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Autore: Jade_Horan    06/12/2013    4 recensioni
Premetto dicendo che non cancello questa storia solo perchè (non so grazie a quale orrendo incantesimo) a qualcuno piace.
►One direction nel mondo di Harry Potter◄
Dal 1° capitolo:
"Mi guardai allo specchio, mi sentii strana.
Primo giorno di una nuova straordinaria scuola, divisa ancora incompleta… fino a una settimana prima ero convinta di essere una Babbana, ma in realtà ero tutt’altro. Fino a una settimana prima non mi sarei mai aspettata di andare in una nuova scuola, in cui si usano le bacchette magiche e le pozioni."
[...]
"A pochi metri di distanza da me, un ragazzo biondo con una divisa di Grifondoro aveva appena salutato il padre, per poi sedersi sul suo baule,pensieroso. Aveva i capelli di un biondo magnifico, e degli occhi azzurri che avrei notato anche a chilometri di distanza.
Erano un puro concentrato di oceano,misto a cielo, acqua pura e cristallina, e gelato al gusto puffo"
Genere: Fantasy, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Scusate se è un po' che non aggiorno.
Volevo semplicemente dire che questo capitolo è un capitolo di passaggio, e che potrà non essere uno dei migliori.
Mi impegno molto nel scrivere questa storia, voglio che lo sappiate. Per chi non l'avesse capito, il contesto è quello del primo libro.
Potrebbe non avere senso il fatto che Oliver Baston nel libro sia al sesto anno quando Harry sta al secondo, ma nella mia storia, Harry, Ron ed Hermione non sono mai esistiti, e neanche Voldemort. (volevo solo chiarire questo concetto, vi lascio al capitolo)



"Magia?" "No, Amore!"

6. "Il Quidditch"  

Aprii gli occhi, ed un brivido di freddo pervase il mio corpo. Quel giorno era davvero gelido, ma ormai ci ero abituata. Mi lasciai coccolare dal pensiero che quella mattina non ci sarebbe stata nessuna colazione presto, nessuna lezione alle otto di mattina, nessun’ora di erbologia e nessun pomeriggio passato in biblioteca a studiare. Mi lasciai coccolare da quella voglia di dormicchiare ancora un altro po’ che è quasi piacevole, di sabato. Mi misi a sedere, aprendo le tende del mio letto a baldacchino. La luce della finestra affianco al letto di Julie mi fece stringere gli occhi in due piccole fessure, ma come ogni mattina mi abituai alla luce.
Julie non c’era, cosa alquanto strana. Avevo la sensazione che quel giorno avrei dovuto fare qualcosa di molto importante, ma non riuscivo a capire cosa… non avevo voglia di dormire, o almeno sapevo che se mi fossi messa a letto, non mi sarei mai addormentata. Mi alzai dal letto ed aggiustai le coperte frettolosamente.
Qualcosa piombò in camera dalla finestra aperta,per far cambiare l’aria:Vaniglia. Teneva in bocca un foglio di pergamena. Si avvicinò a me e mi mordicchiò l’orecchio in segno d’affetto. Accarezzai le sue piume color cioccolato, alternate a quelle bianche e quelle color nocciola. I suoi occhi chiari fissavano la lettera che teneva avvolta attorno alla zampa. Mi becchettò la mano, appena presi il foglio di pergamena, e come premio, con un po’ di disgusto, aprii la gabbia, presi qualche piccolo topo che Vaniglia teneva in caso volesse uno spuntino, e glielo diedi, per poi guardarla mangiare tutta soddisfatta, accanto al mio braccio.

“Oggi alle sette e mezza fatti trovare al campo di Quidditch. Abbiamo preso noi il regalo, non farci aspettare, ricordati che l’idea è stata tua. Julie è con me. Verranno alcuni della squadra del Serpeverde, per darci consigli, loro li conoscono bene i Corvonero. Buongiorno,
Bastonuccio

Beh, ora capivo il perché della mancanza di Julie e il perché di quella sensazione di dover fare qualcosa di importante.
Risi per quel “Bastonuccio”, e mi preparai per andare al campo di Quidditch. Quella mattina faceva particolarmente freddo.  Raccolsi i capelli in una coda indecente, e mi lavai viso e denti, in fretta. Indossai la camicia e la cravatta, infilandoci sopra un maglioncino di un color rosso scarlatto, in perfetto tono con la cravatta. Sfilai i pantaloni del pigiama ed indossai un paio di calze non troppo coprenti, all’apparenza, ma molto calde. Indossai anche la gonna con lo Stemma del Grifondoro, e come “tocco finale” sciarpa, e guanti, tinti con i colori della mia amatissima casa. “Almeno sarò bella coperta”, pensai, mentre mi infilavo il mantello nero con lo Stemma della scuola stampato sulla parte sinistra.
(http://www.polyvore.com/cgi/set?id=103956510&.locale=it)
Mi soffermai a guardarmi allo specchio:
Avevo sistemato i capelli in una coda alta, più ordinata, e avevo pettinato i capelli così tanto da farli diventare liscissimi; la sciarpa era avvolta attorno al mio collo come se fosse uno scalda-collo, mentre i guanti fuoriuscivano dalla manica del maglioncino; i miei occhi erano parecchio tendenti al verde, quel giorno, per il tempo nuvoloso, probabilmente; la mia carnagione chiara era sempre la stessa, e i tratti del mio viso, che mamma definiva sempre “delicati e principeschi”, non mi avevano mai fatto impazzire, ma neanche disgustare.
Non avevo mai odiato il mio aspetto, ma avrei voluto essere diversa: un po’ più alta del mio metro e un oliva, magari.
Uscii dal dormitorio, e mi avviai in sala comune, dove l’unica cosa che si muoveva, erano le fiamme ardenti nel camino. Mi fermai a guardare quel fuoco scoppiettante, godendomi il suo calore e rilassandomi un po’, ancora con la voglia di tornare a dormire, o di lasciarmi affondare in una delle comodissime poltrone della sala comune, per poi addormentarmi e dormire beatamente al calduccio. Dopo un po’, però, decisi che era meglio raggiungere gli altri, e mi avviai verso l’uscita della sala comune, per poi pronunciare la parola, far aprire il quadro, attraversare il corridoio, le scale e così via, fino ad arrivare al campo di Quidditch.
Ci ero stata solo due volte in tutto l’anno, compresa quella. Era un campo enorme, circondato da varie file di gradinate, con quei tre anelli di diverse lunghezze che si innalzavano al centro del campo. Era incredibile come quel campo di Quidditch poteva essere diverso dal campo di calcio babbano… mi era sempre piaciuto il calcio, ma era troppo strano che una ragazza “secchiona” come me potesse essere un’ottima attaccante.. eppure lo ero.
Il Quidditch, però, non faceva per me: non avrei mai avuto il coraggio di volare su una scopa, per acchiappare il boccino d’oro, o segnare goal con la pluffa, né respingere i bolidi o fare guardi a ben tre porte, anziché una. Però, di sicuro, il Quidditch, da guardare, era molto più affascinante: potevi osservare tre “giochi diversi”: portiere/cacciatori/cercatore. Era affascinante, dover guardare il portiere difendere le tre porte, i cacciatori lanciarsi la pluffa e i cercatori “disturbare” il gioco in cerca del boccino d’oro. Doveva essere molto appassionante, per essere paragonato al calcio babbano.

«Finalmente!» disse Baston, venendomi incontro.
«Scusate, avevo molto sonno. Niall? La Nimbus?» chiesi, tutta euforica. Sapevo che Niall sarebbe stato contento, una volta vista la sua Nimbus 2000.
«Niall deve arrivare, e devono arrivare anche i Serpeverde e qualcuno della squadra. I cacciatori e i battitori si stanno cambiando, ti piace la divisa?» chiese Julie, che era appena arrivata, facendo un giro.
«Siete bellissimi!» risi, facendo ridere anche loro.

-

Erano già passati dieci minuti da quando io ero seduta su quegli spalti, a guardare Niall e gli altri giocare a Quidditch. Niall sfrecciava sulla sua Nimbus Duemila, e cercava di prendere il boccino che finalmente aveva avvistato, mentre gli altri, in sella alle Tornado di ultimo modello che Baston aveva comprato per tutti, si occupavano a giocare nei loro ruoli. Niall sfrecciava tra le porte, tra i cacciatori e i battitori come se nulla fosse, mentre loro, invece, dovevano stare attenti a non sbatterci contro. Era molto più veloce rispetto ad altri, ma non credo che sia solo grazie alla scopa: Niall era davvero bravo!

Nel Quidditch, tutti sembravano più.. liberi. Non avevo mai visto Julie così determinata a segnare in quelle porte, e neanche Baston così energico e concentrato a coprire tutte e tre le porte.
Niall era rimasto sorpreso dal nostro regalo, sorpreso e meravigliato. Non riuscivo a togliermi dalla testa quel suo sorriso che ormai era diventata una cosa indispensabile, per me. Non riuscivo a non pensare a quella sua espressione da “bambino davanti alle caramelle”, quando ha potuto toccare la sua Nimbus Duemila.
Era stato eletto cercatore, ed in effetti ne aveva tutte le carte in regola. Lo guardavo volare, sfrecciare da una parte all’altra del campo di Quidditch, attraversare le nuvole e fare capriole, scendere in picchiata verso il boccino, asciugarsi il sudore con la manica della divisa, lasciare il boccino per poi ributtarsi a cercarlo più velocemente di prima, passarsi una mano tra i capelli, per aggiustare il suo ciuffo biondo sempre leggermente spettinato… ma pensavo solo a quei sorrisi che mi rivolgeva ogni tanto da la sopra, e all’abbraccio che mi aveva dato davanti a tutti, quando Baston gli disse che l’idea era stata la mia.

«Un bravo ragazzo, Niall, eh?» chiese una voce, accanto a me.
«F-felix?» mi girai alla mia sinistra, stupita, ritrovandomi la ragazza del Serpeverde, dagli occhioni color caffè e i capelli color mogano guardare in su, inseguendo con lo sguardo Jack Di Leo in sella alla sua… un momento, Jack Di Leo?!
«Sono qui da qualche minuto, sai? Eri sovrappensiero eh?» rise
«Si, credo di si» risi, risata nervosa.
«Jack è stato eletto capitano, l’anno scorso, sa un sacco di cose sui Corvonero…» in effetti, Jack era in sella ad una scopa di cui non riconoscevo la marca, anche se Baston mi aveva parlato di tutte le marche di scope esistenti al mondo in modo molto dettagliato, ed il suo ruolo era una sorta di arbitro della partita. Ogni tanto sembrava che parlasse o che desse dei consigli, mentre altre volte fingeva di essere un Corvonero, per vedere come se la cavavano i ragazzi. Erano carini, Jack e Felix, a fare tutto questo per noi, calcolando la rivalità che da secoli c’era tra i Grifondoro e i Serpeverde.

«Ehi, Niall ha la nuova Nimbus Duemila!» disse Felix all’improvviso, entusiasta
«Si, gliel’abbiamo regalata stamattina» sorrisi, guardandolo. Incrociai il suo sguardo, anche se era parecchio lontano da me, e mi salutò con la mano.
Ero convinta che guardasse me, non Felix,me.
Ricambiai il suo saluto, e un colpo di vento fece muovere quella che un tempo era la mia coda ordinata. Ormai un ciuffetto di capelli ondulati era sfuggito dalla coda, il che mi costrinse a rifarla d’accapo, al momento.

«E’ un bravo ragazzo, Niall, no?» chiese di nuovo lei, mentre controllavo il mio riflesso su una pozzanghera di fronte a me.
Avevo tanto l’impressione che avesse capito tutto. Era una ragazza intelligente, Felix. Quelle ragazze rare da trovare: intelligente, parecchio, intuitiva, brillante, simpatica ed anche bella, con un sottile senso dell’umorismo che non fa mai male. Non riuscivo a trovare un suo difetto, anche se non la conoscevo affatto. Per conoscere davvero una persona, bisogna prima sapere la sua storia e vederla in azione, sennò non si può mai sapere ciò che prova davvero, ciò che le può dare fastidio, e ciò che può avvicinarla ancora più a te.
Da quello che avevo visto io, osservandola, era molto meno altezzosa rispetto a molti altri serpeverde.

«Si.. è un amico.»
«Amico? Eh? Eh?» disse dandomi un’amichevole colpetto con il gomito, e facendo diventare maliziosa la sua voce. Lei cominciò a ridere, facendo ridere anche me. «So che devo trattenere il mio tono malizioso, però lo trovo divertente..» disse lei, ridendo ancora «..comunque lui è molto dolce con te. Credi che non vi abbia mai notato? Siete sempre insieme, bisticciate come fratelli, e lui ti guarda in un modo spettacolare. Hai mai visto il suo sorriso quando parla di te?»
«I-il suo sorriso quando parla di.. me?» chiesi, incredula
«E’ successo, un paio di volte. Quelle poche volte che ci scambiamo qualche parola lui parla sempre di te, e sorride come un matto. Quando qualcuno dice “preziosa” gli brillano gli occhi. Credi che non abbia mai notato il modo in cui ti abbraccia? Sembra che tu sia la cosa più importante al mondo, per lui. Siete davvero dolci, voi due
«Dove vuoi arrivare, Felix?» chiesi, imbarazzata, credo anche rossa (anzi, togliamo quel “credo”) accennando una risata sincera mista ad una risata nervosa.
«Siete carini insieme» concluse.. salutando con la mano Jack, che le aveva appena dedicato un goal mandandole un bacio da lontano e sorridendogli.
«Tu dici?»
«Dico di si. Siete molto dolci. Ma a te piace, giusto?»
«Forse…» dissi, seguendo il biondo con lo sguardo, mentre lo guardavo passarsi una mano tra i capelli spettinati «acqua in bocca, eh!»
«Muta come un pesce» rise. Detto questo Jack, Niall e gli altri scesero dalle loro scope. Jack si avviò subito da Felix. I due si abbracciarono, poi lui le cinse i fianchi e le accarezzò il viso, per poi stamparle un bacio e sorriderle.

«Ragazzi, io vado. E’ stato bello giocare con voi.» disse Jack alla squadra, che intanto si stava preparando per andare verso gli spogliatoi.
«Vado anch’io.» disse Felix, mentre si avviarono mano nella mano verso l’entrata del castello. «Ciao Pree!» mi salutò Felix, io risposi con un sorriso ed un saluto con la mano, mentre Jack mi fece un altezzoso cenno con la testa, che ricambiai con un sorriso.

«Grazie mille, è bellissimo volare sopra di quella. Ti senti così libero, senti tutto il vento tra i capelli, senti i problemi scivolarti da dosso, la velocità aumentare, l’adrenalina scatenar…» cominciò Niall,che si era seduto affianco a me, avvolgendomi con un braccio.
«Non credo che il Quidditch faccia per me» lo interruppi, guardandolo negli occhi, sorridendo, nervosamente. Eravamo vicini, un po’ più del solito, cosa che mi imbarazzava un po’. Troppo vicina a quei due oceani azzurri, troppo vicina a quel sorriso perfetto, troppo vicina alla punta del suo naso, che se avesse sfiorato la mia, mi avrebbe fatto arrossire fino a che le mie guancie non avrebbero raggiunto il color ciliegia.
«Ah no?, e perché, Walker?» chiese con aria di sfida, e con voce piuttosto spensierata.
«Perché non vorrei morire cadendo dalla scopa, Horan..» risposi con il stesso suo tono, guardandolo accennare una risatina
«Grazie per la Nimbus…» disse con tono improvvisamente dolce, stampandomi un bacio sulla guancia.
«Ehi, cosa sono questi attimi di dolcezza e tenerezza in pubblico? Eh? Niall, ti ricordo che dobbiamo fare quella cosa, io e te, oggi…» disse Baston, facendo uno strano cenno a Niall, facendomi arrossire per gli “attimi di tenerezza in pubblico”, ma incuriosire per “quella cosa”.
Io e Julie ci scambiammo uno sguardo di intesa, mentre Baston e Niall si allontanavano verso l’entrata del castello.

«Hai visto come ti sorrideva?» chiese Julie entusiasta, più entusiasta del solito
«E allora? Non vuol dire che se mi sorride mi chiederà di sposarlo!» risi, più che altro per la sua espressione buffa.
«Insomma, si vede da mille miglia che lui è innamorato di te e che tu sei cotta a puntino, anzi, bruciata, carbonizzata, polverizz…»
«Ok,ok,ok, va bene! Lo ammetto! Forse, mi piace un po’.. un pochino soltanto.»
«Ed io sono la McGranitt. Insomma! Vabbè, lasciamo perdere che con te non si può mai parlare di cose serie..» disse mettendo il finto broncio «cosa diceva Felix Tentia?»
«Che Niall è un bravo ragazzo e…»
«E….?»
«E che stiamo bene insieme…»
«Lo vedi? Lei si che è intelligente!» Intanto, mentre noi parlavamo, la squadra sen’era già andata, salutandoci. Decidemmo di tornare dentro per la colazione, e per scoprire cosa escogitavano quei due senza di noi…

-
La sala grande, quella mattina, era completamente piena. Il cielo era color azzurro pastello, tendente al grigio, con qualche nuvola color bianco sporco che fluttuava qua e la. Amavo il cielo della sala grande, passavo sempre tanto tempo a cogliere tutti i suoi particolari.
Tutti i tavoli erano parecchio affollati, anche perché si era fatto l’orario in cui, di solito, tutti gli studenti fanno colazione nei weekend. In un giorno freddissimo come quello, solo noi eravamo stati capaci di andare a guardare come giocavano quelli della mia squadra, no?
Incrociai lo sguardo di Felix, che mi sorrise e mi fece l’occhiolino.
Feci colazione con una bella tazza calda e fumante di cioccolata calda. La mamma mi inviò una lettera, i suoi soliti “Buongiorno, mi manchi” della settimana. In effetti mi mancava parecchio anche lei. Quella settimana mi mandò anche un paio di guanti fatti da lei, con la lana, senza le dita, rossi a strisce oro.
Lei era specializzata negli accessori alla Grifondoro, amava cucire fin da piccola. Pensai a quanto mi volesse bene, mia madre, per aver finto per tutti questi anni di essere una babbana, per essere andata a lavoro con i mezzi babbani, per nascondere i quadri che si muovessero, la cucina che si puliva da sola, le lettere portate via gufo e tutto il resto.
Il mondo magico era diverso da quello babbano, molto diverso. Mamma e Papà avevano sempre odiato la tecnologia ed i computer, ma certi babbani a stento sanno come accendere la televisione! Nel mondo magico era tutto più bello: penne d’oca, fogli di pergamene, posta via gufo, pozioni, incantesimi, magia, bacchette magiche, tavolate enormi, pareti di pietra, scale che si muovono, persino aria fatta di magia, manici di scopa, camini e fuochi al posto delle luci artificiali, scuola magica, gente magica, atmosfera magica… Ormai non riuscivo più ad immaginare una vita senza la magia, senza la bacchetta magica, senza quegli amici che ormai erano diventati inseparabili, senza quella scuola che era più di una scuola.. era una casa…

-

«Ehi, Grifondoro!» io e Julie ci avviavamo in biblioteca per studiare, non che lo volessimo, ma il giorno dopo Julie doveva allenarsi nel Quidditch, e voleva una mano con gli incantesimi, materia in cui non brillava particolarmente, pur essendo ad Hogwarts da sei anni.

Io e Julie ci girammo verso quel gruppetto di Corvonero che ci chiamò, ma evidentemente chiamavano Niall e Baston, che erano proprio dietro di noi.

«Sapete che vi stracceremo, vero? Allenatevi,allenatevi, tanto i Corvonero sono più forti! Non hanno neanche bisogno di tanto allenamento. Meglio non sprecare inutilmente la fatica, no?» chiese uno di loro, facendo ridacchiare gli altri.

E menomale che i Corvonero erano considerati simpatici ed intelligenti. Beh, era ovvio che non tutti fossero così, ma di solito (cosa non molto giusta,a mio parere) la fama dei presuntuosi antipatici era sempre stata guadagnata dai Serpeverde, no?

«Beh, i Grifondoro almeno non sono presuntuosi quanto voi.» disse Angelina, la nostra cacciatrice più agguerrita.
«Zitta, tu. Scommetto che saremo così veloci che la pluffa non riuscirete neanche a vederla. E il vostro cercatore? Eh? E’ scappato dalla squadra per fifa?» chiese sempre lo stesso ragazzo di prima, con un tono così irritante che a chiunque sarebbe venuta voglia di prenderlo a pugni.

«Il loro vecchio cercatore ha ricevuto il suo M.A.G.O ed è andato a lavorare alla Gringott. Sapete, Hogwarts non dura per sempre, dopo sette anni finisce. Oh, scusatemi, fate tanto gli intelligenti ma non sapete neanche contare quanti anni ci sono di studio, sempre ammesso che voi studiate.» disse Julie, con un tono così irritante che quasi mi stupì. Ridacchiai compiaciuta con altri Grifondoro, guardando l’espressione del ragazzo di corvonero. Sembrava che avessero ricevuto uno schiaffo in faccia.

«Ah, e tu? La fidanzatina di Bastonuccio? Sei in squadra solo perché lui non ha il coraggio di dirti che non sai giocare.» disse, sempre lui, avvicinandosi a Julie. Lei fece lo stesso, e si guardarono negli occhi entrambi arrabbiati. Lui era più alto di lei, ma lei sosteneva lo sguardo con un disprezzo tale a quello che io avevo per L’erbologia.
Non c’era voluto molto a capire che l’unico corvonero che finora aveva parlato, quello presuntuoso, quello che faceva ridere tutti gli altri, nientedimeno che il capitano, era Justin Jay.
Presuntuoso, insopportabile, antipatico. Il classico belloccio famoso, seguito da un fan club di paperelle, che in realtà vale meno di una cicca calpestata.
 
«Allora, quando esci con me?» chiese lui con malizia, sorridendole, interrompendo quella gara di sguardi disprezzativi, ma Julie non aveva proprio voglia di giocare, e neanche Baston. Niall cominciò a trattenerlo, anche per placare la sua ira contro Justin. L’avrebbe preso a pugni se solo Niall non l’avesse calmato.
La situazione era calda, e vari grifondoro e corvonero erano rimasti a guardare. Presi Julie, e la portai lontana da lui, camminando a passo svelto per il corridoio, trascinandola per un braccio.

«Ehi, Quella nuova!» mi chiamo Justin
«Si?» dissi, girandomi, con un sorriso volutamente falso
«Visto che la tua amichetta non ha buon gusto, l’appuntamento al lago, con me, lo vuoi tu?» chiese, mentre un coro di “oooh” partì dai corvonero, quando Justin gli scoccò un’occhiata minacciosa.
«Non uscirei con te neanche se fossi l’ultimo goccio d’acqua rimasto sulla terra ed io stessi morendo di sete. E se vuoi fare colpo su una ragazza, ti consiglio di imparare il suo nome, prima.» mi voltai, e camminai verso la biblioteca, per poi sentire tutti gli “oooh” e le risate dei Grifondoro, che avanzarono a passo svelto verso di me.
Gente che non conoscevo mi riempirono di cose tipo “grande!” o “l’hai steso!”, e cercai di sorridere a tutti compiaciuta. Se quello era Justin Jay, speravo che il Grifondoro stracciasse il corvonero, o più che altro, stracciasse Jay.

-

«E quindi, ti ha chiesto questo?» chiesi stupita
«Esatto.. sembrava che fosse un agente segreto.» disse, con aria stupita.
«Non ci capisco nulla!» enunciai, buttandomi di peso sul mio letto a baldacchino.
Dopo una giornata passata in biblioteca ad anticiparci tutti i compiti per tutta la settimana, dati gli allenamenti di Quidditch ogni pomeriggio, io e Julie tornammo in dormitorio sfinite per parlare un po’. Quei due, Niall e Baston ovviamente, erano stati tutto il giorno a parlare, e fare i compiti con noi in biblioteca, ma a due tavoli di distanza. Sembrava che ci stessero osservando attentamente, ed ogni tanto si dicevano qualcosa e ridacchiavano.
«Ma li hai visti oggi?» sbottò lei «sembrava quasi che ci prendessero in giro!»
«Ma se Baston ti mandava baci con la mano ogni due attimi?!» risi
«Mi danno fastidio quei due.. non so cosa tramano!»
«Se mi dici cosa ti ha detto Baston, forse lo capisco.»
«Aw, saputella. Dovevano mandarti a corvonero!»
«Mai!» dissi, sospirando in modo teatrale, e fingendo di svenire.. «Soprattutto con quel deficiente di Jay.»
«L’hai steso, oggi! Ti giuro, avresti dovuto vedere la faccia di tutti i Grifondoro quando hanno visto Jay diventare rosso come un peperone! Si stavano tutti rotolando dal ridere!»
«E comunque, Baston?» dissi, afferrando un bicchiere d’acqua.
«Allora… io sono andata da lui. Mi ha dato un bacio e poi..»
«E’ importante!» la “rimproverai” «dovresti dirlo con più entusiasmo!»
«…e poi gli ho chiesto cosa avevano in mente, e lui mi ha risposto “Beh, era da un po’ che io e Niall non parlavamo da uomo a uomo” come se lui fosse un uomo.. è matto!» ma io ero troppo occupata a ridere per la sua imitazione della voce di Oliver. Stavo letteralmente affogando le risate nel cuscino, per placare la mia risata da gallina esagerata e orribile. O almeno io la definivo così, quando ridevo troppo troppo troppo..
«sai un pettegolezzo dell’ultimo momento?» chiese tutta eccitata
«Ehm.. no. E sai che odio spettegolare.» le dissi, sbuffando
«Il Corvonero sta davvero prendendo alla leggera il torneo, quest’anno. Non hanno ancora cominciato ad allenarsi. Gli daremo del filo da torcere, vero?»
«Ovvio!» dissi, battendole il pugno. «Comunque sono strani i maschi..» me ne uscii
«Ah si? Te ne accorgi ora?»
«Nel senso che Niall prima sorride a Felix, poi sorride a me. Io non ci capisco più nulla!»
«Ehi? Sei matta? Non hai mai visto il sorriso che ha quando parla di te? Rispetto a quello che non fa quando parla di Felix…»
«Parla di Felix?»
«Raramente, da quando sei arrivata tu. Pree, fidati, l’anno scorso Niall era molto diverso. Era triste, spesso, chiuso in se stesso. Si apriva solo con me e Oliver, punto. Non si preoccupava di avere altre amicizie, di far parte di gruppi o cose del genere. Diceva che era triste, non voleva conoscere altre persone oltre me e Oliver.
Poi, ci disse cosa aveva: lui vuole fare il cantante
«Davvero?» chiesi, stupita, sbarrando gli occhi. Era come se un nuovo mondo mi si fosse spalancato davanti come una finestra.

Niall Cantante?

«Già.. disse che in estate provò persino a partecipare ad un Talent show babbano. X Factor, non so se lo conosci..»
«Si, ma non ne vado pazza..»
«Katy Perry, però, cantante babbana che non è altro, non accettò di prenderlo nel programma. Non è ne un bene, ne un male: non è un bene perché altrimenti lui sarebbe famoso solo nel mondo babbano, ma non è un male perché lui non canta più da due anni. Prima, la mattina, lo vedevamo sempre canticchiare, suonare la chitarra nella sala comune come se nessuno lo vedesse ne sentisse. Da due anni non più.
Ma da quando sei tornata tu, lui ha di nuovo voglia di mettersi in gioco, di sorridere, di suonare e cantare. E’ solo questione di tempo. Non lo vedevamo così felice da due anni, ormai! L’hai cambiato, Preziosa.»

Rimasi, inizialmente, sconvolta, ma poi sorrisi.
Davvero era cambiato da quando ero arrivata io? Improvvisamente mi venne una grande voglia di andare ad abbracciarlo forte, di consolarlo. Solo al pensiero di vederlo triste il cuore mi si spezzava in mille minuscoli pezzettini, pezzettini che neanche una magia di Silente avrebbe potuto riattaccare.

Niall che voleva essere un cantante? Niall che ha provato ad abbandonare il mondo magico per provare ad avere successo come cantante nel mondo babbano? Niall James Horan cantante? Magari famoso, magari in una boyband?!

I cantanti babbani famosi, pressappoco, non fanno altro che darsi arie a più non posso. Ero sicura che se lui fosse stato un cantante, anche famosissimo e pieno di ragazze che urlano quando canta e che piangono quando lo vedono, non sarebbe mai cambiato. Sarebbe sempre stato lo stesso, credo che si sarebbe anche commosso ai suoi concerti, conoscendolo.

«Pree? Ci sei?» chiese Julie
«Non credevo che Niall avesse fatto tutto questo..»
«Lui si vergogna di dirlo. Si vergogna della sua voce, ormai. Non vuole più cantare per colpa di quei quattro cretini di quei quattro babbani che lo hanno giudicato, male. L’unico che gli disse di si era un certo Simon, Seamus, Sirius.. non ricordo. Un nome tipo Sirius Cowell, no aspetta. Sai, non ricordo.. comunque, tu sei l’unica che lo ha reso così tanto felice in questi ultimi due anni, sai?»
«Si sarà sentito malissimo, immagino»
«molto.» ripetè lei «dovresti sentirlo, ha una voce spettacolare!»
«immagino» sorrisi.
«Lo vedi? Il tuo sorriso quando lo pensi? E tu vorresti negare di non essere cotta a puntino?»
«Non lo nego.» dissi, ormai rassegnata. Aveva ragione, e negarlo al mio cervello era completamente inutile.

-

Quella sera mi addormentai pensando a varie cose: la partita, il weekend, la mia vita ad Hogwarts, e Niall cantante, Niall su un palco babbano, con la chitarra in mano.
Era quello il suo sogno? Era davvero abbandonare il mondo magico per la musica?
Non mi sembrava una pazzia, visto che consideravo il mio amore per la musica pari a quello per la magia: non riuscivo più ad immaginare una vita senza la magia, ma non ero mai riuscita ad immaginare una vita felice senza la musica, perché sapevo che nonostante tutto lei non mi avrebbe mai abbandonata.
Cascasse il mondo, musica e (quella sera lo capii) magia sarebbero restate la mia ragione d’esistere.


 
  
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