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Autore: Duff Rose    11/12/2013    3 recensioni
Nell'intera Galassia quanti pianeti esistono?
Quanti esseri viventi vi abitano? Essa è piena di sorprese. Forse anche per Zarbon, alieno effeminato e narcisista, ci sarà qualcosa che la Galassia ha in serbo per lui.
Una storia ricca di litigi, lotte, sentimenti e passione che cambieranno la vita del servitore di Freezer.
A cambiarlo ci saranno Andor(una nuova recluta di Freezer) e una ragazza sconosciuta proveniente da uno strano Pianeta.
Loro possono in qualche modo a trasformare quegli occhi ricchi di immagini e ricordi di sangue in un colore più vivo e forte, quello dell'oro. Riusciranno involontariamente a far uscire il suo vero lato? Essi, inoltre, coinvolgeranno Zarbon in un loro segreto sopito da molto tempo. Di cosa si tratterà?
*Primo capitolo modificato*
Genere: Azione, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cooler, Freezer, Nuovo personaggio, Vegeta, Zarbon
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nda. Ed ecco qui il secondo capitolo! Ringrazio davvero tanto Animaga Lupetta per avermi aiutata con il mio problema sul pubblicare le storie!
Ringrazio tutti colori che hanno letto, messo nelle seguite la mia stramba storia e, specialmente, tutte le ragazze che hanno recensito la storia, ossia Ms_Fly la quale (non so come) sono riuscita a far incuriosire e itachiforever che, come me, è una malata di questi bonazzi cattivoni 
Non preoccupatevi: non ci metterò molto tempo a pubblicare l’altro capitolo che ho già scritto, devo solo ricopiarlo sul pc.
Alla prossima! 
PDT


Correva. Correva come non aveva corso in tutta la sua vita. I suoi lunghi capelli viola svolazzavano col vento in quel bosco così buio. Era abituata a correre per quei boschi, ma non le era mai capitato di percorrerli per sfuggire a degli assassini. Si fermò di colpo:non udiva più i passi di quei tizi. S’accasciò per terra:era esausta, aveva corso almeno tre ore buone, ma non le importava più di tanto. Dopotutto, correre era la sua natura. Correre faceva parte della sua routine, ormai era come un'abitudine che però non voleva togliersi. Era scampata per un pelo alla morte certa, ma doveva sbrigarsi:doveva raggiungere suo fratello, e alla svelta. Lui era l’unico in grado di proteggerla. I suoi genitori erano morti e lei era l’unica sopravvissuta, insieme a lui.
Lui era tutto ciò che le era rimasto. Lui era il suo unico punto di riferimento. Come avrebbe fatto se lo avesse perso? Non voleva interrogarsi su queste domande, preferiva non pensarci, le andava più a genio pensare che lui sarebbe vissuto per l'eternità solo per non farla sentire sola. E adesso che quegli alieni avevano rapito suo fratello, ossia la sua unica famiglia, doveva solo andare a riprendersi ciò che aveva. Con le buone o con le cattive, non le importava. Quello che voleva era lui di nuovo accanto a lei ad affrontare tutti gli ostacoli della vita insieme, aiutandosi e supportandosi a vicenda, come una vera e propria famiglia. La giovane inspirò ed espirò sempre più lentamente, per riprendere il battito standard del suo cuore. 
“M-maledetti…” sussurrò prima di ricominciare a correre. Adesso aveva solo una meta, una sola missione, un solo obiettivo:salvare colui che per lei era tutto. Avrebbe fatto fiamme e fuoco pur di rivederlo. Su una cosa era fermamente certa:il viaggio sarebbe stato molto lungo.
                                                     ***
“Ma quando arriviamo?”
Andor stava per uccidere il suo compagno di viaggio.
Era circa mezz’ora che si stava lamentando.
Non riusciva a dormire tranquillamente a causa di quel pazzo che continuava a lamentarsi inutilmente. Sembrava che agli altri compagni non importasse, probabilmente erano abituati alle lagne dell'alieno, ma Andor no: non lo sopportava, ed era sicuro che se non avesse finito di lamenarsi l'avrebbe disintegrato, fregandosene degli eventuali rimproveri di Zarbon. Dopo un paio di minuti, il soldato smise di parlare. Andor, contento, fece un bel sospiro e finalmente chiuse i suoi occhi troppo stanchi per vedere qualcosa. Quando stava per arrivare il tanto atteso sonno, però, il guerriero brontolone si guardò intorno e poi tornò all'attacco.
“Uffa, ma come mi è venuto in mente di fare questo viaggio…”.
Andor, persa la lucidità ed anche il sonno, sbraitò come non mai.
“Ma si può sapere che cosa ti aspettavi? Qui non siamo in vacanza, né tanto meno per lamentarci. Ora tappati quella fogna di bocca e vedi di non parlare più”.
Finalmente era riuscito a dirgliene quattro. Non ne poteva davvero più di lui.
L’altro, però, non ebbe l'effetto che si aspettava Andor, infatti egli rise. “Perché, sennò che mi fai?” lo provocò.
La nuova recluta lo guardò minaccioso “Non provocarmi:potresti pentirtene! Ma se tanto vuoi conoscere le mie idee, beh,mi basta prendere quella schifosa lingua che hai e strozzarti per bene”.
Dopo quella minaccia, tutti i guerrieri guararono stupiti Andor e cominciarono a ridere. Il ragazzo non ne capì il perché, ma poi udì una voce apparentemente tranquilla dietro di lui.
“Complimenti Andor, belle parole”
Zarbon era davanti a loro e nonostante il suo sguardo rilassato non sembrava molto contento.
Andor, ovviamente, diede delle spiegazioni al Generale.
“Se questo tizio qui non la smette di borbottare, trasformerò le mie parole in fatti” sbuffò furioso.
Zarbon si fece scappare una risatina.
“Ti consiglio vivamente di non farlo. Sai, Lord Freezer non sarebbe soddisfatto del tuo comportamento”.
Che cosa? Ma che importava Freezer! Qui c'era uno sfaticato buono a nulla che non faceva altro che lamentarsi e adesso doveva importargli di quel tiranno? Ma anche no! “Come se mi importasse!” rispose il ragazzo, ma ormai Zarbon si era già allontanato da loro. Forse l'aveva sentito, ma Andor non ricevette alcuna risposta.
Il suo compagno cominciò a ridere. “Ahahah, che scemo che sei! Lord Freezer non sarà soddisfatto del tuo comportamento, quindi occhio! Ahah”.
“Si, si, ridi, ridi con tutti i tuoi denti, finché li hai” rispose Andor.
Dopo circa due ore(finalmente senza lamentele)tutti quanti si radunarono nella piccola mensa della navicella e cominciarono a cenare.
Andor si sedette nel posto più isolato di tutti; non aveva proprio voglia di parlare con nessuno.
Non era mai stato un tipo socievole, anzi, in quella navicella era meglio non legare con nessuno. Quei combattenti erano anche troppo burberi e pensavano solo alla lotta, mentre lui non era fatto così.
In più, lui era una recluta, un principiante, quindi partiva già col piede sbagliato con loro.
Mentre Andor stava mangiando, però, tre soldati si misero accanto a lui, anzi, più che accanto gli avevano preso tutto lo spazio che prima aveva a disposizione e in men che non si dica si ritrovò a terra.
“Ma che…” pensò, e, senza perdere tempo, si alzò e guardò in cagnesco i tre scostumati.
“Toglietevi da qua, c’ero prima io!” esclamò.
Come al solito, Andor poteva sembrare minuto per quei pochi muscoli che aveva, ma nessuno, NESSUNO doveva disturbarlo, e quando si metteva qualcosa in testa era molto complicato dargli degli ordini, cocciuto com’era.
“Adesso ci sono io” rispose tranquillo uno.
Andor con un colpo secco scaraventò il soldato per terra.
Solo perché era uno alle prime armi, non voleva dire che fosse anche un fesso che non sapeva difendersi. “Bene, ti ringrazio per avermi ridato il MIO posto” disse senza degnarlo di uno sguardo, e in poche mosse tolse di mezzo anche gli altri due.
Il secondo soldato andò in escandescenza e prese per il bavero il ragazzo.
“MA COME TI PERMETTI?” urlò irritato e gli lanciò la prima cosa che aveva in mano:un pezzo di coscia aliena.
Andor si liberò facilmente dalla presa del guerriero e schivò in tempo il cibo il quale, al suo posto, beccò in pieno viso un altro soldato intento a mangiare.
Egli, arrabbiato per l'accaduto, guardò il responsabile.
“Haxur, come osi?!” esclamò e lanciò una fetta di pane che però colpì in testa un suo amico.
L'altro cominciò a ringhiare. “Ma si può sapere cosa ti viene in mente? Sei un buono a nulla!” urlò e in poco tempo tutti i soldati presenti nella mensa fecero la lotta a suon di cosce aliene e pane.
L'unico che non era unito nella lotta era proprio Andor. “Questi sono matti forte” si disse.
Non si aspettava tutti quei combattenti con molta esperienza dietro che si divertivano a lanciarsi tra di loro il cibo.
"Speriamo che non toccheranno anche la scorta che abbiamo in cucina" pensò Andor sospirando. “Tranquillo. Non sono molto normali, ma almeno non prenderanno le scorte di cibo in cucina”. Come se gli avesse letto nel pensiero, Zarbon si sedette di fronte a lui e cominciò a mangiare in tutta tranquillità.
“Non sanno essere composti nemmeno quando mangiano” continuò il Generale “Almeno tu non sei così… infantile, come loro”.
“Perché dovrei farlo?” chiese Andor “Non riesco ancora a capire come facciano a perdere tempo così.”
“Sono cresciuti fisicamente ma non mentalmente.” rispose il Generale.
"Ma sanno combattere, vero? Non è che conquisteranno il pianeta lanciando cibo agli abitanti?”
"Beh, questo è tutto da vedere” affermò Zarbon mentre stava per alzarsi dalla sedia.
Poche ore… poco tempo, e il giovane avrebbe dimostrato a tutti di che pasta era fatto.
 
  
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