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Autore: DirceMichelaRivetti    10/12/2013    2 recensioni
Il Rating è riferito solo al capitolo 15, per il resto è verde
Ambientata post Thor2.
Loki, sotto le spoglie di Odino, è finalmente re di Asgard e il suo obbiettivo pare sia quello di dare valore e prestigio non solo all'arte della guerra, ma anche alla cultura. A sostenere questo progetto e ad assecondare la sua brama di sapere e potere, giunge un'amica di vecchia data, un'amica speciale, Lady Vor che lo ha sempre apprezzato e ciò porterà loro e altri personaggi a spostarsi nei vari regni alla ricerca di antichi artefatti legati a una religione perduta, fronteggiando insidie, mostri e nemici.
Capisco che detta così può non essere molto invitante, ma se avete qualche minuto da perdere, leggete un capitolo e poi deciderete.
Da questa fanfic è poi nata la serie "Il mondo di Loki e Vor" (no comment sul titolo orribile, ma sono negata per queste cose) dove troverete per lo più prequel e spin-off su alcuni personaggi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fandral, Heimdall, Loki, Nuovo personaggio, Sif
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Loki e Vor'
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Era sera, il sole era tramontato da più di un’ora, Vör era nelle proprie stanze, seduta al tavolo, stava finendo di cenare. Guardava verso il piatto, ma i suoi pensieri erano altrove; stava per prendere il bicchiere, quand’ebbe l’istinto di voltarsi. Loki si era materializzato alle sue spalle, era dritto come un fuso, indossava le sue vesti ufficiali, col lungo mantello verde e in testa l’elmo sormontato dalle alte corna ricurve.

“Mio re.” salutò lei, alzandosi in piedi appena lo vide, e gli sorrise.

Loki rimase serio e con la sua tipica calma che mette a disagio, domandò: “Sono il tuo re?”

“Certamente.” rispose lei, un attimo sorpresa.

“E vuoi compiacermi, giusto?”

“Sicuro, per quanto mi è possibile.”

“Allora perché è la terza sera consecutiva che non vieni a farmi compagnia?” il tono era fermo, se la frase era dettata da dolore, allora esso era nascosto perfettamente.

“Scusami, non immaginavo ci tenessi …” mentì la donna che si era già sentita in colpa per non essersi presentata “L’altra sera, te l’ho detto, avevo bisogno di calmarmi; ieri e oggi … ecco non mi sono del tutto ripresa, ho ancora davanti agli occhi quei cadaveri e quei serpenti ...”

“È stata una grave mancanza di rispetto nei miei confronti.” insistette lui, senza che la voce si alterasse.

“Se mi avessi chiamata, sarei venuta.”

“Pensavo fosse sott’inteso.” e qui il tono iniziò a macchiarsi d’ira di tanto in tanto “Hai deciso di allontanarti come tutti gli altri? Di mentirmi?”

“Certo che no! Come fai a pensarlo?”

“Avevi detto che ieri sarebbe stato tutto a posto e invece sono due giorni che non mi rivolgi la parola, quindi mi hai mentito.” per lo più anche per dire questo la voce era rimasta piatta, ma glaciale.

“Eravamo d’accordo di non parlare durante il giorno.” precisò lei, muovendo qualche passo nella sua direzione “E per le cene … te l’ho detto, sono rimasta più impressionata di quel che credevo.” Si inginocchiò al suo cospetto, tenne il capo rivolto verso terra e disse: “Chiedo perdono.”

“Alzati! Che fai?” quasi la rimproverò lui.

“Sei venuto in veste di re e io mi comporto di conseguenza.” rispose l’altra, rimettendosi in piedi “E so che ti fa piacere.”

“E a te non dà fastidio?”

“Perché dovrebbe? Sei re di Asgard!”

Loki subito fu compiaciuto di quelle parole, poi si voltò di scatto per nascondere il proprio viso. Era così dannatamente confuso! Possibile che l’unica persona che lui considerasse sua pari era pure l’unica disposta ad accettare la sua autorità e a sottomettersi? Era perennemente indeciso tra il godersi l’affetto o il potere, lo allettavano entrambi e ciò lo portava a cambiare atteggiamento di continuo.

Vör capiva tutto ciò; negli anni passati, quando il principe era meno chiuso, almeno con lei, e la trascinava nei suoi sogni ad occhi aperti, le aveva fatto conoscere tutti i suoi desideri, tutti i suoi piaceri. Molte volte lui aveva creato l’illusione di una sala del trono e l’aveva popolata di servi e di sudditi fedeli e rispettosi, per dare una dimostrazione di come si sarebbe comportato una volta diventato re e per illudersi di esserlo già.

Lei sapeva perfettamente come a Loki piacesse essere trattato ed era sempre stata ben felice di accontentarlo, la mansuetudine e l’arrendevolezza, che a volte rasentava la soggezione, erano diventate il suo comportamento naturale nei confronti del principe. In un certo senso lui le era sempre stato grato per questo e ogni tanto lo aveva dimostrato, promettendole privilegi che avrebbe avuto, quando lui sarebbe stato incoronato; lei ovviamente lo aveva ringraziato ogni volta, ma non si era mai curata di quelle promesse, poiché le bastava vederlo felice. Fin da piccola Vör si era legata a lui non solo per affinità d’interessi, ma anche perché lo ammirava, ammirava le sue straordinarie doti magiche e il suo intelletto superiore e aveva sempre trovato ingiusto che lui fosse così sprezzato dai coetanei e non solo. Ricordava che una volta, quando ormai erano già adulti, c’era stata una sommossa su Aflheimr, seguita da una dura guerriglia, Thor, i Tre Guerrieri e pure Loki avevano guidato qualche truppa asgardiana per sedarla, al loro ritorno avevano organizzato un banchetto con gli amici e avevano raccontato le loro gesta. Tutti loro si erano fatti gran vanto del proprio valore e della propria forza e anche Loki aveva cercato di mettere in risalto i propri meriti, citando le astuzie e le magie a cui era ricorso. Thor, allora, aveva commentato sarcasticamente: “C’è chi combatte e chi usa trucchetti.”

Questo certo aveva indispettito Loki, ma ciò che lo ferì maggiormente nell’orgoglio fu l’accorgersi che pure il coppiere aveva osato ridere a quella battuta. Per vendicarsi, per dimostrare che non bisogna mai mancare di rispetto a un principe, aveva evocato l’immagine di una miriade di scorpioni che uscivano dalla coppa e iniziavano ad arrampicarsi sulle braccia del servo impudente che, credendoli veri, urlò per lo spavento e cercò di scacciarli.

Quello non era certo stato l’unico episodio di tal genere. Vör aveva visto tante volte frustrati gli sforzi di Loki e le veniva spontaneo cercare di compensare ciò che gli altri non gli riconoscevano.

Erano entrambi cresciuti da emarginati che tentavano di affermarsi, di dimostrare che era il mondo a sbagliarsi e non loro. Vör aveva trovato la sua strada nello studio delle antichità, in esso riversava tutte le sue energie; Loki, invece, aveva scelto di realizzarsi con il potere. Considerando le cose in questo modo, la giovane non aveva ritenuto deplorevole i tentativi di ottenere un trono messi in atto da Mago, anzi, le sembrava quasi di vedere il poetico sforzo dello sconfitto per donare la vista a un mondo cieco. I Tre Guerrieri e Sif avevano tentato di spiegarle che, se Loki fosse stato re, sarebbe stato crudele e che Asgard sarebbe diventata la terra dei contrari e della follia; lei, invece, non credeva affatto che lui volesse sovvertire ogni tradizione, ogni valore asgardiano, lei era convinta che l’intento del suo amico non fosse sottomettere il mondo alla propria ragione, ma che il mondo  accettasse e accogliesse, fra le altre, anche la sua ragione.

Questa era la convinzione di Vör e per questo sosteneva Loki.

“Vuoi che faccia qualcosa?” domandò timidamente lei, mentre lui continuava a darle le spalle.

Quelle parole ebbero l’effetto di fugare i suoi dubbi; ritrovata la serenità in un istante, tornò a volgersi alla ragazza e come se volesse metterla in guardia, domandò: “Mi stai chiedendo di darti un ordine?”

Dai suoi occhi, Vör capì immediatamente quale momento l’amico avesse appena ricordato.

Mi piace ricevere ordini, gli aveva confidato una volta, per poi aggiungere subito: non è detto che poi obbedisca, ma mi piace.

Era capitato qualche secolo addietro e aveva dato più sicurezza a Loki che si era sentito autorizzato ad avere molto più polso nei confronti dell’amica. Ogni tanto, in maniera più o meno scherzosa, le aveva rinfacciato la prima parte della frase e pian, piano tutto ciò era sfociato in un gioco, che facevano qualche volta, in cui lei sottostava senza discutere ai voleri del principe, il ché in realtà significava solo vezzeggiarlo più del solito. Era passato tantissimo tempo dall’ultima volta.

“Oggi no.” disse poi sempre Loki “Sediamoci, dobbiamo parlare della prossima spedizione: Nidavellir.”

Si accomodarono attorno al tavolo. Vör fece mente locale e osservò: “Se ricordo bene, lì dovrebbe esserci il medaglione con Vohumanah e Aesma, la razionalità e la follia.”

“Non usare il condizionale, è evidente che è così e che in quel Regno abbia preso il sopravvento la follia, viene chiamato paese della nebbia perché lì infinite illusioni esterne o interne alla mente velano continuamente la realtà. Un gran bel posto, mi sono sempre divertito tantissimo da quelle parti, quando si sanno riconoscere le illusioni, diventa un vero piacere interagire con loro.”

“Bene, quindi saprai già com’è meglio muoversi.”

“Ti darò istruzioni dettagliate, in modo che tu possa districarti dagli ostacoli più comuni, ma non posso accompagnarti.” e spiegò con noncuranza: “L’ultima volta che ci sono andato devono essersi un poco offesi … adesso i nani sono piuttosto irritabili nei miei confronti, meglio se continuano a credere ch’io sia morto, per il momento.”

Vör scosse la testa e ridacchiò: “Come hai fatto ad inimicarti un intero Regno?”

“Beh, ci andavo spesso per esercitarmi e tra una cosa e l’altra io e il re, Hreidmarr, iniziammo una sfida d’illusioni che riprendeva ogni volta che passassi di là, finché non sono riuscito a sottrargli alcune cosucce dalle loro fucine … regali … segrete. La cosa lo ha mandato su tutte le furie e mi ha minacciato non ricordo più quale mala fine, se mi fossi ripresentato da quelle parti.”

“Beh, potresti sempre trasfigurarti in Odino …”

“Darebbe un po’ troppo nell’occhio, non credi?”

“Una persona qualunque?”

“Desterebbe sospetti una persona qualsiasi che riesce a raggirarli tutti; quelli mi hanno troppo in odio e sospetterebbero subito di me. Per fortuna non è un luogo pericoloso, non eccessivamente, bisogna stare attenti alle illusioni e a non rimanerci intrappolati, ma per fortuna i nani non sono aggressivi e non attaccano briga, finché non gli tocchi i loro giocattoli. Ad ogni modo non ti farò andare da sola. Ti accompagnerà Heimdall, la sua vista può facilmente superare gli inganni più comuni.”

“Che tipo di illusioni usano? E perché?”

“I nani sono molto avari e gelosi delle loro cose, hanno un’ossessione folle, passano tutto il loro tempo a cercare gemme o forgiare oggetti meravigliosi, ma invece di usarli o commerciarli, li custodiscono dentro scrigni o casse di ferro, terrorizzati all’idea che qualcuno possa sottrarli. Le illusioni sono dunque un sistema di sicurezza, il loro scopo è quello di affascinare o spaventare gli intrusi a tal punto da renderli incapaci di agire; per lo più si tratta di visioni orribili che suscitino terrore, oppure allettano i desideri più profondi di una persona in modo che essa preferisca rimanere lì dove è soddisfatta, sebbene solo da illusioni, piuttosto che restare ad affrontare la realtà, anche perché generalmente non riesce a capire di essere in una finzione.”

“Districarsi tra quelle visioni non sarà facile.”

“Ci riuscirai, tu ed Heimdall ve la caverete unendo il suo sguardo e la tua intuitività.”

“L’hai già avvisato?”

“No, Odino lo convocherà domattina e poi partirete immediatamente. Sono sicuro che ve la caverete in poco tempo, per cui ti aspetterò per cena.”

Vör soffocò un riso e disse candidamente: “Lo sai che in alcune zone di Vanaheimr ci sarebbe proibito?”

“Come mai?”

“Per una certa cultura è ritenuto scandaloso mangiare assieme, se non si è sposati.”

“Uhm, un pensiero particolare, ma non privo di saggezza.”

 

Il mattino seguente, la convocazione di Heimdall a corte mise una gran curiosità addosso a molti dignitari che si affrettarono a raggiungere la sala del trono per assistere al colloquio, tra i presenti c’erano anche i Tre Guerrieri. Il presunto Odino spiegò che, come per l’incursione a Muspellsheimr, anche questa volta si trattava di recuperare un oggetto che non doveva rimanere nelle mani dei nemici di Asgard, sostenendo che si trattava di un antichissimo medaglione forgiato dai nani nelle loro fucine.

“Per il momento è custodito all’interno del Grande Santuario, che si trova nella pianura circostante la capitale di Nidavellir. È stato consacrato al loro idolo per ottenerne la benevolenza, o almeno così dicono ufficialmente; in realtà, il materiale con cui è stato forgiato, la sua forma e, soprattutto, il fiato del fabbro lo hanno reso un nucleo che assimila e accumula energia e lo hanno poi collocato in un punto d’incontro tra quattro assi di potenza cosmica. Dopo millenni ha immagazzinato una forza immane, dunque è necessario impadronircene, poiché re Hreidmarr ci è ostile e ciò lo ha dimostrato quando ha messo le sue fucine a disposizione dei nemici di Asgard.”

Vör, presente in sala, dovette sforzarsi per impedirsi di ridere nel vedere come tutti quanti credessero a quell’enorme sciocchezza che Loki stava inventando, ma alla quale gli altri prestavano fede, poiché uscita dalle labbra di Odino.

“Ritengo che anche questa volta sia più prudente non inviare le nostre truppe, ma solo una piccola pattuglia che agisca in segreto.” continuava il re “E ho scelto di inviare te, Heimdall, assieme a lady Vör che conosce i dettagli del Santuario e possiede altre informazioni utili.”

“Padre degli dei, in questo modo il Bifrost rimarrà senza un guardiano! Chi lo attiverà, per farci tornare indietro?”

Heimdall, tu hai degli allievi, per un giorno li metteremo alla prova e in ogni caso Huginn e Muninn, i miei due corvi, non vi perderanno di vista e mi riferiranno ogni cosa importante.”

“Avete ragione, perdonate se ho dubitato della vostra saggezza. Mi viene tuttavia un altro dubbio, vi prego di dirmi cosa avete pensato al riguardo: il sottrarre una reliquia così potente e preziosa, non istigherà Hreidmarr a dichiararci guerra?”

“Oserebbe? Oserebbe mettersi contro Asgard con le sue misere forze? Sarebbe un folle. Ad ogni modo, per evitare problemi diplomatici di qualsiasi sorta, ho già provveduto a far creare una copia del medaglione, basterà sostituirlo. Per fortuna mio padre, re Bor, si è premurato di raffigurarlo e di descriverlo con precisione, nei suoi diari, è grazie ad essi che conosco ogni dettaglio di questa storia. Dunque dovrete scambiare l’originale col falso, in questo modo non si accorgeranno di nulla.”

Dentro di sé Loki era piuttosto divertito da quel nuovo inganno ordito ai danni del suo vecchio compagno di giochi e s’immaginava il volto esterrefatto e furente di Hreidmarr, quando avrebbe scoperto di essere stato raggirato da qualcuno che riteneva morto.

“Mio re, perdonate la domanda” intervenne Fandral che aveva ascoltato con molta attenzione “Ma sarà sufficiente Heimdall a sbaragliare le difese nemiche? Immagino ci saranno in molti a difende un oggetto così prezioso.”

“Dimentichi che i nani sono fabbri, non guerrieri!” lo zittì il finto Odino “Ad essere pericolose sono le loro creazioni, non loro stessi. Hanno messo illusioni e non guardie a proteggere i loro tesori. Saranno sufficienti gli occhi di Heimdall per riconoscere la verità.”

“Maestà” insistette Fandral “Mi offro volontario per supportare questa missione, essere in tre è più sicuro, qualcosa potrebbe andare storto e, allora, due lame sarebbero meglio di una.”

Loki meditò qualche momento e accarezzò con piacere l’idea di mandare lo spadaccino nel mondo delle illusioni, sperava infatti che qualche brutta esperienza a Nidavellir lo inducesse a rivalutare le sue idee circa la magia.

“Il tuo desiderio di servire Asgard ti fa onore.” rispose il re “Ti concedo di unirti alla missione, per ogni evenienza una persona in più è utile.” poi si rivolse a tutti: “Ma non accorderò ad altri di partire, altrimenti un drappello troppo numeroso si farebbe notare.”

Stabilite queste cose e pochi altri dettagli, il monarca li congedò e Vör, Heimdall e Fandral si diressero verso il Bifrost.

   
 
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