamata.
“Sherlock, che sta succedendo?” la voce di John risuono’ allarmata nel ricevitore “La Signora Hudson mi ha appena chiamato per dirmi che sei uscito come una furia da casa dopo che hai scoperto che Molly ha portato via le sue cose”
“Sto andando da lei in questo momento e ho tutta l’intenzione di scoprire che cosa le e’ preso” ribatte’ Sherlock, tamburellando nervosamente con le dita della mano libera su un ginocchio.
Il taxi era davvero lento.
“Molly sa che stai arrivando?”
“No. Preferisco non giocarmi il fattore sorpresa”
“Ok, sei arrabbiato. Ma per favore, dimmi che tra poco non ricevero’ una telefonata anche da Lestrade che mi dice che hanno avuto una segnalazione di disturbo alla quiete pubblica all’indirizzo di tua moglie. Dimmi che non sarai uno di quegli idioti che battono alla porta come un forsennato per farsi aprire e guardano storto i vicini”
“Non essere ridicolo, John. Non siamo in uno stupido film drammatico-sentimentale e non ho nessuna intenzione di dare spettacolo. Prima pero’ ho bisogno di farti una domanda e gli sms avrebbero richiesto troppo tempo.
Di che natura era l’emergenza di Mary? Perche’ ti ha chiesto di tornare a casa subito? Ha parlato con Molly, vero?”
“Sherlock...” tento’ di interromperlo John, ma lui continuo’ a ragionare rapidamente, sempre piu’ nervoso.
“Molly non ha molte amicizie femminili e ultimamente lei e Mary sembrano aver creato un legame stretto di complicita’... qualcosa o qualcuno le ha dato l’imput per prendere la stupida decisione che ha preso. Non solo ha portato via le sue cose, ha restituito la chiave che le avevo dato alla Signora Hudson, ha detto che non le sarebbe piu’ servita! Se la tua fidanzata le ha consigliato un gesto estremo per affermare chissa’ quale principio dopo l’episodio di ieri all’ospedale  - ”
“Sherlock!” il tono secco e deciso di John ebbe finalmente il potere di bloccarlo, prima che il Dottore riprendesse a dire con calma “Si, ha parlato con Mary ma  non e’ come pensi tu”
“Questo che significa?” chiese Sherlock dopo un attimo in tono guardingo.
“Non lo so” ammise John con un sospiro “Mary mi ha chiesto di tornare subito perche’ era preoccupata da morire, dice che Molly l’ha contattata e hanno parlato per poco, ma che lei sembrava sconvolta e sull’orlo delle lacrime”
“Che cosa le ha chiesto? Di che cosa hanno discusso?”
“E’ questo il punto... Mary non lo ha ben compreso. Molly si e’ limitata a farle domande su noi due, capisci? Poche, semplici domande sul nostro fidanzamento e adesso Mary e’ preoccupata di aver fatto chissa’ quale pasticcio e sinceramente non capisco neanche io... Sherlock? Sherlock?”
Il consulente investigativo non si curo’ di rispondere e termino’ la chiamata.
Se la signorina Morstan si era limitata a rispondere ad alcune domande senza senso, il problema doveva essere un altro... era assurdo pensare che Molly fosse giunta alla sua decisione solo perche’ aveva fatto una comparazione tra il loro rapporto e quello fra John e Mary.
Assurdo.
Una cosa chiara nella loro relazione era la sua straordinaria ed inequivocabile originalita’, che non permetteva di paragonarla a nessun’altra. E Molly gli aveva piu’ volte assicurato che per lei andava bene.
Certo, questa sicurezza negli ultimi tempi si era un po’ incrinata, ma non cosi tanto, giusto?
Finalmente il taxi arrivo’ al palazzo in cui lei abitava e lui scese velocemente: approfitto’ di una signora che usciva dal portone per infilarsi a forza nell’atrio, guadagnandosi un commento sulla sua maleducazione al quale  non si preoccupo’ di rispondere,  gia’ troppo concentrato sui gradini che portavano al terzo piano.
Busso’ con forza alla porta, visto che si era reso conto in taxi di non avere il suo duplicato delle chiavi con se’.
Nessuna risposta.
Dalla porta filtrava un po’ di luce e si sentiva della musica in sottofondo, quindi lei era in casa ma non voleva aprirgli: la rabbia e l’irritazione che l’avevano minacciato fino a quel momento presero il sopravvento e si trasformarono in un nuovo attacco di nervosismo.
Ok, forse dopo tutto avrebbe dovuto rassegnarsi a dare un po’ di spettacolo.
“Molly! Apri questa porta! Apri subito o giuro che entro in un altro modo e sai che posso benissimo farlo!” dichiaro’ a voce alta.
Sul pianerottolo apparve il viso perplesso e annoiato di uno dei vicini, ma un’occhiata furiosa da parte del consulente investigativo lo convinse a rientrare in casa senza porre domande, probabilmente comunque propenso a chiamare la polizia.
Che faccia pure. Idiota, cosi magari puo’ raccontargli della sua piccola coltivazione illegale che ha sul  balcone.
Sherlock scosse il capo e torno’ a concentrarsi sul suo problema attuale.
 “Molly!” ripete’ per l’ennesima volta in quello che ora gli sembro’ un tono disgustosamente supplichevole.
Al diavolo.
Era il momento di prendere delle misure estreme e forzare la serratura, ma in quel momento Molly apparve nel corridoio, la cesta dei panni puliti in mano.
Era nel seminterrato a ritirare il bucato, ha lasciato tutto acceso perche’ sapeva che sarebbe rientrata in pochi minuti. Stava cercando una distrazione  perche’ ha pianto, tanto.
Di nuovo, sempre per colpa mia.
“Spero che tu non abbia spaventato i vicini” commento’ lei, passandogli accanto e aprendo la porta, lasciandola poi spalancata dietro di se’ per farlo passare.
Lui rimase per un attimo interdetto.
“Che cosa credevi?” aggiunse lei continuando a dargli le spalle “Che non ti avrei fatto entrare? Come se una porta chiusa avesse mai avuto il potere di trattenerti” il suo tono era stanco e basso e fino a quel momento aveva evitato di guardarlo dritto negli occhi.
Sherlock la osservo’ posare la cesta dei panni sul divano ed andare a spegnere lo stereo, che stava suonando un cd di musica classica; ricordo’ che lei gli aveva detto che spesso quando era triste amava riascoltare i brani che sua madre le faceva sentire da piccola.
Molly sembro’ esitare un attimo ma poi rinuncio’ a dire qualsiasi parola e si sedette sul divano, le mani strette in grembo e rimase come in attesa, il che era francamente ridicolo perche’ era stata lei ad andarsene e quindi doveva sicuramente delle spiegazioni per prima.
Sherlock comincio’ a passeggiare inquieto per la piccola stanza, le mani giunte dietro alla schiena. Non si era nemmeno tolto il cappotto.
Ok, il ruolo di persona adulta toccava sicuramente a lui.
“Il tuo e’ stato un gesto sconsiderato e sicuramente esagerato” inizio’ in un tono che spero’ essere abbastanza chiaro e razionale “Se questo e’ il tuo modo di reagire al fatto che ho annunciato il nostro matrimonio a quel modo, o che non ti ho avvisata che sarei andato fuori citta’ ti chiedo scusa, ma non mi sembra proprio il caso di ritirare le tue cose da Baker Street o restituire una chiave che ti spetta di diritto. Non ho nessuna intenzione di accettare questa situazione e qualsiasi sia il motivo della tua irritazione ne discuteremo insieme e la risolveremo,  esattamente come tutte le altre volte”
“Il gelato di Mary era ai frutti di bosco” lo interruppe lei, guardandolo finalmente negli occhi.
Lui si fermo’ all’istante e sbatte’ le palpebre per qualche secondo, troppo stupito dall’apparente inutilita’ di quella frase.
“Che cosa?” le chiese infine.
Molly fece un profondo sospiro e si sforzo’ di parlare senza piangere, cosa che nelle ultime ore le era stato veramente difficile.
Da quando discutendo con Sherlock il giorno prima in laboratorio aveva realizzato quanto fosse stata stupida e ingenua.
“Quel giorno... quello in cui John le ha chiesto di sposarlo a Regent’s Park” ricomincio’ “L’hai detto tu stesso, ieri... il parco era pieno di gente e Mary si era rovesciata addosso un cono gelato dopo che un tizio sui pattini l’aveva urtata. Il gelato era ai frutti di bosco, non alla fragola come hai detto tu e la domanda sorge spontanea, non credi? Loro non ci hanno mai raccontato i particolari, e’ accaduto nel periodo in cui tu eri ancora morto e John mi telefono’ solo qualche giorno dopo che era successo, dicendomi semplicemente che si era fidanzato... e io lo dissi a te e tu sembrasti sorpreso.
Ma stavi fingendo, perche’ in verita’ lo sapevi gia’.
Come facevi ad esserne a conoscenza? Perche’ hai sbagliato? Perche’ tu c’eri, l’hai visto da lontano... stavi seguendo John. Il colore dei due gusti e’ simile e un dettaglio del genere per te era comunque irrilevante, devi averlo semplicemente archiaviato nel tuo hard disk in mezzo a tutta la marea di informazioni legate a quel momento”
Sherlock senti’ una grossa ondatata di panico avvolgerlo nel momento in cui realizzo’ dove quella discussione stesse andando a parare.
“Molly...”
Lei alzo’ una mano in un gesto di rabbia e si rifiuto’ di farsi interrompere.
“Sai, e’ straordinario come nella memoria si fissino i dettagli piu’ insignficanti, insieme a quelli importanti” disse, cominciando a passarsi nervosamente le mani sui pantaloni nel disperato tentativo di nascondere il suo tremore.
“Io mi ricordo esattamente qual e’ stata la prima parola che mi hai rivolto quando ci siamo conosciuti” dichiaro’ poi.
La mente di Sherlock forni’ d’istinto la risposta.
Voglio. La prima parola che le aveva detto era stata VOGLIO.
“E il colore della camicia che indossavi”
Bianca.
“E mi ricordo che ore erano quando ti ho portato la prima tazza di caffe’”
Le undici e trenta di un lunedi’ mattina.
“E Mary ricorda benissimo che il suo gelato era ai frutti di bosco, anche se naturalmente questo e’ un ricordo davvero minuscolo, se paragonato alla sensazione di vedere John che si inginocchia davanti a lei e le chiede di diventare sua moglie. Mi ha detto che lui aveva programmato di farlo in maniera romantica, ma poi vederla tutta sporca e mortificata non ha fatto altro che farlo decidere all’istante. E’ molto dolce, non credi? E naturalmente ricorda la data del suo fidanzamento, come io ricordo quella della nostra prima notte insieme.
Coincidono” concluse Molly, chiudendo gli occhi e lasciando che lacrime silenziose le solcassero le guance.
Sherlock l’aveva ascoltata sempre piu’ sgomento, mentre suo malgrado la sua mente riviveva i dettagli di quel giorno.
Era una mattina limpida a Regent’s Park.
Seguire John era stato un puro capriccio, visto che Mycroft gli aveva assicurato che il suo amico non correva nessun pericolo.
Era anche curioso rispetto a Mary, nonostante avesse liquidato con un’alzata di spalle la sua presenza nella vita di John quando Molly gliel’aveva detto.
Certo non si era aspettato che il Dottore avrebbe fatto la sua proposta cosi presto:  ricordava la strana sensazione che l’aveva colto quando l’aveva visto inginocchiarsi davanti a quella donna con una vistosa macchia rosa di gelato sulla maglietta che indossava.
La sensazione che un periodo della sua vita si stesse chiudendo e che nulla avrebbe piu’ potuto essere come prima, neanche con il suo ritorno.
E un’altra straordinaria sensazione, questa volta legata a Molly.
“Hai visto John fare la sua proposta a Mary e sei venuto da me... sei venuto da me quella  sera e improvvisamente mi volevi! Mi hai baciata e poi abbiamo passato la notte insieme. Cosa e’ successo, Sherlock? Hai deciso di consumare il nostro matrimonio per una specie di ripicca nei confronti del tuo amico che stava andando avanti con la sua vita? Non mi meraviglia che tu ti senta costretto in questo rapporto, e io che ero convinta che fosse stato l’sms di Mycroft a indisporti la mattina seguente”
Sherlock alzo’ la testa di scatto e punto’ i suoi occhi chiari sulla donna seduta sul divano.
Su sua moglie.
“E’ questo che pensi?” le chiese freddamente.
“E’ questo che e’ successo” rispose Molly convinta, alzandosi in piedi e raggiungendolo al centro della stanza. Lui pote’ vedere la rabbia e il dolore riflessi nel suo sguardo.
“Perche’ dovrebbe essere altrimenti?” continuo’ lei alzando la voce “Tu avevi dichiarato di non voler rendere il matrimonio effettivo, cosi avremmo potuto annullarlo ma eri anche in una situazione... particolare. E il tuo attimo di debolezza ti e’ costato caro, vero? Ti sei ritrovato sposato sul serio e improvvisamente dovevi finalmente  tornare alla tua vecchia vita... sono stata una stupida, e’ stato un errore pensare di poter gestire entrambe le cose!”
L’accusa risuono’ violentemente nella testa di Sherlock e in un moto di rabbia si ritrovo’ anche lui a gridare.
“Ti ricordo che l’idea di tenere segreto il matrimonio e’ partita da te!”
“E tu hai acconsentito subito!” ribatte’ lei, prima di fare un ulteriore profondo respiro nel tentativo di calmarsi.
“Eravamo nel panico, entrambi...” ricomincio’ con voce rotta “dovevi spiegare cosi tante cose alle persone che ami e ti ritrovavi con una moglie per puro caso!”
“Ridicolo!” urlo’ di nuovo Sherlock “Perche’ allora avrei dovuto continuare a stare insieme a te?” la sfido’.
Molly alzo’ le spalle e fece un sorriso amaro.
“Non ti sono mai piaciuti i cambiamenti e ne hai affrontati troppi tutti insieme. Forse restare unito a me era l’unica cosa fissa che ti restava”
Sherlock non riusci’ ad evitare di arretrare leggermente sotto il peso di quelle parole e reagi’ nell’unico modo in cui quel momento gli era possibile.
“Stai dicendo un mucchio di sciocchezza e questa psicoanalisi da quattro soldi non funziona proprio. E non mi sembra di averti costretta a fare nulla! ”
“Ne’ io l’ho fatto con te! Non consapevolmente, almeno!” ribatte’ lei.
“Oh certo... tranne fare appello alla nostra unione per costringermi a prendere un caso per tua zia!”
“Ancora con questa storia?? Ti ho gia’ detto che non volevo costringerti... per una volta, una sola volta, mi sono sentita autorizzata a chiederti qualcosa per me, a chiederti un favore! Tu pero’ l’hai vissuto come un attacco alla tua liberta’!”
Sherlock scosse la testa violentemente.
“Non e’ questo il punto!”
No, quelle accuse non erano ne’ giuste ne’ fondate. Lui ci aveva provato, ci stava ancora provando... doveva solo riuscire a convincere Molly che non c’era nessuna relazione fra quello che aveva visto quel giorno al parco e il suo comportamento successivo. O almeno, non quella che pensava lei.
Ma lei sembrava davvero giunta al limite.
“Non capisci? Sono stanca di dover affrontare questi discorsi e di non capire che cosa vuoi o quello che senti. So che per te e’ difficile ma io non ce la faccio piu’, penso di meritarmi un po’di felicita’ ed equilibrio. Voglio ”
“NO! Tu vuoi qualcosa di diverso da tutto quello che abbiamo avuto fino ad ora e questo perche’ sei cambiata, quando abbiamo iniziato la nostra relazione tu non avevi queste... necessita’”
Molly rilascio’ piano i pugni che aveva tenuto stretti lungo i fianchi e volse altrove lo sguardo mordendosi il labbro.
“Ti sbagli. Le avevo, ma le ho messe da parte. Mi spiace ma la gente e le circostanze cambiano, Sherlock... non siamo piu’ quelli di quattro mesi fa e tu non sei piu’ un uomo in fuga e con una missione da svolgere. Questa e’ la nostra vita, la nostra quotidianita’ e non puoi pretendere che non ci siano cambiamenti.
In ogni relazione si cede un pezzo di se’ stessi, Sherlock. Io credo che nella nostra ci sia una grossa disparita’ tra quello che entrambi abbiamo ceduto  e questo non e’ giusto” commento’ tristemente piegando il viso  verso il basso.
No, Sherlock non voleva quell’atteggiamento di disfatta, non voleva che lei si arrendesse, come se stesse rinunciando a loro due.
Lui non era in grado di combattere per entrambi.
“Molly...” ricomincio’ a dire, ma lei lo interruppe di nuovo con un gesto della mano.
“Io... io ci ho pensato. Non voglio costringerti in qualcosa che evidentemente ti mette cosi in difficolta’, non dopo aver capito che la tua e’ stata una scelta nata... per sbaglio”
“Che stai dicendo?”
“Credo sia  meglio separarci” mormoro’ Molly.
“No” fu l’unica cosa che lui riusci’ a risponderle, mentre lei gli girava le spalle per evitare di continuare a sostenere il suo sguardo.
“Credo che sia una decisione ragionevole che puo’”
“E’ un’idiozia!” grido’ di nuovo lui “Che cos’e’ questa idea improvvisa? E guardami mentre parli di mandare a monte il nostro matrimonio! E’ stata tua zia a suggerirtelo?”
Lei si giro’ di scatto con uno sguardo confuso sul volto.
“Che cosa c’entra ora zia Emily?”
“Quella donna vuole manipolarti... non ti vede per anni e poi improvvisamente si fa viva ed ha a cuore la tua felicita’! Questa volta ha deciso che sei finalmente degna di andare con lei a spasso per il mondo?”
“Adesso sei crudele” gli rispose Molly.
“Crudele io? TU mi stai dicendo che vuoi che ci separiamo! Oh... sapevo che quella donna mi odiava ma non pensavo si sarebbe spinta tanto oltre e che tu le avresti dato corda!”
“Non capisci?? Non si tratta di lei, si tratta di me! Si tratta di un matrimonio che non si puo’ davvero definire tale e di te che non riesci neanche ad ammettere di avere dei rimpianti per come hai agito d’impulso! MA IO VOGLIO ESSERE FELICE!”
Nella stanza calo’ per qualche secondo un profondo silenzio.
“E io non ti rendo felice” realizzo’ piano Sherlock, volgendo lo sguardo verso un punto qualsiasi della stanza, un punto che non fossero gli occhi lucidi di Molly.
Aveva fallito.
Fallito. Fallito. Fallito.
D’improvviso, l’atmosfera nella casa divento’ per lui troppo opprimente e soffocante.
Giro’ su se’ stesso e usci’ chiudendo piano la porta dietro di se’.
 
 
 
 
  
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