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Autore: cup of tea    15/12/2013    1 recensioni
Inghilterra, 1848. L’istruito e razionale Blaine Anderson viene assunto nella casa del riservato e di ampie vedute signor Hummel, come gestore della biblioteca della sua tenuta nella brughiera. La casa però, nasconde un segreto: ogni tanto si sentono delle urla di donna. Le signorine Rachel, Santana, Brittany e Mercedes saranno le sue colleghe e il Signor Hummel forse più di un semplice datore di lavoro.
Dal capitolo 4:
“Signor Hummel,” cominciò la ragazza, “lei ha davanti a sé un futuro colorato. Vedo del verde… e un'altra sfumatura, più scura e calma. Ma è lontana al momento. Un impedimento. Vedo un impedimento. Come un’ombra che incombe."
Genere: Dark, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Sebastian Smythe, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt, Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A SHADOW HANGING OVER

CAPITOLO 4


 

“Rachel, cara, ti dispiacerebbe portarmi un bicchiere d’acqua? Questa stupida gamba…”

Blaine osservò la signorina Berry prenderne uno e riempirlo dalla brocca posata su un vassoio, per poi portarlo al signor Hummel, disteso sul divano con la gamba dolorante appoggiata su una montagna di cuscini.

Erano passate due settimane da quando Hummel Place aveva riavuto il suo padrone, ma ancora non si erano visti miglioramenti alla sua ferita. “È solo una slogatura alla caviglia” aveva detto il dottor Mason. Aveva anche aggiunto di avere pazienza, e che con il riposo e la tranquillità del proprio ambiente domestico si sarebbe risolto tutto. Evidentemente il dottor Mason non era a conoscenza dei battibecchi tra le signorine Rachel e Santana, o delle urla che si udivano nei corridoi – la cui entità sovrannaturale doveva essere ancora provata – o della incapacità del signor Hummel di stare fermo e comodo. Forse Mason non se n’era accorto, ma si poteva vedere perfino a grande distanza che il signor Hummel non era una persona abituata alla staticità. Era uno che doveva agire, fare qualcosa delle sue giornate; pieno di progetti, sogni, ambizioni. Cielo, sto diventando come la signorina Brittany. Ci manca solo che ora veda la sua aura color – “

“È verde, tanto per la cronaca.”

“Come, scusa?” In quel momento Blaine ebbe la certezza che non si sarebbe mai abituato alle uscite a sorpresa di Brittany. Ora la ragazza lo stava guardando con i suoi particolari occhi dalla forma all’insù, e sbatteva le palpebre perplessa per non essere stata capita. “L’aurea del signor Kurt. È verde. Non se lo stava chiedendo?”

“Io… sì, sì. Ma non ad alta voce…” Vero?

“No? Oh, beh. Che cosa curiosa.” La signorina Brittany alzò le spalle e uscì dalla sala da pranzo, per rifare il letto del signor Hummel come ogni mattina. Blaine non poté fare a meno di continuare a fissare la porta da cui era uscita, anche se ormai la signorina non si vedeva più. Come aveva fatto a capire a cosa stava pensando? E, ad ogni modo, a cosa corrispondeva il verde nella sua strana categorizzazione di colori e personalità? E lui aveva davvero già intuito come fosse il signor Hummel? Gentile nei modi, interessante nei racconti, dalla voce acuta e soffice. Di una bellezza fredda come le stanze della casa di cui era padrone, e soprattutto sicuro di sé. Eppure in un modo completamente diverso da Sebastian.

Sebastian.

Sentì un nodo alla gola nel ripensare a quel nome.  

“Cosa trova di tanto interessante nel legno degli stipiti, signor Blaine?” La voce del signor Hummel lo riportò alla realtà. Era un’abitudine degli abitanti di quella casa fare domande a tradimento? “Niente, signore. Mi scusi.”

“Non c’è nulla di cui scusarsi. È una bella porta.” Rispose il padrone di casa, con fare incoraggiante. “Va tutto bene, Blaine?” Continuò.

“Certo, signore. Ora però devo andare in biblioteca, con permesso.” Si alzò dal tavolo, posò la tazza della colazione sul vassoio, facendo attenzione che Rachel non vedesse i suoi occhi già lucidi, e uscì dalla stanza. Corse dritto su per le scale, al terzo piano, in quel posto che, per tutte le ore che vi passava, cominciava a sentire un po’ suo. Un perfetto rifugio per occasioni di emergenza come quella.

Blaine, andiamo. Un solo nome non può condizionarti in questo modo.

Prese un volume a caso di quelli che doveva ancora controllare e sistemare e cercò di concentrarsi sul lavoro.

Trascorse due ore buone immerso tra carta e pensieri, cercando di allontanare i ricordi antichi che erano inevitabilmente riaffiorati nella sua mente. Lui e Sebastian insieme nel cortile della Dalton,  lui e Sebastian che si scambiavano occhiate furtive nei corridoi, lui e Sebastian che si baciano di nascosto, lui e Sebastian, Sebastian mentre studiava, Sebastian, Sebastian, Sebastian. Strane cose, i ricordi: che siano legati a momenti felici o infelici, causano sempre dolore e senso di mancanza in chi li possiede.

Sentì dei passi lungo il corridoio, fuori dalla biblioteca, a cui seguirono leggere battute sul legno della porta socchiusa. La signorina Rachel stava chiedendo il permesso di entrare.

“Entri pure, Rachel.” La invitò, dopo essersi ricomposto. Le fece un piccolo inchino, come era buon uso quando entrava in stanza una signora.

La vide rispondere con un sorriso e guardarsi attorno, affascinata.

“Caspita! Blaine, ha fatto un ottimo lavoro!” In effetti, in quel mese e mezzo aveva già sistemato due alti scaffali. Libri in ordine alfabetico per autore, rilegati e curati se danneggiati. Ma il resto era ancora tutto da sistemare e di certo, nel complesso, non si poteva definire un ottimo lavoro.

“Non ho ancora finito, mancano ancora quei tre bancali e le mensole.” Disse, e lo sguardo mesto della signorina Rachel lo fece sentire in colpa. Forse era suonato un po’ ostile, e lei non c’entrava nulla con i suoi drammi. “La ringrazio, comunque” aggiunse, quindi. “Fa sempre piacere che il proprio lavoro venga apprezzato.” Le sorrise, sperando di aver tamponato l’incidente.

La vide sorridere sinceramente e si rincuorò.

“Aveva bisogno di qualcosa? Prego si sieda, che maleducato.”

Lei si sedette sullo sgabello del pianoforte, e poi disse: “Oh, niente di particolare, in realtà…”

Ora Blaine non poteva che essere francamente incuriosito dalla sua visita.

“Cosa sta aggiustando ora?” Gli chiese lei.

“Oh… Questa, mia cara signorina Rachel, è una preziosissima trascrizione della tragedia teatrale del grande William Shakespeare, Romeo e Giulietta.”

“Io adoro il teatro! E di cosa parla?”

“È la sventurata storia di due innamorati appartenenti a due famiglie rivali, che troveranno pace solo nella morte, l’unico luogo dove possono essere insieme.”

“Oh che storia triste… eppure, così romantica!”

“Concordo, tutte le storie migliori sono tragiche. Ma Romeo e Giulietta non parla solo di un amore appassionato, puro e romantico, come lo ha definito lei. L’amore ha molte facce, ed è proprio di questo che parla l’opera.”

“Più tipi di amore?”

“Proprio così: per il padre di Giulietta l’amore è solo un contratto vantaggioso tra due famiglie; per la balia di Giulietta, invece, l’amore è qualcosa di fisico e che appartiene unicamente al mondo dei sensi” Qui la signorina arrossì. “Caspita! E che altro?” lo incalzò. “Beh,” rispose lui, “per il pretendente della ragazza, il conte Paride, approvato dalla famiglia di lei, l’amore è legato all’apparenza di decoro e di buon comportamento.”

“Quante cose che sa, signor Blaine!”….. “Ma lo sa quali storie piacciono veramente a me?”

“Quali, mi dica.”

“I romanzi di formazione. Soprattutto quelli dove il protagonista – o la protagonista, possibilmente – riescono a coronare i loro sogni o a raggiungere i loro obiettivi senza alcun aiuto, contando unicamente sulle proprie forze.”
Una scelta accurata, visti i suoi trascorsi. “Oh, ma certo.” Le sorrise. Era contento della piega che aveva preso la conversazione: quale argomento migliore se non i propri gusti in fatto di libri? Senz’altro era un modo per entrare in ulteriore confidenza. E la letteratura era il suo campo preferito. “Quali ha letto?” Le chiese, seriamente interessato.

“Io… beh, in realtà non ho letto molto…” La signorina sembrava all’improvviso a disagio. Blaine si morse la lingua. Non aveva idea né del passato, né del tipo di famiglia da cui proveniva Rachel, ma era chiaro che non aveva la stessa fortuna del signor Hummel, o non avrebbe scelto la carriera da governante. Avrebbe dovuto pensarci, prima di fare domande.
“Però i miei papà me ne raccontavano tante, quando ero piccola.” Aggiunse la giovane governante.

“I suoi papà?!” Certo questa era una cosa insolita. Come era possibile che una bimba fosse cresciuta da due uomini?

“L’ho sconvolta, vero? Deve sapere che vengo da un piccolo paese di montagna e che mia madre morì dopo avermi partorito. Non ho un vero padre, o almeno non l’ho mai conosciuto. Però mia madre aveva un fratello, uno dei miei due papà, e lui mi accolto come una figlia. Scappò con il ragazzo delle mucche, creando scompiglio nella sua famiglia – i miei nonni. Ma si amavano e non potevano più stare separati. Si stabilirono a poche miglia da Londra, in un povero ma grazioso paesino. In qualche modo nessuno li ha ancora denunciati. Io stessa sono cresciuta bene con loro e non ho mai avuto problemi; forse è perché nessuno si cura di chi ami, se il primo pensiero di tutti è trovare da mangiare per la propria famiglia e non hai il tempo per i pettegolezzi.”

“Devono essere due grandi persone.”

“E’ proprio così.” Rispose sorpresa la signorina Rachel. “Sono molto colpita, devo ammetterlo. Le uniche persone che hanno reagito così pacificamente come lei sono le persone che abitano con me in questa casa. E’ bello vedere che c’è gente buona in giro.”

Blaine le fece un grande sorriso, come a farle intendere che non aveva alcun tipo di pregiudizio, su nessuna cosa al mondo. Non avrebbe ricevuto da lui che comprensione e appoggio. “Coraggio, Rachel: mi ha reso terribilmente curioso. Mi racconti una delle storie che ascoltava da piccola, la prego.”

La signorina Rachel cominciò a raccontare, e con gli occhi esplorava luoghi invisibili a tutti fuorché a lei. “Beh, c’era quella di questa ragazza che da sguattera diventa una principessa con l’aiuto di una fata. Ma per qualche ragione non mi piaceva molto. Forse perché, se la fatina non ci fosse stata, lei non sarebbe diventata la moglie del principe. Io preferivo quella che i miei avevano intitolato Rachel la stella.” Ridacchiò lievemente al ricordo. “Immagino l’avessero inventata di sana pianta per farmi contenta, ma mi piaceva molto. Parla di questa bambina, Rachel, che sogna di diventare una stella. Allora promette, alle stelle del mattino, che si impegnerà con tutte le sue forze per imparare la loro lingua, a scintillare come loro, e a illuminare la Terra. Le stelle accettano e le dicono che dipenderà tutto da lei: se il suo impegno sarà sufficiente, si guadagnerà un posto accanto a loro, nel firmamento, e illuminerà il mondo insieme a loro.”

“Ce la fa, alla fine?”

“Lei, sì…” Lasciò la frase a metà, persa nei suoi pensieri. Blaine intuì che al momento nella mente della signorina era in corso un paragone tagliente tra la piccola Rachel della storia e lei stessa. Ricominciò a sistemare i volumi, posando Romeo e Giulietta e passando a Re Lear.

“Signor Blaine, posso chiederle una cosa?” Chiese la signorina, dopo qualche minuto.

“Ma certo.” Rispose lui, posando il volume per concentrare tutta l’attenzione su di lei.

La signorina ci pensò un momento, poi disse: “Perché stamattina è fuggito via dal salotto? Sembrava scosso…”

“Avevo… avevo molto da sistemare. Il signor Hummel non sarà contento se per quando sarà guarito non sarà tutto a posto.” Le rispose posando nuovamente lo sguardo sull’opera di Shakespeare.

“Il signor Hummel ci impiegherà ancora qualche tempo prima di guarire. Che mi dice di lei?”

“Io cosa?”

“Oh, andiamo, Blaine. La sua ferita non è evidente come quella del signor Kurt, ma sento che sta sanguinando da qualche parte.”

Forse, tanto valeva aprirsi con qualcuno. Lei lo aveva fatto con lui. E Rachel sembrava essere una buona amica: meno pettegola della signorina Santana e con i piedi per terra più di Brittany. Inoltre, chi meglio di lei sarebbe stata priva di pregiudizi?

Sospirò di rassegnazione – o forse sollievo perché finalmente poteva aprirsi con qualcuno.

“Ecco, io… Sì, insomma, deve sapere che quando ero alla Dalton ho avuto quella che si dice una cotta.

“Oh, già mi piace. Continui, la prego.”

“Diciamo che la nostra storia è dovuta rimanere segreta.”

“Come quella di Romeo e Giulietta?”

“Sì, ma per motivi diversi dai loro…”

“Non capisco. Perché non poteva stare con lei?”

Blaine alzò gli occhi al cielo. Stava per confessare. “Rachel… la Dalton è un’accademia maschile.”

Rachel parve scandalizzata. “No! Santi Numi, Blaine! Non mi dica che vedeva segretamente un’istitutrice!”

“No, per carità, Rachel, si calmi! Nessuna istitutrice!”

“E allora…”

“Allora…”

“Allora lei.. Allora a lei piacciono gli uomini!” Esclamò la signorina con voce alta e fare trionfante.

“Shhhh! La prego!”

Lei si alzò in piedi, come incapace di contenere un entusiasmo di cui Blaine non riusciva a comprendere la provenienza. “Oh Cielo! Sì! Il signor Hummel aveva ragione! Che bellezza!”

“Il signor Hummel??”

“Certo! E’ lui che lo capisce al volo! Sa, forse è per via del fatto che anche lui è come i miei papà.”

“Lui…” Alt! Troppe informazioni in una volta sola!

“Oh si! Che bello!” La governante cominciò a vagare per la biblioteca, girando su sé stessa e facendo cambi di direzione repentini.

“E quando avreste parlato di me?!” Le chiese sconcertato Blaine.

“Non ha importanza ora, mi racconti come è andata a finire con il fanciullo aitante dell’accademia.”

“Perché deve essere per forza finita?”

“Andiamo… lei è qui… senza di lui…”

“D’accordo, sì, è finita. O meglio, lui è andato via dalla Dalton e non si è fatto più vivo.”

La signorina gli si fece vicino e gli poggiò una mano su una spalla. “Blaine, dia retta a me. Lei merita di meglio!”

“Per esempio, chi?”

“ll signor Hummel, ma è ovvio! Siete entrambi soli da troppo tempo.”

“Signorina non credo sia il caso. Dimentica la nostra differenza di rango, e soprattutto che un amore tra due uomini non è, per così dire, decoroso come quello tra un uomo e una donna.”

“E lei dimentica in che casa si trova. Qui non siamo come là fuori. Qui può essere chiunque si senta di essere. E ovviamente di amare chiunque lei voglia.”

“E che mi dice del fatto che potrei non piacergli?”

“A lei, il signor Hummel, piace?”

“Io… sì… cioè, non lo so, non ci ho mai pensato.”

“Cominciamo da questo, il resto verrà da sé.”
***
 
Quel pomeriggio la pioggia aveva ricominciato a battere inclemente contro i vetri di Hummel Place. Erano le cinque, l’ora della pausa, e come ogni giorno la servitù era riunita intorno al tavolo della sala da pranzo con una tazza di tè in mano e un pasticcino appena preparato dalla signora Mercedes nell’altra.

Il signor Hummel era seduto accanto a loro, con la gamba appoggiata a una sedia adiacente alla sua; la signora Mercedes stava pensando al menu da preparare per la sera; le signorine Santana e Brittany parlottavano tra loro, e sembrava proprio che la signorina Brittany stesse leggendo la mano all’amica. Blaine in tutto questo cercava di evitare le occhiate eloquenti che la signorina Rachel faceva saettare tra lui e il signor Hummel.

Il fuoco scoppiettava allegro nel caminetto e pareva che si fosse diffuso nell’aria di quella stanza il buon umore. Per tutti, fuorché per il signor Hummel.

Blaine poteva percepire la sua noia come fosse la propria, e poteva anche comprendere che, per un uomo abituato a viaggiare ed esibirsi, essere costretto al riposo poteva equivalere a sentirsi in prigione. Era un peccato vedere immobile e stufo un uomo dotato di grande energia e ambizione.

Decise che avrebbe fatto qualcosa per ravvivargli la giornata.

E non era stata la conversazione con la signorina Rachel ad avergli suggerito di farlo e di conoscerlo meglio. No, certo.

“Signor Hummel, la biblioteca è per metà sistemata. Quando vuole, posso mostrarle a che punto sono arrivato.” Gli propose.

“Blaine, non pensi al lavoro anche nella pausa, la prego. E’ chiuso tutto il giorno lassù e non la si vede in giro fuorché durante i pasti. Si prenda un po’ di tempo per sé. Sta lavorando molto.”

“Che significa signore?”

“Le do dei giorni di permesso fino alla fine della settimana.”

“Ma come, signore? Come farà la biblioteca ad essere pronta per Natale? La signorina Rachel mi ha detto che l’obiettivo sarebbe garantire a ciascuno di quei bambini un libro per le feste!”

“Blaine, so benissimo con quale ritmo sta lavorando, non creda il contrario. Sono sicuro che se riprenderà lunedì non rimarrà troppo indietro.”

Blaine si trovò con le spalle al muro. “Come vuole, signore.” Però gli aveva rovinato l’unica idea che aveva avuto. Ora avrebbe dovuto trovare qualcos’altro per occupargli il tempo e tirarlo su.

“Chi vuole che gli sia letta la mano?” Se ne uscì Brittany, all’improvviso. “Signor Blaine?”

“Io? Oh, la ringrazio Brittany, ma la chiaroveggenza non fa per me.”

“Andiamo, Blaine, non vuole far contenta la signorina?” Intervenne il signor Hummel. “Brittany, la mia mano è pronta per essere letta.” La ragazza esultò. “Ma solo se poi Blaine si farà leggere la sua.” Continuò il padrone di casa.

Blaine rimase restio.

“Oh coraggio!” Lo incitò la signorina Rachel. “Può essere divertente! E poi non è che ora abbia altro da fare.” Ecco da chi viene l’idea della temporanea interruzione del lavoro. Rachel e le sue cospirazioni!

“D’accordo. Ma prima leggerà quella del signor Hummel.” Accettò.

“Ma che noia! Qualcuno prenda una decisione o Santana Lopez andrà da un’altra parte a farsi gli affari propri!” Sbottò la ragazza dai capelli corvini, parlando di sé in terza persona. Forse credeva di conferire maggior enfasi alle sue parole.

La signorina Brittany prese tra le sue una mano del signor Hummel e la studiò un poco. La tensione e l’aspettativa per ciò che avrebbe predetto era palpabile in tutti i presenti, e Blaine, l’unico scettico della compagnia, si sentì quasi in difetto e in dovere di aprire la mente.

“Signor Hummel,” cominciò la ragazza, “lei ha davanti a sé un futuro colorato. Vedo del verde… e un'altra sfumatura, più scura e calma. Ma è lontana al momento. Un impedimento. Vedo un impedimento. Come un’ombra che incombe. La seconda sfumatura tende verso un’altra, un’arrogante anima viola. Una volta però quest’anima era arancione, accogliente e infiammata, ed è questo l’impedimento: l’anima scura crede che quella da cui è stata separata, l’anima arancione, sia uguale a ciò che era. Ma torniamo a lei, signor Hummel. Perché l’anima scura si faccia più vicina, occorre fare un passo alla volta. Piano, e con pazienza. Ma quelle che al momento sono solo sfumature separate, si fonderanno a formare un colore tutto nuovo. Ah, sì. Vedo anche che non sarà più solo a teatro. Ma la via è ancora lunga. Forse più del percorso in direzione del colore a lei destinato.”

Brittany lasciò tutti a bocca aperta. Nessuno aveva capito niente. Lei alzò la testa dalla mano del signor Hummel, e come uscita da una sorta di trance sorrise ai presenti, come se non avesse appena predetto il futuro a nessuno.

“Bene, Blaine, è il suo turno.” Proclamò il signor Hummel.

Blaine porse, con aria di sfida rivolta al padrone di casa, la mano alla signorina Brittany. Calò il silenzio come poco prima.

“Uhm… Vedo… Vedo… Signor Blaine, lei ha freddo!” Giunse alla conclusione Brittany.

“Freddo? No, io non ho freddo.”

“Lei ha freddo… dentro. E’ stato ferito, non è così? Una fiamma ha bruciato il suo cuore, trasformandolo in un pezzo di ghiaccio. E ora non sta bene, perché tiene lontano da lei il più nobile e forte dei sentimenti, l’unico capace di liberare il vero fuoco che arde in lei. Le sembra di aver già provato tutto quello che è concesso agli uomini, ma in realtà non ha ancora idea di cosa si prova quando si è innamorati. Ma le dico un segreto. Lei si trova in una curiosa situazione: ha davanti a sé tutti gli elementi per essere felice, non gli resta che combinarli. Il caso li ha posti un po’ distanti l’uno dall’altro, ma faccia sì che si uniscano, e ne risulterà la felicità.”

E Brittany uscì dal suo trance per la seconda volta, lasciando in Blaine e in tutti i presenti l’ambigua sensazione che qualcosa stava per succedere.




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La tavola di cup of tea

Dunque, come certamente avrete capito la storia della sguattera che diventa principessa grazie a una fata madrina è Cenerentola. Invece, Rachel la stella è tutta farina del mio sacco - non prendetemi in giro!
Ho citato anche Romeo e Giulietta, specificando che è di Shakespeare, ma non l’ho fatto per Re Lear. Ebbene, anche Re Lear è un’opera di Shakespeare. Lo so che lo sapevate già. Ma dovete capirmi, quando stavo scrivendo questo capitolo, stavo scrivendo anche la tesi, perciò ultimamente mi trovo con l’ossessione della bibliografia.
Che altro? Beh, voi avete capito le parole di Brittany? Dai… non è tanto difficile. Ad ogni modo, mi sembra giusto riportare che le ultime premonizioni che Brittany rivolge a Blaine sono le stesse che una veggente (che non è una veggente, ma non vi voglio spoilerare il romanzo, nel caso vogliate leggerlo) fa a Jane Eyre. Mi sembrava che calzassero a pennello anche per il mio Blaine.
Direi che con le specificazioni abbiamo finito.
Volevo solo ringraziarvi tutti <3
Cup of tea
   
 
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