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Autore: Violet2013    12/12/2013    15 recensioni
-''Allora un manga. Sei giapponese, no? I manga li leggerai...''
-''Certo!"
-''Ok, un manga. Metti che segui un manga dal primo all'ultimo numero per, che ne so, cinque anni? E poi finisce così, nel nulla, senza una degna conclusione...''
-''Tipo senza neanche un bacio tra i due protagonisti?'', arrossì.
-''Esatto!'', rispose lei, totalmente persa nei suoi ragionamenti, ''Alla fine non ti verrebbe voglia di prendere l'autore e riempirlo di botte?''
*
New York: Ranma Saotome, artista marziale giapponese, scopre che suo padre ed il suo migliore amico Soun hanno pianificato il suo matrimonio con una ragazza a lui sconosciuta.
AU su Ranma 1/2, i cui personaggi sono trasportati in una realtà totalmente differente.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7
''Chi disse: "Preferisco avere fortuna che talento" percepì l'essenza della vita. La gente ha paura di ammettere quanto conti la fortuna nella vita. Terrorizza pensare che sia così fuori controllo. A volte in una partita la palla colpisce il nastro e per un attimo può andare oltre o tornare indietro. Con un po' di fortuna va oltre, e allora si vince. Oppure no, e allora si perde.''
Woody Allen- Match point





"Allora, Akane, riesci a camminare, ora?"
"Credo sia definitivamente guarita. Grazie, dottore"
"Dottore, dottore... Chiamami Ono!"
"Hai ragione, scusa! Poi ormai siamo quasi parenti, no?"
Rise del visibile imbarazzo di sua sorella Kasumi, seduta accanto a lei, e del bel dottorino che le stava stringendo un po' troppo la caviglia, reagendo come al solito in maniera troppo plateale alle sue allusioni alla relazione con la primogenita Tendo.
Salutarono il medico e si diressero in centro per concedersi qualche dolcetto ed un buon caffè, prima di incontrare Ranma e Nodoka.
Sedute al tavolino in ferro battuto di un' elegante sala da the, le sue ragazze iniziarono a parlare dell'argomento preferito di Kasumi: l'amore.
"Allora, sorellona, quando ti deciderai ad ufficializzare il fidanzamento con Tofu?"
"Preferisco andarci piano, conosci papá, inizierebbe subito a parlare di matrimonio"
"Dillo a me..."
Sbuffó teatralmente alludendo al suo fidanzamento con Ranma, pianificato contro la sua volontá. La sorella sorrise e le prese la mano, con dolcezza.
I modi di fare di Kasumi le ricordavano in maniera straziante quelli della loro madre: anche lei era dolce e comprensiva, sempre disponibile ad ascoltare e consigliare gli altri. Quel gesto le strappó un sorriso malinconico.
"Akane, riguardo la faccenda di Ranma... Io non credo di averti ancora detto cosa ne penso..."
"Non ti offendere, ma non c'è nulla che tu possa dire o fare per convincermi che sia una buona idea"
"Tu gli piaci, sorellina."
"Ma smettila!", arrossì.
"Te lo dico io, lo sai che parlo poco ma sono una buona osservatrice. Tu a Ranma piaci e tanto, credo che questo suo punzecchiarti di continuo sia solo un modo per cercare la tua attenzione"
La sedicenne prese a guardare lo schermo del suo cellulare con attenzione, per evitare lo sguardo indagatore della sorella che, lo sapeva, stava cercando di cogliere la sua reazione a quell'ultima affermazione. Soppesó bene le parole, per evitare di dire qualcosa di cui si sarebbe potuta pentire, e poi rispose.
"Io credo che tu ti stia sbagliando. Ci manca poco che lui e Shampoo facciano sesso in classe, a giudicare dagli sguardi che si lanciano. Non che mi interessi, ma capirai che se gli piace quel genere di donna io non posso certo essere il suo tipo.
Credo che alcuni avvenimenti lo abbiano portato a sviluppare una sorta di istinto protettivo nei miei confronti e che mi veda come una sorellina, o qualcosa del genere, e ti diró che la cosa non mi dispiace nemmeno troppo. In fondo ha un carattere forte almeno quanto il mio e per questo lo rispetto. Poi dai, parliamoci chiaro, chi lo vuole il destino segnato a sedici anni?"
Kasumi sorrise, sua sorella si era messa in trappola con le sue stesse mani.
"Dunque ti piace ma hai paura di non essere ricambiata..."
"Cosa? No! Non mi piac... Lui non mi piace per niente!"
"Oh andiamo, Akane! A chi non piacerebbe un ragazzo cosí bello e forte? Se solo non fosse cosí giovane, io..."
"A me. Non piace a me"
"Ne sei sicura, Akane-chan?"
"La conferenza stampa è finita, signori, vi preghiamo di accomodarvi all'uscita"
''Dicevo...'', alzò la voce, in un finto tono autoritario, ''Secondo me tra te e Ranma può funzionare e ti spiego il perchè'', alzò una mano per bloccare la sorella, che aveva già aperto la bocca per contraddirla.
''Innanzi tutto, Akane, con quanti ragazzi sei uscita? E non parlo di Mousse o Ataru, che sono solo degli amici. Zero, vero? Tu non ti sai rapportare agli uomini, è questa la verità''
''A me non interessa sapermi rapportare agli uomini!"
''Forse ora no, ma un giorno, credimi, t'interesserà. Io credo, anzi ne sono certa, che la convivenza forzata con Ranma ti faccia bene: hai modo di conoscerlo e farti conoscere, di innamorarti e...''
Akane storse il naso scuotendo energeticamente la testa e rispondendo al cellulare che aveva preso a squillare proprio nel momento giusto. Per una volta quell'idiota di Ranma Saotome era stato provvidenziale.
''Dimmi, scemo... Sì, vedi di calmarti ed abbassare la voce, eh? Stiamo facendo merenda e poi arriviamo... Cosa? Grassa a chi, deficiente?... Ho detto che tra poco arriviamo, che fretta c'è? Se continui non ci vengo più!...Eh? Cosa sarei io?... Ha parlato! Sì, sì, vaffanculo, ciao.''
Kasumi scosse la testa, amareggiata, mentre sua sorella attaccava il telefono in faccia al suo fidanzato, imprecando. Akane s'infilò in bocca una meringa intera.
''Dicevi, Kasumi-onesan?''



L'atelier di Nodoka era grande e luminoso, pieno di ragazzi androgini vestiti all'ultima moda che correvano in ogni direzione portando in mano grossi scampoli di stoffa e bozzetti dei nuovi modelli. La donna corse incontro alle due ragazze con le braccia aperte emettendo dei compostissimi gridolini di gioia, stringendole a sè con aria materna.
Il suo viso era lo specchio di quello di Ranma: gli stessi occhi azzurri, lo stesso naso, le stesse labbra carnose, ma il loro modo di porsi era totalmente differente: Nodoka era una donna elegante dai modi impeccabili, sobria nel vestire e nel mostrare le sue emozioni.
Tutto l'opposto di suo figlio, che stava ridendo sguaiatamente seduto su un divanetto insieme a tre modelle russe dai capelli lunghissimi e dalle gambe infinite.

''Ragazze, mi siete mancate davvero tanto. E' incredibile, siete diventate due vere signorine!''
''Sì, soprattutto una!'', la interruppe Ranma, raggiungendola e stringendole la vita da dietro, posando la testa sulle spalle della mamma con aria protettiva.
Kasumi sorrise, quel ragazzo era stato tanto tempo lontano dalla sua mamma, ed era bellissimo che l'avesse ritrovata.
Akane, invece, si limitò a rispondere alla velata allusione del giovane con un'occhiataccia. Nel loro mondo l'apparenza era tutto e sapeva di non poter fare figuracce con Nodoka, per cui una scenata era fuori discussione, almeno lì dentro.
''Tesoro, eccoti! Perchè non aiuti le ragazze a scegliere i vestiti per domani sera? Akane, sicuramente vorrai conoscere il parere del tuo fidanzato, e mio figlio è molto bravo, sai? Sta imparando un sacco di cose su questo lavoro!''
La piccola Tendo non potè trattenere una risata immaginando quello zoticone di Ranma in veste di personal shopper, ma si ricompose immediatamente e sorrise alla donna, rifiutando la sua offerta con quanta più educazione possibile fosse concesso ad una mina vagante come lei.
''Nodoka, ti ringrazio tantissimo, ma sei già stata fin troppo generosa ad offrirci questo viaggio a Las Vegas; non possiamo davvero permetterci di approfittare anche dei tuoi vestiti...''
''Non sento ragioni, Akane! Tu e tua sorella siete talmente belle che non vedo l'ora di vedervi con le mie creazioni addosso! Magari potresti scegliere anche qualcosa per Nabiki, eh Ranma?''
''Ok...'', si grattò la testa esitante il ragazzo, mentre sua madre tornava al lavoro.


''Kasumi, tu sei perfettamente in grado di scegliere il tuo vestito da sola. Io mi occuperò di quel maschiaccio di tua sorella'', indicò Akane, che guardava estasiata degli abiti da sera appesi dall'altra parte del salone. ''Per quanto riguarda Nabiki... Consigli?''
''Scegli semplicemente qualcosa di molto femminile, qualcosa che la rispecchi'', suggerì Kasumi.
''Ok, qualcosa da troia...'', ripetè pensieroso il ragazzo guardandosi intorno ed allontanandosi, mentre la Tendo si sorreggeva al muro scandalizzata, sconcertata da quella risposta.

Dopo aver fatto un giro raggiunse la sua fidanzata che, tanto per cambiare, stava guardando degli abiti neri.
Le si parò davanti sbucando da dietro una serie di vestiti appesi, spaventandola, con due abiti appariscenti e scenografici in mano.
''Meglio Prostituta a Dubai o Spogliarellista a Parigi?''
Akane diede un'occhiata agli abiti, il primo, dal taglio orientale in seta blu elettrico, composto da una miriade di veli sovrapposti con una profonda scollatura ed uno spacco a dir poco rivelatore, ed il secondo, che sembrava un abito da charleston, di colore rosso scuro, corto e fasciante, ricoperto di frange nere.
''Se speri che io mi metta quella roba...'', i suoi occhi erano due fessure.
''Ma sei scema? Questi sono per Nabiki!''
''Allora va bene quello blu, è un colore che le piace...''
''Bene, Prostituta a Dubai. Tu hai visto qualcosa che ti piace?''
''Sono tutti bellissimi...''
''Posso scegliere io?'', le fece un'occhiolino, il primo segno di pace della giornata. Lo lasciò fare, assentendo con un gesto della mano.
Ranma la congedò dicendole di andare a casa e non cedendo nemmeno davanti alla sua resistenza. Il vestito lo avrebbe scelto lui e lei lo avrebbe visto soltanto il giorno seguente.



La mattina dopo, in aeroporto, Hirai e Genma si guardavano con attenzione e curiosità: l'artista marziale si chiedeva cosa Nodoka avesse trovato in quel pallone gonfiato borioso ed arrogante, mentre l'avvocato si chiedeva... In generale si chiedeva come quel buzzurro potesse mai aver avuto una donna, qualsiasi donna.
Sarebbero volati a Las Vegas per festeggiare il compleanno di Nodoka, quella sera. La stilista aveva insistito perchè i Tendo partecipassero al gran completo e, cercando di sotterrare definitivamente l'ascia di guerra, aveva invitato anche il suo ex marito.
Ataru beveva un caffè coi Silver Coral, invitati anche loro, e scuoteva la testa rassegnato ascoltando le battute di Jason sull'intimità con Nabiki, che rideva giuliva seduta in braccio a lui come se la conversazione non la imbarazzasse nè la offendesse minimamente.
Si alzò e si diresse all'entrata, accendendosi una sigaretta ed aspettando Akane, che si era chiusa in bagno circa mezz'ora prima, mentre Ranma e Soun parlavano concitatamente di arti marziali e Nodoka mostrava i bozzetti della sua nuova collezione a Kasumi.
La giovane uscì dal bagno con aria sconvolta e gli sorrise mestamente, imbarazzata.
''Stai male?''
''Ho un po' lo stomaco in subbuglio... Sai, io...''
''Hai paura dell'aereo...''
''Sì...'', abbassò gli occhi.
''Non c'è niente di cui vergognarsi, Akane!''
''Già...'', mise il muso.
''Non devi essere sempre e per forza una wonder woman, abbiamo tutti delle debolezze. Io, ad esempio, non riesco a non starti vicino, soprattutto oggi che è una giornata particolare...''
''Grazie, Ataru. Grazie per essertene ricordato.''
''Vieni, è ora'', le sorrise, prendendole la mano e portandola dagli altri.


Erano in volo da cinque minuti ed era già stufo, guardava annoiato fuori dal finestrino mentre il rumore dei baci appassionati tra Nabiki e Jason, seduti dietro di lui, lo innervosiva.
Buttò un'occhiata accanto a sè, dov'erano seduti Akane ed Ataru.
Il bassista leggeva concentrato un libro, probabilmente stava studiando, mentre la ragazza, accanto a lui, sembrava pregare sottovoce, muovendo le labbra in maniera impercettibile e febbrile e stringendo nelle mani un piccolo rosario.
I suoi occhi erano nascosti da un cappello nero a tesa larga, i capelli le ricadevano morbidi su un ampio maglione in lana beige che le arrivava fino alle gambe, fasciate da dei jeans neri aderenti. Il rumore del tacco dei suoi stivaletti che scandiva i secondi, mentre batteva ansiosamente un piede a terra, sembrava mettergli pressione affinchè dicesse qualcosa.
''Sei diventata cattolica?'', inidicò l'oggetto nelle mani della giovane.
''Lo era una persona a me cara. Questo era suo.''
''La tua mamma?'', chiese istintivamente.
''Sì, era americana'', tagliò corto.
''Scusa...'', mormorò lui, sapendo che l'argomento era ancora delicato, ''Che hai? Stai male?''
''Sono solo un po' nervosa''
''Vuoi vedere il tuo vestito?'', cercò di strapparle un sorriso.
''No, grazie.''
''Akane, stai... Per caso...'', si chinò e prese a sussurrarle all'orecchio, coprendosi le labbra con una mano aperta in modo da non farsi sentire da Ataru, ''Stai pensando a come pagare quei tizi?''
''No'', asserì secca, ''Ora che la mia caviglia è guarita sono perfettamente in grado di andarmi a cercare un lavoro e guadagnare ciò che mi serve''
''Allora che c'è?''
''Niente!'', sbraitò lei, prendendo poi un respiro profondo e cercando di ignorare il rumore assordante prodotto dall'apparecchio.
Nulla le faceva paura come il volo: il fatto di essere sospesa in aria, chiusa in quella gabbia senza possibilità di fuga, il rumore, la sensazione delle orecchie che parevano tapparsi, la pressione, i sobbalzi.
Proprio in quel momento, complice un vuoto d'aria, l'aereo sembrò fare un salto. Lo stomaco di Akane si contorse e, senza accorgersene, si era già slacciata la cintura e buttata addosso a Ranma, urlando.
Il ragazzo, in tutta risposta ed in preda all'istinto, la strinse facendole appoggiare la testa sul suo petto. Akane alzò gli occhi e lo guardò a lungo, finchè il giovane non le sorrise.
''Ora ho capito...''
''Cosa?'', chiese lei ricomponendosi e tornando al suo posto, riaddrizzandosi il cappello che le si era spostato.
''Hai paura di volare, eh?''
''E anche se fosse?''
''Che sfigata'', rise, mentre Akane gli tirava uno schiaffo e si girava dall'altra parte, offesa.

Tornò a guardare fuori dal finestrino, ma con la coda dell'occhio notò che Ataru aveva stretto la mano di Akane, la quale sembrava molto più tranquilla.
''Sei fantastico''.




L' Hard Rock Cafè hotel era enorme e spettacolare, nella loro suite c'era addirittura una pista da bowling privata.
Dopo essere stato miseramente battuto da Jason, lasciò i suoi due padri, Hirai e la band ai loro birilli ed alle loro palle e si diresse verso le stanze da letto.
Kasumi e Nabiki gli passarono davanti, bellissime nei loro abiti firmati da quel genio di sua mamma: fece loro un inchino revenenziale, accompagnato da un fischio di approvazione, e prese il vestito nella sua stanza, per poi entrare in quella di Akane, la cui porta era comunicante con la sua.
''Sempre senza bussare, mi raccomando, Ranma''
''Ti ho portato il tuo abito''
''Grazie, mettilo sul letto'', rispose senza un briciolo di entusiasmo lei, tornando a guardare la tv seduta sul letto.
Ranma si sedette accanto a lei e glielo porse, aprendo la cerniera della custodia che lo conteneva.
''Non vuoi vederlo?''
''Se lo devo indossare direi che lo vedrò per forza, no?''
''Vorrei sapere se ti piace, visto che mi sono sbattuto a scegliertelo'', rispose piccato. Aveva imparato a sopportare le giornaliere crisi isteriche di Akane ma, non sapeva perchè, la sua indifferenza lo mandava in bestia.
''Figurati... Avrai preso la prima cosa che ti è capitata sotto mano''
''Già, è così'', rispose ferito ed arrabbiato, buttando il vestito sul letto ed alzandosi, guadagnando la porta, ''Chi mai perderebbe il suo tempo a cercare di rendere presentabile un maschiacchio privo di sex-appeal come te?''
Se ne andò sbattendo la porta.
Akane prese il vestito e lo buttò per terra, pentendosi immediatamente della mancanza di rispetto nei confronti di Nodoka e del suo pensiero. Dopotutto, lo sapeva, anche lei ricordava che giorno fosse. Probabilmente aveva invitato lì lei e la sua famiglia proprio per farli distrarre.


  ''Akane, sei splendida!''
Nodoka guardò estasiata la sua creazione: l'abito scelto da Ranma sarebbe stato uno dei modelli di punta della sua collezione primaverile: era in seta color ciliegia e fasciava totalmente il corpo della giovane, aprendosi in una profonda, ma non troppo rivelatrice, scollatura sul seno. Vedendo come cadeva sul corpo tonico della giovane, Nodoka non ebbe dubbi, e le fece la sua proposta senza nemmeno pensarci.
''Ranma ti ha detto che stiamo cercando una modella?''
''Hem... Veramente no''
''Ok, per fartela breve ho bisogno di un ragazzo ed una ragazza per una campagna pubblicitaria, le foto verranno scattate la settimana prossima. Abbiamo esaminato centinaia di tuoi coetanei ma nulla di fatto, non ho trovato ciò che cercavo. Vorrei dei ragazzi veri, per una volta...''
''Vuoi che ti presenti qualche mia amica?''
''No, tesoro, voglio che lo faccia tu!"
''Cosa? I-io? No... Io non sono una modella! Ti ringrazio, ma io...'', indicò imbarazzata i suoi fianchi, leggermente arrotondati, ma che ai suoi occhi apparivano pronunciatissimi.
''Tu-sei-perfetta. Akane, ti prego, non dirmi di no! Te lo chiedo come regalo di compleanno!''
''Uff, io...'', si trovò costetta ad annuire in segno di assenso davanti agli occhioni supplicanti della sua futura suocera. ''Ok, va bene. Il ragazzo lo avete già trovato? Spero che sia abbastanza bello da compensare...'' scherzò. Nonostante non si vedessero da tempo, una strana complicità la legava a quella donna, come se in una vita passata fosse stata sua sorella, o la sua migliore amica.
''Sei stata esaudita: Ranma mi ha appena confermato la sua presenza!", battè le mani saltellando felice mentre alla Tendo stava per venire un collasso.
''Cosa? Io e Ranma? No... No, no, no, no, no. Mai. Io e Ranma no, Nodoka, mi dispiace''
''Troppo tardi, hai già detto di sì!''
Girò i tacchi e la lasciò sola, correndo dal figlio per dargli la buona notizia.


''No, no, no, no, no. Mai. Io ed Akane no, mamma, mi dispiace''
''Spiacente, ho già comunicato i vostri nomi all'ufficio stampa'', mentì scaltra.
''Se posassimo insieme finiremmo per litigare tutto il tempo, lo capisci? Akane è irascibile, isterica, permalosa, umorale, lunatica, violenta...''
''Bellissima...''
''Belliss... Eh? No, cioè, volevo dire...''
''Dovresti vedere come sta bene col vestito che le hai regalato, tesoro. Ci hai messo mezza giornata a sceglierlo, ma il risultato finale è stato degno di tutti gli sforzi''
''Non se lo meritava, oggi mi ha trattato malissimo''
''Oggi è una giornata particolare, per lei'', abbassò lo sguardo ed il tono della voce.
''I- Il tuo compleanno?''
''Sei un po' lento nella comprensione del linguaggio non verbale o sbaglio?''
''Perchè? Che succede oggi?''
''Sei anni fa, oggi, la mamma di Akane ci ha lasciati, figliolo''
''Non lo sapevo'', inchinò la testa in segno di scuse, ''Mamma, immagino quanto sia stata dura per te perdere la tua migliore amica proprio nel giorno del tuo compleanno...''
''Sì, lo è stato. Non l'ho mai più festeggiato, non che ci sia qualcosa da festeggiare in un anno in più che se ne va, comunque, soprattutto quando sei più vicino ai 50 che ai 30. In ogni caso, non è di me che ti devi preoccupare. Akane è una brava ragazza, ma soffre tanto, glielo si legge negli occhi. Tu sei il suo fidanzato e devi cercare di farla star bene. Me lo prometti, Ranma?''
''Io... Ci proverò...''
''Bravo ragazzo. Andiamo a cena, dai''



La cena era stata quanto di più imbarazzante Ranma avesse mai vissuto: Ataru, alticcio a causa delle ''aggiunte segrete'' che Jason aveva fatto di nascosto al suo analcolico, era alticcio e molesto e non faceva che provarci con Akane, riempendola di complimenti melensi e stucchevoli e lanciandole degli sguardi vacui carichi d'amore e desiderio.
La giovane, dal canto suo, pareva soffrire di una nuova malattia rara, che il giovane Saotome aveva deciso di chiamare MAI: Mutismo Affamato Incendiario. Non parlava, non mangiava e lanciava sguardi di fuoco a chiunque aprisse bocca rivolgendosi a lei.
Stando seduto accanto a lei poteva percepirne la forte aura combattiva che, se si fossero trovati ad un incontro di arti marziali, lo avrebbe fatto scappare via terrorizzato e piangendo come un vitellino.
Genma ed Hirai non facevano che punzecchiarsi, vantandosi a vicenda chi delle donne avute e chi del patrimonio accumulato, mentre Alexis e Mike, rispettivamente chitarrista e batterista della band, scommettevano urlando su chi dei due vecchi l'avrebbe spuntata, schierandosi in favore di uno o dell'altro e buttando volgarmente delle monete sulla tavola imbandita, sotto lo sguardo divertito del loro leader e cantante, ubriaco, che evidentemente aveva deciso di mettere incinta Nabiki proprio quella sera, a giudicare da come le toccava le gambe scoperte.
Nodoka aveva scelto di ignorarli quando i camerieri avevano servito il terzo antipasto: insieme a Soun e Kasumi stava pianificando nei minimi dettagli il matrimonio di lui ed Akane. Arrivati al secondo, Ranma l'aveva sentita addirittura parlare di bicchieri profilati in oro e tovagliolini in lino color avorio.

Approfittando della distrazione dei commensali, intenti a soccorrere Jason che si era accasciato sulla tavola con la faccia immersa nell'insalata, si alzò di scatto, tirò malamente Akane per un braccio facendola alzare e se la caricò su una spalla, correndo fuori dalla stanza e precipitandosi giù per le scale.


''Lasciami! La-scia-mi!"
''Hey, stai calma!"
''Ho detto mettimi giù!"
La posò dolcemente sul pavimento, aiutandola a risollevare la spallina del vestito che le si era abbassata durante la loro corsa e guidandola, per mano, nella sala principale.
La giovane si guardò intorno: il bar della hall era pieno di gente che beveva e chiacchierava animatamente, uomini eleganti e donne bellissime flirtavano senza vergogna davanti a cocktails colorati, mentre altri entravano ed uscivano dalla porta scorrevole che separava la sala dall'entrata del casinò, chi con aria felice e speranzosa, chi triste ed affranto.
il giovane Saotome diede un'occhiata all'ambiente circostante e vide l'ultima persona -o forse la prima- che si aspettava di trovare lì: fu immediatamente entusiasta dell'idea geniale che gli era appena balenata nel cervello. Si girò verso Akane e sorrise trionfante, mentre la mora lo fissava con gli occhi socchiusi e le mani sui fianchi, severa.
''Perchè mi hai portata qui?''
''Avevo bisogno di un po' d'aria...'', rispose sovrappensiero non perdendo di vista l'uomo davanti a sè, che fortunatamente non lo aveva ancora notato.
''Ed io che c'entro?''
''Diciamo che eri la persona più normale tra quelle sedute al nostro tavolo, paradossalmente''
''Paradossalmente, eh?''
''Sì, beh, qualche rotella manca anche a t.. Ahia!''
Si massaggiò la guancia, pulsante ed arrossata per lo schiaffo appena ricevuto, e le sorrise, facendole l'occhiolino.
''Che c'è?''
''Quanto ti sentirai in colpa per avermi schiaffeggiato...'', sussurrò con aria adulta e sicura di sè. Akane vacillò per un istante, scuotendo poi la testa imbarazzata da ciò che le era appena passato per la mente.
''Che significa?'', chiese esitante.
''Che sto per farti un grosso favore, coinquilina. Quanti soldi hai nella borsetta?''
''Intendi la borsetta che è rimasta in camera quando qualcuno mi ha portata qui con la forza?''
Il codinato si frugò nelle tasche, estraendone due biglietti da dieci dollari.
''Perfetto, questi soldi bastano e avanzano per pagare il tuo debito con quei tuoi amici del Club del libro, mia cara Akane''
''Venti dollari, Ranma?''
''Dieci'', rispose svelto lui, porgendole una delle due banconote e mettendosi l'altra in tasca.
''Questa ti servirà per offrire un drink a quell'uomo laggiù, l'altra sarà il nostro budget di partenza''

Akane si voltò a dare un'occhiata alla persona che il suo interlocutore stava indicando.
Era un uomo sulla settantina dai tratti orientali, non molto alto e con la faccia da giocatore incallito. I capelli brizzolati erano accuratamente tenuti in ordine da uno spesso stato di brillantina, la pelle grinzosa innaturalmente abbronzata e lo sguardo celato da un paio di occhiali da sole dalle lenti ambrate. Era vestito di tutto punto con uno smoking nero che sembrava essere stato cucito addosso a lui, ed avvinghiate alle sue braccia, una mora ed una bionda con dei fisici mozzafiato, probabilmente poco più che maggiorenni, bevevano champagne ridendo alle sue battute.
''Qu- Quello? Quel, quel... Quel coso?''
''Oh, andiamo, lo so che sai fare la carina, quando vuoi'', arricciò le labbra.
La ragazza gli tirò un pugno sulla testa, girando i tacchi e guadagnando l'uscita; Ranma la fermò prendendola per i fianchi, stringendo forse un po' troppo.
''Hey, aspetta!"
''Giù le zampe, maniaco!''
''Fidati di me, per una volta! Lo conosco, è un tipo ok. Devi solo sorridere, offrirgli un bicchiere ed invitarlo in camera tua, dopodichè faccio tutto io...''
''Cosa?'', strillò isterica, mentre il codinato le tappava la bocca per evitare che il vecchio li sentisse, ''Cos'è che dovrei fare?'', biascicò con le labbra appiccicate alla mano del ragazzo.
''Ho detto di fidarti di me! Secondo te permetterei mai a qualcuno di farti del male?'', si morse immediatamente la lingua, mentre la giovane alzava lo sguardo e lo guardava con un sorriso malizioso. Aggiustò il tiro.
''Voglio dire, sei pur sempre una donna, anche se ti comporti più come un pugile...''
''E credi che mollerebbe su due piedi quelle due fotomodelle per venire via con questo pugile?'', chiese storcendo il naso indicando teatralmente il suo corpo, sul quale lo sguardo del codinato indugiò forse un po' troppo. Non era male, non era per niente male.
''Mi stai dicendo che non saresti in grado di sedurlo?'', la punzecchiò, ''Voglio dire, so che parti svantaggiata, ma...''
''E perchè faresti questo per me, di grazia?''
''Sono troppo buono''
''Riuscirei a trovare i soldi che mi servono da sola, lo sai''
''Sì, magari te li faresti dare da quel bamboccione che suona il basso. Il basso, poi. Lo strumento più sfigato di tutti''
''La ritmica è la sezione più importante, nella musica''
''Questo te l'ha detto lui?''
''Non è che sei geloso?''
''Di chi, di un maschiaccio come...''
''Ok, ok, recepito il messaggio'', lo bloccò lei, seccata, alzando una mano. ''Dimmi cosa devo fare''.





''E fu così che salvai la vita al Dalai Lama. Vedete, ragazze, la vita è una partita a dadi. Nulla è più importante della fortuna."

Le due ragazze applaudivano ammirate dal racconto dell'uomo al bancone del bar mentre Akane, inorridita, inghiottiva saliva dietro di loro. Lanciò uno sguardo preoccupato a Ranma, che la osservava da dietro una tenda all'uscita della sala e la incoraggiava con lo sguardo a proseguire. Prese un respiro profondo e fece un altro passo in direzione dell'anziano, schiarendosi la voce per attirare la sua attenzione.
Nel momento in cui la vide, il suo viso s'illuminò. Si tolse immediatamente gli occhiali per osservarla meglio, permettendo alla più piccola delle Tendo di notare il suo sguardo penetrante e determinato, poi li rimise al loro posto e colmò con un paio di passi la distanza che li separava, congedando le due amichette con un annoiato Arrivederci.
Mentre le ragazze si allontanavano, guardandola con astio, Akane seguì il consiglio di Ranma e gli sorrise, porgendogli la mano in modo che lui potesse elegantemente baciargliela. Un conato di vomito s'impossessò di lei al contatto della sua pelle liscia con la barbetta ispida di lui.
''Sei appena arrivata, zuccherino? Ricorderei una giovane bella come te se tu fossi già stata qui...''
Al posto della risata giuliva che il codinato le aveva consigliato, prevedendo parola per parola quella battuta così scontata, dalla bocca di Akane uscì un suono strozzato e gutturale, che fortunatamente l'uomo interpretò come imbarazzo dettato dall'inesperienza.
''Sono il Maestro Happosai, ma chere, felice di fare la tua conoscenza''
''I-Io sono Akane, e...''
''Posso fare qualcosa per te, dolce Akane?''
''B-Beh, ecco...'', cercò senza successo di ricordare l'approccio sexy che Ranma le aveva preparato -che sembrava l'incipit di un film hard, più che un discorso di presentazione- poi decise di improvvisare, sopraffatta dal peso del suo sguardo. ''Vorrei offrirle un drink, se le va...''
''Ma certo che mi va!", urlò felice Happosai posandole un braccio intorno alle spalle. Contò fino a dieci, imponendo a se stessa di non ucciderlo, e, una volta calma, si sedette a gambe accavallate su uno sgabello ed ordinò un Sex on the beach.
''Interessante scelta di parole, mia cara, soprattutto perchè qui nel Nevada siamo circondati dalla sabbia!''. le posò una mano su un ginocchio, ridendo della sua stessa battuta. Akane pregò mentalmente che il barista non ci mettesse troppo a prepararglielo.
Presero in mano i bicchieri e brindarono a quello che Happosai definì un incontro fortunato, dopodichè la ragazza se ne uscì con l'unica frase che ricordava tra quelle suggeritegli dal codinato:

''Perchè non andiamo a berli in un posto più tranquillo?''
L'uomo sorrise felice e le prese la mano, guidandola verso il lato opposto della sala rispetto a quello che Akane aveva concordato con Ranma. La mora, agitata, lo tirò per un braccio, fermandosi.
''Che c'è, piccola?''
''P-prendiamo l'ascensore?'', sudava freddo. Aveva percepito l'energia di quell'uomo e la forza della sua stretta: si sentiva in pericolo.
''C'è un ascensore anche di qua, bellezza. Questa è la via più veloce...''
''M-ma io...Ecco...''
''Sì?''
Imprecò internamente contro Ranma e la sua solita mancanza di organizzazione.
''Dicono... Ecco... Che l'attesa faccia crescere il desiderio...''
Al suo ritorno a casa avrebbe dovuto ringraziare Estrella per tutte le telenovelas sudamericane infarcite di luoghi comuni che le aveva fatto vedere da piccola e da cui aveva rubato quella battuta. Il Maestro la guardò langue, pieno di desiderio, e la accontentò, avviandosi verso l'angolo in cui si era appostato Ranma.
Superata la pesante tenda rossa che separava la sala dall'area degli ascensori, inaspettatamente, prese Akane per i fianchi e la sbattè al muro, bloccandola.
''Non sono fatto per le attese...''


Ranma, come un toro nel momento clou di una corrida, lo allontanò da lei tirandogli una testata nello stomaco. Happosai inciampò e cadde per terra, rialzandosi immediatamente con la stessa agilità di un ventenne e scattando in piedi in posizione di difesa, guardingo.
''Chi sei?''
Il codinato si fece avanti uscendo dall'ombra prodotta dai tendoni, rivelandogli il suo volto, davanti al quale il vecchio sembrò perdere improvvisamente tutta la sua sicurezza.
''Ra- Ranma?''
''In carne ed ossa, vecchio''
''Credevo che foste morti...''
''Credevi male. Mio padre è al piano di sopra, sarebbe molto felice di salutarti'', sorrise amaramente. Akane osservava sbigottita la scena in silenzio, guardando a turno il suo fidanzato ed il vecchio, cercando di capire cosa stesse succedendo tra loro.
''Sei stato scatro a non avvicinarmi direttamente in sala, sapevi che avrei chiamato la sicurezza. Dimmi cosa vuoi, figliolo''
''Una mano. Devi fare in modo di moltiplicare questi'', prese i dieci dollari che nascondeva in tasca e glieli porse, ''ed aiutare la mia amica. Ah, non era attratta da te, ovviamente, schifoso maniaco''
''Akanuccia, è vero quello che dice mio nipote?'', le fece gli occhi dolci. Akane si portò una mano al petto e spalancò occhi e bocca, sempre più sorpresa, ignorando l'allusione alla sua presunta attrazione per l'anziano.
''Nipote?''
''Purtroppo'', le rispose Ranma, ''Se te lo stai chiedendo, da lui ho ereditato solo la passione per le arti marziali. Mio padre, invece, tutto il resto''
''Ho capito male o ha cercato di uccidervi?''
''Due anni fa viveva con noi, in Giappone. Ci ha rubato tutto e, per non farsi inseguire, ci ha chiusi in una stanza piena di gas nervino''
Il cuore di Akane sobbalzò un'altra volta. Era sconvolta da quel racconto.
''Come siete usciti dalla stanza?''
''Quell'idiota ha bloccato la porta ma non la finestra, ed eravamo al piano terra''.
''Questo perchè io in realtà non volevo uccidervi!'', piagnucolò Happosai, appoggiando la testa al seno di Akane e venendo gentilmente aiutato a spostarsi dal pugno della giovane e dalla forte stretta per i capelli di Ranma, ''Io volevo solo qualche soldino per poter andare a giocare!''
''Sono senza parole, siete una famiglia di deficienti buoni a nulla...'', sussurrò la Tendo.
''Hey, guarda che sto facendo tutto questo per aiutarti! Allora, vecchio, sei con noi o no?''
''Ma certo che sono con voi! E' il minino che possa fare...''
''Non credere che basti questo per farti perdonare, hai quasi ucciso tuo figlio e tuo nipote"
''No, Ranma, intendevo che è il minimo che possa fare per una ragazza così bella! Akanuccia, sai giocare a poker?''



Senza troppa fatica e grazie ai consigli di Happosai avevano vinto in fretta la somma di cui necessitavano più qualche extra per pagare da bere al vecchietto. Akane, dichiarando 18 anni, si era seduta al tavolo verde con aria audace e sicura di sè, aspettando degli avversari che l'avrebbero raggiunta immediatamente, attratti dalla sua scollatura.
Ranma, vestito da cameriere, era in collegamento telefonico con il Maestro, segregato fuori dalla sala perchè immerso nei debiti. Lui guardava le carte di tutti i quattro partecipanti, le riferiva al Maestro, e, tramite dei segnali concordati in precedenza, suggeriva ad Akane le mosse da fare.
Il codinato era rimasto piacevolmente sorpreso dalla forza di carattere e dalla sicurezza della giovane, che, seduta a quel tavolo, sembrava una vera donna, sexy e consapevole.
In realtà aveva notato anche come gli altri uomini la guardassero. Nonostante sembrasse tranquilla, sembrava un agnellino in una tana di lupi affamati. Il suo fascino aveva mietuto molte vittime quella sera, e Ranma sapeva che le sarebbe dovuto stare ben bene attaccato, per evitare che qualcuno, finita la partita, la infastidisse seriamente.
Forse, aveva pensato, Akane si sentiva realmente a suo agio solo in situazioni di pericolo ed illegalità.


Andarono al bancone e ritirarono l'assegno vinto, mentre Happosai insidiava una giovane donna vestita di rosso seduta su un divano di pelle. Ranma lo prese e lo sventolò davanti ad Akane, ritirando immediatamente la mano quando lei si era sporta per prenderlo.
''Che c'è, ora?'', chiese lei seccata.
''Non credi che dovresti almeno ringraziarmi?''
''E tu non credi di esserti montato un po' la testa?''
''Dimmi solo una cosa: ti sei divertita, stasera?''
Sorrise, erano anni che non si sentiva così elettrizzata.
''Sì, devo ammetterlo, Ranma. Grazie mille''
''Sono anch'io fantastico come Ataru?''
''Sì, Ranma, sei fantastico'', cantilenò con voce atonale ed aria stanca, mentre il codinato rideva di gusto.
''Penso di meritare almeno un bacetto, allora!"
''Cosa?'', spalancò gli occhi lei, allungando la mano per tirargli uno schiaffo, che il ragazzo prontamente evitò, tenendola per un polso e fissandola negli occhi, serio.
''Sulla guancia, pervertita.''


''Un bacio sulla guancia, eh?'', alzò un sopracciglio.
''Già, un bacio per un assegno. In alcuni paesi del mondo la chiamano gentilezza, hai presente?''
''Ed in altri prostituzione. Dammi quell'assegno!'', allungò nuovamente la mano, cercando invano di rubarglielo.
''Come sei drammatica! Niente bacio, niente debito pagato''
Arresa, si sporse alzandosi sulle punte e posò un piccolo bacio sulla guancia di lui, che sorrise compiaciuto e le porse l'assegno.
''Ciao, sono Ranma Saotome e nessuna donna è in grado di resistermi!''
''Sì, certo'', rispose lei, piegando in due il pezzo di carta ed infilandoselo nella scollatura, davanti agli occhi strabuzzati del fidanzato.
''Che c'è?'', chiese innocente, sorpresa dalla reazione del codinato, ''Non ho tasche, non sapevo dove metterlo e non posso certo rientrare in camera sventolandolo come una bandiera!''
''Avessi saputo che ti eri calata così bene nella parte della donna fatale, al posto del bacio ti avrei chiesto di lasciarmi fare questo!''
''Credevo che non ti piacessero le ragazze... Scarsine? Se non sbaglio avevi detto così, riguardo al mio...''
''Tutto fa brodo, sono tempi di crisi''
''Lo sai cosa sei?'', lo guardò con l'omicidio stampato in faccia, tirandogli l'ennesimo pugno, questa volta sul petto.
''Un pervertito?'', la prese in giro lui.
''Peggio!'', scoppiò a ridere, rassegnata.
''E non hai ancora visto niente'', replicò con una finta voce sexy ed impostata, da attore hollywoodiano, che fece trasalire la sua fidanzata.
In silenzio, sorridendole, le diede una piccola pacca sul sedere e la abbracciò, tenendola stretta al petto e  guidandola verso l'ascensore. In fondo non avevano ancora finito di cenare.




Ce l'ho fatta, ce l'ho fatta, ce l'ho fatta!
Perdonatemi il ritardo, perdonatemi l' OOC che inizia a farsi avanti prepotente e soprattutto perdonatemi se c'è qualche errore, sono di corsa e se rileggo un' altra volta mi si incrociano gli occhi!
Questo capitolo voleva essere liberamente (molto liberamente, lo so) ispirato all'episodio 85, ''Il re dei bari'', si capiva?
In origine avrei voluto prestare molta più attenzione al momento della sfida, ma il capitolo era diventato chilometrico (mi piace descrivere i piccoli momenti tra i due protagonisti, perchè è proprio tramite questi che si sta evolvendo il loro rapporto), ed alla fine ho lasciato tutto com'era venuto.
Spero vi sia piaciuto, come sempre grazie a chi legge e commenta ed alla prossima!

  
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