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Autore: Piumadoro    12/12/2013    1 recensioni
Rieccoci al secondo anno.
Se il primo è stato pieno di guai qui si aggiungono cose come il Quidditch, molto importante.
Senza parlare dell'amore.
E dei segreti.
Il secondo anno di Star ad Hogwarts comincia in modo confuso...
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Stelle Cadute'
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Susan fissava la lettera tra le sue mani. 
Quando quella mattina si era alzata per preparare la colazione con l’aiuto di Rue non si aspettava di ricevere nulla invece l’elfa le aveva indicato il nuovo gufo di James e Star, Gil, che aspettava pazientemente di recapitare la sua lettera.
Non aveva nemmeno pensato a sua figlia, aveva solo realizzato quanto fosse strano che suo figlio le inviasse una lettera da Hogwarts, cosa che non aveva praticamente mai fatto.
Invece si ritrovò davanti l’artistica scrittura di Star, libera da ogni schema, proprio come la ragazza che aveva tracciato quelle parole su quella carta. Era per lei. Per lei soltanto. Qualsiasi cosa contenesse voleva tenersela per sé.
Nascose la busta in una tasca e fece colazione con suo marito che era appena sceso al piano terra.
Arrivata in ufficio non pensò nemmeno di guardare le scartoffie accumulate sulla sua scrivania; questo Voldemort iniziava ad irritarla, secondo il Ministero non era ancora un grande problema, ma secondo Silente bisognava stare attenti. E lei e Henry erano sempre stati dalla parte di Silente.
Quella mattina, però, decise di prendersi una pausa dallo spasmodico inseguimento di questo mago oscuro alla ricerca di alleati.
Sua figlia le aveva inviato una lettera. La sfilò dalla tasca mentre un sorriso commosso le si apriva sul viso. Con la mano destra si avvicinò all’apertura e la sfiorò tremante. Il pensiero che magari all’interno contenesse solo un semplice “Ciao” non la attraversò nemmeno. Non era nello stile di Star.
Susan afferrò un tagliacarte, aprì la busta sfilando lo spesso foglio di pergamena completamente scritto ed iniziò a leggere.
“Cara mamma,
mi sono svegliata estremamente presto stamane e spero che il gufo non ti abbia svegliato. Povero Gil, doveva essere appena tornato dalla sua caccia quando l’ho costretto a volare fin da voi, ma ne avevo estremo bisogno. Qui tutto bene quindi non ti preoccupare. 
Abbiamo trovato una bambina Babbana nei confini di Hogwarts la notte di Halloween. Strano vero? Penso che ci siano delle carte per voi, almeno Silente aveva detto che avrebbe avvisato il Ministero ma non so se siate voi Auror le persone competenti per questa situazione. Ad ogni modo la piccola si è affezionata a noi Malandrini ed avendo perso la memoria deve rimanere qui finché non la riacquisterà del tutto, poi Silente la riporterà dalla sua famiglia a cui ha già provveduto in modo che non avvisino il Ministero Babbano. L’unico problema è che pare che la sua famiglia fosse qui in vacanza e quindi è appena tornata alla sua residenza normale e bisognerà modificare le memoria di tutti i conoscenti dalla bambina, compresi compagni di classe, maestri e vicini in modo che nessuno noti la sua assenza e il suo successivo ritorno. Così continueranno a vivere normalmente. 
A proposito di ciò volevo chiederti se potevi inviarmi qualche vestito di James di quando era piccolo, la bambina, Anne è il suo nome stando a ciò che dice, ha circa sette anni. Mi faresti un grandissimo piacere perché altrimenti non saprei come vestirla nei giorni che verranno.
Sono felice di avervi come famiglia, tutti voi.
Salutami papà, i nonni, gli zii e Fay.
Grazie ancora.
Con affetto
Star.”
La signora Potter ripiegò la lettera con cura a la ripose nella tasca del mantello iniziando poi il suo lavoro come se niente fosse. Sapeva che L’ufficio di Regolazione dei Manufatti Magici avrebbe avuto il suo bel da fare e sapeva che loro ne erano felici, soprattutto quel ragazzo nuovo, Arthur Weasley, come apprendista se la cavava molto bene e amava il suo lavoro. Pensò che quel Arthur doveva aver frequentato l’ultima classe di scuola giusto l’anno passato e si chiese se i suoi figli lo avessero mai conosciuto. Sorrise di nuovo tra sé e sé e ricominciò a leggere le sue carte.


……..

“Giorno ragazzi!” Come Star immaginava la sua esclamazione non ricevette nessuna reazione di risposta. I suoi amici e la bambina dormivano ancora beatamente.
Remus e Anne se ne stavano tranquilli avvolti nelle coperte in posizioni assolutamente normali e naturali mentre alla vista di James e Sirius la ragazza corse al baule del fratello per tirare fuori la macchina fotografica che avevano usato la sera prima per scattare delle foto mentre dipingevano.
James era praticamente a terra, si teneva stretto al materasso come fosse un salvagente e una sua gamba lo aveva già abbandonato posandosi sul pavimento, il resto del corpo non l’aveva raggiunta solo perché il ragazzo si era annodato un lembo del lenzuolo in vita.
Sirius dal canto suo dormiva tranquillo come se nulla fosse occupando completamente il letto e stringendosi addosso le coperte e il lenzuolo che salvava James.
Ciack.
Nonostante lo spropositato rumore che lo scatto aveva prodotto gli unici a svegliarsi furono Remus e Peter. Quest’ultimo spiò oltre le tende del suo letto e con uno sbadiglio si alzò rilassato per raggiungere il bagno borbottando un semplice “Buongiorno” a Star e all’amico.
“Che cambiamento!” Commentò Remus stupito. “Come mai già sveglia?” Domandò poi alla ragazza.
“Il giusto quesito, mio giovane studente, è: come mai ancora dormiente?” Scherzò lei riponendo la macchina fotografica.
“Vero, oggi abbiamo lezione.” Ricordò il ragazzo.
“Eh già. Quindi oggi sarò gentile.” Promise Star avvicinandosi ai suoi due amici ancora addormentati.
Slegò il nodo alla vita di James che cadde a terra con un tonfo poi tirò forte il lembo di stoffa tra le sue mani e anche Sirius rotolò sul pavimento.
Entrambi si svegliarono di soprassalto e ci misero su per giù mezzo secondo prima di capire chi li avesse così brutalmente destati.
“Star!” Gridarono insieme.
“Dannazione è mai possibile che tu non riesca ad essere un poco più aggraziata quando svegli noi poveri ragazzi?” Si lamentò James.
“In realtà io sono sempre gentile nel chiamarvi, le prima dieci volte, poi passo alle maniere forti.” Spiegò la ragazza.
“Quindi sarebbe colpa nostra?” Protestò Sirius.
Lei finse di pensarci su un attimo. “Si.” Rispose poi decisa.
“Sei incredibile.” Brontolò James e poi si voltò verso il suo compagno di letto. “E tu sei veramente poco cordiale. Dovevamo condividere il letto e invece mi sono ritrovato spinto fuori dai tuoi calci e per fortuna che mi ero legato altrimenti avrei passato la notte sul freddo pavimento.”
“E non sarebbe stato più comodo che dormire appeso a un filo?” Lo rimbeccò Sirius.
“Era una questione di principio.” S’impuntò il ragazzo.
“Perché litigate?” Chiese una vocina leggera leggera appena impastata dal sonno.
“Ciao Anne, litighiamo perché Sirius è un enorme…” Cercò di spiegare James ma fu interrotto da un calcetto sullo stinco da parte di Star prima di scoppiare in un insulto un po’ troppo offensivo per le orecchie di una bambina.
“Come stai Anne?” Le domandò cortesemente Remus che aveva appena finito di cambiarsi.
“Mia mamma si chiama Anne.” Raccontò la piccola invece di rispondere.
“Bene, ti ricordi qualcosa, allora ti chiami come tua mamma?” La incoraggiò a parlare Star.
“No, non mi ricordo come mi chiamo, ma non mi chiamo Anne.” Sussurrò la bambina.
Peter uscì in quel momento dal bagno vestito e pronto per scendere a fare colazione. “Tu chi sei?” Chiese curiosa Anne scordandosi di tutto il resto.
“Peter Minus.” Si presentò il ragazzo e senza aggiungere altro uscì dalla stanza.
“Non mi piace.” Decretò la piccola poi si fermò a pensare mentre le sue labbra si muovevano senza apparentemente produrre alcun suono. “Il mio papà si chiama Peter James.” Rise allegra. “Il tuo nome e il suo.” Aggiunse indicando James e la porta dalla quale era appena uscito Peter.
“Buffo.” Commentò Star con un velo di tristezza nella voce spazzato subito via da un sorriso ampio. “Scendiamo a fare colazione?” Suggerì battendo le mani una volta.

………………….

La colazione non fu per niente come la cena dalla sera prima e Anne riuscì a parlare in tranquillità con qualche altro studente ma niente più di chiedere qualche nome forse nella speranza di ricordare quello di qualche altro suo famigliare.
Non fu così ma era già un grande miglioramento in poco tempo, come notato da Star la quale tirava un interiore sospiro di sollievo ogni volta che Anne non collegava un nome al suo passato.
La lezione di Incantesimi volò in fretta anche perché la bambina rimase tranquilla a disegnare senza fiatare.
Durante l’ora di Trasfigurazione nulla cambiò e la professoressa McGranitt dovette ricredersi sul fatto che gestire quella bambina non fosse poi così impossibile.
I giorni corsero veloci e sereni, in ogni attimo libero dalle lezioni i Malandrini giocavano con la bambina, che continuarono a chiamare Anne, quando non pioveva facevano lunghe passeggiate ed estenuanti corse su e giù per il parco di Hogwarts. James e Sirius, con loro estremo disappunto, non ebbero nemmeno il tempo di mettersi nei guai. 
I vestiti erano arrivati ma tra quelli vecchi di James ce ne erano di nuovi da bambina proprio carini. 
Anne non ci mise molto tempo ad abituarsi alla scuola a ai suoi ritmi, sapeva essere quasi inesistente durante le mattine ma non riusciva a resistere di pomeriggio, in fondo doveva pur esaurire le sue forze da giovane ragazza facendo qualcosa di più movimentato che rimanere chiusa in una classe e i quattro ragazzi riuscivano sempre a tenerla attiva e allegra. Durante gli allenamenti di Quidditch la bambina passava il tempo ascoltando Remus leggere sugli spalti del campo oppure rimaneva a fissare strabiliata la squadra di Grifondoro all’opera, intenta a prepararsi per la prima partita della stagione prevista per l’ultimo sabato di novembre.
Tutto andava bene anche se non riaffiorarono altri ricordi dalla devastata mente di quella povera creatura.

……….

Dal momento che i compiti cominciavano ad accumularsi quel sabato pomeriggio Star portò Anne a fare un giro loro due da sole per lasciare il tempo ai suoi amici di tenere il passo con la scuola.
“Quindi c’è una biblioteca qui!” Esclamò la piccola sorpresa e emozionata.
“Certo, mi dispiace non avertici portato prima. Ti piacciono i libri?” Domandò la ragazza.
“Si, io ho scritto una storia l’anno scorso.” Affermò Anne.
“Davvero? Molto bene, ora ti ricordi anche qualcosa di te e se ti piace leggere possiamo andare più spesso in biblioteca io e te sole, così mi fai sentire come leggi bene.” Propose Star.
Entrarono nella biblioteca in religioso silenzio e iniziarono a cercare i libri con i titoli più simpatici e adatti.
“Questo è un libro di favole?” Chiese Anne sventolando un grosso librone sulla Difesa Contro le Arti Oscure dal titolo “Maledizioni Raccapriccianti; come Evitarle.”.
“Sicura di saper leggere tesoro?” Dubitò la ragazza sconcertata.
“Certo.” Si offese la piccola.
“Dai, scherzavo. Comunque, questo è un bel libro, vuoi leggerlo per me?” Star le porse un piccolo libretto.
“Il Quid-di-tch attra-verso i seco-li.” Sillabò lentamente Anne seguendo le parole con l’indice.
“Si, ti ho vista molto interessata agli allenamenti di me, Sirius e James.” Le spiegò sedendosi su una sedia e indicandone una di fronte a sè.
Anche la bambina si accomodò e cominciò a leggere inceppandosi di tanto in tanto ma riacquistando sicurezza man mano che continuava, lasciandosi correggere dalla ragazza affianco a sé.
“Ciao Star!” Salutò una gentile voce maschile alle loro spalle.
“Ciao Dennis.” Rispose la ragazza interrompendo Anne che alzò gli occhi dal libro per posarli sul ragazzo appena arrivato che era slanciato ed aveva i capelli castani, gli occhi verdi e una pelle leggermente abbronzata. 
“Ciao anche a te.” Aggiunse lui rivolgendosi alla bambina.
“Ciao.” Disse quella neutra fissandolo sospettosa sicura che dietro a quel grande sorriso gentile ci fosse qualcosa di strano.
“Come te la passi? E’ da un po’ che non vieni a studiare qui con noi del sesto.” Continuò Dennis tornando a concentrare tutta la sua attenzione su Star.
“Lo so, ma per un po’ di tempo temo di non riuscire più a venire.” Si scusò la ragazza.
“Capisco, non c’è problema, ma non ti nascondo di essere molto triste. Mi piaceva averti tra di noi, davi sempre un po’ di allegria alle nostre ore di studio e mi rendevi felice.” Spiegò lui.
Era sfacciato. Molto sfacciato. Pensò Anne. Quella parola strana tornò da un passato non molto distante, una parola usata spesso da sua madre con fare dispregiativo. Calzava a pennello. 
Star sorrise. “Davo allegria? Io mi sentivo più una dittatrice con tutte le volte che vi ho corretto senza pensare al fatto che forse potevo sembrare scortese.” Ribatté lei.
“Non sei scortese, non riusciresti ad esserlo nemmeno mettendoci impegno, sei solo estremamente intelligente, certe volte mi sorprendi al tal punto che mi sembra di essere tornato un bambino che ha tutto da imparare. Mi piaci quando mi spieghi gli argomenti che non capisco, sembri così matura rispetto alla tua età.” Le confidò in un sussurrò senza smettere di sorridere.
Anche la ragazza non abbandonò la sua espressione di serenità. “Ti spiegherò ciò che non capisci più spesso allora, se ti rende felice.”
“Mi renderebbe euforico.”
Decisamente sfacciato, Anne storse il naso eppure Star non sembrava infastidita da quel comportamento.
“Allora ci vediamo presto. Cercherò di venire alla prossima sessione di studio.” Promise la ragazza.
Sembrò che l’animo di Dennis esplodesse di felicita, il ragazzo si voltò e si allontanò, ma prima di uscire sventolò la mano nella loro direzione e aspettò che Star rispondesse a quel saluto, infine sparì.
Anne ricordò benissimo il volto di sua madre mentre pronunciava quella parola, “sfacciato”, non era nemmeno lontanamente vicino alla faccia che aveva la sua amica in quel momento, lei era così strana, persa, ma non nella tristezza, più che altro nella calma. Calma. Si sentiva al sicuro. Che quel ragazzo le piacesse?
“Si.” Mormorò la ragazza fissando la porta della biblioteca.
La bambina la guardò interrogativa.
Star si voltò verso di lei. “Mi piace. E’ simpatico e gentile. Tutto qui.”
“Sai vedere nel pensiero?” Domandò la piccola sconvolta. La ragazza annuì.
“Continua a leggere per favore.” La pregò Star.

………………

Le due tornarono in Sala Comune dopo qualche ora passata a leggere e a scherzare.
Appena varcarono il buco del ritratto James corse verso di loro, prese in braccio Anne e stampò un bacio sulla guancia di Star.
“Avete fatto i compiti?” Domandò la ragazza.
“Si certo.” Le assicurò Remus avvicinandosi con Sirius. “Mi hanno fatto quasi uscire di testa ma ce l’hanno fatta.”
“Meno male. Temevo che avrebbero copiato tutto mentre tu non guardavi come al loro solito.” Commentò Star.
James e Sirius si lanciarono uno sguardo colpevole alle spalle dell’ amico che rassicurava la ragazza.
“Voi due cosa avete fatto?” Cercò di cambiare argomento Sirius.
“Siamo state in biblioteca e Anne ha letto per me.” Raccontò Star.
Un gruppetto di ragazze del quarto anno passò loro accanto ridacchiando e parlottando tra di loro.
“Sembrano proprio mamma e papà, una coppia di sposini con la loro figliola, perfetti!” Cinguettò una di loro con aria sognante.
“Vi sentiamo!” Le avvertì James esasperato.
Quelle arrossirono completamente e si affrettarono a salire le scale.
“Non ci avevamo più pensato ma le voci su voi due continuano a girare. Anzi sembrano anche più forti, e capisco benissimo il perché.” Commentò Remus irritato.
“Lasciamo stare, meno ci penso meglio è.” Decretò Star. 
“Saliamo a farci una doccia.” Aggiunse poi prendendo la bambina dalla braccia di suo fratello e guidandola verso il dormitorio della ragazze.
Nella stanza Lily e le sue compagne si stavano mettendo lo smalto chiacchierando del più e del meno.
“Ciao!” Salutarono tutte in coro appena le videro.
“Devi fare il bagnetto?” Chiese Sophia alla piccola. “Vuoi farlo con me?” 
Anne acconsentì e anche Ann le seguì nel bagno.
Star si sedette accanto a Lily e di fronte a Jane prendendo un respiro profondo.
“Allora, come va?” Le chiese la rossa.
“A me benone. E’ un po’ faticoso stare dietro alla bambina, spero di aver fatto tutto a dovere fino ad ora.” Confidò Star.
“Sei stata fantastica.” Le assicurò Jane. “Fidati ho una sorella minore a casa che ha quell’età e mia madre non è brava come te.”
“Grazie.” Mormorò la mora abbassando lo sguardo. “Voi come ve la passate?”
“Benissimo, le lezioni sono sempre più interessanti. Le adoro, non vedo l’ora che arrivi Pasqua così potremmo scegliere le materia per il prossimo anno.” Si entusiasmò Lily.
“Ah certo per lei è semplice, è bravissima in tutto. Lo sai che sta studiando con le ragazze del terzo anno? Alice, Mary, Emmeline e Marlene, loro sono così intelligenti!” La adulò Jane rivolgendosi a Star che sorrise.
“Sono fiera di te.” Scherzò.
“Ah ah.” Finse Lily. “Comunque non devi sminuirti così Jane, anche tu sei molto intelligente, se vuoi puoi venire a studiare con noi un giorno.”
“No, grazie. Ho paura di fare brutte figure, sto bene così. Tranquilla. Ah, ho dimenticato…” La ragazza non finì la frase, si alzò ed uscì regalando alla sue amiche un gran sorriso. 
“Non la capirò mai. La trovo misteriosa.” Si espresse Star a voce un po’ troppo alta rispetto a quello che voleva.
“Misteriosa? Si, credo anch’io.” Concordò Lily. “Parlando d’altro, c’è un ragazzo del sesto anno che incontro spesso in biblioteca: ha lo sguardo perso nel vuoto e due occhi a forma di cuore, i suoi amici cercano di riportarlo sulla terra ma lui continua ad isolarsi sospirando platealmente e dice di lasciarlo in pace perché nella sua mente c’è solo una certa Star…conosci questa ragazza?” Insinuò la rossa facendole un occhiolino.
“No, mi spiace non la conosco. Deve essere innamorato di qualche leggenda, povero ragazzo.” Replicò Star con indifferenza.
“Dai! Parlo sul serio, non è come quelli che pensano che tu sia carina e basta, tu gli piaci.” Insistette Lily.
“Può darsi. Ma io ora non capisco nulla di me. So che mi sta simpatico ma non riuscirei ad andare oltre, non adesso, ho scoperto che ho bisogno di moltissimo tempo per assimilare certe cose nella mia mente.”
La rossa sorrise. “Sei incredibile! Qualunque ragazza pagherebbe per avere qualcuno che la guarda in quel modo e tu dici che prima devi capirti perché non riesci a capirti subito. Chissà cosa avrei da capire!” Esclamò.
Star alzò le spalle. “Anche tu hai qualche ragazzo che ti ha notata ma non mi sembra che tu ci abbia mai fatto caso. Non ci interessa ancora Lily, e lo sappiamo bene. In un certo senso ci assomigliamo molto io e te: aspettiamo entrambe qualcuno che ci colpisca davvero. Non vogliamo chiederci se è quello giusto, vogliamo saperlo senza avere nemmeno il tempo di ragionare su nulla.”
“Hai ragione. Comunque è troppo presto.” Sussurrò la ragazza dagli occhi verdi.
“Pronta e profumata!” Gridarono Sophia e Ann uscendo dal bagno tenendo per mano Anne.
“Vado a farmi una doccia, potreste portala giù da James, Sirius e Remus?” Chiese cortesemente Star.
Le ragazze annuirono.
Scesero in Sala Comune.
“Ehi, Potter!” Lo appellò Lily.
Il ragazzo la raggiunse con i suoi due amici alle calcagna.
“Trattale bene.” Si raccomandò Sophia facendo avanzare Anne che si tuffò tra le braccia di Remus reprimendo uno sbadiglio.
“Star scenderà tra poco, dice che potete andare a cena intanto.” Riferì Ann.
Sirius fece un cenno alle tre ragazze e i ragazzi e la bambina si avviarono in Sala Grande.
“Allora ti è piaciuto stare in biblioteca?” Domandò gentilmente Remus alla piccola mentre camminavano mano nella mano preceduti da James e Sirius.
“Oh, si. C’erano molti libri e Star ha parlato con un ragazzo e mi ha detto che le piaceva.” Raccontò Anne.
Sirius e James si immobilizzarono di colpo voltandosi lentamente verso di lei con rigidità.
“Cosa ha detto? Con chi ha parlato?” La interpellò James con gli occhi sgranati.
“Un ragazzo più grande, chiamava Dennis.” Rispose la bambina.
“Si dice: si chiamava, non chiamava e basta.” La corresse Remus gentilmente.
“Chissene importa!” Sbraitò James. “Forse non hai capito ma la nostra Star ha parlato con un ragazzo più grande. CHE LE PIACEVA!”
“Certo, ma non mi pare che sia proibito parlare con qualcuno e a Star piace qualunque persona abbia un buon carattere.” Cercò di tranquillizzarlo Remus.
“Ma… Ma…” Tentò di protestare James però non trovando un argomento valido fece finta di niente e ricominciò a camminare con i pugni serrati.
“Ehi aspettatemi.” Li chiamò la ragazza mentre correva verso di loro. I tre si voltarono e James in un attimo la prese per le spalle inchiodandola al muro.
“Ahia!” Protestò lei senza fiato a causa dell’impatto.
“Perché non mi hai detto subito di questo ragazzo? Non ti fidi più?” Gridò il ragazzo.
Star lo guardò negli occhi nocciola che fiammeggiavano. “Non è nulla di che, è solo un ragazzo carino con il quale studio e che ha un carattere gentile e allegro.” Spiegò calma leggendo nel pensiero del fratello per capire di che ragazzo stesse parlando.
“Ma non me ne hai mai parlato, sai cosa vuol dire venirlo a sapere da una bambina che hai appena conosciuto? Io ti amo. Capisci? Lo capisci? Voglio che tu possa parlarmi sempre, senza filtri anche nel cuore della notte, voglio che tu ti senta al sicuro tra le mie braccia anche se attorno a noi tutto sta cadendo. Voglio che ti lasci tutto alle spalle e che ti fidi di me, di noi. Voglio sapere qualsiasi cosa che ti renda felice o triste. Voglio essere la prima persona a cui pensi quando ti accade qualsiasi cosa. Perché tu sei questo per me e non è giusto che sia solo io ad esserci cascato, che sia solo io a provare questo e a non riuscire a nasconderlo.” Le confidò lui tutto trafelato respirando a malapena mentre le sue guance diventavano rosse.
“Anni passati a nascondere ogni scintilla di felicità non se ne vanno in un soffio nemmeno se ora so che se nascondo questa scintilla non potrà mai unirsi alle altre e diventare un fuoco.” Mormorò la ragazza.
“Ti ho spiegato e ti ho insegnato a vivere, ti sto guidando passo per passo. Ora buttati.” La incoraggiò tremando e stringendole le spalle al punto da far sbiancare le nocche.
Star chiuse gli occhi e si tuffò nel petto di James stringendolo a sè e lasciandosi stringere.
Remus assisteva commosso alla scena con gli occhi lucidi e un gigantesco sorriso sulle labbra, Anne lacrimava dalla felicità e Sirius cercava con tutto se stesso di rimanere impassibile ma non ce la fece. Il ragazzo corse ad abbracciare i due amici stringendoli più forte che poteva, anche Remus li raggiunse senza che nessuno lo dovesse pregare.
“Siamo nel bel mezzo di un corridoio.” Ricordò loro la ragazza.
“Ti importa sul serio?” Le chiese Sirius.
“No.” Rispose lei sincera stringendoli di più tutti quanti, qualcuno le strinse la vita con delle braccia molto esili, abbassò lo sguardo e vide la piccola Anne, sorrise ancora di più e posò una mano sulla sua testa.
Si staccarono ma si tennero per mano mentre percorrevano gli ultimi corridoi verso la Sala Grande. Non dissero nient’altro per tutta la serata. Una volta di ritorno in dormitorio spostarono tutti i materassi a terra uniti in un grande quadrato e vi si distesero in cerchio con le teste tutte al centro. Fissarono il soffitto senza dire nulla, ci furono solo mani che si allungavano a cercarne altre o a sfiorare visi e capelli, occhi che si incrociavano, pensieri che volavano in quella stanza che ne aveva già passate tante e loro erano solo al secondo anno e si sentirono piccoli. Più vicini ad Anne che a tutti gli altri studenti.
Ciack.
Peter abbassò la macchina fotografica e scese dal letto dove si era appollaiato per fare la foto.
“Scusatemi. Non volevo disturbarvi ma eravate così dispersi che non vi siete nemmeno accorti di me. Io oggi dormo con quelli del primo. Ci si vede.” Mugugnò in tono così basso da essere appena percettibile quando gli occhi di tutti si posarono su di lui. Lasciò la macchinetta di James sul comodino ed uscì in silenzio come era entrato.
“Buffo.” Commentò Sirius ma nemmeno lui capì il perché di quella parola in quel momento.

…………….

“Siamo già il ventuno.” Constatò Star lanciando uno sguardo preoccupato a Remus che pallidissimo cercava di affrontare le lezioni mattutine.
“Sicuro di non voler rimanere in dormitorio?” Gli domandò James facendosi largo tra la folla e aprendo un varco per l’amico.
Il ragazzo fece segno di diniego con la testa evitando di aprire la bocca.
“Stai male?” Si interessò dolcemente Anne.
Ancora un'altra negazione da parte di Remus che tentò coraggiosamente un tiepido sorriso malfermo.
“A me sembra proprio di si.” Insistette la piccola.
“Lascialo stare per favore, è troppo orgoglioso per ammetterlo ma è vero: sta male. Quindi evita di infastidirlo.” La bloccò Sirius.
La bambina gli fece la linguaccia ma smise di porre domande.
Entrarono nell’aula di pozioni e si misero nel banco in fondo. 
Anne tirò fuori un libro e cominciò a leggere farfugliando tra sé e sé mentre i Malandrini si preparavano ad una disastrosa lezione.
“Niente pratica oggi, ragazzi. Voglio fare un po’ di teoria sui Distillati. Fuori i libri.” Cantilenò allegramente Lumacorno.
“Che tipo di Distillati? Quelli che beve ogni sera?” Scherzò Sirius a bassa voce.
Star e James trattennero una risata.
Dopo cinque minuti gli unici attenti erano Lily e Severus, seduti vicini in primo banco, come sempre.
“Da quanto non lo tormentiamo più?” Chiese James indicando il ragazzo dai capelli unticci con un cenno del mento.
“Dall’anno scorso.” Rispose annoiata Star scribacchiando su un foglio e lanciando un’occhiata ad Anne seduta alla sua sinistra. 
“Non è un po’ troppo tempo?” Ghignò Sirius mentre faceva il solletico con una piuma sul naso di Remus addormentato sul banco alla sua destra.
“Lascia stare Rem. Comunque se lui non ci fa nulla non possiamo mica iniziare noi.” Borbottò la ragazza.
“Perché no?” Si strabiliò James.
“Perché non siamo i tipi da lanciare incantesimi o fare scherzi solo perché ci va, siamo Grifondoro dobbiamo sempre avere un valido motivo sotto.” Spiegò paziente lei.
“Il fatto che lui esista va bene?” Chiese Sirius sarcastico.
“No.” Sbuffò Star.
“Dai! Non abbiamo mai avuto un vero pretesto per tormentarlo.” Continuò Felpato.
“Ha ragione.” Gli diede man forte James.
“…quando sarete pronti potrò mettervi a disposizione un po’ della mia scorta di Veritaserum. L’uso di questa pozione è strettamente regolato da norme imposte dal Ministero ma sono sicuro che alcuni di voi saranno felici di studiarla accademicamente senza usarla su nessuno.” La voce del professore si fece più forte per sovrastare il loro chiacchiericcio.
“Veritache?” Bisbigliò Sirius.
Il professore lo sentì. “Qualcuno sarebbe così gentile da rispiegare al nostro sbadato signor Black cos’è e quali sono gli effetti della Veritaserum?”
Le mani di Lily e Severus si alzarono immediatamente e furono quasi le uniche ma non fu nessuno dei due a rispondere.
“Veritaserum una potentissima pozione della verità, basta far ingerire poche gocce ad una persona per fargli rivelare qualsiasi profondo segreto. Non c’è scampo. Una volta che l’hai bevuta sei costretto a rispondere sinceramente a tutte le domande che ti vengono poste per un dato periodo a seconda della quantità ingerita. Solo una persona nel 1547 è riuscita a contrastare questi effetti ma gli è servita una tale forza morale che è impazzita subito dopo finendo ricoverata al San Mungo.”
“Benissimo signorina White!” Esclamò giulivo Lumacorno. “Ottimo approfondimento, non avevo mai sentito di colui o colei che era riuscito a sfuggire agli effetti di questa pozione.”
Sirius e James si voltarono sorpresi verso di lei e lo stesso fecero Piton e la Evans.
“Ricorda anche come si chiamava?” Le domandò ancora il professore tutto emozionato.
“Abramo Gudolf. Unico figlio di Cristian Gudolf sposato in gran segreto con una donna stupenda e ucciso insieme ad ella e al figlio dalla madre della stessa.” Raccontò Star e James vide i suoi occhi riprendere quella sfumatura scura che avevano quando l’anno prima era entrata in contatto con la Morte.
“Incredibile! Andrò ad informarmi. Per ora le assegno venti punti.” Poi Lumacorno riprese la sua lezione profondamente rasserenato.
“Potter.” Bisbigliò la ragazza come uscendo da un sonno profondo.
“Eh?” Si stupì Sirius sventolandole una mano davanti alla faccia.
“Dicevamo di Mocciosus?” Chiese Star ritornando in sé.
“Ti senti bene?” Si preoccupò James.
“Si, allora? Volete ascoltarmi o no?” Insistette lei come se non fosse successo nulla di anormale.
“Si, faremo i bravi.” Le assicurò Sirius parlando lentamente come se si aspettasse che la ragazza non lo capisse.
“Voi siete strani!” Rise lei serena. “Un pinguino.” Aggiunse poi indicando il disegno sul bordo del suo foglio di pergamena.
James e Sirius annuirono intimoriti cercando di assecondarla.

……………..

Remus aveva dormito per tutte le ore scolastiche e con mano tremante tentava di mangiare qualcosa.
“Vengo con te.” Ripeté Star per la millesima volta.
“E Anne? Se vieni tu dovranno venire anche Sirius e James con chi rimarrà?” Le ricordò per la millesima volta più una Remus posando la forchetta.
“Se loro non venissero?” Chiese la ragazza.
“Allora non lascerò che tu venga. Non puoi venire da sola, questi erano i patti.” Replicò il ragazzo.
“Dove andate?” Domandò la bambina arrivando in quel momento assieme agli altri due Malandrini.
“Remus deve stare in Infermeria per sta notte. Temo abbia un influenza.” Rispose Star senza esitazioni.
“Perché dovete andarci tutti insieme? Di che patti sta parlando?” Insistette Anne.
“I patti erano che se uno di noi stava male dovevamo assisterlo insieme o non assisterlo affatto.” Si inventò Sirius al momento salvando la situazione.
“Allora vengo anche io!” Propose la piccola.
“Non se ne parla! Non possiamo rischiare che ti ammali! Le influenze dei maghi sono estremamente contagiose. Rischi di dover rimandare ancora di più il tuo rientro a casa.” Le proibì James.
“Va bene, ma non farmi stare con le tue compagne.” Implorò la bambina rivolta a Star.
La ragazza si morse il labbro pensierosa. “E con chi vuoi stare?” 
“Con Dennis.” Suggerì Anne con un gran sorriso.
“Chi è Dennis?” Investigò James squadrando sua sorella da capo a piedi.
Lei lo ignorò. “Ok, vieni su a lavarti e cambiarti e poi glielo chiediamo.” 
Prese la piccola per mano e si avviò verso la torre di Grifondoro.
“Chi bolide è questo tipo?!” Si arrabbiò James sedendosi di peso sulla panca e cominciando ad ingurgitare del cibo a caso.
“Sembri un po’ geloso. Non ti è passata dopo quel pomeriggio e quell’abbraccio in pubblico?” Lo stuzzicò Sirius.
“Pff. Non insinuare che non mi fido di lei. Io mi fido di lei. Non mi fido del resto della gente. Non ho nulla in contrario se passa del tempo con altri ragazzi. Le farà bene, può conoscere chi vuole. Solo che se chi conosce le spezza il cuore io spezzo a sto tipo la colonna vertebrale. Tutto qui.” Brontolò il ragazzo.
Remus scosse la testa rassegnato mentre Sirius se la rideva sotto i baffi.

………….

“Dennis, ehi, posso parlarti?” La voce di Star era una dei pochi suoni gradevoli in quel momento per il ragazzo dagli occhi verdi seduto con i suoi amici che discutevano animatamente su una sciocchezza.
Si voltò e incontrò il viso della ragazza che teneva per mano Anne già pronta per la notte nel suo pigiamino con i coniglietti gentile concessione della signora Potter.
“Con molto piacere.” Le rispose alzandosi e seguendola fuori dalla Sala Comune nel corridoio deserto.
“Vedi, Remus sta poco bene e io e gli altri vorremmo stare con lui in Infermeria sta notte ma abbiamo paura che Anne si ammali e lei vorrebbe stare con te, è possibile?” Spiegò Star tutto d’un fiato, sembrava avere una gran fretta perché batteva con il piede a terra e non riusciva a tenere ferma la mano che non stringeva quella della bambina.
“Non c’è problema può stare con me per sta notte.” Le assicurò felice di potersi rendere utile.
“Bene, puoi dormire con lei nel dormitorio maschile del secondo anno, a Peter non darà fastidio. Ti dispiace?” Gli chiese gentilmente lei.
“No, tranquilla. Vai pure. Ci penso io.” La rassicurò prendendo la mano libera di Anne che lasciò la ragazza.
Star gli posò leggera le labbra sulla guancia e corse via. 
Lui sospirò. “Aspetta! Sai che giorno è?” Le gridò dietro.
La ragazza si bloccò voltandosi. “Il ventuno, perché?”
“Devo segnarmelo da qualche parte.” Rispose Dennis sorridendo malizioso.
Lei gli sorrise di rimando e poi riprese la sua corsa.


……………………..
Ancora una volta. Pensò Remus rassegnato inginocchiandosi a terra in preda al dolore. Ogni singolo lembo di pelle cominciò a bruciargli intensamente e lui gridò o forse ululò, non ne era sicuro, batté un pugno a terra e poi smise di sentirsi se stesso. Il lupo in lui prese il sopravvento e quel lupo voleva mordere la ragazza di fronte a se. Balzò verso di lei ma poi si fermò accucciato come un bravo cagnolino fissando quei grandi occhi cobalto. Un raggio di luna entrò da una fessura della finestra sbarrata illuminando la pelle chiara e perfetta della ragazza e facendo rispendere i riflessi oro nei suoi capelli corvini. Il lupo la voleva attaccare ma lui, Remus, le voleva troppo bene per farle del male. Le unghie dell’essere si piantarono a terra mentre un ringhio basso usciva dalla sua gola. Qualcosa nel lupo si piegò alla volontà del ragazzo e l’animale e l’uomo insieme vollero la stessa cosa: giocare.
Così il lupo mannaro si mise a quattro zampe e cominciò una corsetta leggera verso la ragazza che subito gli spostò di lato il muso per non farsi mordere, l’animale tornò verso di lei sempre più piano e Star lo guardò con gli occhi sbarrati dallo stupore, allora anche lei con calma e attenzione si mise a quattro zampe senza poggiare le ginocchia a terra e il lupo cominciò a rincorrerla, lui la mordeva e la graffiava ma senza rabbia alcuna sembravano quasi due docili cuccioli che giocano insieme.
La ragazza rise saltellando e correndo per la stanza bloccando le mandibole del lupo quando le arrivavano troppo vicine e riparandosi il viso dalla sue zampate.
Era divertente.
Stranamente divertente.
Lunastorta era proprio migliorato negli ultimi tempi.
Poi, però, lui la morse più forte del previsto e ricominciò ad attaccarla con ferocia con l’unico obbiettivo di azzannarla. Lei era pronta a respingerlo e un’altra luna piena passò.

…………

“Sali prima tu e mandaci giù Peter e il tuo amichetto baby sitter.” Le consigliò James con una punta di amarezza quando arrivarono in Sala Comune di buon ora.
Star annuì, non aveva la forza di replicare, Lunastorta cercava di migliorarsi ma ciò lo induceva ad essere più feroce quando il lupo riprendeva il completo controllo e ciò la sfiancava.
La ragazza salì nel dormitorio dei ragazzi e scosse piano la spalla di Peter.
“Buon giorno. Scusami se ti ho svegliato così presto ma gli altri ti vogliono giù.” Annunciò lei in tono gentile.
Il ragazzo sbadigliò afferrò la divisa e scese al piano di sotto.
Lei poi si girò verso l’altro giovane nella stanza addormentato su un letto con la piccola Anne in braccio. “Dennis.” Lo chiamò dolcemente, lui non si svegliò.
Star si mordicchiò il labbro inferiore impensierita e gli si avvicinò piano continuando a pronunciare il suo nome. Alla fine gli sfiorò una guancia con la mano. “Dennis, svegliati. Non vorrei essere scortese ma ho bisogno che tu te ne vada in fretta ora.” 
Dennis aprì gli occhi e sorrise. “Sono morto senza accorgermene? No, non credo; nemmeno gli angeli del paradiso possono eguagliare questa visione.”
La ragazza sbuffò imbarazzata. “Grazie di…”
“Oh, Merlino! Che ti è successo?!” Gridò lui alzandosi di colpo e lasciando sul letto Anne che si rigirò infastidita.
Lei lo guardò interrogativa e poi seguì gli occhi di lui e capì. I vestiti di Star erano stracciati e pieni di sangue ovunque e qualche taglio profondo doveva ancora rimarginarsi.
“Ehm… no, non è nulla di grave, io… sono dovuta andare alle serre per prendere un germoglio essenziale per Remus e non sono stata attenta ai …Tentacoli Velenosi e… si, non c’è problema.” Si inventò la ragazza al momento.
“Perché sei dovuta andare te? James e Sirius?” Domandò Dennis esaminandole un lieve taglio sulla mano con aria preoccupata e lei si ritrovò a pensare che se l’avesse visto qualche minuto prima, quando era profondo due o tre centimetri sarebbe svenuto. Sorrise tra sé e sé.
“Loro dormivano e io non li ho svegliati perché mi sembrava inutile, sai… poi volevo farmi un giro…così…” Cercò di spiegare.
Il ragazzo parve calmarsi.
“Loro sono in Sala Comune ad aspettarti, vero?” Le chiese dopo un po’.
“In realtà aspettano che tu scenda. Io devo badare ad Anne, svegliarla, farmi un bagno, e loro vogliono parlarti, presumo.” Rispose la ragazza.
“Di cosa?” Si incuriosì lui raccogliendo i suoi vestiti.
“Cose da maschi. Immagino.” Sospirò lei teatralmente.
“Sei forte.” Si complimentò Dennis uscendo a sua volta dalla stanza.
Star rimasta sola si infilò nella doccia e si cambiò. Dopo di che si mise nel letto accanto alla bambina e chiuse gli occhi cercando di riposare.
Intanto al piano di sotto James e Sirius attendevano Dennis con impazienza.
“Qualche problema ragazzi?” Sbadigliò lui scendendo le scale.
“Si, un bel po’. Uno: noi e Star siamo una famiglia e quindi se la allontani da noi contro la sua volontà sei morto.” Cominciò James.
“Due: spezzale il cuore e noi ti spezziamo un po’ di ossa.” Continuò Sirius.
“Tre: lei non è un oggetto non la puoi possedere. Detto questo puoi provarci con lei.” James si avviò verso la conclusione del loro discorsetto.
“Si, siamo curiosi di vedere se riesci a conquistare il suo cuore.” Ghignò Sirius.
“Gran bel carattere voi ragazzi, non vi preoccupate, lei nemmeno si è accorta del fatto che ci sto provando spudoratamente. Vi prometto che non farò niente di più che parlarle finché lei non capirà. Devo andare, ci si vede.” Li salutò Dennis oltrepassandoli e uscendo dalla Sala Comune.
I due ragazzi si lanciarono uno sguardo stranito e salirono nel loro dormitorio.

…………

Per tutto il resto della settimana i Malandrini furono così occupati tra compiti e allenamenti che la piccola Anne si ritrovò a passare sempre più tempo con Dennis il quale aveva moltissimo tempo libero. Con lui la piccola imparò a muoversi da sola in giro per Hogwarts senza avere paura e cominciò a stare anche con tutti gli altri studenti di tutte le case che la accoglievano a braccia aperte inserendola in ogni cosa fosse divertente e adatta alla sua età.
Il venerdì sera l’aria era elettrica a causa dell’imminente inizio della stagione di Quidditch. Nella Sala Comune di Grifondoro la squadra, distrutta dall’ultimissimo allenamento prima della partita dell’indomani, tentava di trascinarsi stancamente verso i dormitori ma i sette giocatori vennero bloccati più volte da tutti gli altri studenti in vena di festa.
“Star andiamo a dormire?” La piccola Anne tirò un lembo della divisa della ragazza guardandola con i suoi immensi occhi azzurri.
“Scusatemi ma credo che si sia fatto tardi, a domani.” Si congedò lei con un gran sorriso ci fu un boato di protesta generale ma alla fine Star riuscì a guadagnare le scale e quindi la via verso un letto caldo.
“Avete notato? Se n’è andata dritta verso il dormitorio maschile…” Commentò una ragazza del quinto anno bisbigliando con le sue amiche.
“Non so voi ma io non ci credo alla storia che lei dorme li perché la piccola Anne vuole dormire insieme a lei e agli altri ragazzi, secondo me lo fa solo per stare con James.” Ipotizzò malignamente un’altra ochetta unendosi al gruppetto.
“Saranno pure una bella coppia agli occhi di molti ma io credo che lei lo abbia ingannato. Cioè, può essere bella finché vuole ma ha un carattere assurdo e non si veste mai decentemente, poi non si trucca e…” Cominciò a dire un’altra ragazza ancora ma fu interrotta dalla comparsa di Remus alle sue spalle.
“Forse lei, a differenza di voi, non ha alcun bisogno di bei vestiti e quintali di trucco per essere fantastica, e il suo carattere è mille volte meglio del vostro. E…lasciatela stare.” Decretò il ragazzo con inconsueto coraggio da parte sua.
Le ragazze ammutolirono e lui girò sui tacchi salendo a sua volta in dormitorio.
“Fai piano Rem, Anne si è appena addormentata.” Sussurrò Star quando il ragazzo entrò nella stanza.
Remus annuì avvicinandosi al suo baule per indossare il pigiama.
Nel frattempo la ragazza si alzò per sistemare le lenzuola del letto di James e Sirius, quando si voltò vide l’amico a petto nudo e si bloccò ad osservare le vecchie ferite che piano piano si rimarginavano.
“Che c’è?” Chiese lui preoccupato indossando in fretta la maglia del pigiama.
“Sono felice. Adoro sapere che non ti fai più del male quando ti trasformi.” Rispose lei sorridendo.
“Tecnicamente è merito tuo.” Le ricordò il ragazzo imbarazzato.
Star rise. “No, è tutto merito tuo, stai facendo enormi progressi, la scorsa luna piena mi hai riconosciuto.”
“Per un po’.” Precisò Remus.
La ragazza spalancò la bocca stupita. “Come…?”
“Quando cerco di mantenere il controllo sono lucido e ricordo quello che faccio ma so che la notte non è finita così, cosa ho fatto dopo?” Spiegò interrompendola.
“Ti sei comportato come sempre.” Raccontò lei vaga sbadigliando e avvicinandosi a Anne per mettersi sotto le coperte con la piccola.
“Ho parlato con Dennis prima, mi ha detto che mercoledì quando lo hai svegliato eri ferita. Le tue solite ferite scompaiono prima che tu possa raggiungere la scuola, me lo hanno assicurato James e Sirius.” Questo bastò ad immobilizzare Star.
“Sei più violento quando il lupo riprende il sopravvento.” Disse lei atona senza nemmeno girarsi.
Il ragazzo sospirò. “Sai cosa mi ha dato la forza di combattere il lupo?” Un attimo di silenzio. “Tu.”
La ragazza si voltò di scatto verso il suo amico fissandolo dritto negli occhi come per cercare una qualche traccia di bugie.
“Ho pensato che non volevo farti male e questo mi ha aiutato. Quindi se vuoi farmi sentire meglio, se vuoi che io migliori, devi dirmi se ti faccio del male e soprattutto devi raccontarmi quanto dolore provi.” Continuò lui.
Lei gli si avvicinò e lo abbracciò di slancio, caddero insieme sul materasso di Remus e rimasero abbracciati così a lungo che si addormentarono li.

…………………

Star si svegliò per prima quella mattina e le salì un groppo in gola al pensiero che quel giorno avrebbe giocato la sua prima partita, si alzò a sedere di scatto e svegliò Remus steso accanto a sè, i due si guardarono strabiliati prima di ricordarsi perché erano finiti nello stesso letto e allora si sorrisero.
Ciack.
La ragazza sospirò. “James sai vero che io ti toglierò presto di mano quella macchina fotografica?”
Suo fratello rise. “E perché mai? Adoro fare foto, potrei farci un calendario con quelle che ho scattato tra ieri sera e ora.” 
Remus e Star strabuzzarono gli occhi.
“Come?!” Urlarono all’unisono.
“Oh, si, ci siamo divertiti ieri sera.” Sbadigliò Sirius alzandosi.
“TU! Per una volta nella tua vita in cui mi avrebbe fatto comodo che ti svegliassi tardi decidi di aprire i tuoi occhi così presto e solo per poter dare aria alla bocca? Va a lavarti i denti, villano! Se non vuoi muorire giovane.” Gli gridò dietro la ragazza lanciandogli addosso un cuscino.
Lui corse verso il bagno riparandosi la testa con le braccia e ridendo forte.
Star scosse la testa rassegnata e poi si voltò verso suo fratello che ridacchiava tra i denti. “Sparisci anche tu prima che ti prenda a calci nel deretano.” Gli intimò alzando un pugno.
Il ragazzo seguì Sirius in fretta e furia.
“Spero che si diano una mossa, altrimenti faremo tardi ala partita. Senti, Rem, ci pensi tu a svegliare Anne? Io vado dalle ragazze a cambiarmi.” Chiese con voce calma anche se le mani le tremavano dall’emozione.
Remus annuì sorridendole.
Si ritrovarono tutti al tavolo di Grifondoro per la colazione.
James, Sirius e Star si sedettero vicino al resto della squadra mentre Remus e Anne mangiarono in disparte parlando con alcuni ragazzi tra cui Dennis.


…………….

“Ok, piove a dirotto, non vedremo nulla e scivoleremo spesso. Due consigli: sempre una mano salda sulla scopa e fate in fretta prima finiamo meglio è.” Annunciò Jordan alla squadra riunita nello spogliatoio. Ci fu un attimo di cenni d’assenso e risate tese, pacche sulle spalle e parole di incoraggiamento e poi uscirono tutti in ordine.
In meno di cinque secondi si ritrovarono lavati dalla testa ai piedi.
Jordan strinse la mano al capitano della squadra di Corvonero.
Il fischio di Madama Bumb si perse un po’ nel vento ma entrambe le squadre si alzarono comunque in volo anche se il fango sotto le suole delle scarpe non assicurò a nessuno una partenza veloce.
Sirius e Star avevano un compito ben preciso: tenersi sott’occhio ma stare il più distante possibile e tenere alla larga dalla propria squadra i bolidi possibilmente mandandoli addosso all’altra squadra. Nonostante si fossero spesso allenati durante le piogge torrenziali si persero di vista quasi subito.
Il cielo era così scuro che le uniche cose che si distinguevano dall’a pioggia erano le sagome dei giocatori più vicini e gli spalti.
Fortunatamente Star riuscì a raccattare James prima che finisse contro un palo degli anelli.
“Grazie!” Urlò quello per contrastare il rumore della tempesta.
“Figurati!” Gridò lei a sua volta.
“Dobbiamo finire in fretta…e sono sicuro che tu sai come. Buttati, Star, facci vincere prima che ci anneghiamo.”
James girò la scopa e ricominciò a scrutare il campo alla ricerca del boccino d’oro.
Pochi metri sopra alla ragazza Corvonero stava per segnare e in quel momento un bolide le arrivò da parte di Sirius lei sorrise prima di colpirlo con forza mandandolo verso l’alto e centrando il cacciatore di Corvonero in pieno mento cosa che, chissà perché, fece perdere al ragazzo la pluffa.
Star salì nel cielo senza staccare gli occhi dalla sagoma rossa di Sirius.
Qualche minuto dopo credette di vedere Robin segnare un punto ma forse non era vero. Una ragazza di Corvonero tornò indietro passando accanto a Sirius che la centrò in pieno con un bolide.
Sotto di loro James appariva ancora in alto mare.
Poi lo vide; il boccino. Si trovava nel mezzo tra se e suo fratello e il Cercatore di Corvonero, Cris, pareva averlo visto. Diede una mazzata ad un bolide che le veniva vicino ma nel farlo perse la presa sulla scopa e cadde.
Cris si bloccò non capendo da dove venisse quel ammasso rosso in caduta libera.
Qualcosa le sfreccio accanto e sentì la sua caduta fermarsi grazie ad una mano stretta attorno al suo avambraccio, alzò lo sguardo e vide la faccia sorridente di James e la sua mano libera stretta a pugno.
Un boato si levò dalla folla e Sirius li raggiunse tenendo tra le mani la scopa di Star, la ragazza si rimise in sella e rise delle facce sconvolte dei Corvonero.
Tutta la squadra di Grifondoro fu addosso a loro in un attimo coinvolgendoli in un enorme abbraccio instabile e bagnato.
Scesero a terra per miracolo e caddero nel fango sommersi dal resto della Casa che se li caricò sulle spalle portandoli fino al castello.
Solo quando raggiunsero la Sala Comune ed ebbero pranzato tutti insieme con dolci e schifezze varie finalmente i Malandrini poterono riunirsi lontano dal resto dei Grifondoro nella loro calda e accogliente stanza. La prima cosa che fecero fu una lunga doccia uno alla volta e poi si sedettero a terra infagottati nei maglioni pesanti per scacciare via l’umidità della pioggia penetrata nelle loro ossa durante la partita.
“Ottima giocata!” Si congratulò con loro Remus.
“Io ho avuto tanta paura quando stavi cadendo.” Piagnucolò Anne.
“Già quando ti ho vista mi è venuto un colpo, per fortuna che James è riuscito ad afferrare sia te che il Boccino.” Scherzò Sirius.
Star e James risero ma dopo un attimo si fermarono perplessi.
“Fortuna?” Chiesero insieme.
La stanza piombò nel silenzio.
“Voi avete seriamente creduto che fosse stata fortuna?” Esordì James con lentezza.
Tre sguardi si puntarono su di lui  ma fu sua sorella a continuare.
“Io mi sono fidata di James. Lui mi ha detto di buttarmi, certo all’inizio credevo che si riferisse al fatto che dovevo mettere in atto un piano che lui sembrava certo avessi in mente e per i primi minuti ho pensato intensamente a qualcosa di geniale però quando l’ho visto sotto di me a cercare il boccino ho capito.”
“Capito cosa? Siamo comuni mortali noi, potreste spiegarci?” Li incitò Remus.
“Io l’avevo già visto il boccino ma temevo che se mi fossi mosso anche Cris se ne sarebbe accorto e lui era sempre più vicino di me a quel dannato coso e quindi ho cercato di tenere sotto controllo quella pallina aspettando il momento opportuno ma non arrivava mai e ho chiesto aiuto a Star.” Raccontò il ragazzo occhialuto passandosi una mano tra i capelli bagnati.
“Già, mi sono accorta che lui faceva di tutto tranne che guardare verso il boccino e mi sono resa conto della situazione. Lui non mi aveva chiesto di ideare un piano ma di fidarmi e compiere il suo. Così mi sono buttata.” Spiegò meglio lei.
“E abbiamo vinto.” Concluse James gonfiando il petto senza accorgersene colmo di fierezza.
Dopo due secondi di silenzio Remus si accasciò sul pavimento e la mascella di Sirius raggiunse un livello di scioltezza impressionante. Anne li fissò senza capire veramente, felice della vittoria.
“Dobbiamo dirlo a tutti!” Decretò Sirius saltando in piedi e trascinandoli tutti fuori dal dormitorio.
Appena entrato in Sala Comune si mise in piedi su una sedia e cominciò a gridare ciò che aveva appena scoperto.
In meno di due secondi l’intera Casa fu addosso a Star e James per sapere ulteriori dettagli, Jordan fece loro i complimenti e tutto ciò andò avanti fino a quando qualcuno non cominciò a portare bibite e cibo nella torre ma non ci fu altro che una breve pausa, dopo di che gli studenti tornarono all’attacco per festeggiare la vittoria.
“Si, mi sono fidata incondizionatamente. Sapevo che mi avrebbe preso.” Ripeté Star per la millesima volta alla centesima persona.
“Scusa…” Un ragazzo le batté piano sulla spalla, lei si girò stanca pronta ad un altro resoconto di quella partita.
“Ehi voi! Guardatemi tutti, hp un brindisi da fare!” Jordan attirò l’attenzione di tutti su di sé e Star ne approfittò per allontanarsi dal ragazzo. Mentre il Capitano parlava della vittoria lei cercò di sgusciare fuori dalla Sala ma prima di poter raggiungere il buco del Ritratto andò a sbattere contro qualcosa di invisibile.
“Vieni qui sotto. Ti porto via.” Le disse una voce familiare e una mano comparve dal nulla per aiutarla ad infilarsi sotto il Mantello dell’Invisibilità. Suo fratello le sorrise e la prese per mano guidandola verso l’uscita e poi oltre molti corridoi fino ad uscire all’aria fredda della sera.
“Non piove più.” Constatò la ragazza sfilandosi il mantello e lasciandolo al ragazzo che lo piegò.
“No.” Le dette ragione James anche se era una frase stupida da dire e confermarla lo era ancora di più.
Camminarono a lungo stando addossati al muro esterno del castello per non farsi vedere da chi guardava dalle finestre.
“Ci sei riuscita eh?” Il ragazzo ruppe il silenzio e lei sapeva che lo avrebbe fatto perché era suo fratello ed era li per quello e lui sapeva che orgogliosa com’era non si sarebbe mai azzardata a parlare per prima.
“Si, ma…” Cominciò la ragazza.
“Hai esitato, lo so. Ci eri già arrivata ma non ne eri sicura per questo non ti sei buttata subito.” La anticipò James smettendo di camminare.
“Già, hai mai notato che ogni volta che arriviamo ad un punto di svolta tu ti fermi e mi guardi negli occhi?” Constatò sua sorella.
“Lo faccio apposta. Ho bisogno di trovare i tuoi occhi per leggerti.”
Star abbassò il capo lasciando che i capelli le coprissero il volto.
“Comunque non so cosa provo per Dennis, direi che è un ragazzo a posto, tutto qui per ora. E’ sbagliato?”
“No.” Le rispose lui dolcemente ingoiando un gigantesco groppo che gli era comparso in gola.
“E per quanto riguarda il fatto che non mi sono buttata subito, beh io mi fido di te ma…” La voce della ragazza si spense e poi provò a fare ciò che James faceva sempre. Cercò gli occhi nocciola del fratello e riprese a parlare con più calma e decisione. “Sono sicura che non c’è un ‘ma’ , non può esserci, ho deciso James, mi butterò sempre per te. Ora so che posso fidarmi veramente quindi, sediamoci, devo raccontarti una cosa.”
Il ragazzo eseguì accomodandosi a terra, lei gli si sedette davanti e prese un bel respiro.
“Durante la lezione di Pozioni sulla Veritaserum io sapevo quelle cose perché penso che le sapessero i miei antenati. Succede così nelle potenti famiglie Purosangue: oltre a passarsi i geni ci si passa anche la sapienza. Per questo so usare tutti quegli incantesimi o so cosa strane. Solo che non sai quanto mi dia fastidio, vorrei riuscire a controllarmi e invece no, mi sento succube di questa cosa, è come se in quei momenti non fossi in me.” Incominciò Star.
“Lo so, vedo i tuoi occhi cambiare colore, forse però non è tutta una cosa negativa, magari se impari a restare te stessa potresti usare la tua sapienza per il bene, un giorno, quando usciremo da Hogwarts.” Propose James.
“Non farmi pensare a quel momento, siamo solo al secondo anno!”
“Oh, ora ho capito perché continui a ripetere la nostra età sottolineando che siamo piccoli: non vuoi che la scuola finisca!” La prese in giro lui.
“Già. Vorrei che tutto durasse per sempre.” Gli confidò sorridendo.
“Ma tutto durerà per sempre! Siamo noi, una cosa banale come la fine della scuola non potrà certo dividerci! Che sciocchezze… Ora basta però, mancano ancora tanti anni.” La rincuorò suo fratello.
Risero insieme e si sistemarono l’uno affianco all’altro in modo da poggiare le schiene al muro e la ragazza inclinò la testa fino a toccare con essa la spalla di James.
“Sembri diversa ora. Più te stessa. Più fragile ma anche più umana. Sei quella di sempre ma più completa.” Commentò il ragazzo dopo alcuni secondi.
“Forse perché ho lasciato cadere tutte le mie difese e ho mollato le armi.” Spiegò lei.
“Ne sono felice. Fidati.” 
Star sorrise largamente e lo abbracciò facendolo stendere a terra e finendo distesa al suo fianco.
Risero per un po’.
“E’ bagnato qui per terra. Forse è meglio che saliamo.” Suggerì il ragazzo. La ragazza si alzò aiutandolo a tirarsi in piedi.
Rimisero il mantello e tornarono verso la torre di Grifondoro dalla quale provenivano ancora voci, grida di giubilo e risate.
Prima di avvicinarsi troppo al ritratto della Signora Grassa Star si bloccò e tornò a perdersi nel caldo nocciola degli occhi del fratello.
“Posso farti il mio primo giuramento?” Gli chiese con serietà.
James annuì convinto che se avesse aperto bocca il suo animo lo avrebbe tradito gridando di gioia.
“Ti giuro che mi fiderò sempre di te. So che vorresti che lo faccia per me, ma di me non mi fido. Sai cosa vuol dire fiducia? Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità.”
Il ragazzo rise. “Ti sei imparata a memoria la definizione del vocabolario?”
“Si. Perché non mi ero mai fidata prima, di nessuno, ma io ti amo James e ho bisogno di te e non penso di volere più nasconderlo anche perché non ci riuscirei. Sai cosa mi rende felice? Stare con te e averti come fratello.” 
Si abbracciarono nello stesso momento con spontaneità, chiudendo gli occhi e inspirando a fondo, l’odore umido del fango e della pioggia appena finita si mescolò al profumo delle loro pelli.
“Mi fido.”.




***
Ok bene, siccome sono a Bari questo capitolo lo invierà Triskell e ne sono felicissima. e vorrei che aggiungesse qualcosa in questo “coso mio” a te la tastiera…

Ehm... Ehm... Salve a tutti... Io sono Triskell... E non so che diamine dire... Spero solo di aver fatto bene il mio dovere e spero sinceramente che il blu della scritta sia quello giusto...
Ok, un saluto, anche da parte di Piumadoro che credo vi avrebbe salutato, credo...
Ciao ciao
  
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