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Autore: Aredhel92    10/12/2013    11 recensioni
La sconfitta di Naraku avrebbe dovuto essere l’inizio di tutto: della pace, della felicità e di una nuova vita insieme, ma una verità molto più oscura e dolorosa era in attesa dietro a quell’unico attimo di gioia.
- Io quella volta ho espresso un desiderio alla sfera. […] Alla mia morte quel desiderio si dovrebbe realizzare… la sfera mi ha indotto a desiderare ciò che lei stessa voleva. -
Prima di morire, Naraku aveva esaudito il desiderio della sfera: ma che cosa desiderava in realtà la sfera? E perché aveva fatto in modo di tornare nel passato?
- E ora che cosa accadrà!? -
- Tu… scomparirai. -

Kagome era sempre stata sicura che alla fine di quella storia avrebbe dovuto fare una scelta: passato o futuro; ma la realtà era di gran lunga peggiore.
- Esprimerò un desiderio alla sfera… Le chiederò di diventare un demone completo. -
[…]
- Ti troverò. Non importa quanto tempo dovrà passare: io ti troverò sempre. -

Le avventure del grande demone cane sono solo all’inizio!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'll always find You




 
1. Una promessa



Il giorno in cui Naraku venne sconfitto, le dense e oscure nubi che impedivano di vedere il cielo iniziarono lentamente a diradarsi. Un sottile raggio di sole illuminò una piccola zolla di terra e man mano che i secondi passavano, questa finì con l’ingrandirsi sempre di più, rivelando una giornata limpida e calda. La luce li costrinse ad abbassare gli occhi, stanchi e provati, ma i sorrisi non volevano abbandonare i loro volti.
Erano deboli, stremati e decisamente malconci: il veleno respirato, i graffi e i lividi riportati, l’enorme fatica di aver combattuto al meglio delle proprie forze, senza potersi permettere il lusso di abbassare la guardia neppure per un attimo, li aveva distrutti; sempre con la costante paura di star combattendo per la vita e con l’ansia dell’eventualità – rifiutata a prescindere, ma purtroppo sempre presente e assillante - di perdere qualcuno di insostituibile.

Erano stati attimi - giorni, minuti, secondi? Non lo sapevano - di grande paura, durante i quali stringere i denti era diventata la priorità assoluta, l’unico grande imperativo: resistere per cambiare le cose, per vendicarsi, per vincere e poter ricominciare.

Naraku era morto e anche il suo ultimo subdolo tentativo di diffondere il dolore, distruggere un villaggio innocente, colpevole solo di averlo accolto su quello stesso suolo, era morto con lui.
Nessuno avrebbe più sentito parlare del mezzo-demone Naraku, nessuno avrebbe più sofferto a causa dei suoi piani meschini.
Era tutto finito. E anche se era praticamente impossibile crederci, senza avere il dubbio che fosse tutto un sogno, quell’intenso sole, che scaldava la loro pelle, era la prova della loro vittoria.

Si erano accasciati per terra, senza più la forza di tenersi in piedi, con ogni muscolo del corpo dolorante, ma quell’immancabile sorriso sulle labbra.
Per la prima volta l’idea del futuro non li spaventava più. Improvvisamente non era più collegato ad opprimenti sentimenti d’angoscia. Non era più un argomento ostico, un tabù da evitare accuratamente, perché troppo incerto ed oscuro.
Potevano vivere una vita piena, senza preoccuparsi di morti premature, maledizioni, avvelenamenti, inganni e logoranti vendette.

Naraku era stato sconfitto e una nuova vita poteva finalmente iniziare.

Il cielo così blu e le risate dei bambini nel villaggio vicino, che uscivano fuori a giocare, ora che il pericolo era passato, lasciavano immaginare uno splendido futuro di pace.

Era stata un’avventura lunga, quasi interminabile a dirla tutta, ma era stata anche molto divertente.

Avevano lottato, riso e pianto, conosciuto tantissime persone, stretto rapporti significativi e profondi. Erano cresciuti molto e quasi senza accorgersene erano praticamente diventati una famiglia - loro, che una famiglia non l’avevano mai avuta o che ne erano stati privati troppo presto.
Era bastato guardarsi negli occhi perché tutta la stanchezza e l’ansia scivolassero via, lasciando il posto ad una risata liberatoria e senza freni, tanto che dovettero presto tenersi la pancia per il dolore.

Sesshomaru si era allontanato subito, non potendo sopportare oltre la presenza di tutti quegli sciocchi umani, che ridevano come se avessero appena compiuto la più grande tra le imprese. Naraku era solo un insignificante mezzo-demone, esattamente come Inuyasha. Ora che era morto e il grande demone aveva portato a termine il suo obiettivo, avrebbe semplicemente cercato qualcuno più forte da sconfiggere, per potenziare la sua Bakusaiga e arrivare un giorno ad eguagliare la fama e la forza di suo padre.

Inuyasha si diresse verso i compagni, dopo aver visto Rin e Jaken seguire il fratellastro, zampettando allegramente e agitando la mano in segno di saluto.
Sentendo la risata cristallina di Kagome non poté fare a meno di sorridere anche lui. Le si avvicinò e dopo averle mostrato la sfera, allungò una mano per lasciarla a lei, l’unica che, dopo Kikyo, aveva il diritto di custodirla e di decidere.

Le dita si sfiorarono a contatto con il gioiello. Poi nello spazio di un battito di ciglia, un’inaspettata e intensa scarica di energia li travolse, costringendoli ad allontanarsi per il dolore provocato.

«Cos’è successo?» chiese Sango, smettendo subito di ridere, ma avvicinandosi preoccupata, «Kagome, Inuyasha, state bene?»

«Kagome, stai bene?» le fece eco il piccolo Shippo, anche lui seriamente in apprensione.

I due annuirono, guardandosi confusi.

La sfera, caduta per terra tra di loro, brillava più del solito.

Kagome cercò di raccoglierla, ma una nuova scarica la costrinse ad allontanare subito la mano ferita. Le punte delle dita formicolavano fastidiosamente, mentre la sensazione che si fosse appena ustionata le fece lacrimare gli occhi. 

«Perché non posso prendere in mano la sfera?» domandò incerta, senza riuscire a venire a capo di quell’ennesima novità.

Miroku si fece avanti e dopo averla raccolta tranquillamente, la consegnò ad Inuyasha.
Tutti si guardarono incerti senza sapere cosa dire o cosa fare, mentre una pesante tensione si faceva largo tra loro.

«Credo che dovremmo parlarne con la vecchia Kaede… immediatamente.» propose Miroku, non dando alcun tipo di spiegazione; ma il suo sguardo, preoccupato e fin troppo pensieroso, non lasciava presagire nulla di buono.

Inuyasha annuì, sentendo la gola farsi improvvisamente secca e una strana ansia attanagliargli lo stomaco.

Possibile che non fosse ancora finita?

Dopo pochissimi minuti erano tutti nella capanna della venerabile Kaede, raccolti in cerchio, davanti ad una tazza di tè fumante.

«Capisco» disse l’anziana sacerdotessa, dopo che ebbero finito di raccontarle gli ultimi avvenimenti.

«Sapete darci una spiegazione, Venerabile Kaede?» chiese subito il monaco, immaginando giustamente che se la donna non si fosse sbrigata a parlare, Inuyasha l’avrebbe presto presa a pugni senza tanti convenevoli.

«Immaginavo che sarebbe accaduto qualcosa di simile, presto o tardi. Non ho la certezza assoluta di quanto sto per dirvi, ma… io credo che il comportamento della sfera sia dovuto al fatto che Kagome non appartiene a questo tempo.»

«Che vuol dire? Non capisco. La sfera non ha mai fatto così prima d’ora. Perché…?»

«Tu sei stata portata qui dalla sfera.» ricordò Kaede con la voce impregnata di saggezza, come se questo fosse sufficiente a chiarire ogni cosa, ma i volti confusi e insistenti del gruppo la spinsero a spiegarsi meglio, «Credo che la sfera sia arrivata a te nel futuro, con il preciso scopo di portarti qui per sconfiggere Naraku. Ora che è stato sconfitto, il tuo compito è terminato. La sfera ti respinge perché questo è il suo modo per dirti che non appartieni a questo tempo.»

«Vuol dire che non posso rimanere qui?!» chiese Kagome con la voce tremolante e un nodo in gola, «Che devo tornare nel futuro?»

Kaede scosse appena la testa, guardando con incertezza il mezzo-demone, intento a studiare le assi di legno del pavimento con grande minuzia, ben attento a non distogliere lo sguardo neppure di un millimetro, neppure per un secondo.

«C’è dell’altro, vero?!» si intromise Sango, intuendo qualcosa di strano nel comportamento dell’anziana.

«Vi prego Venerabile Kaede, dobbiamo sapere.» la implorò Miroku, vedendola poi annuire e sospirare.

«Tu non appartieni a questo tempo e come tale non ti è concesso di restare» si decise infine a spiegare, «ma il tuo arrivo qui ha modificato il passato e ha fatto sì che il futuro, come tu lo conosci, non esistesse più.»

«Che… che significa?» le domandò con la voce tremula, mentre tutti gli altri la guardavano increduli, sperando in un brutto quanto inusuale scherzo.

«Significa che il tempo a cui appartieni deve ancora arrivare. Non avrei voluto turbarti cos» tentò di dire, vedendo i suoi occhi fissi e sgranati, improvvisamente terrorizzati, ma Inuyasha la fermò prima che potesse terminare.

«No. Non crederò mai ad una cosa del genere! Mai!»

«Inuyasha…»

«No! Cercheremo qualcuno che sappia dirci qualcosa, qualcuno che sappia come stanno veramente le cose!»

«È stata Kikyo a dirmelo.» disse l’anziana donna, stroncando così ogni ulteriore protesta.

E il silenzio calò improvviso.

«È… è stata Kikyo?» sussurrò Inuyasha, non riuscendo a crederci.

«Non ne era sicura… forse non ve ne ha mai parlato per non farvi preoccupare prematuramente o forse perché sconfiggere Naraku doveva essere la priorità. Le sembrava strano che la sfera avesse fatto in modo di tornare nel passato e perciò aveva fatto delle ricerche. Credeva che la sfera volesse cambiare il futuro e per farlo era necessario che qualcuno sconfiggesse Naraku. Una volta portato a termine il compito, tutto sarebbe ripartito dal principio, da qui, come se le cose non fossero mai andate diversamente, come se il futuro non fosse mai esistito. E ora, vedendo come la sfera ti respinge, credo proprio che avesse ragione: ormai tu non appartieni più a nessun tempo.»

«Quindi che cosa accadrà?!» si intromise Inuyasha, non sopportando più quei giri di parole.

Aveva bisogno che la vecchia arrivasse al punto e gli dicesse chiaramente come stavano le cose.
Kagome spostò lo sguardo su di lui per un secondo, scoprendolo teso come mai prima d’ora; dopodiché tornò a rivolgerlo alla donna, che si arrese sospirando.

«Tu… scomparirai.»

Kagome sussultò.

«È ciò che vuole la sfera.»

Un brivido le scese lungo la schiena e il cuore iniziò a battere furiosamente nel petto, per il terrore che quelle parole avevano scaturito in lei.

“La sfera degli Shikon non ti ha permesso di realizzare ciò che realmente volevi, vero?”

“La sfera non scomparirà mai, neppure se io stesso, Naraku, dovessi scomparire.”

“Io quella volta ho espresso un desiderio alla sfera. Quando Byakuya ti ha trafitta, è accaduto in quel momento. Alla mia morte quel desiderio si dovrebbe realizzare… la sfera mi ha indotto a desiderare ciò che lei stessa voleva.” *

«Che ti stai inventando, vecchiaccia?! Kagome non può scomparire così! Io questo non lo permetterò mai!» urlò il mezzo-demone, alzandosi in piedi di scatto, con i pugni chiusi, stretti lungo i fianchi e tremanti a causa della rabbia.

«Inuyasha ha ragione, Kagome non può scomparire!» si intromise Sango, mentre Shippo sull’orlo delle lacrime aveva iniziato a tremare come una foglia.

«Ci deve pur essere qualcosa che possiamo fare.» tentò di ragionare il monaco.

La vecchia Kaede scosse la testa, guardando quella strana ragazza che tanto tempo prima aveva scambiato per la sua amata sorella e che ora fissava il vuoto con gli occhi spenti.

«Non c’è nulla che si possa fare. Come ho detto, il suo tempo non è ancora arrivato: lei deve ancora nascere.»

«Naraku lo sapeva…» sussurrò Kagome con un filo di voce, non riuscendo a capacitarsi di ciò che la sua stessa mente aveva appena pensato, «Lui ha esaudito il desiderio della sfera. Ha scelto di morire perché sapeva che, se lo avesse fatto, io sarei scomparsa… l’ha fatto per far soffrire ancora una volta… tutti noi… Questa era la sua ultima vendetta…»

Guardò uno per uno gli occhi dei suoi amici, sconvolti e improvvisamente consapevoli di quella verità a cui era arrivata, fino a che non incrociò lo sguardo di Inuyasha.
Durò solo un secondo.
Un unico secondo carico di una straziante disperazione, prima che lui si tirasse indietro.

«Non lo accetterò mai.» disse, uscendo fuori dalla capanna, scappando da quella verità che rifiutava con tutta le forze che aveva.

Kagome era rimasta immobile, con lo sguardo perso nel vuoto e una sempre più insopprimibile sensazione di nausea.
Si chiedeva che senso avesse avuto tutto quello? Farla vivere, crescere, tornare nel passato, farla innamorare… per cosa?
Fino a quel momento era stata sicura che alla fine di quella storia avrebbe avuto una scelta da fare: il passato o il futuro, la sua famiglia o Inuyasha. Non avrebbe mai potuto immaginare che non ci sarebbe stata nessuna scelta da fare, che avrebbe semplicemente smesso di esistere.
Quale creatura poteva essere così crudele da ordire un simile piano: sottoporla a tutte quelle prove, per poi riservarle un simile destino?

Aveva visto Inuyasha alzarsi furioso e andarsene via, sotto lo sguardo preoccupato e sofferente di tutti e aveva realizzato improvvisamente che c’era un elemento, in quel tremendo destino che le era appena stato prospettato, che forse era addirittura peggiore e più crudele del suo: Inuyasha sarebbe rimasto solo.

Si alzò, ignorando le parole degli amici che tentavano di fermarla, e corse da lui.
L’unica persona con cui voleva stare, l’unica insieme alla quale non sarebbe mai più potuta essere.
Non si fermò neanche quando le lacrime le offuscarono completamente la vista, rischiando di farla inciampare nelle radici degli alberi. Non era certa che la direzione fosse giusta, ma in quel momento non riusciva a fare altro che correre.

Arrivò lì, dove tutto era cominciato, ai piedi di quell’albero sacro, dove l’aveva visto per la prima volta, dove aveva capito di amarlo e dove ora sarebbe stata costretta a dirgli addio.
Si asciugò le lacrime e tentando di calmare il respiro, affannoso per la corsa, si avvicinò ulteriormente, cercando l’immagine del mezzo-demone fra i rami più alti dell’albero.

«Non cambierai mai Inuyasha.» disse, cercando di sorridere, ma lui capì immediatamente quanto si stesse sforzando in quel momento, «Si può sapere che fai qui, tutto solo?»

«Tzè! Sto da solo, non si vede?!» le rispose duramente, stringendo i pugni.

Non avrebbe voluto farlo, risponderle male, litigare con lei, soprattutto in un momento così difficile. Non avrebbe mai voluto, ma non riusciva a smettere di pensare a quanto la vita era stata crudele con lui, privandolo prematuramente per la seconda volta della persona più importante.

«Riusciamo a litigare anche quando stiamo per dirci addio…»

Fu solo un sussurro, ma lui la sentì ugualmente e con un balzo scese dall’albero, atterrando a pochi centimetri da lei, con le orecchie abbassate e lo sguardo colpevole.

Anche se Inuyasha chiedeva perdono raramente, Kagome aveva imparato che quell’espressione valeva più di mille parole.
Gli sorrise, sentendosi improvvisamente felice e il mezzo-demone ancora una volta percepì l’amore che quella strana ragazza provava per lui e il dolore per quello stesso amore che non avrebbero mai potuto vivere.

«Perdonami Inuyasha.» disse ad un tratto Kagome, sorprendendolo.

«Cosa dovrei perdonarti?»

«Credo proprio che non riuscirò a mantenere quella promessa...»

“Starai…al mio fianco per sempre?”

Inuyasha non resistette oltre e la strinse a sé con forza, togliendole il respiro.

«Sei una stupida… non devi neanche pensarlo, tu sei stata l’unica che…»

La sentì piangere sulla sua spalla e non riuscì a continuare.

Entrambi erano a conoscenza dei sentimenti che provavano l’uno per l’altra. Non che ne avessero mai parlato chiaramente, quello no, però per qualche ragione lo sapevano, lo sentivano dentro, come se fosse la verità più ovvia del mondo, più ovvia addirittura del sorgere del sole la mattina.

Sapevano di amarsi.
Sapevano che, se avessero potuto, sarebbero rimasti insieme per sempre: avrebbero vissuto insieme, si sarebbero sposati e avrebbero avuti tanti bambini, la fusione perfetta del loro amore.
Sapevano tutto e le parole tra di loro non erano mai state meno necessarie.

Ad un tratto Kagome sentì il caldo respiro di Inuyasha sfiorarle il collo e quella sensazione, quel contatto così intimo, la fece rabbrividire.

«Non permetterò che questa sia la fine.»

«Non c’è modo per impedirlo…» sussurrò lei di rimando.

«Sì invece! Esprimerò un desiderio alla sfera.»

«Hai sentito la vecchia Kaede: la sfera non sopporta la mia presenza qui… non esaudirà mai il tuo desiderio.»

«Allora chiederò un’altra cosa.» affermò lui sicuro, scostandola leggermente da sé, per guardarla.

In quel momento, in quegli occhi, ardeva il fuoco. Un fuoco caldo ed intenso, che la spinse a sperare che una soluzione potesse realmente esistere.

«Cosa… cosa le chiederai?» domandò con la voce che tentennava per l’emozione e la paura.

«Chiederò di diventare un demone completo.»

Kagome strabuzzò gli occhi, allontanandosi ancora di più e agitandosi.
Iniziò a farfugliare che non capiva, che lui non doveva cambiare, che dopo tutto quello che avevano passato, non era possibile che non avesse ancora compreso di essere perfetto così com’era, un mezzo-demone. Poi si zittì, con un’espressione contrariata in volto, vedendolo sorridere dei suoi vani tentativi, sentendosi presa in giro.

«Sai che i demoni completi possono vivere molto più a lungo dei mezzi-demoni?» le chiese divertito.

«E allora?» ribatté lei stizzita, non capendo il nesso.

«Se io diventassi un demone completo sarei imbattibile e nessuno potrebbe mai sconfiggermi.»

Kagome continuò a guardarlo stranita, come se stesse parlando in una qualche lingua aliena che lei non comprendeva.

«Non capisco dove vuoi…» tentò di chiedere, ma si bloccò improvvisamente, come se un fulmine a ciel sereno l’avesse appena colpita in pieno.

«Vivrò fino al giorno della tua nascita e allora potremmo incontrarci.»

Kagome lo guardò stupita e per un attimo un barlume di felicità le fece risplendere gli occhi. L’ombra di un sorriso fece appena in tempo a delinearsi, prima di essere ucciso sul nascere da una nuova tonnellata di dubbi.

«Ma… è una follia! Dovrai aspettare davvero tanto tempo, lo sai?! Sono…» disse, facendo una piccola pausa, per poi continuare, con la voce di un’ottava più alta, a causa della sorpresa e dello sconforto, «cinquecento anni!»

«Tzè! Che vuoi che sia qualche annetto?» rispose lui, sbuffando, con la solita aria di superiorità.

«E i demoni non esistono nel mio tempo. Se non riuscissi a…»

Kagome si intristì, non riuscendo a completare quella domanda così dolorosa.

Se lui non fosse sopravvissuto… era certa che avrebbe vissuto tutta la sua vita con la certezza che le mancasse qualcosa di fondamentale, ma senza sapere cosa fosse.
Sarebbe stata una tortura.

«Non starai dubitando di me, vero?!» esordì spavaldo il mezzo-demone, facendole tornare il sorriso, «Devo forse ricordarti quanto sono forte? Ho appena sconfitto Naraku come un semplice mezzo-demone! Pensa cosa potrei fare se fossi un demone completo! E poi sono sicuro che i demoni esistano anche nella tua epoca, solo che si nascondono sotto diverse sembianze. Fidati di me, io posso fare qualunque cosa!»

«E se il problema fossi io? Se non dovessi nascere? Se il futuro fosse diverso…»

«Nascerai assolutamente!» disse deciso, non riuscendo a concepire il contrario, «E io ti cercherò in ogni luogo e tempo.» aggiunse poi con voce più bassa, arrossendo e facendo arrossire anche Kagome.

«Se anche nascessi sarei comunque umana… avremmo poco tempo.»

«Questo non ha la minima importanza!» urlò, prendendola per le spalle e stringendola a sé con forza, nascondendo il viso nei suoi capelli, per non mostrare il rossore sempre più intenso che gli colorava le guance, «Farei tutto questo anche solo per cinque minuti.» sussurrò, sentendosi incredibilmente stupido.

«Non ricorderei niente di te… non saprei chi…»

La strinse ancora di più, prendendo un respiro profondo, sicuro di essere sul punto di morire per il troppo imbarazzo.

«Ti farò innamorare di me ancora una volta, altre mille volte se sarà necessario. Non importa cosa accadrà, ti troverò e staremo insieme.»

Kagome annuì semplicemente, nascondendo il volto nella sua spalla e stringendosi a lui, mentre una lacrima solitaria le solcava la guancia e un leggero sorriso le increspava le labbra.
Voleva credergli.
Voleva fidarsi delle sue parole e sperare davvero di poter avere una possibilità. In fondo erano due anime nate in due tempi molto diversi e distanti tra loro: non era forse già un miracolo essersi incontrati?

Ci sarebbero riusciti ancora, proprio come aveva detto Inuyasha.

Se fosse stato necessario, si sarebbero trovati altre mille volte, pur di poter finalmente stare insieme e vivere il loro amore.

 

 

 

 

* Queste tre frasi sono citazioni del manga, se non sbaglio dell’ultimo numero. Si adattavano alla mia idea in modo quasi terrificante, perciò ho pensato di sfruttarle. :P

 

 

 

Informazioni random!

Il manga di Inuyasha dovrebbe essere ambientato intorno alla metà del 1500, purtroppo per non avere seri problemi di cronologia sono stata costretta ad immaginare che fosse ambientato alla fine del secolo. Più precisamente, Naraku schiatta una volta per tutte nel 1597. Per le altre date vi informerò mano mano. ;)

Spero davvero che vi emozioniate a leggere questa piccola e folle nuova creazione, tanto quanto io mi sono emozionata a scriverla. :)
Un bacio grande a tutti e se vorrete farmi sapere cosa ne pensate (dubbi, considerazioni, riferimenti che credete di vedere, atrocità, imperfezioni) sappiate che uno scambio di opinioni è sempre molto apprezzato e soprattutto desiderato. *-*

  
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