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Autore: Kylu    09/12/2013    4 recensioni
Sarebbe stato uguale, per molti versi. Di nuovo sei draconiani uniti da un custode, di nuovo cinque draghi a combattere al loro fianco.
Eppure sarebbe stato diverso. Da molti punti di vista, peggiore. Più cruento.
Molto sangue sarebbe stato versato, perchè questa volta sarebbero stati umani contro umani e draghi contro viverne, in una lotta millenaria che nonostante gli sforzi per ripristinare la pace era ripresa, un anno più tardi rispetto all'ultimo scontro con Niddhogr.
Draghi e draconiani, separati nel corpo, ma uniti più che mai nel cuore e nella mente.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavano mano nella mano sulla piccola striscia di spiaggia scura, i piedi sprofondati nella sabbia fredda, i corpi già avvolti dalle pesante tute da immersione subacquea. Vestiti a quel modo, con la stoffa lucida ed aderente rischiarata dai bagliori lunari e i caschi collegati da grossi tubi alle bombole d’ossigeno, parevano strani esseri in diretta da qualche pianeta alieno.
Era stato facile per Fabio procurarsi l’attrezzatura necessaria – la casa di Ewan e Chloe era piena di aggeggi del genere grazie a loro madre, appassionata di qualunque sport estremo o pericoloso esistesse sulla Terra. Il ragazzo si era poi intrufolato come sempre in camera di Sofia, e mezz’ora dopo eccoli pronti all’immersione.
Pronti per modo di dire.
Il lago non aveva mai fatto così paura; perdendo i poteri da Draconiani, i ragazzi si erano accorti di non riscontrare più quella sorta di sintonia con la natura che li aveva caratterizzati, e mentre una volta la visione dell’acqua nera che sciabordava lungo la riva sarebbe stata un paesaggio rassicurante, ora incuteva loro solamente timore.
Fabio cercò di farsi coraggio. Non era da lui quella ritrosia, quel lasciarsi sopraffare dalle emozioni.
Controllò un’ultima volta il proprio casco e le bombole, dopo di che fece un gesto deciso a Sofia. Lei annuì. Gli faceva tenerezza, così impacciata in quella muta troppo grande per lei, pronta ad agire nonostante il suo evidente terrore.
Contemporaneamente accesero le torce che tenevano legate ai polsi. Poi, insieme, avanzarono fino a quando l’acqua non arrivò loro alla gola; dopo di che s’immersero, andando incontro alla nuova avventura.
 
                                                                       ***
 
Lidja e Karl si erano subito accorti che qualcosa non andava.
Lei si era svegliata nel cuore della notte con uno strano presentimento addosso. Sofia, era stato il suo primo pensiero. Sofia è in pericolo.
Karl, che dormiva in una stanza poco distante da quella di Sofia, era ancora sveglio, seduto alla scrivania e chino su un tomo dall’aria noiosa. La notte era il suo momento preferito per studiare; la lampada come unica fonte di luce, la quiete della casa addormentata, il silenzio che lo avvolgeva come una bolla, tutto gli favoriva la concentrazione.
All’inizio non aveva fatto più di tanto caso ai leggeri rumori che provenivano dalla camera dell’amica. Era perfettamente a conoscenza di tutte le volte in cui Fabio sgattaiolava dentro di nascosto. Ma al posto delle normali chiacchiere e risate, improvvisamente era calato il silenzio. Aveva continuato a studiare, perplesso, fino a quando si era deciso ad andare a controllare che fosse tutto a posto.
Si alzò dalla sedia stiracchiandosi, le membra intorpidite dalla lunga sessione di studio. Si buttò una felpa sopra il pigiama e camminando in punta di piedi, uscì da camera sua. In pochi secondi si ritrovò davanti alla porta di Sofia. Tese le orecchie.
Ancora nessun rumore dall’interno.
Bussò piano. Niente.
Sospirando, cominciò ad abbassare la maniglia il più lentamente e silenziosamente possibile.
Il letto era sfatto, le coperte buttate da un lato, inesorabilmente vuoto. La finestra aperta lasciava entrare soffi di aria fredda.
Di Fabio e Sofia, nemmeno l’ombra.
 
                                                                       ***
 
Stava andando tutto bene. I primi metri di immersione erano stati i più difficoltosi, ma ora stava procedendo tutto al meglio. D’altra parte, Sofia si era già immersa allo stesso modo con Lidja, e Fabio era un nuotatore provetto.
I fasci di luce delle torce si disperdevano a pochi metri di distanza, regalando loro una visione offuscata dell’ambiente che li circondava. Buio, buio e ancora buio sopra, sotto e di lato. Alghe scure che nuotavano via trasportate dalla corrente.
Ci mancherebbe solo una musica da film dell’orrore pensò Sofia. In realtà, qualunque cosa sarebbe stata meglio di quell’assoluto silenzio che regnava incontrastato ed incontrastabile, opprimendo i due ragazzi sempre più mano a mano che scendevano nelle viscere del lago.
Improvvisamente dei riflessi di luce azzurra li fecero sobbalzare.
Si scambiarono un’occhiata tra lo spaventato e l’entusiasta, poi cominciarono a nuotare velocemente verso il punto da cui quella luce proveniva.
Dopo pochi minuti, apparve in tutta la sua grandiosità.
L’enorme bolla d’aria esisteva ancora, esattamente al centro del lago.
E lì, al centro della bolla, stava il tempio di Thuban.
Intatto.
 
                                                                       ***
 
Karl era sceso per le scale di corsa. Doveva andare a cercarli. Sapeva, sentiva, che quella non era una semplice scappatella da innamorati. Stava succedendo qualcosa. Perché non si era dato una mossa prima?
Valutò l’ipotesi di svegliare il professore e Thomas, ma scartò subito l’idea. Senza ricordi della sua vita di Guardiano, il professore era come tutti gli altri comuni esseri umani: in quel frangente, perfettamente inutile.
Afferrò al volo la giacca dall’appendiabiti e s’infilò le scarpe. Si affrettò ad aprire la porta, non curandosi neppure di fare piano, e corse fuori…
“Ahia!”
“Ma che diamine ci fai tu qui?!”
“Karl?”
“Lidja, che succede?”
“Sofia…”
“Sofia cosa?”
“Non lo so, avevo un presentimento e sono venuta a controllare, nessuno del circo si è accorto di niente…”
“Ma perché parliamo stando per terra?” la interruppe Karl, alzandosi -erano entrambi caduti per lo scontro. “Dobbiamo capire cosa sta succedendo, vieni, dai, andiamo dentro…”
“Si” disse una voce alle loro spalle, il tono grave. “Ora venite dentro. E vedete di spiegarmi quello che sta succedendo. Subito”.
Si girarono in fretta e si ritrovarono a fissare inorriditi il professor Schlafen.
 
                                                                       ***
 
Tutto sembrava rispecchiare il sogno di Sofia.
All’interno del tempio il pavimento, in corrispondenza di dove un tempo era stato imposto il sigillo a Niddhogr, era ricoperto da una sostanza che pareva ombra solida. Aveva l’aspetto e la consistenza del sangue di viverna che aveva ricoperto i frammenti del frutto di Thuban, ma c’era qualcosa di più artificioso in quella lastra color inchiostro. Come se fosse stata frutto del minuzioso lavoro di qualcuno dei robot del nemico di sempre.
“Dobbiamo grattare via questa roba” decise Sofia. Lei e Fabio si erano tolti i caschi della muta non appena erano entrati nella zona asciutta, così da poter parlarsi tranquillamente e non sprecare  l’aria compressa delle bombole, necessaria per la risalita.
“Senti qualcosa?”
Sofia scosse la testa. “Lo sai, non siamo più Draconiani, non riusciremmo a percepire nemmeno un frutto dell’Albero” disse, triste.
Fabio la fissò, perplesso.
“Ti ricordi cos’ha detto Nida durante la battaglia finale? Quando eravamo disperati perché non riuscivamo più a sentire i nostri draghi? Lei ha detto… Ha detto che nonostante gli spiriti dei draghi non albergassero più in noi, averne ospitato uno lascia un segno indelebile. Se togli un fiore, il profumo permane…” osservò il ragazzo.
Sofia scosse di nuovo la testa. “Forse hai ragione, Fabio, ma ciò non toglie che noi i draghi non li sentiamo più. E comunque ci penseremo più tardi, con tutti gli altri, magari dopo essere stati nel Dungeon. Intanto… diamoci da fare con questa cosa.”
Si avvicinò alla sostanza nera.
Un attimo prima che vi immergesse le mani, Fabio ebbe un cattivo presentimento.
“NO!” urlò.
Troppo tardi.
Quell’ombra solida si stava già avvinghiando lungo le braccia di Sofia, proprio come nel sogno, come se la volesse fagocitare. Lei cominciò a dimenarsi e urlare, ma a nulla servivano i suoi sforzi.
Fabio afferrò la ragazza per le spalle e cominciò a tirare, ma la sostanza ormai si era appropriata anche delle gambe della ragazza, e stava salendo sempre di pi verso il collo e il viso…
Fu in quel momento che accadde.
Il neo sulla fronte di Fabio s’accese di una luce intensa e purissima. Subito dopo anche quello di Sofia s’incendiò, sfavillando nel buio del tempio.
Non ebbero nemmeno bisogno di concentrarsi; le loro mani si tramutarono in possenti artigli di drago, e sulle loro spalle si aprirono potenti ali membranose.
Iniziarono nuovamente a lottare e menare fendenti; gli artigli, a differenza delle mani, riuscivano a fare breccia nella sostanza vischiosa, che si smembrava sempre più.
Improvvisamente scorsero un lampo di luce d’un verde brillante.
Il lampo si trasformò in una luce fissa sempre più intensa. A contatto con essa, l’ombra che aveva aggredito i due ragazzi sembrò tremare.
Dopo di che esplose, imbrattando tutto il tempio di nero e facendo volare indietro Fabio e Sofia.
La Gemma, finalmente libera, irradiava la sua calda luce benefica su quello scenario terribile. Tutto tornò apparentemente tranquillo e silenzioso.
Fabio si rialzò, ancora dolorante per il volo, cercandosi di scuotersi di dosso la polvere nera di cui era cosparso. Ancora sconvolto ma decisamente euforico si girò verso Sofia.
“Sofia!” urlò improvvisamente, buttandosi in ginocchio accanto alla ragazza.
Sofia giaceva immobile contro un’immensa colonna di marmo, gli occhi serrati, il sangue che usciva copioso da una ferita sulla testa.
 
                                                                       ***
 
“Sentite, ragazzi. Karl, Lidja, vi voglio bene, ma non uscirete di qui finché non mi avrete detto dove è finita mia figlia.”
Il professor Schlafen, apparentemente calmissimo, era seduto alla sua scrivania in biblioteca. Solamente il suo famoso gesto di sistemarsi gli occhiali sul naso tradiva il suo vero stato d’animo.
Dalla parte opposta sedevano i due ragazzi, visibilmente preoccupati e tesi come non mai. Da ormai mezz’ora provavano ad inventare una scusa valida che giustificasse la sparizione di Sofia e Fabio.
“Prof, è difficile da spiegare…” disse per l’ennesima volta Lidja, tormentandosi le mani.
“Devi fidarti di noi, prof, ti prego…” tentò Karl.
“Forse la situazione non vi è chiara. Io pretendo di sapere quello che…”
In quel momento tutti e tre fecero un salto sulla sedia. Per una frazione di secondo, il cielo ancora buio della notte era stato illuminato da un riflesso verde. Un verde così intenso, un verde così vivo, che poteva ricordare solo una cosa: il colore della Gemma dell’Albero del Mondo.
Karl e Lidja si girarono di scatto nuovamente verso il prof. Gli umani comuni si erano accorti di questo fenomeno, o loro l’avevano visto solo in quanto ex draconiani?
Il professor Schlafen sbatté un paio di volte le palpebre, un’aria confusa sul volto. Dopo di che guardò i ragazzi come se fosse la prima volta che li vedeva.
“Lidja… Karl… Cosa sta succedendo? Cos’è successo? Ma… Un attimo fa ero sotto la stanza segreta del Dungeon con Thomas perché voi dovevate distruggere la gemma e io avrei perso il controllo! Dove sono gli altri? State tutti bene? E Niddhogr?”.
  
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