Anime & Manga > Kuroko no Basket
Ricorda la storia  |      
Autore: FairyQueen_Titania    05/12/2013    3 recensioni
Aomine, Kise e un rapporto sempre pių difficile.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Daiki Aomine, Ryouta Kise
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
cenere
Cenere




L' amore non dovrebbe lasciare nč graffi e nč lividi, nč lacrime amare.
Ryouta sapeva che non era amore, quello di Aominecchi.
Iniziava a dubitare che nemmeno il suo fosse amore. Ossessione, magari.
L' ammirazione poteva provocare qualcosa del genere?
Aveva scoperto di amare la Kaijo al primo anno delle superiori e di voler portare a tutti i costi la sua squadra alla vittoria, tuttavia aveva scoperto di amare molto di pių Daiki e quando lui gli aveva detto "Vieni alla Touou" Ryouta aveva semplicemente annuito, in silenzio.
Era successo tutto durante l' estate, durante uno degli ultimi pomeriggi di un Agosto particolarmente afoso.
Erano distesi sul letto sfatto di Aominecchi. La casa era vuota, nella stanza le finestre erano spalancate, le tende scure immobili perchč nessuna brezza esterna poteva scuoterle, il silenzio era interrotto solo dal ronzio del ventilatore acceso sul pavimento e dai loro respiri.
Erano distesi sul letto, a fissare il soffitto, a distanza di sicurezza l' uno dall' altro, mentre il respiro di entrambi si regolarizzava lentamente.
Daiki era un ragazzo selvatico, era ferino come una bestia, annusava l' aria con l' istinto del cacciatore. Era cosė anche nel loro rapporto.
Era terribile.
Ryouta una volta si era convinto che ne sarebbe morto.
Non sarebbe mai riuscito ad afferrarlo, non sarebbe mai riuscito ad essere lė, dove si trovava Aominecchi, per quanto si sforzasse.
Gli sfuggiva sempre, lo vedeva sempre di spalle a tre passi davanti a lui. Poteva allungare la mano all' infinito, tendere le dita sottili, ma non avrebbe mai neppure sfiorato la sua schiena che si allontanava.
Daiki poi non aveva mai avuto molti riguardi nei confronti dell' altro ragazzo, complice il fatto che il biondo gonfiava la sua autostima in maniera spropositata.
Quel giorno d' estate Aominecchi lo aveva devastato. Ryouta aveva sentito un tonfo sordo nel petto, come se qualcosa gli si fosse rotta dentro, ripetutamente.
Daiki lo aveva assalito di baci, gli aveva tirato le labbra, le aveva morse fino a farle sanguinare. Ecco perchč poi, alla fine, Ryouta si era ritrovato le labbra arrossate e la bocca bagnata dal sapore metallico del proprio sangue. Daiki lo aveva spogliato in fretta, aveva stretto la sua carne tra le mani lasciando una scia di lividi sulla pelle abbronzata del biondo.
Ryouta si era sentito una bambola di pezza, Aominecchi gli aveva tirato il cuore fuori dal petto e lo aveva stretto nel proprio pugno.
Lo sapeva anche lui che Kurokocchi sarebbe andato in America con Kagamicchi, che tutte le volte che Daiki incontrava Ryouta e lo batteva durante un one on one oppure lo sbatteva contro il muro per farlo inginocchiare di fronte al suo sperma era solo per sfogare tutta la rabbia e la frustrazione che aveva nel corpo.
Certe volte, durante uno dei loro incontri fatti di sesso e dolore, Daiki gli diceva di stare zitto.
Ryouta non poteva chiamarlo, non poteva gridare Aominecchi, non poteva gemere.
Kuroko non avrebbe mai chiamato Daiki "Aominecchi" e Daiki non voleva sentire la voce di Ryouta nelle orecchie ma quella di Kuroko.
Anche quel giorno Ryouta avrebbe dovuto tacere.
Lo aveva assecondato, aveva taciuto, aveva pestato il proprio cuore sotto ai piedi convincendosi che non stesse facendo violenza a sč stesso, che poteva andare bene anche cosė, purchč fosse vicino ad Aominecchi.
Aveva stretto le gambe intorno al corpo dell' altro ragazzo, aveva allungato le braccia intorno al suo collo e infine aveva chiuso gli occhi piegandosi in un abbraccio malfermo all' ennesima spinta gonfia di rabbia e dolore, fingendo che le proprie guance non fossero bagnate di lacrime.
Alla fine rimaneva un letto disfatto, odore di sperma e sudore, un cuscino bagnato di lacrime e sangue e due persone distese a guardare un soffitto di latte senza neppure sfiorarsi.
Per Ryota la presenza di Daiki era schiacciante, era pienamente consapevole che l' altro fosse al suo fianco. Cosė preponderante nella sua vita e cosė irragiungibile. Avrebbe potuto allungare la mano e sfiorarlo, fisicamente, perchč Daiki rimaneva sempre tremendamente lontano da lui.
Aominecchi era il suo demone, era il suo peccato, le catene del suo inferno. E lui lo sapeva, ne era ben consapevole, lo aveva scelto lui stesso.
Daiki non aveva mai considerato quanto e se Ryouta contasse. Non aveva la benchč minima importanza perchč tanto Kise c' era sempre. Era una presenza scontata, un animale ben addestrato.
Daiki guardava il basket, sč stesso e Kuroko. Il resto non contava minimamente.
Daiki era vittima di sč stesso e del suo logorante egoismo. Lo stesso egoismo e la stessa insoddisfazione che gli avevano fatto perdere di vista il perchč giocasse a basket e che gli avevano impedito di continuare la relazione con Kuroko, finita bruscamente durante l' ultimo periodo delle medie.
Poi, alle superiori, non aveva neppure provato a ricucire quel rapporto. Era un amore che si accontentava di guardare da lontano, un frutto che a priori non voleva raggiungere per pigrizia, per egoismo, per autocommiserarsi un po'.
Per noia. Chissā che quella non fosse l' emozione che smuovesse il mare piatto della sua vita.
Forse si era aspettato che Kuroko non andasse avanti, che venisse da lui.
Non aveva contemplato la possibilitā che il ragazzo cambiasse pagina, che arrivasse Kagami.
Questo lo aveva fatto impazzire, non sopportava l' idea di essere in qualche modo spodestato, di perdere una sfida immaginaria.
Non sapeva se Kuroko fosse amore o fosse capriccio.
Dentro sentiva solo un' enorme insoddisfazione per tutto che si placava per un attimo quando l' odore di Ryouta sulla pelle e tra le mani lo investiva come una scarica elettrica. Come il frutto del peccato lo attirava, come una vergina pura lo incantava.
Era affascinate quel misterioso incantesimo che si impadroniva di lui, come il demone del suo istinto si risvegliasse di fronte a quegli occhi di miele.
Come fosse osceno e volgare il loro rapporto fatto di sesso e di scambi, fatto solo di istinto e di carne.
Daiki era vittima e carnefice, era demone e diavolo, era una catena troppo corta da non darti neppure il miraggio della libertā.
-Potresti venire alla Touou- la voce di Daiki era roca, lo sguardo fermo sul soffitto.
Ryouta si era girato a guardarlo. Ne aveva scrutato il profilo immobile, gli occhi persi nel vuoto. Aveva sussultato interiormente pensando che forse... lo amasse e lo volesse vicino?
Oh, che sogno assurdo.
Si era dato dello stupido da solo per quel pensiero idiota. Non poteva essere, lo sapeva.
Lo voleva vicino, almeno.
Era questo ciō che contava, che importanza avevano i motivi?
Che importanza aveva se la catena che lo allontanava dalla libertā si accorciava, se sprofondava ancora di pių nell' Inferno?
Aveva annuito, sorridendo.
Aveva firmato la sua condanna, se ne era reso conto quasi subito.
Quell' amore lo stava bruciando dall' interno, gli stava consumando l' anima. Alla fine di lui non sarebbe rimasto altro che cenere.






------------------
DISCLAIMER:  I personaggi di Kuroko no basket non mi appartengono. Non scrivo a scopo di lucro.
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Kuroko no Basket / Vai alla pagina dell'autore: FairyQueen_Titania