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Autore: alaskha    10/12/2013    5 recensioni
Aggrottai le sopracciglia, confusa. Una lettera per me? Da quando ricevevo lettere? Mio padre era troppo pigro e si limitava alle telefonate che duravano due ore e passa, lamentandosi poi del costo. Manuel non ero neanche sicura sapesse scrivere e Jane non si ricordava della mia esistenza.
Lui poi era in Italia, e non mi aveva mai cercata, mai in nessuna occasione: era rimasto a Milano per tutti quei quattro anni, magari trovandosi una bella fidanzata italiana dalle curve prorompenti e l’accento volgare. Non era mai tornato a casa neanche per Natale e quando chiamava Manuel, non chiedeva di me.
Beh tanto meglio, a me di lui non importava nulla e non volevo né parlargli e né tanto meno parlarne. Zayn Malik era un capitolo chiuso della mia vita.. un capitolo molto bello, certo, ma pur sempre chiuso.
(Sequel di "Skinny love")
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Half a heart
Chapter two - Newlyweds


 
Parigi, 21 Maggio 2017

Le mie diciannovemila magliette, i miei settecento paia di skinny jeans, i miei ventisettemiliardi di maglioni extralarge, i centocinquantasette pigiami comodi, i settecentodiciotto pantaloni della tuta e le converse bianche. Sembrava esserci tutto, nella mia valigia.
“Viaggi leggera, Shade”
Mike era sdraiato sul mio letto, nel mio appartamento a Parigi, quello che condividevo con Jacque da qualche mese. Stava distrattamente sfogliando un libro, più che altro un po’ mi faceva compagnia ed un po’ rompeva i coglioni, 50 e 50, fifty – fifty.
“Sempre, Bennet”
Mike scoccò un sorriso, mentre io tentavo di chiudere quella dannatissima valigia. Nel frattempo, il mio migliore amico versione Francia, si era raddrizzato un po’ sul mio letto, con uno sguardo confuso.
“Non corrucciarti, aiutami piuttosto, ho bisogno della tua forza bruta da uomo”
Uomo.. si fa per dire, ciò che si avvicina di più al concetto di persona umana di sesso maschile.
“Che diavolo è questa?” disse, con la voce più confusa del suo sguardo.
“Libro Mike, si chiama libro – dissi continuando a  litigare con la mia valigia rossa – le persone acculturate come me ogni tanto leggono, sai?”
“Non parlo del tuo libro – chiarì – ma di questa”
Alzai lo sguardo per capire di che cosa stesse parlando, quel ragazzo un po’ fuori dal normale. Ma quando la vidi, rimasi ferma immobile, forse smisi anche di respirare.
“Natalie? Ti senti bene? Stai per morire? – Mike si alzò dal letto, recitando quelle parole in tono melodrammatico – oddio, ti ho uccisa, cos’ho fatto?”
“Piantala, cretino  - anche in quei momenti riusciva a tirare fuori il mio lato cattivo – fa’ vedere”
Presi la fotografia che teneva stretta tra le mani, guardandola e riguardandola, sotto lo sguardo stranito di Michael.
“Chi è quel ragazzo, Natalie?” mi chiese poi.
Lo guardai negli occhi, sorridendo lievemente, per poi tornare alla fotografia: portavo una sua maglietta, mi stava larga ma non importava, perché era impregnata del suo profumo, vaniglia e sigarette. Lui indossava il suo sorriso migliore, privo della maglia che aveva dato a me: era più bello che mai. Era stato proprio lui, Zayn, a scattare quella fotografia, mentre ci baciavamo, sul suo divano letto, dopo una notte passata a dormire abbracciati.
“È Zayn”
“Ok - disse, non soddisfatto della mia risposta – ma chi è, per te?”
Alzai nuovamente lo sguardo nei suoi occhi, Mike era vicino a me, che cercava di capirne qualcosa, cercava di capire perché fossi così legata a quella fotografia, a quel ricordo.. a lui.
“Io e Zayn stavamo insieme” spiegai.
“Questo lo vedo - disse alludendo al bacio che ci scambiavamo – ma perché hai una vostra fotografia, con te?”
“Forse perché non sono ancora pronta per dirgli addio”
“Che ne è stato di voi?” mi domandò, curioso.
“Abbiamo preso strade diverse – mi strinsi nelle spalle – la nostra storia non è mai stata semplice, anzi..”
“Che vuoi dire? Spiegati meglio”
“Zayn è il migliore amico di Manuel, ed è come, o meglio, era come se fosse un altro dei miei fratelli maggiori, insomma, mi ha vista nascere, praticamente” spiegai, confusionaria.
“E poi vi siete innamorati?” mi chiese Mike.
Io annuii, semplicemente.
“Sì Mike, poi ci siamo innamorati”
“Mi dispiace”
“No – scossi la testa, sorridendo al mio amico – non dispiacerti, lui per primo non lo fa”
“Non vi siete mai cercati, dall’ultima volta che vi siete visti?”
Scossi nuovamente la testa, in risposta alla sua domanda.
“Beh, tu adesso hai Jacque però, no?”
“Certo – annuii, poco convinta – io ho Jacque”
“Lui lo sa?”
“Che cosa?” chiesi, confusa.
“Di questo Zayn, lo sa?”
Scossi freneticamente la testa, improvvisamente nervosa.
“Assolutamente no e non deve saperlo, promettimelo Mike, promettimi che non gli dirai nulla”
“Certo che te lo prometto, sai che mi piace proprio poco quel Raymond”
E quando si parla del diavolo, spuntano le corna.. era così il detto? Comunque sia, dare del diavolo al mio fidanzato non era certo il giusto inizio per dimenticare del tutto Zayn e dare il via ad una relazione seria, vi pare?
“Natalie? Sei qui? Ti ho cercata ovunque – ovvero, nella sua lingua, da nessuna parte – ma dov’eri finita?”
Guardai allarmata Mike, e nascosi immediatamente la fotografia dietro le mie spalle.
“Solo a casa, Jacque” gli risposi con una vocina stridula, baciando leggermente le sue labbra.
“Ah, c’è anche Mike” disse, notando il mio amico.
Mike imitò un saluto al generale, perché a lui non era mai piaciuto Jacque e me lo aveva sempre detto. Ma io ero una stupida superficiale e facilmente impressionabile, per questo ci ero caduta, quando mi aveva portata a cena sulla Senna. Dannato francese.
“Che hai dietro la schiena?” cercò di sbirciare, ma io mi allontanai.
“Io? Niente! Perché lo chiedi?” feci finta di nulla, continuando con quella mia vocina stridula ed anche molto irritante, dio, dava fastidio persino a me.
“Hai le mani dietro la schiena – disse ovvio, stringendosi nelle spalle – dai, fa’ vedere” insistette, e prima che potessi andare nel panico più totale, Mike mi salvò.
“Ehi Jacque, ma poi sei andato a vederla quella partita del Paris Saint Germain?”
Dio benedica Michael Bennet, quando Jacque sentiva le parole ‘Paris Saint Germain’, impazziva. Per questo ero fermamente convinta che sarebbe andato d’accordo con Manuel e papà, e perché no, anche con lui, se non fosse impossibile per cause di forza maggiore. Ma tanto Jacque non avrebbe mai scoperto dell’esistenza di Zayn Malik.
Dannazione, avevo pronunciato il suo nome nella mia mente. Pensare a lui per me, era un grossissimo NO.
E mentre gli uomini intavolavano una discussione sul calcio, ovvero la storia della mia vita, il mio iPhone squillò. Lo afferrai dal comodino e mi fiondai sul letto, sorridendo come una cretina, quando vidi quel nome lampeggiare sul display.
“Ehi sposino!” esclamai io.
“Ciao Natalie –mi rispose la voce felice di Harry – devo dedurre che tu abbia ricevuto la partecipazione”
“Esattamente” risposi, senza smettere di sorridere.
M’immaginai Harry a casa sua, nella sua sala, con una giacca blu da gentleman inglese ed i suoi fedeli skinny jeans. Accanto a lui probabilmente c’era Louis, sdraiato sul divano e con un’ enorme ciotola di pop corn sul petto, davanti alla TV. Desiderai essere lì con loro, sdraiata accanto a Lou, mentre Harry ci urlava contro perché gli unti pop – corn finivano sul suo preziosissimo divano grigio.
“C’è Lou qui con me, ti saluta”
“Salutami l’altro sposino, allora”
“La pianti di chiamarci così?” disse Harry, ridendo.
“No, non posso – confessai – sono troppo felice, tu non puoi capire”
“Ah no? – mi chiese, scettico – sono io, quello che si sposa”
Roteai gli occhi al cielo, infastidita.
“Perché hai il potere d’irritarmi anche a 200 Km di distanza, com’è possibile?” gli chiesi, retorica.
“Sono 450, i Km” puntualizzò quel perfettino rompi palle del mio migliore amico.
“A chi importa?  - domandai scocciata – piuttosto, vuoi raccontarmi qualcosa di questo matrimonio?”
“Quando tornerai a Londra, finalmente aggiungerei, avremo tutto il tempo per parlarne – cominciò lui – perché torni, vero?”
“Certo che torno a Londra! – urlai, alzandomi dal letto – credi che potrei mai perdermi il matrimonio dei miei migliori amici?”
“Non si sa mai – si giustificò Harry – porterai anche Jacque con te?”
Pronunciò il suo nome sprezzante, perché lui continuava ad essere uno ‘Zatalie shipper’, così si definivano lui ed il suo futuro marito tutte le volte che mi chiamavano. Così io mi arrabbiavo e chiudevo loro il telefono in faccia.
“Sì Harry, porterò anche Jacque” risposi, roteando gli occhi al cielo per la sua solita reazione.
“A proposito di questo, per il matrimonio io e Lou avremo bisogno di un fotografo..”
“Non ci pensare neanche – lo interruppi – non lavorerò il giorno del vostro matrimonio, toglitelo dalla testa”
“Se tu mi lasciassi finire di parlare, magari – mi disse lui, con il suo solito tono da superiore – potresti chiedere alla tua equipe dello studio La Roche, che ne dici?”
“Sì! Che bella idea! L’ha avuta Louis, non è vero?”
“No” rispose Harry indignato.
“E invece sì Natalie, non dargli ascolto” sentii dire alla voce di Lou, in sottofondo.
“Immaginavo” dissi, sorridendo.
“Stronza”
“Vaffanculo”
“Natalie?”
“Sì?”
“Mi manchi”
“Anche tu, da morire”
Lottai contro le lacrime che minacciavano di scivolare lente sul mio viso ogni qual volta quei due chiamassero da Londra.
“Non vedo l’ora che torni, quando hai il volo?” mi chiese Harry.
“Mike dice che ce n’è uno per domani, alle tre e mezza del pomeriggio” risposi io.
“Ah, Mike..” disse lui, leggermente contrario alla sua presenza.
Dannazione ad Harry Styles ed alle sue gelosie da migliore amica.
“Cretino, sei stato tu a chiedermi se la mia equipe potesse fare le foto al tuo matrimonio, lo sai benissimo che Mike lavora allo studio di Danielle insieme a me”
“Sì, lo so, ma quello lì sta cercando di portarti via da me” disse lui, possessivo.
“Smettila Harry, torna in te” gli consigliai.
“D’accordo, allora ti aspetto domani, io e Lou verremo a prenderti al London City Airport, mi raccomando, puntuale”
“Non dipende da me la puntualità del mio aereo, Harry” gli ricordai.
“Che importa? Tu sii puntuale, non resisto un secondo di più senza di te” disse in tono dolce.
Così sorrisi, e prima di chiudere la telefonata, lo richiamai.
“Styles?”
“Che c’è, Natalie?”
“Grazie per non aver invitato Zayn, te ne sono molto grata”
“Ma Natalie, io..”
Quando chiusi la chiamata Harry stava ancora parlando.. sarà stato qualcosa d’importante?

Nah, che importa?
 
 
 
 
 
 
Milano, 21 Maggio 2017

“Dove diavolo ho messo quel maglione?”
Cercai e ricercai il mio maglione nero nell’appartamento del residence del Milan, ma era come scomparso. Forse l’avevo lasciato a Londra..
“Parli da solo, Malik?”
Sentii la porta sbattere, dopodiché vidi i miei amici farsi avanti.
“Federico, Andrea – dissi, sorridendo loro – che ci fate qui?”
“Ritieni fortunato a vederci – disse Andrea – senza di noi ti sei ridotto in uno stato pietoso,  che cazzo dovrebbe significarmi quella barba?”
Perché gli italiani dovevano mettere ‘Cazzo’ ovunque?
“E parla anche da solo” convenne Federico.
Andrea Romano e Federico Mandelli erano i personaggi più ambigui che avessi mai visto, e per uno che era amico di Harry Styles, ce ne voleva.
Andrea era un rapper, gli piaceva scrivere rime, per poi trasformarle in canzoni. Mi aveva fatto ascoltare i suoi artisti preferiti: i Club Dogo. Non erano male, certo, ma una canzone dedicata interamente al gioco della Play Station Pes potevano anche risparmiarsela.
Gioco per cui Federico andava matto: lui era fissato con i videogiochi, sarebbe stato capace di stare davanti alla Play anche tutto il giorno. Il suo preferito era Assasin’s Creed ma, per sua sfortuna, anche il mio. Il guaio era che Federico non sapeva perdere.
“Ragazzi, non è che ho lasciato a casa da voi il mio maglione?”
“Quale maglione, mister?” mi prese in giro Federico.
“Quello nero, coglione”
“Ma come siamo simpatici – convenne Andrea – siamo in astinenza?”
Mi limita a guardarlo male, Andrea era il coglione più coglione che avessi mai conosciuto. Anche più di Federico.
“In astinenza? Lui? – chiese Federico, scoppiando a ridere – ma non credo proprio, sai? Se le è passate un po’ tutte, le tue compagne di università”
“Ah, hai capito l’inglesino innamorato pazzo” disse Andrea, stravaccandosi sul mio letto.
“Fossi in te Andre, mi alzerei da quel letto, Zayn non mi sembra tanto tipo da cambiare lenzuola, dopo..” disse Federico, molto simpaticamente, facendo scoppiare a ridere Andrea.
“Piantatela, bastardi – dissi loro, chiudendo la mia valigia – ma poi, innamorato pazzo di chi?”
Andrea si strinse nelle spalle, giocando con la zip della sua felpa grigia.
“Di quella Natalie, no?”
Scossi la testa, continuando a cercare il mio maglione, usandolo come diversivo. Non volevo tornare sull’argomento, e loro lo sapevano.
“D’accordo, lo sappiamo, scusaci – disse poi Federico – lo sai che Andrea è stupido, ma non può farci nulla, lui è fatto così”
Mi strappò un sorriso, così smisi l’infinita ricerca del mio maglione, appuntandomi mentalmente di cercarlo a casa mia.
“Ehi Zayn – mi richiamò Andrea – quando partirai per Londra?”
“Posso venire anche io?” mi chiese poi Federico.
Andrea non avrebbe potuto pormi domanda più azzeccata, dato che proprio in quel momento sentii il mio iPhone 5 (ci tengo a puntualizzare 5 perché è stato un regalo da parte della squadra) squillare. Così lo afferrai dalla scrivania e mi sdraiai sul letto, accanto ad Andrea.
“Amico, non ti sembra una cosa un po’ gay sdraiarci insieme sul tuo letto?”
“Chiudi la bocca, Andrea – lo ripresi – sono al telefono con il mio amico gay, quello del matrimonio”
“Oh” fu l’intelligente commento di Andrea.
“Che figura di merda” decretò Federico.
“Sì, ti ringrazio molto Zayn” disse Louis.
“Ciao Tomlinson, come te la passi?”  mi rivolsi a lui, finalmente, aggiungerei.
“Io alla grande”
“Ci credo – convenni – allora vi sposate, eh?”
“Sì, io ed Harry ci sposiamo” rispose, dolcemente.
“Sono felice pe voi Louis, davvero”
“Grazie – mi rispose sinceramente – ma verrai al matrimonio, non è vero?”
“Certo! – esclamai indignato – non potrei mai perdermi l’evento dell’anno e poi, diciamocelo, che matrimonio sarebbe senza di me?”
“Il solito modesto, Malik..”
“Cosa credevi? Che l’Italia potesse in qualche modo cambiarmi?”  domandai, divertito.
“Beh, in un certo senso – cominciò Louis – non sei mai più tornato, l’ultimo ricordo che ho di te sai qual è, Zayn?”
“Quale?” chiesi, totalmente preso dalle sue parole.
“Nella stanza d’ospedale di Dyana, il giorno in cui scoprimmo che era malata di polmonite – mi disse – ti ricordo che parli con Natalie, mentre io chiudo la porta”
Annuii, pensandoci su: era vero, aveva ragione.
“Lo so”
“Perché, Malik? – mi chiese – perché non sei mai tornato, neanche per Natale o per il compleanno delle tue sorelle? Ci manchi, Zayn” mi confessò.
Ero stato un cretino a non tornare mai, neanche una volta a casa mia, a Londra.  Il fatto era che, non ce la facevo proprio a tornare, lei era lì, ed io avrei dovuto lottare contro l'istinto di correre a casa sua.
“Anche voi ragazzi, mi mancate tutti quanti”
“Chi di più di altri, non è vero?” mi domandò lui, tagliente.
“Lou, ti prego, non ho voglia di parlarne”
“Tu non hai mai voglia di parlarne, e lei nemmeno – disse – ma non potete andare avanti così, lo sapete entrambi che non potete stare separati, perché continuate con questa farsa del ‘Non me ne frega niente’? Non è così e lo sappiamo tutti quanti, voi per primi”
Dannazione, perché aveva così tanta ragione? Natalie mi mancava terribilmente e Dio solo sapeva quanto avessi voglia di vederla. Ma non potevo farmi vedere fragile, non volevo la loro compassione, non avevo voglia che mi compatissero. Per questo non ne parlavo mai.
“Non importa, Lou – liquidai il tutto così, riacquistando il tono felice di prima o, almeno, provandoci – ho prenotato il volo per domani alle tre e mezza del pomeriggio”
“Saremo lì con il tappeto rosso, Malik” scherzò Louis.
Risi insieme a lui, mentre Federico mi esortava a chiedere se anche loro sarebbero potuti venire a Londra con me.
“Non ho voglia di portarvi dietro, Fede” gli dissi, sinceramente.
“Chi è Fede?” mi chiese Louis.
“Un cretino, lascia perdere”
“Se vuole venire a Londra, portalo pure, più gente c’è al matrimonio, meglio è, no?”
“Se viene Federico automaticamente si aggiunge anche Andrea, Tomlinson – lo avvertii – sono come un paghi uno prendi due, non puoi liberartene”
Louis rise ed Andrea mi mandò a quel paese, alla maniera italiana.
“Andrea è quel tuo amico italiano omofobo?” mi chiese Lou.
“Proprio lui”
“Portali tutti e due, ci divertiremo”.

 






 
who cares?
ciao bellissime, sono molto di fretta, qundi scusate se sarò un pò sbrigativa
ho voluto postare il secondo oggi perchè non vedevo l'ora di sapere che cosa ne pensaste..
Natalie e Zayn tra poco torneranno a Londra, seguiti dai nuovi personaggi shfgsd
ora vorrei dilungarmi un sacco, ma davvero, non posso
perchè Zayn dovesse 'combattere contro l'istinto di correre a casa sua', citandolo, ve lo chiarirò dopo sfhdfhg
adesso devo proprio andare, vi amo e vi ringrazio un sacco per le 9 recensioni al primo capitolo <3<3<3
addio.

 


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