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Autore: kiara_star    08/12/2013    6 recensioni
[Sequel de “La carezza di un'altra illusione”]
[a sort of Thorki; fem!Thor]
~~~
C'erano cose di cui Thor non parlava mai, c'erano storie che forse non avrebbe mai narrato. C'erano domande che Steve porgeva con qualche dubbio.
“Perché continui a vedere del buono in Loki?”
“Perché io so che c'è del buono.”
[...]
Siamo ancora su quel balcone?
Ci sono solo io?
Ci sei solo tu?

“Hai la mia parola, Loki, non cambierà nulla.”
Ma era già cambiato tutto dopo quella prima menzogna e non era stato suo fratello a pronunciarla.
~~~
~~
Ancora oggi Nygis riempie il cielo di stelle continuando a piangere per il suo unico amore, nella speranza che un dì ella possa tornare da lui.
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Steve Rogers/Captain America, Thor, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Incest
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La leggenda di Nygis'
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cap6
L' ultima lacrima



VI.





Quando le labbra di Loki iniziarono a muoversi Bruce guardò verso Tony. Incrociò anche gli occhi di Clint, poi quelli di Natasha.
«Sigyn?» La domanda che stava viaggiando nella testa di tutti fu Clint a porla. «Chi cavolo è Sigyn?»
«Oh... è peggio di quello che credevo...» sospirò Tony e Bruce ebbe il timore di aver capito cosa volesse dire.
Non ebbe il tempo di verificarlo perché qualcos'altro attirò la loro attenzione.
«Che succede?» chiese Natasha sistemandosi l'auricolare nell'orecchio. «Non sento nulla.»
A quel punto Bruce portò gli occhi sulla bocca di Loki che si muoveva mentre nelle loro orecchie si udiva solo il silenzio.
«Neanche io riesco a sentire. Stark, che succede?»
Steve interrogò Tony e lui continuò a guardare all'interno della camera il muto parlare di Loki. Thor non riusciva a vederlo, non riusciva a vedere se stesse rispondendo.
Ma rispondendo a cosa?
«Non lo so ma credo sia la stessa anomalia accaduta alla Tower» udì da Tony mentre armeggiava con un dispositivo.
Loki parlava. Ancora silenzio.
«Quale anomalia, Tony? Perché non sentiamo quello che dicono?»
Le pulsazioni stavano salendo, piano, lentamente ma Bruce le sentiva aumentare.
Odiava essere in quell'edificio, odiava dover avere tanti piani affollati sulla testa. Diciassette, per l'esattezza, diciassette piani con centinaia di persone in ognuno di essi.
Si schiarì la gola quando avvertì quel groppo di ansia.
Tony continuava a digitare sul suo palmare. Ancora nessuna voce risuonava nelle loro orecchie.
«Io entro» asserì Steve raggiungendo la porta.
«Aspetta, dammi il tempo di fare un controllo dei software. Forse è solo un problema tecnico. Le attrezzature dello S.H.I.E.L.D. sono imperfette almeno quanto l'addestramento dei suoi agenti» borbottò ancora Tony.
«Grazie per la fiducia.»
«Dovere, falco.»
Bruce non riusciva a condividere la loro tranquillità. Steve invece condivideva la sua preoccupazione e quando anche Nat parlò, capì che erano in tre.
«Ci deve essere sotto qualcosa.» Natasha si avvicinò di più al vetro assottigliando la vista.
«Riesci a leggere le sue labbra?» Le chiese cercando di farlo a sua volta ma non riusciva a carpire una sola parola che abbandonasse la bocca di Loki.
«Non riconosco la lingua...» sibilò lei al suo fianco. Stava per chiederle altro quando i begli occhi della compagna si sgranarono. «Dannazione! Aprite la porta!»
«Che succede?»
Fu letteralmente gettato via con una spinta mentre Natasha cercava di inserire il codice di apertura, senza successo.
Le pulsazioni erano troppo, troppo alte.
«Non si apre!» Anche Steve provò inutilmente con una spallata.
Guardò attraverso il piccolo vetro. Lo sguardo sul ghigno di Loki, poi più in basso, ai piedi della sedia dove era legato.
«Oh, cavolo...» sospirò affannando.
Hulk gli stava chiedendo di uscire.



*



La stanza era silenziosa, fredda, vuota. Se non ci fossero stati quegli occhi, se non ci fosse stato quel sorriso, avrebbe creduto fosse anche vuota.
Sentiva il suo stesso respiro nelle orecchie, profondo, falsamente sicuro. Celava altro, sapeva bene, Loki poteva percepirlo.
«Dove eravamo rimasti?»
Dove eravamo rimasti?
Benché le immagini della battaglia fossero ancora vivide nella sua mente, ciò che ricordava con più facilità era la promessa fatta su un balcone, con la notte testimone e l'ingenuità nelle parole.
Ricordava più facilmente la paura nelle carezze di Loki, la stessa paura che aveva provato sulla sua pelle. Ricordava le risate e le lacrime, la rabbia e la passione. Ricordava un mondo chiuso dietro una porta, una storia vissuta fra le calde braccia di lenzuola umide.
Siamo ancora su quel balcone, Loki?
Ci sono solo io?
Ci sei solo tu?
Hai la mia parola, Loki, non cambierà nulla.
Ma era già cambiato tutto dopo quella prima menzogna e non era stato suo fratello a pronunciarla.
«Hai detto che avresti spezzato questa stregoneria. Avanti, sto aspettando.»
Lo sentì ridere, una risata morbida, quasi priva di malizia, quasi... quasi vera.
«Sempre impaziente...» sospirò poi addolcendo il viso.
Perché?
Ma l'aveva già chiesto benché la risposta la conoscesse bene.
Perché l'hai fatta tornare? Quanto altro male credi che possa sopportare?
Quanto ancora ne puoi sopportare tu, fratello?
«È una maledizione? C'è un sigillo anche stavolta?»
Ma Loki continuava solo a sorridere.
Sentì le mani tremare. «Rispondimi!»
«No. Non è una maledizione.» Il sorriso, finalmente sfumò.
«È un incantesimo, allora?»
«No.»
Provò ancora rabbia, ancora atroce e soffocante rabbia.
«Fallo smettere. Adesso.» Ti prego...
La voce aveva tremato e si odiò per questo. Si odiò per avergli mostrato per l'ennesima volta la breccia mai chiusa nel suo cuore.
«Vuoi davvero che lo faccia?»
Eppure Loki non colpì. Non affondò la lama nella ferita, non ne allargò lo squarcio.
Perché sembrava non ci fosse più traccia di rancore dietro quegli occhi? Dov'era finito il livore di qualche ora prima?
Stava fingendo ancora una volta?
«Nostro padre-»
«Non c'è modo che ti veda. La vista del guardiano non può giungere fino a te, non può giungere in nessun angolo di questo pianeta.»
Non capì e ne ebbe timore.
«Cosa significa? Cosa hai fatto?»
Loki sorrise ancora. «Dovresti ringraziarmi.»
Quel sorriso rubò la sua attenzione e sentì solo qualche attimo dopo il suono dell'acciaio sul pavimento.
No, non acciaio, ghiaccio.



*



Fu il turno delle catene che gli tenevano le caviglie; caddero a terra come fossero fatte di plastica.
Steve diede una spinta alla porta, poi un'altra e un'altra ancora.
«Spostati!» Seguì l'ordine di Natasha ma neanche i proiettili riuscirono a scalfire la serratura, avendo come unico risultato quello di mandare in cortocircuito la chiusura elettronica.
Loki era ora in piedi, libero, privo di ogni restrizione, libero di fronteggiare spavaldo Thor.
Thor era mortale, senza martello né alcuna difesa. Thor era solo in quella stanza.
«Stark, apri questa dannata porta!» ringhiò cercando di buttarla giù con un paio di calci.
Nulla, neanche un graffio.
«Ci sto provando! Ma qualcosa mi impedisce di entrare nel programma – Jarvis, che succede?»
«Signore, non riesco a trovare il problema.» Sentì la voce elettronica di Jarvis anche nelle sue orecchie
«Ma che significa?»
«Il sistema è operativo, ogni stringa è perfettamente ordinata e non rilevo nessuna anomalia. Credo di non riuscire a trovare alcun bug perché non esiste.»
«Tony, che sta succedendo?» chiese al limite della sopportazione.
Quella porta non cedeva neanche sotto i suoi calci, neanche sotto il peso dei suoi colpi.
Che stupido! Non avrebbe dovuto permettere a Thor di entrare. Avevano solo fatto il gioco di Loki - ancora una volta.
«Il problema è che non c'è problema. Apparentemente il programma è perfettamente funzionante. La porta non si apre perché nessuno la sta aprendo» spiegò Tony.
«Ma questo non ha senso...» La voce di Bruce era debole e tremava.
Di getto guardò Natasha che annuì capendo il suo comando.
«Bruce, è meglio che tu vada in un luogo più tranquillo.»  Lo prese per un braccio senza lasciargli il tempo di ribattere. Non l'avrebbe comunque fatto.
Li guardò allontanarsi velocemente per il corridoio, poi guardò l'interno della stanza.



*



Cercò ancora, setacciò ogni angolo di ogni memoria sparsa nell'intero edificio.
Ogni computer, ogni dispositivo, ogni maledetto lettore musicale. Non trovò nulla.
«Maledizione!» sbraitò fra i denti. «È un incantesimo, non c'è altra spiegazione... Bastardo!»
Loki stava ancora parlando, stava ancora gesticolando con un irritante sorriso sulla bocca.
Oh, quanto avrebbe voluto rifilargli un guanto della Mark dritto sulle gengive e godersi la maschera di sangue che sarebbe diventata la sua faccia!
«“Opera delle Stark Industries”, eh?» Udì ringhiare Steve mentre cercava ancora di sfondare la porta con una spallata.
«Quando ho progettato quelle manette l'ho fatto tenendo conto della forza e dei campi magnetici esercitati dalla pseudo magia di quell'idiota. Come potevo sapere che era anche un refrigeratore ambulante?!» Si giustificò cercando di nuovo un modo per entrare nel sistema di apertura della stanza. «È vibranio, Rogers, non gli farai un graffio.»
«Ma questo no.» Alla frase di Clint seguì un suono strano e sulla vetrata della parete si conficcò una freccia con una punta a ventosa. «Allontanatevi.»
Quando vide il luccichio rosso a intermittenza che preannunciava un'imminente esplosione, non se lo fece ripetere due volte.
Corse pochi metri seguendo l'ombra di Steve prima che un boato deflagrasse nel corridoio.
Il fischio nelle orecchie che ne seguì fu quasi più assordante.
Si ritrovò a perdere l'equilibrio e si appoggiò sulla provvidenziale schiena di Cap che si trovò davanti.
«Tutto bene?»
Annuì alla sua domanda.
«Sì, il tuo sedere mi ha attutito la caduta. Grazie.» Si tirò in piedi scrollando la testa mentre il fumo dell'esplosione si diradava.
«Cazzo!»
L'esclamazione di Clint non era un buon segno.



*



«Un'esplosione al livello 18, signore.»
Fury fulminò l'agente con un solo unico sguardo.
«Stavolta quell'asgardiano me la paga...» borbottò fra sé mentre raggiungeva l'ascensore.



*



Si pulì più volte i polsi come a lavare via ogni traccia di quelle ignobili ferraglie.
«I giocattoli di Stark... avevo dimenticato quanto fossero semplici da mandare in frantumi.»
Sul volto di Sigyn non lesse nulla di diverso dalla più spontanea sorpresa. Lo fece sorridere.
«Come hai fatto?»
«Dimentichi quale sangue scorre nelle mie vene?» rispose con beffa ma sapeva bene a cosa si stesse riferendo.
«Cosa voleva dire che Heimdall non può vedermi?»
Adesso aveva controllo, adesso aveva imparato ad averne. Non era più schiavo delle emozioni, sapeva governarle, sapeva governare ogni alito che gli sfiorava il petto.
Fu solo per questo che non cedette all'istinto che voleva avvolgerle le braccia attorno e stringerla forte, sussurrarle quanto avesse aspettato di riaverla, quanto avesse bramato di nuovo il suo calore.
«Vuol dire ciò che ho detto, ora non badare a questo. Ho bisogno che tu faccia qualcosa per me.»
Non fu sorpreso dal suo cambio di atteggiamento, dalla sua diffidenza, dal suo sorriso beffardo.
«Io dovrei fare qualcosa per te?» Poi il sorriso sparì. «Tu mi hai costretto in questo corpo ancora una volta. Tu sapevi, sai, cosa significava. Non chiedermi nulla, non puoi chiedermi nulla, non dopo quello che hai fatto. Avrei preferito mi avessi piantato una lama alla gola, fratello, ma non questo...»
Fece un passo, poi un altro. Sigyn lo fronteggiò con la solita ostinazione.
«Non chiamarmi fratello. Smettila di chiamarmi fratello, Sigyn.»
Di nuovo un sorriso, disperato quanto il suo. «E tu smettila di usare quel nome. Chiamami con il mio, se tanto ti disgusta chiamarmi “fratello”. Thor, è questo il mio nome. Non ne ho altri.»
Deglutì un denso sapore acido e serrò la mascella, la mano tremò appena ma restò ferma lungo il suo fianco. «Spezza questo incantesimo o qualsiasi cosa tu e Amora mi abbiate fatto... Allearsi con lei... Perché, Loki? A tal punto arriva il tuo odio per me?»
«Io non ti odio, Sigyn.»
«Smettila...»
Sorrise inclinando appena la testa. «Se farai ciò che ti chiedo non-»
«Per le Norne, Loki! Io non faro nulla di ciò che mi chiederai! Hai nuovamente attaccato Midgard per diletto, senza alcun rispetto né riguardo per gli innocenti che la abitano. Hai costretto nuovamente ad armare le loro mani, la mie, e per cosa? Per divertirti a guardarmi in questo stato? Per deridere l'unico legame sincero che sia mai esistito fra di noi? Quanto è profondo il pozzo in cui alberga il tuo rancore?»
«La compagnia vuota di questi mortali offusca il tuo giudizio.»
«No, è la bieca vendetta a offuscare il tuo, fratello e-»
Fu un attimo, breve e fugace. Un attimo e le sue dita si avvolsero attorno al suo polso, i denti si digrignarono, la rabbia squarciò ogni patetico controllo.
«Io non sono tuo-»
Non seppe cosa venne prima, se il grido, se il suono delle ossa, se lo sguardo perso e sofferente sul suo viso.
Si ritrovò solo a lasciare quel polso fragile, troppo fragile.
Una domanda nella testa che per un solo breve istante occupò ogni suo pensiero.
La risposta la trovò subito, la trovò negli occhi di Sigyn, nell'odio che per la prima volta vedeva risplendere nelle sue asciutte lacrime.



*



Il vetro era ancora perfettamente integro, non una crepa non un maledettissimo graffio.
Clint colpì la lastra con un pugno sibilando un paio di oscenità a denti stretti.
Tony e Steve lo raggiunsero subito.
«Quell'esplosivo può mandare a gambe all'aria una testa blindata dei Marines! Di che diamine è fatto questo dannato vetro?»
«Di nessun materiale che possa resistere a un'esplosione del genere» sentenziò Tony guardando ancora una volta quella cella. «È decisamente qualcosa di magico, non si spiega altrimenti. Anche il perché non riusciamo a sentire cosa dicono.»
Steve riprovò con la porta, cocciutamente, ma Clint non poteva fargliene una colpa.
Saettò nuovamente con lo sguardo su Loki, poi sulle sue mani. «Che sta facendo?» chiese quasi più a se stesso quando lo vide afferrare un polso di Thor. L'espressione sul suo viso gli fece riprovare orribilmente sotto la pelle la sensazione dell'essere un fantoccio di pezza alla sua mercé.
Rabbrividì.
«Ma che-» Le parole di Tony si spezzarono quando Loki lasciò andare quel braccio.  
La porta si aprì.



*



«Thor!» Il primo volto fu quello di Rogers, il secondo di Stark, il terzo, che rimase fermo sulla soglia dell'entrata, era di Barton. Teneva l'arco tirato e una freccia puntata fra i suoi occhi.
L'ultimo che vide fu quello di Sigyn.



*



La freccia fischiò sulla parete con un sibilo, poi cadde a terra.
Clint abbassò il braccio ingoiando una decina di insulti.
«Dov'è finito?» chiese Tony.
«È scappato, come i codardi.» Agganciò l'arco sulla schiena e raggiunse Steve. «Cosa gli ha fatto?»
Thor tremava, non sapeva se per rabbia o per dolore. Si teneva un polso che si stava gonfiando troppo.
«Potrebbe essere solo lussato» sospirò il capitano.
«È rotto...» Anche la voce di Thor tremava. Era strano, era strano vederlo così, con quella sofferenza chiaramente disegnata sul viso, con la determinazione a non cederle trattenuta sotto le palpebre.
Era umano adesso, e lui sapeva bene quanto davvero poteva far male un arto rotto.
«Portalo in infermeria, capitano.»
Steve annuì. «Andiamo, Thor.» Non riuscì a sorreggerlo, Thor non glielo permise. Scostò la sua mano e prese a camminare fuori dalla cella. Steve lo seguì.
Nel mentre si ritrovò a guardare Tony che fissava atono quella sedia vuota. Le catene a terra, il ghiaccio che abbracciava le sue manette.
Prese un respiro profondo e aspettò che lo guardasse.
«Cosa facciamo ora?»
Tony alzò le spalle infilando entrambe le mani nelle tasche dei jeans. «Aspettiamo la sfuriata di Nick?»
«Probabilmente è già al corrente di-»
Un secondo dopo, il viso del direttore sbucò dalla porta.
«Voi due, con me!»
Appunto.





ஐஐஐ





«L'hai visto?»
«Sì, mia regina.» Frigga respirò a fondo  guardando il nero prato dei cieli. «Si chiuderà presto.»
Lo sapeva. E sapeva cosa fare.
«Quanto tempo abbiamo?»
«Forse troppo poco. Forse quello che può bastare.» Annuì grave alle parole del guardiano. «Mia regina, il nostro re-»
«No, non è necessario.»
«Tacere è tradire, mia regina.»
«Tacere è l'unica possibilità che ho per salvarlo.»
L'unica che mi resta per non perderli entrambi. Ancora una volta.





ஐஐஐ





Bruce non riusciva a stare fermo sulla sedia. Distese le spalle, poi poggiò i gomiti sul tavolo, poi tornò a drizzare la schiena. Cercò una penna con cui giocherellare: non la trovò.
«Chi vi ha dato l'ordine di interrogarlo?»
«Signor-»
«Capitano, confidavo in te per tenere sotto controllo queste teste calde e scopro che sei tu l'artefice di questa stupidaggine?»
Steve deglutì a vuoto e Fury sgranò furente il suo unico occhio.
Bruce voleva dannatamente una penna.
«Eravamo tutti d'accordo che interrogare Loki fosse l'unico modo per scoprire cosa era successo. Nessuno si è opposto alla proposta del capitano Rogers.»
Clint tentò una difesa che ebbe come unico risultato quello di beccarsi la stessa occhiata che era stata rifilata pocanzi a Steve.
«Quella stanza era stata costruita per queste eventualità, Nick. L'abbiamo solo battezzata.» Ammirava il modo con cui Tony riusciva a reagire e ad agire in ogni occasione, forse era la spavalderia dei miliardari, o la stupidità dei geni. «E se mi permetti è un bel localino, un po' spoglio forse.»
«Oh, grazie, Stark. Per fortuna non l'abbiamo fatta costruire a te altrimenti sarebbe finita congelata all'istante come le tue belle manette.»
«Sì, lo so che da quando ho smesso con la produzione di armi di distruzione di massa non vi sono più molto simpatico. Reed però è un buon sostituto, e per la cronaca, c'era anche il suo contributo in quelle belle manette finite “congelate all'istante”. [1]»
«Il professor Richards prende molto seriamente il suo compito, a differenza tua.»
«Semplicemente perché non è un compito per me. È un favore, Nick, un favore che faccio a te e a quei parrucconi seduti sulle sedie del senato. Potrei starmene nella mia villa nuova a bere piña colada per quanto mi riguarda, così saresti libero di abbaiare ordini a Reed e al resto della sua banda.»
Eccoli che ricominciavano. Quando iniziavano a battibeccate, Fury e Tony erano peggio di una coppia di vecchi sposi inaciditi.
«Non ti tengo legato, Stark, la porta è quella. Puoi andare quando ti pare.»
«Se non lo faccio è solo per la compagnia e non certo la tua, mi pare ovvio.»
Si passò una mano sulla fronte contando fino a dieci.
«Dottor Banner!» Non era arrivato neanche a otto. Alzò lo sguardo sul viso di Fury che troneggiava in piedi a capo del grosso tavolo di legno.
Tutti loro seduti attorno come una massa di scolaretti disubbidienti. Non aveva preso un dottorato in fisica nucleare per finire così...
«Lei cosa ci faceva qui? Lo sa qual è il protocollo, giusto?» Il mostro resta in gabbia quando non è utile.
«Beh, visto che c'erano tutti ho pensato di unirmi anch'io...» Vide Tony sorridere del suo coraggio ma lo sguardo del direttore lo fece spegnere in fretta.
«Vi ho messo nelle mani la sicurezza, l'ordine e la fiducia di questa nazione, di questo intero mondo, e mi ritrovo cosa? Un dio nordico senza poteri e senza attributi e con un polso rotto! Un pericoloso criminale alieno scappato chissà dove con chissà quale alleato di cui ignoriamo provenienza e potenziale! Per non parlare del circo che ho dovuto tirare su a Central Park a causa di quel dannato martello!»
«Signore-»
Steve fu zittito ancora.
«Ora, fate in modo di rimettere quel martello nelle mani di Thor quanto prima, trovatemi Loki, in qualunque buco si sia nascosto e senza farvi fregare come delle mammolette, ma soprattutto, evitate di usare la base operativa della mia agenzia come area-test per le vostre armi.»
L'occhiataccia finale fu tutta per Clint.
«Sissignore.» E fu lui il primo a lasciare la sala.



*



«Te l'avevo detto che non era rotto.» Natasha osservò l'infermiere che stringeva la fascia attorno al polso di Thor, osservò il suo viso e lo sguardo incuriosito con cui lo stava guardando, la stava guardando. «Puoi andare» ordinò e lui annuì con malcelata soggezione.
«Fa male» sospirò Thor una volta che furono rimasti soli cercando di muovere il braccio appena medicato.
«Lo so.» Lei si alzò dalla sedia e raggiunse il bancone d'acciaio su cui sostavano ancora le forbici e la garza sterile. «Ma forse tu non sei abituato, vero?» Gli sorrise poggiandosi al tavolo e incrociando le braccia sul petto.
Thor alzò le spalle. «La prima volta che sono stato mortale, Jane mi ha investito con la sua auto, due volte.» Le sorrise di riflesso. «Eppure non ho provato il dolore che ho sentito prima...» I suoi occhi si abbassarono e percorsero il bianco della stoffa. «Non mi sono mai sentito più debole... più-»
«Vulnerabile» suggerì e Thor tornò a guardarla.
«Già.»
«Posso farti una domanda?» Aspettò che facesse un cenno con la testa e continuo: «Chi è Sigyn?»
La domanda se l'erano posta tutti, altre domande Natasha le aveva sentite nascere nella testa quando aveva visto gli occhi con cui Loki guardava Thor in quella cella.
Erano solo piccoli movimenti del viso, pallidi riflessi, un'alzata di sopracciglia, un labbro che vibrava. Loki era un bravo attore eppure ogni tanto la maschera si incrinava e lasciava trapelare la sua vera pelle.
«Sigyn è...» Thor si prese qualche attimo prima di continuare. «È il nome che Loki mi diede quando fui obbligato in questo corpo la prima volta.»
«Un nome?»
Annuì. «Allora non sapevo cosa fosse accaduto né quanto tempo avrei dovuto trascorrere con indosso questa pelle. Loki decise che darmi un nome sarebbe stato...» Sorrise tristemente come perso in ricordi lontani, forse tristi, di certo dolorosi. «...Sarebbe stato d'aiuto. Nessuno era a conoscenza di ciò che mi era accaduto al di fuori di lui.»
«Fu una specie di nuova identità.»
Thor non disse nulla. Le sorrise soltanto annuendo con il capo.
E cosa accadde davvero, Thor?
Se Natasha fosse stata sicura di avere una risposta avrebbe fatto anche quella domanda ma, sapeva, Thor non avrebbe risposto.





₪₪₪





Le dita erano fredde, gelide, sembravano essere capaci di tarmare anche l'anima, paradossalmente, alle sue spalle la roccia pareva quasi calda.
Amora cercò di respirare attraverso la morsa con cui la teneva ferma.
«Dammi un solo motivo per cui non debba ucciderti in questo momento.»
Provò a sorridere e la stretta si chiuse ulteriormente. «Non capisco di cosa parli...»
«È mortale!» Il ringhio che si spezzò fra denti di Loki la fece sorridere ancora mentre con le dita disegnava la linea di una runa nel suo stesso palmo. «A cosa può esserci utile adesso in quel debole corpo?»
«Oh, di certo è questa la tua vera preoccupazione... Non è che temi forse che le sue cosce non siano abbastanza calde?» Quando poggiò il palmo contro il petto dello Jotun, sentì la morsa spezzarsi e lo vide fare un passo indietro. Solo uno. Almeno poteva respirare nuovamente.
«Non giocare con me, Incantatrice.»
«Non sto facendo nessun gioco, Laufeyson, e non provare più a mettermi quelle sudice mani addosso» scandì tastandosi la gola. «Se è mortale è perché qualcosa non ha funzionato.»
Loki ghignò nel suo solito modo fra il cinico e il patetico.
Loki era indubbiamente un patetico, lo era sempre stato.
«Non ha funzionato...» Le fece eco. «Avevi un solo compito e l'hai fallito. Il tuo contributo è stato inutile e inconcludente come la tua stessa presenza.»
Stavolta fu lei a ghignare. «Non ho fallito nulla, Loki. Ha ancora ciò che ci necessita per mettere fine a questa storia. Mortale o Aesir non ha importanza.» Si allontanò di qualche passo sfidandolo con un'espressione decisa. «Piuttosto che accusare me, impegnati a giocare bene la tua parte. Sbaglierò, ma sei tu quello che ancora non ha portato a fine il suo compito...» Poi sorrise. «Non ancora.»
La risata che udì non la sorprese. «Fossi in te cercherei di non sfidarmi. Sai bene la fine che fanno coloro che solo lo tentano.»
«Siedono su un trono d'oro?» Lo schernì senza però rubare la soddisfazione di vederlo ferito.
«Non hai ancora ciò che brami, Incantatrice. Ricordalo.» Quegli occhi verdi non lasciarono trapelare niente.
«Neanche tu... Ma sappi che se soltanto pensi di usare i tuoi stupidi inganni contro di me, la tua bella Sigyn svanirà come una bolla di sapone. Se io non riavrò ciò che è mio, tu mi seguirai nel medesimo fato.»
Loki sorrise ancora. «Guardati le spalle, Incantatrice.»
«Ti ringrazio per il gentile consiglio, mio principe.» Lo derise con un inchino. «Faresti bene a seguirlo anche tu.»
Quando si allontanò poté sentire il suo sguardo fra le scapole.
Non riuscì a non rabbrividire.





₪₪₪





I corridoi erano silenziosi. Succedeva sempre quando il principe non era a palazzo.
Ultimamente il principe era a palazzo sempre meno spesso.
Linn stava trasportando un vassoio con delle rose appena recise. Sarebbero servite per creare una lunga treccia floreale con cui adornare la sala del trono. Perché Thor avrebbe fatto presto ritorno e come ogni volta sarebbe stata grande festa.
«Sei Linn?» Si voltò verso quella voce maschile trovandosi di fronte il viso serio di una delle guardie.
Fece un cenno con la testa. «Cosa volete?» chiese con qualche incertezza tenendo salde le dita attorno al vassoio d'argento.
«Chiedono di te. Seguimi.»
Non fece un passo. Corruccio la fronte e restò immobile anche quando la guardia le lanciò uno sguardo spazientito. «Chi mi cerca? Chi dà ordine a una delle guardie reali di convocare una serva?»
Non era mai un buon segno. Non aveva commesso nessun'azione che giustificasse una convocazione ufficiale.
Aveva solo fatto il suo lavoro, svolto i compiti che le erano stati assegnati, eseguito gli ordini impartiti.
Chi poteva...
«Il guardiano richiede la tua presenza. Non farmi perdere altro tempo o ti carico di forza sulle spalle.»
Per poco il vassoio non le cadde dalle mani.












***



Note:
[1] Reed Richards ossia Mister Fantastic, dei Fantastici Quattro. Considerato l'uomo più intelligente del mondo (per quel che riguarda l'universo Marvel). [Wikipedia]








NdA.
Tadah!
Altro casotto dove non si capisce nulla, lo so, ma mi auguro che il capitolo non sia stato troppo caotico @x@
Abbiamo spianato qualche grinza, però: i nostri hanno almeno fatto la conoscenza di Sigyn (e Loki sta per avere un altro esaurimento nervoso...)
Mi auguro che tutti conosciate l'amato Mr Fantastic, non avrà alcun ruolo nella storia, volevo solo inserire un suo cameo perché lo adoro e perché mi piaceva l'idea che lui e Tony si rispettassero e talvolta collaborassero.
Tranquilli, nessun crossover marvelliano perché, ahimè, non saprei gestirlo. *è una capra*
Torna Linn e io sono felice, perché è la mia bambina e le voglio bene >///<.

E ora piccole news di servizio:
1. Avrete notato il cambio di font. Non è un capriccio ma un piccolo test. Nonostante ami il font classico di EFP noto che dallo smartphone c'è qualche problema per quanto riguarda il corsivo, almeno dal mio non riesco a leggerlo e questo crea qualche difficoltà per la comprensione di alcune parti della storia.
Questo cap è scritto con il mio caro e vecchio Georgia e vorrei chiedere a voi se trovate qualche miglioria per la lettura. A seconda delle risposte vedrò di formattare tutta la storia e anche il prequel con il nuovo font, altrimenti resta tutto com'è e vuol dire che è il mio cell a essere tardo =_=
2. Sicuramente domenica prossima riuscirò ad aggiornare ma forse sarà l'ultimo aggiornamento per quest'anno.
Lo so che state già festeggiando, brutta gente, però non sparisco dalla circolazione perché sto lavorando a una cosuccia per natale ^^

Bene, grazie come sempre per la compagnia e scusate la lungaggine di queste note >///<
Un abbraccio e alla prossima <3
Kiss kiss Chiara
  
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