Il giorno in cui Naraku venne sconfitto, le dense e oscure nubi che impedivano di vedere il cielo iniziarono lentamente a diradarsi. Un sottile raggio di sole illuminò una piccola zolla di terra e man mano che i secondi passavano, questa finì con l’ingrandirsi sempre di più, rivelando una giornata limpida e calda. La luce li costrinse ad abbassare gli occhi, stanchi e provati, ma i sorrisi non volevano abbandonare i loro volti.
Erano deboli, stremati e decisamente malconci: il veleno respirato, i graffi e i lividi riportati, l’enorme fatica di aver combattuto al meglio delle proprie forze, senza potersi permettere il lusso di abbassare la guardia neppure per un attimo, li aveva distrutti; sempre con la costante paura di star combattendo per la vita e con l’ansia dell’eventualità – rifiutata a prescindere, ma purtroppo sempre presente e assillante - di perdere qualcuno di insostituibile.
Erano
stati attimi - giorni, minuti, secondi? Non lo sapevano - di grande
paura,
durante i quali stringere i denti era diventata la priorità
assoluta, l’unico
grande imperativo: resistere per cambiare le cose, per vendicarsi, per
vincere
e poter ricominciare.
Naraku era
morto e anche il suo ultimo subdolo tentativo di diffondere il dolore,
distruggere un villaggio innocente, colpevole solo di averlo accolto su
quello
stesso suolo, era morto con lui.
Nessuno avrebbe più sentito parlare del mezzo-demone Naraku,
nessuno avrebbe
più sofferto a causa dei suoi piani meschini.
Era tutto finito. E anche se era praticamente impossibile crederci,
senza avere
il dubbio che fosse tutto un sogno, quell’intenso sole, che
scaldava la loro
pelle, era la prova della loro vittoria.
Si erano
accasciati per terra, senza più la forza di tenersi in
piedi, con ogni muscolo
del corpo dolorante, ma quell’immancabile sorriso sulle
labbra.
Per la prima volta l’idea del futuro non li spaventava
più. Improvvisamente non
era più collegato ad opprimenti sentimenti
d’angoscia. Non era più un argomento
ostico, un tabù da evitare accuratamente, perché
troppo incerto ed oscuro.
Potevano vivere una vita piena, senza preoccuparsi di morti premature,
maledizioni, avvelenamenti, inganni e logoranti vendette.
Naraku era
stato sconfitto e una nuova vita poteva finalmente iniziare.
Il cielo
così blu e le risate dei bambini nel villaggio vicino, che
uscivano fuori a
giocare, ora che il pericolo era passato, lasciavano immaginare uno
splendido
futuro di pace.
Era stata
un’avventura lunga, quasi interminabile a dirla tutta, ma era
stata anche molto
divertente.
Avevano
lottato, riso e pianto, conosciuto tantissime persone, stretto rapporti
significativi e profondi. Erano cresciuti molto e quasi senza
accorgersene
erano praticamente diventati una famiglia - loro, che una famiglia non
l’avevano mai avuta o che ne erano stati privati troppo
presto.
Era bastato guardarsi negli occhi perché tutta la stanchezza
e l’ansia
scivolassero via, lasciando il posto ad una risata liberatoria e senza
freni,
tanto che dovettero presto tenersi la pancia per il dolore.
Sesshomaru
si era allontanato subito, non potendo sopportare oltre la presenza di
tutti
quegli sciocchi umani, che ridevano come se avessero appena compiuto la
più
grande tra le imprese. Naraku era solo un insignificante mezzo-demone,
esattamente come Inuyasha. Ora che era morto e il grande demone aveva
portato a
termine il suo obiettivo, avrebbe semplicemente cercato qualcuno
più forte da
sconfiggere, per potenziare la sua Bakusaiga e arrivare un giorno ad
eguagliare
la fama e la forza di suo padre.
Inuyasha
si diresse verso i compagni, dopo aver visto Rin e Jaken seguire il
fratellastro, zampettando allegramente e agitando la mano in segno di
saluto.
Sentendo la risata cristallina di Kagome non poté fare a
meno di sorridere anche
lui. Le si avvicinò e dopo averle mostrato la sfera,
allungò una mano per
lasciarla a lei, l’unica che, dopo Kikyo, aveva il diritto di
custodirla e di
decidere.
Le dita si
sfiorarono a contatto con il gioiello. Poi nello spazio di un battito
di ciglia,
un’inaspettata e intensa scarica di energia li travolse,
costringendoli ad
allontanarsi per il dolore provocato.
«Cos’è
successo?» chiese Sango, smettendo subito di ridere, ma
avvicinandosi
preoccupata, «Kagome, Inuyasha, state bene?»
«Kagome,
stai bene?» le fece eco il piccolo Shippo, anche lui
seriamente in apprensione.
I due
annuirono, guardandosi confusi.
La sfera,
caduta per terra tra di loro, brillava più del solito.
Kagome
cercò di raccoglierla, ma una nuova scarica la costrinse ad
allontanare subito
la mano ferita. Le punte delle dita formicolavano fastidiosamente,
mentre la
sensazione che si fosse appena ustionata le fece lacrimare gli occhi.
«Perché
non posso prendere in mano la sfera?» domandò
incerta, senza riuscire a venire
a capo di quell’ennesima novità.
Miroku si
fece avanti e dopo averla raccolta tranquillamente, la
consegnò ad Inuyasha.
Tutti si guardarono incerti senza sapere cosa dire o cosa fare, mentre
una
pesante tensione si faceva largo tra loro.
«Credo
che
dovremmo parlarne con la vecchia Kaede…
immediatamente.» propose Miroku, non
dando alcun tipo di spiegazione; ma il suo sguardo, preoccupato e fin
troppo
pensieroso, non lasciava presagire nulla di buono.
Inuyasha
annuì, sentendo la gola farsi improvvisamente secca e una
strana ansia
attanagliargli lo stomaco.
Possibile
che non fosse ancora finita?
Dopo
pochissimi minuti erano tutti nella capanna della venerabile Kaede,
raccolti in
cerchio, davanti ad una tazza di tè fumante.
«Capisco»
disse l’anziana sacerdotessa, dopo che ebbero finito di
raccontarle gli ultimi
avvenimenti.
«Sapete
darci una spiegazione, Venerabile Kaede?» chiese subito il
monaco, immaginando
giustamente che se la donna non si fosse sbrigata a parlare, Inuyasha
l’avrebbe
presto presa a pugni senza tanti convenevoli.
«Immaginavo
che sarebbe accaduto qualcosa di simile, presto o tardi. Non ho la
certezza
assoluta di quanto sto per dirvi, ma… io credo che il
comportamento della sfera
sia dovuto al fatto che Kagome non appartiene a questo tempo.»
«Che
vuol
dire? Non capisco. La sfera non ha mai fatto così prima
d’ora. Perché…?»
«Tu
sei
stata portata qui dalla sfera.» ricordò Kaede con
la voce impregnata di saggezza,
come se questo fosse sufficiente a chiarire ogni cosa, ma i volti
confusi e
insistenti del gruppo la spinsero a spiegarsi meglio, «Credo
che la sfera sia
arrivata a te nel futuro, con il preciso scopo di portarti qui per
sconfiggere
Naraku. Ora che è stato sconfitto, il tuo compito
è terminato. La sfera ti
respinge perché questo è il suo modo per dirti
che non appartieni a questo
tempo.»
«Vuol
dire
che non posso rimanere qui?!» chiese Kagome con la voce
tremolante e un nodo in
gola, «Che devo tornare nel futuro?»
Kaede
scosse appena la testa, guardando con incertezza il mezzo-demone,
intento a
studiare le assi di legno del pavimento con grande minuzia, ben attento
a non
distogliere lo sguardo neppure di un millimetro, neppure per un
secondo.
«C’è
dell’altro, vero?!» si intromise Sango, intuendo
qualcosa di strano nel
comportamento dell’anziana.
«Vi
prego
Venerabile Kaede, dobbiamo sapere.» la implorò
Miroku, vedendola poi annuire e
sospirare.
«Tu
non
appartieni a questo tempo e come tale non ti è concesso di
restare» si decise
infine a spiegare, «ma il tuo arrivo qui ha modificato il
passato e ha fatto sì
che il futuro, come tu lo conosci, non esistesse
più.»
«Che…
che
significa?» le domandò con la voce tremula, mentre
tutti gli altri la
guardavano increduli, sperando in un brutto quanto inusuale scherzo.
«Significa
che il tempo a cui appartieni deve ancora arrivare. Non avrei voluto
turbarti
cos» tentò di dire, vedendo i suoi occhi fissi e
sgranati, improvvisamente
terrorizzati, ma Inuyasha la fermò prima che potesse
terminare.
«No.
Non
crederò mai ad una cosa del genere! Mai!»
«Inuyasha…»
«No!
Cercheremo qualcuno che sappia dirci qualcosa, qualcuno che sappia come
stanno
veramente le cose!»
«È
stata
Kikyo a dirmelo.» disse l’anziana donna, stroncando
così ogni ulteriore
protesta.
E il
silenzio calò improvviso.
«È…
è
stata Kikyo?» sussurrò Inuyasha, non riuscendo a
crederci.
«Non
ne
era sicura… forse non ve ne ha mai parlato per non farvi
preoccupare
prematuramente o forse perché sconfiggere Naraku doveva
essere la priorità. Le
sembrava strano che la sfera avesse fatto in modo di tornare nel
passato e perciò
aveva fatto delle ricerche. Credeva che la sfera volesse cambiare il
futuro e
per farlo era necessario che qualcuno sconfiggesse Naraku. Una volta
portato a
termine il compito, tutto sarebbe ripartito dal principio, da qui, come
se le
cose non fossero mai andate diversamente, come se il futuro non fosse
mai
esistito. E ora, vedendo come la sfera ti respinge, credo proprio che
avesse
ragione: ormai tu non appartieni più a nessun
tempo.»
«Quindi
che cosa accadrà?!» si intromise Inuyasha, non
sopportando più quei giri di
parole.
Aveva
bisogno che la vecchia arrivasse al punto e gli dicesse chiaramente
come
stavano le cose.
Kagome spostò lo sguardo su di lui per un secondo,
scoprendolo teso come mai
prima d’ora; dopodiché tornò a
rivolgerlo alla donna, che si arrese sospirando.
«Tu…
scomparirai.»
Kagome
sussultò.
«È
ciò che
vuole la sfera.»
Un brivido
le scese lungo la schiena e il cuore iniziò a battere
furiosamente nel petto,
per il terrore che quelle parole avevano scaturito in lei.
“La
sfera degli Shikon non ti ha permesso di realizzare ciò che
realmente volevi,
vero?”
“La
sfera non scomparirà mai, neppure se io stesso, Naraku,
dovessi scomparire.”
“Io
quella volta ho espresso un desiderio alla sfera. Quando Byakuya ti ha
trafitta, è accaduto in quel momento. Alla mia morte quel
desiderio si dovrebbe
realizzare… la sfera mi ha indotto a desiderare
ciò che lei stessa voleva.” *
«Che
ti
stai inventando, vecchiaccia?! Kagome non può scomparire
così! Io questo non lo
permetterò mai!» urlò il mezzo-demone,
alzandosi in piedi di scatto, con i
pugni chiusi, stretti lungo i fianchi e tremanti a causa della rabbia.
«Inuyasha
ha ragione, Kagome non può scomparire!» si
intromise Sango, mentre Shippo
sull’orlo delle lacrime aveva iniziato a tremare come una
foglia.
«Ci
deve
pur essere qualcosa che possiamo fare.» tentò di
ragionare il monaco.
La vecchia
Kaede scosse la testa, guardando quella strana ragazza che tanto tempo
prima
aveva scambiato per la sua amata sorella e che ora fissava il vuoto con
gli
occhi spenti.
«Non
c’è
nulla che si possa fare. Come ho detto, il suo tempo non è
ancora arrivato: lei
deve ancora nascere.»
«Naraku
lo
sapeva…» sussurrò Kagome con un filo di
voce, non riuscendo a capacitarsi di
ciò che la sua stessa mente aveva appena pensato,
«Lui ha esaudito il desiderio
della sfera. Ha scelto di morire perché sapeva che, se lo
avesse fatto, io
sarei scomparsa… l’ha fatto per far soffrire
ancora una volta… tutti noi…
Questa era la sua ultima vendetta…»
Guardò
uno
per uno gli occhi dei suoi amici, sconvolti e improvvisamente
consapevoli di
quella verità a cui era arrivata, fino a che non
incrociò lo sguardo di
Inuyasha.
Durò solo un secondo.
Un unico secondo carico di una straziante disperazione, prima che lui
si
tirasse indietro.
«Non
lo
accetterò mai.» disse, uscendo fuori dalla
capanna, scappando da quella verità
che rifiutava con tutta le forze che aveva.
Kagome era
rimasta immobile, con lo sguardo perso nel vuoto e una sempre
più
insopprimibile sensazione di nausea.
Si chiedeva che senso avesse avuto tutto quello? Farla vivere,
crescere,
tornare nel passato, farla innamorare… per cosa?
Fino a quel momento era stata sicura che alla fine di quella storia
avrebbe
avuto una scelta da fare: il passato o il futuro, la sua famiglia o
Inuyasha.
Non avrebbe mai potuto immaginare che non ci sarebbe stata nessuna
scelta da
fare, che avrebbe semplicemente smesso di esistere.
Quale creatura poteva essere così crudele da ordire un
simile piano: sottoporla
a tutte quelle prove, per poi riservarle un simile destino?
Aveva
visto Inuyasha alzarsi furioso e andarsene via, sotto lo sguardo
preoccupato e
sofferente di tutti e aveva realizzato improvvisamente che
c’era un elemento,
in quel tremendo destino che le era appena stato prospettato, che forse
era
addirittura peggiore e più crudele del suo: Inuyasha sarebbe
rimasto solo.
Si
alzò,
ignorando le parole degli amici che tentavano di fermarla, e corse da
lui.
L’unica persona con cui voleva stare, l’unica
insieme alla quale non sarebbe
mai più potuta essere.
Non si fermò neanche quando le lacrime le offuscarono
completamente la vista,
rischiando di farla inciampare nelle radici degli alberi. Non era certa
che la
direzione fosse giusta, ma in quel momento non riusciva a fare altro
che
correre.
Arrivò
lì,
dove tutto era cominciato, ai piedi di quell’albero sacro,
dove l’aveva visto
per la prima volta, dove aveva capito di amarlo e dove ora sarebbe
stata
costretta a dirgli addio.
Si asciugò le lacrime e tentando di calmare il respiro,
affannoso per la corsa,
si avvicinò ulteriormente, cercando l’immagine del
mezzo-demone fra i rami più
alti dell’albero.
«Non
cambierai mai Inuyasha.» disse, cercando di sorridere, ma lui
capì
immediatamente quanto si stesse sforzando in quel momento,
«Si può sapere che
fai qui, tutto solo?»
«Tzè!
Sto
da solo, non si vede?!» le rispose duramente, stringendo i
pugni.
Non
avrebbe voluto farlo, risponderle male, litigare con lei, soprattutto
in un
momento così difficile. Non avrebbe mai voluto, ma non
riusciva a smettere di
pensare a quanto la vita era stata crudele con lui, privandolo
prematuramente
per la seconda volta della persona più importante.
«Riusciamo
a litigare anche quando stiamo per dirci addio…»
Fu solo un
sussurro, ma lui la sentì ugualmente e con un balzo scese
dall’albero, atterrando
a pochi centimetri da lei, con le orecchie abbassate e lo sguardo
colpevole.
Anche se
Inuyasha chiedeva perdono raramente, Kagome aveva imparato che
quell’espressione valeva più di mille parole.
Gli sorrise, sentendosi improvvisamente felice e il mezzo-demone ancora
una
volta percepì l’amore che quella strana ragazza
provava per lui e il dolore per
quello stesso amore che non avrebbero mai potuto vivere.
«Perdonami
Inuyasha.» disse ad un tratto Kagome, sorprendendolo.
«Cosa
dovrei perdonarti?»
«Credo
proprio che non riuscirò a mantenere quella
promessa...»
“Starai…al
mio fianco per sempre?”
Inuyasha
non resistette oltre e la strinse a sé con forza,
togliendole il respiro.
«Sei
una
stupida… non devi neanche pensarlo, tu sei stata
l’unica che…»
La
sentì
piangere sulla sua spalla e non riuscì a continuare.
Entrambi
erano a conoscenza dei sentimenti che provavano l’uno per
l’altra. Non che ne
avessero mai parlato chiaramente, quello no, però per
qualche ragione lo
sapevano, lo sentivano dentro, come se fosse la verità
più ovvia del mondo, più
ovvia addirittura del sorgere del sole la mattina.
Sapevano
di amarsi.
Sapevano che, se avessero potuto, sarebbero rimasti insieme per sempre:
avrebbero vissuto insieme, si sarebbero sposati e avrebbero avuti tanti
bambini, la fusione perfetta del loro amore.
Sapevano tutto e le parole tra di loro non erano mai state meno
necessarie.
Ad un
tratto Kagome sentì il caldo respiro di Inuyasha sfiorarle
il collo e quella
sensazione, quel contatto così intimo, la fece rabbrividire.
«Non
permetterò che questa sia la fine.»
«Non
c’è
modo per impedirlo…» sussurrò lei di
rimando.
«Sì
invece! Esprimerò un desiderio alla sfera.»
«Hai
sentito la vecchia Kaede: la sfera non sopporta la mia presenza
qui… non
esaudirà mai il tuo desiderio.»
«Allora
chiederò un’altra cosa.»
affermò lui sicuro, scostandola leggermente da
sé, per
guardarla.
In quel
momento, in quegli occhi, ardeva il fuoco. Un fuoco caldo ed intenso,
che la
spinse a sperare che una soluzione potesse realmente esistere.
«Cosa…
cosa
le chiederai?» domandò con la voce che tentennava
per l’emozione e la paura.
«Chiederò
di diventare un demone completo.»
Kagome
strabuzzò gli occhi, allontanandosi ancora di più
e agitandosi.
Iniziò a farfugliare che non capiva, che lui non doveva
cambiare, che dopo
tutto quello che avevano passato, non era possibile che non avesse
ancora
compreso di essere perfetto così com’era, un
mezzo-demone. Poi si zittì, con
un’espressione contrariata in volto, vedendolo sorridere dei
suoi vani
tentativi, sentendosi presa in giro.
«Sai
che i
demoni completi possono vivere molto più a lungo dei
mezzi-demoni?» le chiese
divertito.
«E
allora?»
ribatté lei stizzita, non capendo il nesso.
«Se
io
diventassi un demone completo sarei imbattibile e nessuno potrebbe mai
sconfiggermi.»
Kagome
continuò a guardarlo stranita, come se stesse parlando in
una qualche lingua
aliena che lei non comprendeva.
«Non
capisco dove vuoi…» tentò di chiedere,
ma si bloccò improvvisamente, come se un
fulmine a ciel sereno l’avesse appena colpita in pieno.
«Vivrò
fino al giorno della tua nascita e allora potremmo
incontrarci.»
Kagome lo
guardò stupita e per un attimo un barlume di
felicità le fece risplendere gli
occhi. L’ombra di un sorriso fece appena in tempo a
delinearsi, prima di essere
ucciso sul nascere da una nuova tonnellata di dubbi.
«Ma…
è una
follia! Dovrai aspettare davvero tanto tempo, lo sai?!
Sono…» disse, facendo
una piccola pausa, per poi continuare, con la voce di
un’ottava più alta, a
causa della sorpresa e dello sconforto, «cinquecento
anni!»
«Tzè!
Che
vuoi che sia qualche annetto?» rispose lui, sbuffando, con la
solita aria di
superiorità.
«E
i
demoni non esistono nel mio tempo. Se non riuscissi
a…»
Kagome si
intristì, non riuscendo a completare quella domanda
così dolorosa.
Se lui non
fosse sopravvissuto… era certa che avrebbe vissuto tutta la
sua vita con la
certezza che le mancasse qualcosa di fondamentale, ma senza sapere cosa
fosse.
Sarebbe stata una tortura.
«Non
starai dubitando di me, vero?!» esordì spavaldo il
mezzo-demone, facendole
tornare il sorriso, «Devo forse ricordarti quanto sono forte?
Ho appena
sconfitto Naraku come un semplice mezzo-demone! Pensa cosa potrei fare
se fossi
un demone completo! E poi sono sicuro che i demoni esistano anche nella
tua epoca,
solo che si nascondono sotto diverse sembianze. Fidati di me, io posso
fare
qualunque cosa!»
«E
se il
problema fossi io? Se non dovessi nascere? Se il futuro fosse
diverso…»
«Nascerai
assolutamente!» disse deciso, non riuscendo a concepire il
contrario, «E io ti cercherò
in ogni luogo e tempo.» aggiunse poi con voce più
bassa, arrossendo e facendo
arrossire anche Kagome.
«Se
anche
nascessi sarei comunque umana… avremmo poco
tempo.»
«Questo
non ha la minima importanza!» urlò, prendendola
per le spalle e stringendola a
sé con forza, nascondendo il viso nei suoi capelli, per non
mostrare il rossore
sempre più intenso che gli colorava le guance,
«Farei tutto questo anche solo
per cinque minuti.» sussurrò, sentendosi
incredibilmente stupido.
«Non
ricorderei niente di te… non saprei
chi…»
La strinse
ancora di più, prendendo un respiro profondo, sicuro di
essere sul punto di
morire per il troppo imbarazzo.
«Ti
farò
innamorare di me ancora una volta, altre mille volte se sarà
necessario. Non
importa cosa accadrà, ti troverò e staremo
insieme.»
Kagome
annuì semplicemente, nascondendo il volto nella sua spalla e
stringendosi a
lui, mentre una lacrima solitaria le solcava la guancia e un leggero
sorriso le
increspava le labbra.
Voleva credergli.
Voleva fidarsi delle sue parole e sperare davvero di poter avere una
possibilità. In fondo erano due anime nate in due tempi
molto diversi e
distanti tra loro: non era forse già un miracolo essersi
incontrati?
Ci
sarebbero riusciti ancora, proprio come aveva detto Inuyasha.
Se fosse
stato necessario, si sarebbero trovati altre mille volte, pur di poter
finalmente stare insieme e vivere il loro amore.
* Queste
tre frasi sono citazioni del manga, se non sbaglio
dell’ultimo numero. Si
adattavano alla mia idea in modo quasi terrificante, perciò
ho pensato di
sfruttarle. :P
Informazioni
random!
Il manga
di Inuyasha dovrebbe essere ambientato intorno alla metà del
1500, purtroppo
per non avere seri problemi di cronologia sono stata costretta ad
immaginare
che fosse ambientato alla fine del secolo. Più precisamente,
Naraku schiatta
una volta per tutte nel 1597. Per le altre date vi informerò
mano mano. ;)
Spero
davvero che vi emozioniate a leggere questa piccola e folle nuova
creazione,
tanto quanto io mi sono emozionata a scriverla. :)
Un bacio grande a tutti e se vorrete farmi sapere cosa ne pensate
(dubbi,
considerazioni, riferimenti che credete di vedere, atrocità,
imperfezioni)
sappiate che uno scambio di opinioni è sempre molto
apprezzato e soprattutto
desiderato. *-*