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Autore: Aredhel92    16/12/2013    10 recensioni
La sconfitta di Naraku avrebbe dovuto essere l’inizio di tutto: della pace, della felicità e di una nuova vita insieme, ma una verità molto più oscura e dolorosa era in attesa dietro a quell’unico attimo di gioia.
- Io quella volta ho espresso un desiderio alla sfera. […] Alla mia morte quel desiderio si dovrebbe realizzare… la sfera mi ha indotto a desiderare ciò che lei stessa voleva. -
Prima di morire, Naraku aveva esaudito il desiderio della sfera: ma che cosa desiderava in realtà la sfera? E perché aveva fatto in modo di tornare nel passato?
- E ora che cosa accadrà!? -
- Tu… scomparirai. -

Kagome era sempre stata sicura che alla fine di quella storia avrebbe dovuto fare una scelta: passato o futuro; ma la realtà era di gran lunga peggiore.
- Esprimerò un desiderio alla sfera… Le chiederò di diventare un demone completo. -
[…]
- Ti troverò. Non importa quanto tempo dovrà passare: io ti troverò sempre. -

Le avventure del grande demone cane sono solo all’inizio!
Genere: Avventura, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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I'll always find You










2. Ti troverò sempre





 

Inuyasha era rimasto abbracciato a lei a lungo, respirando profondamente il suo profumo nel tentativo di imprimerlo nella sua mente e non scordarlo mai per i prossimi quattrocento anni, anche se era certo che non sarebbe mai riuscito a dimenticare niente di lei.

L’aveva tenuta stretta a sé fino a che Sango, Shippo e Miroku non li avevano raggiunti.

Le due ragazze si erano abbracciate, con il cuore spezzato e le lacrime agli occhi. Kagome aveva solo potuto dir loro quanto fosse stata felice di conoscerli, prima che i singhiozzi le impedissero di continuare.
Anche Miroku l’aveva abbracciata, sotto lo sguardo attento e scrupoloso di Inuyasha e Sango, evitando, forse per la prima volta in vita sua, di approfittare della situazione.
Cercando di non farsi sentire dagli altri, per quanto possibile, il monaco le aveva sussurrato un’idea, un progetto a cui aveva appena pensato, ma che era certo fosse il modo migliore per ringraziarla e per farle capire quanto la sua presenza fosse stata preziosa e fondamentale. E anche se era un’idea avventata e prematura, era sicuro che Sango sarebbe stata completamente d’accordo: il nome della loro prima bambina sarebbe stato Kagome.

La ragazza sorrise, sentendo un moto di orgoglio e gratitudine crescere con forza dentro di lei.

Prima ancora che avesse modo di riprendersi, il piccolo Shippo si fiondò tra le sue braccia, piangendo a dirotto e supplicandola di non andarsene.
Kagome gli accarezzò la testa, ripetendogli come una cantilena di stare tranquillo, che tutto sarebbe andato bene e che non sarebbe rimasto solo, perché aveva tante persone accanto, che gli volevano molto bene e che non lo avrebbero mai lasciato. Sentendolo ancora singhiozzare senza tregua, sciolse il fiocco rosso dalla sua divisa, poggiandolo sulla sua testa con una carezza.
Shippo le rivolse un’occhiata confusa, tirando su col naso e smettendo di piangere all’istante.

- Così quando ti sentirai solo e penserai a me, stringerai questo e sarà come se io fossi lì con te. - gli disse semplicemente, cercando di nascondere gli occhi lucidi con un grande sorriso.

Il piccolo demone annuì, ricacciando indietro le lacrime con un enorme forza di volontà, ripetendosi di non piangere più, per non rendere ulteriormente triste quella per lui, in tutto quel tempo, era diventata una seconda mamma.  

Kagome guardò ancora una volta Inuyasha, prendendo un lungo respiro e asciugandosi gli ultimi residui di lacrime sulle guance arrossate; mentre Miroku propose di andare a chiamare la vecchia Kaede, in modo che Kagome potesse salutare anche lei.
Immediatamente si allontanò, trascinandosi dietro Sango e Shippo e lanciando un’occhiatina maliziosa ad Inuyasha.

Il mezzo-demone arrossì a dismisura e inconsciamente si ritrovò a borbottare dei “velati” insulti contro quel dannato monaco maniaco che non si faceva mai gli affari suoi.
Che diavolo aveva voluto dirgli con quell’occhiatina? Che si aspettava che facesse, lì all’aria aperta, con una miriade di guardoni pronti a spuntare fuori da un momento all’altro e con il tempo a loro disposizione che scarseggiava pericolosamente?!

Troppo preso dai suoi pensieri non si era accorto che Kagome aveva cercato di attirare la sua attenzione, chiamandolo inutilmente; ed ora se la ritrovava ad un palmo dal naso, che lo guardava dal basso verso l’alto, con aria curiosa e indispettita.
Accidenti a quel monaco!, pensò Inuyasha, arrossendo ancora di più.
Sì, perché lui non stava pensando a niente, fino a che quel ficcanaso non gli aveva lanciato quell’occhiata maliziosa, sottintendendo chissà che cosa; e invece ora si trovava a fare i salti mortali per non guardare la leggera scollatura, che lo strano vestito di Kagome, ormai privo di quel fiocco, lasciava intravedere. E a dirla tutta, con scarsi, scarsissimi risultati. Non che si vedesse chissà che cosa, pensò un po’ amareggiato e un po’ sollevato, però era pur sempre di Kagome che si trattava! Della sua Kagome!

La ragazza inconsciamente si era piegata leggermente in avanti, per cercare di attirare la sua attenzione, ma questo aveva solo peggiorato la situazione per Inuyasha, che si trovava ora con una visuale perfetta e decisamente impossibile da ignorare.
Tutta colpa di quello stupido monaco e di quel demone nanerottolo!
Non avrebbe dovuto avere quei pensieri! Li aveva avuti, certo, ma prima! Quando viaggiavano per cercare di recuperare gli ultimi frammenti, quando aveva capito di provare qualcosa di molto forte per la ragazza venuta dal futuro, quando esisteva ancora la scelta tra passato e futuro. Erano più che altro fantasie sul passare la vita con lei, sul vederla finalmente diventare la sua donna, sull’avere una famiglia con lei. E sì, aveva pensato, o meglio fantasticato, anche su quello, sul fare l’amore con lei. Sul sentirla completamente sua, sul sentire i suoi gemiti e il suo nome invocato con urgenza e desiderio, sul sentire la morbidezza e il profumo del suo corpo, sul perdersi in lei.
Certo che ci aveva pensato, e lo aveva desiderato così intensamente da far male, ma era prima che il destino si prendesse gioco di lui, facendogli la linguaccia e gridandogli con un’odiosa vocetta stridula: bravo stupido! Ora aspetta quattrocento anni!

Qua…quattrocento… ANNI?!

Dannazione Miroku! Lo avrebbe preso a pugni. E no, non era un semplice desiderio, era una certezza: prima o poi lo avrebbe preso a pugni e lo avrebbe costretto a rimpiangere amaramente quella maledetta occhiatina maliziosa.

Solo ora sembrava rifletterci seriamente: come avrebbe fatto a stare senza di lei per quattrocento anni?

- Inuyasha mi spieghi che hai? Sei tutto rosso. – osservò Kagome sinceramente stupita, portandogli una mano sulla fronte, per sincerarsi che non avesse la febbre, facendolo invece sobbalzare per la sorpresa.

Come risvegliatosi da un sogno, le prese la mano, guardandosi intorno con fare circospetto.

- Posso sapere cosa…? -

- Vieni con me. – le disse solamente, facendola salire sulla schiena e sfrecciando poi a tutta velocità nella foresta.

Kagome chiuse gli occhi d’istinto, mentre un sorriso si delineava sulle labbra.
Quella sensazione così familiare di stargli accanto, quella sensazione che tanto amava, sarebbe scomparsa con lei?
Non riusciva ad immaginare come sarebbe stato non esistere. E se un giorno fossero riusciti ad incontrarsi di nuovo, davvero non avrebbe ricordato niente? Quelle sensazioni, quei profondi e intensi sentimenti, quei battiti accelerati del suo cuore. Com’era possibile dimenticare un amore così grande? Si domandò, stringendosi più forte al ragazzo.

 

Improvvisamente Inuyasha si fermò. La fece scendere con delicatezza e mentre lei apriva lentamente gli occhi, automaticamente il sorriso scompariva dalle sue labbra.

- Ma sei impazzito!? Perché mi hai portata su un albero?! – gridò, cercando di mantenere l’equilibrio, mandando all’aria tutti i suoi sforzi semplicemente guardando verso il basso.

Erano in alto, tremendamente in alto, tanto che se per sbaglio fosse scivolata e caduta, durante la discesa fino a terra, avrebbe fatto in tempo a rimpiangere il suo ultimo pasto non avvenuto, ad esprimere l’ultimo desiderio e a ringraziare tutte le persone che amava per esserle stata accanto; e probabilmente verso gli ultimi metri, Inuyasha avrebbe anche fatto in tempo a gettarsi dal ramo e a salvarla prima che si sfracellasse al suolo.

Il mezzo-demone la strinse per le braccia, costringendola a guardarlo negli occhi nel tentativo di farla stare ferma. Dopodiché la aiutò a sedersi e Kagome si stupì di quanto effettivamente fosse grande e robusto quel ramo. Lasciò le gambe oscillare nel vuoto e con minuscoli spostamenti di pochi millimetri alla volta si appiccicò ad Inuyasha.

- Beh, che c’è?! Ho paura di cadere! Io non ho poteri demoniaci come te! Se cado mi faccio male! – urlò, arrossendo un po’ per l’indignazione, un po’ perché Inuyasha non smetteva di guardarla ed erano davvero rare le volte in cui si erano trovati ad avere una simile vicinanza per più di qualche secondo.

- Allora… - continuò poi, vedendo che il ragazzo non accennava ad uscire dal suo mutismo, - perché mi hai portata qui? –

Inuyasha arrossì, sforzandosi però di non distogliere lo sguardo.

- Toglimi il rosario. – disse ad un tratto lapidario, vedendo poi la ragazza guardarlo come se fosse un fantasma.

- No. – ribatté indignata e decisa.

- Ma ormai non servirà più a niente! Tu sei l’unica in grado di farlo funzionare! –

- Mi hai portata sull’albero per questo?! Di’ la verità: vuoi buttarmi di sotto, se non ti tolgo il rosario, è così?! -

- Certo che no, razza di stupida, ma che idee ti vengono! –

- Bene, allora niente da fare. Il rosario resta lì dov’è. –

Inuyasha sbuffò sonoramente. Come immaginava non sarebbe stato facile.

- Bene. Allora prometti di non mandarmi a cuccia! -

- P-perché dovrei prometterlo? – balbettò Kagome, sentendosi improvvisamente spaventata.

Che diavolo aveva in mente!?

- Perché… perché… perché sì! Tu promettilo e basta! -

- Uffa, che noioso! Va bene, lo prometto! Contento? –

Inuyasha assentì soddisfatto, rivolgendole un sorriso che la destabilizzò, facendole aumentare a dismisura i battiti del cuore.

- Ora, - riprese poi lui, tornando serio, - chiudi gli occhi. -

- Scordatelo. -

- Ka…go…me! – scandì lui minacciosamente, con i nervi a fior di pelle.

- Non ci penso nemmeno! Sono in cima ad un albero! Mi sembra di essere quasi più vicina al cielo che alla terra, e tu vuoi che chiuda gli occhi!? Scordatelo! –

- Ti fidi di me? –

- Così non vale! Certo che mi fido, ma… -

- Allora niente ma! Non ti succederà niente. Ora, per favore… li chiudi questi maledetti occhi!? –

Kagome sospirò sconsolata, arrendendosi. Infondo aveva anche detto per favore, no? Quante volte glielo aveva sentito dire da quando lo conosceva? Due? Tre? Era un evento!

Chiuse gli occhi e in quell’istante il suo cuore iniziò a battere più forte.

Inuyasha deglutì rumorosamente.

Aveva un nodo allo stomaco, i palmi delle mani sudati e la certezza di essersi messo in una brutta situazione tutto da solo; ma ora che era arrivato a quel punto non aveva senso fermarsi o ancora peggio, fare marcia indietro.

No, doveva farlo. Ora.

Si chinò con estrema lentezza verso di lei, lasciandosi cullare ogni secondo di più dal suo dolce profumo.

Un leggero alito di vento li accarezzò, scompigliando i loro capelli.

Chiuse gli occhi e azzerò quella ridicola distanza.

Posò le sue labbra della ragazza, sorprendendosi di quanto fossero morbide. Fu un semplice sfiorarsi, dolce e delicato. Qualche secondo appena. Giusto il tempo che il suo cuore si fermasse, per poi riprendere a battere al doppio della velocità.

Inuyasha si allontanò, evitando di guardarla in volto, visibilmente imbarazzato; Kagome invece continuò a guardarlo a bocca aperta, con le gote tremendamente arrossate e il cuore che batteva a mille.

Si sfiorò le labbra con le dita, chiedendosi se per caso non fosse stato tutto un sogno. Magari si sarebbe svegliata presto e avrebbe scoperto che Naraku non era affatto morto e che la ricerca continuava.
Poi ad un tratto un pensiero le passò per la testa, facendola sorridere.

- È per… per questo… che mi hai portata su quest’albero e volevi… che ti togliessi il rosario? – gli domandò imbarazzata e divertita, non riuscendo a mantenere la voce ferma.

- Tzè! Lo sai come sono fatti quei due, sono dei guardoni! Si sarebbero appostati dietro un cespuglio, in attesa del momento perfetto per saltar fuori. –

- Già… - sussurrò Kagome, ridendo debolmente.

Era felice. Lo era davvero.
Niente più Kikyo, né Naraku, né frammenti della sfera. Solo Kagome e Inuyasha.
Perché non poteva rimanere così per sempre?

- Sarà meglio tornare… - sussurrò Inuyasha con un velo di tristezza, come se improvvisamente i pensieri dell’una fossero diventati anche i pensieri dell’altro.

Kagome annuì, affidandosi completamente a lui per poter scendere dall’albero.
Toccò terra e in quell’istante si rese conto che quel momento di totale perfezione, che il cielo le aveva regalato, era appena finito. La terra la riportava alla realtà, richiamandola a sé con forza.
Era stato solo un momento, solo un attimo, ma il più importante e perfetto di tutta la sua vita.

Vide Inuyasha incamminarsi.
Guardò il profilo delle sue spalle, leggermente incurvate e immaginò chiaramente i pensieri che lo dovevano tormentare, come se li vedesse realmente.
Rimase indietro, ferma, dove lui l’aveva lasciata.

- Inuyasha! -

Il mezzo-demone si voltò.

Non voleva che quel momento fosse l’ultimo.

Gli corse incontro.

Voleva che ce ne fossero altri! Mille altri! Momenti snervanti, dolci, romantici, passionali, momenti pieni di lui.

Una lacrima le scese lungo la guancia.

Voleva lui. Avrebbe sempre voluto lui.

Lo abbracciò, circondandogli il collo con le braccia e stringendolo.

- Ti amo! – gli disse d’istinto tra le lacrime, come se avesse voluto urlarlo per quanto era forte ciò che provava.

Non c’era mai stato bisogno di parole, ma in quel momento era il suo stesso cuore a richiedere che le dicesse, che desse voce a quel sentimento che ora provava quasi con dolore. 

Inuyasha la strinse a sé con disperazione, prima di unire nuovamente le loro labbra, senza più dolcezza o delicatezza.

Fu un bacio irruento e passionale, una ricerca continua e instancabile, che simboleggiava le loro stesse vite. Un bacio pieno di disperazione per una separazione che nessuno dei due avrebbe mai voluto; pieno di speranze per un futuro che avrebbero voluto poter vivere insieme.

Un bacio semplicemente pieno d’amore.

Rimasero presto senza fiato a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altra, con le fronti unite e il respiro affannoso.

- Ti troverò. – soffiò Inuyasha sulle sue labbra, - Non importa quanto tempo dovrà passare. Io ti troverò sempre. -

 

 

Tornarono indietro insieme, mano nella mano.

Ormai non c’era più niente da dire e il tempo era quasi finito.
La vecchia Kaede si avvicinò ad Inuyasha con la sfera in mano, spiegandogli brevemente cosa sarebbe successo nel giro di pochi secondi. Era semplice, troppo semplice: non appena Kagome fosse entrata in contatto con la sfera, sarebbe scomparsa.

E tutto sarebbe finito.

- No. – rispose secco lui, rifiutandosi di prendere il mano il gioiello.

- Inuyasha… - lo chiamò Kagome, ma lui subito la interruppe.

- No! Non sarò io a…. - le parole gli morirono in gola, - Non sarò io. –

- Venerabile Kaede, credo che dovreste farlo voi. – si intromise Miroku, ricevendo occhiate di approvazione e gratitudine.

- Bene, allora ci siamo. Sei pronta? – domandò l’anziana donna, avvicinandosi a Kagome che per tutta risposta trattenne il respiro.

- Ma ti sembra una domanda da fare, dannata vecchiaccia?! – urlò Inuyasha nervoso.

- Non ha tutti i torti questa volta. – sussurrò il piccolo Shippo a Sango, che annuì fermamente.

- Dovrai solo prendere in mano la sfera. Non sentirai niente. – le spiegò, ignorando palesemente il gruppo accanto a lei.

Kagome tremò leggermente. I suoi occhi erano fissi su quelli di Inuyasha, in cerca di coraggio. Annuì, unendo le mani, per ricevere la sfera.

Era il momento.

La vecchia Kaede lasciò cadere il prezioso gioiello e tutti trattennero il fiato.
La sfera toccò le mani di Kagome e una luce fortissima si sprigionò da essa, andando ad inglobare tutti.
Vide Inuyasha fare un passo verso di lei e desiderò ancora una volta che quello non fosse altro che un brutto scherzo. Desiderò di poter restare con lui e vivere altre avventure.
La sfera brillò più forte, costringendo tutti i presenti a chiudere gli occhi.
Desiderò che Inuyasha e i sentimenti d’amore che la legavano a lui non cambiassero mai, che potesse ricordarli sempre e che un giorno, chissà quando, lui riuscisse davvero a trovarla.

- Ti aspetterò… - sussurrò, sorridendogli per l’ultima volta.

La luce scomparve e la sfera cadde a terra.

Kagome non c’era più.

Era scomparsa. Come se non fosse mai arrivata, esattamente come se non fosse mai esistita.

 

 

 

Inuyasha si era allontanato immediatamente, senza che né Sango né Miroku riuscissero a fermarlo.
Se ne era andato per non vedere le loro lacrime, per non mostrare le sue.

Kagome gli aveva insegnato che condividere un dolore con altre persone poteva essere d’aiuto, perché il pensiero che altri potessero provare il medesimo dolore poteva far sentire di non essere soli.
Sapeva che aveva ragione, lo aveva capito nel momento stesso in cui aveva realizzato di avere degli amici per la prima volta nella sua vita; ma in quel momento era anche certo che niente avrebbe potuto alleviare quel dolore o riempire quella sensazione di vuoto.

Al villaggio trascorsero alcune settimane, durante le quali nessuno sembrava avere notizie del mezzo-demone.
Miroku, che aveva inizialmente proposto di lasciargli i suoi spazi e il tempo necessario per digerire la situazione, iniziava ora a sentire un insopprimibile senso di colpa e preoccupazione crescere con prepotenza dentro di lui. Aveva cercato di appoggiare la sua idea, ma era anche sicuro che sarebbe tornato prima o poi e invece i giorni passavano e di lui non si aveva la minima notizia.
Sango aveva segretamente mandato Kohaku e Kirara ad indagare, ma i due non erano tornati con le risposte che si sarebbe aspettata.
Erano invece entrati nel villaggio senza nessuna novità, ma con Koga al seguito, giunto lì con l’intenzione di sentire la storia della morte di Naraku direttamente da loro e per mettere in chiaro una volta per tutte le questioni rimaste in sospeso con Kagome.

Era toccato a Sango e Miroku rivelare come si erano svolti i fatti: della morte di Naraku, del volere della sfera, della scomparsa della ragazza e della sofferenza di Inuyasha.
Koga li aveva ascoltati senza aprire bocca. Aveva lasciato che concludessero il racconto, dopodiché si era alzato e senza dire una parola, era sparito nella foresta.

Solo un paio di giorni dopo, alcuni contadini, che si erano spinti più in profondità nel bosco per andare a caccia, riferirono, preoccupati dell’attacco di qualche demone feroce, di un’immensa porzione di foresta sradicata e rasa al suolo.
Sango e Miroku compresero all’istante e per non farli preoccupare eccessivamente dissero che se ne sarebbero occupati loro personalmente.

Era ormai passato più di un mese, quando Inuyasha fece il suo ritorno al villaggio, con un aspetto a dir poco irriconoscibile.
Entrò zoppicando, interamente ricoperto di sangue, fresco o rappreso che fosse, con gli occhi vitrei, un grande squarcio sul petto, che avrebbe fatto invidia alla peggiore delle ferite mortali, e un braccio lasciato inerme lungo il fianco, stretto con forza dall’altro, forse per non provare troppo dolore ad ogni passo.

Kirara fu la prima a fiutare il suo odore. Corse fuori dalla capanna, trasformandosi sotto gli sguardi stupiti del monaco e della sterminatrice. Seguì quella traccia di sangue, fino a che non lo vide.
Gli atterrò a meno di due passi di distanza e Inuyasha, senza neppure vederla, le cadde addosso, come un peso morto, perdendo immediatamente i sensi per quell’insieme di dolore, stanchezza e ferite che avevano messo a dura prova il suo ritorno al villaggio.

Quando Sango lo vide, steso sul dorso di Kirara, inerme e pieno di sangue, lanciò un urlo, facendo immediatamente uscire tutti dalle case, con il pensiero di un pericolo imminente.
Miroku e gli altri abitanti del villaggio, dopo averlo riconosciuto, lo portarono nella capanna della vecchia Kaede, dove lei si affrettò a dargli immediatamente tutte le cure necessarie.

Quando il mezzo-demone riaprì gli occhi, senza sapere se fosse ancora vivo o meno, né quanto tempo fosse passato, sentì una voce dolce e melodiosa cantare.

- K…Ka…go… me. – sussurrò, immaginando la figura della donna che neppure un attimo aveva lasciato i suoi sogni.

- Finalmente vi siete svegliato, signor Inuyasha! – esordì una voce squillante, nella quale il mezzo-demone riconobbe senza ombra di dubbio quella di una bambina.

Tentò di alzarsi e ne cercò la provenienza con lo sguardo, cercando di mettere a fuoco i dettagli dell’abitazione, ma subito la piccola gli fu accanto, e gli consigliò di riposare ancora, perché il suo corpo non aveva ancora ripreso le forze.

Senza neppure darle il tempo di finire di parlare, il mondo dei sogni aveva nuovamente catturato la sua anima.

Quando si svegliò per la seconda volta, decisamente più in forze della prima, riuscì a vedere chiaramente l’ambiente che lo circondava senza essere costretto a fare ulteriori sforzi.
Vide la vecchia Kaede e quella bambina che riconobbe immediatamente. Si domandò perché lei si trovasse lì. Che Sesshomaru fosse al villaggio?

- Vecchia Kaede ti ho porta… - sentì dire da una voce familiare, che fece in quello stesso istante il suo ingresso nella capanna, - Inuyasha! Vecchia Kaede, Inuyasha è sveglio! – urlò, precipitandosi al suo fianco.

L’anziana sacerdotessa controllò le ferite, mentre Rin gli porse gentilmente dell’acqua, aiutandolo a bere.

- Come ti senti Inuyasha? – domandò Kaede, dopo aver appurato che il suo corpo aveva ormai ripreso un minimo le forze.

- Bene… - disse, dopo aver voltato la testa dall’altra parte ed essere sfuggito ai loro sguardi.

Sango non si lasciò commuovere e subito gli assestò un pugno sulla testa, stando attenta a non metterci la solita forza.

- Sei uno stupido! – gli urlò poi, mentre Kaede e Rin uscivano, lasciandoli soli, - Sei solo uno stupido! Andartene così e ritornare conciato in quel modo! E tutti quei bei discorsi fatti a Kagome, eh?! Credi che sarebbe fiera di te ora!? Le hai detto che avresti lottato per rimanere in vita per lei, per incontrarla di nuovo, e non appena se ne va, la prima cosa che provi a fare è ucciderti!? Sei uno stupido! -

- Non stavo tentando di uccidermi. – biascicò Inuyasha, tentando di difendersi, ma non avendo ancora sufficienti energie, - E poi tu che ne sai di cosa le ho detto?! –

- E ti stupisci ancora? Io e Miroku vi stavamo ascoltando! Sai quanto ci hai fatti preoccupare!? Vorrei davvero poterti mandare a cuccia, razza di idiota! – disse e per un secondo le parve che Inuyasha accennasse un sorriso, cosa che fece sorridere anche lei.

- Sai, - continuò poi, più tranquillamente, sospirando, - Kagome manca da morire a tutti noi. Era come una sorella per me... – ammise, cercando di trattenere le lacrime.

Inuyasha chiuse gli occhi, respirando profondamente.

- Inuyasha… - lo chiamò, attirando la sua attenzione, decisa a non toccare più l’argomento, - non andare più via in quel modo. – gli chiese sorridendo, come se in realtà lo stesse supplicandolo.

Il mezzo-demone si ritrovò costretto ad annuire debolmente, rendendosi conto dell’ulteriore dolore e della preoccupazione che aveva causato con il suo atteggiamento, prima di chiudere gli occhi e scivolare nuovamente in un lungo e profondo oblio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolino di Aredhel

 

 



Informazioni e curiosità sul capitolo e sulla storia: (anche chiamate: La mente malata torna temporaneamente in sé.)
Ed ecco qui il secondo capitolo!!!
Con questo finisce ufficialmente il prologo e diciamo bye bye a Kagome. :P Sono sicura che in questo momento Inuyasha mi sta odiando a morte… ma andiamo avanti! E poi almeno un misero bacio decente gliel’ho fatto scambiare, no? Magari deciderà di risparmiarmi e ignorerà il fatto che l’ho quasi mandato a suicidarsi! :P
Purtroppo nessuno ha indovinato da dove è preso il titolo di questa storia. Beh, pazienza, ve lo dico io! :P
È una citazione diretta di… (rullo di tamburi)… Once upon a time! (tra parentesi, da ieri è ufficialmente iniziata la pausa invernale… T_T mamma che tristezza!) Ormai ho perso il conto di tutte le volte che Snow o Charming hanno usato questa frase ahahah. Comunque sia, mi piace la frase, mi piace da morire la serie e così le ho reso onore! (?) :P
Alcuni di voi mi hanno chiesto se I’ll always find You è collegata a Scrivo per raggiungerti. Lo dico anche qua, in caso venga lo stesso dubbio anche ad altri: per il momento le due storie non sono collegate. Forse, ed è un forse enorme, (quasi gigantesco, in grado probabilmente di far concorrenza ad un grattacielo di 300 piani) potrebbero diventarlo in futuro, in caso mi venisse in mente un buon modo per farle funzionare insieme. Visto però che al momento non voglio darvi false speranze, continuate a vederle come due storie diverse. :P
L’ultima cosa di cui volevo avvisarvi è che questa storia sarà lunga poco più di dieci capitoli e il motivo per cui ve lo sto dicendo sostanzialmente è per prepararvi al fatto che ben presto inizierete a notare il tempo che scorre a grandissima velocità. L’effetto complessivo a me non sembra malaccio, ma mi direte poi voi se è passabile o assolutamente pessimo.
Vi ringrazio ancora infinitamente per i commenti. Sono stati tutti assolutamente splendidi e mi hanno davvero commossa! Non credevo che vi sarebbe piaciuta tanto e ne sono estremamente felice! :)
Ringrazio tantissimo anche tutti quelli che hanno mezzo la storia tra le preferite e tra le seguite! Spero che continuerete a seguirmi e a farmi sapere cosa ne pensate.
Detto ciò, mi eclisso e ci vediamo col prossimo capitolo tra qualche giorno: sicuramente lo posterò prima di Natale.
Un bacio grande a tutti,
Aredhel <3

  
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