Libri > Le Cronache di Narnia
Segui la storia  |       
Autore: SusanTheGentle    10/12/2013    10 recensioni
Questa storia fa parte della serie "CHRONICLES OF QUEEN"

Il loro sogno si è avverato.
Tornati a Narnia, Caspian e Susan si apprestano ad iniziare una nuova vita insieme: una famiglia, tanti amici, e due splendidi figli da amare e proteggere da ogni cosa.
Ma quando la felicità e la pace sembrano regnare sovrane, qualcosa accade...
"E' solo un attimo, al sorgere e al tramontar del sole, attimo in cui riescono a malapena a sfiorarsi....
Sempre insieme, eternamente divisi"

SEGUITO DI "Queen of my Heart", ispirato al libro de "La sedia d'agento" e al film "Ladyhawke".
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Image and video hosting by TinyPic

3. Nuova vita, nuove sorprese
 
La luna così luminosa, la notte così bella
Tieni il tuo cuore qui con il mio
La vita è un sogno che stiamo sognando

Rincorrere la luna , catturare il vento
Cavalcare la notte fino alla fine
Cogli l'attimo, alzati per cercare la luce


Io voglio passare la mia vita ad amarti
Questo è tutto ciò che ho fatto nella vita



 
 
Terminate le udienze del mattino, Caspian e Susan pranzarono in una saletta privata negli appartamenti reali, invitando ad unirsi a loro anche gli amici più cari.
Nel pomeriggio, il Liberatore disertò tutti gli impegni che il suo segretario gli aveva fissato la mattina stessa, con gran disappunto di quest’ultimo e di Briscola.
“Facciamo così” disse il Liberatore, mentre si cambiava e indossava abiti più comodi. “Per oggi sei ancora il Reggente. Fingi che io non sia ancora rientrato dal mio viaggio”
“Ma…ma…ma Maestà, io non so…” balbettò il povero Nano. “Non posso!”
“Certo che puoi” tagliò corto Caspian, finendo d’infilarsi gli stivali.
“Sì, però…”
Il ragazzo rivolse al Nano un sorriso smagliante. “Grazie, C.P.A, sei molto gentile. Ci vediamo più tardi” gli disse, uscendo poi alla svelta dalla camera.
“Più tardi, quando?” gridò Briscola, sgambettando in corridoio seguito dal segretario. “Maestà! Aspettate, per favore!”
Non ci fu nulla da fare. Caspian aveva altri programmi per la giornata, e non avrebbe permesso a nulla e nessuno di interferire.
Insieme a Susan aveva deciso di organizzare una specie di giro turistico del castello per gli amici: Miriel, Emeth, Clipse, Tara e i Lord di Telmar (questi ultimi di Cair Paravel ricordavano solo le rovine).
Fecero il giro completo del palazzo, a partire dal piano più basso a quello più alto, sotto la vigile attenzione dei tre figli di Tempestoso: guardie del corpo di Caspian, e da ora in avanti anche di Susan.
Visitarono le scuderie, l’Antica Casa del Tesoro dove erano stati riposti i Doni di Peter e Lucy; Susan invece avrebbe sempre portato i suoi con sé, così che potesse usarli in caso di bisogno.
Qui, Lord Mavramorn, Agoz, Revilian e Rhoop, raccontarono ancora una volta la storia delle Sette Spade degli Amici di Narnia, di quando Aslan aveva detto loro e a Caspian IX di recuperarle dall’Antica Casa del Tesoro e custodirle.
Con grande gioia di Miriel, la meta successiva fu la Cappella d’Oro, un immenso salone con il pavimento di pietra, alte finestre oviformi, il soffitto a volta ornato di arabeschi complicati. Ai lati della sala correvano due file di candelabri dorati a sette braccia, e due lunghe file di panche di legno foderate di comodi cuscini. Sul fondo della sala non c’era un altare come ci si poteva aspettare, ma l’albero più grande e alto che si fosse mai visto, le cui fronde si innalzavano quasi fino al soffitto. Le cerimonie venivano presenziate davanti ad esso.
Susan era l’unica, oltre a Caspian, a sapere già di che cosa si trattasse: era la Grande Quercia, l’albero più antico di Narnia, un albero parlante, ma che la maggior parte del tempo preferiva dormire.
“Il castello è stato costruito attorno a lui” spiegò Caspian. “Vive qui da secoli. Anzi, millenni! Purtroppo non riesco mai a parlarci quanto vorrei…si addormenta sempre sul più bello…”
Tutti risero, e Susan confermò le parole del marito: era davvero difficile conversare con Grande Quercia; solo Lucy era in grado di tenerlo sveglio.
Emeth sorrise, immaginandosi senza alcuna difficoltà la sua Lu chiacchierare senza sosta e con tale entusiasmo che persino la più piccola esperienza di vita quotidiana, se accompagnata dalla sua voce squillante e il suo sorriso luminoso, diveniva un’avventura incredibile alle orecchie di chi ascoltava.
“Respira” disse Miriel d’un tratto, chiudendo gli occhi. “L’albero…posso sentirlo”
Elettrizzata, si avvicinò al possente tronco, non potendo reprimere la voglia di accarezzare la ruvida corteccia.
Sì, respirava. E c’era qualcos’altro che pulsava al suo interno: era il cuore di Grade Quercia.
A quel tocco, tutto l’albero si scosse come fosse stato colpito da un forte vento. Apparve un volto tra il fogliame, che fissò per qualche istante i suoi spettatori con sonnacchioso interesse.
Emeth fece per estrarre la spada, ma Caspian lo fermò.
Il volto fece un sorriso e poi richiuse gli occhi. Quando scomparve, ai ragazzi parve di vedere la cima della Quercia piegarsi appena in avanti, come un uomo china il capo: sì, proprio un inchino.
“Era il suo saluto per noi” spiegò Caspian.
“E’ bellissimo!” esclamò Miriel.
“Sapevamo che ti avrebbe fatto piacere conoscere la Grande Quercia” disse Susan.
“Grazie, Vostre Maestà! Grazie davvero!”
La Dolce le si avvicinò e le prese le mani nelle sue. “Cara Miriel, attendo con ansia il giorno in cui attraverserai questa sala in abito da sposa”
Gli occhi della Driade s’illuminarono di lacrime di gioia. Le due amiche si abbracciarono.
Uscirono di nuovo tutti all’aperto, notando che la neve aveva cessato di cadere. Iniziarono allora un lungo giro attraverso gli immensi giardini, al cui centro si ergeva la grande fontana dalla forma di cigno, le ali spiegate come se stesse per spiccare il volo.
C’era poi il Pozzo Antico, dove una volta una principessa aveva espresso il desiderio di incontrare il suo amore, e l’incontro era avvenuto proprio lì, accanto al pozzo.
Poco lontano incontrarono un gruppetto di castori, lontre e giovani fauni, che pattinavano allegramente sulla superficie ghiacciata di un laghetto.
Infine, raggiunsero la Foce del Grande Fiume e si inoltrarono in un boschetto appena fuori dai confini dei giardini. Risalirono una collina, dove cresceva il frutteto che Susan e i suoi fratelli avevano fatto piantare dalle amiche talpe ai tempi dell’Età d’Oro.
“L’ultima volta che sono stata qui, Cair Paravel era un mucchio di rovine”. Poi indicò un punto lontano sotto di loro, verso la spiaggia. “Vedete quella grotta laggiù? Fu là che apparimmo la seconda volta che visitammo Narnia. Ci ritrovammo davanti il mare e solo in un secondo tempo ci rendemmo conto di dove eravamo finiti”
Quanti ricordi tra quelle mura…nei momenti più differenti, nei tempi più distanti.
Susan si fermò di colpo e rimase indietro rispetto agli altri, i quali adesso si erano sparpagliati qua e là per il sentiero. Fissò il paesaggio davanti a sé che si tingeva dei colori del tramonto invernale: un miscuglio di tenui arancioni e rosa con sottili strisce di nubi grigio chiaro. L’aria fredda le scompigliò appena i capelli. Una ciocca le finì sul volto, ma lei non se ne avvide; né di quello, né del tempo che passò immobile a fissare il mare, persa nei ricordi.
Le poteva quasi udire…le voci dei suoi fratelli…
In qualche modo erano ancora là, tra quelle mura.
“Sue, che fai?” chiese la voce di Caspian.
La fanciulla si riscosse con un lieve sussulto e si voltò verso di lui. “Niente, scusa…arrivo”
“Ti sei affaticata? Vuoi che ci fermiamo?”
“No, sto bene. Stavo solo…mi è venuta in mente una cosa…” chiuse gli occhi e sentì che lui le si avvicinava e le cingeva piano le spalle. “E’ strano, sai? Certe volte mi sembra di poterli vedere se chiudo gli occhi…” mormorò, la voce che tremava appena.
Il giovane le si avvicinò di più e le baciò la fronte.
“Mi dispiace” disse ancora lei, stringendosi a lui. “Continuo a pensare a loro, non posso farci nulla”
“Lo so, e ti ho già detto che non è un problema…però non devi piangere”
Susan raddrizzò le spalle e alzò il viso verso di lui. “No, certo che non piango!”
Caspian le fece un dolce sorriso. “Sei una bellissima bugiarda, lo sai?”
La giovane si morse un labbro e cercò di sorridere a sua volta.
“Dai, andiamo” le disse il Re, prendendola per mano. “Ormai è buio. Finiremo il nostro giro un’altra volta”
Il gruppo rientrò così al castello, e ognuno si ritirò nelle proprie stanze per prepararsi in vista del banchetto che si sarebbe tenuto quella sera stessa.
La servitù era stata in fermento tutto il giorno perché il loro Sovrano e la sua consorte godessero di una festa indimenticabile.
“Il nostro Re è felice” constatò il capo cameriere, parlandone con i suoi dipendenti. “Aslan ha benedetto il nostro Sovrano per la sua bontà. Quel viaggio per mare è la cosa migliore che potesse capitargli. Ho visto qualcosa nei suoi occhi…”
“Io so di cosa si tratta” ridacchiò una cameriera. “E ovvio, signore: Sua Maestà è innamorato”
E non c’era nessuno nel castello che potesse affermare il contrario. Inoltre, quella sera si poté notare oltremodo la felicità che albergava nel cuore del Liberatore.
Intanto, nei piani superiori, qualcuno era dubbioso riguardo il banchetto...
“Io non so se venire” confessò Emeth a Caspian, poco prima dell’inizio del ricevimento.
“Cosa? No, tu devi esserci! Se è il stare in mezzo a così tanti sconosciuti che ti mette a disagio, puoi restare vicino a me e a Susan. Comunque ci saranno anche Briscola e il dottor Cornelius, dei quali hai già fatto la conoscenza; e poi Tara e Clipse, e Drinian, Miriel, e altri amici del Veliero dell’Alba. Puoi danzare con Miriel, se vuoi.”
“Non è questo, è che…Caspian, io sono un soldato, non un Lord. Non so come comportarmi”
Il Liberatore gli diede un’amichevole pacca sulla spalla. “Comportati come sempre. E’ questo il segreto. Lucy lo diceva sempre, ricordi?”
Emeth annuì.
Sì, ricordava…era una delle frasi preferite di Lucy: sii te stesso, sempre e comunque.
“Ti mancano?” chiese il soldato al Re. “Lu e gli altri”
Caspian e Emeth si fissarono un momento, tristi.
“Sì” ammise infine il Liberatore, con un sorriso amaro. “Non sai quanto. Ma torneranno, lo sai anche tu”
Emeth annuì ma cambiò subito discorso, nonostante fosse stato lui stesso a dargli inizio.
Ma non voleva parlare di Lucy, e Caspian lo capì.
Anche Miriel era molto nervosa per quella serata e confessò le stesse paure.
Ma Susan la rassicurò. “Non hai nulla da invidiare a nessuno. Non pensare di non essere all’altezza di contesse e baronesse solo perché non sei di nobile estrazione: sei molto più elegante ed educata di molte di loro. E se proprio vogliamo essere precisi, ti ricordo che nemmeno io ho sangue blu nelle vene”
Rinfrancati dalle parole dei loro Sovrani, il soldato e la Driade entrarono così nella grande e coloratissima sala dei ricevimenti, dove erano già stipati tutti i nobili di Cair Paravel.
Quando il Re e la Regina fecero il loro ingresso, la folla applaudì.
Quella sera, Susan indossava un magnifico abito rosa chiaro con un breve strascico, tante balze appuntate sul retro dell’abito da un bel fiocco e fiori rosa più scuri. I capelli erano acconciati molto semplicemente: due piccole trecce partivano dai lati della testa e finivano poi legate insieme dietro la nuca, mentre il resto della chioma scura era lasciato libero sulle spalle un poco scoperte. Il fiore blu non mancava mai.
Caspian, invece, indossava abiti porpora e oro, con ampie maniche aperte ai gomiti, una fascia d’oro in vita, pantaloni e stivali scuri e un ampio mantello. Susan rimase senza fiato quando lo vide, i capelli legati all’indietro in una piccola coda di cavallo.
“Sei un incanto” le disse lui, mentre la guidava al centro della sala per aprire le danze.
“Anche tu non scherzi” ribatté lei, e Caspian rise, sfoderando un sorriso raggiante.
D’un tratto, una figura fin troppo famigliare si fece largo tra gli abiti sgargianti di dame, cavalieri, camerieri e creature di ogni genere.
“Lord Drinian, eccovi finalmente” esclamò Caspian, stringendo la mano al capitano del Veliero dell’Alba.
Com’era accaduto con Briscola, fu strano per Susan vedere Drinian indossare abiti tanto eleganti. Talvolta, a bordo del veliero, aveva quasi finito per dimenticare che fosse un nobile di Narnia, e che di conseguenza fosse naturale per lui vestire a quel modo quando si trovava a corte.
E fu ancora più strano notare con quanto amore gli occhi del capitano si posavano sulla donna al suo fianco: una bella dama dai capelli corvini ornati da un cerchietto di perle.
Drinian salutò con rispetto i due Sovrani. “Vostre Maestà, Lady Lora aveva il desiderio di conoscere la Regina”.
La donna si separò da lui e fece un’elegante riverenza a Susan. “E’ un onore conoscervi, mia signora. Un vero onore. Ho tanto sentito parlare di voi dal nostro Re. Io sono Lady Lora”
“Mia moglie” aggiunse Drinian.
“Oh!” esclamò Susan. “L’onore è mio, Milady. Anch’io ho sentito parlare di voi”
Improvvisamente, la Dolce ricordò quando Caspian le aveva raccontato la triste vicenda che aveva segnato l’esistenza di Drinian e sua moglie anni addietro: la perdita del loro unico figlio. Osservandola meglio, si rese conto che Lady Lora, nonostante continuasse a sorridere, aveva uno sguardo infelice. E fu questo, probabilmente, a far provare a Susan un immediato affetto per lei.
“Spero che diventeremo amiche”
“Ne sarei oltremodo felice, Maestà!”
“Allora posso invitarvi nelle mie stanze, domani? Così potremo chiacchierare un poco, magari prendendo un thè”
“Con molto piacere!”
Caspian e Drinian si scambiarono uno sguardo d’intesa.
 “Ero certo che sarebbero andate d’accordo” sussurrò il primo, chinandosi all’orecchio del secondo: Susan e Lora erano già impegnate in una fitta conversazione.
Poco dopo, i musici iniziarono ad intonare un nuovo ballo. Caspian invitò Lady Lora, mentre Susan si fece condurre nelle danze da Lord Drinian.
I festeggiamenti si protrassero fino a sera tarda. La Regina Dolce non ricordava di essersi mai divertita tanto.
“Sono felice, felice, felice!” esclamò qualche ora dopo, mentre  si gettava a pancia su sul grande letto reale, ancora completamente vestita.
Caspian si adagiò accanto a lei, voltato sul fianco, puntellandosi su un gomito e poggiando la testa a una mano. Anche lui aveva ancora indosso gli abiti della festa.
“Non mi avevi detto di essere una ballerina così vivace”
“Oh, sì! Adoro la danza. Sarei potuta andare avanti per ore”.
La fanciulla fece un sospiro soddisfatto e chiuse gli occhi.
Il ragazzo la osservò attento, passandole il dorso della mano sul viso. “Sei stanca?”
“Un po’ ” ammise lei riaprendo gli occhi e fissandoli in quelli di lui.
“Non devi stancarti. Devi stare attenta”
“Lo so, non preoccuparti”. Susan si voltò a sua volta sul lato per abbracciarlo e dargli un bacio, al quale lui rispose subito.
Susan emise un altro sospiro, intrecciando le dita nei suoi capelli.
“Non avevi detto di essere stanca? Forse dovremmo dormire” mormorò lui, scostandosi un poco.
Lei scosse il capo. “Non sono ancora così stanca, dopotutto” . Gli fece una carezza sulle labbra, passandogli l’indice della mano sul mento, e poi sul petto. “E’ la nostra prima notte a Narnia. Voglio che non finisca mai”
In un attimo, Caspian le cinse i fianchi e poi l’abbracciò stretta, carezzandole i capelli.
Piano piano, con delicatezza, scivolò sulla schiena e la trascinò sopra di sé, iniziando a slacciarle l’abito, lentamente.
Presto, i loro indumenti giacquero lontani.
I loro respiri si scontrarono. Caspian la guardò negli occhi, alzandole gentilmente le mani sopra la testa.
“Ti prometto che questa notte sarà indimenticabile” mormorò in un soffio.
Susan si sentì impazzire, e poco dopo non riuscì più a ragionare. Il nuovo bacio di Caspian distrusse in lei ogni altra sensazione eccetto il calore del suo corpo, la premura e l’ardore con cui l’amò, dentro quell’oscurità che concedeva loro la libertà più assoluta.
“Sue…” la chiamò dopo molto tempo, la voce languida, gli occhi socchiusi, le labbra su quelle di lei.
“Sì?” lei quasi non aveva voce.
“Io…”
In quel preciso istante, un borbottio imbarazzante spezzò completamente l’atmosfera.
Susan arrossì. “Scusa…”
Caspian aggrottò le sopracciglia. “Che cosa è stato?”
“Tuo figlio ha fame”
“Oh…”
Si guardarono un momento e poi scoppiarono a ridere.
Caspian divenne pensieroso tutto un tratto. “A quest’ora in cucina non ci sarà più nessuno, come possiamo fare?”
“Bè…possiamo scendere di soppiatto” rispose Susan.
Lui la fissò con un sorriso divertito. “Non dirmi che voi quattro sgattaiolavate di sotto di nascosto nel mezzo della notte?”
Lei annuì con aria furba.
“D’accordo, allora” Caspian si alzò e Susan fece per seguirlo, ma il giovane la fermò. “No. Tu resta dove sei”
“Ma…”
“Non ti muovere, torno subito”. Le rubò un bacio a stampo, sorridendole, e poi corse fuori dalla stanza.
Susan si rigettò all’indietro sui cuscini, serena come mai in vista sua.
Quando Caspian ritornò con un gran carico di dolci e frutta, la ragazza si rimise la vestaglia e sedettero insieme sul tappeto, davanti al camino. Il fuoco scoppiettava allegramente. Oltre a un paio di candele, era l’unica fonte di luce nella stanza.
“Ti verranno spesso queste voglie notturne?”
Susan alzò le spalle, ingoiando l’ultimo boccone del suo dolce. “Non lo so. Forse”
D’un tratto divenne molto pensierosa e lui lo notò. “Che cosa c’è?”
“Caspian…ti piacerò ancora quando…insomma, quando la mia condizione inizierà a diventare evidente?”
Lui la fissò un momento. Susan non lo guardava. Le sorrise e si allungò un poco verso di lei, posandole una mano dietro la nuca e spingendole delicatamente il viso in avanti per baciarla.
“Io ti amo. Per me sei l’unica, la più dolce, la più meravigliosa. E lo sarai sempre”
Lei lo abbracciò stretto, rassicurata dalle sue parole. “Perdonami, sono una sciocca. Ci sono cose molto più importanti a cui pensare ora che siamo a corte, e io mi preoccupo di questo”
Caspian scosse il capo per farle capire che non importava.
Fu un dei momenti più meravigliosi che avessero mai passato insieme: parlare, ridere, fare l’amore, parlare ancora…e poi di nuovo tutto da capo. Era un’atmosfera così intima, così familiare… Quella notte parve davvero infinita.
I vetri delle finestre del balcone tintinnarono, l’ululato sommesso del vento fischiò tra gli infissi. La Regina spense l’ultima candela, mentre il Re aggiungeva legna al fuoco e la raggiungeva poco dopo sotto le coperte, al caldo.
Caspian l’attirò a sé, una mano attorno alle sue spalle, l’altra dietro la nuca. Susan si appoggiò al suo petto.
“Credi che dovremmo già decidere come chiamarlo?” le chiese lui, alludendo ovviamente al bambino.
“Hai già qualche idea?”
“Mmm…a dire la verità no. Non credo di essere bravo con i nomi”
“Se sarà una femmina, avrei pensato di chiamarla Myra, come tua madre” confessò lei, vedendo un sorriso radioso aprirsi sul volto di lui.
“Sue…” Caspian l’abbracciò forte e restarono così un momento. “Grazie”
Lei gli prese il viso tra le mani e gli diede un tenero bacio. “E di cosa?”
“Susan, ascolta…” riprese lui.
“Tu preferiresti che fosse un maschio, lo so” lo interruppe la fanciulla.
Caspian osservò il suo sorriso alla debole luce delle fiamme.
Lei gli lisciò dolcemente il petto con il dorso della mano. “Caspian XI. Perché se nascerà un principe, avrà il nome di suo padre, non è così?”
Il Re scosse piano il capo. “No…”
La Dolce rimase non poco stupita da quella risposta. Lui aveva un’espressione molto seria quando parlò di nuovo.
“Innanzitutto, è indifferente se sarà maschio o femmina. Se avremo una bambina, avrà comunque ogni privilegio che spetterebbe a un principe ereditario. Nel mio regno non ci saranno simili discriminazioni. E poi, credo che i Caspian abbiano fatto più male che bene alla terra di Narnia. Io sarò l’ultimo. Questo è anche il volere di Aslan”
Il Leone aveva detto loro che c’era bisogno di un rinnovo. Un nuovo inizio. Il disegno di Narnia era cambiato. Forse, quel rinnovo doveva consistere nel porre fine alla dinastia di Telmar.
Susan gli circondò il collo con le braccia e il giovane la strinse di più, affondando le labbra nei suoi capelli.
“Mi dispiacerà non chiamarlo come te” mormorò la voce di lei, soffocata dall’abbraccio.
“Davvero?”
La Regina annuì. “Ma va bene lo stesso. Faremo come vuoi tu. Penseremo ad un altro bel nome”
Lui le diede un bacio sulla fronte e poi la fissò attentamente per lunghi secondi.
“Hai paura?” chiese infine.
Lei parve un poco stupita da quella domanda. “No. Tu ne hai?”
“Forse…” sospirò lui, “ma non per i motivi che potresti pensare”
Susan scorse la preoccupazione farsi strada nel suo sguardo. “Lo so a cosa alludi. Ma quello che ti tormenta tanto non era vero, e non sarà mai vero”.
Il Re l’abbracciò di nuovo e fece un sospiro. “Hai ragione. Scusami”
“Non pensarci. Non devi pensarci mai più”
Ma Caspian non ci riusciva. Ciò che temeva di più, e che a volte lo teneva sveglio la notte, era il ricordo dell’incubo causatogli dalla Strega Bianca nel quale sia Susan che il bambino incorrevano in una tragica fine.
Era convinto che nessuno fosse ancora ossessionato da quelle illusioni tanto quanto lui.
Dopo quell’esperienza spaventosa, sebbene irreale, aveva sviluppato un maggiore senso di protezione verso la sua Regina, misto ad una smisurata fissazione che potesse accaderle qualcosa di terribile.
Aveva avuto paura che potesse deprimersi a causa della separazione dalla sua famiglia. Aveva paura che potessero sorgere complicazioni nella gravidanza; le aveva proibito di allenarsi con l’arco e di andare a cavallo, e lei era così buona che aveva replicato solo una volta, per poi dire di sì a tutto.
Sapeva di stare esagerando, eppure...
Ma fortunatamente, oltre alla sua sposa, a tranquillizzarlo c’era anche il dottor Galileo, il medico di bordo: la Regina era sana come un pesce, le nausee erano arrivate e passate quasi subito, il suo appetito stava notevolmente aumentando (cosa normalissima). Niente più capogiri, niente disturbi di altra natura. Lei e il piccolo stavano perfettamente.
Doveva smettere di tormentarsi con inutili pensieri, si disse Caspian, e godersi la felicità che tanto a lungo lui e Susan avevano cercato, rincorso, e alla fine trovato.
“Era un incubo, Caspian, tutta un’illusione” gli disse infine lei, baciandolo piano. “Non mi succederà niente, te lo prometto”
Si strinsero l’uno all’altra, provando un senso di serenità immensa. Avevano imparato a donarsi forza e coraggio l’uno dall’altro, e sempre se ne sarebbero donati in ogni aspetto della vita, in ogni prova gande o piccola che si sarebbe parata loro dinnanzi.
Susan cercò di trasmettere a suo marito la sua sicurezza. Sicurezza che derivava dal non essere più una persona singola. Era accaduto tutto molto in fretta, era vero, e non certo nelle circostanze migliori. Aveva immaginato diverse volte di aspettare un figlio, ma di apprendere e dare la notizia tra le sicure mura di Cair Paravel anziché a bordo del Veliero dell’Alba, nel mezzo di un’avventura incredibile come quella che avevano affrontato. Tuttavia, non aveva avuto paura. Al contrario: era come se quella piccola vita che cresceva dentro di lei, che dipendeva da lei, frutto dell’amore suo e di Caspian, la inondasse di un’energia sconosciuta. E più lui (o lei) cresceva, più aumentava anche quell’ energia.
 
 
Il giorno seguente, gli impegni messi da parte quello precedente non poterono più essere rimandati.
“Vostra Maestà mi perdonerà se insto ancora” disse Briscola, “lo so che siete rientrato da meno di ventiquattrore, ma ci sono delle questioni davvero urgenti”
Caspian avrebbe voluto restare a letto tutto il giorno insieme a Susan. Se avesse potuto vivere solo di lei non sarebbe più nemmeno uscito da quella camera. Ma uscì...di malavoglia ma uscì.
Lei dovette spingerlo con la forza, le mani sul suo petto, ridendo di gusto mentre lui le dava il bacio più lungo di tutta la storia di Narnia. Le loro labbra sembravano incollate.
“V-vai…dai…Caspian…muoviti!”
Infine lui sbuffò, la prese per la vita e la baciò ancora, provocando un sonoro schiocco che risuonò per il salotto dove avevano fatto colazione, facendo arrossire dalla punta dei piedi a quella dei capelli tutta la servitù presente.
Anche Susan ebbe il suo daffare quella mattina. Scese in città (sempre insieme a Miriel, Tara e Clipse) e visitò personalmente ogni famiglia di contadini, assicurandosi che il loro salario fosse dignitoso e interessandosi della salute dei bambini.
“Il Re non ci fa mancare niente, mia signora. Ci da anche di più di quel che meritiamo. Ogni settimana viene a farci visita, proprio come voi oggi. Passa del tempo con noi, ci parla come un amico, e talvolta lavora anche insieme a noi! E’ davvero di animo nobile il nostro Sovrano”
Susan provò grande fierezza nel sentir parlare di Caspian a quel modo. Lui a volte nutriva ancora il dubbio di non star facendo tutto il possibile per la sua gente. Chissà cos’avrebbe detto se gli avesse riferito le parole appena udite? Decise che gliene avrebbe parlato a pranzo.
Quando tornò al palazzo a mezzogiorno in punto però, trovò Caspian nella sala grande insieme al Lord Ciambellano.
“Il Duca dice ‘nell’istante in cui torna’, mio signore” Susan udì dire a quest’ultimo, e un brutto presentimento iniziò a farsi strada in lei.
Il Duca? Aveva sentito bene?
Notando la sua presenza e quella delle sue ancelle, il Lord Ciambellano s’inchinò alle dame e poi lasciò la sala, al congedo del Re.
“Ragazze, potete scusarci un attimo” disse Caspian subito dopo, invitando gentilmente Miriel e le altre a lasciare da soli lui e Susan.
Quando lo furono, lui le si avvicinò. “Sue, credo che dovremo rimandare il nostro pranzo”
“V-va bene…non è successo niente, vero? Stanno tutti bene?” chiese la ragazza, inquieta.
“Sì, sì certo, solo che…qualcuno vorrebbe vederti e ti sta aspettando”
Fa che non si tratti di lui… pensò la Dolce.
Caspian non fece in tempo a spiegarle nulla di più che le porte della sala si riaprirono.
I due giovani si volsero in direzione del nuovo venuto: un uomo in là con gli anni, i capelli bianchi corti, un mantello nero da viaggio e un cappello piumato. Camminò con decisione fino a trovarsi a pochi metri dai due ragazzi, quindi si fermò e fece un inchino.
“Lord Erton” lo salutò Caspian, di nuovo con quel tono di voce misurato che Susan gli aveva sentito usare per rivolgersi a Lord Ravenlock e Lord Galvan. “Mi fa piacere vedere che state meglio. Mi avevano detto che eravate indisposto”
Era dunque quello l’uomo del quale aveva avuto così paura? , pensò Susan. Quell’anziano signore tutto rughe, la schiena leggermente curva e l’aria fragile?
Ma l’abito non fa il monaco, si disse immediatamente. Difatti, non appena parlò, la voce potente e autoritaria di Lord Erton la fece rabbrividire.
“Vostra Maestà è gentile a preoccuparsi per me. Sono stato colpito da un semplice raffreddamento, ma non appena mi sono sentito meglio sono subito partito, poiché…” spostò lo sguardo su Susan, “mi è giunta notizia proprio ieri sera che abbiamo una nuova illustre ospite a corte”
Gli occhi celesti della Regina Dolce incontrarono quelli del Duca, penetranti come quelli di un serpente che scruta la preda prima di attaccarla. Occhi attenti, che la squadrarono da capo a piedi come fosse trasparente.
“Vostra Grazia” lo salutò la ragazza. “Mi hanno parlato di voi”
Il Duca ridacchiò. “Bene, spero”
Susan non rispose.
“Credo di dovervi porre i miei omaggi e le mie felicitazioni, mio signore. Narnia voleva una regina e voi gliel’avete portata. E quale Regina! Una degli Antichi Sovrani della leggenda! Stento quasi a credere che siate qui davanti a me, Maestà. I ritratti che ho visto di voi non rendono la vostra bellezza”
Si avvicinò alla fanciulla e le baciò la mano.
Fu con grande forza di volontà che Susan non la ritrasse. Percepì in quel gesto tutta la falsità di quell’uomo e ne fu disgustata. Si vedeva lontano un miglio che non pensava affatto quello che diceva.
“Mi lusingate troppo, signore, non dovete” rispose educatamente.
“Ma non è forse vero? Siete da tutti ricordata soprattutto per la vostra bontà, gentilezza e bellezza. Susan la Dolce, così vi chiamavano. Il mio Re converrà che qualunque uomo vi vorrebbe come sposa”
“Una Regina non dev’essere solo bella e buona, ma deve saper regnare insieme al suo Re” la difese subito Caspian, sorridendo inaspettatamente. “E la mia Susan è più esperta di me in questo, dato che ha alle spalle ben quindici anni di regno”
La Dolce si voltò verso il marito e ricambiò il sorriso, grata, rasserenata, incoraggiata.
Quello scambio di sguardi a Lord Erton non piacque per nulla.
Erano uniti. Troppo uniti. Lei avrebbe portato guai.
“Ma non siete a conoscenza della notizia più bella” aggiunse ancora Caspian, stringendo la mano di Susan. “Sarete felice di sapere, Vostra Grazia, che ho seguito i vostri consigli: presto nascerà un erede”
“Ah…” fece il Duca, chiaramente colto di sorpresa.
I due uomini si scambiarono uno sguardo. Caspian parve soddisfatto dell’effetto che le sue parole avevano avuto sull’altro. Di sicuro non se l’aspettava.
Oh sì, aveva seguito i suoi consigli… Lord Erton gli aveva praticamente imposto di mettere al mondo un erede, come se fosse una cosa meccanica. Ma quel figlio era nato per amore, non per volere di Erton. Presto se ne sarebbe reso conto.
“Non si potrebbe chiedere di meglio” si riprese il Duca, raddrizzando la schiena leggermente curva. “Un discendente è quello che ci vuole per dimostrare che Narnia ha un trono stabile”
“Chi altri dice il contrario, milord?” s’informò Caspian, rivolgendogli un’occhiata accigliata.
“Oh bè... sapete, Maestà, ci sono diverse persone che vorrebbero vedere i propri figli o nipoti sul trono di un regno come Narnia. Primi fra tutti i nostri nemici”
“Di chi parlate?”
“Ma di Calormen, è ovvio”
A quel nome, Susan ebbe un fremito.
Calormen…erano sempre intenzionati a prendere Narnia?
Calormen…Rabadash…il suo peggiore incubo.  Aveva rapito lei e Peter, schiavizzato uomini, donne e bambini innocenti, aveva torturato Caspian…
Odio e terrore riaffiorarono dentro di lei. Non vi pensava da mesi e adesso, al solo sentirla nominare…
“State bene, mia signora?” chiese Lord Erton.
“Cosa? Sì, certo”
“Susan?” fece Caspian a bassa voce.
“Non è niente” sussurrò lei.
“Riguardatevi, Maestà” disse Erton. “Non vorremo mai che vi affaticaste con il rischio di danneggiare il prezioso principe che portate in grembo”
“O principessa” ribatté Caspian.
Lord Erton, che stava studiando attentamente le razioni di Susan, si voltò lentamente verso il Re. “O principessa” ripeté, con una cadenza di tono che tradiva lo scherno. “Ma sarebbe meglio se la nostra signora mettesse al mondo un maschietto. Chiederemo ad Aslan di intercedere per voi”
Si sta divertendo a prendermi in giro, pensò Susan indignata. E lo fa senza preoccuparsene, persino davanti a Caspian!
Non vedeva l’ora che se ne andasse, e anche il Liberatore sembrava pensare lo stesso. Tuttavia, sarebbe stato molto molto scortese non invitare a restare a pranzo un ospite così alto rango. Le buone maniere sono parte integrante dell’educazione di un principe, e fin da bambino, Caspian non era mai venuto meno ai dettami dell’ etichetta.
“Volete unirvi a noi, signore?” chiese dunque il giovane.
“Accetto molto volentieri, grazie, mio Re”
Si sedettero a tavola e attesero l’arrivo degli altri commensali.
Susan ora capiva cosa aveva voluto dire Caspian quando, sulla carrozza, aveva paragonato i suoi battibecchi con Peter a quelli con Lord Erton. Caspian non aveva voluto essere maligno nei confronti del Re Supremo, ma era un esempio calzante. Era un botta e risposta continuo, e il Duca sembrava maestro in questo: stuzzicare, innervosire, insinuare.
Quando giunsero Cornelius, Briscola, le tre ancelle della Regina e Emeth, non si risparmiò.
“Quante novità al castello! Sembriamo una compagnia di attori che stanno per mettere in scena una bizzarra commedia: animali parlanti, nani, driadi, soldati stranieri…”
“Non vedo i Lord di Telmar, dove sono?” lo interruppe gentilmente il dottor Cornelius, capendo il disagio degli amici.
“Eccoci, signori, perdonate il ritardo” risposero proprio loro, entrando in quel momento.
Lord Mavramorn, Agoz, Revilian e Rhoop presero posto attorno alla tavola.
Improvvisamene, tutta la tracotanza di Lord Erton venne meno. Il suo viso austero si trasformò in una maschera di rughe ancor più profonde. I suoi occhi mandarono bagliori d’odio e le guance gli tremarono per una collera repressa.
Caspian fu tutt’altro che stupito nel vederlo così, e provò una certa soddisfazione nel constatare che la reazione di Lord Erton alla vista di Lord Rhoop, fu esattamente quella che si era aspettato. I due uomini si fecero solo un breve cenno con il capo, nulla più.
Per il resto del pranzo ci furono allegre chiacchiere e l’atmosfera si rilassò. Susan quasi dimenticò la presenza del Duca, il quale sprofondò nella sua poltrona e parlò pochissimo.
Lord Rhoop invece si animò alla prospettiva di confrontarsi con il suo rivale.
Perché di questo si trattava.
Susan venne finalmente a conoscenza del grande mistero che univa quei due uomini: Lord Rhoop era stato Duca di Beruna ai tempi del padre del Liberatore, destituito (o per meglio dire cacciato) da Miraz l’Usurpatore, quando aveva preso il trono di Narnia e aveva allontanato dal regno i sette fidati amici del defunto fratello.
Ora che Rhoop era tronato, Erton si sentiva minacciato. Si erano  sempre detestati e presto sarebbe stata guerra aperta.
Come se non bastasse, la Regina parteggiava per Lord Rhoop, con il quale aveva stretto una particolare amicizia.
 
 
Nelle settimane successive, Lord Erton fece di tutto per rendere la vita impossibile a Susan, e sperava tanto che le angosce che le provocava si ripercuotessero sul suo rapporto con Caspian.
La fanciulla fece di tutto per evitare d’incontrare ancora il Duca. Il più delle volte era accompagnata da qualcuno quando lo incrociava nei giardini, per i corridoi del castello, ai riceventi, o nella sala del Gran Consiglio, alle cui sedute Susan presiedeva quasi sempre sedendo al fianco di Caspian.
Miriel, Tara e Clipse non l’abbandonavano mai. Poi c’era Lady Lora, Emeth, Lord Rhoop e Tartufello. Tutti loro facevano parte del suo seguito, come Drinian, Agoz, Mavramorn, Revilian, Cornelius, Briscola e Tempestoso facevano parte di quello di Caspian.
Se non era sola, Lord Erton non si azzardava mai a parlare, se non per pochi minuti; ma ogni caso, anche un secondo bastava per irritarla o farla sentire a disagio di fronte a quell’uomo. Sapeva provocarle un senso di nervosismo e agitazione ancor maggiore di quel che le aveva dato Drinian a bordo del Veliero dell’Alba, nel periodo in cui si era opposto apertamente alla sua storia con Caspian.
Ma Drinian lo aveva fatto per ragioni che Susan aveva compreso, sebbene li avesse portati diverse volte allo scontro verbale. Lord Erton, invece, sembrava infastidirla per puro divertimento. Faceva di tutto per metterle in testa strane idee di ogni tipo.
Ad esempio le diceva: “Ho sentito dire che un grande spavento può essere causa di un parto prematuro, e spesso è pericoloso per il nascituro”. Oppure: “Una vera signora non lavora in giardino, mia Regina. Siete sicura che il Re approvi?”. E quando la trovava a chiacchierare da sola con Emeth, insinuava che non era bene che una donna s’intrattenesse da sola con un uomo che non era suo marito.
Piccolezze, paragonate ad altri problemi, ma comunque molto fastidiose.
Un giorno, la sorte volle s’incontrassero mentre la Dolce si recava nella serra assieme a Tartufello.
Susan aveva espresso il desiderio di occuparsi da sola delle rose blu che aveva fatto portare dall’Isola delle Rose. Per il momento erano state piantate in un grande vascone di pietra, ma a primavera sarebbero state trapiantate a terra dai bravi giardinieri e dalle talpe.
Lord Erton l’aveva seguita come un’ombra silenziosa nel suo mantello nero. Lei lo aveva ingorato il più a lungo possibile, ma quando non aveva più potuto, si era infine rivolta a lui con finto stupore.
“Perdonatemi, Vostra Grazia, non avevo notato la vostra presenza”
“Nulla, Maestà. Vi sto forse disturbando?”
Susan aveva stretto i denti, ma aveva comunque riposto gentilmente. “No, certo”
Avevano iniziato a parlare più o meno cordialmente, finché il Duca non se n’era uscito con certe domande di natura un po’ troppo personale, ed una in particolare che l’aveva lasciata letteralmente a bocca aperta.
“Ditemi, Maestà, quando vi siete sposata con il Re?”
La Dolce, che stava per recidere un ramo secco, si era fermata per una frazione di secondo. “Sono quasi tre mesi, ormai”
“Ah capisco… e ditemi, da quanto tempo dividevate il letto con Sua Maestà, prima di sposarlo?”
A quelle parole, a Susan erano cadute di mano le forbici. Era rimasta immobile a fissarlo, rossa in volto, le labbra che le tremavano. Non aveva notato Tartufello raccoglierle gli attrezzi da lavoro e porgerglieli di nuovo. Aveva invece continuato a fissare il Duca con tanto d’occhi.
“Che cosa avete detto?” aveva chiesto con un filo di voce..
Erton aveva ridacchiato, coprendosi la bocca con la mano guantata. “Perdonatemi, Maestà, forse mi sono espresso male. Volevo semplicemente sapere quando dovrebbe avvenire il lieto evento”
“La…la prossima estate”
“Uhm… capisco. Ora i conti tornano. Dopotutto provenite da un mondo totalmente diverso dal nostro, dove probabilmente avete un altro concetto di…”
“Che cosa state insinuando, signore?”
La voce di Susan tremava sempre più, mentre quella di Lord Erton era divenuta simile al tuono, chiara potente.
“Nulla, nulla, solo…vorrei che ricordaste che adesso non siete più una ragazza come le altre. Per soddisfare i piaceri del Re esistono altri tipi di donne, ma voi siete la Regina. Sarebbe bene che lo teniate sempre a mente, e che non si sappia troppo in giro che avete consumato il vostro amore prima delle nozze. Buona giornata, Maestà”
Non appena era uscito dalla serra, anche Susan era corsa fuori, risalendo il prato con passi spediti. Tartufello l’aveva seguita svelto quanto le sue zampe un po’ tozze gli avevano concesso.
Quando era giunta sul viale principale, aveva visto un gruppo di cavalieri rientrare dalla battuta di caccia. In testa a tutti stavano Caspian e Emeth. Non appena il Liberatore l’aveva vista, era smontato da Destriero e le si era fatto incontro con un gran sorriso.
Ma Susan era corsa da lui e gli si era gettata tra le braccia con grande sconcerto dei cavalieri.
“Che cosa succede?”  aveva chiesto subito il giovane, sentendola tremare.
“E’ quell’uomo, il Duca! Non la lascia mai in pace!” aveva risposto il tasso raggiungendoli.
Più tardi, quando i due giovani erano rimasti soli, lei aveva dato sfogo alla rabbia e all’umiliazione.
“Susan, calmati”
“No, non mi calmo! Lo so perché mi ha detto quelle cose! Lo so cosa pensa! Lo pensano tutti! Sono solo una…”
“Susan, smettila!”
Caspian l’aveva presa saldamente per le spalle e l’aveva voltata verso di sé. Gli occhi celesti di lei brillavano di lacrime.
“Mi sono donata a te perché ti amo, Caspian. E’ come se mi stessero accusando di questo, e non lo posso sopportare! Forse…forse non sono quella che tutti credono, ma io non sono pentita di ciò che ho fatto, delle decisioni che ho preso, di avere scelto te! Però…non voglio danneggiati, e ho paura che…”
Caspian l’aveva stretta forte e l’aveva lasciata sfogare ancora, poi era andato personalmente da Lord Erton a dirgli di lasciare in pace la Regina. Cosa che avrebbe già dovuto fare da parecchio tempo.
“Come vi siete permesso di rivolgervi a lei in quei termini?!”
“Non intendevo offenderla, io credevo che…”
“Sono tre settimane che la conoscete. Tre settimane che le date il tormento! Ho taciuto per amore dell’armonia che è sempre regnata tra queste mura, ma adesso basta: lasciatela stare!”
“La vostra consorte è un poco viziata, Sire, lasciatevelo dire. Non dovreste concederle tutta la libertà che…”
Caspian si era voltato di scatto verso il Duca e aveva camminato svelto verso di lui, per trovarglisi di fronte. “Ciò che riguarda me e mia moglie è solo affar mio, sono stato chiaro? Quello che io decido di fare, quello che lei decide di fare, o dire, riguarda me e lei, nessun altro. Susan è la vostra Regina, mostratele il rispetto che merita.”
Dietro l’apparente clama del Re si avvertiva la sua collera.
Lord Erton non aveva replicato, aveva girato sui tacchi e se n’era andato.
Rientrato nelle proprie stanze, aveva trovato Lord Ravenlock e Lord Galvan ad attenderlo.
“E’ giovane e innamorato, per questo sciocco” disse il primo, come sempre molto composto.
“Innamorato?! Bha!” esclamò il Duca, agitando in aria una mano. “Accecato dagli ardori di gioventù, volete dire!”
“C’è molta complicità tra loro” aggiunse Lord Galvan.
Era proprio questo a non piacere a Lord Erton: questa complicità, questo potere che Susan aveva sul Re.
“Non le permetterò di spadroneggiare come le pare e piace! E non permetterò che Lord Rhoop riprenda il suo posto! Io sono l’unico Duca di Beruna! E dopotutto, non vedo in Susan Pevensie quella gran Regina che tutti dipingono. Per quel che mi riguarda è una donna come tutte le altre. Non ho paura di lei, e non ne ho di Caspian X. Sono due bambini, in fondo”
“State attento, Vostra Grazia” disse Ravenlock con voce grave. “Aslan li ha fatti Re e Regina, e tutti sappiamo bene che non è possibile andare contro il volere del Grande Leone”
Lord Erton si volse con un sorriso malefico. “Se c’è riuscita quella ragazza tornando a Narnia quando non avrebbe più dovuto, ce la farò anch’io. Mi sbarazzerò di quella donna, Lord Ravenlock, ve lo posso assicurare.”
 

~·~



Era una triste mattina d’inverno quando Jill si precipitò fuori dalla porta posteriore dell’edificio scolastico, in lacrime, correndo attraverso il cortile sul retro per sfuggire ai suoi inseguitori.
La scuola che Jill frequentava era un istituto misto, dove le azioni dei bulli passavano completamente inosservate agli occhi dei professori. Sfortunatamente, lei era uno dei bersagli preferiti di quei ragazzacci prepotenti, e a niente erano valse le proteste che lei e altri compagni avevano voluto esporre pubblicamente al consiglio scolastico.
C’era voluto del coraggio per farsi avanti,  e solo Eustace Scrubb infine aveva deciso di agire, andando direttamente dal preside. Purtroppo però era valso a poco…
Il preside li aveva ascoltati, ma nel concreto non aveva fatto nulla. Aveva punito i bulli con l’abbassamento del voto in condotta, niente di più. Secondo lui non c’era motivo di prendere la cosa sul serio, e aveva persuaso di questo anche i genitori che erano andati da lui a chiedere spiegazioni su quella storia.
Jill era rimasta molto colpita dall’atteggiamento coraggioso di Eustace, che solo il trimestre prima guardava tutti dall’alto in basso. Sebbene non si comportasse alla stregua dei bulli, non aveva certo un gran carattere, ma qualche strana ragione, Jill era sempre andata piuttosto d’accordo con lui, anche se certe volte era veramente insopportabile. Aveva il forte sospetto di essere la sua unica.
Ma c’era stato un cambiamento in Eustace, lo avevano notato tutti. Jill non aveva idea di cosa potesse aver provocato quella trasformazione, ma di certo adesso era molto più piacevole conversare con lui.
Eustace Clarence Scrubb non faceva parte della cerchia delle ‘vittime’, ma aveva sentito i bulli parlare di lui e decidere che era ora di dargli una bella lezione, soprattutto perché aveva avuto il coraggio di andare a denunciarli al direttore.
Per un po’ di tempo le cose erano migliorate, ma dopo le vacanze invernali tutto era ricominciato da capo.
Sovrappensiero, Jill voltò un angolo del cortile e andò a sbattere contro qualcuno. La sua corsa si arrestò e finì a terra lunga distesa. Per fortuna, la neve che era caduta copiosa nelle settimane precedenti attutì la caduta, ma la ragazza si ritrovò con i vestiti fradici.
Anche la persona con cui si era scontrata cadde a terra, e la sua borsa dei libri si aprì spargendo il suo contenuto.
“Pole, che combini?”
“Scrubb! Vieni, presto!” esclamò la ragazza, scostandosi i capelli biondi dal viso e rimettendosi in piedi svelta, afferrando il ragazzo per un braccio.
“Cosa? Aspetta, i libri…”
“Presto, o se la prenderanno anche con te!”
“Jill!” gridò una voce.
I due si volsero e videro schierati davanti a loro una decina di ragazzi e ragazze dall’aria poco raccomandabile.
Jill tremò e istintivamente si aggrappò più forte al braccio di Eustace.
“Girate al largo” disse quest’ultimo al capo dei bulli, un tipo alto e robusto di nome Carter.
Nessuno a scuola osava mai rivolgere la parola alla banda dei bulli,  meno che mai a risponder loro per le rime.
“La tua amica ha gettato il pranzo addosso ad Eleonor” disse Carter, indicando una ragazza alta alla sua destra.
“Non l’ho fatto apposta!” si giustificò subito Jill.
“Non l’ho fatto apposta!” cantilenò Eleonor facendole il verso, e gli altri risero.
“Basta, queste stupidaggini devono avere fine!” esclamò Eustace.
“Levati di mezzo”
“Non potete picchiarla solo perché ha rovesciato il pranzo!”
“Nessuno ha parlato di picchiarla” disse un’altra ragazza.
Il gruppo si avvicinò e gli altri due indietreggiarono. Poi, improvvisamente, Eleonor si gettò addosso a Jill e le afferrò i capelli, tirando così forte da costringerla a piegarsi su se stessa
“Pole!” esclamò Eustace cercando di aiutarla, ma altri due tizi gli erano saltati addosso e l’avevano bloccato per le braccia.
“Adesso chiedi scusa!” disse ancora Eleonor.
“No!” rispose Jill. “Te l’ho detto, non ho fatto apposta!”
“Non m’interessa! Mi hai rovinato la relazione di storia! Guarda! E’ impresentabile!” gridò l’una, sventolando un foglio macchiato sotto il naso dell’altra.
Istintivamente, Jill mormorò una scusa.
“Cosa? Non ho sentito” Eleonor la strattonò ancora, finché Jill non cadde in ginocchio e gridò.
“Ho detto scusa! Scusa!”
Nel momento in cui Eleonor lasciò andare Jill, Eustace riuscì a liberarsi dalla presa dei suoi carcerieri. Si voltò, diede un calcio in mezzo alle gambe ad uno e un pungo all’altro.
Le tecniche di difesa di Ripicì funzionano! pensò soddisfatto. Gliele aveva insegnate sul Veliero dell’Alba.
“E’ sleale colpire basso!” aveva detto Eustace.
“Bè, quando sei un topo, sei costretto a farlo a volte, vecchio mio. Ma ti insegnerò qualcosa che sia anche alla tua di altezza”
Rip…
Eustace afferrò Jill per un braccio e l’aiutò ad alzarsi.
I bulli stavano per farsi sotto di nuovo, ma in quell’attimo sopraggiunse un inserviente della scuola. Li osservò tutti un momento, e poi esclamò: “Che state combinando qui?!”
Immediatamente, Carter, Eleonor e i loro compari fornirono una versione distorta dei fatti. Diedero la colpa a Eustace, ovviamente, dicendo che aveva aggredito i gemelli Spivvin.
Jill gli venne in aiuto, ma a nulla servirono i suoi tentativi di difenderlo. Come sempre, i bulli la passarono liscia. Fu Eustace a finire dal preside per aver rotto il naso ad un compagno.
L’inserviente li ricacciò tutti dentro l’edificio scolastico, ma Jill s’intrattenne ancora un attimo nel cortile per recuperare la borsa e i libri di scuola di Eustace.
Mentre li raccoglieva, alcuni fogli fuoriuscirono da uno dei quaderni e si sparpagliarono a terra.
“Oh, no!” fece Jill, affettandosi a raccoglierli prima che si bagnassero di neve e divenissero illeggibili.
Li controllò con attenzione mentre rientrava in classe e si sedeva al posto. Seduta acanto al termosifone, li depose lì sopra per farli asciugare. Poi li rimise con cura nel quaderno.
Fu più forte di lei: sbirciò le parole scritte nell’ordinata calligrafia di Eustace, rendendosi conto con stupore che non erano compiti di scuola. Le frasi che lesse sembrarono piuttosto appartenere ad un romanzo fantastico. Non le risultava che Eustace Scrubb leggesse libri fantastici, e meno che mi che scrivesse racconti di quel genere.
Per tutta l’ora, mentre attendeva di sapere che cosa fosse successo al compagno, non prestò attenzione alla lezione. Continuava a lanciare occhiate alle pagine appoggiate sul termosifone. Vinta dalla curiosità, stando attenta che la professoressa non notasse nulla, prese il quaderno che aveva nascosto sotto il banco, lo appoggiò sul libro di geografia, lo aprì ed iniziò a leggere con interesse.
“C’erano una volta quattro bambini che sì chiamavano Peter, Susan, Edmund e Lucy. Vivevano a Londra ma, durante la seconda guerra mondiale, furono costretti ad abbandonare la città per via dei bombardamenti aerei”
Il racconto iniziava così…





 
 
 
Scusate il ritardo cari lettori!!! Sono pessima, lo riconosco, ma non ho proprio potuto aggiornare prima…mi scuso anche a chi ho risposto con un ritardo mostruoso alle recensioni.
Ma veniamo al capitolo: stavolta ne sono soddisfatta, anche se è stato difficile scriverlo, non so perchè...
Avete fatto la conoscenza di Lord Erton la scorsa volta e l’avete visto all’opera oggi: aspetto commenti… cioè, volevo dire insulti!!! XD
Mi sono scatenata più che mai con le scene Suspian!!! *.* Io ho adorato scriverle, e voi come le avete trovate??? Ditemi un po’: vi piace che descriva la nuova vita di Caspian e Susan o la trovate noiosa?
Ed ecco Jill!!! Finalmente è comparsa, anche se il pezzo dedicato a lei non è lunghissimo. Il suo momento deve ancora venire, ma intanto vediamo anche lei alle prese con problemi e con un certo racconto…
 

Ringraziamenti:
Per le preferite: aleboh, Angel2000, EstherS, Fly_My world, Francy 98, HikariMoon, Jordan Jordan, Joy_10, katydragons, lullabi2000, Mia Morgenstern, Muffin alla Carota, Mutny_Hina, piumetta, Queen Susan 21, Serpe97, Shadowfax, TheWomanInRed e Zouzoufan7
Per le seguite: Babylady, Cecimolli, ChibiRoby, cleme_b, FioreDiMeruna, Fly_My world, GossipGirl88,  ImAdreamer99, JLullaby, Jordan Jordan, Joy_10, Judee, Mia Morgenstern, niky25, Omega _ex Bolla_ ,  piumetta, Queen Susan 21 e Shadowfax
Per le ricordate: Cecimolli
Per le recensioni dello scorso capitolo: aleboh, Angel2000, Babylady, FioreDiMeruna, Fly_My world, GossipGirl88, HikariMoon, ImAdreamer99, Joy_10, Mia Morgenstern,  piumetta, Queen Susan 21, e Shadowfax
 
Angolino delle Anticipazioni:
Pianeta Terra: il prossimo capitolo inizierà con questo mondo, dove ritroveremo ancora Eustace e Jill e ‘Le Cronache di Narnia’!!!  ;)
Probabilmente anche gli altri Pevensie.
Narnia: ci sarà un salto temporale di alcuni mesi, altri dolci momenti Suspian e altri guai per loro e gli amici, ovviamente opera del terzetto Erton/Ravenlock/Galvan.
 

Per gli aggiornamenti, come sempre vi rimando al mio gruppo facebook Chronicles of Queen
 
Da oggi c'è un nuovo angolino, che non metterò sempre: le Note!!!
La canzone che trovate all’inizio del capitolo è tratta dalla colonna sonora del film "La Maschera di Zorro" che io ho scelto d'inserire nella colonna sonora di Night&Day. Spero di averla tradotta bene...
(DLF, mi appoggio a te!).
Per l'inizio del racoconto di Eustace, invece, ho proprio copiato alla lettera le prime frasi de "Il Leone, la Strega e l'Amadio" ;)


ANNUNCIO!!!
Grazie a voi lettori, vecchi e nuovi, la nostra “Queen of my Heart” è prima nella sezione Narnia come storia più popolare!!!!!!!!
GRAZIE!!! GRAZIE A TUTTI!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!


Un mega bacio infinito,
vostra Susan<3
   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Le Cronache di Narnia / Vai alla pagina dell'autore: SusanTheGentle