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Autore: iaia97    09/12/2013    0 recensioni
La tragedia imperversa sulla tua vita, sradicando tutto, creando il caos, come un tornado. Aspetti che la polvere si depositi e poi scegli. Puoi vivere fra le rovine e far finta che sia ancora il palazzo che ricordi. O puoi tirarti su dalle macerie e ricostruire lentamente. Perché dopo essere stati colpiti da un fulmine l'importante è andare avanti.
(Veronica Mars)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Troppo facile cadere, troppo difficile rialzarsi

No one can find the rewind button, girl. / Nessuno riesce a trovare il tasto “indietro”, ragazza
So cradle your head in your hands/ quindi prenditi la testa con le mani
And breathe... just breathe/ e respira, basta respirare
Anna Nalik, Just breath


Tom sapeva che il proprietario del circolo era morto e, a dirla tutta, gli importava ben poco: la sua morte non cambiava affatto il suo stile di vita e ormai alla sua reputazione da cinico senza cuore c’era abituato, forse perché per la maggior parte del tempo era anche vero. Però per lui era impossibile rimanere indifferente quando vide Clara correre verso il cortile, quindi decise di seguire il suo istinto e la raggiunse, il perché aveva voglia di aiutarla non lo seppe mai, però dentro si sé sapeva perché si immedesimava in lei.

Clara aveva smesso ormai da un paio di mesi di guardarsi intorno per cercare gli sguardi delle persone su di sé, adesso li sentiva addosso, pesavano come macigni, sguardi di pena, di scuse, di macabra curiosità, sguardi più dolorosi di molto altro. Si stupì quando si accorse che la mano che l’aveva afferrata era di Tom, il ragazzo cupo e solitario di cui ricordarsi il nome era d’obbligo, ma soprattutto si stupì di non vedere la solita pena distaccata nei suoi occhi, capì che, forse per la prima volta nella vita stava empatizzando, con lei, non le importò, si scrollò di dosso la sua mano e riprese a correre, capì che l’avrebbe seguita, ma, di nuovo, non le importò: non la toccava più nulla.

Jack sapeva che adesso il suo compito era quello di essere forte, di fare l’uomo di famiglia, sapeva che sua sorella stava crollando, ma non ce la faceva, aveva paura, era solo e voleva spegnere tutto o dimenticare, dimenticarli, e si sentiva in colpa, si sentiva in colpa perché era arrabbiato, era arrabbiato con tutti, era arrabbiato con loro, perché lo avevano lasciato e per il modo in cui c’erano stati quando erano ancora vivi, e piano piano si rendeva sempre più conto che voleva cadere, voleva andare a fondo, per deludere tutti, per far si che nessuno si aspettasse più nulla da lui, perché lui non sarebbe stato più capace di far nulla, nulla, se non andare giù, sempre più a fondo.

A Tom non serviva correre per starle dietro: lui era allenato e lei stava piangendo, principalmente, lo sapeva, stava correndo per sfogarsi, quando la vide perdere le forze e sedersi appoggiata ad un muro a singhiozzare, le si sedette accanto e sapendo che non aveva parole per consolarla si limitò a passarle un braccio sulle spalle e a sussurrarle di respirare, sapeva che funzionava, perché era vero, a volte bastava respirare. La vide concentrarsi, allungare ed approfondire il respiro, sentì i suoi muscoli rilassarsi, non smise di piangere, ma gli appoggiò la testa sulla spalla: aveva iniziato a fidarsi di lui, istintivamente gli venne voglia di correre.

Clara l’aveva odiato, all’inizio, perché, diavolo, non voleva lasciarla in pace?, l’aveva odiato perché lui era stronzo con tutti, cosa aveva fatto lei per meritarsi quella tortura? L’aveva odiato anche perché non voleva che la vedesse piangere e perché non le voleva proprio le sue stupide parole di conforto, poi però, senza sapere perché, fece quello che le era sto detto: respirare. Faceva male, male da morire perché la faceva vivere, ma poi sentì i muscoli rilassarsi, i pensieri farsi ordinati e si sentì lasciare andare in un pianto liberatorio che, forse, era l’unica cosa di cui aveva davvero bisogno.

Jack si sentiva solo e profondamente annoiato e triste, certo, la tristezza non andava mai via, ma soprattutto annoiato quando decise di andare al circolo, non per un motivo particolare: per fare uno stupidissimo giro, quindi si infilò l’erba nell’elastico delle mutande e si avviò. Come c’era da aspettarsi era praticamente vuoto, era inverno e faceva freddo, solo i pazzi andavano in deriva* a quella temperatura. Si girò una canna e iniziò a fumare, non che aiutasse parecchio, ma era piacevole. Non c’era da stupirsi neanche che ci fosse Tom, un pazzo, appunto, gli si avvicinò, si sentiva solo sin dall’inizio dopotutto.

Tom capì dall’odore chi stava arrivando, sapeva che il piccolo Marzetti stava attraversando il suo periodo buio, sapeva il motivo e sapeva che molti lo scusavano per questo, lui no, avrebbe dovuto trovare la forza di superarlo, non di bloccarcisi dentro senza possibilità di uscire. Lo sentì avvicinarsi e seppe, lo seppe dentro, come si sentiva, gli sorrise, un semi-sorriso accondiscendente: il meglio che poteva dargli. Non lo lasciò parlare: se voleva poteva prendere il gommone e seguirlo, lui non avrebbe rinunciato ad allenarsi. Vide con la coda dell’occhio che si incamminava mentre faceva un tiro, non gli disse di smettere, non era suo fratello, non era suo compito, lui andava in barca e basta, il resto poco importava. E allora perché lo hai invitato Tommy?

*Deriva: in sostanza sono i tipi di barca che si possono ribaltare, questo implica d’inverno, geloni, principi di congelamento e mal di testa apocalittici, da pazzi e non per scherzare, come me che sarò a capodanno con le chiappe ghiacciate in Croazia ancora non ho capito a fare cosa.


Angolo autrice: dire che le recezioni sono gradite mi sembra scontato, ho appena iniziato a scrivere su questo sito e in generale a far leggere a qualcuno le mie storie se non costretta da un tema in classe. Per il resto, la storia è nata da un sogno fatto alla fine di Luglio durante una regata, ed è esattamente tutta l’essenza della mia pazzia, vi assicuro che la tragedia abbonderà, forse per questo il programma è di finirla a breve, ma devo ancora fare i conti con la mia logorrea. Buone cose a tutti e spero che sia stata una lettura piacevole.

 

  
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