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Autore: Gavriel    13/12/2013    2 recensioni
Apollonius e Celiane. Dall'odio viscerale all'amore assoluto, passando per guerra, amore e morte.
Lui era lì, in ogni battaglia: a volte compariva davanti al sole, con le ali possenti come ad abbracciare l’astro, e discendeva terribile sul campo; altre volte era al comando dello schieramento , e ordinava l’assalto con le sue vesti cangianti, coi i capelli in un turbine di fuoco. E Celiane lo cercava ogni volta, quasi con disperazione. Lui d’altra parte faceva sempre in modo di trovarsi nelle vicinanze dell’umana che lo aveva ferito, col feroce desiderio di una vendetta.
Genere: Guerra, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Apollo, Apollonius, Celiane, Gen Fudo, Toma
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A mezz'aria
-Sei sicura che i suoi dot… hem.. precettori…
-Chissene frega dei dottori, col tuo permesso Fudo Gen, penso di avere abbastanza anni per disporre autonomamente della mia salute
Celiane non poteva fare a meno di ridacchiare sotto i baffi: davanti a lei due giovani, uno ben piazzato e abbronzato, coi capelli scuri tagliati di fresco e uno più alto, ma dall’aspetto molto più fragile stavano amabilmente battibeccando; quello più massiccio la guardava come un bambino guarda un adulto quando aspettandosi che lo aiuti con un un suo compagno, ma Celiane quella volta doveva dare ragione a Markus, se non altro perché si sarebbe risparmiato uno scomodo viaggio a cavallo.
Infatti il giorno seguente alla discussione con Markus e all’episodio imbarazzante – e accidentale!- con Gen, Celiane aveva predisposto la partenza per la Città de Ferro. I carri coi pezzi di ricambio e gli strumenti più rari erano partiti quella notte verso ovest; dentro uno di quei carri erano presenti vari componenti di un nuovo vector, che sarebbe stato completato utilizzando i pezzi che Gen e la sua squadra avevano commissionato alle più attrezzate fonderie della Città del Ferro. I due vector rimanenti erano per Markus, Gen e Celiane, che avrebbero sfruttato la nuova potenza e velocità per arrivare in poche ore a destinazione. Il punto era che al momento della partenza Gen aveva scoperto che Markus sarebbe salito a bordo e sembrava non volere che salisse sul Beta assieme a Celiane.
L’atteggiamento del moro la compiaceva e la irritava allo stesso tempo: era lui che se la faceva con tutte le meccaniche di Alisia e dintorni; lei quindi aveva tutto il diritto di stare con chi volesse.
-Markus Von Schieregaard, principe della città del ferro ha piena libertà di decisione in merito alla modalità di viaggio
Disse lei malcelando un sorrisetto; davanti a lei Gen se ne andò mettendosi le mani in testa
-Ma quanto odio quando parli forbito! Mi becco io il gamma, mammolette
-Gen! Lo sai che l’alfa lo lasciamo qua! È troppo scassato
-Fa’ un po’ quello che vuoi cara principessina
Urlò lui senza voltarsi Markus stava ancora sorridendo quando rivolse lo sguardo verso Celiane, che ne venne contagiata.
 
Dentro gli umani scorre il sangue, come negli angeli. Questo Apollonius lo sapeva non perché sentiva il pulsare affievolirsi quando ne prendeva uno per la gola, ma perché lo aveva visto, quel liquido rosso e nero che diventava subito solido; lo aveva toccato quando faceva a brani un soldato; lo aveva assaporato quando aveva provato a vedere se il prana degli umani scorresse nel sangue assieme alla vita. Non era molto diverso dal suo, con la differenza che si coagulava in tempi più lunghi e non aveva quel sapore pieno che qualche rara volta aveva provato leccandosi un graffio.
Quella volta tuttavia invece di usare una spada in una mietitura, aveva deciso di tornare alle vecchie abitudini, e come Toma si era lanciato sulla terra con solo la tunica scarlatta, simbolo del suo status. Mentre scendevano in formazione gli teneva una mano, voleva tornare a poco prima di quel periodo, alla complicità assoluta che condividevano, alla pace contemplativa, a quando non si faceva scrupoli nel mietere un po’ di prana.
Di fianco a lui brillava come una luna piena; Apollonius sorrise piano nel ricordare quanto lui sfavillasse quando era particolarmente euforico.  Toma si voltò dentro di lui, nel suo volto brillava un’allegria sommessa, quasi si vergognasse davanti agli altri angeli della gioia autentica che stava provando. L’angelo scarlatto non poteva non esserne travolto; strinse la mano nella sua e continuarono a precipitare.
 

-Davvero non vuoi guidare un vector?
Celiane stava inserendo un grossa gemma dell’anima nel veicolo, che si illuminò all’istante di un bagliore rosaceo. Già a bordo, Markus si teneva stretto per non cadere; era abituato ai lunghi viaggi, ma le altezze, specie quando era lui quello in alto non gli erano andate mai a genio.
-Sicura che non siamo troppo pesanti?
Per tutta risposta la ragazza gli lanciò un balestra di osso, che lo fece sbilanciare all’indietro.
-Con tutto il lavoro che la squadra ingenieri mette dietro ogni macchina, i vector migliorano di settimana in settimana.
Celiane afferrò una sporgenza e si issò a bordo con un colpo di reni, prese i comandi e volò piano sotto il portico. Una fila di sottili colonne a sinistra, una fila di colonne sottili a destra. Celiane sogghignò al pensiero del suo primo volo, Markus aggrottò le sopraccigli perplesso, ma prima che potesse fare qualcosa erano già partiti.
  
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