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Autore: Red Robin_My Pride    09/12/2013    3 recensioni
Gettò un'occhiata al mare poco distante, cercando di arrivarci prima di loro nel caso in cui avessero cercato di catturarlo, e dallo sguardo famelico di quel ragazzo con il cappello di paglia non gli sembrava un’ipotesi troppo fantasiosa.
«Vieni qui, sirenetta!» lo sentì urlare difatti, pronto a gettarsi in mare al suo seguito, quasi avesse compreso le sue mosse in anticipo.
«Ti ho detto che sono un maschio io!»
[ Personaggi Vagamente OOC - New World Arc ]
[ Per chi non ci conoscesse con questo nick, siamo Red Robin e My Pride con un account in comune. ]
Attenzione: il rating potrebbe variare
Genere: Avventura, Parodia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mugiwara, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tales_6
TALES OF SEA: MERMAID'S STORY
SAY GOODBYE AND BACK TO HOME
 
 

L'indomani non fu uno dei risvegli migliori. Entrambi avevano lottato per conquistarsi il letto, svegliandosi chi per un russare un po’ accentuato, e chi per una più che strana loquacità notturna il cui punto focale era incentrato unicamente sulle donne. Su due in particolare, a ben dire, e il proprietario di quella voce era sembrato anche ben disposto a descrivere sogni che sarebbero sfociaci pure oltre, cosa che l'altro occupante del letto non aveva voluto minimamente sentire. Non appena era riuscito a chiudere occhio, quella stupida sirena aveva cominciato a blaterare su due donne non meglio identificate, e gli era stato piuttosto difficile riaddormentarsi senza pensare a quanto aveva appena udito. Nonostante tutto, però, adesso sembrava essere quasi tornata la pace, se così la si voleva chiamare. O probabilmente aveva deciso di dormire come si conveniva, ma essendo mattino non glielo avrebbe permesso, convinto più che mai che avrebbe dovuto riportare quella sirena in mare.
Ammetteva di aver bisogno di un paio d'ore di sonno filate a sua volta, ma non poteva aspettare oltre. Ed era ciò che continuava a ripetersi anche in quel momento, steso su un fianco ad osservare quel cretino che gli dormiva accanto.  Si sorreggeva il viso sul palmo di una mano e lo fissava, convinto più che mai di star facendo la cosa giusta. Il posto di quel Sanji era in fondo all'oceano e il suo lì sulla terra ferma, niente di più, niente di meno. Avvicinarsi, per di più, sarebbe stato come mettere cane e gatto dello stesso sesso in una stanza per farli andare d'accordo. Era maledettamente irreale.
A quei pensieri si scompigliò i capelli con foga con la mano libera, allungando poi un braccio verso quella sirena. Doveva svegliarlo e basta, ecco cosa doveva fare. Non ci pensò su due volte, scrollandolo malamente e con un bizzarro malumore. E, nay, il fatto che dovesse riportarlo in mare non c'entrava niente, doveva convincersi di questo. Eppure non poté non imprecare quando quello si avvicinò al suo petto.
«Svegliati, stupida sirena», borbottò in un soffio, e stupì persino se stesso per aver detto quelle parole con un tono di voce così basso. Quella vicinanza lo stava facendo letteralmente impazzire, ma nonostante tutto si stupì, e un po’ ne fu anche rattristato, nel vedere le sue iridi azzurre come il mare fare capolino sotto di sé e fissarlo intensamente, quasi come se il loro possessore l'avesse sentito sussurrare.
Zoro ricambiò il suo sguardo e si umettò le labbra pur non volendo, sentendo il proprio cuore battere all'impazzata. 
«Alla buon'ora», bofonchiò, guardando svelto altrove.
«Ma che cavolo vuoi, testa verde! Rompi già di primo mattino? Che ci fai nel mio letto?» chiese confuso il biondo, certo di dover mantenere il punto.
«Si dia il caso che questo sia il mio letto, stupida sirena dal sopracciglio a ricciolo», sbottò, affrettandosi a scostarlo da sé il più possibile e a sollevarsi in piedi tra un borbottio e l'altro, di cattivo umore già di primo mattino. «Se vuoi tornare a casa datti una mossa, piuttosto».
«Uhm, vero... ma smettila di chiamarmi sirena, sono un maschio, io», obbiettò in biondo. «Piuttosto, vedi di sbrigarti ad accompagnarmi».
«Non darmi ordini, brutto... qualunque cosa tu sia», borbottò, avvicinandosi all'armadio per tirarne fuori qualche abito leggero. Avrebbe dovuto chiamare Chopper, probabilmente. O Rufy. Odiava ammetterlo, ma non avrebbe saputo nemmeno dove dirigersi per raggiungere il mare. Con una mezza imprecazione, gettò un pastrano a quell'idiota e si cambiò in fretta la maglia, sbuffando. «Mettiti quello».
«Tsk... sei un idiota», si lamentò nuovamente l'altro prima di accorgersi di essere nudo, coprendosi alla svelta.
«Non accetto che sia un mezzo pesce senza il minimo senso del pudore a darmi dell'idiota», lo freddò, lanciandogli uno sguardo gelido prima di sistemarsi il proprio pastrano sulle spalle mentre si dirigeva verso la porta. «Manderò Chopper a prenderti. Fatti trovare pronto», affermò, uscendo alla svelta per lasciarlo solo senza nemmeno guardarsi indietro.
«Ehi! E dovrei rimanere qui da solo?» chiese quasi scioccato, non ricevendo alcuna risposta poiché quello stupido principe se n'era già andato. Ah, accidenti. E adesso? si chiese, rimanendo sul materasso.
Zoro d'altra parte era letteralmente scappato. Non sapeva in che modo prendere quella situazione né tanto meno come cavarsi da quello stupido impiccio, ma di una cosa era certo: per la prima volta in vita sua sentiva di non voler mantenere la parola data, e la cosa lo snervava maledettamente. Non poteva rimangiarsi quella promessa. Che razza di uomo sarebbe stato? Avrebbe dunque dovuto riportare quello stupido pesce dove l'avevano trovato, fare dietro front e non pensarci più, tutto qui. Lui era Roronoa Zoro, dannazione. Non poteva perdere tempo dietro a quell'idiota. E fu proprio a quei pensieri che andò a cercare Chopper, certo che lui l'avrebbe aiutato a sbarazzarsi di quella stupida sirena in tempi relativamente brevi e a riportare un certo equilibrio nella sua vita... e, detto fatto, ecco che Chopper si era ritrovato davanti a quel ragazzo steso sul letto, accigliandosi nel vederlo vestito solo di quel giaccone. Perché non indossava degli abiti come avrebbe dovuto? Che cos'era successo in quella stanza e, soprattutto, perché quella sirena si trovava lì e non nella camera che gli era stata assegnata?
«Il principe mi ha mandato a prenderti...» cominciò incerto, squadrandolo da capo a piedi mentre zampettava verso di lui.
«E lui non poteva farlo?» chiese scocciato il biondo. «Mi ha mollato qui come un deficiente; ieri sera sembrava così disponibile».
Chopper sbarrò gli occhi, esterrefatto. Aveva capito male? «Disponibile?»
«Sì, mi ha portato in giro ovunque», rispose quasi ovvio. «Mica posso camminare se non l'ho mai fatto. Ma non capisco come fa un animaletto peloso come te ad aiutarmi. E' scemo, per caso?»
Il principe l'aveva portato in giro ovunque? Questa gli era nuova... non ricordava che avesse mai fatto una cosa del genere per qualcuno, forse nemmeno per Rufy. E lui era il suo miglior amico, si poteva dire. «Posso aiutarti a stare in piedi. L'ho già fatto», gli ricordò.
«Già... ma io non voglio camminare. Mi fanno male i piedi».
«Per fare prima potrei portarti io», si offrì, anche perché Zoro non gli era sembrato propenso ad attendere i loro comodi, vista l'aria scontrosa che gli aveva visto in viso. «Ma prima dovresti metterti qualcosa addosso», affermò nel gettargli un'altra occhiata, zampettando verso l'armadio. «Il principe mi perdonerà se frugo fra le sue cose solo per questa volta».
«Mi ha dato questo», fece notare, guardando il cappottone che indossava. «E non credo che tu riusciresti a portarmi da nessuna parte».
Nemmeno il tempo di dirlo, che quel buffo animaletto si trasformò praticamente in un armadio a quattro ante, lasciandolo basito. Allora la prima volta che l'aveva visto, tempo addietro, non se l'era sognato per l'essere stato troppo fuori dall'acqua? «Ci riuscirò eccome», dichiarò poi Chopper come se nulla fosse, prendendo senza tanti problemi uno dei pantaloni del principe per offrirlo alla sirena. «Copriti bene con il giaccone e mettiti almeno questi. Dobbiamo portarti via senza dare nell'occhio», asserì, osservando la sua espressione dapprima basita per poi chinare gli occhi accigliato.
«Mi ci vorrà un po' troppo».
«Perché? Sono solo un paio di pantaloni».
«Beh, io non indosso pantaloni», fece notare, e il piccolo medico sospirò. In effetti non aveva tutti i torti, quella sirena.
«Avvicinati al bordo del letto, ti do una mano per fare presto. Il principe è di cattivo umore».
«Uh... credo che sia okay», ammise l'altro, cercando di fare come gli era stato detto e in poco tempo si era ritrovato finalmente vestito e poi portato fuori da quel castello.
Il principe camminava dinanzi a loro con passo veloce e senza voltarsi indietro, e sembrava quasi che intorno a lui aleggiasse un'aria piuttosto scontrosa difficilmente dissipabile, visto che di tanto in tanto borbottava chissà cosa fra sé e sé. Chopper l'aveva lasciato andare avanti solo per non contraddirlo, per quanto di tanto in tanto lo richiamasse per fargli cambiare direzione, palesemente sbagliata, grugnendo contrariato quando arrivarono alla spiaggia. 
«Chopper», lo richiamò immediatamente Zoro, come a voler far sì che si facesse più vicino. Aveva l'occhio puntato verso il mare e si guardava bene dal voltarsi verso la renna e quello scemo d'una sirena, fermamente convinto della propria decisione, vedendo anche il suo volto quando il medico si voltò verso di lui.
«Che c'è?»
«Lascia andare quella sirena e torniamocene al castello», asserì in tono serio, incrociando le braccia al petto. «E' libero di andare dove gli pare. Da questo momento in poi non è più affar nostro», concluse, facendo accigliare di poco il suo interlocutore, mentre il biondo venne posto sulla sabbia, cogliendo quell'attimo per lasciare che il proprio viso si rattristasse.
Fu solo un momento e i pantaloni si stracciarono facendo sì che la coda azzurrastra tornasse al suo posto, sfiorando la riva poco distante.
«Stammi bene, ricciolo», lo salutò lo spadaccino senza il benché minimo entusiasmo, dando una pacca sulla schiena a Chopper prima di dare le spalle alla sirena, come se non volesse vedersela sparire davanti agli occhi nelle profondità dell'oceano. Ormai quel che era fatto era fatto. Ognuno sarebbe tornato alla propria vita e si sarebbero presto dimenticati di quella storia.
«Ehi, marimo... tornerai a trovarmi?» chiese il biondo. «Devo farti assaggiare un vero piatto del mare, ti ricordi?»
Oh, merda. Accidenti a quel dannato idiota. Per quanto avrebbe voluto far finta di niente, non poteva negare che il pensiero di poterlo rivedere anche solo per quello non gli piacesse. Si voltò dunque verso di lui con l'ombra di un sorriso, facendo cadere almeno momentaneamente la maschera scontrosa che aveva indossato fino a quel momento. «Mettimelo da parte, aspettami e non farlo mangiare a nessun altro che non sia io, scemo d'un cuoco», gli disse con fare vagamente divertito, facendo poi un cenno alla renna. «Andiamo, Chopper».
«Ohi, ci conto...» rispose l'altro senza farsi sentire, sparendo verso il mare. 

***

Le profondità dell'oceano sembravano così cupe da fargli accapponare la pelle.
Prima di passare tutto quel tempo in superficie, dove il sole e il calore di esso la facevano da padrone per la maggior parte del giorno, non aveva mai creduto che il mare potesse essere meno illuminato di quanto non avesse mai pensato fino a quel momento, e si stupì del fatto che i suoi occhi avrebbero dovuto riabituarsi. Eppure quello che lo scocciava maggiormente era il fatto che gli mancasse la superficie e tutte le cose che aveva veduto, pur sapendo che era quella la sua casa e che avrebbe dovuto smetterla di pensare a idiozie simili. Era un tritone. Non poteva vivere sulla terra ferma, ma forse non era proprio quello a mancargli e ciò gli diede un po' fastidio, soprattutto il pensare di aver chiesto a quello scemo di tornare.
A quel suo stesso pensiero imprecò a denti stretti e si scompigliò i capelli con fare frustrato, nuotando più in fretta senza nemmeno sapere con esattezza dove dirigersi. Forse sarebbe dovuto tornare a casa, visto che mancava da tanto e avrebbero anche potuto preoccuparsi, però sembrava non averne la benché minima voglia, giacché il solo pensarlo gli faceva venire una fitta al petto. Ma non durò molto, perché qualcuno lo colpì in pieno con una pinnata estremamente pesante, rischiando di farlo schiantare direttamente contro il fondale marino. 
«Dove diavolo sei stato per tutto questo tempo, stupido marmocchio?»
«Stupido vecchio. Ho avuto da fare», rimbeccò prontamente il biondo, venendo colpito pesantemente da un'altra pinnata.
«Non puoi andartene in giro quando ti pare e piace».
«Non sono andato in giro dove mi pare!» obbiettò l'altro, irritato. «Io sono stato catt... ho avuto da fare».
Il tritone, però, parve farsi più attento, probabilmente perché le sue orecchie avevano captato qualcosa che non gli era affatto piaciuto, ed era certo di non essersi sbagliato. «Sei stato cosa?» sibilò, enfatizzando soprattutto l'ultima parola.
«Non ho detto nulla», volle tenere il punto. «E ora lasciami in pace, non andrà fallito il tuo ristorante, stavo tornando».
A quel dire l'altro gli appioppò un'ennesima pinnata, nervoso. «Piccolo idiota, ti pare normale sparire per giorni senza dare notizie di te? Persino le sirene che nuotano di solito in tua compagnia non sapevano dove fossi!»
«Ehi, non devo mettere conto a te della mia vita privata», sbuffò, e la pinna slabbrata del tritone lo colpì dietro alla nuca con un colpo secco.
«Finché lavorerai per me è esattamente il contrario», affermò, sorpassandolo per precederlo, facendogli un cenno con la coda come per obbligarlo a seguirlo. «E ora datti una mossa».
«Tsk. T'importa solo di quel ristorante. Nemmeno dei dipendenti...» lamentò. «Sei un pessimo Capo».
«E tu un pessimo cuoco, ma lavori ancora per me».
«Non è vero, sai che sono il migliore e senza di me andresti fallito», obbiettò contrariato, venendo bellamente ignorato dall'altro. Nuotava come se nulla fosse e sembrava persino nervoso, ma ciò non avrebbe dovuto meravigliarlo più di tanto, conoscendo Zeff Coda Rossa, così decise di seguirlo a sua volta senza fiatare. Anche perché aveva altro a cui pensare, e proprio non gli andava di discutere con quel vecchio tritone da strapazzo, tanto che non si accorse di essere arrivato a destinazione se non quando venne assalito da un gruppo di sirene, le quali ignorarono Zeff per tartassare Sanji di domande.
«Dove sei stato, San-chan?» si fece sentire una di loro, stringendosi esageratamente a lui e confiscandogli un braccio, premendoselo fra i seni. «Eravamo così preoccupate!» affermò, facendogli tornare il buon umore, almeno per il momento.
«Potrete chiacchierare dopo. Il marmocchio ha da fare», le freddò immediatamente Zeff, fulminando con lo sguardo Sanji e ignorando i coretti increduli che provennero dalle ragazze; gli fece semplicemente un altro cenno con una mano ed entrò senza nemmeno aspettarlo, certo che quel bamboccio gli stesse nascondendo qualcosa. Non era idiota e lo conosceva troppo bene. Ma lui si limitò a fargli una linguaccia decidendo di rimanere con le ragazze a farsi coccolare. Non aveva tempo di stare a sentire le sue sfuriate, e quel vecchio avrebbe dunque atteso che scacciasse la sgradevole sensazione che si era impadronita di lui. Tanto era rimasto lontano per molto e il ristorante era ancora in piedi, perché non poteva concedersi qualche altra ora in più? Non perse tempo a rifletterci su oltre, anche perché le ragazze, ridacchiando divertite, avevano cominciato a tirarlo per far sì che lui le seguisse, e come poteva non realizzare il desiderio di quelle splendide fanciulle? Soprattutto se chiesto con così tanta insistenza.
In fin dei conti ne aveva dannatamente bisogno, e se ne convinse ancor più quando le ragazze lo spronarono a nuotare con loro, abbandonando momentaneamente il suo lavoro. Beh, per una volta poteva darsi alla pazza gioia, accidenti! Era stato rapito, portato in superficie e... a quei suoi stessi pensieri scosse in fretta il capo come se volesse cancellare l'immagine di qualcosa - o di qualcuno, rettificò nell'immediato la sua mente -, e provò a concentrarsi solo sulla presenza di quelle bellissime sirene, che di certo avrebbero saputo come consolarlo, anche se non come avrebbe voluto lui. E se ne rese del tutto conto quando vide che le loro parole non bastavano a distrarlo, che i loro splendidi corpi non riuscivano a colmare lo strano vuoto che aveva nel petto e che le loro risate non lo deliziavano come prima, e la cosa gli diede da pensare e quasi lo terrorizzò, giacché non era mai successo che si annoiasse in loro compagnia.
Scosse la testa cercando di stare alloro passo, mentre un brivido meno piacevole dei precedenti in loro compagnia, non sembrava soddisfarlo. Forse avrebbe dovuto seguire Zeff, per una volta. Forse avrebbe dovuto dar retta a quel vecchiaccio maledetto e tornarsene nel ristorante, visto che più nuotava dietro quelle sirene più sentiva il bisogno di allontanarsi. E forse venne capito da quest'ultime che decisero all'unanimità di lasciarlo solo con i suoi pensieri, che a quanto sembrava non erano per niente rivolti a loro, costringendolo a tornare nuovamente al ristorante, dove venne accolto da uno sbuffo scocciato.
«Alla buon'ora, marmocchio».
«Non sono qui per te», rispose prontamente il biondo, venendo fulminato da un'occhiataccia.
«Allora potevi restartene con le ragazze. Qui non mi servi», rimbeccò, senza dargli peso più di tanto per tornare ai propri affari. Il ristorante non si mandava avanti da solo.
«Se non servo, posso tranquillamente andarmene», rispose sulle sue, non ricevendo nessuna risposta come invece si era aspettato. Strano. Di solito Zeff non perdeva mai occasione di rimetterlo in riga con qualche suo colpo, ma a quanto sembrava aveva sul serio ben altro da fare che star dietro a lui, e ciò lo fece approfittare per rifugiarsi altrove. 






Poverina la nostra sirenettucolonzaaa (?) Sanjulill (Come è stato chiamato ultimamente da una voce misteriosa di nome My Pride...), sta pensando a Zoruciell (Vi lascio indovinare la voce misteriosa anche qui v.v)
Buhahahahahahaha vi terremo sulle spineeee *Viene ucciso dagli utenti*

JackShadow: Lol, grazie dei complimenti. La storia non mira ad essere seria, ma noi siamo noi e qualcosina un po' più del solo cazzeggio lo sarà... è la deformazione professionale quella di farla diventare seria, sìsì XD Speriamo che anche questo chappy ti sia paciuto, zauuuu! Al prossimo, ti attendiamooo XD

tognoz: Iva-samaaaa ci sei mancataaaaa XD per Lucca ci organizziamo da Gennaio eh, dato che ho scoperto solo dopo che eravate all'Hotel sotto al nostro B&B... ad ogni modo anche il tuo blocco è finito ma noi qui siamo ancora in fase aggiornamento speriamo di ritrovartiiii

Murasaki Sutcliff: Aaah firenze! Ci siamo dimenticate di dire che andavamo a Lucca XD Ad ogni modo sarà per il poi v.v saremo anche felici di farti gioie nel farti trovare il nuovo cappy tutto per te e chi ci segue D speriamo di vederti al prossimooo

jinnlover: Ed eccoci ancora, la storia si fa sempre più interessante, soprattutto ora che pare quasi finita buhahahahahahah non disperare e non ti credere, ce ne vuole ancora molto alla fine


P.s. Per chi ha interesse, visitate la nostra pagina per le altre storie pubblicate su FMA (Titoli cliccabili con link diretto):
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