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Autore: Gotick_92    07/05/2008    3 recensioni
Avere un mostro sanguinoso in testa... un mostro violento, che ha il controllo dite, che ti minaccia, dicendo che se non gli obbedirai ti costringerà ad uccidere chi più ami... Per liberarsi di questo fantasma, venuto a tormentarlo da un passato lontano, Vixen non ha scelta: deve uccidere i discendenti di coloro che in passato fecero fuori il suo possessore, e col loro sangue compiere un macabro rituale... cosa sarà questo cambiamento graduale in sè che avverte? Ma, soprattutto, qual'è il vero significato di quei misteriosi fili rosso sangue che, ogni volta che toglie una vita, gli si attorcigliano alle mani? Per saperlo, deve trascinarsi avanti in questa vita a metà, in questa vita che odia...
Genere: Sovrannaturale, Mistero, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un filo rosso sangue: Prologo

Un filo rosso sangue: Prologo

Parigi, 12/11/1923, ore 23:30, seminterrato di un palazzo

-Ora penso che la tua utilità sia terminata, Elijah...- dice una sagoma scura, grossa, imponente.

-Questo cosa vuol dire?- è la voce di un uomo, dal tono arrogante, quasi indisponente -Che devo considerarmi licenziato?-

-Una specie.- ora le tre figure stavano estraendo le pistole, puntandole contro di lui.

-Per i tuoi ventun anni sai troppe cose, per l'intera famiglia sei un pericolo. Se tu "cantassi", l'intera mafia francese sarebbe in pericolo. Per questa ragione dobbiamo eliminarti.-

Elijah estrae a sua volta la pistola. -Bene... a questo punto è questione di chi spara prima, no?- I suoi occhi color ghiaccio erano concentrati, i capelli albini, ricadenti sulle spalle, non avevano il solito pallore opaco, ma erano come sporcati da un alone di malvagità. Le sue labbra rossissime, contratte in un sorriso falso e isterico, contrastavano con la carnagione bianca.

-No. Anche se sei il nostro miglior sicario, ci siamo permessi di caricare la tua pistola a salve.-

-Che ca...- tutti e tre spararono e Elijah cadde a terra, crivellato di colpi da quelli che fino al giorno prima avevano preteso da lui fedeltà.

-Ritornerò... cosa credete... di essevi liberati di me... eh?-

-A giudicare dalle tue ferite, si.- disse uno.

-Non penso che tu potrai ritornare... sei già morto.-

Lui sputò sangue a terra -Come se... la morte... potesse fermarmi.-

-L'ha già fatto, Elijah... l'ha già fatto...-

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Parigi, 12/11/1990, ore 23:30, sala parto di un ospedale

Un chirurgo entra in sala portando un bambino, avvolto nelle fasce.

-Signora... ce l'abbiamo fatta... non sembrava potesse sopravvivere all'incubatrice... ma ce l'ha fatta... suo figlio è nato... è un maschio e sta benissimo! Ha già pensato che nome avrà?-

la donna prese delicatamente suo figlio tra le braccia, lo guardò, e in lui riconobbe i suoi occhi neri e i capelli castano scuro del padre, che le stava accanto.

-Avevamo deciso che, se ce l'avesse fatta, il suo nome sarebbe stato... Vixen...-

-Bel nome davvero. Originale... anche. Diventerà un bel ragazzo, quando crescerà...-

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Parigi, 2008, ore 16:00, vicolo dell' Ile de Notre-Dame

-Dannazione! Dannazione! Di nuovo.- Vixen era solo, nel vicolo. Le mani rosse, a furia di picchiare sulle pareti di quel maleodorante vicolo dei sobborghi parigini. Quella stupida Voce. Oramai si era fatta più pressante, quella Voce. E veniva sempre accompagnata da fitte di dolore, con conseguente annebbiamento della vista. E quei Fili. Li vedeva, aggrovigliati sulle sue mani, attorno alle sue dita. Anche se la visione durava solo pochi secondi, sapeva che erano lì. Fili rossi, color del sangue, FATTI col sangue. E ora erano tre. Se ne era aggiunto un altro. Quando si riprese, contemplò il corpo senza vita di un cane randagio accanto a lui, con un foro sul muso e uno sul dorso, che continuava a perdere sangue. Non poteva crederci. Aveva ucciso di nuovo. Era la sua terza vittima in cinque settimane. Per ogni essere a cui toglieva la vita un nuovo filo rosso si attorcigliava alle sue dita affusolate. Era tutta colpa di quella Voce. Gli parlava. Agli inizi era solo un debole eco nella sua testa, che parlava con voce roca e lamentosa, dicendo frasi sconnesse, come "dammi un'arma..." oppure "uccidi per me..." ma la più frequente, ultimamente, era stata: "vendetta..."

Solo adesso, a diciassette anni, si stava manifestando concretamente. Provocava a Vixen dei frequenti mal di testa e dei cambiamenti di umore repentini, che lo facevano diventare, da dolce e sensibile che era, freddo e arrogante. Si era espansa, nella sua mente, fino a parlargli in modo compiuto e a pretendere una risposta da lui. Si era presentata come Elijah Ewing. Pazzesco. Come poteva la Voce della sua testa avere un nome ed un cognome? Ed una storia, perfino. Ma per lo più si manifestava per quello che era: uno spietato assassino a sangue freddo. La sua presenza si era fatta così viva in Vixen da controllarlo, a tratti, quando la sua personalità era più debole, fino a costringerlo a uccidere animali solo per il gusto di ridere sui loro cadaveri. Qualla voce era malvagia, ma Vixen non poteva non ascoltarla. Erano lo stesso corpo. Non sapeva nemmeno cosa credere. Ma, soprattutto, si pentiva sempre dopo di quello che faceva Elijah. Uccideva. E per di più dietro una Chiesa.

-Vixen, andiamo!- la voce di Sophie lo chiamava da lontano. Sophie era la sua migliore amica, fino dai tempi dell'infanzia. Condividevano tutto. Quasi tutto. Lei non sapeva nulla delle uccisioni, che, per fortuna, erano state fino ad allora solo "animalicide".

\Cosa aspetti, seguila! Non fare che venga qui ad esaminare il nostro operato\ Elijah.

-Subito.- annoiato, Vixen uscì dal vicolo cercando di non sporcarsi col sangue, e raggiunse Sophie.

-Era ora!- disse lei. -Muoviti, o ci perderemo la messa.-

-Un assassino in Chiesa?- chiese, rivolgendosi alla Voce.

\Tu pensa ad andare\

-Cosa?- Chiese Sophie.

-Nulla.-

Vixen si fece forza e entrò a Notre-Dame. Doveva liberarsi di quel fardello. Più lo portava e più ne era spaventato. Come poteva fare? Elijah glielo aveva ripetuto più volte, quasi un centinaio, ormai.

Uccidiamo i discendenti dei miei assassini e il loro sangue purificherà questo corpo corrotto da empi demoni...

Non lo voleva fare. Assolutamente no. Ma doveva. Doveva per liberarsi da Elijah. Doveva perchè l'assassino dentro di lui non lo avrebbe lasciato in pace finchè non lo avesse fatto. Aveva già provato più volte ad uccidere i suoi genitori, ma Vixen era sempre riuscito a fermarlo. Per ora. Sapeva che si sarebbe fatto più pressante di momento in momento. E lui noon doveva permettere che accadesse.

Fine del Prologo

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