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Autore: mangakagirl    07/12/2013    7 recensioni
"-Sei il nuovo Silver Bullet: sei l’unico in grado di sconfiggere questa Organizzazione che si paragona ad un vampiro per dire che è immortale. E cosa uccide un vampiro, Kudo? L’argento-“
Dopo che l'Organizzazione tende una trappola al detective liceale, il segreto di Shinichi e di Shiho viene scoperto. Il pericolo è più vicino che mai e l'FBI propone di aprire il Programma Protezione Testimoni per salvaguardare la vita delle persone con cui sono venuti a contatto. Ed è proprio per questo motivo che Ran si ritrova a Komatsu, lontana da Shinichi, con una nuova identità dopo essere venuta a conoscenza della verità da parte di Jodie. 
Mentre Anokata osserva ogni mossa del detective con maestria, Shinichi lotta con il pericolo che lo circonda e con i suoi sentimenti in attesa di sparare il suo Proiettile d'Argento e di sgominare l'Organizzazione che gli ha rovinato la vita. Ma qualcosa andrà completamente storta...
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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A Silver Bullet as a Prisoner

Capitolo 9

Anokata sorrise passando un dito sul bordo del bicchiere di whisky sporco di rossetto nero, godendosi le espressioni di terrore di Haibara, a pochi metri da lei, che ancora le puntava la pistola contro, quella consegnatale da Shuichi prima di raggiungere il covo. Quella donna, Millicent Vineyard, sorella di Vermouth che la odiava con tutta se stessa e le aveva dato la caccia per mesi e mesi, standole col fiato sul collo.
Quella donna, Anokata, aveva distrutto la sua vita e quella della sua famiglia.
-Tu sei…- Shinichi rimase con la bocca socchiusa, incapace di parlare: non aveva più di 30 anni, ma allora come…?
-Molto giovane?- rise lei portando entrambe i dorsi delle mani sotto al mento -Non poi così tanto, dear. In fondo… I’m 69 years old-
Il liceale rimase allibito, del tutto sconvolto dalla notizia, battendo più e più volte le palpebre e facendo vacillare la pistola puntata addosso alla donna in modo evidente. Non era possibile che Anokata avesse 69 anni, perché era evidentissimo che era una 25-30enne.
Shiho cominciò a tremare visibilmente, lasciando che le iridi dei suoi occhi cerulei si dilatassero dalla paura. Ran sentì il fiato mancare ai polmoni qualche secondo, chiedendosi come diavolo potesse essere vero ciò che quella nuova tizia aveva appena detto, ma una sua risata riportò i tre alla realtà.
-Oh dear! Siete sconvolti! Dovreste vedere le vostre facce… You look like ghosts! Che dite, parto dal principio?- al silenzio dei tre si rilassò sulla sua sedia, affondando il mento sulle dita della mani incrociate sotto di esso. -Mi chiamo Millicent Vineyard, detta Milly dai miei amici più stretti… Non il vostro caso ci terrei a precisare. Sono sorella maggiore di Vermouth, esatto, e non fate quelle facce- aggiunse prima che a Shinichi venisse un infarto al sentire la conferma dei suoi sospetti -Non ci trovo nulla di male in fondo…- rise -Solo che più che sorelle, noi siamo state un po’ come madre e figlia: ci passiamo 18 anni e i nostri genitori sono morti quando lei aveva solo due anni, per cui la sua custodia è andata a me. Immaginate che inferno sia stato: una 20enne nel fiore degli anni che doveva badare ad una lattante in fasce che necessitava di cure, di essere seguita e cresciuta… Una giovinezza persa, insomma-
Millicent si fermò per alcuni secondi, accendendosi un’altra sigaretta e inspirandone a fondo il fumo dal filtro, per poi buttarlo fuori con una grossa boccata soddisfatta mentre i suoi occhi brillavano, forse ripensando al passato.
-Ma era l’unica persona che mi rimaneva della mia famiglia, per cui fui obbligata a starle dietro e la crebbi come una figlia… She called me “Mummy”. Pitiful… Le cantavo persino la canzoncina “Nanatsu no Ko” per farla addormentare la sera…- disse sprezzante passandosi una mano sugli occhi, scuotendo il capo e ridacchiando schifata.
-Nanatsu no Ko!- Shinichi sbarrò gli occhi collegando solo in quel momento ogni pezzo del puzzle che riguardava quella canzone e il numero di telefono che aveva ascoltato… Milioni di volte si era fatto domande su domande per capire il significato di quella canzone, e ora scoprire che il tutto era legato ad un rapporto di parentela…
-Ahaha sì, proprio così: vedo che l’avevi riconosciuta… Ma scommetto che ti sei scervellato come un pazzo per capire perché proprio quella! Nessuno collegava quella canzone per bambini a me e mia sorella: d’altronde nessuno nell’Organizzazione sa che siamo sorelle. That was our secret- si toccò il labbro truccato di nero con fare sensuale -E così ho deciso di metterla come melodia che componeva il numero per farmi contattare dai miei sottoposti, in modo da non dimenticare mai che quella piccola bastarda era la causa della mia giovinezza andata perduta. So, man mano che Chris cresceva io cercavo di ottenere dalla vita quello che mi era stato tolto facendo conoscenza con i più alti funzionari della società, politici, scienziati… Sono sempre stata una donna molto intelligente e questo mi ha anche sempre reso sveglia e aperta a nuove idee e invenzioni. Inoltre, ero e sono tuttora terribilmente suadente: stregare gli uomini era il mio passatempo preferito… Hanno sempre fatto tutto quello che volevo!- rise gettando la testa all’indietro e facendo inorridire i tre che non si perdevano una parola.
-Frequentavo diversi laboratori di ricerca e in uno, guarda caso, indovinate un po’ chi incontrai? Surprise!- scoppiò ancora a ridere puntando gli occhi in quelli di Shiho -Atsushi Miyano vi dice qualcosa di sicuro, specie a te Sherry, right? Well, diventammo presto soci io e tuo padre: un uomo così di larghe vedute, dai buoni propositi e voglia di volontà… Un genio sprecato in ricerche contro i tumori e quant’altro. Ma io puntavo più in alto, e anche lui sotto quell’aria da uomo di fede pronto a sacrificarsi per l’umanità e gli altri: fu così che investimmo il nostro tempo e denaro in qualcosa che tutti sognano da sempre, dall’antichità, dalla notte dei tempi e che nessuno ha mai ottenuto… the eternal life- finì sorridendo melliflua mentre a Shinichi si accapponava la pelle.
-La vita eterna?- ripeté sconvolto attirando l’attenzione su di sé.
-Of course, my dear! La mia giovinezza era andata persa per colpa della mia adorata sorellina, io volevo riprendermela ad ogni costo: avevo il cervello, avevo i soldi, ma non avevo un socio abbastanza intelligente con cui arrivare al mio obbiettivo: Miyano fu il soggetto ideale da cui essere affiancati.
Le nostre ricerche proseguirono per molti mesi, sembrava non esserci speranza… Finchè un giorno non giungemmo ad una delle sostanze più importanti del mondo: l’NDTH4210, l’elisir di lunga vita che esisteva solo nelle favole e che era in grado di farci ringiovanire a nostro piacimento. God, I still remember that great day!- i suoi occhi brillarono intensamente di verde, quasi come kryptonite, finchè non riprese a parlare.
-Nel tempo che passò per crearlo feci conoscenza con altri altissimi pezzi grossi della società, nonché con i migliori cecchini, killer e assassini del Giappone: perchè ogni cosa che io voglio la ottengo, sempre- sottolineò l’ultima parola con forza -E per ottenere ciò che volevo non mi bastavano più il fascino e il sesso… Mi serviva poter dominare sulla gente con la forza.
La nostra sostanza aveva un meccanismo semplice: ogni grammo che si assumeva, ringiovaniva di un anno il soggetto. Oh, Sherry, non fare quella faccia: non credere di essere l’unica a saper giocherellare con le provette! Sono una delle più importanti chimiche del paese dopotutto- si arricciolò una ciocca rubino con fare orgoglioso -A quell’epoca io avevo 48 anni, il mio corpo si era sformato nonostante non avessi avuto figli e la mia pelle era ringrinzita: avevo perso la mia bellezza da tempo ormai e nulla avrebbe potuto riportarla indietro se non l’NDTH, la mia bambina. Ma Miyano non era più concorde con l’assunzione: aveva conosciuto una certa Elena in quel periodo e quel dannato angelo infernale lo stava portando fuori dal mio controllo… Arrivò a dirmi: -Cosa te ne farai della vita eterna se le persone attorno a te moriranno? Rimarrai da sola-
Tsk! Come se a me potesse importare! Avevo perso già tutto ciò che c’era di importante e volevo solo riavere la mia giovinezza: rivolevo il mio tempo, rivolevo una vita in cui dominare sugli altri, in cui dimostrare al mondo che io ero e sono l’unica padrona di tutto. Inoltre, una volta assunto il farmaco non si invecchia più: bastava decidere l’età e… Puff! Chris infatti ne assunse per gioco giusto un paio di grammi per tornare 28enne per sempre, mentre io ne assunsi ben 22: volevo essere una 26enne, giovane, bella, persino più piccola di mia sorella visto che avevo passato tutta la vita a vederla fiorire e sbocciare mentre io rinsecchivo come una prugna secca di giorno in giorno... It seems a dream, doesn’t it?-
-Non è affatto come un sogno- la interruppe Shinichi riprendendo il controllo di se stesso e scrutandola a fondo negli occhi -Miyano aveva ragione: cosa ti rimarrà quando anche l’ultimo membro della tua famiglia morirà? Sarai sola. Cosa avrai a quel punto?-
Anokata scoppiò a ridere forte, sprezzante, divertita più che mai mentre finiva la sua sigaretta e la spegneva con nonchalance sul piattino posacenere che aveva davanti, accavallando ora la gamba destra sulla sinistra, ora la sinistra sulla destra.
-Vermouth was right, Silver Bullet: il tuo spirito di giustizia non ti abbandona nemmeno per un secondo. Fa parte del tuo animo. Provi pena per me che potrei rimanere sola anche se sono la tua assassina- alzò un sopracciglio sorridendo melliflua -Ammirevole- sussurrò infine.
-Pena, hai detto bene- disse Shinichi facendosi ancor più serio -Nient’altro: penso solo che tu sia una persona vuota e priva di sentimenti. Se hai vissuto solo per ottenere la giovinezza eterna, la tua non è stata una vita felice, ma una vita inutile. Non si vive solo per godere di se stessi e di ciò che si possiede: si vive per poter lasciare una traccia di sé nel mondo, per fare qualcosa di buono per gli altri- concluse disgustato, scuotendo il capo mentre gli occhi di lei saettavano fiammanti nei suoi: stava per caso accusandola di avere avuto una vita peggiore della sua?
-Oh Silver Bullet, non farmi la morale- disse cambiando tono -Parli tu che fino a ieri era un bambino! Non sei altro che un moccioso: la mia vita è stata decisamente migliore della tua. Io ho ottenuto ogni cosa volessi: tu no. Sei debole, non sei più famoso: sei solo un vago ricordo di qualcuno. Vali meno di zero. Cos’hai quindi tu? Nulla. - concluse sprezzante e con tono basso fulminandolo.
-Non è vero- affermò sicuro Shinichi, per poi rivolgere una breve ma intensa occhiata a Ran che rimaneva ferma a pochi metri da lui, fissando Anokata come incantata -Io non avrò ottenuto la cosa che più desideravo dalla vita, ma ci sono andato vicino. Non ho potuto lottare come volevo fare per averla, ma solo per non metterla a repentaglio… Anche se ora lo è. Ma almeno prima ero contento di saperla al sicuro, però-
-Sentimentale… Just like Miyano- riprese Anokata velenosa e stizzita -Anche lui ragionava così… Sempre appiccicato ad Hell Angel, sempre a preoccuparsi di lei e delle sue gravidanze… E quando si è accorto che la nostra stava diventando una grande società, che non era più il laboratorio del piccolo chimico che credeva lui, ma un’organizzazione con gente seria e disposta a tutto pur di ottenere soldi e ogni ben di Dio, è cominciato a diventare fastidioso.
“Milly, non ti rendi conto di dove stai andando”, “Adesso basta, quella è gente pericolosa, stanne fuori…” bla bla bla… Your daddy was veeeeeeery bored, Sherry! Mi sono ritrovata a doverlo ricattare per fargli creare l’APTX, rendiamoci conto!- esclamò con finto rammarico, per poi scoppiare a ridere -Gli avrei ucciso moglie e bambine se solo si fosse ribellato ai miei comandi, e questo servì a spaventarlo e a convincerlo a collaborare… Ma poi si è rivelato una pedina scomoda, di quelle da far mangiare al nemico e allora… Puf!- i suoi occhi saettarono soddisfatti sulla ragazza di fronte a lei -Ucciso insieme a quell’angelo infernale- sussurrò articolando con le labbra nere in modo cattivo.
Shiho tremò da capo a piedi, tentando di mantenere la calma, di respirare, ma non resistette e rialzò l’arma verso di lei fuori di sé.
-ZITTA!- urlò con la voce incrinata e gli occhi spalancati -Non azzardarti a parlarne come se nulla fosse! Hai ucciso i miei genitori come se fossero delle pedine da gioco! Mio padre si fidava di te!-
-Poor Sherry, sono stata una cattiva amica? È questo che vuoi dirmi?- disse con finta tristezza, mettendo le labbra a mo’ di bacio e sfiorandosele con la punta delle unghie smaltate di nero, poi alzò le spalle ridendo -Beh, me ne farò una ragione. Comunque non è stata una grande perdita, darling: tu e tua sorella avete preso il suo posto, no? Avevo i miei tappabuchi e questo era sufficiente per me- pronunciò con noncuranza come se stesse parlando di oggetti -Grandi doti, mia cara: sei riuscita ad arrivare alla fine della formula dei tuoi genitori senza nemmeno consultarti con loro. Congratulations!- batté le mani con scherno -Poi però accadde qualcosa…- il suo tono si abbassò  -E questo non mi piacque per niente. Mi arrivò la notizia che tu, la migliore scienziata al mio servizio, eri scappata dall’Organizzazione. Non potevo credere alle mie orecchie- si finse stupita sbarrando gli occhi -Mi cominciai a chiedere dove fossi potuta andare dato che ormai eri totalmente sola al mondo! Avevo ucciso la tua sorellina solo qualche settimana prima… Doveva esserci qualcosa che mi era sfuggito. E infatti trovai le risposte nel mio rassegno giornaliero alle vittime dei miei cecchini. Sono solita schedare ogni vittima che cade per mano nostra, e tra queste lessi il nome di un certo Kudo Shinichi, solo il detective liceale più famoso della città. Rimasi allibita di saperlo morto per mano nostra e lessi a fondo il suo caso con interesse, per poi fare caso ad un piccolo dettaglio: appena due giorni prima era segnalato che Sherry aveva visitato la casa della vittima per accertarsi della sua morte. Altro dettaglio: su Kudo era stato sperimentato per la prima volta l’APTX4869 del quale non si sapevano ancora bene se gli effetti erano i desiderati sulle persone o meno… Così mi venne un dubbio: e se Sherry avesse mentito sulla sua morte e fosse andata da lui? E se si fosse messa sulle sue tracce dopo aver scoperto che forse l’APTX non uccideva come si pensava?-
I cuori di Shiho e del liceale persero più di un battito: non potevano credere che per tutto quel tempo Anokata avesse saputo tutto su loro. Erano stati attenti ad ogni dettaglio, avevano cercato di annullare le loro vecchie esistenze, di cancellare le tracce del loro passaggio, eppure lei aveva capito tutto dall’inizio. Forse Haibara aveva ragione, pensò Shinichi, forse era vero che ogni cosa che Anokata voleva la otteneva.
-Oh, don’t make that kind of face, guys- rise Anokata tamburellando le unghie nere sulla superficie lucida della scrivania -Credevate davvero di poterla fare a me? A me? Vi ho detto che ogni cosa voglia io la ottengo, in ogni modo. Scoprire se foste vivi o meno non mi è parso tanto irraggiungibile, sapete? Vi siete lasciati dietro così tanti elementi che avrei potuto riempire un libro intero! Ho raccolto informazioni su di te, Sherry, anche grazie a mia sorella Chris però. Ti odiava a tal punto da cercarti in ogni dove proprio come Gin: non voleva lasciare perdere l’idea di trovarti. Eri la sua ossessione, parlava sempre di te… Scoprimmo che eri viva e che gironzolavi per Beika-cho indisturbata e affiancata da alcuni marmocchi, uno in particolare che spesso spuntava anche in televisione affiancato da Mouri Kogoro o Kaito Kid era visibilmente somigliante proprio a quello Shinichi Kudo che doveva essere morto secondo il tuo rapporto. Ooooh, via, non fate quelle facce ho detto…- Shinichi e Shiho erano dello stesso colore della cera che si stava sciogliendo nel piattino sulla scrivania -Non è poi la fine del mondo se siete stati dei buoni a nulla: mi avete semplificato il lavoro!-
Le gole di entrambe erano secche e ardenti: avevano sbagliato tutto, dall’inizio alla fine: nascondersi? Quella donna si era infilata ovunque: era impossibile farlo.
-Ma davvero ancora credevate nel vostro stupido piano? Davvero pensavate di non essere stati scoperti? How pitiful guys! Ho lavorato nei più importanti laboratori del paese, studiare quell’elementare sostanza è stato semplicissimo. Sin dalla prima analisi mi è stato chiaro tutto: l’APTX ringiovaniva anziché uccidere producendo a grandi quantità l’enzima telomerasi che ricostruiva le sequenze nucleotidiche delle cellule andate perse durante la duplicazione di quelle stesse.
Cominciai a seguire passo passo i vostri movimenti, osservai le vostre mosse: quel marmocchio con gli occhiali era un elemento da non sottovalutare. Aveva diverse informazioni su di noi, conoscenze nell’FBI… Aveva avuto contatti con molti dei miei membri e sembrava persino conoscere il mio numero. Ogni tanto tornava ad essere Kudo con l’aiuto di un antidoto sperimentale, ma tentava si sgominarci quasi sempre nelle sue vesti di Conan Edogawa. Oh sì: ricorderai sicuramente il caso nell’hotel di Haido, dove ho fatto fuori Pisco e quasi fatto uccidere Sherry, vero Silver Bullet? Ti diedi questo nome ispirandomi a quello di Akai Shuichi, altro genio che voleva sgominarci. Tsk, patetico… Ho chiesto a Kir di farlo fuori in segno di fedeltà nei nostri confronti e quello è finito all’altro mondo: altro che FBI e CIA!- rise sprezzante e diabolica mentre Shinichi si malediva internamente per tutti quegli sbagli commessi: ora che ci faceva caso erano davvero tanti. -E così ho studiato il piano della bomba nell’hotel per cominciare la vostra caccia e attirarvi in trappola. È stato tutto così dannatamente facile!- rise forte -Avete subito chiesto aiuto all’FBI una volta sentito il pericolo… Davvero una mossa astuta. Ma mandare via dalla città la tua bella, Kudo, senza nemmeno parlarle…-
Shinichi strinse la presa attorno alla pistola con rabbia mentre la donna lo scherniva con sguardo magnetico: quella donna era davvero riuscita a mettere le mani su tutto ciò che li riguardava. Era stato uno sciocco ad illudersi che i suoi cari fossero al sicuro…
-L’edificio è pieno di agenti: lo sai che non hai possibilità di fuga, vero?- domandò poi determinato, cercando di apparire forte e con la situazione ben salda in pugno, ma si irritò ancor di più alla risposta della donna.
-Oh, tu credi?- Anokata poggiò nuovamente le mani sotto la mento e osservò i documenti che aveva davanti con fare divertito. Il primo riportava un nome: SHINICHI KUDO, e sotto, nel rettangolo apposito, capeggiava il timbro DELETED; il secondo SHIHO MIYANO, con sotto lo stesso timbro del primo. Il terzo recava il nome di Ran e la stessa dicitura nel rettangolo: era un lavoro svolto davvero alla perfezione. -Non mi importa affatto se quelli dell’FBI cattureranno i miei cecchini… Ne troverò altri non appena andrò via di qua- aggiunse tranquilla passando un dito sul bordo dei fogli mentre il liceale fremeva infastidito da tanta sicurezza.
-Tratti i tuoi stessi uomini come oggetti: sei davvero una persona pessima- disse schifato Shinichi fissandola serio nel viso coperto dalla frangetta rossa rubino.
-In fondo per me sono solo pedine, Kudo- la donna alzò gli occhi su di lui divertita -Come lo sei tu e come lo è stata Angel per arrivare a te. Sapevo che avrebbe ceduto alla tentazione di tornare d te… Cosa può fermare una ragazza innamorata dopo tutto?-
Gli occhi di Ran si abbassarono repentini al suolo in ombra mentre l’assassina rideva divertita più che mai in modo sprezzante: dannazione, persino quella donna aveva capito i suoi sentimenti per quel viscido bugiardo!
-Sapevo che avrei di nuovo fuso l’argento con la sua principessa: era quello che volevo e… Guardate un po’! Siete qui! By the way… Tornando alla mia storia, devo dire che Chris si è rivelata molto più utile e disponibile di quanto pensassi per quanto riguardava te, Sherry… Ma non posso dire lo stesso su Silver Bullet-
Il ragazzo batté le palpebre sorpreso mentre la donna rivolgeva di nuovo lo sguardo color prato su di lui, facendo una smorfia divertita.
-Exactly. Estorcerle informazioni su di te non è stato facile, dear. Non cedeva proprio… Nemmeno sotto tortura ha aperto bocca, la piccola bastarda- dalle sue parole cominciò a trapelare l’odio profondo che provava nei confronti della sorella -Le ho aperto il petto a crudo, ho riso mentre mi supplicava di fermarmi, urlava di dolore e il sangue scorreva a fiumi dalla profonda ferita che le incidevo sul petto come se stessi tagliando una fetta di torta, ma niente: non ha ceduto nonostante le avessi anche promesso che l’avrei risparmiata in cambio delle informazioni che volevo. Ti ammirava così tanto che sperava che un giorno saresti riuscito a sgominare me e la mia organizzazione, che mi avresti fatta scendere dal mio piedistallo. Anche lei ti chiamava Silver Bullet, il Proiettile d’Argento capace di uccidere la mia organizzazione immortale quanto un vampiro… Sembrava quasi amarti, Kudo, voleva che tu fossi il suo cavaliere pronto a trarla in salvo dalla strega cattiva e il suo sortilegio...  
Ed è per questo che l’ho uccisa- sussurrò piano e con soddisfazione senza provare un minimo di ribrezzo o rimorso per quello che aveva appena detto.
I cuori dei tre persero un battito mentre Anokata, davanti a loro, finiva il suo alcolico e posava il bicchiere sul tavolo indifferente. La mente di Shinichi si rifiutò di collegare quello che aveva appena detto con ciò che davvero significava.
Vermouth era morta… Morta per mano della sorella… Morta per mantenere il suo segreto… Morta per lui con la speranza che distruggesse quella dannata Organizzazione di cui era obbligata a fare parte.
-Hai ucciso tua sorella?- domandò con ribrezzo Ran rompendo il silenzio formatosi e facendo un mezzo passo indietro mentre Millicent si alzava dalla sua sedia facendo lentamente il giro della scrivania con una pistola tra le dita e si appoggiava con il fianco al bordo.
-Angel, are you surprised?- sorrise velenosa portando una pistola sotto al mento con semplicità -In fondo, era solo una dei tanti che lavoravano per me. Mi aveva mentito: a chi importava più di lei?-
-Ma era tua sorella!- insistette Ran ora sconvolta -Come hai potuto farlo?!-
-Non ti sorprendere, Ran- intervenne Shinichi impugnando meglio l’arma tra le mani e riprendendo il controllo di sé -Non ha cuore, non le importa di nulla. È una assassina. È fiato sprecato-
-So, ascolta Silver Bullet, Angel- rise Anokata con scherno indicandolo con un dito -Anche perché sarà l’ultima volta che potrai farlo…-
Un colpo partì repentino dalla sua arma, colpendo di striscio l’omero di Shinichi che era riuscito a scansarsi per un pelo dalla sua traiettoria solo all’ultimo.
Il tutto accadde molto velocemente: Shiho sparò alla donna davanti a sé con determinazione, ma questa si spostò agilmente ferendola ad un polpaccio, per poi correrle in contro e colpirla con il gancio dell’arma in pieno viso facendola urlare di dolore e mancandole l’occhio solo per pelo.
-Haibara!- gridò Shinichi tenendosi la ferita con una mano e voltandosi verso la ragazza caduta a terra che si copriva il volto dolorante. Il liceale si voltò verso Anokata e le saltò addosso con forza, ferendola alla spalla sinistra anche se solo di striscio. La donna imprecò e puntò al suo petto.
Lo scontro non era pari: lei mirava ad ucciderlo, lui no.
-Goodbye- disse divertita sparando senza esitazione, ma la pallottola volò versò l’alto quando Ran, afferratala per le spalle, la scaraventò a lato, verso la scrivania.
-Shit!- imprecò quella spostandosi i capelli dal viso con un manata e puntando i suoi occhi furiosi sulla karateka che la fissava col fiatone, pronta all’attacco. -Vuoi giocare, Tesoro?- domandò saltandole addosso con una mossa di karate, sorprendendola non poco. Anokata la colpì velocemente e con precisione, stendendola a terra furente e respirandole sul collo: le sue tecniche erano davvero stupefacenti. Le si sedette sul ventre e le puntò la pistola in viso, ansimando.
-Die, Angel: fall to the Hell- urlò prima di premere il grilletto, ma un dolore alla mano le fece volare l’arma in un angolo della stanza, costringendola a voltarsi verso il colpevole: Shinichi, furente, la puntava con la sua pistola serio dopo aver colpito con una pallottola la sua arma.
-Levati immediatamente da lei!- urlò sparando un altro colpo verso il suo braccio, che lei schivò alzandosi in fretta in piedi e imprecandogli contro in americano. Corse verso il mobile barocco in legno intagliato con sopra una candela e afferrò un flaconcino rimasto fino a quel momento inosservato agli occhi di tutti, gettandolo poi a terra con un sorriso.
Il fumo del fumogeno appena esploso si sparse ovunque invadendo i polmoni dei tre ragazzi che cominciarono a tossire come forsennati coprendosi la bocca e il naso con il dorso del braccio, mentre Anokata si dileguò repentina nell’ombra, ridendo.
-Merda, non dobbiamo perderla!- riuscì ad urlare il liceale correndo verso Haibara e afferrandola per un braccio per alzarla da terra. Quella annuì tossendo e tolse la mano dal bozzo gonfio e violaceo che si stava allargando sul suo zigomo, lasciandosi trascinare da lui verso Ran. Shinichi prese anche lei per un polso e trascinò entrambe fuori dalla stanza a tentoni, seguiti dal fumo del fumogeno che si espandeva nel corridoio buio e desolato. Si guardò attorno tossendo e arrancando un po’, poi si voltò a destra e a sinistra per capire dove fosse andata quella lurida donna. Vide la luce delle scale filtrare appena e capì che doveva essere scesa da quella parte dato che la porta si stava chiudendo proprio in quel momento.
-Andiamo- incoraggiò le due ragazze correndo verso le scale, seguendo il rumore dei suoi tacchi a spillo che rimbombavano ad ogni scalino in tutta la rampa.
Arrivato al pianterreno, Shinichi si ritrovò sul retro dell’enorme edificio e si guardò attorno ansiosamente, per poi vedere un’auto sgommare veloce sull’asfalto a qualche metro da lui e imboccare la superstrada abbandonata ormai da anni che portava fino a Yokohama.
In un attimo tutto gli fu chiaro e imprecò sonoramente ad alta voce, per poi stringersi l’omero a causa di una fitta di dolore alla ferita che sanguinava e lasciava una scia scarlatta su tutto l’avambraccio. Si voltò verso Haibara notando solo in quel momento quanto il suo volto fosse gonfio sul lato destro, quello colpito dall’arma della donna, ma poi si riprese e parlò con tono determinato.
-Haibara, dov’è l’auto dell’FBI?-
-Scordatelo- risposte lei decisa intuendo da subito dove si sarebbe esaurita la conversazione -Non la seguirai-
-Tu e Ran non la seguirete- la interruppe lui facendo un passo verso di lei -Io devo andare anche se non sei d’accordo: non mi importa-
-Io vengo- si intromise Ran beccandosi le occhiatacce di entrambi -Non mi lascerai per l’ennesima volta, non dopo avermi trascinato fin qui…-
-Io non ti ho trascinata qui!- Shinichi mozzò la sua frase a metà -Questo non è un gioco, Ran! Dobbiamo tenere le situazioni personali fuori da questa faccenda… Haibara, questa dannatissima auto dov’è?!-
La scienziata incrociò le sue iridi color oceano e sentì un tuffo al cuore dalla determinazione che sprigionavano, poi sbuffò sonoramente assottigliando le palpebre fino a quasi far sparire le pupille.
-Ok, ma verrò anche io con te- precisò subito, voltandosi poi con fretta e avviandosi un po’ zoppicante per la ferita al polpaccio in un angolo remoto del cortile attorno all’edificio. Ovunque c’erano erbacce, cespugli di rovi e calcinacci sbriciolati a rendere l’atmosfera più decadente di quanto in realtà fosse; le foglie secche, marce e residue dal lontano autunno ingombravano ancora il selciato e scrocchiavano calpestate dai tre, che in fretta raggiunsero il muro di cemento che segnava il limite del cortile. Haibara si infilò dentro un rampicante e vi passò attraverso senza difficoltà grazie allo spazio ricavato dall’FBI al loro arrivo, si levò alcune foglie di dosso e poi uscì all’esterno ritrovandosi a pochi metri dall’auto che Jodie aveva lasciato aperta per loro. Shinichi vi si fiondò in fretta dentro nonostante il terribile dolore a tutto il corpo, allacciò la cintura mentre anche la scienziata montava sopra, accanto a lui, e Ran si metteva dietro con sicurezza.
-E come pensi di trovarla, genio?- domandò stizzita Shiho sistemando lo specchietto laterale in modo che il ragazzo riuscisse a guidare al meglio mentre proprio quest’ultimo si occupava di quello retrovisore e stringeva il cambio con la mano sinistra per riprendere confidenza con il mezzo.
Aveva imparato a guidare alle Hawaii 4 anni prima, trovando la cosa quasi elementare, e anche se aveva guidato solo per il periodo della vacanza ricordava benissimo come si faceva. Accese il motore con un rombo girando la chiave lasciata da Jodie nel quadro, fece rombare l’auto per qualche secondo, poi tolse il freno a mano, mise la retro e con una forte sgommata andò all’indietro. Si bloccò di colpo facendo sbattere Shiho, che ancora non aveva la cintura allacciata, contro il sedile e provocando la sua espressione sdegnata, poi ingranò la prima per partire veloce verso la superstrada imboccata da Anokata.
-Hai trovato me e Ran con gli occhiali da inseguimento, vero?- domandò senza togliere gli occhi dalla strada, accelerando con forza e cambiando marcia con determinazione mentre lei si allacciava la cintura e tirava fuori dalla tasca interna del giubbino gli occhiali un po’ ammaccati.
-Ti ricordo che funzionano solo se c’è un emittente di segnale, Kudo- disse lei scettica -Cosa pensi di seguire, le onde del cervello di quella pazza omicida?-
Shinichi sorrise ingranando un’altra marcia e lanciando un’occhiata a Ran dallo specchietto: era seduta con le labbra serrate e lo sguardo arrabbiato puntato verso di lui, come a volergli parlare solo con quello.
-Perché credi che le sia saltata addosso, prima?- rispose voltando alla curva della strada girando il volante con entrambe le mani -Per sperimentare le ebrezza di provarci con una 69enne?-
Ran strinse le palpebre furiosa e fece per dire qualcosa, ma Shiho coprì la sua voce sorpresa, accendendo gli occhiali e notando un puntino bianco muoversi sul quadro verde.
-Le hai piazzato una cimice addosso?!-
Il liceale sorrise furbetto e determinato, per poi lanciare un’occhiata alla lente illuminata di verde: si muoveva verso Nord-Ovest.
-Allora, dove sta andando la nostra amica?- domandò glissando la risposta alla domanda precedente e contraendo il viso in una smorfia di dolore mentre il braccio gli doleva e lo stomaco, colpito poco prima, gli si attorcigliava come un nodo.
-Nord-Ovest…-
-Sì, ma perché?-
Shiho rifletté qualche secondo tra sé e sé, per poi sbarrare lentamente gli occhi con sorpresa. Aprì immediatamente il cruscotto davanti a sé e frugò tra i fogli che c’erano dentro, tirando poi fuori una piantina della città. Sfogliò in fretta le pagine fino ad arrivare alla tavola 14, dove seguì col dito il percorso della superstrada e annuì convinta.
-Lo sapevo…-
-Sarebbe?-
-Sta andando all’aeroporto abbandonato che c’è a circa 150 chilometri da qui. Sta attuando il così detto “Piano di fuga”-
-Interessante- commentò ironico Shinichi lanciando un’occhiata al contachilometri che segnava i 120 chilometri orari -Ma potresti tradurre anche per i non membri di quella setta corvina?- domandò premendo di più sull’acceleratore mentre Ran, dietro, sentiva il corpo appiattirsi sempre più contro al sedile.
-Ha un elicottero personale: so che lo ha usato già usato in passato, ma non ho mai capito dove lo tenesse- rispose lei chiudendo la cartina di nuovo dentro al cruscotto e trovandosi pressata contro al sedile per l’alta velocità. -Mi chiedo come farà a manovrarlo del tutto da sola…-
-Oh, ma non è sola- rispose Shinichi - Sapeva che c’era il rischio che l’FBI ci trovasse. In macchina con lei ho visto Bourbon a cui avrà ordinato di stare pronto a scappare: ha tenuto il novellino, il pezzo migliore, al sicuro in vista di una possibile fuga. Sempre poi che quello sia davvero un novellino … Non mi stupirei se avesse preso il Bibitone della Giovinezza anche lui. Probabilmente a Komatsu Ran era pedinata da qualcuno che ha avvisato Gin e Vodka di venirci a rapire quando lei sarebbe arrivata a Tokyo, e quei due hanno avvisato la cara Milly-
-Merda, era tutto calcolato…-
-Come siete entrati nell’edificio?- domandò Shinichi curioso dandole appena un’occhiata di sfuggita.
-Kir- rispose in fretta lei -Quando tu sei stato portato lì dentro, lei ha contattato Jodie all’improvviso dopo mesi e mesi di assenza. Immagina lo stupore nostro… Comunque quando siamo arrivati ci è venuta in contro e ci ha fatti entrare dentro il Covo: probabilmente Anokata si è accorto troppo tardi del tradimento-
-Hidemi Hondo: le dobbiamo sicuramente un grande favore- commentò il ragazzo riconoscente.
-Già- commentò la ramata prima di notare una curva molto larga alla fine delle strada. Si voltò verso Shinichi convinta che avrebbe cominciato a rallentare, ma inorridì quando lo vide assottigliare concentrato gli occhi verso la strada. -Kudo, la curva… Rallenta-
Ma il liceale afferrò il volante con entrambe le mani e strinse forte le dita attorno ad esso, per poi premere di più sull’acceleratore provocando un rombo sordo tutt’attorno. Ran si afferrò alla maniglia interna della portiera appena in tempo prima che la curva arrivasse inevitabilmente in pochi secondi.
Shinichi imboccò la curva e sterzò il volante rivolgendolo nel verso di quest’ultima, le ruote si girarono, ma cominciarono a slittare per le leggi fisiche verso l’esterno. Così il ragazzo girò in fretta il volante verso l’esterno della curva per raddrizzare la macchina che cominciava a sbandare come nei testacoda, tenne il piede ben saldo sull’acceleratore e poi virò il voltante nuovamente nel verso della curva, ingranando la quinta e raddrizzando in fretta l’auto per riprendere la strada rettilinea tra le grida terrorizzate di Shiho e Ran.
La scienziata, imboccata nuovamente la superstrada in rettilineo, si voltò verso di lui furiosa e lo mangiò vivo sia con le parole che con lo sguardo mentre il cuore le batteva a mille.
-Dannazione, ti sei bevuto il cervello, Kudo?! Volevi forse ammazzarci tutti per finire all’altro mondo prima che ci ci spedisca Anokata?!-
-Non potevo rallentare o avrei perso troppo tempo poi a recuperare la velocità- rispose semplicemente lui, lanciando un’occhiata enigmatica a Ran che, spaventata, si teneva una mano sul petto respirando forte. -Haibara, Hattori non stava venendo a Tokyo prima di tutto questo casino?- domandò in fretta riflettendo tra sé e sé sul piano che si stava lentamente figurando nella sua mente. La scienziata annuì, voltandosi verso di lui interrogativa.
-Cosa vuoi da lui? L’avevo chiamato per dirgli di venire qui alla svelta prima di raggiungere voi al Covo…-
-Voglio che lo richiami e gli dici di andare all’ex aeroporto dove stiamo andando noi… In fretta anche. Anzi, metti il vivavoce, ci parlo io…-
La scienziata tirò fuori dalla tasca del giubbino il cellulare, ma sbarrò gli occhi notando lo schermo touch-screen totalmente incrinato: la caduta di poco prima aveva mandato in fumo i risparmi di quasi due mesi.
-Merda, il telefono è in frantumi- imprecò lanciandolo nel cruscotto -Il tuo è sotto carica a casa…-
-Prendi- Ran, con stizza per la familiarità tra i due, le lanciò il suo rosa in grembo e tornò appoggiata al sedile con le braccia incrociate e le labbra rigide, ma per quanto si fingesse dura e distaccata, il suo cuore dentro doleva da impazzire: quella ragazza e Shinichi erano molto, troppo intimi…
I loro modi di rivolgersi l’un l’altra, i loro sguardi, la loro complicità… Shinichi si era subito fiondato su di lei dopo che Anokata l’aveva colpita, e sempre da lei era andato prima di prenderla per un braccio e trascinarla fuori dalla camera piena di fumo. Shiho le rivolse un’occhiata seria, aprì il telefonino e cercò il nome di Hattori in rubrica, per poi premere il verde e mettere il vivavoce.
Tuuu. Tuuu. Tuuu.
Il suono del telefono fu l’unico a rompere il profondo silenzio che era sceso nell’automobile: Shinichi rifletteva e cercava di mantenere il controllo della macchina sparata a tutta velocità mentre Shiho stava col braccio a mezz’aria, tenendo l’apparecchio vicino al socio che non poteva distrarsi dalla guida. Quando quasi trenta secondi dopo Hattori rispose, la tensione dei tre si allentò un po’.
-Pronto?- l’accento del Kansai si diffuse nell’abitacolo repentino e un po’ metallico -Ran, sei tu? Dove sei? Stai bene?- domandò preoccupato il ragazzo mentre alla sua voce si sovrapponeva il rumore di motori accesi.
-Hattori, sono Kudo- rispose Shinichi sbrigativo -Sta’ tranquillo, noi stiamo bene, ma…-
-Kudo!- lo interruppe l’altro -Dannazione a te, mi stai facendo perdere 20 anni di vita, razza di idiota patentato! Dove sei? Sei ancora in mano a quei bastardi?!-
-Hattori, ascoltami!- alzò la voce il liceale dell’est autorevole -Non c’è tempo per le spiegazioni, dove sei tu?-
-Al casello dell’autostrada per entrare a Tokyo, sono fermo a fare la coda per pagare manualmente il biglietto: se non volevo una volante della polizia alle calcagna, dovevo per forza fermarmi e fare il bravo cittadino-
-Perfetto- Shinichi sorrise -Se guardi bene, dopo il casello dovrebbe esserci un cartello con scritto “Superstrada Tokyo-Yokohama”, lo vedi?-
Heiji si sporse dalla sua moto col busto in avanti, salendo sulla punta dei piedi mentre rimaneva aggrappato al volante con le mani. Il suo sguardo vagò tra le miriadi di cartelli blu e verdi che indicavano le varie vie da seguire per raggiungere la propria meta, quando quello designato da Kudo gli balzò all’occhio.
-Sì-
-Bene, appena paghi l’autostrada prendi quell’uscita e percorri tutta la strada fino alla fine, senza mai fermarti, ok? Noi stiamo andando all’ex aeroporto che c’è proprio alla fine, ci stiamo viaggiando dentro, capito?-
-Prendere la superstrada e arrivare all’ex aeroporto… Chiaro. Quanto ci dovrei mettere?-
-Sono all’incirca 150 chilometri, vedi di dare gas senza ammazzarti- si raccomandò il ragazzo di Tokyo assottigliando gli occhi mentre l’amico finiva di pagare nel frattempo il biglietto del casello.
-Ci vediamo lì allora- Heiji sorrise chiudendo la telefonata, calò il casco sul capo e partì subito con un rombo di motore verso l’uscita per la superstrada abbandonata, in cui nessuno girava.
Shinichi fece segno ad Haibara di chiudere e la ragazza eseguì l’ordine fissando il telefono di Ran per qualche secondo, pensosa. Lanciò un’occhiata dallo specchietto retrovisore alla karateka e osservò con attenzione la sua espressione spenta e puntata sul proprio grembo: faceva la dura davanti a Kudo, ma in realtà era palese che stava soffrendo terribilmente. Con un sospiro la scienziata si voltò e le porse il telefono con la destra, incrociando il suo sguardo risentito.
-Grazie- disse quando lei lo prese con distrazione -E… Penso che alla fine di questa faccenda ci siano parecchie cose che io e te dovremo chiarire-
-Non ce n’è bisogno- rispose lei secca -So già tutto quello che dovrei sapere…-
-No- Shiho scosse la testa decisa -Tu hai frainteso ogni cosa, Mouri, ma capisco la tua rabbia…-
-No invece: tu hai il tuo ragazzo accanto ora, no? Come potresti capire qualcosa del genere?- disse ironicamente Ran sorridendo amara, lanciando poi uno sguardo a Shinichi che, dietro al suo sedile, ascoltava la conversazione in silenzio senza intervenire. -Ragazzo che non ha nemmeno il coraggio di parlare ora… Sei patetico- aggiunse piano delusa.
-Mettiamo subito in chiaro una cosa- Shiho parve stizzita e continuò prima ancora che Shinichi aprisse bocca -Lui e io non stiamo insieme: noi siamo solo soci. Soci in affari, soci di lavoro, soci di misfatte, chiamale come vuoi, ma soci. E non siamo andati a letto insieme- sottolineò con forza poi, lanciando un’occhiata a Shinichi che arrossì appena mentre manteneva il voltante con entrambe le mani.
-Non è il momento per affrontare certi argomenti- disse semplicemente quello scuotendo il capo e stringendo con più forza il volante -Ne parleremo dopo che tutto questo sarà finito…-
La scienziata pensò che a volte l’idiozia di Kudo riusciva davvero sfiorare il limite e anche sfondarlo volendo: sarebbe stata l’occasione buona per cominciare a montare lo spiegone che avrebbe dovuto tenere a Ran dopo tutto quel casino per dimostrarle la sua innocenza, eppure lui sembrava non accettare gli imput che lei gli aveva lanciato. Sbuffò spostandosi con stizza le ciocche dal viso, sfiorandosi il grosso e violaceo livido che le invadeva mezza faccia a causa di quella dannata donna americana. Un gemito bassissimo da parte di Shinichi le fece capire che la ferita doveva dolergli abbastanza e gli rivolse un’occhiata preoccupata, valutando se poteva fare qualcosa per lui o meno.
All’improvviso però si ricordò che l’FBI non sapeva dove fossero e che probabilmente si sarebbe preoccupata una volta accortasi della loro scomparsa, così disse a Ran di chiamare l’agente Jodie per avvisarla di dove si trovavano e di dirle di raggiungerli lì al più presto. La karateka, seppur di malavoglia, annuì e fece il numero dell’ex professoressa, riferendole il tutto e trovandosi con un timpano fracassato.
-VOI COSA AVETE FATTO, SCUSA?! MA IL BUON SENSO DOVE L’AVETE MESSO, DAMN!- urlò Jodie mentre si catapultava fuori dall’edificio verso il secondo mezzo con cui erano arrivati fin lì.
-Digli di non fare cazzate- disse brusco Akai al suo fianco mettendo in moto il motore dopo aver lanciato il fucile sul sedile posteriore -Stiamo arrivando-
***
 
I cancelli ferrosi e arrugginiti del vecchio aeroporto comparvero finalmente all’orizzonte e a Shiho si attorcigliò lo stomaco: dovevano solo sperare che Anokata non fosse già arrivata al suo elicottero o la speranza di potersi finalmente vendicare sarebbe stata vana. Shinichi valutò bene le distanze che lo separavano dai cancelli, poi sorrise con un ghigno notando che lei e Bourbon stavano scendendo dall’auto solo in quel momento.
-Bingo- mormorò a denti stretti posando la mano sul freno a mano e trattenendo il fiato -Tenetevi forte- disse semplicemente prima che, pochi secondi, ma molti metri dopo, girasse il volante con forza in prossimità dei cancelli, tirando il freno a mano verso l’alto, frenando e facendo slittare l’auto con una sgommata sull’asfalto, consumandone le gomme sonoramente. La forza d’attrito permise alla macchina di rimanere incollata alla strada seppur con difficoltà, mentre i tre dentro vennero sbalzati con forza verso sinistra, finchè Shinichi, col piede quasi a sfondare il freno, non riuscì ricontrollare l’auto, fermarla e riprendere fiato.
-Cazzo, Kudo!- urlò sdegnata Shiho rimanendo col fiato sospeso e il cuore in gola altri 5 secondi buoni, mentre Ran dietro riapriva gli occhi terrorizzata. Il liceale lanciò una breve occhiata alle due, poi aprì la portiera con uno scatto levandosi la cintura e prendendo la pistola che gli era caduta ai piedi.
-Vado a fermarla- affermò sbrigativo correndo verso l’entrata cercando di ignorare il dolore ovunque mentre Shiho si voltava verso Ran seria, riprendendo anche lei possesso della sua pistola.
-Io vado con lui…-
-Vengo anche io-
Un sospiro rassegnato della scienziata precedette il rumore di due portiere che si spalancarono nello steso istante: in fondo, come sarebbe riuscita a trattenerla a quel punto?
Kudo aveva bisogno di aiuto e lei non poteva perdere tempo con una bambina capricciosa.
Ran rimise piede sull’asfalto con gioia e corse dietro l’altra con una certa agitazione in corpo mentre il sole che tramontava all’orizzonte illuminava il cielo di arancione. Non sapeva bene cosa sarebbe successo a quel punto, ma era arrivata fino a lì e arrendersi prima della fine le sembrava davvero da vigliacchi. Osservò la chioma ramata di Shiho muoversi leggiadra nel vento, seguendola con occhi spenti e stanchi: come aveva potuto lui…?
Però forse cominciava a capire: lei era così risoluta, determinata, sicura di sé. Si vedeva che era tesa, impaurita, ma che stava lottando, stava affrontando quel problema nonostante le difficoltà: lei invece cosa aveva fatto fino a quel momento?
Aveva accettato la sorte che le era stata affibbiata da qualcun altro, aveva seguito i suoi a Komatsu pur non volendo, era tornata solo per chiarire il significato del biglietto nel libro…
L’improvviso fermarsi della ramata la scosse dai suoi pensieri costringendola a fissare davanti a sé con sorpresa: erano arrivate in un grosso piazzale in cemento con alcune righe bianche e sbiadite tracciate sopra. Al coronare tutto c’era poi un piccolo elicottero nero e lucido con il portellone aperto e le pale in lento movimento. Vide il ragazzo che fino a pochi giorni prima era stato il suo sogno di una vita avvicinarsi al mezzo con sicurezza mentre la donna dai capelli rosso rubino, scossi dal vento mosso dalle pale, si voltava verso di loro sorpresa, per poi abbandonarsi ad un sorriso velenoso. Si fermò sui suoi tacchi alti e sottili mostrando la sua figura slanciata con fierezza, poi estrasse dalla tasca del jeggins una piccola pistola che aveva preso dal cruscotto della macchina e la puntò con semplicità verso il ragazzo, alzando le spalle.
-Oh, what a nice surprise!- esclamò con finto divertimento -Non credevo mi avreste trovata anche qui… Are you magic, Silver Bullet?-
-No, ma sono comunque capace di chiuderti al fresco- rispose sicuro Shinichi alzando la pistola verso la sua figura, camminando a passo moderato verso di lei. Gli occhi verde prato della donna si ridussero a fessure seppur il sorriso non scemava dal suo volto, poi riprese a parlare.
-Oh… Davvero ancora credi che vincerai contro di me, Silver Bullet? Un 18enne con una ferita al braccio, totalmente malconcio, con un labbro spaccato e una pistola con solo più un paio di colpi?- lo canzonò scoppiando a ridere mentre il detective alzava le spalle con indifferenza.
-Sarò anche un 18enne con una ferita al braccio, totalmente malconcio, un labbro spaccato e una pistola con solo più un paio di colpi, ma non sono un vigliacco e non mi arrendo. Hai rovinato la vita di troppe persone, ma non riuscirai a fuggire questa volta, Millicent Vineyard-
-Really?- domandò abbassando il tono la donna, stringendo la pistola con più sicurezza -Non ti credo, mio caro… Io ottengo tutto ciò che voglio: ricordatelo Silver Bullet. E ora voglio che tu e quelle due sgualdrine moriate- aggiunse prima di sparare.
La figura di Shinichi si piegò in avanti con forza quando il proiettile penetrò repentino nella sua carne, mentre il cuore di Ran perdeva un battito al sentire lo sparo rimbombare attorno. Portò le mani davanti alla bocca lasciando uscire solo un gemito strozzato, osservando scioccata il ragazzo che si era inginocchiato a terra, tremante di dolore, con una pozza scarlatta che cominciava ad allargarsi sotto di lui.
-Oddio, Kudo…- mormorò Shiho preoccupata, ma qualche secondo dopo afferrò Ran per un polso e si tuffò dietro un pilastro di cemento per proteggersi dalla scarica di proiettili che la donna stava indirizzando verso di loro. Entrambe urlarono quando un paio sfiorarono le loro caviglie e braccia bruciandole, ma fortunatamente nessuno si conficcò in profondità. I capelli di Shiho si librarono davanti ai suoi occhi cerulei mentre lei ansimava accovacciata a terra accanto ad una Ran tremante e impaurita; qualche secondo dopo si sporse sopra il pilastro e puntò con la pistola Anokata che, a sua volta, puntava Shinichi per finirlo.
-No, non lo farai bastarda!-
Chiuse un occhio e rese salda la presa sull’arma con entrambe le mani, poi sparò ferendola alla coscia e facendola urlare. Uscì dal suo nascondiglio raccomandando a Ran di stare nascosta e corse verso il Boss con determinazione mentre quella, ferita, si trascinava verso l’elicottero imprecando.
Ma un nuovo sparo fece sobbalzare nuovamente le ragazza: Shinichi, sebben ferito e piegato su se stesso, aveva puntato all’altra gamba della donna e lei era caduta sul gradino che portava all’interno del mezzo, afferrandosi la nuova ferita dopo aver lanciato un grido.
-You, bastard!- urlò arrancando all’interno dell’elicottero con il fiatone e con evidente difficoltà mentre il liceale sorrideva e Shiho lo afferrava per una spalla chiedendogli come stesse. Millicent si voltò verso il guidatore con fatica, ansimando rumorosamente.
-Parti Bourbon- ordinò autorevole osservando la figura dell’uomo davanti ai comandi che però non rispondeva agli ordini come avrebbe dovuto. Anokata batté gli occhi un paio di secondi, poi ripeté l’ordine con più forza facendo risuonare il rumore metallico della sua arma benché fosse vuota, cercando di intimidirlo per affrettare i tempi. La figura dell’uomo finalmente si mosse nell’oscurità dell’elicottero con lentezza e sorridendo, quando un paio di occhi smeraldini fecero capolino alla visuale della donna, trionfanti.
-Destinazione, mia cara? La galera, non è vero?- Hattori si godé tutte le espressioni di sorpresa che inondarono il viso di Millicent che, indietreggiando, quasi inciampò sul corpo di Bourbon che giaceva stordito a terra, senza sensi. In un attimo fece per scendere dall’elicottero e correre via, ma Shinichi si parò davanti al portellone con entrambe le mani poggiate sul metallo del mezzo e un sorriso affaticato ma trionfante in volto.
-Fine dei giochi, Anokata- mormorò mentre Heiji riusciva a farle saltare di mano la pistola con un colpo secco e un’auto si avvicinava rombando all’aeroporto. La donna scosse il capo cercando di scappare facendosi strada a colpi di karate, ma, essendo ferita ad entrambe le gambe, il detective dell’ovest riuscì a bloccarla dalle braccia con facilità, trattenendola mentre lei si dimenava.
-Oi oi, buona!- esclamò il ragazzo in Osakaben scocciato -Se non ti è chiara la situazione, dolcezza…-
-Stai per andartene a dormire- finì roco per lui Shinichi puntandole l’orologio anestetizzante addosso e sparando l’ago soporifero sul suo collo. Gli occhi di Millicent si chiusero a rallentatore mentre il suo corpo si rilassava, afflosciandosi a terra tra le braccia di Hattori, che scosse il capo emettendo uno “Tsk!” sdegnato.
-Donne… E poi dicono che non sono imparentate col Diavolo!- esclamò abbandonando il corpo dell’americana giù dall’elicottero con poca grazia e scendendo dal mezzo con un salto, per poi sorridere a Shiho che lo fissava con un sorriso riconoscente a pochi metri da lui.
-Tempismo perfetto, Osaka- commentò sincera mentre il ragazzo le ammiccava furbetto.
-Sempre a vostra disposizione, Lady Macbeth- rispose voltandosi poi verso Ran -E tu come stai, Ran?-
La karateka annuì senza riuscire però a togliere gli occhi da Shinichi, che all’improvviso, mentre Jodie e altri agenti dell’FBI correvano verso di loro urlando i loro nomi, si accasciò a terra reggendosi il ventre ferito. Heiji si voltò sentendo il rumore del suo corpo sbattuto a terra e sobbalzò, correndo subito a sostenerlo.
-Kudo!- lo chiamò mentre quello lo guardava dolorante da sotto la frangetta, coperto di sudore freddo -Kudo, resisti, ora andiamo in ospedale…-
-Cool Guy, Hattori!- urlò Jodie raggiungendoli trafelata -Che succede?! Oddio, è ferito…-
-Dobbiamo portarlo in ospedale con l’auto auto…-
-Akai!- urlò l’agente annuendo -Occupati tu di Anokata, io devo portare i ragazzi in ospedale… Sono feriti-
L’uomo annuì lanciando un’occhiata a Shinichi, per poi abbassarsi su Anokata, caricarsela su una spalla e fare segno agli altri colleghi di perquisire l’elicottero.
-C’è anche Bourbon lì dentro- disse Shiho verso di lui mentre seguiva Jodie per uscire dall’aeroporto. Hattori caricò di peso l’amico e si passò un suo braccio attorno alle spalle, aiutandolo a camminare fino all’uscita mentre Ran li seguiva irrequieta, lanciando occhiate preoccupate a Shinichi. Ma quando Shiho si avvicinò a lui e il ragazzo allungò un braccio verso di lei per aiutarsi a sorreggersi, sentì un moto di rabbia salirle dentro: con lei, nonostante gli fosse abbastanza vicina, non l’aveva fatto.
All’improvviso il ricordo di quella mattina, uno Shinichi trafelato e in procinto di spogliarsi, o rivestirsi, dipendeva dai punti di vista, si fece strada nella sua mente repentino, mandandole in tilt il cervello: lui e quella ragazza erano decisamente più che “soci”.
Salì in macchina con stizza seguendo il filo delle sue fantasie, ritrovandosi malauguratamente dietro tra Shiho e uno Shinichi più che dolorante che chiedeva ad Hattori di essere mosso piano. Guardò il ragazzo del Kansai con la tentazione di chiedergli di prendere tutto e andare via insieme, lasciare quei due da soli e tornare a Tokyo a piedi, lontani da loro, ma non lo fece. Heiji aiutò Shinichi a sistemarsi alla bell’e meglio, poi le rivolse un’occhiata e le domandò con lo sguardo cosa non andasse, non ottenendo risposa. Jodie mise in moto non appena il detective dell’ovest si sedette davanti e partì veloce verso l’ospedale più vicino, facendo rombare il motore.
Shinichi trattenne un gemito di dolore con fatica non passando di certo inosservato, e Shiho si sporse oltre Ran per vederlo meglio in faccia e aiutarlo in qualche modo. Notò che la grossa chiazza di sangue scarlatto che gli stava impregnando i vestiti all’altezza dell’ombelico era sempre più grande e tirò fuori dal suo pantalone un fazzoletto di stoffa bianca che passò a Ran.
-Premiglielo sulla ferita, sta perdendo troppo sangue- disse seria indicandogli con un cenno di capo il ragazzo alla sua destra, mentre il cuore di Ran cominciò a battere furioso contro lo sterno. La fulminò malamente con lo sguardo come se potesse mangiarla viva, per poi sentire all’interno di sé la sua coscienza strepitare.
Era gelosa di lui? Per questo reagiva così?
Scosse il capo e tirò fuori dalla sua tasca il proprio fazzoletto, prese quello della scienziata con poca grazia per poi unirlo con il suo. Si voltò verso Shinichi e li premette entrambi con forza sulla sua ferita, facendolo sobbalzare dal dolore. Il liceale cominciò a gemere sdegnato mentre lei si voltava con nonchalance verso Heiji, che fissava la scena interrogativo.
-Così va bene per fermare il sanguinamento?- gli chiese scocciata, per poi ricevere un suo cenno di capo incerto e sconvolto: Ran amava Kudo, che diavolo le succedeva?
-Ran, fa’ piano- si lamentò Shinichi posando le mani sulla sua per diminuire la pressione e allontanarla, ma lei non cedette e si accigliò di più.
-Se non vuoi morire dissanguato, sta’ zitto e stringi i denti senza lagnarti- disse scorbutica e senza mezze misure sconvolgendo i presenti non poco: erano tutti abituati ad una Ran dolce e comprensiva…
Che fine aveva fatto ora che il ragazzo che amava stava male?
-Sì, ma non posso non lagnarmi se una pazza furiosa mi sta praticamente infilando due dita nella ferita solo perché vuole fermare l’emorragia!- rispose sdegnato e dolorante il detective rivolgendole un’occhiataccia, ma quella tacque distogliendo lo sguardo mentre il silenzio calava nell’auto come la notte fa sul giorno.
Ma perché diavolo era così nervosa dopotutto? Di certo non c’entrava la faccenda del fazzoletto dato da quella tipa ramata, in fondo ci avrebbe pensato anche lei di lì a poco…
Un altro gemito sdegnato di Shinichi la fece sobbalzare e fissare il ragazzo dispiaciuta, creandole un senso di colpa all’interno. Fece per chiedergli scusa, ma la voce autoritaria e stizzita di Shiho le mandò il cervello in panne, facendola infuriare.
-Non è il caso di premere così forte solo perché hai della rabbia repressa. Non vedi che gli fai solo più male?- affermò con disprezzo incrociando le braccia al petto e lo sguardo con il suo, sfidandola silenziosamente senza timore. Alle volte quella ragazza sapeva essere davvero stupida se ci si metteva…
Ran sentì le guance avvampare, un po’ per l’imbarazzo per il richiamo e un po’ per la rabbia che quella tipa dai capelli ramati e lo sguardo adulto le faceva salire lungo il collo. Il cuore cominciò a battere furioso contro le sterno, guidando le sue mani a staccarsi dal ventre di Shinichi e a voltare il corpo verso di lei. Assottigliò gli occhi e con aria di sfida le domandò:
-Vuoi venire forse tu al mio posto?-
-Tsk, giochiamo, Mouri?-
-Dimmelo tu, Haibara. Ah no, questo non sarà sicuramente il tuo nome…-
-Miyano per te- rispose la scienziata ironica, alzando un sopracciglio ma sentendo le braccia tremare: stava esagerando quella ragazzina viziata.
-Miyano- ripeté la karateka con disprezzo -Allora, vuoi fare cambio di posto? Sei molto intima con lui d’altronde… No?-
-Ti sei fatta un’idea del tutto sbagliata, te l’ho già detto- rispose Shiho mentre Hattori, sconvolto, si voltava a rallentatore fissandole con occhi sbarrati: non riusciva a capire un’acca della loro discussione, ma una cosa era certa: vedere Ran litigare con Lady Macbeth era a dir poco terrorizzante.
-Ancora con questa storia?- Ran si accigliò voltandosi con stizza ancor più verso di lei mentre Shinichi, dall’altra parte, chiudeva gli occhi mordendosi il labbro inferiore: non solo il dolore della ferita stava diventando insopportabile, ma anche tutta quella situazione lo era ormai.
Hattori cercò il suo sguardo con insistenza, ma nonostante lui lo avesse notato con la coda dell’occhio, tenne il suo assolutamente basso. Non poteva spiegare tutto in quella situazione, con Jodie presente…
-Vorresti negare l’evidenza, Miyano? Vi ho visti stamattina: non ci sono dubbi su ciò che avevate appena fatto, a mio parere…- il sorriso senza gioia di Shiho la fece imbestialire.
-Hai paura di aver perso il primato nel suo cuore, non è vero?- disse atona lasciando sia Ran che Shinichi che Hattori di stucco -Fa male perdere l’unica persona che ritieni importante nella vita, non è così?-
-Non è questo…-
-So cosa si prova a vedere tutte le persone a cui tieni allontanarsi da te o arrendersi al fatto che non potranno mai essere tue. Credevi ti sarebbe stato per sempre accanto? L’ha fatto ma non te ne sei accorta: la colpa è solo tua quindi, non credi?-
Gli occhi di Ran vacillarono paurosamente mentre le sue labbra si dischiudevano: il vero significato, pungente e terribilmente reale di quelle ultime parole, le invase la mente privandola del raziocinio. Era vero, lei aveva avuto Shinichi accanto per tutto quel tempo, non era mai stata abbandonata come credeva, eppure non se ne era accorta… O meglio, non aveva accettato la cosa.
Il suo sguardo, perso nel vuoto, si abbassò lentamente di fronte a sé, quando la frenata un brusca di Jodie la scosse un po’.
L’agente saltò giù dall’auto e corse all’interno del pronto soccorso chiedendo di portare una sedia a rotelle per Shinichi che sicuramente non avrebbe potuto camminare; Hattori scese dall’auto con agilità e corse ad aprire la portiera dell’amico, slacciandogli la cintura e aiutandolo a mettersi in piedi dopo avergli cinto le spalle con un braccio. Shiho rivolse un’ultima occhiata a Ran, per poi uscire dal mezzo con indifferenza e seguire il detective dell’Est che veniva spinto via da un infermiere all’interno dell’edificio.
I pensieri della karateka si sovrapponevano senza sosta insieme alle parole della ramata: lei e Shinichi a Tropical Land, l’arrivo di Conan, le chiamate dell’amico sbrigative e superficiali, le notti passate a piangere per lui, i sentimenti confessati al piccolino senza neanche sapere chi fosse in realtà…
“Credevi ti sarebbe stato per sempre accanto? L’ha fatto ma non te ne sei accorta: la colpa è solo tua quindi, non credi?”
Terribilmente vero.
Era una bambina, una ragazzina, aveva avuto ragione Akai quando l’aveva definita tale giorni e giorni prima, non ricordava nemmeno quando.
-Ran-la voce di Hattori la riportò alla realtà qualche minuto dopo. Batté le palpebre con sorpresa, per poi voltarsi verso di lui e incrociare il suo sguardo che le sorrideva malinconico. Le porse una mano e annuì -Vieni dai-
Ran prese la mano del detective provando immediato sollievo allo scontrarsi con il suo calore amico, uscì poi dalla macchina guardandolo tristemente. Il ragazzo dalla pelle olivastra le passò un braccio attorno alle spalle e la spinse con affetto dentro l’ospedale, guidandola per i corridoi e rivolgendole qualche occhiata di rassicurazione. Un’ infermiera li notò e chiese loro se avessero bisogno di aiuto.
-Credo che lei debba essere visitata… Oggi è stata un po’ troppo strapazzata- scherzò Heiji annuendo poi allo sguardo incerto della karateka, che cercò rassicurazione in lui. -Ti aspetto qui, tranquilla-
Osservò la figura di lei sparire oltre una porta con l’infermiera, poi si voltò verso la fine del corridoio e raggiunse la sala d’attesa a passo spedito, strisciando le Blazer blu sul pavimento lindo dei reparti. La figura di Haibara si presentò alla sua vista seduta su una poltroncina della sala con le gambe accavallate e le braccia strette al petto. La raggiunse osservandola con attenzione, stupito di quanto fosse affascinante ora che era adulta nonostante l’aspetto da cariatide e il carattere intrattabile, poi le si sedette accanto e si scompigliò i capelli con forza.
-Kudo?-
-Lo hanno appena portato in sala operatoria-
-Ah- rispose annuendo e guardando attorno a sé lo spazio deserto, dove risuonavano solo i rumori dei distributori automatici che facevano girare le ventole al loro interno. -Che diavolo avete combinato tu e…?-
-Nulla- lo interruppe Shiho -E’ lei che pensa il contrario- aggiunse alzandosi in piedi e raggiungendo l’infermiera che le faceva segno di seguirla per medicare il viso tumefatto e i graffi che aveva addosso. Heiji si ritrovò più confuso di quanto già non fosse, poi si grattò il mento sospettoso cercando Jodie in giro per sapere se lei conosceva qualche dettaglio in più di quella faccenda, ma nulla: era solo.


Mangakagirl's Corner:
Minna Konnichiwaaaa :D
Eccomi con il nono capitolo e...
Boh, non so bene cosa dire se non che è lunghissimo e che... E' forse il più impegnativo che ho scritto ^^
Tutta la storia di Anokata, tutte le informazioni che conosciamo ecc ecc non sono state facili da collegare e accordare, inoltre è una delle prime volte che affronto un capitolo d'azione e sparatorie... Per cui ditemi come è venuto e che ne pensate di tutto ciò *--*
Vi è piaciuto? Vi aspettavate certi avvenimenti? Ho fatto morire Vermouth, sì ^^"... Non odiatemi xD E' anche un personaggio che mi piace abbastanza devo dire... u.u
Ah sì! VISTO CHE E' ARRIVATO HATTORI ALLA FINE? XDD
Immaginate cosa sarebbe successo senza di lui?? D:
Ora abbiamo Shin ferito, Shiho e Ran in guerra (ditemi che non sono andata OOC vi prego!!!!!!!!) e... Boh, il resto vedremo ^^
Lascio a voi la sentenza :)
Grazie a chi mi segue <3 
A presto!
Mangakagirl!

 
  
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