2. Ti troverò sempre
Inuyasha
era rimasto abbracciato a lei a lungo, respirando profondamente il suo
profumo
nel tentativo di imprimerlo nella sua mente e non scordarlo mai per i
prossimi quattrocento
anni, anche se era certo che non sarebbe mai riuscito a dimenticare
niente di
lei.
L’aveva
tenuta stretta a sé fino a che Sango, Shippo e Miroku non li
avevano raggiunti.
Le due
ragazze si erano abbracciate, con il cuore spezzato e le lacrime agli
occhi.
Kagome aveva solo potuto dir loro quanto fosse stata felice di
conoscerli,
prima che i singhiozzi le impedissero di continuare.
Anche Miroku
l’aveva abbracciata, sotto lo sguardo attento e scrupoloso di
Inuyasha e Sango,
evitando, forse per la prima volta in vita sua, di approfittare della
situazione.
Cercando
di non farsi sentire dagli altri, per quanto possibile, il monaco le
aveva
sussurrato un’idea, un progetto a cui aveva appena pensato,
ma che era certo
fosse il modo migliore per ringraziarla e per farle capire quanto la
sua
presenza fosse stata preziosa e fondamentale. E anche se era
un’idea avventata
e prematura, era sicuro che Sango sarebbe stata completamente
d’accordo: il
nome della loro prima bambina sarebbe stato Kagome.
La
ragazza sorrise, sentendo un moto di orgoglio e gratitudine crescere
con forza
dentro di lei.
Prima
ancora che avesse modo di riprendersi, il piccolo Shippo si
fiondò tra le sue
braccia, piangendo a dirotto e supplicandola di non andarsene.
Kagome gli
accarezzò la testa, ripetendogli come una cantilena di stare
tranquillo, che
tutto sarebbe andato bene e che non sarebbe rimasto solo,
perché aveva tante
persone accanto, che gli volevano molto bene e che non lo avrebbero mai
lasciato. Sentendolo ancora singhiozzare senza tregua, sciolse il
fiocco rosso
dalla sua divisa, poggiandolo sulla sua testa con una carezza.
Shippo le
rivolse un’occhiata confusa, tirando su col naso e smettendo
di piangere
all’istante.
-
Così
quando ti sentirai solo e penserai a me, stringerai questo e
sarà come se io
fossi lì con te. - gli disse semplicemente, cercando di
nascondere gli occhi
lucidi con un grande sorriso.
Il
piccolo demone annuì, ricacciando indietro le lacrime con un
enorme forza di
volontà, ripetendosi di non piangere più, per non
rendere ulteriormente triste
quella per lui, in tutto quel tempo, era diventata una seconda mamma.
Kagome
guardò ancora una volta Inuyasha, prendendo un lungo respiro
e asciugandosi gli
ultimi residui di lacrime sulle guance arrossate; mentre Miroku propose
di
andare a chiamare la vecchia Kaede, in modo che Kagome potesse salutare
anche
lei.
Immediatamente
si allontanò, trascinandosi dietro Sango e Shippo e
lanciando un’occhiatina
maliziosa ad Inuyasha.
Il
mezzo-demone arrossì a dismisura e inconsciamente si
ritrovò a borbottare dei “velati”
insulti contro quel dannato monaco maniaco che non si faceva mai gli
affari
suoi.
Che
diavolo aveva voluto dirgli con quell’occhiatina? Che si
aspettava che facesse,
lì all’aria aperta, con una miriade di guardoni
pronti a spuntare fuori da un
momento all’altro e con il tempo a loro disposizione che
scarseggiava
pericolosamente?!
Troppo
preso dai suoi pensieri non si era accorto che Kagome aveva cercato di
attirare
la sua attenzione, chiamandolo inutilmente; ed ora se la ritrovava ad
un palmo
dal naso, che lo guardava dal basso verso l’alto, con aria
curiosa e
indispettita.
Accidenti
a quel monaco!, pensò Inuyasha, arrossendo
ancora di più.
Sì,
perché lui non stava pensando a niente, fino a che quel
ficcanaso non gli aveva
lanciato quell’occhiata maliziosa, sottintendendo
chissà che cosa; e invece ora
si trovava a fare i salti mortali per non guardare la leggera
scollatura, che
lo strano vestito di Kagome, ormai privo di quel fiocco, lasciava
intravedere.
E a dirla tutta, con scarsi, scarsissimi risultati. Non che si vedesse
chissà
che cosa, pensò un po’ amareggiato e un
po’ sollevato, però era pur sempre di
Kagome che si trattava! Della sua Kagome!
La
ragazza inconsciamente si era piegata leggermente in avanti, per
cercare di
attirare la sua attenzione, ma questo aveva solo peggiorato la
situazione per
Inuyasha, che si trovava ora con una visuale perfetta e decisamente
impossibile
da ignorare.
Tutta
colpa di quello stupido monaco e di quel demone nanerottolo!
Non
avrebbe dovuto avere quei pensieri! Li aveva avuti, certo, ma prima!
Quando
viaggiavano per cercare di recuperare gli ultimi frammenti, quando
aveva capito
di provare qualcosa di molto forte per la ragazza venuta dal futuro,
quando
esisteva ancora la scelta tra passato e futuro. Erano più
che altro fantasie
sul passare la vita con lei, sul vederla finalmente diventare la sua
donna,
sull’avere una famiglia con lei. E sì, aveva
pensato, o meglio fantasticato,
anche su quello, sul fare l’amore con lei. Sul sentirla
completamente sua, sul
sentire i suoi gemiti e il suo nome invocato con urgenza e desiderio,
sul
sentire la morbidezza e il profumo del suo corpo, sul perdersi in lei.
Certo che
ci aveva pensato, e lo aveva desiderato così intensamente da
far male, ma era
prima che il destino si prendesse gioco di lui, facendogli la
linguaccia e
gridandogli con un’odiosa vocetta stridula: bravo stupido!
Ora aspetta quattrocento
anni!
Qua…quattrocento…
ANNI?!
Dannazione
Miroku! Lo avrebbe preso a pugni. E no, non era un
semplice desiderio, era una
certezza: prima o poi lo avrebbe preso a pugni e lo avrebbe costretto a
rimpiangere amaramente quella maledetta occhiatina maliziosa.
Solo ora
sembrava rifletterci seriamente: come avrebbe fatto a stare senza di
lei per quattrocento
anni?
-
Inuyasha mi spieghi che hai? Sei tutto rosso. –
osservò Kagome sinceramente
stupita, portandogli una mano sulla fronte, per sincerarsi che non
avesse la
febbre, facendolo invece sobbalzare per la sorpresa.
Come
risvegliatosi da un sogno, le prese la mano, guardandosi intorno con
fare
circospetto.
- Posso
sapere cosa…? -
- Vieni
con me. – le disse solamente, facendola salire sulla schiena
e sfrecciando poi
a tutta velocità nella foresta.
Kagome
chiuse gli occhi d’istinto, mentre un sorriso si delineava
sulle labbra.
Quella
sensazione così familiare di stargli accanto, quella
sensazione che tanto
amava, sarebbe scomparsa con lei?
Non
riusciva ad immaginare come sarebbe stato non esistere. E se un giorno
fossero
riusciti ad incontrarsi di nuovo, davvero non avrebbe ricordato niente?
Quelle
sensazioni, quei profondi e intensi sentimenti, quei battiti accelerati
del suo
cuore. Com’era possibile dimenticare un amore così
grande? Si domandò,
stringendosi più forte al ragazzo.
Improvvisamente
Inuyasha si fermò. La fece scendere con delicatezza e mentre
lei apriva
lentamente gli occhi, automaticamente il sorriso scompariva dalle sue
labbra.
- Ma sei
impazzito!? Perché mi hai portata su un albero?! –
gridò, cercando di mantenere
l’equilibrio, mandando all’aria tutti i suoi sforzi
semplicemente guardando
verso il basso.
Erano in
alto, tremendamente in alto, tanto che se per sbaglio fosse scivolata e
caduta,
durante la discesa fino a terra, avrebbe fatto in tempo a rimpiangere
il suo
ultimo pasto non avvenuto, ad esprimere l’ultimo desiderio e
a ringraziare tutte
le persone che amava per esserle stata accanto; e probabilmente verso
gli
ultimi metri, Inuyasha avrebbe anche fatto in tempo a gettarsi dal ramo
e a salvarla
prima che si sfracellasse al suolo.
Il
mezzo-demone la strinse per le braccia, costringendola a guardarlo
negli occhi
nel tentativo di farla stare ferma. Dopodiché la
aiutò a sedersi e Kagome si
stupì di quanto effettivamente fosse grande e robusto quel
ramo. Lasciò le
gambe oscillare nel vuoto e con minuscoli spostamenti di pochi
millimetri alla
volta si appiccicò ad Inuyasha.
- Beh,
che c’è?! Ho paura di cadere! Io non ho poteri
demoniaci come te! Se cado mi
faccio male! – urlò, arrossendo un po’
per l’indignazione, un po’ perché
Inuyasha non smetteva di guardarla ed erano davvero rare le volte in
cui si
erano trovati ad avere una simile vicinanza per più di
qualche secondo.
-
Allora…
- continuò poi, vedendo che il ragazzo non accennava ad
uscire dal suo mutismo,
- perché mi hai portata qui? –
Inuyasha
arrossì, sforzandosi però di non distogliere lo
sguardo.
- Toglimi
il rosario. – disse ad un tratto lapidario, vedendo poi la
ragazza guardarlo
come se fosse un fantasma.
- No.
–
ribatté indignata e decisa.
- Ma
ormai non servirà più a niente! Tu sei
l’unica in grado di farlo funzionare! –
- Mi hai
portata
sull’albero per questo?! Di’ la verità:
vuoi buttarmi di sotto, se non ti tolgo
il rosario, è così?! -
- Certo
che no, razza di stupida, ma che idee ti vengono! –
- Bene,
allora niente da fare. Il rosario resta lì
dov’è. –
Inuyasha
sbuffò sonoramente. Come immaginava non sarebbe stato
facile.
- Bene.
Allora prometti di non mandarmi a cuccia! -
-
P-perché
dovrei prometterlo? – balbettò Kagome, sentendosi
improvvisamente spaventata.
Che
diavolo aveva in mente!?
-
Perché…
perché… perché sì! Tu
promettilo e basta! -
- Uffa,
che noioso! Va bene, lo prometto! Contento? –
Inuyasha
assentì soddisfatto, rivolgendole un sorriso che la
destabilizzò, facendole
aumentare a dismisura i battiti del cuore.
- Ora, -
riprese poi lui, tornando serio, - chiudi gli occhi. -
- Scordatelo.
-
-
Ka…go…me! – scandì lui
minacciosamente, con i nervi a fior di pelle.
- Non ci
penso nemmeno! Sono in cima ad un albero! Mi sembra di essere quasi
più vicina
al cielo che alla terra, e tu vuoi che chiuda gli occhi!? Scordatelo!
–
- Ti fidi
di me? –
-
Così
non vale! Certo che mi fido, ma… -
- Allora
niente ma! Non ti succederà niente. Ora, per
favore… li chiudi questi maledetti
occhi!? –
Kagome
sospirò sconsolata, arrendendosi. Infondo aveva anche detto
per favore, no?
Quante volte glielo aveva sentito dire da quando lo conosceva? Due?
Tre? Era un
evento!
Chiuse
gli occhi e in quell’istante il suo cuore iniziò a
battere più forte.
Inuyasha
deglutì rumorosamente.
Aveva un
nodo allo stomaco, i palmi delle mani sudati e la certezza di essersi
messo in
una brutta situazione tutto da solo; ma ora che era arrivato a quel
punto non
aveva senso fermarsi o ancora peggio, fare marcia indietro.
No,
doveva farlo. Ora.
Si
chinò
con estrema lentezza verso di lei, lasciandosi cullare ogni secondo di
più dal
suo dolce profumo.
Un
leggero alito di vento li accarezzò, scompigliando i loro
capelli.
Chiuse
gli occhi e azzerò quella ridicola distanza.
Posò
le
sue labbra della ragazza, sorprendendosi di quanto fossero morbide. Fu
un
semplice sfiorarsi, dolce e delicato. Qualche secondo appena. Giusto il
tempo
che il suo cuore si fermasse, per poi riprendere a battere al doppio
della
velocità.
Inuyasha
si allontanò, evitando di guardarla in volto, visibilmente
imbarazzato; Kagome
invece continuò a guardarlo a bocca aperta, con le gote
tremendamente arrossate
e il cuore che batteva a mille.
Si
sfiorò
le labbra con le dita, chiedendosi se per caso non fosse stato tutto un
sogno.
Magari si sarebbe svegliata presto e avrebbe scoperto che Naraku non
era affatto
morto e che la ricerca continuava.
Poi ad un
tratto un pensiero le passò per la testa, facendola
sorridere.
-
È per…
per questo… che mi hai portata su quest’albero e
volevi… che ti togliessi il
rosario? – gli domandò imbarazzata e divertita,
non riuscendo a mantenere la
voce ferma.
-
Tzè! Lo
sai come sono fatti quei due, sono dei guardoni! Si sarebbero appostati
dietro
un cespuglio, in attesa del momento perfetto per saltar fuori.
–
-
Già… -
sussurrò Kagome, ridendo debolmente.
Era
felice. Lo era davvero.
Niente
più Kikyo, né Naraku, né frammenti
della sfera. Solo Kagome e Inuyasha.
Perché
non poteva rimanere così per sempre?
-
Sarà
meglio tornare… - sussurrò Inuyasha con un velo
di tristezza, come se
improvvisamente i pensieri dell’una fossero diventati anche i
pensieri
dell’altro.
Kagome
annuì, affidandosi completamente a lui per poter scendere
dall’albero.
Toccò
terra e in quell’istante si rese conto che quel momento di
totale perfezione,
che il cielo le aveva regalato, era appena finito. La terra la
riportava alla
realtà, richiamandola a sé con forza.
Era stato
solo un momento, solo un attimo, ma il più importante e
perfetto di tutta la
sua vita.
Vide
Inuyasha incamminarsi.
Guardò il
profilo delle sue spalle, leggermente incurvate e immaginò
chiaramente i
pensieri che lo dovevano tormentare, come se li vedesse realmente.
Rimase
indietro, ferma, dove lui l’aveva lasciata.
-
Inuyasha! -
Il
mezzo-demone si voltò.
Non voleva che quel momento fosse l’ultimo.
Gli corse
incontro.
Voleva
che ce ne fossero altri! Mille altri! Momenti snervanti, dolci,
romantici,
passionali, momenti pieni di lui.
Una
lacrima le scese lungo la guancia.
Voleva
lui. Avrebbe sempre voluto lui.
Lo
abbracciò, circondandogli il collo con le braccia e
stringendolo.
- Ti amo!
– gli disse d’istinto tra le lacrime, come se
avesse voluto urlarlo per quanto
era forte ciò che provava.
Non
c’era
mai stato bisogno di parole, ma in quel momento era il suo stesso cuore
a
richiedere che le dicesse, che desse voce a quel sentimento che ora
provava
quasi con dolore.
Inuyasha
la strinse a sé con disperazione, prima di unire nuovamente
le loro labbra,
senza più dolcezza o delicatezza.
Fu un
bacio irruento e passionale, una ricerca continua e instancabile, che
simboleggiava le loro stesse vite. Un bacio pieno di disperazione per
una
separazione che nessuno dei due avrebbe mai voluto; pieno di speranze
per un
futuro che avrebbero voluto poter vivere insieme.
Un bacio
semplicemente pieno d’amore.
Rimasero
presto senza fiato a specchiarsi l’uno negli occhi
dell’altra, con le fronti
unite e il respiro affannoso.
- Ti
troverò. – soffiò Inuyasha sulle sue
labbra, - Non importa quanto tempo dovrà
passare. Io ti troverò sempre. -
Tornarono
indietro insieme, mano nella mano.
Ormai non
c’era più niente da dire e il tempo era quasi
finito.
La
vecchia Kaede si avvicinò ad Inuyasha con la sfera in mano,
spiegandogli
brevemente cosa sarebbe successo nel giro di pochi secondi. Era
semplice,
troppo semplice: non appena Kagome fosse entrata in contatto con la
sfera,
sarebbe scomparsa.
E tutto
sarebbe finito.
- No.
–
rispose secco lui, rifiutandosi di prendere il mano il gioiello.
-
Inuyasha… - lo chiamò Kagome, ma lui subito la
interruppe.
- No! Non
sarò io a…. - le parole gli morirono in gola, -
Non sarò io. –
-
Venerabile Kaede, credo che dovreste farlo voi. – si
intromise Miroku,
ricevendo occhiate di approvazione e gratitudine.
- Bene,
allora ci siamo. Sei pronta? – domandò
l’anziana donna, avvicinandosi a Kagome
che per tutta risposta trattenne il respiro.
- Ma ti
sembra una domanda da fare, dannata vecchiaccia?! –
urlò Inuyasha nervoso.
- Non ha
tutti i torti questa volta. – sussurrò il piccolo
Shippo a Sango, che annuì
fermamente.
- Dovrai
solo prendere in mano la sfera. Non sentirai niente. – le
spiegò, ignorando
palesemente il gruppo accanto a lei.
Kagome
tremò leggermente. I suoi occhi erano fissi su quelli di
Inuyasha, in cerca di
coraggio. Annuì, unendo le mani, per ricevere la sfera.
Era il
momento.
La
vecchia Kaede lasciò cadere il prezioso gioiello e tutti
trattennero il fiato.
La sfera
toccò le mani di Kagome e una luce fortissima si
sprigionò da essa, andando ad
inglobare tutti.
Vide
Inuyasha fare un passo verso di lei e desiderò ancora una
volta che quello non
fosse altro che un brutto scherzo. Desiderò di poter restare
con lui e vivere
altre avventure.
La sfera
brillò più forte, costringendo tutti i presenti a
chiudere gli occhi.
Desiderò
che Inuyasha e i sentimenti d’amore che la legavano a lui non
cambiassero mai,
che potesse ricordarli sempre e che un giorno, chissà
quando, lui riuscisse
davvero a trovarla.
- Ti
aspetterò… - sussurrò, sorridendogli
per l’ultima volta.
La luce
scomparve e la sfera cadde a terra.
Kagome
non c’era più.
Era
scomparsa. Come se non fosse mai arrivata, esattamente come se non
fosse mai
esistita.
Inuyasha
si era allontanato immediatamente, senza che né Sango
né Miroku riuscissero a
fermarlo.
Se ne era
andato per non vedere le loro lacrime, per non mostrare le sue.
Kagome
gli aveva insegnato che condividere un dolore con altre persone poteva
essere
d’aiuto, perché il pensiero che altri potessero
provare il medesimo dolore
poteva far sentire di non essere soli.
Sapeva
che aveva ragione, lo aveva capito nel momento stesso in cui aveva
realizzato
di avere degli amici per la prima volta nella sua vita; ma in quel
momento era
anche certo che niente avrebbe potuto alleviare quel dolore o riempire
quella
sensazione di vuoto.
Al
villaggio trascorsero alcune settimane, durante le quali nessuno
sembrava avere
notizie del mezzo-demone.
Miroku,
che aveva inizialmente proposto di lasciargli i suoi spazi e il tempo
necessario per digerire la situazione, iniziava ora a sentire un
insopprimibile
senso di colpa e preoccupazione crescere con prepotenza dentro di lui.
Aveva
cercato di appoggiare la sua idea, ma era anche sicuro che sarebbe
tornato
prima o poi e invece i giorni passavano e di lui non si aveva la minima
notizia.
Sango
aveva segretamente mandato Kohaku e Kirara ad indagare, ma i due non
erano
tornati con le risposte che si sarebbe aspettata.
Erano
invece entrati nel villaggio senza nessuna novità, ma con
Koga al seguito,
giunto lì con l’intenzione di sentire la storia
della morte di Naraku
direttamente da loro e per mettere in chiaro una volta per tutte le
questioni
rimaste in sospeso con Kagome.
Era
toccato a Sango e Miroku rivelare come si erano svolti i fatti: della
morte di
Naraku, del volere della sfera, della scomparsa della ragazza e della
sofferenza di Inuyasha.
Koga li
aveva ascoltati senza aprire bocca. Aveva lasciato che concludessero il
racconto, dopodiché si era alzato e senza dire una parola,
era sparito nella
foresta.
Solo un
paio di giorni dopo, alcuni contadini, che si erano spinti
più in profondità nel
bosco per andare a caccia, riferirono, preoccupati
dell’attacco di qualche
demone feroce, di un’immensa porzione di foresta sradicata e
rasa al suolo.
Sango e
Miroku compresero all’istante e per non farli preoccupare
eccessivamente
dissero che se ne sarebbero occupati loro personalmente.
Era ormai
passato più di un mese, quando Inuyasha fece il suo ritorno
al villaggio, con
un aspetto a dir poco irriconoscibile.
Entrò
zoppicando, interamente ricoperto di sangue, fresco o rappreso che
fosse, con
gli occhi vitrei, un grande squarcio sul petto, che avrebbe fatto
invidia alla
peggiore delle ferite mortali, e un braccio lasciato inerme lungo il
fianco,
stretto con forza dall’altro, forse per non provare troppo
dolore ad ogni
passo.
Kirara fu
la prima a fiutare il suo odore. Corse fuori dalla capanna,
trasformandosi
sotto gli sguardi stupiti del monaco e della sterminatrice.
Seguì quella
traccia di sangue, fino a che non lo vide.
Gli
atterrò a meno di due passi di distanza e Inuyasha, senza
neppure vederla, le
cadde addosso, come un peso morto, perdendo immediatamente i sensi per
quell’insieme di dolore, stanchezza e ferite che avevano
messo a dura prova il
suo ritorno al villaggio.
Quando
Sango lo vide, steso sul dorso di Kirara, inerme e pieno di sangue,
lanciò un
urlo, facendo immediatamente uscire tutti dalle case, con il pensiero
di un
pericolo imminente.
Miroku e
gli altri abitanti del villaggio, dopo averlo riconosciuto, lo
portarono nella
capanna della vecchia Kaede, dove lei si affrettò a dargli
immediatamente tutte
le cure necessarie.
Quando il
mezzo-demone riaprì gli occhi, senza sapere se fosse ancora
vivo o meno, né
quanto tempo fosse passato, sentì una voce dolce e melodiosa
cantare.
-
K…Ka…go… me. –
sussurrò, immaginando la figura della donna che neppure un
attimo aveva lasciato i suoi sogni.
- Finalmente
vi siete svegliato, signor Inuyasha! – esordì una
voce squillante, nella quale
il mezzo-demone riconobbe senza ombra di dubbio quella di una bambina.
Tentò
di
alzarsi e ne cercò la provenienza con lo sguardo, cercando
di mettere a fuoco i
dettagli dell’abitazione, ma subito la piccola gli fu
accanto, e gli consigliò
di riposare ancora, perché il suo corpo non aveva ancora
ripreso le forze.
Senza
neppure darle il tempo di finire di parlare, il mondo dei sogni aveva
nuovamente catturato la sua anima.
Quando si
svegliò per la seconda volta, decisamente più in
forze della prima, riuscì a
vedere chiaramente l’ambiente che lo circondava senza essere
costretto a fare
ulteriori sforzi.
Vide la
vecchia Kaede e quella bambina che riconobbe immediatamente. Si
domandò perché
lei si trovasse lì. Che Sesshomaru fosse al villaggio?
- Vecchia
Kaede ti ho porta… - sentì dire da una voce
familiare, che fece in quello
stesso istante il suo ingresso nella capanna, - Inuyasha! Vecchia
Kaede,
Inuyasha è sveglio! – urlò,
precipitandosi al suo fianco.
L’anziana
sacerdotessa controllò le ferite, mentre Rin gli porse
gentilmente dell’acqua,
aiutandolo a bere.
- Come ti
senti Inuyasha? – domandò Kaede, dopo aver
appurato che il suo corpo aveva
ormai ripreso un minimo le forze.
-
Bene… -
disse, dopo aver voltato la testa dall’altra parte ed essere
sfuggito ai loro
sguardi.
Sango non
si lasciò commuovere e subito gli assestò un
pugno sulla testa, stando attenta
a non metterci la solita forza.
- Sei uno
stupido! – gli urlò poi, mentre Kaede e Rin
uscivano, lasciandoli soli, - Sei
solo uno stupido! Andartene così e ritornare conciato in
quel modo! E tutti
quei bei discorsi fatti a Kagome, eh?! Credi che sarebbe fiera di te
ora!? Le
hai detto che avresti lottato per rimanere in vita per lei, per
incontrarla di
nuovo, e non appena se ne va, la prima cosa che provi a fare
è ucciderti!? Sei
uno stupido! -
- Non
stavo tentando di uccidermi. – biascicò Inuyasha,
tentando di difendersi, ma
non avendo ancora sufficienti energie, - E poi tu che ne sai di cosa le
ho
detto?! –
- E ti
stupisci ancora? Io e Miroku vi stavamo ascoltando! Sai quanto ci hai
fatti
preoccupare!? Vorrei davvero poterti mandare a cuccia, razza di idiota!
– disse
e per un secondo le parve che Inuyasha accennasse un sorriso, cosa che
fece
sorridere anche lei.
- Sai, -
continuò poi, più tranquillamente, sospirando, -
Kagome manca da morire a tutti
noi. Era come una sorella per me... – ammise, cercando di
trattenere le
lacrime.
Inuyasha
chiuse gli occhi, respirando profondamente.
-
Inuyasha… - lo chiamò, attirando la sua
attenzione, decisa a non toccare più
l’argomento, - non andare più via in quel modo.
– gli chiese sorridendo, come
se in realtà lo stesse supplicandolo.
Il
mezzo-demone si ritrovò costretto ad annuire debolmente,
rendendosi conto
dell’ulteriore dolore e della preoccupazione che aveva
causato con il suo
atteggiamento, prima di chiudere gli occhi e scivolare nuovamente in un
lungo e
profondo oblio.
Angolino
di Aredhel
Informazioni e curiosità sul capitolo e sulla storia: (anche
chiamate: La mente
malata torna temporaneamente in sé.)
Ed ecco qui il secondo capitolo!!!
Con questo finisce ufficialmente il prologo e diciamo bye bye a Kagome.
:P Sono
sicura che in questo momento Inuyasha mi sta odiando a
morte… ma andiamo
avanti! E poi almeno un misero bacio decente gliel’ho fatto
scambiare, no?
Magari deciderà di risparmiarmi e ignorerà il
fatto che l’ho quasi mandato a
suicidarsi! :P
Purtroppo nessuno ha indovinato da dove è preso il titolo di
questa storia.
Beh, pazienza, ve lo dico io! :P
È una citazione diretta di… (rullo di
tamburi)… Once
upon a time! (tra parentesi, da ieri
è ufficialmente
iniziata la pausa invernale… T_T mamma che tristezza!) Ormai
ho perso il conto
di tutte le volte che Snow o Charming hanno usato questa frase ahahah.
Comunque
sia, mi piace la frase, mi piace da morire la serie e così
le ho reso onore!
(?) :P
Alcuni di voi mi hanno chiesto se I’ll
always find You è collegata a Scrivo
per raggiungerti. Lo dico anche qua, in caso
venga lo stesso dubbio
anche ad altri: per il momento le due storie non sono collegate. Forse,
ed è un forse enorme,
(quasi gigantesco, in grado probabilmente di far concorrenza ad un
grattacielo
di 300 piani) potrebbero diventarlo in futuro, in caso mi venisse in
mente un
buon modo per farle funzionare insieme. Visto però che al
momento non voglio
darvi false speranze, continuate a vederle come due storie diverse. :P
L’ultima cosa di cui volevo avvisarvi è che questa
storia sarà lunga poco più
di dieci capitoli e il motivo per cui ve lo sto dicendo sostanzialmente
è per
prepararvi al fatto che ben presto inizierete a notare il tempo che
scorre a
grandissima velocità. L’effetto complessivo a me
non sembra malaccio, ma mi
direte poi voi se è passabile o assolutamente pessimo.
Vi ringrazio ancora infinitamente per i commenti. Sono stati tutti
assolutamente splendidi e mi hanno davvero commossa! Non credevo che vi
sarebbe
piaciuta tanto e ne sono estremamente felice! :)
Ringrazio tantissimo anche tutti quelli che hanno mezzo la storia tra
le
preferite e tra le seguite! Spero che continuerete a seguirmi e a farmi
sapere
cosa ne pensate.
Detto ciò, mi eclisso e ci vediamo col prossimo capitolo tra
qualche giorno:
sicuramente lo posterò prima di Natale.
Un bacio grande a tutti,
Aredhel <3