Film > Coraline e la Porta Magica
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Autore: alix katlice    05/12/2013    2 recensioni
Sono passati anni dalle vicende narrate in "Coraline".
Una nuova famiglia si è trasferita a Pink Palace.
Riusciranno a non cadere nella tela del ragno? Riusciranno ad uscirci?
*Tematiche delicate*
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altra Madre, Gatto, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Quattordicesimo Capitolo
Dove ci si ritrova alla resa dei conti – Parte Uno.
 
 
 
 
 
 

 
 
 
Alexa fece segno a Nathan di seguirla, silenziosamente.
Il ragazzo si guardò attorno, per essere sicuro di non essere visto da nessuno: poi si fece avanti, afferrando con delicatezza la mano della ragazza.
Lo zaino che portava in spalla lo rallentava, certo, ma quelle cose erano indispensabili alla riuscita del loro piano.
Nathan scosse la testa per cacciare via l’immagine della missione suicida che avrebbero portato a termine a breve, per concentrarsi su cose più importanti: dovevano cercare di non farsi vedere dai propri genitori.
Seguì Alexa per i corridoi che conducevano al salottino, sporgendo l’orecchio ad ogni camera da letto per cercare di sentire il respiro degli adulti, il respiro pesante di chi dorme e non si sveglierà a breve.
Sospirò di sollievo.
Dormivano tutti.
- Ale, cammina più piano o ci sentono – mormorò alla ragazza, che effettivamente era la causa di tutto il rumore che si sentiva nell’intera casa.
- Scusa.
Nathan annuì, facendo segno poi di continuare a camminare.
Erano vicini, erano tanto così dal salottino dove avrebbero varcato la porta.
Il piano era semplice: trovare Avrile e riportarla a casa. Poi, in seguito, sarebbero ritornati nell’Altro Mondo e avrebbero scatenato l’Inferno.
Certo, in teoria il piano era semplice; in pratica, la cosa era piuttosto complicata.
Nathan conosceva l’Altro Mondo e l’Altra Madre come il palmo delle sue mani, e più avanzava verso la porticina, più iniziava a vedere con chiarezza che, il loro piano, faceva acqua da tutte le parti.
L’Altra Madre non dormiva mai, e se li avesse trovati… non voleva pensare a cosa sarebbe successo.
Scosse di nuovo la testa: avrebbero salvato Avrile, sarebbero usciti indenni da quel fottuto parco gioco degli orrori e lui avrebbe protetto Alexa.
Sorrise mentre la ragazza apriva la porta, le loro mani ancora unite in una stretta rassicurante.
- Sei sicuro? – gli chiese, voltandosi.
Nathan rimase in silenzio per alcuni secondi.
Poi, si passò una mano fra i capelli, spettinandoli, e si avvicinò ad Alexa baciandola dolcemente.
Anche se quel movimento gli aveva causato un po’ di dolore a causa delle ferite del giorno prima, quando si allontanò da lei, il suo sorriso era pieno di fiducia.
Perché loro ce l’avrebbero fatta.
- Al rogo la megera!
 
***
 
Quando Avrile si svegliò, la stanza era illuminata solamente da un piccolo spiraglio di luce che passava attraverso la serranda abbassata.
Si stropicciò gli occhi, mettendosi a sedere, per poi dirigersi verso la porta e afferrare controvoglia il piccolo vassoio con la colazione che l’Altra Madre le faceva sempre trovare alla mattina.
Si rimise a letto e iniziò a mangiare: il succo d’arancia era buonissimo, così come le uova e la pancetta.
In un primo momento si era rifiutata di mangiare il cibo datole dalla Megera, ma, dopo un attenta analisi della situazione, era giunta alla conclusione che era meglio mantenersi in forze per quando sarebbero venuta a salvarla.
Oddio, non che si era rassegnata al fatto di dover rimanere lì dentro per chissà quante altre ore, no no!
Aveva provato tante volte a sfondare la porta con la spalla, cosa che aveva visto in tanti film, ma la cosa era risultata controproducente: l’unica cosa che aveva ottenuto era una spalla dolorante.
Aveva anche provato ad uscire dalla finestra, ma le serrande erano sempre abbassate e c’erano persino le sbarre: non sarebbe mai riuscita a passarci attraverso, così si era rassegnata.
Aveva iniziato a mangiare, e aveva preparato il piccolo zainetto con le sue cose, pronta a fuggire al minimo segno della venuta dei suoi salvatori.
Quella mattina, ebbe il presentimento che il momento propizio sarebbe giunto presto.
 
***
 
Julia si svegliò, tastò il letto accanto a lei con la mano e scoprì, con sollievo, che Jack non c’era.
Si alzò velocemente e si vestì; sarebbe stata una lunga giornata, e aveva intenzione di progettare un piano per salvare sua figlia.
Si diresse verso la cucina e fece colazione, preparando anche per Alexa, Nathan, Coraline e Wybie, che andò a svegliare con trepidazione.
Poi, dopo aver chiamato la donna e il suo compagno, andò nella stanza di Alexa, certa di trovare sua figlia  che dormiva abbracciata al suo ragazzo.
Ma, quando spalancò la porta, non vide niente.
Non c’era né Alexa né Nathan.
 
***
 
- Per quale cazzo di motivo mia figlia si va a cacciare sempre nei guai?! – urlò, gesticolando, ascoltata da Wybie e da Coraline che erano ancora mezzi addormentati e si erano accasciati sul divano.
- Qualcuno me lo spieghi, perché non riesco proprio a capirlo!
Coraline fece per alzarsi, e poggiò delicatamente la mano sulla spalla di Julia, invitandola con un silenzioso gesto a calmarsi.
- Sappiamo dove sono andati, almeno – disse Wybie, passandosi una mano fra i suoi ricci, cercando di distogliere l’attenzione dal suo viso.
Non voleva demoralizzare le due donne.
- E dove sono andati? – domandò ingenuamente Julia, avvicinandosi a lui e mettendosi seduta al posto di Coraline.
- Nell’Altro Mondo – dichiarò Wybie, come se quella fosse l’opzione più logica del mondo.
 
***
 
Alexa si rese conto che non ce l’avrebbero mai fatta nell’esatto momento in cui misero piede nell’Altro Modo.
Fece scorrere velocemente lo sguardo attorno a lei, assicurandosi che gli Altri Genitori fossero fuori dai piedi, e mandò Nathan avanti per guidarla verso la camera di Avrile.
Iniziarono a camminare velocemente e il più silenziosamente possibile, valutando con attenzione dove svoltare e su quali scale salire: arrivarono entro poco tempo nel corridoio che, in teoria, doveva essere il corridoio delle camere-prigioni.
Nathan fece per aprire la prima porta, ma quella era chiusa, così anche le quattro seguenti.
Quando arrivarono alla quinta e ultima porta, provarono ad aprirla, ma niente: quella era ancora chiusa.
Alexa chiuse agli occhi e si impedì di piangere; Avrile era lì in qualche camera e dovevano trovarla.
A cercare di aprire porta dopo porta aveva quasi perduto le speranze, almeno finché non sentì un sordo raschiare dietro la quinta porta: fece segno a Nathan di avvicinarsi, e si accovacciò davanti alla porta.
- Avrile? – sussurrò, sperando con tutto il cuore che dietro la porta ci fosse la sorella.
- Alexa? – mormorò una voce di bambina, e i due ragazzi tirarono finalmente un sospiro di sollievo.
L’avevano trovata.
 
***
 
L’Altra Madre osservava il Gatto, tamburellando le unghie sul piano in legno.
Più continuava a guardarlo, più non riusciva a capire come un animale così insignificante e superfluo fosse capace di sfuggire con così tanta abilità  al suo potere.
Dopotutto, era lei il Dio di quel luogo: e, come ogni Dio che si rispetti, era dovere suo far sì che tutto filasse alla perfezione e che i suoi piccoli esseri non facessero danni e non sgusciassero via ai loro doveri.
Ma, quel Gatto… la faceva andare completamente fuori.
Così, quando sentì dei rumori provenire da dentro la casa, per un momento non se ne preoccupò: il Gatto era lì, a fissarla con i suoi occhi gialli, e l’unico che poteva fare danni seri era lui.
Poi però, risentendo i rumori iniziò ad allarmarsi.
Sentendoli ancora dopo una trentina di secondi, capì che il momento era giunto.
Siamo alla resa dei conti.
Entrò correndo e con i denti bianchi che brillavano in un sorriso tutto fuorché rassicurante.
  
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