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Autore: Misaki Ayuzawa    05/12/2013    2 recensioni
Chi è Tessa Gray? Ve lo dico subito. Tessa Gray è una povera sedicenne in crisi. Perchè, non solo frequenta il terzo anno di liceo, e si sa, il liceo è un problema per tutti, ma anche perchè non riesce a trovare il libro giusto... si avete capito, è una lettrice appassionata che non riesce a trovare un libro appassionante e questo è un problema per qualunque lettore che si rispetti! Questa, signori è la storia di Tessa Gray e della sua caccia alla "trama perfetta" ma non solo la sua perchè compariranno, con la stessa importanza, gli altri personaggi che fanno di Shadowhunters il ciclo di romanzi che è!
Dal 7° cap.: Il blu si fuse col grigio per diventare tempesta.
Dal 9° cap.: "E che cosa cerchi?"
"Romanzi. Ce ne sono pochissimi. O poesie ... Ci sono soltanto enciclopedie e storici!"
Will si sentì ferito nell'orgoglio. Quella era la sua biblioteca e nessuno la poteva offendere!
Dal 13° cap.: "Ah non preoccuparti! In caso scacciamo via Will!"
"Chissà perchè non credo prenderebbe la cosa con diplomazia ..."
"Mmmm ... forse no" Rise.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Theresa Gray, William Herondale
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 17: Voti e preparativi

"Allora ragazzi, ho valutato attentamente i vostri lavori. Li ho esaminati scrupolosamente negli ultimi due giorni. Direi che il migliore è quello del gruppo 1 che era formato da ..." Henry consultò velocemente la sua agenda, sfogliando le pagine freneticamente, poi trovò il paragrafo che stava cercando e, imponendo sopra la carta il suo indice, con aria vittoriosa, continuò "Alexander Lightwood, Helen Blackthorn e Aline Penhallow! Davvero un bel lavoro!" Gli occhi del professore luccicavano di commozione. Non poteva credere che tre dei suoi alunni fossero riusciti a riprodurre così bene il modellino della bomba atomica.
La classe fu tutto uno sbuffo mentre Alec, Helen e Aline sembravano molto compiaciuti del loro lavoro. 
"Ora mi sembra il caso di comunicarvi i voti che ho assegnato a ciascuno di voi. Al gruppo uno ho messo una A, ovviamente." Henry continuava a guardare la sua agenda strabordante di foglietti e pezzetti di carta.
"Al gruppo due, che era composto da Jonathan Christopher Wayland, Theresa Gray e Simon Lewis ho dato una C-" Tessa si sentì a mancare, aveva voglia di mettersi a urlare. Dopo tutta quella faticaccia una schifosissima C-! Non era l'unica a pensarlo in questo modo evidentemente, perchè anche Simon protestò. Si era messo in piedi e ora fissava Branwell e il suo tono era più acuto del normale, quando parlò. "Professore! Non può darci C-! No-non è giusto! Ci abbiamo speso due intere giornate per farlo!"
"La prego, ci metta almeno un C piena, la prego professore!" Tessa alla fine si era decisa a dar manforte a Simon. Con la coda dell'occhio vide che Jace se ne stava infischiando altamente di quello che stava succedendo e si guardava le unghie con molta nonchalance ...
Henry però non cedette "Mi dispiace ragazzi ma sul serio, non posso mettervi di più. Non dico che sia fatto male ma ... è molto generale come modellino, manca di particolari ..." Branwell sembrava dispiaciuto veramente. Quella era una guerra persa in partenza.
"Va bene professore" Simon e Tessa avevano risposto contemporaneamente con un tono sconsolato e uno sguardo da cane bastonato.
Henry era stato preso dall'imbarazzo per quel brutto voto ma ... che poteva farci? Passò a leggere i voti degli altri.
Gruppo 3 (Will, Gabriel e Jonathan Morgenstern) E.
Gruppo 4 (Emma Carstairs, Tatiana Lightwood e Julian Blackthorn) B+.
Gruppo 5 (Clary, Jessamine Lovelace e Raphael Santiago) A-.
Gruppo 6 (Isabelle Lightwood, Sebastian Verlac e Cyril Tanner) C+.

Al suono della campanella tutti gli studenti tranne quelli del gruppo uno, quattro e cinque, uscirono dalla classe con una faccia da funerale. Non contando Jace, che semplicemente aveva dato la colpa del fallimento a Simon.
Tessa per calmare le acque aveva detto "Dai, non siamo stati i peggiori ... Insomma, c'è stata una E ..." Sapeva che non era molto carino da dire ma in fondo era vero.
"Penso che piazzerò una bomba davanti la porta di Branwell, e non sarà uno stupido modellino!" Simon era nuovamente irritato. Tessa non trovò difficile capirne il motivo. Si era aspettato un voto più alto, come lei del resto.
"Che idea geniale! Così salta in aria tutto l'istituto! Che bravo Lewis ..." Jace sembrava distaccato. Aveva gli occhi fissi su un punto indefinito del corridoio.
"Va bene ragazzi, io ora vado" Tessa salutò lievemente con la mano i due e si allontanò per raggiungere la classe di scrittura creativa.

La professoressa Penwell era una brava insegnante. Era dotata di grande pazienza e cercava di aiutare tutti nella stesura di temi di vario genere. Tessa la adorava, era la sua insegnante preferita. Fino all’ora prima quel posto era stato riservato a Branwell, anche se odiava le sue materie le stava simpaticissimo e tutto sommato il suo metodo la rilassava e durante le sue lezioni si sentiva a proprio agio, ma dopo quella C- … probabilmente non lo avrebbe mai perdonato!
La Penwell era chinata sul banco di Jordan Kyle e gli stava dicendo qualcosa a proposito della sua storia.
“Jordan … caro Jordan, io ti avevo chiesto un racconto realistico. Il che significa che doveva trattare di tematiche reali, ad esempio il razzismo, la violenza ...”
“Professoressa, ho parlato dell’opera di recupero di persone in difficoltà!” Jordan era serissimo ma sembrava anche sorpreso delle repliche della professoressa.
“Non dubito della validità di questo argomento ma … non puoi parlarmi di giovani vampiri e lupi mannari in difficoltà! Non esistono, e quindi il tuo racconto diventa paranormale non realistico!”
“Come vuole lei, prof. Lo riscriverò” Jordan si passò la mano olivastra tra i capelli castani, scompigliandoseli, e chiuse per un secondo gli occhi nocciola, quasi volesse estraniarsi dall’ambiente circostante.
Tessa intanto seguiva il percorso dell’insegnante nel suo tailleur blu, la quale girava tra i banchi per aiutare chi avesse problemi nel capire gli errori commessi nel compito che avevano consegnato solo il giorno prima ma che erano stati prontamente corretti nel pomeriggio.
La Penwell ora stava davanti a Will. Era incredibile, ma lui e Tessa frequentavano praticamente gli stessi corsi e negli stessi orari. Non seguivano insieme solo francese e filosofia, in compenso c’era Jem.

Una volta Tessa aveva chiesto a Jem che materie studiasse, dato che non erano quasi mai insieme in classe. Jem le aveva rivelato che ne seguiva molte, ma andava di più a quelle per il quarto anno, dato che nei due anni precedenti aveva seguito quasi tutte le lezioni di moltissime materie. Tessa era rimasta scioccata, non pensava si potesse fare e poi … se Jem era praticamente un anno avanti, non poteva trattarsi che di un genio!

“Ottimo lavoro William. E’ molto profondo il tuo racconto. Ti chiederei di leggerlo alla classe-"
Will non le fece finire la frase.
“No.”
L’aveva detto con una tale secchezza e tono incolore che tutti i presenti, insegnante compresa, si erano irrigiditi. Dopo qualche momento la Penwell si riscosse e, sorridendo, aveva detto che non c’era problema ed era passata avanti.
Tessa guardò di sbieco il suo testo. Faceva schifo. Lo trovava vuoto, privo di sentimenti sensati. Aveva raccontato la storia di un ragazzo che si ritrova in un paese straniero. Solo, senza nessuno a cui importasse di lui. Ovviamente si era ispirata a sé stessa e aveva riversato sulla carta centinaia di parole dettate dall’oppressione e dalla tristezza. Aveva ancora voglia di fuggire da Londra e tornare a New York. Era là la sua vita. Central Park era il suo nascondiglio e lo Starbucks dell’Empire il suo caldo focolare. Per non parlare dell’appartamentino dove viveva, nei pressi di China Town.

“Theresa, hai qualche problema?” La Penwell le si era avvicinata.
Tessa sollevò il capo per guardarla e incontrò i suoi occhi verdi dietro le lenti degli occhiali firmati Armani.
“No professoressa, assolutamente.”
“Devo dire che il tuo testo mi ha proprio sorpresa-"
“Si lo so, non è un granchè però posso riscriverlo! Per favore non mi metta una C! Per oggi ne ho avute troppe!!”
Il volto dell’insegnate si schiuse in un sorriso genuino e affettuoso.
“Ma cosa stai dicendo! Va benissimo il tuo racconto. Stavo appunto dicendo che mi ha sorpreso … in senso positivo. Fai buon uso di aggettivi, non esageri ma neanche ti astieni dall’usarli, e poi la tua punteggiatura è perfetta. Brava!” Detto questo si allontanò.

Quattro ore più tardi …

Maia continuava a sottolineare la stupidità delle feste scolastiche mentre, accompagnata da Tessa, girava per i negozi del centro.
“Io non capisco proprio perché l’istituto deve organizzare delle feste simili! E’ una tradizione, dicono. Andassero a quel paese loro e la tradizione pure! Perché no, la festa non deve avere come invitati solo gli studenti, che tra l’altro si vedono OGNI SANTO GIORNO no … c’è tutta la comunità inglese, c’è tutta la buona società! O almeno così dicono!” A Tessa girava vorticosamente la testa per cercare di afferrare le informazioni che Maia continuava a buttare fuori. Presto apprese che la London Institute era la più importante tra una serie di Istituti della Gran Bretagna. C’era una sorta di “capo supremo”, che si occupava delle faccende più importanti, ma in realtà era solo di rappresentanza … Poi però per ovvie ragioni era ricco sfondato. Chissà perché …

In pratica c’era un “Institute” nei centri più grandi del mondo. Erano collegate a livello internazionale, ma gli eventi erano organizzati in scale nazionale. La festa di Natale era la più importante di tutte e Londra aveva il compito di accogliere tutti gli studenti e il collegio docenti dell’intera Gran Bretagna all’evento.

Tessa si ritrovò stranita al pensiero dell’enorme istituto che le faceva da casa da quattro mesi, pieno di gente. Perché effettivamente quella scuola era frequentata da una stretta cerchia di persone. Tessa pensò che a occhio e croce gli studenti della London Institute dovevano essere centocinquanta.

“E poi” Maia continuava tranquillamente a parlare, senza curarsi se Tessa la stesse effettivamente ascoltando “Questa scemenza dei vestiti eleganti … Ti rendi conto che non mi farebbero entrare se mi mettessi in jeans??”
Tessa si immobilizzò, la mano che fino ad un momento prima stava accarezzando la seta morbida di un vestito lungo color glicine, si bloccò a mezz’aria.
“Cosa hai detto?” Il tono spaventato.
“Che non mi farebbero entrare con i jeans, perché?” Maia stava guardando distrattamente i vestiti appesi alle grucce.
“No, intendo … cosa hai detto prima?”
“Che ti devi vestire elegante. Vogliono il vestito. Lungo o corto, non importa. Mentre per i ragazzi ci vuole lo smoking.
“Ma io non ho un vestito …” Tutto l’entusiasmo che fino ad un momento prima Tessa provava al pensiero di una festa sfumò.
“Sveglia ragazza” Maia le schioccò le dita davanti agli occhi “Secondo te perché siamo qui?!”
“Ma io pensavo che TU volessi qualcosa di nuovo per la festa, non credevo fosse una necessità … necessaria, ecco!”
“Se non vuoi partecipare fa niente … Anche io passerei volentieri ma Jordan ci tiene tanto.”
Tessa fece un veloce calcolo mentale. Dei soldi che Nate le aveva dato non aveva speso nemmeno un centesimo. Possedeva circa duecento sterline, considerando anche i soldi che si era portata da New York e che aveva cambiato alla dogana. Un vestito le sarebbe costato più o meno ottanta sterline …
“Mmm … non c’è un posto dove i vestiti costano intorno alle ottanta sterline?”
Maia ci pensò un po’ su “Si certo, qui vicino è pieno di negozi. Ci sono posti in cui hanno roba carina e a prezzi più bassi, Tra l’altro ora ci sono gli sconti quindi …” Diede un’ultima occhiata al vestito che teneva in mano. Guardò l’etichetta. £123,00. Rimise al suo posto la gruccia.
“Al diavolo, andiamo!” Afferrò Tessa per il braccio e uscirono da Prada.

Altre quattro ore più tardi …

Tessa si richiuse la porta della stanza alle spalle. Gettò i pacchetti accanto al muro e si lasciò cadere a terra, la schiena contro la porta. Prese a fissarsi i piedi, o meglio gli stivaletti neri che ancora non aveva tolto. Era esausta. Maia l’aveva fatta girare un sacco. Diceva tanto che odiava lo shopping ma intanto appena vedeva qualcosa che trovava “accettabile” si fiondava nel negozio … Alla fine tutte e due avevano trovato qualcosa da poter mettere il 24 sera. Tessa avrebbe voluto passare quel giorno con Nate, ma lui l’aveva già informata che sarebbe stato via per lavoro.

Accompagnerò Mortmain in un viaggio d’affari in Cina! Il 24 sera ti arriverà di sicuro un pacchetto!”

Così le aveva scritto nell’ultima lettera …
Ora però si ritrovava compiaciuta con accanto un pacco che conteneva un meraviglioso vestito che le era costato appena quaranta sterline!

 Si e a chi lo mostrerai? Maia starà tutto il tempo con Jordan e tu passerai la serata in un angolino buio …

Facendo un ultimo sforzo, si alzò in piedi e si diresse in mensa per la cena.

Angolino dell'autrice: Per chi si è preoccupato della mia assenza: No! Non sono morta :) E' solo che la scuola è ricominciata e sono nuovamente sommersa dai compiti, sigh ... Per chi credeva di essersi finalmente liberato di me: Vi piacisse! Okay siciliano a parte parliamo del capitolo ... Mi ci sonovoluti due giorni per scriverlo perchè non ho avuto molto tempo ... Mi dispiace se questi ultimi capitolo arrivano con meno frequenza e sono un pò noiosetti, soprattutto questo, in cui non succede praticamente nulla. Mi sono divertita però a navigare tra milioni e milioni di collezioni autunno-inverno 2013. Già! La vostra scrittrice si è immersa nel mondo della moda, della quale non gliene frega niente u.u, per darvi una descrizione dettagliata dei vestiti della festa di Natale. Ne ho presi un pò in considerazione ... preferireste un lungo o un corto per Tessa?? Io sarei per un corto perchè ne ho trovati due ... *.* 
Okay, diamoci un taglio ...
La professoressa Penwell l'ho totalmente inventata. Il cognome l'ho "costruito" grazie al Codex degli Shadowhunters uscito da pochissimo. Sto diventando una vera esperta del mondo dei Nascosti e dei Nephilim :P Comunque Pen sta per penna, il che mi sembrava giusto per una professoressa di scrittura creativa, e well significa pozzo... Mi piace come suona :)  
A presto!

 

 

  
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