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Autore: Flam92    12/12/2013    1 recensioni

- Anja –
Tre anni prima . . .
Basta, me ne vado, sono arrivata al limite della sopportazione . . . È questo che ho ottenuto per essermi sacrificata all’inverosimile?! Il fatto che tra meno di un decennio sarò morta e sepolta, la donna che mi ha dato la vita mi ha insultato in ogni lingua conosciuta e non, e che devo lasciare tutto e tutti per andare oltreoceano?
- Loki –
Un anno prima . . .
In una cella, di nuovo!! Maledizione, odio stare qui dentro, mi manca l’aria, non posso muovermi . . . almeno mi hanno levato quel dannato bavaglio. Uff . . . che cosa dovrei fare per i prossimi due secoli? No, se non esco prima di qui finisce che divento pazzo sul serio.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 16: "La storia di Loki, parte 3 : nella tana del nemico"


 
- Loki –
         - Una volta messa a punto la mia strategia, mi sedetti sullo scomodo letto e aspettai… L’attesa può essere davvero un tedio inimmaginabile, quando si è nell’impossibilità di fare altro. Ero a molti mondi da quella che consideravo casa mia –errore deprecabile,  avrei dovuto accorgermi molto prima di come fossero davvero le cose-  con i miei poteri bloccati da un tipo di magia che non conoscevo e senza poter fare nulla…
         L’attesa porta la mente a concentrarsi su quello che normalmente nasconde e cela a se stessa, in un vano tentativo di proteggersi da ciò che può annientarla. Non è… salutare, per persone come me in particolar modo, stare troppo tempo chiusi in un buco a pensare, la pazzia è sempre in agguato… spesso con conseguenze molto poco piacevoli.
         Presi a camminare avanti e indietro per la stanza piuttosto angusta, misurandola a grandi passi; ogni tanto sbirciavo fuori dalla stretta finestrella che si apriva nello spesso muro.  Pensare di aprirmi una via di fuga passando da lì? Nemmeno lontanamente concepibile, visto che l’unica cosa visibile al di fuori di essa era un baratro senza fondo.
 Ad ogni modo, la strategia che avevo approntato mi lasciava un certo margine di manovra, se fosse andato tutto per il verso giusto.
         Con una smorfia di fastidio stampata in viso ritornai a sedermi su quello scomodo giaciglio, in confronto al quale persino la roccia su cui avevo dormito all’inizio del mio  viaggio faceva la figura del letto di piume.
Feci  vagare lo sguardo, pur non essendoci nulla di rilevante o interessante da guardare: escludendo il letto su cui sedevo, l’arredamento era costituito da un semplice armadio a muro di fianco alla finestrella, un paravento grigio scuro con decori neri e un bacile di pietra montato su un treppiede di ferro battuto.
 
         All’udire lo scatto della serratura ricomposi immediatamente la mia espressione; una delle prime cose che avevo imparato, quando mi ero accorto di non essere come i miei coetanei ad Asgard e che questi non potevano tollerare la mia presenza, era appunto non mostrare mai cosa davvero pensassi o provassi… motivo per cui portare una maschera di neutro disinteresse mi riusciva davvero facile, era ed è il modo migliore per mascherare le mie intenzioni. Come dite voi “Le acque chete fanno crollare i ponti”, e io posso sembrare all’apparenza molto tranquillo…
         Tornando alla vicenda, i due che mi avevano scortato fin lì erano gli stessi che erano poi tornati a prendermi, limitandosi ad un secco: “Il re vuole conferire con te, Asgardiano”. Non potendo fare altro, li seguii, mandando bene a mente il nostro percorso, esattamente come avevo fatto appena arrivati lì. Mentre camminavamo, li osservai con attenzione, in particolare le loro espressioni: quello più loquace dei due aveva uno sguardo quasi annoiato, la bocca atteggiata ad una smorfia di disprezzo, con ogni probabilità nei miei confronti.
 L’altro, invece, quello che parlava giusto per ricordarmi che mi avrebbe ammazzato volentieri, mi inceneriva con lo sguardo ogni volta che intercettava il mio, palesemente infastidito che dopo tutto quel tempo respirassi ancora. Una cosa che invece avevo trovato davvero ridicola erano quelle spropositate orecchie a punta e i capelli color del gesso raccolti in un modo che avrebbe fatto invidia alle dame di Asgard…
         All’improvviso ci fermammo davanti ad un enorme portone istoriato, fatto sempre della stessa, onnipresente, pietra nera e lucida. Fissai per un attimo i nostri volti riflessi in uno dei battenti, meravigliandomi del fatto che stonassi meno qui che ad Asgard… come se il mio posto fosse molto, molto lontano dalla luce che sembrava, e sembra, pervaderla ovunque. Fatti del genere danno da pensare non poco.
 Le creature che parevano più simili a me erano quello da cui mi avevano messo in guardia, classificandole come mostri, come qualcosa da disprezzare. Riflettendoci, certamente a Asgard non ero benvoluto, anzi, mi odiavano… fu allora che capii che non sarei mai appartenuto alla Città d’Oro, per quanto mia madre si ostinasse a sostenere l’opposto.
Comprendere questa verità ruppe qualcosa dentro di me.
 
         La sala del trono celata da quei battenti era davvero enorme, appena illuminata da pochi bracieri, la cui luce fioca rendeva l’intero ambiente un po’ meno opprimente.
Il trono di Afvaldr era collocato proprio di fronte all’ingresso della sala, posto sopra una pedana rialzata, cui si accedeva da pochi gradini che partivano dal pavimento.
Era un trono massiccio, squadrato, i braccioli lavorati in forma di drago, come pure il bordo dello schienale. Due bracieri, uno per lato, gettavano pallida luce sul re.
         Non ricordo altro della sala, poiché l’occupante di quel trono mastodontico aveva catturato tutta la mia attenzione: rispetto agli altri Elfi, Afvaldr era nettamente più alto, particolare intuibile persino mentre era seduto, e due volte più massiccio. Non ero sorpreso che lo temessero tanto. Il viso sembrava avere un’espressione perennemente corrucciata, gli occhi che mandavano bagliori sinistri e non perdevano un solo dettaglio di quanto gli stava attorno.
         Indossava una semplice corazza composta da placche metalliche disposte a spina di pesce, gli avambracci coperti da spessi bracciali di cuoio. Le mani invece erano chiuse in un paio di guanti, il cui dorso era rinforzato da spuntoni di metallo. Non portava nulla, invece, che fosse riconducibile a insegne di potere, dettaglio che destò in me una certa sorpresa: da ciò che avevo appreso, un re tiene particolarmente a mostrarsi come tale.
         Non appena giunsi al centro della sala quello si alzò in piedi ed io fui sopraffatto dalla potenza del suo Seidr, che mi travolse come un’ondata di marea.
Afvaldr diede qualche secco ordine ai due che mi seguivano,in una lingua che non capivo; con la coda dell’occhio li vidi chinare il capo e uscire senza dargli le spalle, accostando i battenti. Come l’uscio si chiuse, sentii il familiare formicolio della mia magia percorrere le mie vene. Dentro di me esultai.
         Una volta soli, il re prese a girarmi attorno con vivo interesse; ebbi nuovamente modo di rendermi conto, oltre che della sua stazza, del suo enorme potere come mago: poche altre volte, infatti, mi era capitato di incontrare chi potesse reggere il confronto con me e nel caso di Afvaldr avevo la netta impressione che potesse essermi anche superiore. Senza contare che aveva parecchi secoli di esperienza alle spalle, esperienza molto maggiore della mia.
Quando si ritenne soddisfatto si fermò di fronte a me, fissandomi negli occhi.
         “Dunque, Asgardiano, i miei sottoposti mi hanno riferito che desideri propormi un accordo. Di cosa si tratta, voglio sapere”. La sua voce, pur roca e molto bassa, aveva anche un tono graffiante, stridulo in certi punti: decisamente sgradevole, ma non avevo dubbi che desse gli incubi a chiunque dei suoi avversari.
         “In effetti è così” assentii, badando bene a tenere un basso profilo, “I miei mi hanno esiliato qui, con l’accusa di tradimento, perché hanno scoperto che faccio uso della magia…”
         “Che cosa vai cercando, Asgardiano? Non parlare per enigmi, so chi sei” mi interruppe Afvaldr, fissandomi con astio.
         “Vendetta, è questo che cerco. Vendetta per chi mi ha ingiustamente accusato, temendo una mia rivolta contro di loro. E so che anche voi la bramate… considerato che il Padre degli Dèi uccise il vostro precedente re, se non vado errato.”
         “Non sbagli, infatti, Dio degli Inganni, tuttavia non ci serve il tuo aiuto” fu la lapidaria risposta di Afvaldr, prima che mi desse le spalle e ritornasse a sedersi sul trono. Ero sorpreso dal fatto che sapesse la mi identità, forse era più astuto del previsto ed io lo avevo sottostimato. Decisi quindi di continuare con il mio piano, ma con le dovute cautele.
         “Immaginavo che foste già a buon punto con i preparativi, però…”, lasciai volutamente la frase in sospeso e ottenni l’effetto sperato: Afvaldr riportò la sua attenzione su di me.
         “Continua, Dio degli Inganni, e spera per te che sia interessante quello che hai da dire”
         “Ora capisco da chi hanno preso i vostri sottoposti”, ridacchiai, per poi tornare serio e proseguire col mio discorso, “A mio modesto parere, credo che potrebbe servirvi un mago in più, tra le vostre fila…”
         “Ce ne sono già molti, e capaci, quindi perché dovremmo averti al nostro fianco? E chi assicura che tu non sia una spia, pronto a tradirci e a consegnaci ai tuoi?!” sbottò il re, battendo con forza l’enorme pugno sul bracciolo del trono, che si scheggiò all’impatto. No, non era davvero uno stupido, e per di più era anche molto, molto forte, più di quanto avessi stimato. Dovevo assolutamente procedere con immensa cautela.
         “Libero di credere ciò che preferite, però sappiate che posso facilitarvi non poco il viaggio verso Asgard, e fare in modo che arriviate nascosti da Heimdall… Nessuno saprebbe della vostra venuta. Con l’esercito impreparato, avreste gioco facile nel conquistare la città… ed entrambi avremmo la nostra vendetta. Voi per la prematura dipartita del vostro predecessore, io per i torti subiti.”
         Le mie ultime parole sembrarono averlo convinto, tuttavia rimasi con la guardia ben alta mentre il re camminava per l’ampia sala, ogni tanto fondendosi con le ombre scure proiettate dalle alte colonne che sorreggevano il soffitto.
Alla fine delle sue elucubrazioni, Afvaldr si piantò di nuovo di fronte a me, fissandomi negli occhi.
         “Finchè non avrò deciso il da farsi, tu rimarrai qui e non uscirai dalle mura della mia casa, pena la morte. Domani al tramonto conoscerai la mia decisione, e con essa il tuo destino”
Chinai la testa in segno di assenso, quindi aspettai che le mie ben note guide mi scortassero di nuovo nella squallida stanzetta di prima.
         Uscendo dalla sala del trono, con gli occhi del re sempre ben fissi sulle mie spalle, non potei trattenermi dall’esultare tra me e me, sapendo con certezza che Afvaldr stava considerando sul serio la mia proposta.
Con un po’ di fortuna, avrei ottenuto anche più di quanto avessi mai osato immaginare.
 
         Di nuovo, dovetti lasciare che i fatti seguissero il loro corso e ciò significava dovermi nuovamente rodere il fegato, oltre che la testa, mentre aspettavo con pazienza che quel maledetto Elfo prendesse la sua decisione. Il doppio gioco era estenuante, e difficile da mantenere, ora che sapevo che quel guerriero spietato era anche buon stratega e non stupido come lo avevo creduto all’inizio.
Dovevo conquistarmi la sua fiducia, in un modo o nell’altro.
         Di solito non predispongo piani che prevedano un punto cardine così delicato, sono i primi che vanno gambe all’aria se anche solo un minuscolo dettaglio è fuori posto, ma come ho già detto, era l’alternativa migliore che avevo trovato dopo molte e ripetute riflessioni.
         Se le elucubrazioni di Afvaldr lo avessero portato dove immaginavo io, ben presto avrei carpito buona parte della magia degli Elfi Neri senza la minima fatica e, molto più importante, senza destare il benché minimo sospetto… -
 
- Clint –
         O porca miseria!! Anzi, no, merda! Merda merda merda! Ma tu guarda… e stavolta tocca pure dargli ragione, diavolo! Ci siamo messi in mezzo quando non c’entravamo davvero un accidente.
L’arciere soffoca un sospiro e scuote appena la testa, senza perdersi una sillaba di quanto Loki sta raccontando. Comincia a capire perché tutti lo temano quando apre bocca: con poche parole è riuscito a incantarli tutti, persino l’inflessibile Fury non riesce a staccare gli occhi da lui.
         Quello di cui non si capacita, invece, è di come il dio faccia a mantenersi tanto distaccato mentre racconta quelli che, a ben pensarci, sono essenzialmente fatti riservati: le parole di Loki sono fredde e impersonali, solo a tratti emerge qualcosa di lui, quando il filo dei ricordi travolge anche l’ultima difesa della logica ferrea con cui tiene confinati i propri sentimenti.
Cosa che, a dire il vero, fanno più o meno tutti lì dentro: sono spie, assassini, addestrati a non far trasparire nulla e la logica, ovviamente, è la loro migliore amica.
         Onestamente, però, c’è da dire anche che Loki ha avuto un gran fegato a sopportare tutto ciò che gli è capitato, a cavarsela da solo senza pretendere e/o sperare nell’aiuto di altri, nemmeno nei casi più disperati.
Sì, ora capisco perché non sopporta Thor quando questo reclama di essere suo fratello, quando insiste nel dire che vuole ricostruire i loro rapporti… non sono mai stati fratelli, forse nemmeno da ragazzi. Cavoli, sarei incazzato a morte pure io, se fosse così.
         Riflettendoci, non potrebbe essere ammirazione? In fondo, oltre all’indubbia intelligenza del Dio degli Inganni, c’è anche una buona dose di tenacia e caparbietà, doti che Clint stesso ha sempre reputato essenziali, in ogni aspetto della vita. Loki sembra averne da vendere, persino più di Thor. E visto cosa ha passato il moro, per sua stessa ammissione, l’arciere non se ne sorprende più di tanto.
         Tutto sommato, lui e Loki un po’ si somigliano: entrambi sono stati ingannati da coloro i quali li hanno cresciuti, sono stati allevati nella menzogna, traditi dalle persone a loro più vicine… e ancora ci si chiede perché poi la gente arriva a minacciare di morte un intero pianeta? A compiere stragi? A innalzarsi sopra gli altri per sentirsi considerati e degni di qualcuno? Se Clint non è arrivato a questo punto, è solo perché ha avuto un po’ di fortuna e qualcuno che l’ha rimesso in riga ben prima che fosse troppo tardi.
E pare proprio che anche Loki sia parecchio allergico alle regole, punto nettamente a suo favore per quanto lo riguarda.
         Anja ci ha battuto alla grande, direi… nessuno a parte lei ha dato credito a Loki, che stavolta aveva ragione in pieno…  miseria ladra! non avrei mai pensato di arrivare a tanto, ma siamo tutti nelle mani del pazzo intergalattico, che sembra essere l’unico a sapere cosa diamine sta succedendo. Ma questo non vuol dire che sia disposto a chiudere un occhio per la faccenda del controllo mentale con annessi e connessi. Oh no, su questo punto è ancora guerra aperta. Se sopravvivremo, forse, ma solo forse, sono anche disposto a passarci sopra. Ma accidenti a te, Anja, proprio di uno così dovevi prenderti una cotta?! Benedetta ragazza, se non avessi dato prova di essere molto sveglia, penserei che sei un’idiota totale… come tutti noi, del resto.
         I pensieri di Clint sono tutto meno che chiari, al momento, ma è probabile che sia cosa abbastanza diffusa tra gli astanti, al momento. Sarebbe interessante scoprire che ne pensa Nat di tutto questo macello… Nat che siede dalla parte opposta rispetto a lui e ha un’espressione così rapita e assorta che Clint mai le aveva visto in viso.
Che debbano preoccuparsi, più di quanto già non siano, è un dato di fatto; ma per stendere un piano d’attacco che non preveda un suicidio di massa è bene sentire tutta la storia di Loki. Clint ha davvero un brutto presentimento mentre stiracchia le braccia e cerca una posizione relativamente comoda per continuare a dar retta al dio.
 
- Loki –
                         Se le elucubrazioni di Afvaldr lo avessero portato dove immaginavo io, ben presto avrei carpito buona parte della magia degli Elfi Neri senza la minima fatica e, molto più importante, senza destare il benché minimo sospetto…
        
         Passai la notte insonne; non è certo piacevole sapere che la propria vita dipende dai capricci di un re, indipendentemente da quale sia la sua scala delle priorità.
Vi dirò una cosa, a proposito di ciò: non fidatevi mai delle parole di un sovrano, sono la peggiore schiatta di manipolatori bugiardi. Quindi capire anche perché quella notte non riuscii a chiudere occhio, come del resto passai tutto il giorno seguente ad agitarmi come una belva in gabbia, quasi arrivando a scavare solchi nel pavimento per il gran camminare avanti e indietro.
         Alla fine, al tramonto come stabilito, le mie ben note guide vennero nuovamente a prendermi e mi scortarono nella sala del trono.
Afvaldr era solo, come la prima volta che l’avevo incontrato; apostrofò i suoi sottoposti nello stesso modo del giorno prima, quindi si rivolse a me, facendomi cenno di andare più vicino al trono, nel debole cono di luce proiettato dai bracieri.
         “Asgardiano, ho molto e a lungo riflettuto sulla tua offerta”, esordì, fissandomi in viso con la tipica espressione arcigna, “E ritengo sia una valida proposta, pertanto avrai salva la vita, per il momento. Bada bene, però, alla prima avvisaglia di tradimento, verrai giustiziato seduta stante. Se mi riterrò soddisfatto dei tuoi servigi, verrai adeguatamente ricompensato.”
         Inutile dire che, se da una parte ero sollevato, dall’altra ero anche parecchio preoccupato, perché l’affermazione di Afvaldr sottintendeva che sarei stato sotto strettissima sorveglianza.
         “Vi ringrazio per la vostra magnanimità”, replicai alle parole del re, pesandole con cura, “Ditemi cosa posso fare per darvi l’aiuto che vi ho promesso.
         “Come prima cosa, sarà necessario erudirti nelle nostre arti. Non voglio inetti e incapaci, nel mio esercito.”
         Non potei trattenermi dal sorridere compiaciuto, era arrivato esattamente dove volevo che arrivasse. Probabilmente il re prese la mia espressione come muto ringraziamento e come un segno di riconoscenza per avermi concesso un tale onore.
Che pensasse pure ciò che voleva, io avevo ottenuto parte di quello che mi ero prefisso.
         “Comincerai seduta stante il tuo addestramento. Leiknir! Úlfhildr” concluse il re, prima di chiamare un paio dei suoi maghi. Sperai vivamente che non fossero i soliti due che mi scarrozzavano in giro: avrei potuto davvero ucciderli, se me li fossi trovati davanti un’altra volta.
         Le porte della sala si spalancarono, lasciando entrare una coppia di Elfi, un maschio ed una femmina, la prima che avevo visto da quando ero arrivato lì. Si fermarono rispettosamente –o forse era timore?- sulla soglia, in attesa.
Il Seidr di entrambi era piuttosto forte, non certo al livello di Afvaldr o mio, ma pur sempre potente abbastanza da renderli avversari pericolosi, se avessero attaccato insieme.
         “ Lei è Úlfhildr ” proseguì quindi, indicando l’Elfa che avanzò con passo fluido verso di noi, “Mentre l’altro è Leiknir.”
Anche l’Elfo si avvicinò a noi, serio in volto.
         “Avrete a disposizione l’arena centrale per insegnare all’Asgardiano quello che sapete. Dovrete comportarvi come se fosse uno dei nostri maghi. Sono stato chiaro?”, si rivolse il re ai due, che annuirono prontamente, prima di avviarsi verso una piccola porta in un angolo dell’enorme sala, facendomi segno di seguirli.
Nessuno di loro aveva aperto bocca.
 
         Sembrava che in quel maledetto posto avessero un debole per corridoi labirintici e claustrofobici, sempre immersi nella quasi totale oscurità. Meno male che sono sempre stato una persona adattabile… mi ero abituato abbastanza alla svelta a vedere al buio.
         Arrivati nell’arena, che constava di un semplice spiazzo ovale di sabbia traslucida con un’alta balaustra tutt’attorno, che la separava dalle tribune, i due Elfi si fermarono al centro ed io di fronte a loro.
Ebbi modo di osservarli con attenzione: la femmina aveva i lineamenti tutto sommato fini e eleganti, quasi felini, gli inquietanti occhi di un grigio quasi bianco che troneggiavano nel viso dalla pelle scura, mentre il fisico era snello e tonico, forse anche troppo. Il maschio aveva una fisionomia simile a quella dell’Elfa, ma su di un corpo massiccio e muscoloso, esattamente come quello di un guerriero fatto e finito. Entrambi portavano delle semplici vesti di tessuto nero e lucido, sopra le quali avevano indossato delle leggere corazze di metallo e cuoio rinforzato.
         “Sei un mago potente, Asgardiano” esordì l’Elfa squadrandomi da capo a piedi, “Ma ora devi dimenticare quello che sai, per fare spazio a quello che abbiamo da mostrarti”
         “Tuttavia, prima sarà necessario combattere, usando solo il Seidr”, aggiunse l’altro, “Così da renderci conto di cosa tu sia realmente capace.”
         Senza preavviso, mi attaccarono entrambi.
 
         Fu davvero divertente, un paio di giorni dopo, tornare dal re con i miei due insegnanti, piuttosto malridotti, a dire il vero, e sentire i due maghi dire al proprio sovrano che ero troppo potente persino per loro, che non avrebbero potuto istruirmi più quanto non avessero già fatto. Inutile dire che Afvaldr non la prese bene, anche perché l’avevamo interrotto nel bel mezzo di un consiglio di guerra, a giudicare dal numero di persone attorno al grande tavolo e dalla quantità di carte sparse un po’ ovunque.
         La conclusione logica fu che il re mi prese sotto la sua egida e provvide personalmente ad insegnarmi tutto ciò che sapeva.
 
         Passò molto tempo, l’addestramento cui mi sottopose fu quanto di più duro e sfiancante avessi mai immaginato. Ogni sera tornavo nella mia stanza –sempre quel buco orrido dove mi avevano sbattuto il giorno che mi portarono lì- con le ossa doloranti, esausto per aver dato fondo a tutte le mie energie.
 Il Seidr di un qualunque essere vivente non è una fonte infinita di energia, ma anzi, si esaurisce tanto più velocemente quanto più spesso viene usato e quanto più potente è la magia che viene praticata. E il mio, in quel periodo, era pericolosamente vicino al limite.
Vi risparmierò tutta la cronaca, scenderei in tecnicismi e particolari che voi non capireste nemmeno lontanamente, senza contare che nessun mago che si rispetti rivelerebbe ciò che ha appreso con tanti sacrifici.
         Non avrei saputo dire con esattezza quanto era durato l’addestramento,tuttavia ero riuscito, in questo lasso di tempo, a raggiungere l’obiettivo cardine del mio piano: conquistare la fiducia di Afvaldr… e incidentalmente anche quella degli altri due maghi, Leiknir e Úlfhildr.
 
         Sapevo che la battaglia si stava avvicinando, lo leggevo negli occhi di tutti intorno a me: il nervosismo era cresciuto notevolmente, come pure era aumentato il via vai continuo da e per il palazzo.
Anche io ero irrequieto, ma per motivi ben diversi: la mia strategia così accuratamente pianificata si stava avviando ad una ben felice conclusione e molto presto avrei potuto appropriarmi di uno scettro con un frammento della pietra. Se avevo indovinato, quello che trasportava la carovana cui mi ero aggiunto era proprio uno di quegli artefatti, destinato indubbiamente a qualcuno della cerchia di Afvaldr, se non a lui stesso.
         Un paio di notti prima della battaglia il re in persona mi fece chiamare; quando chiesi ad uno dei galoppini il perché di tale convocazione, l’unica risposta che ricevetti fu un secco: “Questione di massima importanza”. Non li sopportavo, maledizione! Quelle voci così fastidiose mi stavano facendo impazzire e inoltre smaniavo per vedere un cielo stellato o l’alba dalla finestra della mia stanza, ad Asgard.
         Di malavoglia, mi feci scortare dal re, il quale mi caricò quasi di peso su un orrendo bestione peloso, che sbavava ovunque, pieno di zanne e spuntoni, ma anche incredibilmente agile nell’inerpicarsi sugli scoscesi pendii delle montagne.
         La risalita fu piuttosto lunga e faticosa, più di una volta rischiai di scivolare giù da quella bestia col nome incomprensibile, tra le risatine di scherno generali, e di frantumarmi tutte le ossa del corpo rimbalzando giù per il crinale.
         Arrivati sulla sommità della montagna ci fermammo in uno spiazzo circolare, rivestito di lisci lastroni di pietra concentrici, decorati da strani simboli. Tutto intorno correva una fila di sottili colonne sormontata da uno spesso architrave curvo, mentre al centro sorgeva una bassa pedana rialzata, sempre ornata coi medesimi simboli che correvano sulle lastre del pavimento. Qualcosa mi diceva che quei glifi, in virtù del potere che emanavano, non erano meri abbellimenti. Di questo, infatti, ne ebbi conferma non molto dopo… -
 
- Bruce –
         Oh mio Dio… siamo nei guai, in guai enormi tutti quanti.
Un violento tremito delle mani costringe il povero Bruce, ormai al limite della tensione che può sopportare senza che scoppi il finimondo, a fare un profondo respiro e sistemarsi un po’ meglio sulla scomoda sedia di metallo.
         Le parole di Loki hanno inchiodato ciascuno di loro al proprio posto, non si sente altra voce se non quella del dio, che racconta i suoi trascorsi come se stesse narrando un poema epico: avvincente, ma anche stranamente impersonale.
Scocca una fugace occhiata ai presenti e l’espressione che scorge sul viso dell’arciere non fa che confermare la sua impressione.
         Ora capisco perché quei due vanno tanto d’accordo… due teste dure allo stesso modo, incredibilmente cocciuti e testardi, ecco cosa sono. Però Anja ha dato una bella lezione a tutti quanti, accidenti a lei! È riuscita a raddrizzare persino Tony, chissà che non ce la faccia anche con Loki…
         Di certo c’è che tutto il racconto del dio moro ha gettato luce su buona parte degli avvenimenti strani cui tutti hanno assistito nelle ultime settimane e, particolare non trascurabile, ha messo più o meno in chiaro il rapporto tra Loki e Anja.
Bruce non vorrebbe essere nei panni del Dio degli Inganni, quando la ragazza si presenterà per fargli pagare lo scotto delle sue rivelazioni…
         A dispetto delle previsioni funeste il dottore riesce lo stesso a trovare un lato positivo in una serie di avvenimenti tanto nefasti: per impersonale che sia, è emerso comunque qualcosa di Loki e tutto ciò che il dio ha passato e ha dovuto subire e ha fatto per salvare se stesso un po’ lo confortano, permettendogli di sentirsi un po’ meno mostro di quanto si consideri. È vero, lui… l’Altro ha ucciso, ha aggredito, ha distrutto, ma per un primitivo istinto di sopravvivenza, mai di proposito, e molto prima che Bruce imparasse a controllarlo.
         Sì, forse né lui né Loki sono i mostri che credono di essere, o che gli altri dipingono, fermandosi solo alla superficie. Gli sovvengono a sprazzi le parole che Anja gli ha detto solo qualche giorno prima, parlando appunto del suo rapporto quanto mai bizzarro ed esclusivo col dio.
 
         - “Insomma, Bruce, cosa devo dirle? Non ho avuto una vita facile e ho sempre avuto un debole per le… cause perse, per così dire”. Sorride e per un attimo sulle sue guance compaiono due simpatiche fossette, che la fanno apparire un po’ più giovane di quanto non sia.
         “Beh, va bene tutto, ma come ha fatto a non ammattire? Non aveva paura di diventare come i suoi superiori?” le chiede perplesso.
         “Ma io sono diventata come loro… e non è stato bello, per nulla. Guardarmi allo specchio e vedere una persona che non ero io fissarmi col mio viso.”  Esita un attimo, poi prosegue: “Poi, però, anche grazie a Niko, ho capito che i veri mostri non sono quelli di cui si legge nelle favole, come anche che non è nel buio che questi si nascondono. ”
         Banner la guarda stranito, quasi timoroso di chiederle ulteriori spiegazioni; alla fine, però, la curiosità ha la meglio: “E allora, chi sono i veri mostri? E dove si nascondono?”
         “Camminano alla luce del sole, ci guardano in viso e ci pugnalano alle spalle: sono quelli che, per invidia o per odio, cercano ogni modo per ostacolarci. È per questo che cerco di capire le persone, prima di fare altro. Voglio poter andare a testa alta, non nascondermi perché sono un mostro dentro.”
         “Quindi lei non pensa che io sia un mostro? ”
         “No, non lo penso. Lei e Loki avete sofferto forse più di chiunque altro. Persone come voi non sono mai mostri”. –
 
         Quelle parole lo hanno confortato come il discorso di Loki sta facendo ora; sono in una situazione critica, è vero, ma, se per una volta mettono da parte tutte le loro divergenze e danno retta al sensato consiglio di Anja -capire le persone prima di giudicarle-  forse c’è anche la speranza di riuscire a superare indenni qualunque cosa stia arrivando.
         Sì, si dice convinto, tornando per un attimo il brillante scienziato e lasciando da parte l’uomo spaurito, è l’unica soluzione applicabile, collaborare tutti e dare retta a Loki: non avrei mai pensato di arrivare a tanto, ma è il solo che sappia come muoversi calcolando tutti i rischi possibili -e che possa fornire un piano di riserva per ogni lettera dell’alfabeto. Roba da pazzi, darò man forte a una ex poliziotta e a un ex galeotto…
         Riporta l’attenzione su Loki, che nel mentre ha proseguito tranquillo con il suo racconto, fermamente convinto a mantenere la promessa che ha fatto ad Anja, e soprattutto, a se stesso.
 
 
 
N.d.A
Scusate, scusate scusate!! Mi rendo conto che sono in ritardassimo con l’aggiornamento! –cade in ginocchio e chiede umilmente perdono-  Purtroppo ho avuto un episodio di blocco dello scrittore piuttosto antipatico, non riuscivo a scrivere alcunché DX
Venendo a noi, la storia di Loki si sta avviando alla conclusione, nel prossimo capitolo vedremo un colpo di scena finale! E torneremo dai nostri simpatici amici! XD Questo rimane comunque un capitolo di passaggio, ed è stato davvero un parto da scrivere, per il motivo di cui sopra. Perciò, se vi pare che non abbia senso o sia un po’ barboso, vi prego non vogliateneme! Mi farò perdonare nel prossimo XD
Bene, direi che non c’è altro da aggiungere, se non i ringraziamenti:
Per le recensioni: Erika_00, Alexien e Ebi Tempura, La_Polly e ILike  -  un caloroso benvenuto a ILike tra i recensori e un caloroso ringraziamento per le vostre recensioni!-
Per averla inserita nelle preferite: akiralovemanga, DarthGiuly, Erika_00 , Welocome to the darkside, La_Polly, Stella_Ely,  _montblanc_, Tony Stark, caspi e ILike  - sono felice di vedere che siete aumentate!!-
Per averla inserita nelle seguite: Alexien, big gio 98, Destiel_Doped, nakimire, sakura92, silvermoon74, simo95, tykisgirl, Strix, La_Polly, Ebi Tempura, dama galadriel, Welcome to the dark side, ponyothewitch, veronika87, dbclaudia, maura77, Stella_Ely, TaylorAllisonSwift, angelika4ever, Audrey_20, Lady of the sea, ILike e Geranium Dark_Red –wow, aumentate ogni giorno di più! XD infinite volte grazie, sono contentissima!!-
Per averla inserita tra le ricordate:   Feelings, Zakurio e  Elenoriel- un grazie speciale anche a voi, che vi ricordate della mia follia! Che bello vedere che siete aumentate! XD
Tanti bacioni, mi raccomando con le recensioni e alla prossima!
Mòrrigan <3

 
  
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