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Autore: Miss One Direction    13/12/2013    18 recensioni
- No, ragazze, no! Non lo voglio conoscere! - urlai in preda alla disperazione.
- Tu lo conoscerai e basta! - risposero in coro.
- E se poi è un secchione, asociale, con gli occhialoni, i brufoli, i peli e passa le giornate a mangiare schifezze e leggere libri di fantascienza che si capiscono solo loro? - chiesi terrorizzata, rabbrividendo al solo pensiero.
- Tu non stai bene ma non fa niente. Lo conoscerai, vi metterete insieme e vivrete felici e contenti - esclamò Daniela, con aria sognante.
E poi ero io quella che non stava bene...
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- No, ragazzi, no! Non la voglio conoscere! - urlai, preso dalla disperazione.
- Non fa niente, la conoscerai e basta! - urlarono loro a tono.
- E se poi è una racchia con i brufoli, gli occhialoni, asociale oppure una snob con un carattere orribile? - chiesi terrorizzato, schifandomi al solo pensiero.
- No! È bellissima, dolcissima... forse un po' strana, ma perfetta per te quindi, caro il mio Harold Edward Styles, dimostra di avere le palle e conoscila! - alzò la voce Louis, afferrandomi per le spalle.
E poi ero io quello strano...
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TRAILER: https://www.youtube.com/watch?v=RVqNKUOLIAQ
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando si è una diciannovenne asociale, fissata con serie tv americane, band e libri, la pigrizia mi sembra una conseguenza abbastanza ovvia: ecco il motivo per cui, in un noiosissimo e piovoso pomeriggio autunnale, ero impegnata a guardare una versione decisamente dozzinale di Romeo & Giulietta. Il plaid dei Puffi e una confezione gigante di popcorn rappresentavano le mie uniche consolazioni, mentre quei due in tv mi facevano grugnire infastidita: anche io ero una tipa romantica (assurdo ma vero) ma avevo dei limiti e, purtroppo per me, Romeo e Giulietta li stavano superando di parecchio. Per questo motivo, alla celebre battuta "Oh Romeo, Romeo: perché sei tu, Romeo?" risposi: - Baldracca, se sua madre l'ha voluto chiamare così, che può farci lui? - con la bocca piena di delizioso popcorn caramellato.
Non avevo mai creduto alla teoria ottimistica dello stereotipo dei single: essere single non significa essere liberi e spensierati. Nel mio caso, essere single significava ingozzarsi di schifezze, piangere davanti ai romanzi di Nicholas Sparks, Titanic Io & Marley, lanciare imprecazioni e occhiatacce verso tutte le coppiette sdolcinatamente disgustose e sentirsi una forever alone ogni qualvolta fossi stata costretta ad uscire di casa.
Lanciai un cuscino verso la televisione, durante un bacio appassionato tra i due attori, e affermai un disgustato: - Mi stanno risalendo i popcorn - prima di spostare il recipiente ai piedi del letto.
Avrei continuato a fare commenti, se la testa di Daniela non avesse fatto capolino dalla porta all'improvviso: - Parli da sola? -.

- No, sto parlando con questi due coglioni di Romeo e Giulietta - risposi imbronciata, coprendomi la faccia con un cuscino. - Comunque una scienziata ha dimostrato che parlare da soli è da intelligenti: tiene la mente allenata -.

Non ero esattamente poi così convinta del ragionamento appena fatto ma, dopo essermi sentita dire milioni di volte di essere fin troppo intelligente (dimostrando che l'apparenza inganna), un po' di attenzioni potevo permettermele anch'io, no?
Sin da piccola avevo sempre ricevuto la pulce nell'orecchio di essere un leggero passo avanti agli altri, in fatto di immaginazione e realismo (nonostante fossero poli opposti tra loro), e me ne ero resa conto anch'io solo da adolescente, nelle situazioni più difficili brutte che mi erano capitate fino ad allora. La mia non era vanità, tanto meno arroganza: era pura e semplice verità.

- E chi sarebbe questa scienziata? - mi chiese, incrociando le braccia sotto al seno, per poi sedersi al mio fianco sul letto.

Abbassai il volume della tv, guardandola con un sorriso furbo ma complice, prima di esclamare un forte "Io!" e indicarmi con le braccia alzate al cielo.
Era incredibilmente imbarazzante la consapevolezza di essere così fuori di testa ma, ormai, ero riuscita a farmene una ragione già da un po'. Stessa cosa che avevano imparato a fare anche tutti i miei amici.

- Solo perché da piccola giocavi con "Il Piccolo Chimico", non significa che tu sia una scienziata - esclamò Daniela, alzando gli occhi al cielo.

Mi posai una mano sul petto, sulla zona del cuore, e mi concentrai in un'espressione profondamente delusa e sconcertata prima di ribattere: - Io non ho mai giocato al "Piccolo Chimico"! -, facendola ridere.
Mi sentii fiera di me stessa nel preciso istante in cui si asciugò una lacrima per le troppe risate e, cercando di non gongolare troppo, mi sistemai a gambe incrociate davanti a lei: mi sembrava fossero passati secoli da una nostra chiacchierata di quel genere. Da quando aveva conosciuto Niall, esattamente come le altre con i ragazzi, il tempo per noi cinque, purtroppo, aveva iniziato a diminuire sempre di più: motivo per cui avevo imparato ad apprezzare ogni singolo momento possibile con loro.

- Resta il fatto che sei riuscita a far esplodere un esperimento semplicissimo nell'ora di chimica, al liceo - esclamò, dopo essersi ripresa.

Ridacchiai al solo ricordo dell'accaduto, con le scene di quel disastro ancora nella mente, e alzai le spalle come se niente fosse. Era capitato verso la fine della scuola, durante il quarto anno, quando, la mattina successiva a una notte insonne passata a leggere, io e Daniela eravamo state scelte per una dimostrazione di un esperimento davanti alla classe. A causa della stanchezza, avevo unito un elemento per un altro, causando, non solo un esplosione, ma anche la chiusura dell'intera aula per un'intera settimana a causa del terribile tanfo all'interno. Il bello di tutto? Non avevo ricevuto nessun tipo di sospensione o punizione: la professoressa, lasciando sbalorditi ogni studente dell'intero istituto, mi aveva difesa contro la preside, affermando che l'esperimento, in effetti, non era alla nostra portata e prendendosi l'intera responsabilità. Inutile dire che quel giorno sarebbe rimasto uno dei più fortunati, nella mia intera esistenza.

- Ho evitato chimica all'intera scuola per una settimana: hai persino il coraggio di lamentarti? - le chiesi indignata, sbattendo velocemente le palpebre.

Nonostante l'accaduto fosse rimasto sulla bocca di tutti, genitori compresi, per tutto il mese successivo, la mia popolarità era comunque rimasta abbastanza mediocre: non che me ne fosse importato qualcosa, le mie amiche avevano comunque rappresentato la mia principale preoccupazione, ma ero rimasta comunque un po' scioccata quando, al sentire il mio nome, la gente rispondeva con un noncurante "Mai sentita".

- Sì, e io mi sono dovuta lavare i capelli ben tre volte per togliere quell'orribile tanfo - mi ricordò, facendomi incassare la testa nelle spalle. - Comunque Romeo e Giulietta rappresenteranno sempre e comunque una delle coppie più belle nell'intero universo -.
- Sì, come una bustina di maionese scaduta - risposi schifata, riempiendomi la bocca con un pugno di popcorn.

Assunse un'espressione a dir poco disgustata in pochi secondi e, continuando a guardarmi, esclamò un rumoroso: - Sei impossibile! Riesci a rendere disgustoso qualsiasi cosa in meno di cinque minuti! - che non mi fece né caldo, né freddo.
Sbattei le palpebre velocemente, facendole capire il mio disinteresse, e smisi di prestare attenzione alla tv quasi subito, stanca di tutto quel romanticismo: se avessi continuato a guadare quei due, avrei riscontrato il diabete da lì a poco.

- Comunque... - riprese a parlare la mia amica, ignorando subito l'intero accaduto. - Cosa avete fatto di preciso tu e Harry ieri pomeriggio? Avete avuto l'intera casa completamente libera per delle ore -.

Si intuiva dal suo tono di voce, il secondo significato di quella domanda e dovetti lottare contro me stessa pur di non diventare rossa, al solo ricordo di quel bacio così inaspettato: nella mente di Daniela, esattamente come in quelle di tutti i miei amici, dovevano già esserci pensieri abbastanza sconci su me e lo spilungone. L'ultima cosa che volevo fare era alimentare quelle fantasie così insensate.

- Guarda, non puoi capire la quantità di cose che abbiamo fatto - rigirai la frittata, salvandomi con una grossa dose di sarcasmo. - Abbiamo procreato tutto il pomeriggio, dovevi vedere che maratona, e poi abbiamo deciso di aprire un piccolo zoo in casa, comprando circa una decina di cani, gatti e criceti: indovina come ho chiamato il mio cucciolo preferito? -.
- Come sei spiritosa! Te lo ha mai detto nessuno? - mi chiese retoricamente, prima che un "Grande Puffo" ammiccante non le fece battere una mano contro la fronte per l'esasperazione.

Mi ero salvata in calcio d'angolo, grazie al cielo, ma ero convinta che la faccenda non sarebbe finita lì: i miei amici erano piuttosto cocciuti, quando si mettevano in testa una cosa. Ma, d'altronde, io ero persino più cocciuta di loro quindi, a rigor di logica, sarei stata l'ultima persona col diritto di lamentarmi per il loro comportamento. Tanto valeva continuare a cercare di ignorare l'argomento.

- Comunque, intuendo la quantità infinita di filmini mentali che ti sei fatta su me e Harry, devo proprio dedurre che ti faccia male vedere Niall nudo - continuai, sollevando le sopracciglia, prima di lanciarle il cuscino di Pikachu in faccia e scendere dal letto.

Il punto debole della mia amica? Il suo ragazzo. Essendo due dei più timidi nel gruppo, ogni tipo di affermazione a sfondo sessuale avrebbe , di sicuro, lasciato qualche segno: dal rossore al balbettio, dall'imbarazzo più totale a una fuga improvvisata pur di non rispondere. Erano fatti così e, nonostante trovassi quelle reazioni estremamente tenere, fui più che felice di giocarmi quella carta pur di sviare l'argomento.
Daniela sembrò pietrificarsi all'improvviso, strabuzzando gli occhi e diventando tutta rossa in un attimo, prima di esclamare: - Io non ho mai visto Niall nudo! - con la tonalità di voce più alta che avesse mai osato raggiungere.
A quella risposta fui io quella ad aggrottare le sopracciglia, leggermente perplessa, prima che un: - E come procreate, tanto per sapere? - mi scivolasse dalla bocca istintivamente.
Nel preciso istante in cui ricominciò a sbattere le palpebre, presi la saggia decisione di uscire di scena: non ero perfettamente a conoscenza di cosa mi avrebbe fatto dopo tutta quella situazione imbarazzante ma, per intelligente decisione del mio criceto, decisi di non volerlo nemmeno sapere. Ero ormai a metà rampa di scale quando la sentii urlare da camera mia: - Tu sai troppe cose, signorina! -, facendomi ghignare: sapeva perfettamente che nemmeno io ero una santa ma, da quando le avevo raccontato della mia prima volta con Nick, non aveva comunque mai smesso di fare l'amicona protettiva. Era la più grande del gruppo di noi ragazze, nata solo due settimane prima di me, e aveva sempre cercato di proteggere tutte: a volte sembrava davvero la mamma dell'intera combriccola.

- E poi, il come lo faccio con Niall non mi sembra affar tuo! - concluse la sfuriata, raggiungendomi al piano di sotto.

Pronunciò l'ultima parola nel momento stesso in cui varcò l'entrata della cucina, trovandosi davanti ben cinque ragazzi di nostra conoscenza, pronti a scoppiare a ridere da un momento all'altro.
Le lanciai uno sguardo alla "Ops!" e successivamente arrivò uno dei segnali più soavi che avessi mai sentito: la tanto trattenuta risatina isterica di Louis. Sfruttai quella liberazione come un vero e proprio permesso per scoppiare anch'io e, nemmeno due minuti dopo, mi ritrovai a battere la mani in preda alla risata convulsiva, e da perfetto cavallo, che mi apparteneva. La mia amica, nel frattempo, sembrava paralizzata per la seconda volta in nemmeno un quarto d'ora.
Niall era l'unico, tra tutti i presenti, ad essere rosso come un pomodoro maturo, indeciso se unirsi alle risate o dire qualcosa di confortante verso la sua ragazza.
Mi ci volle un po' per riprendermi ma, dopo essermi persino asciugata una lacrima, riuscii finalmente a tornare normale: mi dispiaceva un po', per aver fatto crollare Daniela nell'imbarazzo, ma, diamine, era stato troppo divertente. Girai lo sguardo per un secondo verso Harry, dietro il bancone della cucina, prima che mi "regalasse", per così dire, un occhiolino e un sorriso: avevo sperato, fino a quell'istante, che non riprendesse subito l'argomento "bacio". Non perché mi fossi pentita: semplicemente, non mi sentivo pronta a dare la mia versione, visto che non avrei davvero saputo come rispondere. Dovetti lottare contro me stessa pur di restare impassibile, nonostante il calore sulle guance sempre più evidente, e feci finta di nulla: passare dal "ti prendo a padellate in faccia" a "regaliamoci sorrisi ammiccanti a vicenda" sarebbe stato una vera e propria mossa suicida per entrambi. I nostri amici già avevano in mente chissà quali strani filmini mentali su noi due: cosa avrebbero osato fare, o pensare, se avessero scoperto il bacio della sera prima?
Pregai che l'attenzione si spostasse su qualche altro argomento, troppo imbarazzata per spiccicare parola, e benedissi mentalmente il mio migliore amico, non appena esclamò un divertito: - Invece di tartassare questi poveri cuccioli, perché non ti vai a vestire sul serio? Sono le quattro di pomeriggio e tu sembri ancora in pigiama - prima di tirarmi una scherzosa pacca sul fondo schiena.
Il rapporto tra me e Louis, sin da quando eravamo diventati migliori amici, era sempre stato costituito da manifestazioni d'affetto di quel genere: ci capivamo alla perfezione, avendo caratteri abbastanza simili, formati da sarcasmo, acidità ma anche da bene incondizionato verso le persone a noi più care. Si divertiva a stuzzicarmi per farmi arrabbiare, esattamente come io facevo con lui, e non passava giorno in cui non mi "regalasse" qualche pacca sul didietro, prese in giro o perfino insulti scherzosi: erano, semplicemente, le nostre solite manifestazioni d'affetto reciproco. Giulia era perfettamente a conoscenza di quell'amicizia tra me e il suo ragazzo ma, nonostante all'inizio della loro relazione le avesse dato leggermente fastidio, aveva iniziato a farci l'abitudine in fretta: in fondo, sapeva anche lei che non ci sarebbe stato mai nulla al di sopra di "migliore amico" e "migliore amica". Era uno di quei rapporti a cui non si può rinunciare, così importante da tenerlo lontano da qualsiasi tipo di minaccia, compresa una possibile relazione. In più, Louis era fin troppo innamorato della sua ragazza, per pensare anche solo minimamente a me in modo diverso.

- Louis! - esclamò all'improvviso Harry, facendo girare tutti verso di lui.

Il mio migliore amico, in risposta, corrugò le sopracciglia per chiedergli cosa volesse: possibile che quello spilungone fosse così dannatamente lunatico? Io, in confronto, potevo ritenermi una ragazza fin troppo tranquilla.

- Ti pare normale tirare una pacca sul sedere a Manuela? - domandò, sempre più confuso, prima di aggiungere: - Insomma... Diamine, sei fidanzato! -.

Non riuscivo a capire tutta quella foga per riprenderci: in fondo, era un gesto piuttosto usuale per noi. 

- Vero, ma lei è la mia coglioncella - si giustificò Louis, mettendomi un braccio intorno alle spalle, per poi schioccarmi un sonoro bacio sulla guancia.

Sorrisi all'affermazione di Louis, cingendogli la schiena con un braccio, prima che Harry ci guardasse con le labbra leggermente socchiuse: ancora più sorpreso di prima. Scossi un paio di volte la testa, come a chiedergli che cosa volesse davvero, ma lui sembrò a mala pena vedermi, troppo impegnato a sussurrare: - Robe da matti - e uscire dalla stanza verso il piano di sopra.
Tutti noi rimanemmo un po' sorpresi alla sua reazione ma, dopo uno scrollare di spalle generale da parte degli altri, la conversazione si concentrò su di un altro argomento: sembravo l'unica davvero interessata a quel comportamento così strano di Harry e fu per quel motivo che, sbuffando leggermente, mi ritrovai a salire le scale poco dopo. 









HARRY'S POV.


Non avevo mai visto due migliori amici compiere azioni di quel genere: la cosa ancora più strana? Per loro sembrava tutto fottutamente normale. Le opzioni erano due: o ero io quello antico e rigido, o erano loro ad avere una relazione troppo spinta. Louis era anche fidanzato, diamine.
Il fatto che Manuela sembrasse aver completamene dimenticato il bacio che ci eravamo dati la sera prima, mi fece andare fuori di testa: era stato solo un bacio e noi non eravamo nulla, vero, ma non mi sarei nemmeno aspettato così tanta indifferenza. Avrei mentito a me stesso, se alla domanda "Ci sei rimasto male?" avessi risposto: "No, per niente".
Avevo rinunciato a quello spettacolino, decisamente non gradito dal sottoscritto, rifugiandomi al piano di sopra e sperai davvero che nessuno mi seguisse: non avevo alcuna voglia di dover spiegare i motivi per cui avevo dato vita a quella scenata, non essendone a conoscenza nemmeno io.
Ero così preso dai miei pensieri contorti che non feci nemmeno attenzione alla stanza in cui entrai: per questo, quanto incontrai tutto quell'azzurro, grugnii esasperato. Qualcuno si stava prendendo gioco di me, a quel punto ne ero certo.
Dopo un'occhiata generale all'ambiente, composto da un letto mezzo sfatto con una ciotola di popcorn sopra, la televisione accesa e centinaia di libri nella libreria, mi concentrai per qualche minuto sul film che stavano trasmettendo: Romeo & Giulietta. Sorrisi, ripensando a quanto avessi amato quella storia al liceo, e, senza nemmeno rendermene conto, mi ritrovai a pensare proprio a quel tipo di amore: esisteva davvero? Due persone potevano amarsi così tanto da uccidersi pur di stare insieme? Avevo solo diciannove anni ma, diamine, sarebbe piaciuto anche a me amare così tanto qualcuno: lo stomaco invaso da quelle dolci "farfalle" di cui tutti parlano, il pensiero fisso della persona che si ama, il sorriso che compare sul viso ogni volta che si sente anche solo pronunciare il suo nome... Tutte cose meravigliose che, nonostante la mia giovane età, avrei voluto davvero provare.
Avevo sempre creduto di non poter amare maggiormente Taylor, eppure, dopo tutta quella serie di eventi, in quel momento stavo iniziando ad avere veri e propri dubbi al riguardo.
Tutta quella massa indefinita di pensieri venne interrotta bruscamente, non appena sentii una vocina leggermente acuta alle mie spalle: - Si può? -.

- Sbaglio, o questa è la tua camera? - domandai sarcastico, continuando a tenere lo sguardo sul televisore davanti a me. -
Da quando in qua si bussa per entrare nella propria camera? -.

Rimase interdetta per qualche minuto, interdetta, mentre un sorriso soddisfatto faceva capolino sulle mie labbra: le stavo ancora dando le spalle, ma riuscivo comunque ad immaginarmi il suo viso corrugato, in cerca delle parole giuste per contrattaccare.

- Be', non sono di certo io quella che è scappata senza motivo - rispose secca, avvicinandosi.
- Pensi davvero che io sia così stupido da andarmene senza una ragione? - le chiesi in risposta, girandomi finalmente verso di lei. - Non siamo mica tutti infantili come te -.

Aveva deciso di sedersi sulla scrivania, lasciando ciondolare le gambe, mentre si guardava un'unghia laccata di nero, con apparente disinteressamento. - Quando la finirai di comportarti come un bambino viziato e la smetterai di giudicarmi o insultarmi, allora diventerai più interessante del mio smalto -.
Serrai le labbra in una linea, assottigliando gli occhi, e fu in quel preciso istante che nel mio cervello si illuminò la parola "Basta!" a caratteri cubitali: ecco il principale motivo per il quale scattai in mezzo alle sue gambe, a pochi centimetri dal suo viso.
Spalancò gli occhi all'istante, cercando di mettere ancora a fuoco la situazione mentre il mio respiro si faceva sempre più irregolare, prima di esclamare: - Harry, ma che caz- -.

- Vuoi sapere perché sono scappato, eh? - le chiesi retoricamente, posizionando le mani accanto alle sue cosce per bloccarla. - Te lo dico subito: mi ha dato fastidio. Oh, non hai idea di quanto mi abbia dato fastidio vedere la mano di Louis sul tuo culo e la passività con cui avete affrontato la cosa: per voi potrà anche essere normale ma, mia cara, mi dispiace avvertirti che per me non c'è assolutamente niente di normale in tutto ciò -.

Continuò a guardarmi con gli occhi mezzi spalancati, il respiro leggermente più irregolare e le guance completamente a fuoco: nonostante possedesse tutti gli attributi per sembrare una dolce ragazza tenera e indifesa, avevo imparato fin troppo bene che, in realtà, stava solo cercando di non sbilanciarsi. - Guarda che, se è per Giulia, lei ne è perfettamente cons- -.

- No, non hai capito un cazzo - risposi, incatenando gli occhi nei suoi. - Non c'entra niente Giulia. Ho sentito letteralmente il sangue ribollirmi nelle vene, mentre cercavo di contenermi dall'avvicinarmi e staccarvi. Il 99% delle volte mi fai saltare ogni singolo nervo presente nel corpo con i tuoi fottuti modi di fare ma, non appena ti vedo intorno a Louis, ho questa maledetta reazione. Ho cercato di attribuire la colpa al fatto che il nostro migliore amico sia fidanzato ma sai cosa ho scoperto, pochi istanti fa? Non c'entra assolutamente un cazzo. È una reazione che mi viene da dentro, indipendente da qualsiasi altra cosa e, diamine, sono perfettamente consapevole del fatto che sembra assurdo, visto che non siamo nemmeno veri e propri amici, ma ormai non ho la forza neanche per negarlo di nuovo a me stesso -.

Tutte quelle spiegazioni, tutto quel peso che avevo avuto sullo stomaco fino a quell'istante, uscirono dalla mia bocca con una velocità incontrollabile, rendendomi impossibile persino rendermi conto di ogni singola parola pronunciata: in un secondo momento mi sarei sicuramente pentito di ogni singola cosa ma, a quel punto, non avrei nemmeno potuto rimangiarmi tutto.
Ebbi il fiatone per alcuni secondi, continuando a guardare quegli occhi così confusi e apparentemente spaventati, prima che le mie guance venissero a contatto con delle superfici morbide, con piccoli spazi duri e freddi: le sue mani. Mi accarezzò la pelle per un po', trasformando l'espressione corrugata di poco prima in una leggermente più rilassata, dandomi come una sorta di okay ad avvicinarmi maggiormente. Ormai c'erano solo pochissimi centimetri a separarci e, mentre cercavo di farmi un'idea su quello che sarebbe potuto succedere qualche istante dopo, il tocco sempre più delicato di Manuela continuò a vagare sulle mie guance: avrei pagato qualsiasi cifra pur di entrare nella sua testa e sapere quali pensieri la stessero tormentando.
Il momento in cui cambiò tutto, fu quello in cui le sue mani passarono dalla guance ai capelli, sfiorando l'orecchio con i diversi anelli alle sue dita, attirandomi a lei: le nostre labbra si unirono subito, desiderose le une delle altre, mentre le mie mani passavano dai lati delle cosce alla sua schiena, cercando di avvinarla maggiormente. Il cervello sembrò annebbiarsi all'improvviso, facendo sprofondare il mio corpo nell'istintività più completa, mentre sentivo dei brividi percorrermi l'intera spina dorsale, come su qualcuno avesse tracciato la mia intera colonna vertebrale con un dito.
Non mi sarei aspettato che sarebbe stata lei stessa a prendere l'iniziativa ma, dal momento che da lì a poco avrei di sicuro compiuto io quel passo, non me ne preoccupai nemmeno: ero decisamente troppo occupato a godermi quel bacio così meraviglioso e passionale che ci stavamo ancora dando. Le chiesi praticamente subito l'accesso per approfondire maggiormente il bacio, permesso che non venne minimamente ignorato: fu quando la mia lingua venne a contatto con la sua, godendomi quel delizioso retrogusto di popcorn, che le gambe rischiarono seriamente di cedermi.
Non ero sicuro del tipo di rapporto tra me e Manuela, non ancora almeno, né di cosa mi fosse preso così all'improvviso ma, per una sola volta, non avrei preso nemmeno in considerazione il mio cervello: avrei potuto fare una cazzata epica, seguendo il mio cuore, ma mi auto-convinsi che sarebbe andato tutto per il meglio. In fondo, non è proprio il costante pensare a bruciare un cervello?
Continuai a sentire i capelli intrecciati a quelle piccole mani, mentre cercavo di attirarla sempre più vicino, come se, in quel modo, potessi farla entrare all'interno del mio stesso corpo. Mi allontanai lentamente dalla superficie della scrivania, continuando a baciarla, mentre, non volendo staccarsi nemmeno lei, allacciò e gambe intorno al mio bacino, facendosi prendere in braccio: Dio solo poteva sapere quanto la desiderassi in quel preciso istante.
Ma non feci in tempo nemmeno a pensarlo, che sentii un profondo senso di vuoto istantaneo, dovuto alla mancanza improvvisa di quelle labbra così morbide sulle mie. La guardai confuso, non riuscendo a capire il motivo di quella separazione, mentre sentivo il suo fiato caldo sulla mascella. Provai a baciarla più volte, sperando con tutto me stesso che ricambiasse come poco prima ma, non appena sentii i suoi polpastrelli a contatto con le labbra, il vuoto allo stomaco non fece altro che inghiottirmi letteralmente.
Mi guardò negli occhi un'ultima volta, prima di sussurrare: - Che diavolo stiamo facendo? - e tornare con i piedi per terra. Avrei voluto urlarle: "Per la prima volta da quando mi sono lasciato con Taylor, sto pensando a me stesso e non a quello che è giusto!" ma mi uscii solo un flebile: - Tu cosa pensi? -.
Abbassò la testa, iniziando a guardare il pavimento, prima di mormorare un "Un errore" che per poco non mi fece perdere conoscenza. Non mi concesse nemmeno il tempo di rispondere: corse al piano di sotto in un batter d'occhio, con le lacrime agli occhi, lasciandomi lì da solo come un perfetto imbecille. Sbattei le palpebre più volte, afferrandomi i capelli tra le mani, mentre il respiro sembrava ritornare lentamente alla normalità.
Da perfetto ragazzo riflessivo quale ero, le avrei di sicuro dato ragione, se avessi potuto ricominciare a pensare lucidamente. Ma come potevano essere chiamate errori tutte quelle emozioni meravigliose?
Mi avvicinai alla finestra, notando Manuela correre verso il giardino, sotto le prime gocce di un temporale, mentre il vuoto allo stomaco continuava a mangiarmi vivo; avevo migliaia di domande in testa, interrogativi ai quali non riuscivo ancora a dare una risposta completa.
Se pensava davvero che tutto quello fosse stato un errore, perché diavolo aveva ricambiato? Perché non si era staccata subito? Avrebbe fatto leggermente meno male, di quello ne ero sicuro. E perché proprio lei, la ragazza più complicata che avessi mai conosciuto? Perché non una qualsiasi altra brava ragazza in circolazione?
"Il classico annoia, genio" pensai subito, non potendo non dar ragione al mio subconscio ma, diamine, dopo Taylor mi ero ripromesso decine di volte di non far ricapitare più cose del genere: era anche il motivo per cui escludevo categoricamente una possibile relazione con Manuela. Eppure quel bacio mi era piaciuto, più di qualsiasi altro avessi mai dato in vita mia: possibile che i miei ragionamenti fossero una contraddizione continua?
Riuscii a tornare con i piedi solo nell'istante in cui sentii la porta aprirsi leggermente, seguita dall'usuale tono allegro di Niall: - Oh, Harry, sei qui. Mamma mia, non avrei mai creduto che Dani parlasse con le ragazze anche delle volte in cui noi facciamo l'amore -.
Mi rigirai verso di lui, chiudendo gli occhi per non dare a vedere lo strato di lacrime su di essi, ma sembrò tutto inutile perché: - Hey, tutto okay? - mi domandò subito dopo, dandomi una leggera pacca sulla spalla.
Non so dove trovai la forza di scuotere la testa leggermente, per poi abbracciarlo più forte che potessi. Mi lasciai andare ad un pianto liberatorio, causato da tutta quella montagne russe di emozioni in nemmeno un'ora e gli raccontai ogni cosa, non tralasciando niente: avevo bisogno di supporto morale, in quel momento come non mai. 








MANUELA'S POV.


Alzai lo sguardo verso il cielo, con gli occhi lucidi, mentre tante piccole goccioline venivano a contatto con il mio viso ancora arrossato: sembrava quasi che il cielo volesse farmi compagnia, piangendo con me.
Avevo sbagliato ogni cosa: da quando ero salita in camera mia per assicurarmi dello stato emotivo di Harry, a quel bacio maledetto che ci eravamo scambiati e che era partito proprio dalla sottoscritta, fino ad arrivare alla definizione di "errore". Perché, diamine, per quanto fosse stato strano baciarsi con un tizio che non era nemmeno un vero e proprio amico, tutte le emozioni che avevo provato in quel frangente non avevano assolutamente nulla di sbagliato. Avrei mentito a me stessa, se avessi cercato di convincermi del contrario: eppure, per semplice stupidità, avevo cercato di convincere lui.
Nick era rientrato nella mia vita il giorno prima, annunciandomi del suo matrimonio e dando così un punto definitivo alla nostra precedente relazione, ma non volevo innamorarmi di nuovo: non ne avrei avuto la forza. Ero una contraddizione continua, riuscivo a rendermene conto perfettamente, ma era quello che stavo effettivamente provando: emozioni completamente contrastanti tra di loro, capaci di ridurmi il cervello ad una massa indefinita di pensieri, domande e supposizioni completamente incongruenti tra di loro.
Avrei voluto urlare al cielo, chiedergli il motivo di quella seconda opportunità non gradita, ma le parole continuavano a rimanere intrappolate in gola, lasciando che le gocce di pioggia mi sfiorassero la pelle come se nulla stesse accadendo.
Fu una voce estremamente familiare ad attirare le mia attenzione, quando esclamò un divertito: - Sistah, non vedi che piove? Se non rientri dentro, ti prenderai uno di quei raffreddori che ti ricorderai a vita - sempre più vicino. Mi girai lentamente verso Daniela, con gli occhi completamente persi, prima che lei, vedendomi, non cambiasse espressione.

- Oddio, cosa è successo? - mi chiese subito, abbracciandomi, e smettendo improvvisamente di preoccuparsi della pioggia.

Non risposi, affondai semplicemente il viso sulla sua felpa, scoppiando definitivamente a piangere: non avevo idea su cosa fare e, diamine, quel non sapere mi stava uccidendo sempre più lentamente.













                                                                                 I don't know what to do...







Spazio Autrice: Heilà, dolci cupcakes!
Avete anche voi la lacrimuccia come la sottoscritta?
Passiamo alle domande del giorno che sono MOLTO carica:
1) descrivete questa Fan Fiction in una sola frase; 
2) il capitolo è stato di vostro gradimento?
Purtroppo stasera non posso trattenermi oltre ma spero comunque  di ricevere recensioni per questo capitolo :) Grazie ancora delle recensioni precedenti e nulla, ci si rivede alla prossima!
Marry on the way.
Peace and Love
Xx Manuela

 
   
 
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