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Autore: ArwenUndomiel    13/12/2013    6 recensioni
"Harry aveva visto il suo incubo più grande, la causa di ogni suo problema crollare al suolo, poi anche lui era stato raggiunto dal fascio di luce di verde.
Aveva chiuso gli occhi e con un sorriso aveva sentito l’incantesimo
avvolgerlo."
E se morire si rivelasse la cosa migliore che potesse capitare?!
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Capitolo 3


Da quando James , Remus ed Eleanor se n’erano andati, Sirius aveva provato invano a concludere le relazioni che lo avevano tenuto impegnato tutto il pomeriggio.
Se Prongs fosse stato lì lo avrebbe sentito ripetere ancora una volta che dovevano essere le matricole ad occuparsi dei rapporti, non degli auror esperti e soprattutto non loro due.
Aveva sempre rimproverato al suo migliore amico di essere troppo indulgente con i novellini, trattamento che di certo non era stato riservato a loro: aveva ancora ben impresso in mente e su indice e medio della mano destra quanto potesse essere sadico Alastor Moody.
Era il terzo mese di addestramento e li aveva aspettati fin nell’Atrium, cosa che avrebbe dovuto insospettirli sin da subito, ma frastornati per le poche ore di sonno che ormai erano diventati consuetudine, non avevano fatto caso al sorriso che deformava il già malmesso volto dell’ex capo auror.
Si erano sentiti venir meno quando avevano trovato praticamente l’ intero archivio del Ministero della Magia accanto alle loro scrivanie ed il mago aveva annunciato loro che avrebbero dovuto ricopiare tutti i documenti,  James aveva dovuto stringergli il braccio in una morsa d’acciaio per impedirgli di insultarlo pesantemente.
Malocchio aveva sviluppato sin da subito una simpatia per loro due ed era stato grazie ai suoi insegnamenti che Prongs si era guadagnato il posto di capo e lui di vice.
Riscossosi dai suoi pensieri, Sirius aveva sbuffato ancora una volta.
Dannata burocrazia.
Dannate piume per scrivere.
E soprattutto dannati Mangiamorte che facevano stronzate, poi loro li arrestavano e dovevano compilare i dannati rapporti.
Emettendo il milionesimo sbuffo infastidito, si era voltato verso il cunicolo tramite il quale arrivava la posta dall’esterno.
Nessuna lettera.
Nessuna notizia.
La situazione doveva essere grave e lui era ancora in alto mare.
Se avesse continuato in quel modo, sarebbe stato lì in eterno.
I suoi figli si sarebbero sposati.
Sarebbe diventato nonno.
Sua moglie avrebbe trovato un altro uo… E no!
“Piantala cervello inutile. Meno pensieri dementi, più concentrazione.” aveva detto quasi ringhiando.
Al culmine della frustrazione aveva preso a sbattere la testa sulla scrivania e così lo aveva trovato Kingsley Shacklebot quando aveva fatto irruzione nell’ufficio.
“Shacklebot … Punto primo, si bussa. Punto secondo, oggi per te questo posto è off limits.” aveva detto Sirius prima di alzare lo sguardo e puntarlo sul collega.
Notando l’espressione ansiosa, era scattato in piedi.
“Che succede?”
“Mangiamorte. In un villaggio ad est di Nottingham, pare che si siano divertiti parecchio …”
“Voglio la tua squadra e quella di Stapleton pronte per partire tra cinque minuti. Mettete le protezioni, non ho intenzione di andare a funerali per i prossimi vent’anni.” aveva detto il vicecapo, mentre con fare pratico sistemava la guaina per la bacchetta nella manica destra della divisa.
L’auror aveva imboccato l’uscio, ma dopo qualche secondo era ritornato sui suoi passi.
“Black?”
Sirius lo aveva guardato con aria interrogativa.
“Come ci comportiamo con il ministro?”
“Non allarmatelo. Al momento non è in sede, gli parlerò io quando torneremo dalla missione.”
Con un cenno del capo Kingsley si era congedato.
“… Se torneremo …” aveva pensato in automatico prima di chiudere la porta dell’ufficio dietro di sé.
Era ancora il trentuno di Ottobre, poteva accadere qualunque cosa.
 
 
Erano da poco passate le nove quando l’infermeria si era svuotata grazie a Madama Chips che con il piglio di una tigre aveva convinto anche i preoccupatissimi genitori del suo unico paziente a levare le tende. Harry non aveva potuto fare a meno di sorridere, era rincuorante che l’unica persona che poteva dire di conoscere fosse la stessa di sempre.
Regulus era rimasto ancora un po’ a fargli compagnia ed aveva scoperto in lui un interlocutore davvero piacevole.
Gli aveva parlato un po’ dei suoi fratelli, aveva scoperto che avessero diciassette anni, quindi quell’anno avrebbero terminato la scuola.
A conti fatti i suoi genitori erano nati prima, si erano sposati prima e quindi avevano avuto dei figli prima del 1980, anno in cui era nato lui.
Aveva scoperto che Remus era il padrino di Alexander,mentre Piton di Ashley.
Questo significava che le cose erano andate diversamente anche tra sua madre ed il suo migliore amico.
Regulus stesso non sembrava essere stato tra le fila dei Mangiamorte.
Mentre si perdeva in quelle riflessioni, si era scoperto a domandarsi se in quel mondo Voldemort esistesse.
Magari era andata diversamente anche per Tom Riddle, probabilmente anche lui aveva avuto una famiglia accanto che lo aveva amato e quell’odio folle che aveva animato i suoi occhi fino al momento in cui la morte lo aveva colto, non avrebbe avuto ragione di esistere.
Nel petto aveva sentito chiaramente diffondersi il tepore della speranza.
Con fare distratto si era passato una mano tra i capelli ed aveva rivissuto il momento in cui era stata sua madre a fare lo stesso gesto.
Non poteva credere di aver finalmente conosciuto i suoi genitori e se anche poteva sentirne le voci al di là delle porte dell’infermeria, non poteva capacitarsi che fosse vero.
La testa aveva iniziato a pulsare e per placare il fastidio Harry aveva preso a massaggiarsi le tempie.
Sapeva di avere bisogno di riposo, ma proprio non riusciva a non ripercorrere le ultime ore della sua “vita”.
Eppure era convinto di essere morto.
Doveva assolutamente saperne di più, non appena fosse stato dimesso sarebbe andato alla ricerca di qualche informazione.
Si era accoccolato meglio sotto le coperte ed aveva abbassato le palpebre, dopo tanto tempo poteva concedersi di dormire senza temere che accadesse qualcosa di spiacevole durante la notte.
Prima che Morfeo lo prendesse tra le sue braccia, nel turbine di pensieri che gli stipavano la mente, due profondi occhi nocciola ed una chioma color rame avevano avuto la meglio ed Harry si era sentito in pace con il mondo.
 
 
Il corridoio antistante l’infermeria era interamente occupato da un nutrito gruppo di persone. Solo gli adulti avevano iniziato a conversare fitto, i ragazzi erano per lo più in silenzio, tutti troppo sconvolti da quello che era accaduto qualche minuto prima.
“Almeno sembra che stia bene …” aveva detto James con un tono che aveva tutta l’aria di voler convincere sé stesso prima di ogni altro.
Lily aveva annuito mestamente.
“Comunque è piuttosto strano …” era intervenuta Eleanor.
“Lo penso anch’io, generalmente le amnesie non sono selettive …” aveva convenuto la sua migliore amica.
“Esatto … È come se il suo cervello avesse fatto una cernita, ma non capisco in base a quale criterio …”
“Certamente non è cronologica …” aveva detto Remus pensoso.
“Apparentemente non ha una logica …”  aveva convenuto James mentre si passava stancamente una mano sul viso.
Si era voltato ed aveva visto sua figlia accanto alla finestra, le spalle ancora scosse dai singhiozzi.
“Hey principessa …” aveva detto avvicinandosi.
“Non ci posso credere, papà … N-non è possibile.”
James se l’era stretta al petto.
“Vedrai che Harry ricorderà molto presto … Magari è stato lo shock della caduta a fargli perdere la memoria …”
Ashley aveva accennato un sorriso.
Non poteva essere così semplice, ma pur di tirarle su il morale, suo padre avrebbe affermato che i Puddlemore United fossero la squadra migliore di sempre ed era tutto dire dato che lui tifava per i Cannoni di Chudley.
Aveva annuito asciugandosi le lacrime con una mano.
“Come va a lavoro?” aveva domandato per cambiare discorso.
“Al solito … Il tuo ultimo anno ad Hogwarts come procede?”
“Bene … Come sempre … ” aveva risposto la ragazza facendo spallucce.
“Nessuna novità?” aveva detto James con uno strano scintillio negli occhi.
La giovane si era trattenuta dal ridergli in faccia.
Sapeva dove volesse andare a parare, ma non era assolutamente in grado di fare il subdolo con lei.
“No, papà … Ma anche se uscissi con qualcuno non te lo direi.” aveva risposto con un ghignetto malevolo.
“Sei diabolica come tua madre!” aveva detto l’uomo indignato.
Notando il sopracciglio inarcato di sua figlia, aveva continuato
“… Ma io devo saperlo, per capire se è un bravo ragazzo … Se appartiene ad una buona famiglia, se ha la fedina penale sporca … Decisamente avrebbe diecimila punti a suo favore se decidesse di non avere rapporti sessuali fino al matrimonio!”
“Papà!” aveva risposto la ragazza mentre diventava della stessa tonalità dei suoi capelli.
“Anche se fosse impotente … Anzi credo che per quello gli darei un bonus!”
Ashley aveva sgranato gli occhi incredula ed Alexander si era accasciato a pochi metri da loro, reggendosi gli addominali.
“Perché queste reazioni? Sono serio!”
“Appunto!” avevano risposto i due praticamente in coro.
“Figli ingrati …” aveva mormorato James, mentre tornava da dove era venuto.
“Sei sempre il solito …” aveva detto Lily, mascherando il divertimento.
Sapeva quanto suo marito fosse geloso della sua bambina e deriderlo su quel punto poteva diventare pericoloso.
Eleanor aveva annuito con vigore.
James le aveva guardate male.
“Toh, guardate James ed Alex sono con due ragazze …” aveva detto infido.
“DOVE?!” avevano praticamente urlato le due donne in coro.
“Come osa stare vicino ad una ragazza in mia presenza!” aveva detto Eleanor, infervorata.
“Siete senza speranza … ” aveva detto Remus alzando gli occhi al cielo afflitto.
“… Tutti.” aveva aggiunto notando il suo migliore amico che gongolava.
James per tutta risposta gli aveva fatto una smorfia.
“Beh, tutto sommato vi vedo tranquilli … Quindi Harry sta bene!” aveva detto una donna con i capelli rosa mentre procedeva verso di loro con la veste che si gonfiava dietro di lei tanto da fare invidia a quella di Piton.
“Dora!” aveva detto Lily contenta di rivedere la sua amica dopo tanto tempo.
“Come sei … “ aveva iniziato Eleanor alla ricerca della parola esatta.
“Svolazzante? Sì, lo so … Ho chiesto a Severus di dirmi chi gli confezionava gli abiti e mi sono fatta fare questo bel mantello per la divisa da insegnante … Non incute un certo timore?!” aveva detto con gli occhi che brillavano.
 “Assolutamente!” avevano convenuto le altre due donne.
Remus si era dato una manata in fronte disperato.
“E menomale che è Harry quello che ha sbattuto la testa … ”
Dora lo aveva bellamente ignorato.
“Scusate se non vi ho raggiunti prima, ma il preside è rientrato solo qualche minuto fa e non potevo lasciare la Mc Granitt da sola con Severus imbufalito e Filius mezzo brillo … Da quando la Sprite mi ha ceduto il posto di Capocasa, ho più responsabilità … ” aveva detto con un sorriso ripensando al piccolo professore di Incantesimi che quella sera era diventato rubicondo tanto quanto Hagrid.
“Nooo… Ubriaco Vitious?” aveva domandato James incredulo.
“Non hai idea di quanto!” aveva risposto con una risata.
Dopo qualche istante Dora era già stata messa al corrente di tutta la faccenda.
“Silente verrà non appena i ragazzi saranno rimandati nei dormitori, forse lui potrà dirci di più … ” aveva detto pensierosa.
Per evitare di rimuginare ancora su quella storia che la stava facendo impazzire, Lily aveva domandato
“Dev’essere bello stare dall’altro lato della barricata per una volta … Vero insegnante di Difesa contro le Arti Oscure?”
“Sì, lo è … Soprattutto dare punizioni, ma dato che quelli che le beccano con maggior frequenza sono i nostri figli, non è così divertente!” aveva risposto Dora.
“Serviva qualcuno che li tenesse d’occhio …” aveva aggiunto Remus mentre rispondeva al sorriso che gli aveva fatto Andrea da lontano.
“Tra me, Regulus e Severus non dovrebbero avere scampo, ma sono diventati astuti … Soprattutto i piccoli … ”  aveva detto con un sospiro, guardando prima Lily e poi Eleanor.
“Tali padri…”
“… Tali figli.”
 
Era buio pesto per le strade del paese, le uniche fonti di luce erano le bacchette dei venti auror che si erano materializzati sul posto.
“Barrymore, Callaghan … Provate a riparare l’impianto elettrico, non possiamo farci luce con le bacchette …” aveva detto Sirius, mentre con i sensi all’erta tentava di guardarsi intorno.
“Sì, capo…” avevano risposto i due prima di allontanarsi.
Dopo pochi minuti, il lampione che sovrastava il gruppo aveva preso vita sputacchiando.
L’improvviso cambio di illuminazione li aveva resi ciechi, Sirius doveva ancora riaprire gli occhi quando aveva sentito Kingsley al suo fianco trattenere il fiato.
Quando finalmente si era abituato alla luce ed aveva potuto inquadrare la strada principale della cittadina, aveva desiderato non averlo mai fatto.
Sui marciapiedi giacevano decine di cadaveri, alcuni smembrati altri apparentemente integri.
Sulla fronte di ognuno di loro, marchiata a fuoco la scritta “Muggle”, come se fosse la peggiore delle colpe.
Sirius aveva stretto le mani tanto da farsi sbiancare le nocche ed era stato il primo ad avventurarsi in quel viale della morte.
Nessun suono, nemmeno un alito di vento.
“Dawlish …” aveva chiamato con voce più ferma di quanto pensasse.
“Sì capo?”
“Raccogliete queste persone da terra e fate in modo che abbiano una degna sepoltura …” aveva detto.
“Agli ordini.”
“Shacklebot… Tu vieni con me.”
Aveva poi ripreso il suo cammino in quel paese che era più che certo non avesse più nemmeno un abitante in vita.
Man mano che si avventuravano verso il centro, la scena diventava sempre più macabra.
I muri delle case erano ricoperti di sangue e scritte di scherno evidentemente rivolte a loro.
Il rumore di un qualcosa di viscido che veniva calpestato lo aveva spinto a voltarsi.
“Ah, che schifo … Chissà cosa ho pestato!” aveva detto Kingsley, mentre si chinava per osservare l’oggetto incriminato.
Sirius aveva represso un conato di vomito quando si era  accorto che era un mezzo fegato.
Il collega non ce l’aveva fatta ed aveva dato di stomaco proprio dietro ad un cespuglio.
I mangiamorte avevano trovato da poco un nuovo modo per divertirsi, torturare ed uccidere le vittime non bastava più.
Le facevano letteralmente saltare in aria.
“Credo che abbiano fatto piazza pulita.” aveva detto Kingsley, mentre si teneva una mano sullo stomaco.
“Così pare …” aveva soffiato l’altro.
“Possiamo tornare indietro … Non è compito nostro ripulire questo posto. A breve dovrebbe arrivare la squadra di Stevenson.“ aveva aggiunto Sirius voltandosi.
D’improvviso si era bloccato, aveva avvertito un rumore.
“L’hai sentito anche tu?” aveva domandato al collega.
“Sì … Sembra che provenga da quella casa!” aveva detto Kingsley indicando un’abitazione piuttosto malmessa.
Una parte di essa era stata rasa al suolo, mentre l’altra sembrava sul punto di cadere su se stessa come un castello di carte.
“Andiamo a controllare … Stai attento Shacklebot, non voglio averti sulla coscienza!”
“Vale lo stesso per te, Black …”
Si erano avvicinati cautamente all’ingresso e si erano addentrati nella casa.
Sirius aveva sentito lo stomaco contrarsi dolorosamente.
Una foto ritraeva una bella famigliola in vacanza, c’erano due ragazzini: uno sembrava avere l’età di Dylan e l’altro giusto qualche anno in meno.
Quello scempio poteva capitare alla sua di famiglia o a quelle dei suoi amici.
Voldemort doveva essere fermato.
Il rumore che li aveva attirati nella casa, lo aveva riscosso dai suoi pensieri.
“Sembra che provenga dal piano di sopra …” aveva detto Kingsley.
“Resta qui … Salgo io.” aveva risposto Sirius.
“Black, non fare l’idiota … Non ti reggerà mai, questa casa sta cadendo a pezzi … ”
“Se c’è qualcuno ancora vivo dobbiamo salvarlo …” aveva detto prima di inerpicarsi su per le scale, quando era quasi a metà un pezzo di intonaco era atterrato proprio poco sotto di lui, alzando una nuvola di polvere.
“Sirius, torna indietro!” aveva detto Shacklebot supplice.
“Non fare la femminuccia, King!” aveva risposto l’altro, tentando di sdrammatizzare.
Il collega lo aveva visto sparire al piano di sopra.
Di nuovo quel rumore.
Ormai Sirius era certo che ci fosse qualcuno.
Temendo che si trattasse di una retroguardia dei mangiamorte, aveva spalancato la porta di quella che si era rivelata essere la camera matrimoniale.
Aveva osservato tutto l’ambiente a partire dal soffitto fino ad arrivare al pavimento.
Non sembrava esserci traccia di nemici.
Un lamento sommesso lo aveva portato a fare il giro del letto ed intrappolato sotto una pesante cassettiera, aveva trovato un gatto rosso che tentava di liberarsi.
“E così, eri tu a fare tutto quel rumore …” aveva detto Sirius, prima di spostare il mobile e tirare su l’animale che aveva le zampette posteriori evidentemente fratturate.
“Non preoccuparti … Ti porto via da qui.” aveva aggiunto carezzando il micio che sembrava essersi tranquillizzato.
“Tutto bene?” la voce di Kingsley era rimbombata in tutta la casa.
“Sì, sto scendendo …”
Cautamente aveva rifatto il percorso a ritroso.
“Un gatto?”
“Già … Almeno qualcuno lo hanno risparmiato.” aveva risposto sarcastico.
Kingsley aveva appena messo un piede fuori di casa, quando questa aveva iniziato a tremare, prima che potesse dire qualcosa si era ritrovato le unghie del gatto conficcate nel torace ed un rumore assordante aveva accompagnato l’alzarsi di una fitta nuvola bianca.
“SIRIUS!”
 
 
Dylan aveva mosso qualche passo davanti la porta dell’infermeria, aveva lo sguardo perso e nella sua testa si stava combattendo una vera e propria battaglia.
Era contento che Harry stesse bene, ma il fatto che non ricordasse nulla di lui era stato come una pugnalata in pieno petto.
Aveva sentito la mano di Ted posarsi sulla sua spalla.
“Ho bisogno di staccare il cervello … Mi ci vorrebbe un bella bevuta.” aveva detto senza nemmeno voltarsi.
“Non è la soluzione …” erano state le uniche parole che il suo migliore amico si era sentito di pronunciare.
Gli occhi color ghiaccio di Dylan lo avevano perforato.
“E poi a momenti sarà qui anche tuo padre …”
Maledizione.
Ci mancava solo lui.
Adorava suo padre, letteralmente, ma purtroppo avevano lo stesso carattere e spesso diventava impossibile instaurare una qualsiasi comunicazione pacifica.
Aveva abbassato le palpebre e tratto un profondo respiro.
“No, non reggo ad una conversazione con lui …  Vorrà sapere cosa è successo per filo e per segno e sembrerà un interrogatorio più che altro.” aveva detto deciso.
“Io vado … ”
“Dove?  È  quasi l’ora del coprifuoco …”
“Mi ha mai fermato?”
... “Non metterti nei guai …”
“Non succederà …”
Eleanor aveva tenuto gli occhi puntati su suo figlio dall’inizio alla fine, sapeva che quello che era accaduto pocanzi lo aveva turbato, confidava che gliene avrebbe parlato, ma era diventato freddo, come faceva sempre quando qualcosa non andava e gli si leggeva in faccia che voleva sparire.
Lo aveva visto spostarsi nella sua direzione.
“Chips … Io vado.”
La donna aveva inarcato un sopracciglio, quel delinquente aveva preso l’abitudine di chiamarla per cognome e nonostante gli avesse palesato il suo fastidio, continuava imperterrito.
“Dovresti aspettare l’arrivo di tuo padre …”
“Devo proprio?”
“Sì … Non vi vedete da fine Agosto, possibile che non ti manchi nemmeno un po’?”
“Non ho detto questo.”
Ecco, aveva usato le parole sbagliate ed ora si ritrovava di fronte un muro.
“Dy, capisco il modo in cui ti senti, ma Harry starà meglio te lo assicuro …”
“ È  mai capitato che zia Lily non ricordasse nemmeno il tuo nome?”
La donna aveva aperto bocca senza emettere alcun suono, quindi l’aveva richiusa.
“Ecco … Non puoi saperlo. Ora, ti prego, posso andare?”
James si era avvicinato a loro.
“Puoi smettere solo per un secondo di fare lo scorbutico ?” aveva detto andando in soccorso della madre.
Dylan lo aveva fulminato con gli occhi.
“Aspetta altri cinque minuti, poi puoi andare dove vuoi e … Ho la mappa quindi sta attento a come ti muovi.” aveva detto, serio.
Era sempre stato molto protettivo nei confronti del suo fratellino ed ultimamente si era reso conto di alcuni cambiamenti che non gli piacevano, quindi aveva raddoppiato i controlli.
“Che c’è? Giochi a fare l’investigatore?” aveva domandato suo fratello velenoso.
Prima che James potesse rispondere, una voce profonda lo aveva ammutolito.
“Possibile che voi litighiate sempre?”
Dylan aveva abbassato le palpebre.
Era arrivato, doveva mantenere il controllo di sé.
“Hai fatto tardi …” aveva notato Eleanor, prima di voltarsi e trattenere il respiro.
Sirius era sporco di polvere dalla testa ai piedi, aveva un taglio sulla fronte e le mani ricoperte di graffi.
“Che …” aveva iniziato a dire,avvicinandosi a suo marito.
“Sto bene … Non fare quella faccia … ”
“Sirius! Che cosa è successo?” aveva detto James mentre gli correva incontro seguito a ruota da Remus.
“Mangiamorte. Ad est di Nottingham. Nessun superstite.”
“Perché non sono stato informato?” aveva detto Remus pallido.
“Kingsley voleva avvisarti, ma gli ho detto di non impensierirti … In ogni caso la tua presenza sarebbe stata più utile qui.”
“Sirius, io sono il ministro della magia … Esigo che mi si venga detto quando uno dei miei migliori amici va a rischiare il culo da qualche parte!” aveva risposto Remus, guardandolo intensamente.
“Remus, non essere volgare!” aveva detto Sirius scandalizzato.
Per tutta risposta aveva ricevuto uno scappellotto sulla nuca.
“Mi dispiace fratello … Ti ho mollato da solo ed è successo il finimondo … ” aveva detto James dispiaciuto.
“Tranquillo Prongs, purtroppo quando siamo arrivati era troppo tardi … Non c’erano mangiamorte in giro. L’unica creatura viva, a parte noi, era un gatto.” aveva detto mostrando le mani e sorridendo cupamente.
James aveva scosso la testa affranto.
Come potevano essere così disumani.
“Harry?” aveva domandato Padfoot apprensivo, mentre si allontanava da Eleanor che lo stava studiando come se gli stesse facendo un controllo completo solo con gli occhi.
La cosa spaventosa era che ne fosse realmente capace.
“Hai una costola incrinata …” aveva detto.
Sirius aveva fatto finta di non sentire.
“Sta bene, a quanto sembra, ma non ricorda tutto quello che dovrebbe …”
L’amico l’aveva guardato stranito.
“Del tipo?”
“Non sa di avere dei fratelli , chi sia Eleanor … Non ha riconosciuto nemmeno Dylan.” aveva detto Lily avvicinandosi.
L’animagus aveva sgranato gli occhi ed aveva istintivamente cercato con lo sguardo suo figlio.
Lo aveva trovato di spalle, immobile.
Era leggermente più alto di quando lo aveva lasciato e senza dubbio era ferito a morte.
“Provo ad entrare … Voglio vedere il mio figlioccio.” aveva detto risoluto.
“Io vado al ministero, ci sarà bisogno di interloquire con il primo ministro babbano. Tenetemi aggiornato!” aveva detto Remus che dopo aver salutato tutti ed aver dato un bacio sulla fronte ad Andrea e Dora, si era allontanato.
Sirius lo aveva visto andare via e si era sentito orgoglioso di lui, Moony sarebbe stato il miglior ministro della storia del mondo magico e non.
Sospirando aveva bussato piano alla porta.
Regulus l’aveva aperta per invitarlo ad entrare.
“Sapevo che saresti arrivato tardi, come al solito … Ho chiesto a Poppy di farti rimanere qualche minuto con Harry, non vuole fare preferenze solo perché sei il marito di Eleanor, ma mi ha accontentato … ” aveva detto guardandolo per la prima volta da quando lo aveva fatto entrare.
Sirius gli aveva sorriso.
“Merlino santissimo, cosa ti è successo?” aveva detto il medimago con gli occhi sgranati.
“Niente di che … Sono a posto.”
“Questo lo giudicherò io …” aveva detto alzandogli con il pollice una palpebra.
“Reg …” aveva tentato di opporsi l’altro, mentre il fratello continuava il controllo scendendo verso l’addome.
“Hai una costola …”
“… Incrinata … Lo so, saluto Harry e poi potrai giocare all’allegro guaritore quanto ti pare.”
Regulus gli aveva rivolto uno sguardo scettico e gli aveva lasciato il passo.
Harry aveva gli occhi chiusi, ma non sembrava dormire sereno.
Il sudore gli imperlava il volto ed aveva la fronte aggrottata.
Incurante di essere lercio, Sirius si era seduto accanto a lui e gli aveva passato una mano sulla fronte per spianarla.
Piano il giovane aveva aperto gli occhi.
Quando lo aveva visto, Harry aveva temuto di essersi sbagliato di nuovo, ma aveva sentito chiaramente l’odore del suo padrino pervadergli le narici.
Sirius.
Gli era mancato da morire.
“Sirius!” aveva detto scattando a sedere inforcando gli occhiali.
“Di solito mi chiami zio, ma va bene così … Mi fa sembrare più figo!” aveva detto l’uomo ridacchiando.
Il ragazzo aveva sentito gli occhi farsi lucidi.
In quel posto viveva una vita completamente diversa, la stessa che aveva sempre desiderato.
Era cresciuto con gli amici di suo padre, come se fossero una grande famiglia.
“Tutto bene figlioccio?” aveva domandato il mago, notandone lo sguardo vacuo.
“Sì … Solo, non ricordo alcune cose e …”
“Non preoccuparti, vedrai che piano, piano tutto diventerà più chiaro, ne sono sicuro …”
E mentre guardava in quegli occhi color ghiaccio, Harry aveva avuto l’assoluta certezza che sarebbe andata come aveva detto il suo padrino.
D’improvviso aveva notato il taglio che sanguinava sulla sua fronte.
“Ma cosa?” aveva detto preoccupato.
“Nulla di che, sto bene … I soliti mangiamorte.” aveva risposto l’uomo con noncuranza e ad Harry era caduto un macigno sulle spalle.
Voldemort.
“Harry, credo proprio di dover andare … Zia Chips mi guarda male e Regulus non vede l’ora di farmi un check up completo. Ci vediamo domani, cerca di riposare.” aveva detto passandogli una mano tra i capelli.
Il ragazzo aveva annuito ancora troppo sotto shock per parlare.
La porta dell’infermeria si era chiusa di nuovo e lì nel buio aveva maturato la consapevolezza che non aveva alcuna importanza il dove si trovasse, la sua maledizione lo avrebbe inseguito ovunque.
 
Era più di un quarto d’ora che Sirius era sotto il controllo incrociato di sua moglie e suo fratello.
Dylan non si era mosso di un millimetro da quando lo aveva visto arrivare in quelle condizioni.
Era stato più forte di lui, istintivamente si era voltato ed aveva serrato le palpebre.
Non adesso.
Non di nuovo.
Aveva ancora vivido nella mente il momento in cui Dora aveva comunicato a lui ed Harry che i loro padri erano rimasti vittime di un agguato e che erano in condizioni critiche al San Mungo.
Suo padre non poteva morire, non poteva andarsene e lasciarlo solo.
Non gliel’avrebbe mai perdonato.
Ed a distanza di due anni eccolo di nuovo ferito, anche se lievemente.
E con lui quella sensazione di ansia che non lo aveva più abbandonato da quel maledetto giorno.
Doveva andarsene, ma non poteva senza avergli nemmeno rivolto la parola.
“Dy …”
Ted.
“Sì?”
“Sta bene …  È  appena uscito dall’infermeria, sta venendo verso di noi …”
Il piccolo Lupin lo aveva visto indossare la sua solita maschera di indifferenza.
“Ciao Ted …” aveva detto Sirius.
“Ciao zio Sir …” aveva risposto il ragazzo prima di allontanarsi.
Nel frattempo Eleanor e James avevano raggiunto il resto della loro famiglia.
“Hey …”
“Ciao papà …” aveva detto Dylan voltandosi.
Sirius lo aveva osservato con attenzione.
A volte gli faceva impressione guardarlo, gli sembrava di vedere se stesso quando aveva quindici anni.
“Stai bene?” gli aveva domandato cautamente.
“Meravigliosamente.” era stata la risposta sarcastica.
Dylan non voleva trattare male suo padre, ma in quel momento non riusciva a controllarsi.
“Ho solo domandato …”
“Io ho risposto.”
“Non essere insolente, Dylan … ”
Il ragazzo aveva serrato i denti.
“Senti, posso capire come ti senti, ma trattare male il mondo non servirà a nulla … Quindi, piantala di comportarti come un poppante.” aveva sbottato Sirius, sapeva di aver commesso un errore, ma aveva avuto una giornata interminabile ed era solo preoccupato per lui, non ci stava a farsi trattare da schifo.
“Agli ordini.”
“Non sfidare la mia pazienza …”
“Capisci, eh? La verità è che nessuno ha idea di come mi senta … LA PRIMA PAROLA DEL CAZZO CHE IO HO PRONUNCIATO  È  STATA IL SUO NOME, te lo ricordi o dato che non sono James il figlio perfetto, l’hai dimenticato? TU non puoi capire, nessuno può farlo.
Adesso se permettete,il poppante va a farsi un  giro.”
E così dicendo aveva imboccato le scale.
Era talmente fuori di sé che non si era reso conto di essere salito sulla Torre di Astronomia fin quando l’aria fredda della notte non gli aveva colpito il viso.
Cosa diamine c’era che non andava in lui?
Suo padre voleva solo parlargli e lui lo aveva aggredito.
Sentiva tutto il peso di quello che era successo quel giorno appesantirgli il corpo, si era trascinato così verso il suo posto preferito.
Non era visibile dalla porta e per raggiungerlo bisognava arrampicarsi sul cornicione della torre.
Provato com’era aveva rischiato di mancare più d’un appiglio, ma con fatica era riuscito ad issarsi su, ed aveva scrutato l’orizzonte.
Lì sopra niente poteva toccarlo.
Nessun problema, nessuna sofferenza.
C’erano solo lui e la notte.
“Non dovresti stare sulle tegole … Sono instabili.”
“Credevo che a Corvonero vi insegnassero a non uscire dopo il coprifuoco.”
“Lo fanno anche a Grifondoro, ma voi siete troppo scemi per capirlo.”
“Non ho voglia di parlare.”
“Non sono qui per questo.”
Il rumore di passi lungo il cornicione aveva spinto Dylan a scattare in avanti.
“Che stai facendo? Scendi immediatamente, rischi di cadere.”
“Solo se lo fai anche tu.”
Sbuffando il ragazzo si era calato giù dal tetto.
“Contenta?”
“Adesso sì … ”
Andrea aveva puntato gli occhi ambrati sul profilo di Dylan che osservava un punto lontano senza nemmeno vederlo.
Era completamente assorto nei suoi pensieri.
“Hai discusso con tuo padre?” aveva domandato, mentre stendeva meglio il mantello del ragazzo per accomodarvisi sopra.

“Andrà tutto bene …” aveva aggiunto accoccolandosi accanto a lui e posandogli la testa sulla spalla.
Dylan l’aveva guardata mentre, incurante del freddo, stava seduta a terra accanto a lui.
Era l’unica che riuscisse a capirlo, con lei non aveva bisogno di parole, mai.
“Andrea?”
“Mmm?”
“Promettimi che non ti dimenticherai mai di me.”
 
 

 
 
 
Angolino di Arwen
Ebbene sì, sono proprio io … Pensavate di esservi liberati di me!
Ottimisti!!
Dopo un’ assenza di circa due mesi (credetemi se vi dico che sono stati i più lunghi della mia ciofane vita) eccomi di ritorno.
Ho deciso di aggiornare innanzitutto questa fic perché la trascuravo da un po’, ho tantissime idee per il prosieguo, ma se non si trova il bandolo della matassa iniziale, non si può andare avanti.
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e se non dovesse risultare chiaro qualche passaggio, sentitevi pure liberi di contattarmi per chiedere delucidazioni, sarò felicissima di rispondere!
Come sempre, ringrazio tutte le persone che recensiscono questa storia, nonostante le epiche attese per gli aggiornamenti, e coloro che dedicano un po’ del proprio tempo anche solo a leggerla.
Affettuosamente vostra,
Arwen
 

 
  
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