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Autore: SonoDiversaDagliAltri    07/12/2013    9 recensioni
What If...? sui 75 Hunger Games. il Presidente Snow annuncia che, nella terza Edizione della Memoria, i tributi verrano scelti tra le persone care ai sopravvissuti, cioè ai vincitori.
E Katniss si trova di fronte ad un destino che le sembra peggiore della morte.
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Madge Undersee, Peeta Mellark
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Accettare il destino.


I suoi occhi si stringono in un’espressione indecifrabile mentre le mie ginocchia cedono definitivamente e cado sul palco.
 Non riesco a piangere, non riesco nemmeno a pensare, tanto è il disordine dentro la mia testa. Mi limito ad osservare: la gente fa largo a Gale che procede con passo malfermo. Ma so che il leggero tremore di tutto il suo corpo non è dovuto alla paura, ma alla rabbia. Era scampato agli Hunger Games, ce l’aveva fatta a non essere mai mietuto, e adesso si ritrova fregato, dentro fino al collo nella cosa alla quale si è sempre opposto. Pensava di essere riuscito a sfuggire a Capitol City, ma è stato comunque preteso, anche quando non spettava a lui.
Con i pugni stretti talmente tanto da farsi venire le nocche bianche, sale sul palco e ogni cosa in disordine va al suo posto: lo perderò, e anche se riuscisse a vincere non sarà più lo stesso come non lo sono io. Comincio a urlare il suo nome, incurante di tutta Panem che mi osserva in diretta: voglio che sappiano cosa mi stanno portando via. Quanto male mi fanno.
Gale si precipita da me e mi afferra per i polsi: ‹‹Ehi, Catnip, tranquilla. Tranquilla...››. Ma lui non è tranquillo. È spaventato come le lepri che cacciamo nei boschi, quando sanno che stanno per essere colpite ma sono in trappola.
Lascio che mi aiuti a rialzarmi, ma vorrei che non lo avesse fatto. Tutta la folla è in tumulto, mormorii si susseguono a parole più forti che alla fine diventano urla. E in mezzo a loro, temprata nel fuoco, Hazelle con gli altri suoi tre figli, immobile che guarda Gale andarsene al macello e che molto probabilmente tornerà in una cassa di legno.
Adesso dovrebbero stringersi la mano, ma Gale prende Madge per un braccio e, rivolgendosi al pubblico, fa il saluto del distretto 12. Lei lo segue e tutti alzano le loro mani, mentre il silenzio completo scende.
Mi contengo finché non vengono scortati nel Palazzo di Giustizia. Non ce la faccio ad andare a trovarli. Piuttosto scappo da tutti, attraverso il Distretto 12 fino ad arrivare al Prato, al mio solito posto per accedere al bosco.
Recupero il mio arco e mi avvio verso il laghetto. Mi siedo sulla riva e lascio che la mia mente si liberi. Tanto ciò che mi aspetta è un destino inevitabile. Più lucida sarò e più potrò aiutare Gale… ma quanto sono egoista? Madge è il tributo a me assegnato, non Gale. Per quanto possa preferire che torni lui, ho il dovere di proteggerla. Quello che posso fare per Gale è veramente effimero. A me non sarà permesso di mandargli aiuti nell’arena. Aiutarlo è compito di Peeta. Ma mi posso fidare di lui quando c’è in ballo la vita del ragazzo per il quale provo un sentimento più forte dell’amicizia? In un’altra occasione avrei potuto quasi definirlo amore, ma non posso permettermi di pensarla così adesso, ad un passo dal poterlo perdere nell’arena. Devo essere forte perché ho un tributo da far tornare a casa, perché devo aiutare Madge, anche se questo significa che se lei vince, Gale morirà…
Decido di tornare in piazza, perché ormai sarà già ora di partire. Dovrei lasciare l’arco qui, nel bosco, ma lo porto con me. Lo potrei mandare come dono nell’arena, oppure semplicemente tenerlo accanto, perché mi ricordi casa.
Quando sono ormai vicina alla piazza, incrocio Hazelle. Ha gli occhi pieni di lacrime, così come i fratellini di Gale. Mentre vado da lei per salutarla, mi prende per un braccio e mi sussurra: ‹‹ Aiutalo. Fa che torni a casa. Promettimelo. ››. Annuisco: ‹‹ Si, te lo prometto. ››. Anche se è un giuramento che non potrò mai onorare perché devo adempire al mio compito di mentore.
Mentre Effie scorta in macchina i due tributi del Distretto 12 verso la stazione, io passo da casa mia a prendere i bagagli. Sperando di scampare alle perquisizioni nascondo il mio arco sul fondo di una valigia, insieme ai vestiti “di gala” che dovrò usare per partecipare a ricevimenti e feste.
C’è un autista che aspetta anche me e Peeta. Carica le nostre valigie nello spazioso bagagliaio e io e lui ci sediamo sui sedili posteriori. ‹‹ Mi… dispiace per Gale… ›› mormora. Scuoto la testa: ‹‹ Avrebbero potuto capitarti dei tuoi familiari, o qualche tuo amico. Per te è meglio così. ››. Dicendo queste parole mi accorgo di una cosa: perché Peeta ha fatto quella faccia quando ha estratto il nome di Gale? Sembrava che avesse pescato qualcuno che gli stesse davvero a cuore. Forse aveva paura della mia reazione? Che avrei potuto incolparlo? Oppure semplicemente stava male per me?
Arriviamo alla stazione insieme alla macchina di Madge e Gale, e mentre le telecamere ci assalgono io prendo Madge per le spalle e la conduco verso l’entrata del treno, cercando di cacciare viai cameraman, anche se a lei non sembrano dare fastidio. Sul suo volto non ci sono segni di lacrime, anzi, un timido sorriso è dipinto sulle sue labbra. Un buon inizio. Capitol City la adorerà per questo. Gale invece guarda in basso, i pugni ancora stretti e il viso contrito.
Veniamo spinti dentro il treno e finalmente c’è un attimo di tranquillità. Quando ci affacciamo sugli interni, non può non scapparmi un sorriso, vedendo la loro faccia meravigliata.
‹‹ Però, quant’è ruffiana la Capitale. Almeno quando andremo a morire avremo un bel ricordo. ›› ironizza Gale.
‹‹ Andiamo… non è il luogo più adatto per parlar male di Capitol City. ›› lo rimbecco io.
Senza dire nient’altro ci spostiamo verso il vagone ristorante. Al tavolo troviamo seduti Effie e Haymitch. ‹‹ Che ci fai qui? ›› chiede Peeta.
‹‹ Oh, beh, mi hanno concesso di venire, sapete… per fare da mentore ai mentori. ›› e si mette a ridere da solo alla sua battuta. Dev’essere ubriaco fradicio.
Durante il pranzo, mentre ci ingozziamo della roba più buona mai vista sulla Terra, decido che è arrivato il momento di cominciare a discutere delle strategie. Osservo bene Madge e Gale: Madge è alta e un po’ più robusta di me, ma non abbastanza da competere con le femmine dei distretti favoriti. Non ha mai patito la fame in vita sua, il che può essere un vantaggio… ma anche uno svantaggio. Se nell’arena dovesse trovarsi senza cibo non so come reagirebbe. Però è molto intelligente e piuttosto agile. E poi si farà amare dagli sponsor. Ha quella tranquillità e quel coraggio nei gesti quotidiani, anche quelli più piccoli, che non può passare inosservato. Quanto a Gale, per certi versi mi preoccupa molto più di Madge. Ha le carte in regola per farcela, è forte, furbo, sa cacciare e tendere trappole e ha anche la sua dose di fascino… ma sfiderà Capitol City se gli se ne presenterà l’occasione. Non è attaccato alla sua vita quanto lo è all’idea della rivolta. Così esordisco: ‹‹ Allora, ho pensato di suddividere il nostro lavoro in questo modo: Peeta penserà alla parte dell’immagine e all’attirare sponsor, mentre io mi occuperò della strategia. ››.
‹‹ No, no, no, dolcezza. Peeta penserà alla parte dell’immagine mentre io penserò alla strategia. ›› mi corregge Haymitch.
‹‹ Ma allora io che ci sono venuta a fare? ››.
‹‹ Beh… tu sei qui… per fare scena. ››.
La risposta di Haymitch mi fa infuriare, ma non lo do a vedere. Me ne sto zitta per tutto il resto del pranzo, poi accompagno i miei amici nelle rispettive stanze.
I minuti volano insieme ai paesaggi dei Distretti che si susseguono fuori dal finestrino.
Dopo cena ci sediamo su un piccolo divanetto, davanti ad un televisore nuovo fiammante, per vedere le repliche delle mietiture. I miei tributi vedranno per la prima volta gli avversari che si troveranno davanti.
Quando Caesar Flickerman comincia a parlare mi faccio più attenta, soprattutto ai primi tributi che verranno, ai favoriti.
Nel Distretto 1 sono chiamati ad estrarre due fratelli gemelli, Gloss e Cashmere, che hanno vinto due edizioni consecutive. Ironia della sorte, si mietono a vicenda.
Si passa al Distretto 2, dove i vincitori che pescano sono un uomo gigantesco, di nome Brutus, e una donna sulla quarantina, di nome Lyme Torrent. Lei sorteggia un donnone di nome Peonia Torrent. Dalla somiglianza direi che è sua madre. Brutus, invece, miete un ometto che si chiama Slide Verney. Non particolarmente alto, né robusto, ma con uno sguardo talmente tagliente da gelare il sangue. Credo che i due siano amici.
Distretto 3. Non conosco l’altro vincitore che è chiamato, ma uno dei due si chiama Beetee Lightyear. Lui miete suo figlio, Edison Lightyear, un ragazzo di circa venticinque anni.
Finnick Odair fa la sua stupefacente comparsa nel Distretto 4, quando viene estratto insieme a una donna vecchissima che è stata la sua mentore: Mags. Se ne va spavaldo ad annunciare il nome del tributo del suo Distretto, ma non appena lo legge tutta la luce scompare dai suoi occhi: ‹‹ Annie Cresta. ›› fa in tempo a mormorare, prima di scoppiare a gridare e piangere. Anche la ragazza che ha chiamato ha una crisi isterica. La devono trascinare di peso sul palco perché è incapace di muoversi e devono tenere divisi a forza i due. Finnick continua a gridare: ‹‹ NO! Mi offro volontario! Mi offro volontario! ››.
‹‹ Mi dispiace, ma anche la possibilità di offrirsi volontari è stata revocata. ›› gli risponde l’accompagnatrice. Finalmente lo lasciano libero, e lui va incontro alla ragazza, abbracciandola con tutte le proprie forze e affondando il viso nella sua chioma castana. Si devono amare moltissimo.
Mags invece pesca un’altra donna, vecchia quasi quanto lei. Hanno lo stesso cognome. Sono sorelle.
Mi shocca talmente tanto la reazione di Finnick che guardo solo distrattamente le mietiture degli altri Distretti. Dopo è solo un susseguirsi di lacrime, grida e imprecazioni. Due vincitori del Distretto 5 chiamano uno la propria figlia e uno la propria moglie. Nel Distretto 7 estraggono gli unici due vincitori rimasti, Johanna Mason e Blight. Sono proprio curiosa di sapere cosa farà quella sfacciata. Quando però annuncia: ‹‹ Aspen Mason. ›› al resto della folla, tira un pugno alla boccia dei nomi che cade a terra e si frantuma, un calcio al piedistallo su cui si trova, butta a terra il microfono che fa un fracasso tremendo e grida, rivolta alle telecamere: ‹‹ È mia nipote, bastardi! Siete dei bastardi! ›› mentre una timida ragazza che ha circa la mia età, con i capelli rosso scuro, si fa avanti timidamente e tremando.
Poi è tutto un altro giro di tributi e vincitori, intere famiglie in lacrime. Non noto molto i tributi, mi rimane impressa solo una ragazzina del Distretto 9, di nome Anouk, la cui pelle scura mi ricorda così tanto Rue. Ha all’incirca la sua stessa età.
Dopo un’ora e mezzo di strazianti mietiture, arriviamo al nostro Distretto. Effie chiama me e Peeta. Noi chiamiamo Madge e Gale. Io scoppio a piangere davanti a tutto Panem.
Gale, seduto accanto a me, contrae i muscoli e stringe i pugni. Non ha più detto una parola. È troppo arrabbiato. Quando la sua immagine trasmessa in televisione fa il saluto insieme a Madge, lui scatta e se ne va. Lo lasciamo perdere. Meglio che sfoghi qui la sua rabbia, piuttosto che a Capitol City.
Finiamo di vedere i vari commenti degli sponsor e degli strateghi sulle mietiture e poi ce ne andiamo anche noi.
La camera di Madge è proprio davanti alla mia. Perciò, un attimo prima di sparire, le chiedo: ‹‹ Ma come fai a essere così tranquilla? Insomma, lo sai dove stai andando… ››.
‹‹ È molto semplice: accetto il destino, penso al lato positivo e faccio del mio meglio. Non mi serve nient’altro per stare bene anche nei momenti più brutti. ››. Detto questo, entra in camera sua.
  
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