Capitolo 8: Che bel effetto ha il tuo sorriso…

 

 

I minuti passarono ma Felpato non era ancora di ritorno.

Vedo il tuo bel viso, angosciato, perché ti giri a vedere nella foresta se c’è la sagoma di un cane nero, ma ti rigiravi deluso e più preoccupato.

Intorno a noi i Centauri stanno raccogliendo della legna per un fuoco, e ancora non si erano accorti dell’assenza del grosso cagnone pece.

Tra di noi è calato il silenzio più assoluto. Entrambi preoccupati per il nostro destino e sempre vigili ad ogni minimo rumore o scricchioli per verificare il ritorno dell’Animagus.

“E se avesse incontrato delle difficoltà?” mi sussurri tu all’improvviso “Se avesse incontrato i ragni giganti?” (Si dicono Acromantule, somaro!! NdMe)(Guarda che sei tu l’autrice, ed è colpa tua se io non uso questo termine! NdHarry) (Ooops! -////- NdMe)

Io non ti rispondo. Mi limito a girarmi e guardare all’interno del fitto bosco, sperando di scorgere una sagoma di un animale a quattro zampe per tranquillizzarti e dirti che non c’era nulla da temere e che Felpato stava arrivando sano e salvo; ma per nostra sfortuna non era così.

Ritorno a guardare nella radura e vedo dei Centauri avvicinarsi minacciosi mentre gli altri stavano alimentando il fuoco da loro acceso.

“Che cosa vorranno?” mi chiedi tu visibilmente preoccupato.

“Non lo so… Ma non sembrano avere buone intenzioni.” Ti rispondo.

Ormai il gruppo di Centauri si trova a pochi passi da noi, ma invece di continuare ad avvicinarsi o farci qualsiasi altra cosa si fermano e osservano le corde tagliate da Felpato.

“Uno di loro è riuscito a scappare! Ma voi non farete in tempo!” dice minaccioso uno di loro.

Ci prendono come dei sacchi di patate e ci sbattono a terra, vicino al focolare. Si allontanano da noi e cominciano a girare intorno al fuoco gridando, prima piano poi sempre più veloci.

In quel momento sento un fruscio alle nostre spalle e ci giriamo di scatto. Il grosso muso di un cane nero ci si staglia davanti, i grandi e dolci occhi nocciola, l’umido nasone nero, e nella sua possente mascella il tuo Mantello dell’Invisibilità.

Felpato ci butta addosso il Mantello e con la zampa ci avvicina una pietra appuntita con cui ci liberiamo le mani dalle funi che le tenevano legate.

Ci sleghiamo i piedi e silenziosamente ci allontaniamo, con Felpato in testa, coperti dal Mantello dell’Invisibilità.

“Finalmente liberi!” esclami tu piano da sotto il Mantello.

“Già!” ti rispondo sorridente.

Tu mi sorridi a tua volta, guardandomi negli occhi. Che bel sorriso hai, un sorriso vero, contagioso, che riesce a farmi sentire di buon umore anche se siamo persi nella Foresta Proibita, con come guida un cane, nel cuore della notte, dopo aver passato mille pericoli.

Che bel effetto ha il tuo sorriso…