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Autore: Lady Liv    11/12/2013    1 recensioni
Ciao a tutti! :D Questa è al prima volta che pubblico, spero venga fuori qualcosa di buono! Dunque, la storia è questa: parla di una ragazza, una principessa, di nome Adelle che sta per sposarsi con un uomo che ha visto solo una volta ma di cui è convinta di essere innamorata. Ma scoprirà ben presto e a proprie spese che non solo che si è innamorata solo dell'idea che si è fatta di questa persona, ma che potrebeb persino essere innamorata di un altro... e cosa succederebbe se la principessa dell'intera galassia si innamorasse del proprio sarto squattrinato? Sarebbe uno scandalo! Riuscirà Elle a rinnegare la propria vita precedente, passata a cercare di compiacere il regno e sua madre, la gelida e intransigente regina Tullia? E soprattutto, questa volta l'amore è quello vero o è ancora tutta un'illusione? Scopritelo leggendo! Spero tanto che vi piaccia, grazie mille comunque! :)
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CIAAAAAO A TUTTI!!! Come prima cosa voglio ringraziare tantissimo Lady Yoru per aver recensito anche questo capitolo ma soprattutto la sua amica Lady Tsuky e Anna_Ira perchè sono delle nuove recensitrici (esiste questa parola, vero?...Sono un caso senza speranze - . -") e poi ne approfitto per implorare i miei appprezzatissimi lettori silenziosi di recensiere e darmi qualche consiglio o magari solo per farmi sapere se il capitolo è piaciuto o non è piaciuto e per informarmi su quale sia la propria parte preferita... davvero, non sapete cosa significherebbe per me che anche uno solo di voi recensisse! Mi darebbe molto coraggio u.u Okay, ora smetto di prosciugarvi le vene come al mio solito XD Alloooora... il capitolo. Sì, dunque, a dir la verità non ne sono affatto sicura, perchè trovo certe scene un po' banali e certe frasi ripetitive. Alla fine troverete una sorpresa, spero non sia troppo scontata! Comunque, per chi fosse un po' scettico, spiegherò meglio la faccenda nel prossimo capitolo, ve lo prometto. Bene, vi lascio al capitolo! A dopo! ^^


Bianca







CAPITOLO 4

Nessun'altra ragione





-Dovrebbe essere quì- dice Noah, svoltando oltre un vicolo del paesino che abbiamo raggiunto a cavallo. Cerchiamo di orientarci in questo dedalo intricato di vie da almeno venti minuti, ormai, tutto per seguire l'indicazione di un cartello sgangherato nei pressi delle porte del villaggio: ''Osteria del vecchio Giò'', quaranta miglia a destra.

Ed eccola quà, la nostra osteria, la prima osteria in cui io abbia mai messo piede in vita mia. È piccola, con le pareti esterne di legno e le imposte dipinte di verde scrostato proprio come il tetto di rosso. La porta è socchiusa e da dentro arriva un vago frastuono condito da risate senza volto. Un cartello che porta il nome del locale penzola placidamente accanto all'entrata. Noah si avventura verso di essa ma poi si accorge che non sono al suo fianco e si volta per sorridermi. -Bè? Credevo aveste fame.

-È così...

-Non preoccupatevi, non vi mangiano mica- sorride e mi regala un occhiolino. Mi sembra più spensierato del solito. Poi mi rendo conto di quanto sono stata stupida a formulare questo pensiero: come posso paragonare il suo umore di adesso al suo solito se lo conosco a malapena da un paio di giorni?! Eppure mi pare di conoscerlo da sempre... Scuoto la testa come per scrollarmi di dosso le parole che ho pensato e, stringendo i pugni con determinazione, lo raggiungo e fisso la porta dell'osteria come fosse un mostro a tre teste che devo sconfiggere.

-Ovviamente non c'è bisogno che diciate in giro di essere la principessa e che vi ho rapita, no?- mi guarda, e il suo è uno sguardo d'avvertimento. È strano come la mia impressione su di lui cambi in fretta: un attimo prima mi sembra essere mio amico, – ci sono volte in cui ne sono persino quasi attratta (okay, lo ammetto, senza il 'quasi') –, mentre l'attimo dopo la realtà mi piomba addosso e mi ricorda che sono solo la sua prigioniera...

Annuisco con un piccolo brivido e dopo un profondo respiro mi accingo a spalancare la porta. Il vociare a gran voce del locale mi frastorna mentre faccio vagare lo sguardo lungo lo spazio della stanza, una stanza disseminata di tavolini e sedie in legno o ferro battuto messe a casaccio, accanto ad un bancone stracolmo di bottiglie contenenti liquidi marronati o biancastri o ancora rosso magenta e giallo, dal proumo forte e frizzante, che mi pizzica il naso, andandosi a mescolare con il puzzo di fumo di pipa che aleggia tra i clienti intenti a sbronzarsi o a rivolgere apprezzamenti poco educati in direzione delle cameriere. Le pareti sono tappezzate da vecchi poster mezzi scollati che pubblicizzano una certa marca di birra e dal soffitto pende un vecchio lampadario traballante che ospita candele accese ad illuminare l'ambiente, nonostante sia ancora giorno.

Mentre trattengo involontariamente il respiro, sento qualcosa di caldo insinuarsi tra le mie dita e che con enorme stupore scopro essere la mano di Noah. Deve essersi accorto che non sono molto a mio agio. All'improvviso sono terrorizzata più da quel contatto fisico che non dal resto della situazione. La sensazione che mi trasmette la sua pelle mi piace fin troppo. Non voglio che lui lasci andare la mia mano e allo stesso tempo voglio che lo faccia. Mi rassegno e scivolo via dalla sua presa rassicurante, fingendo di dovermi grattare la nuca. Non fa commenti.

Ci avviciniamo miomalgrado ad un tavolo e ci accomodiamo l'uno di fronte all'altra. Intreccio e sciolgo le dita più volte mentre mi costringo a distogliere lo sguardo da un tizio in sovrappeso alla mia sinistra che non smette di lanciarmi occhiate lascive facendo dondolare pigramente la bottiglia di vodka vuota in una mano.

Dopo una manciata di minuti ancora nessuna traccia della cameriera al nostro tavolo. Noah si alza e dice: -Aspettatemi quà, vado a ordinare al bancone. Cosa volete mangiare?

Alzo le spalle e le lascio ricadere. Il ragazzo alza gli occhi al soffitto. -Non fate la difficile, per favore. Non è il momento.

-Quello che ordini tu.

Noah annuise e mi volta le spalle. Mi circondo la vita con le braccia cercando di estirpare la pelle d'oca, dato che questo posto mi trasmette una sensazione inquietante che non saprei definire. M'impongo di tenere lo sguardo fisso sul tavolo davanti a me, finchè una voce non mi fa sobbalzare.

-Cosa ci fa quì tutto solo un pulcino come te, piccolina?

È un uomo di mezza età, stempiato e con una gran pancia che continua a grattarsi con calma mentre mi guarda con occhi da pesce lesso. È lo stesso ciccione di prima e sembra piuttosto ubriaco. Lancio un'occhiata alla bottiglia che tiene in mano... non è più vodka, stavolta è brandy. O meglio, era brandy.

...Cosa vuole da me?

Gli rivolgo un mezzo sorriso, giusto per educazione. -Ehm, in realtà non sono sola. Io...

-Sai che hai proprio un bel faccino? Che ne dici di unirti a me e ai miei amici? Hanno organizzato una bella festa, stasera...

-Mmm, mi piacerebbe, ma mi vedo costretta a declinare l'invito, purtroppo. Vedete, al momento ho un impegno urgente.

L'uomo mi rivolge un'occhiata stranita. -Parli come un'aristocratica!- ridacchia, si pulisce naso e bocca con la manica sudicia e poi scrolla le spalle ammiccando. -Chissenefrega. Allora, vuoi venire, dolcezza?

Sì, certo, nei tuoi sogni, brutto idiota balenoide. -Io non...- Mi guardo intorno per individuare qualcosa da sbattergli sul naso. Bingo!

-Non c'è niente di cui avere paura, tesoro, vedrai che ti divertirai un mondo...- mi afferra un braccio e sto per colpirlo in pieni con il portatovaglioli quando un'altro braccio compare dal nulla, andandosi a scontrare con la faccia dell'uomo. Più precisamente, è un pugno, che ha appena fatto sanguinare il naso del ciccione al posto mio. Mi giro di scatto con il cuore a mille e, come c'era da aspettarsi, ecco Noah, con i pugni serrati in posizione di difesa.

-Mi spiace rovinarvi il divertimento, signore, ma la signorina è con me.

Tradotto: gira al largo, grassone. Qualcosa nel suo sguardo mi spaventa, nonostante dovrei essere rassicurata dal furore che sembra provare nei confronti di quel'uomo sudicio. Eppure la sua rabbia mi colpisce in pieno e rabbrividisco quando sferra il secondo colpo dopo che il suoa vversario si è ripreso e lanciatoglisi addosso con una smorfia furibonda a deformargli al faccia. Ora la maggior parte dell'osteria ci guarda e grida, fischia, incita i due a colpirsi e il peggio è che l'oste non sembra affatto preoccupato per il fatto che il suo locale sta per diventare l'ambientazione di una rissa. Evidentemente questi sono avvenimenti all'ordine del giorno, per lui.

Al terzo colpo non riesco più a trattenermi: mi butto su Noah e gli stringo il braccio guardandolo negli occhi. -Basta, Noah!- dico implorante e per un terribile attimo lui non sembra calcolarmi, perso com'è nella sua furia. Poi incontra i miei occhi e pian piano il fuoco svanisce. Vedo che è ritornato da me, il suo sguardo ora è una morbida e dolce mattina di metà dicembre e capisco che si è reso conto che non ha senso continuare a fare a pugni con quel tipo. Mi guarda, guarda l'avversario per terra e poi fa scorrere lo sguardo sui volti perplessi e silenziosi dei presenti. Infine si decide ad abbandonare la posizione d'attacco e sospira.

-Meglio che ce ne andiamo, Adelle- sussurra, e lo seguo mentre oltrepassa la porta della locanda.

Per strada non parliamo, siamo entrambi persi nel nostro silenzio, pieno di parole. Stiamo entrambi ben attenti a non sfiorarci e nemmeno ad incrocaire lo sguardo dell'altro. Camminiamo fianco a fianco semplicemente, Noah con le mani in tasca, io sollevandomi leggermente la gonna per evitare di inzupparla di fango. Finchè da qualche parte trovo il coraggio di parlare.

-Noah, volevo dirti...

Il suo sguardo gelido e impenetrabile brucia quel bricciolo di determianzione che avevo. - Cosa volevate dirmi, principessa?

La voce mi trema con mio imbarazzo mentre sussurro: -Volevo ringraziarti per... ecco, poco fa all'osteria... non so cosa sarebe successo se non fossi intervenuto.

Non oso guardarlo in faccia e ogni cellula del mio corpo vibra di tensione nell'attesa che risponda. Quando lo fa, la sua voce è fredda e distaccata: -Non dovete ringraziarmi. L'ho fatto perchè mi servite come ostaggio, ricordate? Non c'è nessun'altra ragione in campo.

SBAM! È come se mi avesse sbattuto una porta in faccia. Resto a bocca aperta a fissarlo, muta, sbalordita e intontita dal dolore che mi hanno provocato le sue parole. Non avrei mai pensato potessi esserne talmente condizionata da provare simili sensazioni, eppure è così. Perchè?

Ci fermiamo ad una bancarella che vende caldarroste fumanti e ne compriamo un cartoccio pieno dalla donna vcche le vende, una vecchia rugosa imbaccuccata in uno scialle di lana rossa che mi fa pensare alla mia amica Mara. Mangiamo le nostre castagne mentre raggiungiamo i cavalli, ustionandoci le dita e la lingua e disseminando bucce marronastre in giro per i vicoli stagnanti.

Lily è contenta di vedermi. Nitrisce di gioia appena mi vede e mi ficca il muso sotto l'ascella, dov'è più caldo. Accarezzo la sua criniera soffice piacevolmente colpita e mi isso in sella dietro al sarto. Mentre galoppiamo insieme il vento mi brucia le guance e mi frusta i capelli. Non mi sono ancora abituata alla sensazione di tenerli sciolti a solleticarmi la schiena. Cerco di non pensare che lui si trova a pochi centimetrio da me, ma come al solito non ci riesco, e questo mi fa imbestialire.

Quando arriviamo davanti alla quercia, il cavallo di Noah lo accoglie festosamente almeno quanto Lily ha accolto me, ma io non posso sopportare di assistere alla dolcezza dei gesti che il sarto gli rivolge, perchè l'istinto me li fa paragonare al freddo distacco che permeava la sua voce mentre mi ricordava che ero un suo ostaggio e nient'altro, per lui. Salto sul carro senza degnare Noah di uno sguardo. Siamo tornati a ignoraci e odiarci come all'inizio e la cosa peggiore è che non mi fa piacere. Non mi fa affatto piacere. Anzi, se proprio devo dirla tutta, il suo silenzio durante il resto della giornata passata in viaggio mi logora nel profondo e a questo non credo ci sia rimedio. Mi chiedo cosa mi stia succedendo, se stia impazzendo sulserio, questa volta.

Forse nel mio caso la pazzia non ha intaccato il cervello, ma il cuore.

Mi addormento pensando alle stelle fuori dalla finestrella del carro e a quanto siano simili a quelle che mi piaceva tanto osservare con Scarlet – la mia Scar – sulla terrazza del palazzo. Persino quell'odiosa oca di Janet mi manca un po', per quanto sia restia ad ammetterlo e mi domando cosa ne pensi del mio rapimento. Probabilmente ne è felice: ora il titolo di erede al trono spetta a lei...

...Un attimo! Il titolo di erede spetta a lei... lei che è sempre stata la favorita di nostra madre... nostra madre, che si è sempre lamentata di me e Scarlet e della sfortuna che ha avuto il regno nell'avere quest'ultima come aspirante regina.

Tullia non si aspettava di certo che Scarlet se ne sarebbe andata, ma non credo che sarebbe stata felice neanche se fossi stata io ad aspirare al titolo di regina. Immagino lo sarebbe stata invece se qualcosa avesse impedito una cosa simile, favorendo la salita al trono di Janet.

Qualcosa che mi avrebbe eliminata una volta per tutte dalla scena.

Qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato.

Qualcosa di cui nessuno avrebbe mai potuto sospettare.

Qualcosa come un improvviso rapimento.

-Noah.

-Mmm? Non ditemi che avete ancora fame dopo tutte le castagne che vi siete schiaffata in pancia!

-Ha-ha, molto spiritoso, davvero. No, mi chiedevo piuttosto il motivo che ti ha spinto ad uscire dal paese.

Guardo attentamente il volto del ragazzo rabbuiarsi. -Non vi riguarda- dice immediatamente, quasi d'istinto.

Abbasso lo sguardo. -Lo immaginavo.- dico, e sospiro. Come faccio a chiedergli s'è stato pagato da mia madre per il mio rapimento? Ha iniziato a piovere. Miriadi di piccole gocce battono insistentemente contro le pareti del carro come se lo volessero sfondare e qualcuna riesce ad intrufolarsi attraverso certi spiragli nel legno e a riaggiungermi, ma non me ne curo granchè.

-Volevate dirmi solo questo?

-Ecco, no, in realtà...- prendo coraggio e sto finalmente per parlare quando vedo un lampo roseo-rosso saettarmi davanti e cado a terra, sollevando ciuffi di paglia nell'aria rarefatta del carro. Bertie grugnisce a gran voce proprio come stesse ridendo e scrolla le piccole orecchie coperte di peluria. Rimango a fissarla sbigottita e interdetta mentre mi zampetta allegramente addosso e mi annusa con curiosità.

-Ma che razza di... si può sapere dove diavolo hai trovato questa sottospecie di strambo maiale? Non solo fa da insetticida istantaneo ma aggredisce pure la gente!

Noah ride, ma capisco che lo fa forzatamente. -L'ho comprata ad una fiera un paio d'anni fà.

-E come mai non l'hai ancora fatta arrosto?

Bertie e il suo padrone trasaliscono nello stesso momento. Oh, certo, Elle, continua a pensare che quel maledetto maiale capisca ciò che dici, vedrai che con ogni probabilità finirai rinchiusa in un manicomio!

-Pensavo di farlo al più presto.

-Mmm, ovvio. Non penserei mai e poi mai che tu gli sia affezionato...

Noah si volta in modo da celarmi la sua espressione, mentre dice: -Infatti.

-Sì? E posso sapere allora perchè ha questo fiocco rosso?- domando indicandolo con scetticismo e un sorrisetto malizioso, mentre attendo una risposta. Che non arriva. Il carro si è fermato. Il sarto se ne sta seduto con la testa inclinata quasi a sfiorare le ginocchia e anche da quì riesco a intravedere il petto fasciato dalla blusa che si alza e si abbassa ad un ritmo troppo veloce. Ha il fiatone. Le sue mani si stringono convulsamente intorno alle briglie mentre emette un rantolo che mi spaventa.

-Noah? Tutto bene?- chiedo abbandonando la mia aria canzonatoria. Sembra che stia male davvero.

-Vuoi stare zitta un attimo?- sbraita all'improvviso balzando in piedi. Solo allora vedo che i suoi occhi sono arrossati e lucidi e la bocca contorta in una smorfia proprio come se stesse cercando di non piangere. Mi alzo piano scostando Bertie dalla mia pancia, che non fa una piega, come se avesse avvertito anche lei la tensione del momento. Oltrepasso il cancelletto del gabbiotto e faccio qualche passo verso il ragazzo. Ora sì, lo vedo: ha perso il controllo del respiro; è come se non avesse più fiato in corpo.

-Calmati adesso- sussurro. -Va tutto bene, no?

-No che non va tutto bene, no! Niente è mai andato bene!- grida facendomi sobbalzare. -Ma cosa può capire una principessina viziata che ha avuto tutto ciò che voleva senza alzare nemmeno un dito!

Lo fisso a bocca aperta come un'idiota senza parlare. È questo che pensa di me? Bè, come dargli torto?, penso amaramente. Non mi conosce nemmeno ed è questo ciò che la gente di solito pensa rispetto all'aristocrazia, e in parte è vero: non ho mai dovuto sgobbare in vita mia, mai ho dovuto provare cosa significhi avere fame o essere affaticati. Non ho mai saltato un pasto o ho avuto una notte insonne. Ma ci sono altri tipi di dolore e quelli, sì, li ho provati. E Noah non può giudicarmi senza nemmeno sapere chi sono.

Non voglio ammetterlo, ma scoprire che lui ha una così bassa considerazione di me è a dir poco doloroso. Vorrei tanto urlargli in faccia che non mi conosce, che è lui quello a non sapere niente di niente, ma non credo ne avrei le forze. Probabilmente è molto meglio non ribattere e lasciargli sbollire qualunque cosa lo abbia preso.

Così non lo fermo quando spalanca con uno strattone la porta del carro ed esce con un balzo fuori sotto la pioggia battente.

Resto in piedi in silenzio a fissare la porta aperta senza sapere cosa fare. Poi mi accovaccio tra la paglia con un sospiro e accolgo Bertie tra le mie braccia per scaldarla. Esprime il suo sconcerto con un mugolio sorpreso e poi decide di approfittare di questo insolito momento di bontà: si accuccia contro di me ficcandosi sotto lo scialle sbrindellato che uso anche come coperta la notte e per un po' restiamo lì così, senza muoverci. È assurdo, ma questa porcellina sembra l'unica capace di capirmi davvero... ora è quì al mio fianco, come se percepisse il mio stato d'animo e volesse starmi vicino.

La pioggia è diminuita, adesso. Una sottile carezza tessuta di lacrime sfiora il prato del boschetto dove ci siamo fermati e quando scendo dal carro lancio un'occhiata alle foglie cariche di pioggia che sembarno scodelle piene d'acqua cristallina. Mi guardo intorno per individuare Noah e lo vedo seduto su un tronco d'albero ricoperto di muschio, con la testa tra le mani.

Mi avvicino pian piano e mi siedo accanto a lui senza una parola. Se si è accorto della mai presenza, non lo da a vedere. Rimaniamo in silenzio ada scoltare la voce della pioggia, che sussurra alle piante attorno incantesimi e canzoni sconosciute, che mi fanno battere i denti. Poi capisco che mi sto congelando dal freddo e deve averlo capito pure Noah, perchè con un basso sospiro si sfila la casacca e me la appoggia sulle spalle. Piacevolmente sorpresa da quel gesto, mi faccio piccola piccola avvolgendomi nella stoffa calda e inspiro il profumo di legno affumicato e caramello che trattiene. È il profumo di Noah? Arrossisco a questo pensiero e sobbalzo quando lo sento mormorare: -Si può sapere perchè siete scesa dal carro, milady? Vi prenderete di sicuro un malanno sotto questa pioggia.

Oh, no, e ora cosa gli dico? Opto per la verità. -Non sopportavo l'idea che tu stessi male. Dovevo fare qualcosa...

Si gira verso di me, inchiodando quegli occhi così profondi e scintillanti nei miei, intimiditi da tanto furore che il suo sguardo sembra esprimere. -Qualcosa, principessa?- dice, mentre recupera una ghianda ammaccata da terra e se la fa rimbalzare piano sul palmo della mano. -Qualcosa di che genere?

Già. Cosa ho intenzione di fare? Non posso fare niente, per il semplicissimo motivo che non so nemmeno cosa lo abbia turbato in quel modo. Ma devo dire qualcosa, devo! Perchè mi guarda così intensamente che non posso non rispondergli.

-Magari potresti fare tu qualcosa.

Sorride amaramente. -E cosa mi suggerite di fare, milady?

-Bè, potresti partire con lo sfogarti e raccontarmi cos'è che ti ha tanto rattristato...

Serra la mascella e distoglie lo sguardo di scatto. -È fuori discussione.

Sospiro. Non so cosa mi abbia spinta a sperare che avrebbe potuto confidarsi con me. Illusa. Passa così tanto tempo mentre aspetto lui aggiunga anche solo una parola che alla fine convinco che forse desidera talmente tanto che io non ci sia da cercare di farmi scomparire semplicemente ignorandomi. Decido di accontentarlo e lasciarlo ai suoi penseri e così mi alzo dal tronco e faccio per tornare verso il carro, ma dita forti e calde si serrano intorno al mio polso, impedendomi anche solo di muovermei di un centimetro, tanto mi hanno lasciato di stucco.

Trattengo il fiato mentre mi volto e il suo viso è di nuovo vicinissimo al mio. Ora posso specchiarmi nei suoi occhi limpidi e celeste-dicembre e il mio sguardo cade involontariamente sulle sue labbra. Mi costringo a distoglierlo e finisco per arrossire. Noah si avvcina ancora un po' e sento il cuore battermi all'impazzata nel petto mentre prego che non se ne accorga. Questa volta sono io ad avvicinarmi e, contro ogni regola e dimenticando completamente la ragione, sto per posare le mie labbra sulle sue.

Ma quando apro gli occhi, lui non c'è più. Si è allontanato di nuovo e io mi sento morire dall'imbarazzo. Mi schiarisco la gola tremendamente a disagio e lo sento sospirare a sua volta. -Ho cambiato idea, se il vostro invito è ancora valido.

-Ehm, a proposito di cosa?- chiedo, ancora rossa di vergogna.

-Non avevate detto che avrei potuto confidarmi con voi?

-Oh, sì- mi affretto a rispondere un po' intontita e accolgo la sua offerta quando lo vedo battere sul tronco accanto a sè, invitandomi a sedermi di nuovo.

Trae un profondo respiro. -Adelle, io vi devo delle scuse.

Eccolo. So cosa sta per dirmi, me lo sento. E ho paura. Perchè so anche cosa significherebbe: che non solo mia madre mi detesta, ma anche che mi detesta così tanto da pagare qualcuno perchè mi allontani dal regno e dalla sua vita per sempre.

Noah dice: -Infatti non avrei mai voluto prendervi in ostaggio, ma sono stato costretto. Vedete, io dovevo assolutamente uscire da quel paese per salvare la mia sorellina.

Il respiro che ho trattenuto in gola fuoriesce con un sibilo da quanto sono sollevata. -Tua sorella? Quindi non centra niente la regina?

Assume un'espressione confusa e poi indagatrice e poi il suo viso si distende di nuovo. Chiede cautamente: -Cosa dovrebbe centrare vostra madre in tutto questo?

Dentro di me ringrazio il cielo perchè non è come immaginavo e mi accorgo di sentirmi un po' in colpa di aver pensato che Tullia potesse arrivare a tanto.

-Niente, non preoccuparti... piuttosto, parlami di tua sorella. Chi la tiene prigioniera?

Stringe la labbra enigmatico. -In un certo senso lei è... prigioniera di sè stessa.

Aggrotto la fronte confusa e domando: -In che senso?

-Sarà più facile capirlo quando lo vedrete con i vostri occhi- si alza facendo forza sulle ginocchia e si sgranchisce la schiena indolenzita. -Bene, credo proprio che adesso sia ora di rimetterci in cammino... la pioggia è cessata- osserva poi guardando in alto e tendendo una mano nell'aria. In quel momento mi accorgo cheil cielo ha assunto lo stesso identico colore dei suoi occhi e non riesco a reprimere un sorriso, per qunato mi risulti stupido provare felicità per una cosa del genere.

Poi mi viene in mente una cosa. -Ehi, aspetta! Non mi hai ancora detto perchè ti sei arrabbiato poco fa. Cosa centra tua sorella con il fatto che sei affezionato a Bertie e che ha un fiocco rosso al collo?

Noah si pietrifica per un attimo lì dov'è ma poi con un ultimo sospiro si volta a guardarmi. Nel suo sguardo leggo un'immensa tristezza, che mi fa quasi desiderare di rimangiarmi ciò che gli ho chiesto.

Poi lui dice dolcemente: -Elle- e il mio nome pronunciato dalla sua voce suona come una carezza, che mi lascia impreparata rispetto a ciò che sta per aggiungere...

-Bertie è mia sorella.


Eccomi di nuovo come al solito! Allora, stranamente non ho nulla da dire se non chiedervi di nuovo di recensire (per favooooore!), quindi non vi faccio perdere tempo... un bacione a tutti e garzie ancora a tutti quelli che leggono! :) Oh, e scusatemi se ci metto sempre un po' troppo tempo a pubblicare i capitoli! Cercherò di fare più in fretta la prossima volta.


Bianca


  
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