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Autore: Odairs    13/12/2013    5 recensioni
Le lettere mai consegnate, quelle scritte e messe da parte, per tanti motivi. Di questo stiamo parlando. Lettere di gente che non può parlarsi, toccarsi, abbracciarsi. Tutte le parole non dette ma pensate a lungo.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cara Clove,
sono passati pochi giorni da quando l’hovercraft ti ha portato via. È ancora difficile da ammettere, ma ora non ci sei più.
Mi rendo conto che ora sono solo quando devo stare attento a dove accamparmi perché non ho più nessuno che fa di guardia mentre dormo, o quando trovo del cibo e non devo preoccuparmi di sfamare prima te. È strano anche non sentire i tuoi passi che mi seguono ovunque. È stressante non aver nessuno con cui ridere e scherzare, e ora ho anche molta più paura.
È strano come pochi attimi abbiano cambiato completamente le cose. L’attimo prima stavi correndo verso lo zaino, quello dopo eri a terra, fredda, dopo aver pronunciato il mio nome troppe troppe troppe volte.
Se mi avessi detto che stai per andare al Banchetto, ti avrei coperto. Sarei stato tra gli alberi, pronto ad intervenire se ce ne fosse stato bisogno.
E invece me ne sono accorto quando era troppo tardi. Quando ti aveva già preso. quando stava per ucciderti. E la cosa che non mi perdonerò mai, è l’essere arrivato al limitare del bosco un secondo prima che tuonasse il cannone. E tutto ormai era finito.
 Eri stesa a  terra, pallida, mentre guardavi in alto. Non c’era la tua solita espressione fiera. L’ho vista, nascosta nei tuoi occhi, quella lacrima che non volevi si vedesse. Avevi il mio nome sulle labbra, ma non riuscivi a pronunciarlo più. Eppure eri sempre bellissima.
Poi ho visto l’hovercraft. E ho cercato di tenerti con me, perché tu non eri davvero morta, si sbagliavano, avrei potuto curarti con le poche medicine che ci restavano, ti avrei fasciato la testa, avrei fermato il sangue che mi stava ricoprendo, perché tu potevi ancora tornare indietro.
Ma ti hanno presa, ti hanno strappato via da me, e non potevo fare altro che urlare il tuo nome e dirgli di lasciarti andare, disperato, perché noi avremmo dovuto tornare a casa insieme, da vincitori. Perché noi dovevamo passare il resto dei nostri giorni insieme, avremmo fatto da mentore a i tributi dell’anno successivo, li avremmo fatti vincere, perché siamo i Favoriti, e i Favoriti vincono sempre gli Hunger Games.
Però ti hanno portato via comunque.
Non cerco più il ragazzo innamorato e la sua fidanzata. Non mi importa di chi  uscirà da qui. Che sia io, la ragazza con i capelli rossi, i tributi del dodici. L’importante è che non vinca l’11. È lui che sto cercando, Clove. Il tributo dell’11. Non può andare in giro a spassarsela come se nulla fosse, come se non ti avesse spaccato la testa sulla Cornucopia, come se non ti avesse portato via da me.
Deve pagare, Clove.
Poi credo che vagherò per l’arena, senza uno scopo preciso. Dopo aver sperato così intensamente di vincere con te, l’idea di uscire da qui da solo non mi piace. Ovviamente non ho intenzione di andarmene senza prima provare a combattere, ma se dovessi uscire di qui, credo che farei in modo di raggiungerti presto. Ora rimpiango i primi giorni dei Giochi, quando c’era Lux, quando nemmeno ci parlavamo. Se avessi saputo come sarebbe finita non avrei mai stretto nessuna alleanza. Potevamo farcela da soli, Lux non sapeva usare l’arco e Marvel, beh, lui era un perfetto idiota. Il ragazzo innamorato potevamo lasciarlo correre dalla sua amata, e ora i giochi sarebbero finiti e noi due saremmo nella nostra casa, al Villaggio dei Vincitori, pronti a vivere la nostra vita insieme.
Clove, qualsiasi cosa succeda, voglio stare con te. Non importa se in questo mondo o in un altro, voglio trovarti e passare il resto dei miei giorni con te. Perché anche se io riuscissi a uscire da quest’inferno, io sarei morto comunque.
Senza la mia piccola e determinata guerriera, senza quegli occhi sempre attenti e vigili, quelle mani tanto piccole quanto letali.
Un cannone. Devo sbrigarmi, amore mio, siamo rimasti in pochi.
Tra non molto saremo ancora insieme, è una promessa.
Ti amo lanciatrice di coltelli.
Cato.

 
 
 
 
Oooookay.
Lo so, lo so, il ‘lanciatrice di coltelli’ non piace nemmeno a me, ma visto che non si sa il cognome di Clove e non voglio inventarmi cose tipo i cognomi dei personaggi, ho pensato che in fondo loro sono cresciuti con il pallino degli Hunger Games, quindi fa tanto stile Favorito visto che era la specialità di Clove.
È stato strano scrivere una lettera del genere, soprattutto perché Cato è molto “Ehi, sono cattivissimo e uccido tributi come se fossero formiche! Guarda come ti spappolo il cervello!” e descriverlo così disperato e così innamorato è… strano, appunto.
Però dopo tutto i Clato sono belli, e credo che ci fosse un minimo di romanticismo tra di loro, in fondo hanno anche loro un cuore (spero).
Ditemi se è troppo zuccherosa per Cato o se non si capisce quanto lui ami quella ragazza, lasciate una piccola recensione per farmi sapere cosa e pensate, è importante (potete anche scrivere che vi è  morto il gatto o che fuori piove, basta che scriviate qualcosa)
Un abbraccio a chi è arrivato fin qui e grazie a tutti per le recensioni dei capitoli precedenti ^.^
Con Affetto,
Odairs.
  
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