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Autore: willbefearless    06/12/2013    0 recensioni
" - Hazel, Hazel guarda! - urlò il bambino, spingendosi forte sull'altalena. Hazel lo guardava sgomenta: la piccola bocca rosea formava una 'O' di sorpresa. Harry si spingeva alto, sempre più alto, toccando con i piedi le foglie dell'alto melo dei vicini, carico di frutti.
- Scendi di lì, ho paura Harry! E se ti vedesse qualcuno? - gli gridò la bambina, guardandosi intorno. Harry per tutta risposta si lanciò proprio mentre stava in alto, ridendo come un matto ed afferrando un ramo di quel melo. Si dondolò per un pò, poi si issò sopra, staccando uno dei succosi frutti dell'albero.
- Harry! Se non vieni immediatamente giù io.. - Hazel si stritolò le manine, cercando una buona minaccia, senza sapere che la sua vocina stridula rendeva il suo tentativo di sembrare una persona seria alquanto buffo. L'amico si strinse nelle spalle, continuando a sorridere, poi saltò giù, scavalcando il cancelletto che divideva le due case per tornare dalla bambina. Diede un morso alla mela, poi la porse ad Hazel, che nonostante tutto si aprì nella parodia di un sorriso."
Un altro flashback. Chi sei davvero, Hazel Blake?
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due.


 
Hazel
 
Sedevo per terra, le braccia appoggiate al davanzale della finestra. Aveva piovuto tutto il giorno, e stava piovendo ancora adesso, quindi era, in poche parole, il mio prototipo di giornata perfetta. Il paesaggio davanti a me era rimasto immutato per ore: le strade bagnate, le finestre delle villette a schiera chiuse, neanche un'anima viva in giro. Io in prima persona mi sentivo parte di quella giornata grigia e quasi morta. Erano i giorni come questi che mi facevano sentire capita, quando non ero l'unica spossata dalla tristezza, ma c'era il cielo a piangere con me, e la terra ad accogliere la sua tristezza. Ma la mia, di tristezza, chi mai avrebbe voluto accoglierla?
"Mamma?" chiamai, con voce tremante. 
La sentii che si affrettava a raggiungermi, picchiando leggermente il parquet con le sue scarpe, ovviamente alte.
"Dimmi pure, bambina." La guardavo raggiungermi, allungando una mano come per farmi una carezza ma poi ritraendola all'ultimo momento, perdendomi nell'azzurro dei suoi occhi. Erano così simili ai miei... eppure non potevo immaginare qualcuno più diverso da me. Quei pozzi color del cielo nei giorni estivi sembravano sempre sinceri, uno specchio sull'anima di una persona che invece sincera non era. Se c'era qualcosa che ci accomunava, era probabilmente il fatto che entrambe eravamo maestre nel nascondere i nostri pensieri. Non c'era chiave per leggerli, nessuna parola, nessun sorriso. Solo una maschera di rigida compostezza.
"Niente, è che... - sospirai, abbassando il tono volutamente. - quel ragazzo, stamattina. Ho avuto l'impressione di averlo già visto da qualche parte, di conoscerlo anche bene, ad essere sincera. - scossi la testa, spostando nuovamente lo sguardo sulla pioggia battente al di là della finestra. - è una stupidaggine, no?"
Mia madre si irrigidì, stringendo le labbra in un'espressione glaciale, neanche la avessi offesa, o avessi detto qualcosa di volgare.
"Cosa vai a pensare? Hazel, tu sei la mia luce, il mio capolavoro... ma devo ammetterlo, a volte non ti capisco proprio. Te ne stai tutto il giorno chiusa in una stanza, con un paio di cuffie nelle orecchie oppure suonando quella chitarra.. vorrei solo che tu fossi felice, che uscissi, facessi nuove conoscenze." e detto ciò si allontanò, chiudendosi la porta alle spalle. L'avevo irritata, offesa senza sapere come. Harry... non seppi come, in che modo, ma capii di volerlo conoscere.

Harry.

Chiusi il libro di trigonometria di scatto, serrando contemporaneamente gli occhi. Un pomeriggio intero a cercare di decifrare cose che, comunque sia, non mi sarebbero servite e non mi interessavano: a me interessava la musica, il mezzo di espressione per eccellenza, quella che ti dava la libertà di buttare via le maschere. Ma per i miei genitori era una scelta troppo instabile, quindi dopo il liceo mi sarei dovuto iscrivere all'università e combinare qualcosa di buono della mia vita. Ma quello che volevo io? 
"Dovresti studiare. - mia sorella Gemma era in camera mia, e mi guardava con un sopracciglio alzato. - o vuoi finire come l'anno scorso? Quest'anno farai il terzo, Harry, non puoi permetterti distrazioni e..."
"Sì, certo, certo. Ho studiato tutto il pomeriggio, Gemma. Ho gli occhi fuori dalle orbite." la bloccai, senza darle il tempo di continuare la frase. La verità era che, anche volendo, non sarei riuscito a concentrarmi. Nella mia mente vorticavano indistinte parole, tra le quali spiccava il nome "Hazel Blake", associato a due occhi bellissimi e terribili, limpidi, ma tormentati. Mia sorella si lasciò scappare uno sbuffo, ma non disse nulla, lasciandomi solo con i miei pensieri incompiuti. Guardai fuori. Pioveva ancora, ed io non ne potevo più di restare in casa, stava diventando asfissiante. Il mio sguardo si spostò per tutto l'isolato, fermandosi sulla casa di Hazel. E mi venne un'idea, della quale probabilmente mi sarei pentito, ma che adesso sembrava la cosa migliore da fare.


Fermo sotto casa di Hazel, fermo sotto la pioggia, fermo sotto un cielo buio che sarebbe stato l'unico spettatore di quello spettacolino che mi ero preparato. Scavalcai il cancello del giardinetto, passando in rassegna tutte le finestre, finché non la vidi: era lì, seduta con la chitarra in grembo, a guardare fuori pensierosa. Mi piegai, raccogliendo un sasso, lanciandolo contro il vetro senza troppa forza. Hazel sussultò, sembrò risvegliarsi, guardò giù di scatto ed aprì la finestra.
"Harry! Che cavolo ci fai lì?" sbottò. Mi strinsi nelle spalle, sorridendo nonostante la brutta sensazione dei vestiti bagnati addosso.
Presi uno dei cartoncini bianchi che avevo sotto il braccio. A grandi lettere nere, in stampatello, c'era scritto "COME STAI?". Lo alzai, facendo in modo che la ragazza lo vedesse. Hazel sgranò gli occhi, sorpresa, li strinse subito dopo cercando di leggere, infine si aprì in quello che avrebbe potuto essere un sorriso quasi sincero. 

" - Hazel, Hazel guarda! - urlò il bambino, spingendosi forte sull'altalena. Hazel lo guardava sgomenta: la piccola bocca rosea formava una 'O' di sorpresa. Harry si spingeva alto, sempre più alto, toccando con i piedi le foglie dell'alto melo dei vicini, carico di frutti. 
- Scendi di lì, ho paura Harry! E se ti vedesse qualcuno? - gli gridò la bambina, guardandosi intorno. Harry per tutta risposta si lanciò proprio mentre stava in alto, ridendo come un matto ed afferrando un ramo di quel melo. Si dondolò per un pò, poi si  issò sopra, staccando uno dei succosi frutti dell'albero.
- Harry! Se non vieni immediatamente giù io.. - Hazel si stritolò le manine, cercando una buona minaccia, senza sapere che la sua vocina stridula rendeva il suo tentativo di sembrare una persona seria alquanto buffo. L'amico si strinse nelle spalle, continuando a sorridere, poi saltò giù, scavalcando il cancelletto che divideva le due case per tornare dalla bambina. Diede un morso alla mela, poi la porse ad Hazel, che nonostante tutto si aprì nella parodia di un sorriso."



Un altro flashback. Rivolsi uno sguardo alla ragazza che in quel momento si stava sporgendo dalla finestra, incurante della pioggia che le bagnava i capelli ed i vestiti. Chi sei davvero, Hazel Blake?




Dopo più di un anno di pausa, ho ritrovato "l'ispirazione" e la voglia di scrivere. La verità è che mi ero fermata perché in questa storia - sembrerà una cosa strana, impossibile - c'è troppo di me. La verità è che non mi aspetto che qualcuno recensisca, ma se avrete voglia di farlo, libere di riempirmi di insulti come più vi garba. La verità é che Hazel, nonostante tutto, mi era mancata. Che questo sito mi era mancato, che mi era mancato scrivere e che prometto di continuare a farlo. Non so davvero cosa dire, quindi lascio a voi la parola.
Alice, x.







 
  
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