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Autore: DirceMichelaRivetti    14/12/2013    2 recensioni
Il Rating è riferito solo al capitolo 15, per il resto è verde
Ambientata post Thor2.
Loki, sotto le spoglie di Odino, è finalmente re di Asgard e il suo obbiettivo pare sia quello di dare valore e prestigio non solo all'arte della guerra, ma anche alla cultura. A sostenere questo progetto e ad assecondare la sua brama di sapere e potere, giunge un'amica di vecchia data, un'amica speciale, Lady Vor che lo ha sempre apprezzato e ciò porterà loro e altri personaggi a spostarsi nei vari regni alla ricerca di antichi artefatti legati a una religione perduta, fronteggiando insidie, mostri e nemici.
Capisco che detta così può non essere molto invitante, ma se avete qualche minuto da perdere, leggete un capitolo e poi deciderete.
Da questa fanfic è poi nata la serie "Il mondo di Loki e Vor" (no comment sul titolo orribile, ma sono negata per queste cose) dove troverete per lo più prequel e spin-off su alcuni personaggi.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fandral, Heimdall, Loki, Nuovo personaggio, Sif
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il mondo di Loki e Vor'
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Gobekli Tepe il più antico santuario ritrovato finora, è la prova che potrebbe rivoluzionare le nostre conoscenze sul passaggio dal nomadismo alla sedentarietà. Infatti questa struttura è stata costruita circa 11.600 anni fa e finora rappresenta un unicum. Si presume che l’intero sito abbia un’estensione di 500 metri quadrati e al momento solo una piccola parte di esso è stata scavata. Sono stati rinvenuti, ad oggi, quattro recinti circolari, delimitati da grossi pilastri di 15 tonnellate l’uno, non ci spieghiamo come questi primitivi cacciatori-raccoglitori abbiano potuto cavarli dalla roccia e trasportarli.”

Così stava parlando la guida turistica del sito archeologico. Vör aveva voluto assolutamente visitare gli scavi, accompagnata da qualcuno di competente che illustrasse tutto con precisione. I suoi compagni non erano stati affatto entusiasti e seguivano molto annoiati, Thor aveva provato a stare attento, ma poi si distraeva ogni due minuti; Fandral era stato l’unico a sforzarsi di ascoltare con attenzione e dopo un poco era riuscito a capire il filo del discorso e, vagamente, a seguirlo.

“Sono state riportate alla luce circa 40 pietre a forma di T, in cui il braccio orizzontale è più corto e sottile delle proporzioni necessarie; queste lastre sono quasi tutte incise e vi sono rappresentati vari animali: serpenti, tori, leoni, volpi, cinghiali, scorpioni e formiche. Da alcuni rilevamenti geomagnetici si è scoperto che ci sono almeno un altro centinaio di queste pietre, ancora interrate, così come molte altre strutture. Il santuario fu abbandonato circa dopo un uso di due millenni e fu interrato volontariamente.”

“Ti è stato almeno utile per capire dove dobbiamo cercare?” domandò Sif all’altra donna, quando la visita fu conclusa.

“Beh, se non altro, possiamo escludere dalle ricerche la parte che loro hanno scavata: è di un periodo successivo a quello di nostro interesse.” disse Vör.

“Dunque dovremmo prendere delle vanghe e sperare di avere fortuna?” ribatté la guerriera.

“No. Ho già un’idea, ma devo vedere meglio la conformazione della zona.”

Vör se ne tornò dunque al museo per osservare le mappe tracciate dagli archeologi midgardiani. Il santuario si trovava in cima ad una collinetta oblunga che sorgeva isolata, in una zona altrimenti piana. Vör si era convinta di una cosa: come era stato sepolto il santuario circolare, così poteva essere stata volutamente ricoperta anche un’altra struttura precedente; i dati che emergevano dalle carte esposte nel museo le confermarono quest’idea. Bisognava ora capire come agire. Analizzando e rianalizzando i dati pubblici, Vör individuò un punto dove era stata trovata un’apertura che lasciava supporre la presenza di una grotta, ma evidentemente di scarso interesse per gli studiosi midgardiani, che non l’avevano esplorata.

Gli Asgardiani si recarono presso quell’antro, convinti di dover poi faticare per riuscire a farsi strada per trovare le vestigia interrate e aggirarsi al loro interno. Per loro fortuna si sbagliavano di grosso! Discesi nella spelonca per pochi metri, guidati dalla luce magica di Vör, si ritrovarono su una sorta di terrazzino. Quale sorpresa! Il tempio antico non era stato affatto sepolto, bensì racchiuso in un’immensa sala sotterranea di cui la collina esterna era la cupola. Vedevano davanti ai propri occhi il penultimo piano, in argento, di un edificio che sembrava composto da più mastabe sovrapposte, ognuna un po’ più piccola della precedente. Dopo il primo momento di stupore e ammirazione, quella visione era troppo imponente e maestosa per lasciare impassibile anche l’animo più arido, il gruppo iniziò a discendere una scalinata che partiva dal terrazzino e scendeva di circa venti metri e arrivava davanti a un portale che indicava l’ingresso al tempio. Potendolo guardare meglio e dall’alto al basso, si contavano in tutto sette piani, alti ciascuno quattro metri, movimentati da fitte nicchie, le pareti esterne erano rivestite da mattonelle smaltate e ogni piano era contraddistinto da un colore differente, a partire dal basso si trovavano nero, blu, rosso, arancione, bianco, argento e oro.

Il portale d’ingresso era un arco a tutto sesto da cui partiva una cinta di mura alta tre metri che circondava il tempio, era ricoperta da mattonelle blu, decorate con leoni e sfingi bianche. Non c’erano ostacoli, per cui gli Asgardiani varcarono la porta senza difficoltà e percorsero un vialetto, una sorta di rampa lieve, che li condusse finalmente ai piedi del santuario, davanti a un’altra porta, fiancheggiata da due torri, decorate con semi colonne; la rampa poi girava ad angolo retto verso sinistra, mentre il portone introduceva in una vasta sala.

“Hai idea di dove sia il talismano, o dobbiamo scorrazzare per tutto quanto il tempio?” domandò Sif.

“Probabilmente sarà stato posto in un sacrario, ma non so dirti dove questa popolazione collocasse la cella principale. Credo che neppure i Midgardiani saprebbero dirlo, senza prima ispezionare l’edificio, per cui, sì, dobbiamo cercare ovunque finché non lo troviamo.”

Iniziarono ad aggirarsi per tutto il piano terreno, aveva una pianta tripartita, ricca di cappelle laterali; sul fondo un’alta nicchia che conteneva la statua di una dea spaventosa: era una donna alata e le gambe, dal ginocchio in giù, erano quelle di un rapace, era dipinta di rosso e nero, il volto era accigliato, la bocca era aperta e faceva vedere lunghe zanne, pure le mani erano artigliate, ai suoi piedi delle enormi civette che stringevano nei becchi e nelle zampe arti umani. Davanti alla nicchia c’era un altare per le offerte e un pozzo dove gettare gli avanzi dei sacrifici.

Quell’immagine terrifica, l’immenso spazio vuoto colmo di povere, la freddezza della luce magica, davano al tutto un aspetto sinistro che inevitabilmente faceva temere. Non c’era nulla di cui avere effettivamente paura, ma tutto induceva ad aspettarsi qualcosa di terribile.

Stabilito che lì non c’era ciò che cercavano, gli Asgardiani uscirono e salirono lungo la rampa che a spirale circondava tutto l’edificio, era costeggiata da un muro merlato e i mattoni erano decorati con piccole teste di animali in argilla. Esplorando la sala del secondo piano, poterono ammirare alle pareti lastre di pietra decorate con bassorilievi che mostravano scene di adorazione verso gli dei, cerimonie e rituali. Lunghe processioni di offerenti, uomini completamente glabri che stringevano fra le mani fasci di bastoni, dei in trono. Gli altri si erano limitati a girovagare in cerca del medaglione, Vör invece osservava attentamente le immagini, perfino prese uno scopettino, che si era procurata assieme ad altri strumenti dopo aver scoperto di dover esplorare un tempio interrato, e spazzò via la polvere da alcune incisioni per poterle studiare meglio.

“Signori, possiamo dirigerci direttamente all’ultimo piano.” aveva annunciato, infine, la studiosa “I bassorilievi rappresentano le celebrazioni svolte in questo tempio, in alcune scene si vede chiaramente la contemplazione del medaglione che stiamo cercando e deduco che si trovi nella cappella superiore.”

Nessuno obbiettò e salirono fino in cima. L’ultima mastaba era la più piccola di tutte e, invece, di essere un’unica stanza come le altre, era composta da un corridoio che conduceva ad una stanza molto corta e di qualche metro più larga della corsia. Il gruppo percorse il corridoio e non poté fare a meno di rimanere impressionato per gli altorilievi che lo decoravano: leoni, tori, sfingi, tori androcefali alati, aquile con teste di leone, uomini toro, accompagnavano i viaggiatori verso la statua del dio, ma la cosa più inquietante era che non erano semplici rilievi: le teste sporgevano quasi fossero statue a tutto tondo, in altri casi c’erano le zampe artigliate che spuntavano dal muro, o degli zoccoli che parevano pronti a colpire. Sebbene rappresentassero per lo più animali fantastici, erano statue assai realistiche e quello strano modo di rendere la prospettiva le faceva quasi apparire come fossero vere bestie intrappolate nelle pareti.

Nella stanza orizzontale, nella cella più sacra di tutte, si trovava un enorme bacile colmo d’acqua assolutamente limpida, dietro, sempre dentro ad una nicchia, la statua di un dio: in testa una corona con una falce di luna come corna, aveva la barba, in una mano stringeva un bastone su cui erano intrecciati due serpenti, con l’altra accarezzava un essere per metà capra, per metà pesce; indossava una specie di gonnellino, mentre il torso era nudo, dal collo, però, pendeva un cordone che non era parte della scultura e al quale era appeso il medaglione in elettro. Adagiate a terra, al suo cospetto, c’erano moltissime statuette di uomini con le mani giunte in preghiera.

Vi era un’iscrizione e Vör si stupì nel constatare che era nell’antica lingua della città che aveva scavato su Vanaheimr, diceva: Ea, Signore dell’acqua, della saggezza, della magia, custode dei me.

La studiosa voleva un attimo meditare su quella frase e, soprattutto, sul perché ci fosse dell’acqua fresca in quel posto abbandonato da millenni, tuttavia non ebbe modo di farlo, in quanto Fandral aveva esclamato: “Ehi, è quello il talismano da prendere! È uguale agli altri!”

E Thor era subito andato a sfilarlo dalla statua.

Dalle loro spalle, gli Asgardiani sentirono provenire dei rumori indefinibili. Si voltarono e, con una certa meraviglia, videro gli esseri mostruosi scuotersi da dosso la pietra che li ricopriva e prendere vita, per poi abbandonare le pareti, balzare nel corridoio e avanzare verso gli intrusi.

Sif fu la prima a reagire e preparò la propria alabarda, immediatamente imitata da tutti gli altri che misero mano alle armi. Vör, invece, arretrò per discostarsi il più possibile dal combattimento.

Sebbene fossero tutti pronti a respingere l’assalto delle bestie che si stavano avvicinando, fu Thor a dare il via allo scontro, con un salto si avventò sul leone più vicino e gli fracasso il cranio con un’unica martellata del poderoso mijolmir. Le altre creature, invece di spaventarsi, si slanciarono su di lui, come a voler vendicare il loro compagno, ma presto furono intercettate da Lady Sif e i Tre Guerrieri che con ferocia fronteggiarono impavidamente quelle creature mostruose.

Sif si muoveva con freddezza e rigidità, infliggeva colpi secchi e decisi, preferiva conficcare la punta della lancia nelle carni delle bestie, piuttosto che squarciarle.

Volstagg ringhiava a propria volta contro una sfinge e, brancatala per il collo con una mano, con l’altra le assestò in mezzo alla fronte un poderoso pugno che la uccise all’istante.

Fandral aveva ingaggiato la lotta con un grosso toro che aveva deciso di incornarlo, ma il biondo lo aveva agilmente scansato, poi, prima che l’animale tornasse alla carica, prese una delle mezze stole che pendevano dalla sua cotta, e la usò alla maniera del drappo rosso dei matador e giocò un poco alla corrida, divertendosi un sacco, prima di trapassare l’animale col fioretto.

Hogun, con la sua mazza chiodata, puntava principalmente alle zampe delle bestie, per poterle far cadere a terra e poi finire, ma vedendo un aquila leontocefala che si stava avventando su Sif, afferrò velocemente un coltellaccio che aveva alla cintura e lo usò per troncare le ali al rapace.

Thor non aveva perso nulla del proprio stile in quei mesi di inattività e con grande naturalezza roteava il martello per aria, prima di abbatterlo sugli esseri mostruosi che lo assalivano da ogni dove. Un colpo, due colpi, tre e altri ancora in rapida successione vorticavano attorno a lui, lasciando per terra carcasse.

Vör se ne stava nel proprio cantuccio, in attesa che lo scontro finisse. Un toro androcefalo fu scaraventato da qualcuno oltre il bacile e, quando si fu rimesso in piedi, notò la ragazza che si nascondeva e subito tentò di aggredirla, ma i suoi zoccoli furono fermati a mezz’aria: la magia nel suo braccialetto stava proteggendo Vör. Il mostro cercò di colpire ancora, più violentemente, ma in quel momento Fandral gli balzò sulla groppa e, passatogli un braccio attorno al collo, tirando all’indietro, riuscì ad impedire l’attacco. La bestia si agitava furiosamente e cercava di disarcionarlo, sbattendo apposta contro le pareti. Il guerriero, nello sforzo di non cadere, perse il fioretto, ma non si preoccupò, anzi sorrideva allegramente per quella sfida; con entrambe le braccia libere riuscì a stringere molto più saldamente il collo del mostro, strinse, strinse,strinse. Strinse con tutte le sue forze. A poco a poco l’agitarsi dell’animale si fece più tranquillo, si arrestò, vacillò, poi cadde a terra morto. Fandral si rimise in piedi, recuperò il fioretto e, prima di lanciarsi nuovamente nella mischia, lanciò uno sguardo a Vör, le fece l’occhiolino e le disse: “Mi ringrazierai poi, per averti salvata.”

Il combattimento si protrasse ancora per qualche minuto, ma ben presto tutti quei mostri giacevano a terra morti, non avevano nessuna speranza contro gli Asgardiani che, liberatisi degli aggressori, discesero lungo la rampa per tornare indietro, non senza però aver staccato qualche corno, zanna o artiglio dalle belve, per poterli mostrare come trofei.

 

Tornarono in America sempre coll’aeroplano di Tony Stark e poi si trattennero a casa di Thor e Jane per qualche giorno, poiché desideravano trascorrere del tempo assieme all’amico, ma seguire le abitudini di Midgard era alquanto complesso. Andare in giro senza armi era del tutto innaturale per i Tre Guerrieri e Sif che si sentivano quasi mutilati per questo. Inoltre c’erano tanti comportamenti strani in quel Regno, come andare in giro con dei così nelle orecchie ed ascoltare musica, invece che parlare, oppure stare in casa davanti a dei simulatori di sport, invece che andarli a praticare direttamente, o anche voler essere sempre costantemente informati su ciò che capitava in giro, specialmente circa le relazioni amorose di una certa categoria di gente detta vip, non capivano nemmeno come i mortali potessero divertirsi andando nel cuore della notte a rinchiudersi dentro sale buie e affollate dove qualcosa che pretendeva essere musica sfondava le loro orecchie; ma la cosa che più meravigliava e quasi scandalizzava gli Asgardiani era l’esistenza dei vegetariani! Volstagg ripeté più volte che proprio non si capacitava del fatto che ci fosse gente che si nutrisse solo di contorni.

La settimana che trascorsero con Thor passò velocemente e agli amici dispiacque separarsi, decisero allora di fare una sorta di festicciola l’ultima sera. Cenarono, mangiarono una torta, ballarono e si scattarono un sacco di foto e poi stamparono le più belle da portare come ricordo su Asgard. Thor aveva anche comprato una bella cornice dove mettere un proprio primo piano da far consegnare a suo padre, perché potesse vedere la sua immagine ogni volta che sentisse la sua mancanza. Vuotarono anche parecchie bottiglie di birra e altri liquori, durante la serata, ma nessuno soddisfaceva abbastanza Volstagg. Si divertirono parecchio.

Durante quella settimana, Thor non aveva dimenticato che Vör era triste, né il perché, e aveva ragionato su come e se esserle utile. Solo alla fine aveva preso una decisione. Quell’ultima sera, quando ormai quasi tutti erano crollati dal sonno, il principe prese da parte Fandral, lo portò sul balcone in modo da essere certo che nessun altro sentisse, e gli disse: “C’è una questione di cui ti devo parlare. Credo che Vör sia innamorata di te.”

“Cosa?” si stupì Fandral.

“Mi ha confidato che sta soffrendo per amore, che è innamorata di un uomo con cui è cresciuta e che è abituato ad avere attorno bellissime donne; chi altri potrebbe essere, se non tu?”

“È impossibile!” ribatté lo spadaccino “Da quando è tornata, ho provato l’ennesimo corteggiamento, sperando che in dieci anni di lontananza qualcosa fosse cambiato: l’ho avvicinata più volte, sono stato estremamente gentile, l’ho fatta ballare e ho usato una certa dose del mio charme, ma lei è rimasta praticamente indifferente. Deve trattarsi di qualcun altro.”

“Chi frequenta, allora?”

Fandral fece mente locale, per poi rispondere: “Nessuno. Cioè, non mi pare di averla vista in compagnia di nessuno in particolare a parte noi e Bragi, ma non credo si tratti di lui.”

“Nemmeno io. Suvvia, mi pare evidente che si riferisse a te. Forse proprio perché sei stato gentile e hai cercato di affascinarla si è invaghita!”

“Se fosse così, lo avrebbe dimostrato.”

“Dai, la conosci anche tu, è timida e riservata, è una di quelle donne che appena prova un sentimento si spaventa e si chiude.”

Fandral iniziava ad essere convinto dalle parole dell’amico e, ricordando un po’ l’ultimo mese e mezzo, disse: “Effettivamente quando non era in biblioteca o al museo, era sempre con noi, cosa che prima non faceva così spesso, forse lo ha fatto per starmi vicina … e, ora che ci penso, non ha mai gradito la presenza delle mie ammiratrici … Sai che forse hai ragione? Ma cosa ti ha detto di preciso?”

“Quello che ti ho già riferito e in più che non si sente abbastanza attraente. Che cosa pensi di fare?”

Fandral, guardando il panorama notturno e le mille luci della città, rispose: “Lo sai che mi ha sempre intrigato! E che almeno una volta al secolo la corteggio. Le belle donne non stufano mai, ma ogni tanto si ha voglia di qualcosa di diverso, per cui credo che l’asseconderò.”

Fandral, attento a quel che fai, non si merita di essere sfruttata.” lo apostrofò Thor.

“E chi ha parlato di sfruttarla? Sarà un favore reciproco: io soddisferò la mia secolare curiosità su come sia stare con lei e lei acquisirà un po’ di autostima in campo sentimentale. Penso sia un guadagno per entrambi comunque andrà a finire.”

   
 
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