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Autore: HopFrog94    14/12/2013    0 recensioni
[ObsCure]
Raccolta di racconti autoconclusivi articolati nell'universo narrativo della saga del videogioco Survival Horror "ObsCure" (che conta di solo 2 episodi, ma significativi).
Gli episodi, che ripeto saranno autoconclusivi, ma legati comunque da un filo comune, saranno di facile comprensione anche per coloro che non conoscono la storia principale, anche se il contrario agevolerebbe l'analisi di certi particolari propri del carattere dei personaggi o dei luoghi trattati.
I soggetti delle storie si incontreranno, e la trama e lo sviluppo delle storie rimarranno fedeli all'universo originale della saga, cercando di mantenere il più possibile la caratterizzazione originale dei personaggi.
Saranno trattati temi delicati ed anche violenti, ma senza mai sforare nell'eccesso, cercando di prediligere venature dark e malinconiche di ogni argomento trattato.
La maggior parte dei racconti sono ambientati nella contea di Fallcreek, nello stato di New York, oscura locazione di collina in cui due anni addietro, al vicino liceo Leafmore High alcuni studenti rimasero intrappolati all'interno della scuola, quando tre amici, Shannon, Josh ed Ashley decidono di cercare il loro amico scomparso Kenny, nonché fratello di Shannon.
Quello che scoprirono andò al di là di ogni immaginabile aspettativa, liberando un orrore che non avrebbero dimenticato mai.
Genere: Dark, Horror, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Pizza Delivery Boy
 

La portiera del modesto van si aprì.
Il ragazzo che ne era alla guida era indaffarato alla ricerca di qualcosa, un oggetto particolare, forse, magari un foglietto.
Non se ne ricordava più nemmeno lui stesso. Evidentemente non era poi così importante.
Decide di fare un ultimo tentativo, controllando nel posto più scontato e prevedibile, in cui stranamente non aveva ancora guardato: il cruscotto.
Ovviamente, dell'oggetto nessuna traccia.

"Al diavolo", pensa, "qualsiasi cosa sia salterà fuori, quando sarà il momento."

Ma quale momento? 
Farà mai il suo arrivo?
Forse tale attimo rimarrà per sempre chiuso in un cassetto, o rimarrà solo una debole speranza, o magari qualcosa destinato a rimanere sepolto.

Scende in maniera piuttosto frenetica dal grigio furgoncino Volvo acquistato a un paio di centoni da una vecchia autorimessa semi - abbandonata nella vicina cittadina di Deeptown, nota come "Il parco giochi della Bestia", epiteto con il quale venne chiamato un tale Lester MacSummoned, assassino seriale vissuto negli anni '60 che terrorizzò la città per quasi quindici anni; le sue vittime erano tutte donne gestanti, accusate di avere agito con immani atti di egoismo e da aguzzine, incarcerando nuove e fragili creature in questo immondezzaio infernale chiamato Terra.
Le torturava attraverso crudeli ed atroci metodi da Inquisizione Medievale, fino a costringere il loro corpo all'aborto; l'ultimo atto sarebbe stato lo sgozzamento.
Disponeva i corpi in grossi sacchi neri che seppelliva poi da qualche parte nei pressi della Diga di Fallcreek, nella contea più vicina, oggi in disuso.
Una notte si costituì spontaneamente alla polizia, descrivendo dettagliatamente tutti i luoghi di sepoltura.
Fu incarcerato con una condanna all'ergastolo.
Ancora oggi alcuni sospettano che ci siano altri cadaveri seppelliti in quel posto.

Il ragazzo buttò la sigaretta a terra, che si andò ad incastrare sotto la ruota posteriore del furgoncino.

"Maledizione", pensò con stizza quando guardò l'orologio.
Doveva sbrigarsi.

Si diresse verso il retro del van, prese un grosso mazzo di chiavi dalla tasca posteriore dei suoi smunti pantaloni color grigio tendente al nero, rigorosamente di una taglia più grande, ed aprì le ante in cui conservava le sue consegne, insieme ad altri oggetti più o meno utili.
Prese ciò che gli serviva e chiuse la vettura.
Finalmente si incamminò verso il locale, un punto di ristoro situato nei pressi di un distributore.
Appena aprì la porta, un campanello trillò sopra la sua testa, avvisando chiunque ci fosse stato dietro il bancone, o in cucina, o nel retrobottega, del suo arrivo.
Il locale era deserto.
Dalla toilet affianco uscì fuori un uomo apparentemente molto vicino alla soglia dei 50 anni, abbastanza alto, attempato, con una poderosa corazza esterna fatta di grasso ed ali di pollo. Il volto pareva un tutt'uno con il collo, gli occhi erano ridotti a due piccole fessure sotto a degli unti capelli corvini che stavano iniziando a dare segni di cedimento.
L'uomo uscì dal bagno mentre si stava ancora tirando su la zip dei suoi coraggiosi e strenui jeans vecchio stile.
Si diresse dietro il bancone, si piazzò davanti al ragazzo con aria inquisitoria da capo a piedi, con sguardo di diffidenza misto a sdegno.

"Pizza", disse solamente il ragazzo, posando i due cartoni sul bancone; 
"6 dollari e 60 cent".

L'uomo spostò lo sguardo alle spalle del giovane e dopo qualche attimo posò di nuovo lo sguardo su di lui.
Le sue pupille si muovevano a piccoli scatti.
"Non puoi tenere il furgone lì".
"6 dollari e 60 cent e me ne vado subito".
La bocca dell'uomo venne scossa da un piccolo tremito, poi si piegò in un sottile ghigno.

"Ehi, ragazzo, che faccia da funerale... di un po', ti insegnano così a trattare con i clienti? Eh.. Eh.."
Mentre sogghignava, l'uomo fu colto da un accesso di tosse che non lasciava presagire nulla di buono per la sua salute.
Ma che peccato...

Stavolta fu il ragazzo a porre l'obiettivo sull'uomo dietro il bancone.
"C'è ben poco da essere allegri, lei dovrebbe saperlo.".
L'uomo tornò serio.

"E con questo cosa vorresti dire, ragazzo?.."
Ora l'uomo aveva socchiuso le labbra, lasciando intravedere i denti serrati.
La sua mascella era leggermente tirata.

"Che la pizza viene 6 dollari e 60 cent", rispose stanco il ragazzo.
L'uomo si sporse leggermente in avanti con il busto. Il suo fastidioso ghigno tornò alla ribalta sul suo volto.
"Sai, sei in ritardo... pensi davvero che io voglia pagartele?"

"Si."

L'uomo scosse piano la testa, beffardo.
Una sensazione di bruciore si innalzò dallo stomaco verso la testa del fattorino.
"Senta...", sbottò il ragazzo, sbattendo una mano sul bancone e stringendola a pugno.

"Cosa?", rispose l'uomo con palese sfida.

Il ragazzo lo guardò con rabbia, una rabbia che ormai conosceva bene, e che era un altro segno da prendere subito in considerazione.
Non poteva perdere tempo con quell'idiota, anche se la tentazione di lasciarsi andare era forte.
Si girò ed uscì dal locale, inseguito dai ghigni dell'uomo, sbattendo la porta.
Tirò fuori dalla tasca posteriore il grande mazzo di chiavi ed aprì il van. Salì, mise frettolosamente in moto e partì.
Mentre si allontanava, la rabbia cresceva in lui sempre di più.
Si fermò nei pressi di un'area di sosta, prese dal cruscotto un piccolo barattolo di medicinali e ingollò 3 o 4 pastiglie.

Ne aveva abbastanza di tutto questo, dei medicinali, dei ricordi dolorosi e del suo maledetto destino. Poggiò la testa sul sedile e chiuse gli occhi.
Nella sua mente una sola immagine.
Dalle sue labbra si potè leggere un nome.

"Shannon..."

La rabbia piano piano si dissolse. 
La sua unica, efficace terapia.

Riaprì gli occhi, mise in moto e ripartì.
Ora l'unico obiettivo era dimenticare, ma sapeva già che sarebbe stato impossibile.

Schiacciò l'acceleratore e passò a tutta velocità un'enorme struttura, il campus universitario di Fallcreek.




 

 

  
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