Danae
Danae non è, e non è possibile che sia.*
A soli vent'anni, è un fallimento totale. È una negazione vivente, un insieme di "non". A Danae non piace, Danae non è, Danae non sa, Danae non può.
Per vent'anni, Danae e le negazioni hanno vissuto insieme, da sole.
La sua famiglia non è mai esistita. Sua madre non l'ha mai voluta, suo padre non sa nemmeno della sua esistenza.
Adesso Danae non è a casa, è scappata qualche mese prima. Sua madre non la cerca, o, se lo fa, non lo fa con attenzione.
Al lato della carreggiata deserta, cammina a testa bassa. Da quanto tempo? Non lo sa, un giorno, forse due, da quando è partita dall'ultimo motel.
Avrebbe chiesto un passaggio, ma non si fida più degli uomini, non dopo che l'ultimo ha tentato di toccarla.
Le vengono ancora i brividi, se ci pensa, se pensa a quelle mani viscide sul suo corpo, e non sono brividi di disgusto.
Danae ha paura, ma non di morire. Ha paura di non vivere, di non esistere.
Ma d'altronde, se deve essere sincera, non è mai esista, non ha mai vissuto.
È sempre stata solo il nulla.
*citazione di Parmenide