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Autore: Odairs    12/12/2013    6 recensioni
Le lettere mai consegnate, quelle scritte e messe da parte, per tanti motivi. Di questo stiamo parlando. Lettere di gente che non può parlarsi, toccarsi, abbracciarsi. Tutte le parole non dette ma pensate a lungo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Haymitch,
Ti scrivo solo per dirti che ho abbandonato le mie parrucche e i tacchi vertiginosi, come volevi tu. Ora non sono più una mummia di Capitol City, ho di nuovo il mio colorito naturale e basta capelli oro.
Sto viaggiando parecchio ultimamente. La mia dolorosa “disavventura” con Capitol mi ha fatto riflettere. In tutta la mia vita non ho fatto che andare avanti ed indietro tra la capitale e il Distretto 12, guardando tutto con gli occhi di una cittadina mondana ed elegante, fermandomi solo davanti alla polvere di carbone che ricopre tutto, senza vedere oltre la coltre grigiastra. Nemmeno durante il Tour della Vittoria ho cercato di comprendere come si sentissero gli abitanti dei vari distretti, cosa provassero le famiglie dei tributi morti, ero troppo impegnata a scrivere stupidi discorsi che sarebbero potuti piacere solo al Presidente Snow o ai capitolini, accecata dalla gloria che mi aspettava al mio rientro a casa.
Quindi, ora che sembro una persona normale, sto vagabondando per parlare con tutte quelle persone che hanno qualcosa da dire. Agli anziani che hanno visto crescere gli Hunger Games, ai giovani ancora nominabili salvati da quell’incubo, alle madri che temevano per la vita dei figli e ai bambini più piccoli, chiedendogli cosa sapessero su i Giochi della Fame. Ovviamente nessuno sa niente, o comunque molto poco.
Ultimamente penso spesso a tutti i biglietti che ho estratto in questi anni, a quanti ragazzi ho mandato a morire con il sorriso stampato sul volto. Solo ora mi rendo conto di quanto male ho fatto, semplicemente scegliendo un pezzetto di carta tra altri mille.
Però, Haymitch, se devo essere sincera non mi pento di aver estratto Prim. Sono arrivata alla conclusione che se non avessi estratto quella bambina, Katniss non si sarebbe mai offerta, non ci sarebbero mai stati gli innamorati sventurati del Distretto 12, non ci sarebbero state le rivolte, la ghiandaia imitatrice, sicuramente l’Edizione della Memoria non avrebbe nominato i vincitori degli anni passati, non ci sarebbe stata la ribellione e la caduta di Capitol City. E magari in questo momento io sarei su quel palco, con il mio buffo accento e una parrucca enorme, a mandare a morire degli altri giovani.
Ora sono nel Distretto 7, e devo ammettere che nella sua essenzialità è molto bello. Johanna aveva ragione.
Fortunatamente nessuno mi riconosce, perché credo che sarei già morta. Qui le persone sono molto rudi e violente, dovresti sentire quanto odio trapela dalle loro parole. Non pensavo si potesse odiare così tanto qualcosa o qualcuno, ma un po’ li capisco. Fortunatamente sono riuscita a lavare via ogni segno della mia provenienza, e ora sembro solo una povera ragazza in cerca di storie.
Però non ho gettato proprio tutto. Ho conservato qualche ciocca della parrucca che indossavo durante i settantacinquesimi Hunger Games. Non ce l’ho fatta a gettarla, ogni tanto apro la borsa di pelle e la rendo in mano, la accarezzo, giusto per non dimenticare il passato, giusto per ricordarmi che alla fine, qualunque cosa succeda, noi siamo sempre una squadra. Perché è così, vero? Nonostante sia passato tanto tempo, nonostante io me ne sia andata, senza dire niente a nessuno, siamo ancora un team. Deve essere così.
Sai, Haymitch, ho trovato quel liquore che ti piace, quello che bevevi quella sera, sul treno. Ti ricordi? Quando stavamo parlando dell’Edizione della Memoria, e tu mi hai parlato di ciò che succede dopo gli Hunger Games. Sugli incubi, il vivere tra i fantasmi della gente che hai dovuto uccidere e i tributi che non sei riuscito a salvare. Era la prima volta che ti aprivi con me, e non potevo sapere che sarebbe stata anche l’ultima.
Mi prenderai per pazza, ma credo che sia stata quella notte insieme a farmi capire che ero dalla parte sbagliata. Ed è proprio per te che non ho ceduto alle torture di Capitol City. Alla fine non ho detto niente.
Signor Abernathy, credo di amarla.
In giro per Panem ho visto tanto, ma in un certo senso mi sentivo vuota, come se mi mancasse qualcosa. Ho visto tanti sguardi, tante emozioni. E poi c’erano quei legami speciali, le intese di sguardi, quelli in cui ti senti di troppo. Ho visto e mani intrecciarsi e non ho potuto fare a meno che pensare a noi. Però mi rendo conto che nonostante io faccia finta di essere una normale ragazza di un distretto, rimango comunque la donna che mieteva i tributi del 12. Qualsiasi cosa faccio rimango sempre la cittadina di Capitol che impazzisce per un po’ di mogano.
 Ma un giorno tornerò, non vedrai più la vecchia me, ma una donna nuova, rinata. E potremmo trascorrere i nostri giorni seduti in veranda ad allevare oche sorseggiando liquore.
Con tutto l’amore che io abbia mai provato,
Effie Trinket.





Buonasera
Devo ammettere che sono molto soddisfatta da questo capitolo. Ho iniziato senza sapere assolutamente che scrivere, e poi è uscita la lettere più lunga mai scritta fin'ora (796 parole). 
Ringrazio INFINITAMENTE Michela, che mi ha proposto una lettera Effie\Haymitch, infatti la dedico a lei.
Se avete richieste particolari, se c'è una coppia che vorreste vedere rappresentata, scrivetela tra le recensioni e cercherò di accontentarvi.
Un abbraccio a tutti quelli che sono arrivati qui.
Con Affetto,
Odairs.

 
  
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