Anime & Manga > Magi: The Labyrinth of Magic
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Autore: Hirriel    08/12/2013    5 recensioni
They say hope begins in the dark, but most just flail around in the blackness, searching for their destiny.
The darkness, for me, is where I shine.
(Richard B. Riddick)

Judal non si aspettava niente da quel viaggio nel sud d’occidente; Kougyoku si doveva sposare e lui la doveva accompagnare, punto. Non sarebbe dovuto succedere proprio nulla di anormale a parte gli occasionali bisticci e il fastidio arrecato dall’insopportabile caldo del territorio. Senonché gli rotolò davanti una piccola ragazzina con le guance paffute e gli occhi torbidi.
Il suo nome? Lilith.
E la quantità di problemi che portò fu indirettamente proporzionale alla sua altezza.
INTERROTTA
Genere: Dark, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judal, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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3. Il corpo a corpo non è il suo forte, alternative?

Lilith aveva fatto a botte una volta sola. Data la sua statura era comprensibile, la buona volontà non era tutto per vincere una scazzottata.
Lilith aveva fatto a botte una volta sola e aveva miseramente perso. Aveva circa sette anni quando successe, a quei tempi viveva ancora a Magdas, una città sulla costa. Era riuscita a rubare un pezzo di pane e stava correndo come un fulmine lungo il litorale, quando un gruppo di ragazzi l’aveva fermata ed era stata costretta a consegnare la sua pagnotta. No, non era in quel momento che aveva fatto a botte, nonostante il suo caratterino, Lilith sapeva riconoscere quando era inutile combattere (in quei casi, urlava qualche insulto e se la dava a gambe senza troppe cerimonie).
Fu mentre tornava al suo rifugio, frustrata e arrabbiata per quella pagnotta, che vide un bambino più o meno dei suoi stessi anni, con una grande fetta di melone tra le mani. Non si fece molti problemi, era povero e mal nutrito anche lui, sarebbe stato facile convincerlo: gli comandò di consegnarle il cibo e andarsene oppure lo avrebbe ucciso con il suo pugnale. Non avrebbe mai pensato che il bambino fosse così disperato da lanciarsi contro di lei senza neanche farle finire il discorso. Lilith era piccola e debole e non era pronta ad usare un vecchio pugnale arrugginito, infatti fu facile per il ragazzino strapparglielo di mano e lanciarlo lontano, poi prenderla a pugni e correre via.


Da quell’esperienza, Lilith dovette ammettere a se stessa che lo scontro corpo a corpo non era il suo forte e che si sarebbe dovuta limitare a calci o pugni in punti ben mirati, per poi scappare via con il bottino.

Ecco cosa intendeva con “odio puro e razionale”, non doveva avere quella furia cieca che la spingeva a lanciarsi contro qualcuno, senza pensare alle conseguenze.

Doveva provare a pensare, per una volta 
non doveva essere se stessa e cercare di diventare una persona che ragionava, raffreddando i suoi bollenti spiriti, come diceva sempre Halima.

«Quando ti agiti, bevi una tisana. E quando non ce l'hai, il che succede quasi sempre dato che non abbiamo i soldi per comprarci le erbe e gli infusi necessari, immaginati di averla, richiama alla mente la sensazione di quiete e di pace che ti dà. Poi apri gli occhi e ragiona.»

Corse tra i vicoli guardando tutti i negozi, cercandone uno in particolare. Il negozio di Halima faceva parte di uno dei grandi empori della città, quindi in quelle vie c’erano solo negozietti. Quello era l’orario più caldo, quando i mercanti tornavano nelle case o si chiudevano nelle loro botteghe per mangiare e riposarsi e per le strade non c’era anima viva.

«Perché non fai come ha detto quella vecchia e chiedi aiuto a qualcuno?» la voce del Magi accanto a lei la fece quasi sobbalzare. Il ragazzo aveva deciso di seguirla, le stava dietro quasi volando, solo alcune volte poggiava di nuovo i piedi a terra e si dava una spinta per poi tornare in aria. Lilith si era imposta di ignorarlo doveva concentrarsi su Halima.

"Sangue freddo, sangue freddo, sangue freddo"

«Credo che la vecchia, dicendo così, stesse solo cercando di spaventare quei bastardi.» gli rispose «In questo quartiere mi odiano quasi tutti, come minimo ho rapinato metà dei negozi qui intorno e tentato con l’altra metà, nessuno vorrà aiutarmi.» vide una bottega con il tetto verdognolo e una finestra mezza rotta. Era quella che stava cercando. Ci si diresse a tutta velocità e spalancò la porta «Tch, quello stupido non ha ancora capito che deve chiudere.» sorrise.

"Tisana." Era una stanza piena di ceste di tutte le dimensioni, appese al soffitto o ammassate in alcuni angoli, grandi tappeti laceri e rovinati impedivano alla luce di filtrare dalle finestre, creando una lieve penombra. L’aria era pregna di aromi di erbe selvatiche. Stando in silenzio si potevano sentire dei lievi sibili.
"Sangue freddo." Lilith camminò lentamente verso uno scaffale e afferrò un piccolo flauto nascosto sul fondo che si confondeva con il legno del ripiano. Nessuno sarebbe riuscito a notarlo a una prima occhiata, il che dimostrava che la ragazza c’era stata più d’una volta in quella strana bottega.

"Ragiona!" D’un tratto grande serpente color rosso fuoco con due teste si avventò contro Lilith, sibilando furioso, pronto ad attaccare, ma prima che  potesse morderla la ragazza soffiò forte nel flauto facendo uscire una nota acuta e stonata. Dopo un attimo di incertezza, il serpente cominciò a ondeggiare, liberandola dalle sue spire e osservandola con curiosità.

Lilith afferrò l’animale per i due colli, prese una cesta vuota e lo chiuse dentro. Si voltò verso il Magi. Lo intravide nascondere dietro la schiena una piccola stecca con qualcosa di rosso sulla cima. «…Come avrai capito il proprietario di questo negozio è un ammaestratore di serpenti.» cominciò a spiegare, ignorando lo strano comportamento del ragazzo «Di solito tutti i serpenti dei negozi sono senza zanne, oppure gli sono state tolte le ghiandole del veleno. Ma si dice che in questa bottega ce ne sia uno velenosissimo che Abhay, il proprietario, tiene libero quando lui non c’è, in caso che qualche ladro si intrufoli.» ridacchiò e sollevò la cesta sigillata, tentando di non far notare il lieve tremito delle mani, non le succedeva tutti i giorni di trovarsi faccia a faccia con quel serprente «Ti presento Pamela. Abhay è molto chiacchierone quando è ubriaco e visto che qui dentro oltre ai serpenti tiene anche del cibo, dovevo avere questa informazione. In pratica solo questo flauto la tiene a bada.»

«Mmm…» il ragazzo incrociò le braccia al petto «E quindi? Lascerai quel… coso nella bottega sperando che li morda? Non potrebbe uccidere pure la vecchia?»

Lei ci pensò un attimo, poi gli diede le spalle e si diresse verso gli altri cesti.

 


Dal negozio provenivano ancora urli e rumori, probabilmente quei ladri avevano trovato qualcosa di valore e non avevano intenzione di andarsene tanto presto.
Lilith prese un gran respiro e spalancò la porta del negozio.

I due uomini (il terzo era ancora svenuto per la bastonata che gli aveva dato Halima e non sembrava che gli altri se ne curassero più di tanto) si girarono verso di lei e il più vecchio cominciò a ridere «Ma allora sei stupida! Che fai ragazzina? Avevamo in mente di venirti a prendere dopo aver finito qui ma a quanto pare vuoi proprio farti del male, eh?»

«Sapete, dopo aver pensato ai vari modi di uccidervi, ho scelto a quello più divertente da vedere.» disse lei, l'adrenalina le scorreva nelle vene, il cuore batteva a mille «Però, potrei occasionalmente decidere di risparmiarvi se mi fate vedere dov’è la vecchia che avete codardamente attaccato.»

Silenzio. I due la guardarono con una faccia ebete e poi ricominciarono a sghignazzare «Ucciderci? E come faresti? Ecco la tua nonnetta comunque, le abbiamo fatto sbattere la testa, prega che non ci sia rimasta stecchita, anche se… sarebbe ora!» il ragazzo rise per la sua stessa battuta e calciò il corpo di Halima sdraiato per terra, svenuta -o forse morta-.

Lilith stringe forte i pugni, prese un altro respiro e afferrò un grande cesto e una cassa. I due non fecero neanche in tempo a muoversi che la ragazza si fiondò verso di loro lanciandogli il contenuto della cassa. Vennero investiti da uno strano liquido puzzolente «Latte?!» sputacchiò uno.

«Ma bravo!» urlò Lilith e aprì la cesta, lanciando anche quella contro gli uomini. Subito, uscirono una montagna di serpenti aggrovigliati fra loro che veloci si diressero verso i ladri, attratti dall’odore del latte. I due cominciarono ad urlare come pazzi «Levali, levaliiii!!» «Cazzo, mi ha morso! Muoio!» «Aiuto!!!» si dimenarono, uno inciampò e finì a terra e cominciò a contorcersi terrorizzato, mentre l’altro arrancò verso l’uscita sbattendo contro le pareti.

Lilith si avvicinò ad Halima e le mise una mano sul petto. Batteva. Il cuore batteva. Sospirò di sollievo. La trascinò velocemente verso la porta del retrobottega e la chiuse dentro appena in tempo, il ladro rimasto nel negozio la afferrò per una spalla e la buttò per terra. Era un po’ strano, urlante e pieno di serpenti, se non fosse stata in quella situazione Lilith sarebbe probabilmente scoppiata a ridere.

«Brutta puttana!» l’uomo sfoderò il pugnale e le si lanciò addosso, ma la ragazza (per una volta la sua bassa statura le fu d’aiuto) rotolò sotto un tavolino e lui inciampò nei suoi stessi piedi, andando a finire sull’uscio della porta.

Ora molte persone erano uscite in strada e guardavano spaventate il macabro spettacolo dei due che si rotolavano al suolo, cercando di togliersi i serpenti di dosso. Anche Lilith uscì e proruppe nella risata più forte e teatrale possibile «Bastardi! Ve la siete voluta! Ricordatevi sempre questo nome: Lil-» sfortunatamente la sua frase ad effetto venne interrotta da un forte colpo alla testa. Cadde a terra intontita e si trovò sopra il terzo di quei malviventi che si era risvegliato.
La prese per la maglietta, portandola vicina al suo viso e le diede un forte pugno che la fece cadere di nuovo al suolo a bocconi. Infuriato le schiacciò forte la testa con la scarpa, facendole mangiare la terra e iniziò a urlare agitando il pugno, pronto a colpirla di nuovo ma si fermò. Si guardò intorno e vide tutte le persone che li fissavano, qualche uomo aveva già preso dei bastoni «Cosa vogliono?» «Sono ladri?» «Hanno derubato il negozio dell’anziana?» «Stanno picchiando quella ragazza?» «Mandateli via!» «Farabutti!»

Sgranò gli occhi e indietreggiò impaurito, la mano al pugnale. Menò qualche fendente, ordinando a tutti di stare indietro ma si accorse che erano troppi. Dopo qualche attimo di esitazione corse verso i suoi compagni e i tre scomparvero dietro un angolo.

Lilith 
si rimise in piedi tossendo, il cuore che batteva forte, il corpo dolorante. «C-c’è Halima lì dentro ed è stata ferita, vi prego aiutatela!» urlò e sfruttò la sorpresa della gente per scappare via anche lei, conscia del fatto che più o meno tutte quelle persone sapevano chi fosse. Di certo con lei intorno nessuno avrebbe voluto aiutare Halima.

Corse per la terza -quarta? Ormai aveva perso il conto- volta tra i vicoli stretti della città, superando tanti negozi, ponti e edifici di ogni genere e quasi non li vedeva, nella mente sfilavano solo immagini di tutto quello appena successo. Era stato così veloce che quasi non se ne era accorta: i serpenti, i ladri... un successone.
Entrò in un piccolo fienile abbandonato, si buttò sulla paglia sporca e aspettò finché il respiro non ritornò normale. Si accorse che quel giorno non aveva fatto altro che correre.

"Ma Halima sta bene... sta bene... grazie grazie grazie." non era solita ringraziare qualcuno, credeva fermamente che non esistesse niente al di sopra o al di sotto degli esseri umani, che tutti fossero uguali, che nessuno controllasse e regnasse su di loro. Eppure sentiva il bisogno di esprimere la propria gratitudine, anche solo al mero "caso". Non si era mai ritenuta una persona fortunata ma avrebbe sempre potuto cambiare idea. Perché cazzo se erano andate bene le cose!

Non seppe neanche lei perché, ma cominciò a ridere. Agitò le gambe in aria e in un moto di euforia, con un ringhio vittorioso, lanciò la paglia in alto, guardando i piccoli fili svolazzare qua e là per poi posarsi di nuovo a terra.
C'era solo silenzio. I rumori del paese, le grida, i versi degli animali, tutto era attutito dalle pareti del piccolo fienile che in quel momento sembrava il posto più sicuro del mondo. Lilith fissò il pulviscolo librarsi in aria, rivelato dai raggi del sole che filtravano pigri dalle finestrelle. Le sembrava di stare in una bolla che girava e girava; respirò a fondo e chiuse gli occhi, gustandosi la quiete che la circondava.

Un battito di mani proruppe nel tranquillo silenzio della stanza, facendola uscire dallo stato di dormiveglia in cui si era già assopita. La ragazza alzò di scatto il busto e vide all’entrata colui che la stava tormentando ormai da un bel po’: Il Magi, di nuovo. Lilith cominciò a sudare freddo, ora che il pensiero di Halima non c’era più, sembrò improvvisamente ricordarsi chi era davvero il ragazzo.

«Sì sì, brava applausi! Insomma sei riuscita a battere quei tre, devo dire che non me l’aspettavo.» le si avvicinò, il sorrisetto strafottente di nuovo sul viso «Però… speravo di divertirmi di più, cioè, lo sguardo che mi hai lanciato prima nel vicolo, sembrava promettere come minimo una strage. Invece hai usato quei serpenti senza veleno…» sembrava quasi deluso, crucciato.

Lilith lo squadrò «…All’inizio, avevo intenzione di ucciderli.» ammise con un sospiro «Volevo fare la stessa cosa ma usando Pamela, i serpenti sono attratti dall’odore del latte e Pamela è veloce, anche se fossero stati cinque sarebbe riuscita ad ammazzarli.» si alzò per fronteggiarlo.

«Ma poi hai cambiato idea.» concluse lui «Perché?»

«Non mi piace uccidere.»

«Il che fa presupporre che tu l’abbia già fatto.»

«Ti potrà sembrare strano, ma sono piena di sorprese.»

Lui ghignò «Oooh, non ne dubito! Ma addirittura uccidere qualcuno… chi era?»

La bruna sospirò stanca, si passò una mano sul viso e tra i capelli sporchi, desiderando ardentemente che quella giornata finisse «Un piccolo bambino con una grande fetta di melone.»

Lilith aveva fatto a botte una volta sola e aveva miseramente perso, ma poi si era rialzata, il corpo stremato che pregava, agognava per del cibo. Non si poteva vivere in quel modo, quella non era vita, voleva solo da mangiare, per una volta voleva stare bene, non come se stesse per vomitare mezzo intestino per colpa degli acidi nello stomaco. Non voleva. Basta.
Aveva afferrato il piccolo pugnale e lo aveva lanciato contro il bambino che correva via. Mai aveva pensato di riuscire a conficcarlo in quel magro e morbido collo, facendo zampillare il rosso vivo, seguito da un rantolo di dolore che mai si sarebbe scordata. E c'era tutto quel sangue... che bel colore. Che bel colore.


«E...?»

«E cosa?»

«Com’è successo? Quando? Perché l’hai fatto?» gli occhi del Magi la scrutavano attentamente e di nuovo Lilith ebbe l’impressione che non la stessero semplicemente guardando. Davvero, quelle pozze cremisi fin dove potevano vedere?

«Non penso che lo dirò a uno come te.» ringhiò lei, sentendo ancora una volta la rabbia chiuderle lo stomaco, le mani che prudevano dalla voglia di prendere a schiaffi quel bel visino.

«Uno come me?» le si avvicinò ancora di più «Piccola, potrei offendermi.»

«La vuoi smettere di chiamarmi in quel modo? È fastidioso, non sei divertente, solo stupido e infantile! Mi chiamo Lilith, Lilith okay?» pestò i piedi con rabbia, non trovando altro modo di sfogarsi.

Lui invece rimase tranquillo, con un leggero sorrisino, continuando a squadrarla. Prese un grande respiro «Li~li~th.» cantilenò piano, facendo rotolare ogni lettera del nome sulla lingua, allungando le vocali con quella voce bassa e strascicata, socchiudendo leggermente gli occhi, come se volesse assaporarne ogni suono. Un brivido scivolò lungo la schiena dell’interpellata che si pentì subito di averglielo detto.

«Lilith.» ripeté lui «Mi piace! Mi hai fatto vedere quello strano rompicapo, sono stato insieme a te mentre venivi quasi uccisa da quel serpente e ora mi dici il tuo nome. La prossima volta che facciamo, usciamo ufficialmente insieme?» chiese sfacciato, con una punta di malizia negli occhi.

La ragazza non si diede neanche la pena di arrossire. Anzi, si impose di non farlo, non avrebbe dato a quel bastardo neanche una soddisfazione. Dunque si limitò ad alzare gli occhi al cielo «Abbiamo finito?»

«Finito?» scoppiò a ridere «Non credo proprio, siamo solo all’inizio, piccola Lilith.» era ufficiale, la “piccola Lilith” voleva triturarlo in tanti pezzettini, saltarci sopra e magari poi triturarlo di nuovo.

Il Magi si allontanò e fece per uscire, poi sembrò ricordarsi qualcosa. Si girò di nuovo verso di lei e disse: «Tieni gli occhi puntati al cielo, piccola. Judal non ha finito con te.»

Lilith sbuffò, mettendosi le mani sui fianchi «È una minaccia?»

«Oh no, è una promessa.» le concesse un ultimo sorriso e volò via.

Tornò il silenzio e per parecchi secondi la ragazza rimase imbambolata a fissare il punto in cui prima c’era il Ma-«Judal.» sussurrò piano.
«È Judal.» diede un forte calcio al fieno sparso per terra, si mise le mani tra i capelli e urlò con tutto il fiato in gola.

“Quel... bastardo!”

 


Tre personaggi loschi, con i vestiti laceri e sporchi di terra, camminavano inferociti dall’altra parte del paesino «Quella stronza.» imprecava a gran voce uno «Gliela faremo pagare! Si pentirà di essere nata!» gli altri due annuivano e urlavano a loro volta, usando epiteti volgari e bestemmiando, augurando tutti i mali del mondo a una certa persona.

«Sapete cosa facciamo? Questa sera, torniamo lì e uccidiamo la vecchia davanti ai suoi occhi. Poi uccidiamo anche lei.» «Sì! Sì! Magari prima la stupriamo e poi la uccidiamo!» «Anzi, prima le caviamo gli occhi!» «Le stacchiamo le dita!»

Ma non doveva andar proprio come volevano. Si alzò un leggero venticello e l’aria divenne d’un tratto più fredda. Nonostante fosse estate, i tre farabutti rabbrividirono. Anche se nessuno disse niente, una strana angoscia scese sul gruppetto e la paura che qualcosa -o qualcuno- stesse per arrivare si fece sempre più palpabile.

Poi, come a confermare le loro paure, una voce parlò «Voi non farete proprio un bel niente.» un giovane uomo con i lunghi capelli neri e gli occhi rossi atterrò davanti a loro, quasi come fosse caduto dal cielo. I tre si misero ad urlare indicandolo, sorpresi e terrorizzati.

«Aah non urlate, state sempre ad urlare, odio quando lo fate.» Judal si passò una mano tra i capelli «Dovreste conservare la voce per quando davvero ne avete bisogno… ma sapete che c’è? Per oggi avete strepitato abbastanza, facciamo che partirò dalle corde vocali okay? Così nessuno ci scoprirà.» alzò con fare annoiato la sua bacchetta e l’ambiente si riempì di rukh bianchi e neri. Le pareti si macchiarono di sangue e nessuno in tutta la città udì le urla silenziose di quei tre poveri ladri. Di sicuro, il giovane Magi passò un pomeriggio tranquillo.
 


Per tre giorni Lilith non aveva avuto il coraggio di andare a vedere come stava Halima. La vergogna di ripresentarsi davanti all'amica era troppa, come si sarebbe dovuta comportare? Non aveva dubbi sul fatto che Halima l'avrebbe riaccolta a braccia aperte, rivolgendole il suo solito caldo sorriso, magari anche più bello delle altre volte, dove si sarebbe potuto leggere sollievo e felicità nel rivederla. Questo pensiero non faceva altro che mettere ancora più in difficoltà la ragazzina. In fondo era scappata, l'aveva lasciata indietro pensando solo a se stessa. Nonostante poi quella scelta si era rivelata essere la migliore, dato che aveva potuto prendere i serpenti e agire contro i briganti, l'atto in sè era stato davvero orribile. Lilith odiava la vigliaccheria eppure si era comportata proprio in quel modo, abbandonando l'amica al suo destino.
Poi la continua paranoia di essere seguita da quei bastardi la perseguitava; ogni volta che usciva fuori dal vicoletto dove solitamente dormiva, si guardava in torno ansiosa, tendeva l'orecchio appena le sembrava di sentire qualche rumore sospetto e ogni volta che si trovava in luoghi affollati le sembrava di scorgere quei briganti. Non voleva mettere in pericolo Halima di nuovo, così aveva deciso di stare lontana per un po', tanto probabilmente c'erano i negozianti dei bazar vicini a prendersi cura dell'anziana signora.
Eppure quella situazione non durò molto. Il quarto giorno, dopo aver gironzolato per il paese senza più aver nulla da fare, annoiata a morte, decise che fare una capatina al negozio di cianfrusaglie, giusto per vedere come andavano le cose, non era una cattiva idea. Quando fu lì , non riuscì a non entrare. Trovò la vecchia nel retrobottega, con una donna che si prendeva cura di lei. Halima aveva passato le giornate a sonnecchiare nel suo letto, la mano ferita era stata fasciata con delle erbe e il bernoccolo che aveva in testa era praticamente andato via. Niente la rese più felice di rivedere Lilith sana e salva.

Congedò la donna, dicendo che la ragazza avrebbe preso il suo posto.
Non volle parlare né della loro litigata né di quanto male le avessero fatto i ladri. Voleva parlare solo dell’impresa che Lilith aveva compiuto con quei serpenti, ormai nel quartiere non si parlava d’altro.
La ragazza seppe che Abhay, l’ammaestratore di serpenti, era adirato e si era presentato spesso alla porta di Halima a chiedere un risarcimento per i serpenti persi e il latte sprecato. Ma dato che fino a prova contraria la vecchia non aveva avuto parte nella brillante trovata di Lilith, Abhay non potè fare niente se non giurare ogni volta che sarebbe tornato. 
Ma quelli erano problemi da niente, ci avrebbero pensato un’altra volta; dovevano parlare, parlare e parlare. Lilith non riuscì a tenere per sé neanche una cosa: le raccontò tutto, del Magi, dei serpenti, del Magi, dello scontro con i malviventi, del Magi. Halima per un primo momento si spaventò e stette sul punto di sgridarla di nuovo ma poi vide l’euforia e la rabbia che quel volto giovane trasmetteva e si zittì, ascoltando attentamente ciò che le veniva raccontato.
«Se non ti conoscessi bene, direi che ti sei presa una cotta per quel Magi.» dopo l’affermazione della vecchia, Lilith si alzò e affermò che andava a vomitare, suscitando l'ilarità della sua amica.

Passarono quattro giorni così, una strana ed innaturale quiete felice aleggiava intorno al negozio e sembrava che non sarebbe mai finita. Lilith aveva steso un materasso accanto a quello dell'amica, decidendo che per alcune notti sarebbe rimasta a dormire lì per farle compagnia e aiutarla in casa.
Era tutto tranquillo e divertente: con le poche cose che c'erano la ragazza faceva da mangiare e nonostante il cibo fosse sempre sciapo, Halima affermava che non mangiava così bene da anni. Di sera, quando si stavano per addormentare, la vecchia le raccontava storie, oppure le chiedeva di nuovo come fosse riuscita a entrare nel negozio di serpenti e catturare Pamela.
Halima rimandò le raccomandazioni o gli avvertimenti, sapeva che il Magi avrebbe mantenuto la promessa, Lilith non era al sicuro. Ma non riuscì a dire niente alla ragazza, non voleva rovinare gli unici momenti che passavano insieme senza che Lilith la insultasse o urlasse per un nonnulla. Quindi continuò a rimandare, sperando che il pericoloso ragazzo si attardasse, cercando di nascondere l'ansia che la opprimeva e alle volte dimenticandosene perfino, incredula di poter passare così tanto tempo serenamente con Lilith.

Ma quella tranquillità non sarebbe durata per molto.

Era pomeriggio e la ragazza stava pulendo la bottega che Halima aveva deciso di chiudere per almeno un mese. C’era davvero tanto da rimettere a posto e le sarebbero volute settimane per scovare tutti i pezzi degli oggetti che i ladri avevano rotto, trovare il materiale per ricostruire le finestre e ricomprare i mobili che erano stati danneggiati. Insomma un lavoraccio e Halima nelle sue condizioni non poteva di certo farlo.
Comunque, tutto sembrava essere più o meno tornato alla normalità: come suo solito Lilith era incavolata nera, un po' per il caldo, un po' per il cibo che aveva cominciato a scarseggiare, un po' perché non era mai contenta e in più le facevano male le braccia, non vedeva l'ora di finire di risistemare. 

D’un tratto la porta si aprì. «Non vedi che casino che c'è qua dentro? Siamo chiusi. Vattene, riapriremo tra un mese dopo aver rimesso a posto» disse Lilith bruscamente, senza neanche alzare lo sguardo.

«Che cattiva, dopo una settimana che non ci vediamo, mi rifiuti così?» la ragazza quasi saltò per lo spavento, conosceva quella voce. Non fece in tempo a dire niente che una mano le tappò la bocca e si ritrovò a pochi centimetri due occhi rossi tremendamente familiari. Judal si poggiò il dito indice sulla labbra, facendole segno di tacere e indicando l’esterno. Lilith lo guardò male e scosse la testa ma lui la prese per un braccio e cercò di trascinarla.

«Halima, esco per un po’!!» urlò alla vecchia che stava nell'altra stanza e non poté neanche sentire la risposta, che il Magi la spinse oltre l’uscio.

«Che cavolo f-» Judal alzò gli occhi la cielo, la ragazzina stava per cominciare a sbraitare di nuovo. Senza neanche lasciarla finire, la prese in braccio e spiccò il volo, alzandosi sopra i tetti del paese. Le rivolse un sorrisetto furbo e si lanciò verso i confini della città, assaporando l'aria calda che sferzava forte sul viso.

Lilith non poté far altro che urlare per la spaventosa altezza.


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Non molto convinta di questo capitolo, spero davvero mi facciate sapere che ne pensate.
Come sempre, grazie anche solo a chi legge. Alla prossima!!
  
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