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Autore: Alyss_    11/12/2013    3 recensioni
Nidhoggr è stato sconfitto... Ma sarà veramente morto?
Il Male e il Bene si susseguono in un ciclo eterno, così come la pace e la guerra; e ora, soltanto delle armi leggendarie, forgiate nella notte dei tempi, possono impedire il ritorno delle Tenebre, quelle che si annidano nel cuore di ognuno.
Un essere millenario complotta contro i Draconiani, e vuole una sola cosa: vendetta.
La battaglia riprende, e stavolta, solo i cuori più puri saranno in grado di affrontarla.
Dal terzo capitolo [Nel Buio]:
Il sangue dei demoni scorreva in quei canali portatori di vita, pompato dal cuore possente, alimentato dall’odio e dal rancore, mentre calda linfa vitale dal colore della lussuria scivolava tra le zanne d’avorio, macchiando quel bianco candido, splendente ma letale.
Una coppia di ali maestose si spalancò, mentre i muscoli si stendevano di nuovo dopo millenni, e gli artigli affondavano in profondità nella roccia.
Un ruggito devastante, antico canto di un dolore profondo, echeggiò nella grotta. L’unico, fragile ostacolo che si interponeva tra lui e la tanto agognata libertà venne distrutto, lacerato come carta sotto i potenti colpi.
[...]
L'Angelo era tornato.

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Dedicata a Ginevra Gwen White e al suo geniale Cervello
Genere: Dark, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Triangolo
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Capitolo Tre - Nel Buio

La grotta era avvolta nelle tenebre, che impedivano di vedere l’ambiente circostante; l’unico rumore che si avvertiva era un lento gocciolio, come acqua che cola lungo una stalattite.
O come il sangue che sgorga da una ferita aperta da millenni, inferta da coloro che aveva più cari.
Il mondo sembrava iniziare e finire tra quelle quattro pareti, la realtà esterna era sigillata da un pesante masso.
Due occhi ocra luccicavano appena, come illuminati dall’interno, risplendendo nel buio di cui il luogo s’ammantava; grosse e imponenti spire scivolavano lente e quiete, senza fretta, strusciando contro rocce e pareti calcaree, producendo un lieve e quasi impercettibile stridio; le squame nere come la notte più oscura erano amalgamate con l’oscurità circostante, impossibili da distinguere se non per le argentee venature in rilievo sull’epidermide.
Il sangue dei demoni scorreva in quei canali portatori di vita, pompato dal cuore possente, alimentato dall’odio e dal rancore, mentre calda linfa vitale dal colore della lussuria scivolava tra le zanne d’avorio, macchiando quel bianco candido, splendente ma letale.
Una coppia di ali maestose si spalancò, mentre i muscoli si stendevano di nuovo dopo millenni, e gli artigli affondavano in profondità nella roccia.
Un ruggito devastante, antico canto di un dolore profondo, echeggiò nella grotta. L’unico, fragile ostacolo che si interponeva tra lui e la tanto agognata libertà venne distrutto, lacerato come carta sotto i potenti colpi.
E c'era luce fuori, tanta luce, che nutriva le sue squame secche e aride, incrostate di lerciume nero, di sangue dalle tonalità della pece: il suo stesso sangue gli macchiava la pelle, dove vecchie cicatrici spiccavano pallide contro il nero più nero.
Inarcò il collo, avvertendo le vertebre schioccare e le ossa gustare la mobilità che per secoli era stata loro negata, le ali tagliare l’aria come burro, la coda oscillare nel vento, il corpo frustato dalle correnti.
Un secondo ruggito squarcia il cielo, ma stavolta è un grido di vittoria, la promessa di vendetta, vendetta covata a lungo nel cuore, vendetta agognata e prossima.
Persino la terra parve tremare fin nelle sue fondamenta, all’udire quel suono antico e selvaggio, la natura parve ritirarsi su se stessa al passaggio del nero essere portatore di morte.
L’Angelo era tornato.

 

***


Unna assaporava la leggera brezza che spirava alla Torre della Guardia Centrale; l’edificio era stato costruito durante la guerra tra draghi e viverne, ed era complementare con la Torre della Guardia del Nord, del Sud, dell’Est e dell’Ovest: le costruzioni erano situate ognuna ad un diverso punto cardinale, all’estremo confine di Draconia, ed erano state il supporto principale della resistenza dell’epoca, ove i draghi impossibilitati a combattere - quali erano i cuccioli e i malati - potevano trovare protezione e cure per un breve periodo di tempo.
« Per quale motivo ti rifugi qui ogni volta che non ci alleni? » chiese una voce maschile alle spalle di Unna, leggera come il frusciare delle foglie autunnali.
La donna si voltò con un leggero sorriso sul volto, trovando Ratatoskr che la fissava coi suoi occhi imperscrutabili e vigli come quelli di un falco predatore; l’uomo indossava un completo da guerriero, quelli portati dagli uomini alleati coi draghi nei tempi che furono, composta da un semplice paio di pantaloni fulvi, una casacca verde chiaro, una robusta cintura marrone e una sottile giacca nera molto aderente e elastica che gli arrivava alle cosce, la quale metteva in risalto i muscoli di lui. Unna si girò nuovamente, facendo ondeggiare l’orlo della veste, e posò gli avambracci sulla solida veranda di pietra.
La balconata era ampia e spaziosa, ed era riservata al comandante della guarnigione che proteggeva la Torre: percorreva tutto il profilo circolare della struttura, cosicché il capitano potesse avere una visione d’insieme delle truppe, nemiche o amiche che fossero; il granito grigio con la quale era costruita era annerito in alcuni punti, per colpa del fuoco che aveva massacrato tutti i difensori di Draconia, ma neppure le viverne e il tempo erano riusciti a farlo crollare.
« Sai… » soggiunse la donna, con aria malinconica. « Ricordo con precisione la caduta di ogni singola Torre... ».
Unna chiuse gli occhi, mentre la sua mente si popolava di immagini che provenivano dal passato. Quando lei parlò, la sua voce era calma e controllata: « Prima cadde la Torre del Nord: era da lì che proveniva l’attacco più massiccio… Il capitano Thinkingblu lottò con tutte le sue forza, ma venne ucciso a sangue freddo, e la sua testa portata in trionfo dagli assalitori. Era il nostro più valoroso guerriero, dopo i Guardiani. »
Ratatoskr cominciò a sentirsi a disagio: le parole di Unna lo trasportarono in una piana fumante, piena di macerie, dove l’esercito composto da nere serpi alate esultava, e la più grande di tutte brandiva il capo mozzato di un drago grigio, le squame divenute rosse per il sangue. Urla barbare riempivano l’aria, colme di gioioso trionfo.
La Custode continuava a parlare, le palpebre serrate, incurante della reazione di lui; le sue labbra si muovevano, ma non sembravano combaciare con le parole che vibravano nell’aria, le quali sembravano giungere da un luogo antico e remoto, dove tutto è nero di morte: « La seconda fu la Torre del Sud: le viverne avevano deciso di stringere la città in una morsa, attaccando fronti opposti per coglierci di sorpresa. Kyushin, il capitano della guarnigione sud, venne fatto prigioniero e successivamente ucciso, quando si rifiutò di tradirci.
« Poi venne il turno dell’Ovest: quando videro che resistevamo ancora, avvelenarono le scorte della Torre. Tutta quella parte di città morì in una notte, tra atroci dolori. ».
Unna si interruppe, e prese una boccata d’aria. « L’ultima fu la Torre dell’Est: decine di valorosi combattenti persero la vita quel giorno. Makuycha era il capitano, l’ultimo sopravvissuto dell'élite guerriera, che in principio era formata da quattro generali… Lo catturarono, lo legarono e lo torturarono. Poi, all’alba del giorno dopo, venne mangiato vivo davanti ai sopravvissuti. » la Custode si voltò, incrociando lo sguardo di Ratatoskr, in cui si leggeva tutto il suo sgomento. « Tra di loro c’era suo figlio. »
Le pupille dell’uomo si allargarono all’ultima affermazione.
E vide, vide un’enorme e gigantesca viverna affondare i denti nel collo di un drago rosso incatenato a terra, vide il corpo inerme sussultare e contorcersi negli ultimi barlumi di vita, e sentì un grido straziante e acuto, udì un pianto saturo di dolore.
Aveva sempre pensato, anche dopo essere rinato, che Thuban fosse comunque dalla parte del torto, per via dell’azione spregevole che aveva compiuto, ma ora… Ora tutto assumeva un aspetto nuovo. Quale essere orribile aveva mangiato il padre di fronte alla sua prole, provando il piacere perverso di ascoltare le urla d’angoscia di un figlio che perde il genitore?
Chi si era poi vantato di quest’azione barbara, inumana e crudele fino alla follia?
Nemmeno lui, che era stato uno spietato predatore, poteva rimanere impassibile innanzi questo.
« Perché me lo stai racontando? » chiese, la voce ridotta ad un sussurro.
Unna si avvicinò, sfiorandogli la fronte con le unghie laccate di nero, tracciando un sentiero lungo la mascella, fino al mento, dove lasciò una piccola mezzaluna rossa.
« Perché tu devi comprendere. » mormorò. « Devi sentire, devi sentire il dolore, l’angoscia, udire il canto di dolore degli animi affranti, provare sulla tua pelle la disperazione che permea l’aria, la paura della preda braccata, sentire l’alito della belva intriso dell’odore del sangue sulla tua nuca. » mentre parlava, aveva avvicinato la bocca al suo orecchio destro, sfiorandolo con le labbra. « Devi essere consapevole. »
Ratatoskr aveva iniziato a tremare appena, e una nuova inquietudine si fece strada nel suo petto, stringendogli le viscere in una morsa di gelo.
« Io non… »
Due dita della mano destra della purificatrice si posarono sulla bocca dell’uomo, impedendogli di continuare oltre.
« Quando capirai… » gli sussurrò suadente « Lo saprai. ».
Quando l’ultima lettera ebbe lasciato le sue labbra, Unna si allontanò. I suoi occhi viola sfiorarono appena quelli di lui, e un lieve sorriso fece capolino sul suo volto.
Ratatoskr era rimasto a bocca socchiusa, incredulo, senza riuscire a riordinare i pensieri, che turbinavano nella sua mente in un vortice confuso e privo di senso logico.
« Aspetto te e Nida nell’Arena tra un’ora esatta. » disse con tono calmo la Custode, come se nulla fosse accaduto.
Si allontanò all’interno della struttura, superando l’uomo e lasciandolo solo sulla terrazza di marmo.

 

***


Unna stava scendendo le scale della torre, quando una violenta fitta alle tempie le mozzò il fiato in gola; una presenza antica e nefasta si insinuò nella mente della Custode, avvolgendola come una coperta.
“E così ci incontriamo di nuovo, Unna” sibilò la coscienza sconosciuta.
Unna avvertì l’angoscia serrarle la gola, e trovò persino difficile deglutire.
« Tu… » ringhiò. « Tu! Per quale motivo la tua coscienza è libera?! »
“Non solo la mia coscienza, Custode” ghignò egli. “Il mio stesso corpo è di nuovo privo di vincoli, ma non crucciarti: presto avrai mie notizie!”.
La donna sentì il senso di oppressione svanire, e si ritrovò in ginocchio, ansimante e con la fronte mandida di sudore.


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Look at me!
PerdonoPerdonoPerdonoPerdono! *si inchina stile giapponese* Sono davvero mortificata… Aveva promesso ad alcune di voi che l’aggiornamento sarebbe stato rapido, e invece… Sigh, mi sento una brutta persona…
Ringrazio tutti coloro che seguono questa storia, e soprattutto chi la recensisce!
Come sempre, questo capitolo è dedicato a Ginevra Gwen White, la mia Musa Ispiratrice, colei che mi sostiene sempre in tutte le mie follie :) Ti voglio tanto bene, tesoro! <3

Baci e coccole,
D.

 
  
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